Tag: lega calcio

  • Lega serie A: ancora nulla di fatto per l’accordo diritti Tv

    Lega serie A: ancora nulla di fatto per l’accordo diritti Tv

    La riunione attesissima di Lega calcio di serie A di questo pomeriggio si è conclusa con un nulla di fatto, ossia nessun disgelo fra le due fazioni contrapposte formate dalle cinque big (Juventus, Milan, Inter, Napoli, Roma) e dalle altre quindici medio – piccole.

    Al centro della diatriba, sempre la questione dei 200 milioni di euro per i diritti televisivi, pari a circa il 25% del totale, da suddividere secondo la legge Gentiloni – Melandri fra le venti squadre di serie A sulla base di particolari criteri.

    Nelle settimane precedenti la questione era stata già ampiamente dibattuta ed affrontata in modo duro dalle due parti con polemiche accese che avevano coinvolto – tra gli altri – Tommaso Ghirardi del Parma, Lo Monaco del Catania, Ernesto Paolillo dell’ Inter, Adriano Galliani per il Milan.

    Nel Consiglio straordinario di Lega del mese di Aprile, si era deciso a maggioranza (con il voto favorevole delle quindici medio piccole) di dare mandato a tre società demoscopiche di valutare ed individuare i bacini d’utenza delle diverse società di serie A, per provvedere poi, alla luce di tali rilevazioni, all’assegnazione delle rispettive quote di diritti televisivi.  Ma le cinque big, subito dopo lo smacco subìto, hanno riunito prontamente in uno studio legale di Milano i loro consulenti ed avvocati, presentando ricorso contro tale decisione e sottolineando come vi fosse una non correttezza nell’interpretazione della ratio della legge, tale per cui la parola tifoso andava a coincidere, erroneamente, con quella di semplice simpatizzante, a vantaggio delle medio – piccole.

    Proprio alla vigilia di Pasqua, il 22 Aprile, il ricorso presentato aveva congelato le decisioni prese nella precedente Assemblea del 15 Aprile, in cui si erano, appunto, deciso di designare come società incaricate Doxa, Crespi, Sport + Markt.

    Alla luce di un clima di siffatta spaccatura interna, Maurizio Beretta, presidente di Lega Calcio di serie A, aveva annunciato la necessità di operare in chiave collaborativa sottolineando la necessità di ritornare a discutere in assemblea della delicata e controversa problematica.

    Il nodo della vicenda è, comunque, sempre lo stesso: se non si adotterà il buon senso si finirà soltanto per far proseguire ad oltranza lo scontro del muro contro muro in un clima di tensione e di paralisi totale dell’attività della Lega Calcio stessa, che non porterà a risvolti positivi per nessuna delle due fazioni coinvolte:  del medesimo avviso è anche il presidente rosanero Maurizio Zamparini, uno dei “nonni” della Lega Calcio, come lui stesso si è definito.

    Nell’assemblea di oggi, intanto, convocata in seduta straordinaria, non si è riusciti a raggiungere il necessario numero legale di partecipanti in quanto erano presenti soltano i rappresentanti di Juventus, Milan, Inter, Roma e Napoli, (il fronte delle cinque big è rimasto, dunque, unito), oltre che Gino Pozzo junior in rappresentanza dell’Udinese, e Maurizio Zamparini in rappresentanza del suo Palermo.

    Si attende, ora, il verdetto della Corte di Giustizia federale che si riunirà domani mentre la prossima assemblea è convocata per il 16 Giugno. E’ scontato che non saranno i legali a poter risolvere tale spinosa questione ed è necessaria una concertazione fra i presidenti dei venti club riuscendo a raggiungere, così, una ragionevole mediazione nell’interesse delle società e dell’immagine del calcio italiano.

