Tag: lega calcio

  • Abete “Calciopoli? Caso chiuso!”

    Abete “Calciopoli? Caso chiuso!”

    Dopo la relazione di Palazzi anche i più attendisti hanno iniziato a domandarsi il perchè nel 2006 le indagini presero una piega lasciando fuori una parte consistente delle intercettazione che hanno contribuito in maniera evidente nella sentenza finale. Da Della Valle fino a Galliani per non tralasciare il presidente Agnelli che della crociata contro un processo sommario ha fatto il suo primo cavallo di battaglia.

    © Massimo Cebrelli/Getty Images
    Il Consiglio Federale mantenendo lo status quo e sopratutto salvando ancora una volta la poltrona ha deciso di non decidere lasciando tutto il procedimento sotto una coltre di mistero che altro non fa di aumentare sospetti. Calciopoli non è chiuso e a settembre quando il processo di Napoli arriverà a sentenza ci sarà un nuovo tormentone. Chi la pensa in modo diametralmente opposto è chi dovrebbe imporre chiarezza e trasparenza all’intero sistema, il presidente Abete ieri però, nel giorno della presentazione dei calendari di serie B, ha spiazzato nuovamente tutti il Consiglio Federale si è espresso con grande chiarez­za. Abbiamo preso una decisione e abbiamo deciso di ri­spettare le regole”. “Caso chiuso”

  • Senza firma non parte il campionato. La minaccia di Tommasi

    Senza firma non parte il campionato. La minaccia di Tommasi

    Le vacanze sono finite da un pezzo e tra poco più di venti giorni la Serie A riapre i battenti per dar il via alla nuova stagione ricca di buoni propositi e di un campionato ancora più livellato dove almeno sei squadre hanno le credenziali per lottare per il titolo. Ma a render incerta l’attesa è ancora l’annoso problema del rinnovo contrattuale, l’Assocalciatori, per bocca del suo presidente Tommasi, ha annunciato la linea dura sin dall’avvio promuovendo uno sciopero alla prima gionata se non arriverà la firma definitiva.

    “E’ necessario che venga firmato -dice Tommasi- l’accordo relativo al contratto collettivo prima dell’inizio dei campionati di serie A e serie B, altrimenti sono fortemente a rischio. Non si tratta di soldi, ma semplicemente della necessità che vengano messi nero su bianco i diritti dei giocatori. E’ un concetto che trova conforto anche nel pensiero del presidente della Figc ed in quello del 90% dei calciatori che sono stato a trovare in ritiro”. La serrata non può che provocare disagi alla Lega Calcio per un calendario già fitto d’impegni e con l’Europeo in prgramma l’estate prossimo non troppo suscettibile a cambiamenti.

  • Lega – Aic è scontro sulla firma del contratto collettivo

    Lega – Aic è scontro sulla firma del contratto collettivo

    Quello che nei giorni scorsi sembrava probabile, ora è divenuto quasi una certezza: rottura fra la Lega di Serie A e l’Assocalciatori sulla firma del contratto collettivo dei calciatori. E’ emerso dopo l’incontro svoltosi a Fiumicino fra il presidente della Lega di Serie A, Maurizio Beretta, ed alcuni rappresentanti dell’Assocalciatori.

    © Paolo Bruno/Getty Images
    Beretta, al termine dell’incontro, ha dichiarato che il contratto “così com’è” non verrà firmato, poichè l’Assocalciatori pare volersi fossilizzare su alcuni tecnicismi che non consentono di raggiungere il pieno accordo. Anche se l’Aic dovesse promuovere uno sciopero, secondo Beretta servirebbe a ben poco, “come sparare una zanzara con un bazooka“. L’oggetto del contendere non è legato alla questione dell’inserimento del secondo extracomunitario – anche se dovrà in seguito essere dibattuta – bensì all’articolo sette del contratto collettivo, che disciplina gli allenamenti separati: inoltre, occorre dare certezza alle date di pagamento degli stipendi, per evitare il moltiplicarsi dei contenziosi, oltre che la questione dei minimi sindacali ed, ancora, la questione delle sanzioni da comminare alle società in caso di ritardo dei pagamenti ai dipendenti. Il presidente dell’Assocalciatori, Damiano Tommasi, dal canto suo è fermo e deciso sulle sue posizioni, dalle quali appare inamovibile: anche perchè, secondo il sindacato dei calciatori, un accordo era stato già definito e l’Aic aveva già firmato il contratto collettivo, peraltro in presenza del presidente della Federazione Giancarlo Abete. Secondo Tommasi, inoltre, sarebbero solo delle virgole ad ostacolare l’accordo: per ora l’Assocalciatori adopererà la strada della diplomazia, non organizzando scioperi, ma spinge per una risoluzione in tempi brevi.