  • Lotito e “il tintinnio delle manette”

    Lotito e “il tintinnio delle manette”

    C’è chi sentiva “il rumore dei nemici” e chi sente “il tintinnio delle manette“. La sconfitta arrivata ieri sera per mano della Juventus brucia terribilmente nell’ambiente laziale e nelle  sue dichiarazioni il presidente Lotito cita addirittura Tangentopoli: “Sento un tintinnio di manette. Non si tratta di errori ma della necessità di verificare se e perché si manipola la classifica“. Al massimo dirigente laziale non sono andate giù le discutibili decisioni arbitrali del posticipo, su tutte l’espulsione di Ledesma e il rigore negato a Floccari, entrambe sul punteggio di 0-0. Ma il polverone alzato da Lotito non è passato inosservato e il procuratore federale Palazzi ha deciso di convocarlo per discutere delle accuse rivolte al “sistema”.

    Quello che colpisce veramente è la disparità di giudizio sugli episodi di gioco, con alcune squadre che si vedono concedere rigori e falli abbastanza generosi (la Roma tanto per citarne una) ed altre che nel computo finale del campionato vengono penalizzate in maniera pesante, visto che con una classifica cosi corta uno o due punti in più possono cambiare l’intera stagione. Ma tutto questo non sembra far parte di un disegno predefinito, ma di errori dovuti più al “fattore umano” tra inesperienza e una certa sudditanza che rimane una costante del calcio italiano.

    Ad ogni modo Lotito che ha fatto del “calcio pulito” il suo slogan emblematico dovrebbe ricordarsi i punti di penalizzazione dell’era Calciopoli e di alcune intercettazioni che hanno lasciato più di qualche ombra sulla sua Lazio.

  • Diritti Tv, le medio-piccole al contrattacco “le big sovvertono il voto”

    Diritti Tv, le medio-piccole al contrattacco “le big sovvertono il voto”

    La guerra sui diritti televisivi della serie A non sembra aver avuto tregua, neppure con le festività pasquali. La posta in palio è molto alta, circa 200 milioni di euro, e per questo motivo nessuna delle parti sembra voler cedere terreno all’ altra, in una guerra di trincea, a colpi di  memorie difensive, legata soprattutto alla questione del calcolo delle quote dei bacini d’ utenza, necessaria per determinare la suddivisione dei diritti Tv.

    Le 15 società medio piccole ieri hanno presentato alla Corte federale la propria memoria difensiva, in risposta al reclamo delle cinque big (Juventus, Milan, Inter, Roma e Napoli) che, congiuntamente, rappresentano ben l’ 81 % dei bacini d’ utenza.

    Il motivo del contendere è sempre legato ai criteri da adottare per determinare l’ ormai celebre “bacino“, sui quali le due fazioni non riescono a trovare alcun punto di incontro, date le esigenze totalmente contrapposte. Infatti, i cinque club più grandi vorrebbero che nel conteggio venissero menzionati esclusivamente i tifosi, ossia coloro che sono supporters di una sola squadra (circostanza più probabile nel caso delle cinque big), mentre le quindici medio piccole vorrebbero che si considerassero anche i cosiddetti “simpatizzanti”, ossia coloro che, oltre a tifare per una big simpatizzano anche per una seconda squadra (magari per motivi di apparteneza geografica), leggendo i quotidiani sportivi, acquistando materiale di merchandising, seguendo anche occasionalmente le partite allo stadio; inoltre esse ritengono questo fattore “simpatizzanti” assolutamente determinante ai fini del riscontro dell’ audience televisiva.

    Come detto, però, le grandi si sentono danneggiate economicamente da tale eventualità, ritenendo che in questo tipo di suddivisione, avrebbero solo da rimetterci, non vedendo premiato il loro maggiore sforzo in termini di investimenti nel calcio italiano, e vedendo, di conseguenza, penalizzata anche la loro competitività a livello europeo. Si calcola, infatti, che se il discorso del bacino d’ utenza venisse risolto a vantaggio delle quindici medio piccole, le big avrebbero una perdita abbastanza consistente: Juventus ed Inter guadagnerebbero dieci milioni di euro in meno, il Milan otto milioni di euro in meno ed il Napoli due milioni di euro in meno.

    Il punto di partenza della diatriba, che al momento non mostra alcun segno di possibile risoluzione, è nella Legge Melandri, proposta dall’ ex Ministro dello Sport del Governo Prodi, per tentare una riequilibratura nella suddivisione dei diritti televisivi, evitando che lo strapotere delle grandi danneggi in quelche modo le altre squadre e ne comprometta la gestione economica.

    L’ex sottosegretario al Ministero dello Sport, Giovanni Lolli, a margine del conflitto ormai esploso, ha voluto precisare la reale ratio della legge Melandri, auspicando una risoluzione in tempi brevi della spinosa e delicata questione, facendo riferimento al buon senso: “Il nostro obiettivo nella legge Melandri era di incrementare le risorse e di distribuirle in maniera equa, dando di più alle squadre più piccole senza danneggiare le altre big nel confronto internazionale. Con un po’ di buon senso ci si può riuscire“.

    Lo scontro proseguirà il 3 Maggio in assemblea di Lega, con il fronte delle medio piccole che non ci sta a giocare la parte della Cenerentola, che gioca il campionato dei “disperati” come ha sottolineato il presidente del Parma Tommaso Ghirardi, mentre le cinque big continuano a sottolineare come nel conteggio dei bacini d’ utenza vadano menzionati soltanto i tifosi “militanti”, sottolineando le stesse parole dell’ex Ministro Giovanna Melandri all’ epoca della definizione della legge in questione, precisando la loro posizione tramite il vice presidente del Milan Adriano Galliani che vuol chiarire, una volta per tutte, il punto di vista delle big: “Noi vogliamo le indagini demoscopiche, ma nello spirito della legge devono misurare i sostenitori (ovvero i tifosi) e non qualcos’ altro che i medio-piccoli vorrebbero buttare dentro. Il ministro Melandri, quando noi ci lamentavamo perché la legge divideva il 40% dei diritti tv in parti uguali, ci rispondeva: “Tanto poi ci sarà il 30% da dividere in base ai tifosi e lì sarete indennizzati visto che quella graduatoria vi vede nettamente prima degli altri”.

  • Diritti Tv, tutto rimandato al 3 maggio

    Diritti Tv, tutto rimandato al 3 maggio

    La questione diritti televisivi in serie A è una delle più spinose che si siano mai affrontate in Lega Calcio. L’importanza della tematica è proporzionale, come sempre accade, agli interessi economici che muove ed, in tal caso, gli interessi sono notevoli, quantificabili in circa 200 milioni di euro.

    Nelle scorse settimane si era registrata la netta spaccatura fra le cinque big, Juventus, Milan, Inter, Roma, Napoli, e le altre quindici medio – piccole, in particolare legata alla determinazione dei criteri di valutazione da adottare per stimare il bacino d’ utenza, ossia il parametro di riferimento per l’assegnazione delle quote sui diritti televisivi.

    Inoltre, la querelle ha portato al ricongiungimento dell’asse Milano Torino, con Milan e Juventus di nuovo alleate dai tempi di calciopoli, nel chiedere il risarcimento agli altri 14 club che in assemblea hanno posto il veto all’incasso di 90 milioni per diritti Tv già erogati.

    L’ assemblea di Lega di questa mattina, inoltre, ha avuto un esito importante e favorevole alle cinque big, poichè ha ha dichiarato non eseguibile la delibera votata dall’assemblea nella scorsa settimana con la quale si affidava a tre società demoscopiche la fase di analisi e rilevazione relativa all’ individuazione dei bacini d’utenza delle diverse squadre di serie A.

    La votazione sulla mozione di ineseguibilità è finita 5 a 5: un pareggio, dunque, che ha rimandato la discussione sul tema alla prossima assemblea in programma il 3 maggio. Il pareggio, però, ha amareggiato il fronte delle medio piccole, che non ci sta a chinarsi di fronte allo strapotere economico e politico delle cinque grandi, sottolineando come la necessità di attingere alle risorse provenienti dai diritti tv sia da ambo le parti, ma, in particolare, per i club più piccoli che compiono maggiori sacrifici per la conduzione della gestione societaria.

     Il giovane presidente del Parma, Tommaso Ghirardi, all’ uscita dalla riunione odierna ha così commentato l’esito del confronto, perorando la posizione della sua “fazione” : ” Alla fine le grandi si facciano il loro campionato europeo e vorrà dire che le altre 15 faranno un campionato italiano dei poveracci. Penso che si stia degenerando. Chi vuole distruggere il calcio non è certamente chi fa dei sacrifici per portare avanti le proprie società e lotta quotidianamente coi bilanci e con la classifica. Credo che la gente sappia come stanno le cose. Stiamo discutendo di una cosa che non esiste, sono sei mesi che veniamo in Lega per ripartire queste famose risorse. Non siamo riusciti a trovare un accordo fino alla settimana scorsa; adesso invece ci si fa le cause, ci si querela” .

    La fazione opposta, invece, cerca di giustificare la sua posizione accusando gli altri 15 club di interpretare  a proprio piacimento la regola di assegnazione dei diritti televisivi, danneggiando l’intero movimento calcistico. Il vicepresidente del Milan Adriano Galliani ha così commentato: “Questo tentativo da parte di 15 società di interpretare a modo loro la legge renderà le squadre italiane ancora meno competitive in Europa di quanto siano oggi”.

    Ad Adriano Galliani, inoltre, fanno eco anche le parole di Ernesto Paolillo, amministratore delegato dell’Inter. In tal caso, i due club milanesi appaiono più che mai solidamente uniti dall’obiettivo comune: “Non c’è strategia e non c’è futuro e mi aspetto che torni la ragionevolezza, altrimenti Premier League e Liga saranno di un’altra pianeta rispetto al calcio italiano”.

    La querelle sembra, dunque, infinita e difficile da risovere. Ognuna delle due fazioni ritiene di aver ragioni più valide dell’altra. I grandi club vorrebbero che la spartizione delle risorse andasse maggiormante a loro favore per premiare i loro maggiori investimenti e per premiare il loro maggiore appeal, per garantire, così, al calcio italiano di provare a tener testa ai grandi club Europei, per provare ad essere ancora protagonisti in futuro. I club medio – piccoli, invece, non vogliono vedersi ulteriormente ridimensionati, piegandosi senza protestare di fronte ad una situazione che ritengono assolutamente iniqua.

    Non sarà facile venirne a capo: To be continued.

     

  • Diritti TV Serie A, è guerra fra le 5 big e le altre

    Diritti TV Serie A, è guerra fra le 5 big e le altre

    La riunione in Lega Calcio di serie A svoltasi nella giornata di ieri è stato un incontro infuocato, uno dei più tesi dell’ultimo decennio, che si è concluso con un’ulteriore netta spaccatura fra i club “grandi”, le principali cinque big del campionato, ossia Juventus, Milan, Inter, Napoli, Roma, che rappresentano il ben 75% del fatturato globale, e le altre quindici “medio-piccole” che rappresentano la restante parte.

    L’oggetto dell’incontro di ieri era la decisione circa i criteri di spartizione dei diritti televisivi, che dal 2010 è tornata ad essere collettiva, per una cifra ben considerevole: 200 milioni di euro complessivi che, secondo la legge Melandri, devono venir ripartiti proprio sulla base dei bacini d’utenza. In particolare, la votazione della giornata di ieri consisteva proprio nella decisione inerente l’affidamento delle ricerche demoscopiche circa la rilevazione dei bacini d’utenza delle varie squadre. Il criterio del “bacino d’utenza”, infatti, è un modo per dare un “peso” alle diverse squadre, ponderando in base a tale concetto la suddivisione della quota dei diritti televisivi.

    La votazione che ha coinvolto i venti club, si è conclusa con un nettissimo quindici a cinque, con l’ampia maggioranza (formata dalla medio -piccole) che ha scelto di incaricare come società di rilevazione Crespi, Doxa e la tedesca Sport + Markt, non gradite alle cinque grandi a causa dei criteri adottatti per la rilevazione del bacino d’utenza. In particolare, le cinque grandi contestano che tale bacino verrà calcolato non soffermandosi semplicemente alla definizione di “tifosi”, ma considererà anche i concetti di “appassionato, sostenitore, simpatizzante”, in disaccordo con il reale spirito della legge Melandri, e verrà, inoltre, dato un certo peso ai dati Auditel. 

    Il disappunto delle big nei confronti della scelta compiuta dalla maggioranza, che porterà le cinque grandi ad una perdita di circa 10 milioni di euro, avrà un seguito: infatti, dopo una riunione in uno studio legale di Milano, gli avvocati competenti hanno impugnato la decisione dell’assemblea ed hanno deciso di presentare ricorso alla Corte federale, ed, inoltre, hanno deciso di congelare fino a data da destinarsi qualsiasi operazione di mercato con le altre quindici società “rivali”.

    Una situazione molto delicata e di grande tensione, dunque, che è destinata ad evolversi nei prossimi giorni, soprattutto perchè i quindici club (che hanno ora la maggioranza numerica e che potrebbero avere un peso decisivo nell’elezione del nuovo presidente che prenderà il posto del dimissionario Beretta) non hanno interesse alcuno ad interrompere i rapporti di mercato con le grandi, nè hanno convenienza di proseguire lo scontro frontale con esse, che porterebbe ad una paralisi dell’operato in Lega, oltre che un sicuro svantaggio economico per le squadre medio -piccole.

    L’unica decisione sulla quale nella giornata di ieri si è riusciti a trovare l’accordo di tutti i club, è stata la data di inizio del prossimo campionato di serie A, che prenderà il via il 27 Agosto (data anticipata anche in vista degli Europei 2012) e terminerà il 13 Maggio.

    Inoltre,  si è stabilito che vi saranno cinque turni infrasettimanali, con la prima e l’ultima giornata che si giocheranno in notturna. La partenza anticipata al 27 Agosto favorirà anche le squadre che avranno tanti giocatori impegnati nella Coppa America. I primi turni della prossima Coppa Italia sono previsti per il 7 Agosto ed il 14 Agosto, mentre la finale si disputerà il 20 maggio del 2012.

  • Extracomunitari, i club spingono per il secondo

    Extracomunitari, i club spingono per il secondo

    Nello scorso mese di Luglio, la decisione voluta dal presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete di ridurre il numero degli extracomunitari tesserabili dai club italiani da due ad uno, era stata assunta come possibile rimedio della crisi d’identità del calcio italiano, sull’onda del post fallimento del Mondiale di Sud Africa 2010, e sull’esigenza di dare una svolta in una situazione difficile.

    La decisione in questione, però, non è mai stata condivisa dai club, che – nelle parole di Maurizio Beretta, presidente della Lega di serie A – esprimevano nello scorso mese di Luglio il loro grande disappunto: “Riteniamo che questa conclusione lasci l’amaro in bocca e non risolva i problemi del calcio italiano. E’ solo fumo negli occhi e rischia di essere il cosiddetto topolino partorito dalla montagna. La nostra posizione spingeva per restare con la situazione esistente, con la volontà di varare un progetto organico a più largo respiro. Non condividiamo questo approccio, perché il mercato è già aperto e si rischia di creare problemi a diverse società. Gli extracomunitari, tra l’altro riguardano quasi esclusivamente proprio i club del massimo campionato”.

    Il provvedimento voluto da Giancarlo Abete, anche in accordo con il presidente dell’Associazione Allenatori Sergio Campana, era indirizzato ad una maggiore valorizzazione dei vivai italiani, limitando gli innesti degli stranieri nei club, per risollevare il movimento calcistico in un momento di aperta crisi. 

    Ancora oggi, però, a distanza di diversi mesi, quella decisione non pare gradita alla gran parte dei presidenti, ed in particolar modo a Maurizio Zamparini e Lotito, grandi scopritori di talenti stranieri e soprattutto sudamericani. Ma anche gli altri club continuano a criticare tale decisione, ritenendola una delle possibili cause della ridotta competitività delle squadre italiane nelle coppe Europee, problematica risolvibile esclusivamente adoperando le medesime regole degli altri club continentali, unico modo per poter duellare ad armi pari.

    In particolare, Adriano Galliani, Beppe Marotta e Pantaleo Corvino (sostenitore del completo accesso al mercato degli extracomunitari) risultano essere i più determinati contestatori della regola, ed appaiono fermamente convinti nel voler affrontare la questione e risolverla, per ritornare dalla prossima stagione alla quota di due extracomunitari tesserabili, e poter accedere, così, più agevolemente ai mercati sudamericani ed africani per rafforzare i propri organici.

    Nel prossimo consiglio federale, dunque, la questione potrebbe essere affrontata, ed i principali club appaiono ottimisti in merito ad una risoluzione positiva: infatti, fonti vicine sia al Milan che alla Juventus sostengono la fiducia in tal senso di Adriano GallianiBeppe Marotta.

    Non è casuale, comunque, la scelta della tempistica per sollevare la spinosa questione in consiglio federale. La mancanza di competività dei nostri club nelle competizioni europee appare chiara proprio in questi giorni, anche sull’onda negativa della pesantissima sconfitta casalinga dell’Inter (2-5) subita nella partita di andata dei quarti di finale della Champions League contro lo Shalke 04, ma anche constatando l’eliminazione precoce di Roma e Milan dalla Champions League (già agli ottavi di finale) e la totale assenza delle squadre italiane dalle fasi finali dell’Europa League.

    L’eliminazione o la riduzione dei paletti sugli extracomunitari potrebbe essere la chiave di volta per ritornare ad essere protagonisti del calcio europeo e mondiale come accadeva in passato? Probabilmente no, ma – nella confusione generale del nostro sistema calcio – qualunque provvedimento innovatore potrebbe apparire risolutore: anche una decisione che innovatrice non è, poichè consisterebbe nel ripristinare lo status quo della scorsa stagione.  

  • Milan-Inter senza tv, Mediaset e Sky boicottano il derby

    Milan-Inter senza tv, Mediaset e Sky boicottano il derby

    Incredibile presa di posizione da parte di Mediaset Premium e Sky che di comune accordo hanno deciso di metter in atto una protesta plateale e senza precedenti atta a sensibilizzare la Lega Calcio e i tifosi sui problemi del sistema calcio in Italia.

    I due colossi, come ben sapete si dividono (e contendono) l’esclusiva della serie A e a tal proposito pretendono maggior rispetto dai club e dai tifosi.

    In questi giorni, pre derby, sul web infatti si era scatenata una nuova polemica nei confronti della presunta imparzialità dei commentatori delle due emittenti. Gli abbonati Sky, tifosi rossoneri, non digeriscono la telecronaca della coppia Caressa-Bergomi per il passato nerazzurro di quest’ultimo.

    Alla clamorosa decisione pare abbia influito la presunta lite in Lega Calcio tra De Laurentiis e Lotito e le accuse di matrice juventina di aver tolto l’argomento calciopoli dal proprio palinsesto per tutelare i nuovi poteri forti. La notizia è ancora tenuta nascosta per aumentar il disagio e non dar spazio di trattativa alle parti.

    UPDATE: pesce d’aprile 01/04/2011

  • Carraro, “il nuovo che avanza…” Ditemi che è un sogno

    Carraro, “il nuovo che avanza…” Ditemi che è un sogno

    Maurizio Beretta il luminare a cui più o meno un anno e mezzo fa la serie A aveva affidato la presidenza della Lega Calcio sicuri di aver trovato il Messia se ne và accettando la proposta di Unicredit tornando nel suo mondo.

    A memoria non ricordo a dire il vero una decisione strategica per ridar vigore al calcio italico, ma dalle arcane polemiche arbitrali ai vetusti stadi è calma piatta. Ma se tra ambientamento e tempi fisiologici aspettavamo ancora che Beretta togliesse qualche coniglio dal cilindro, i nomi del suo ipotetico successore mi fanno rabbrividire.

    In Italia i talk show si riempono la bocca nella necessità di un ricambio generazionale ma poi, nelle scelte, si predilige sempre affidarsi alle minestre riscaldate. Se si pensa che per le Olimpiadi di Roma la prima scelta era Montezemolo e la seconda Pescante non ci possiamo meravigliare se come traghettatore spunta il nome di Franco Carraro.

    Incredibile vero? Franco Carraro un giovane 71enne pronto a rilanciarsi nel mondo del calcio. Per fortuna presidenti come Preziosi e Cellino hanno subito messo il divieto, discutibile la posizione di De Laurentiis, a parole contro il sistema ma poi possibilista nel reintegro di un burattinaio…c

  • Beretta sceglie Unicredit, la Lega Calcio cerca un traghettatore

    Beretta sceglie Unicredit, la Lega Calcio cerca un traghettatore

    La parola traghettatore è sempre più d’uso nel mondo del calcio italiano, la Roma ha scelto Montella per traghettare la società dalla presidenza Sensi a quella Di Benedetto, la Juventus cerca la medesima soluzione per sostituire l’imbarazzante Del Neri fino al termine della stagione per poi ripartire con un nuovo progetto.

    E’ di oggi la notizia che anche il presidente della Lega Calcio Maurizio Beretta ha rassegnato le dimissione accentando l’incarico di Unicredit. A riferilirlo è il presidente Cellino ”Maurizio Beretta ha annunciato di avere accettato l’incarico per Unicredit, quindi ora dobbiamo trovare un traghettatore che guidi la Lega di Serie A fino al 30 giugno”. Come da copione ha anticipato la ricerca di un traghettatore fino al termine della stagione. Nel calcio come nell’economia ci sarebbe bisogno di scelte am ahimè si preferisce spostare sempre in avanti l’asticella.

  • Da Cassano a Marchetti, la differenza sta nel cognome

    Da Cassano a Marchetti, la differenza sta nel cognome

    Lo scorso anno i casi Pandev e Ledesma avevano indispettito l’Aic e costretto i giocatori a vivere mesi da separati in casa alla Lazio, poi tutto trovò compimento e il macedone contribuì alle fortune dell’Inter di Mourinho e il centrocampista fu gradualmente recuperato da Reja.

    Quest’anno i casi spinosi sono stati quelli di Cassano e Marchetti, il primo in rotta con il presidente Garrone ha avuto una sentenza velocissima e non troppo penalizzante tanto da aver trovato subito una nuova maglia ed esser quindi a disposizione dal match dell’Epifania.

    Il caso Marchetti invece è sempre più misterioso. Da vice Buffon il portiere del Cagliari per qualche incomprensione di troppo con Cellino è stato costretto al riposo forzato prima e il ricorso al Collegio Arbitrale poi, la procedura è d’urgenza come quella di Cassano ma i tempi sono decisamente più lunghi tanto che il giocatore si dice pronto a far ricorso alla giustizia ordinaria.

    Quel che ci auguriamo è un cambio di rotta della Lega Calcio e l’obbligo di una decisione entro metà mese in modo tale che il calciatore abbia la possibilità di scegliersi una nuova destinazione.