  • Contratto collettivo Campana firma, ora tocca alla Lega Calcio

    Contratto collettivo Campana firma, ora tocca alla Lega Calcio

    Il contratto collettivo dei calciatori sta diventando realtà. Dopo la delega ricevuta dal presidente in carica dell’ Aic, Damiano Tommasi, il presidente onorario dell’ Assocalciatori, oltre che storico protagonista di battaglie epocali per il Sindacato, Sergio Campana, nella giornata di ieri ha annunciato la firma – da parte sua in rappresentanza dell’Aic – del contratto collettivo, che ora dovrà essere controfirmato da Maurizio Beretta, presidente della Lega Serie A.

    Non dovrebbero esserci sorprese negative a proposito della firma da parte di Maurizio Beretta, anche perchè il presidente della Lega ha voluto sottolineare come questo contratto collettivo sia “soddisfacente”: “Ci soddisfa, rispecchia l’accordo di massima raggiunto a dicembre e contiene innovazioni importanti”.

    Il giorno della controfirma da parte della Lega di Serie A dovrebbe essere, dunque,  il prossimo 6 Giugno, quando la Lega discuterà e valuterà ulteriormente il contratto nel corso dell’Assemblea.

    L’ultima questione da risolvere è quella relativa all’ articolo 7, che concerne gli allenamenti separati, ma anche per tale punto si prospetta a breve una soluzione, poichè il presidente della Ferdercalcio Giancarlo Abete ha preso l’ impegno di presentare una proposta in tempi brevi, che possa essere gradita sia all’Aic sia alla Legacalcio, al fine di modificarlo. Anche per questo, Claudio Lotito, consigliere federale oltre che presidente della Lazio, assicura un accordo definitivo in tempi brevi.

  • Diritti tv, altra fumata nera. Zamparini litiga con Lotito

    Diritti tv, altra fumata nera. Zamparini litiga con Lotito

    La situazione in Lega Calcio rispecchia paradossalmente la situazione del Parlamento in Italia, lo scontro tra medio piccole e le cinque sorelle per i diritti tv blocca infatti ogni attività dalla votazione per il nuovo presidente per sostituire il dimissionario Beretta, alla decisione sul secondo extracomunitario, oltretutto del clima di disagio ne risente anche il mercato con le grandi che evitano l’affondo finale ai giocatori delle medio piccole.

    Come svela Pozzo però quest’oggi i top club hanno dato qualche segnale di apertura proponendo di trasferire una quota di quel 25% dal responso dei sondaggi della discordia a un meccanismo di meritocrazia mirato a premiare la posizione in classifica al termine della stagione.

    La fumata bianca non c’è stata, anzi, anche tra il fronte delle medio piccole si è assistito ad un primo dissidio con Zamparini che accusa Lotito di aver fatto saltare l’accordo. Si continua comunque a trattare anche se non si è fissata una nuova data per l’assemblea facendo temere ancora in una possibile rottura.

  • Diritti tv, Agnelli invia segnali di distensione in Lega

    Diritti tv, Agnelli invia segnali di distensione in Lega

    Segnali di schiarita nel tetro cielo della Lega Calcio serie A sul fronte della questione diritti televisivi, inerenti la “Legge Melandri”, da assegnare sulla base del bacino d’utenza. Dopo più di un mese di frecciatine, riunioni rinviate, provvedimenti legali, polemiche e dichiarazioni al veleno, finalmente sembra ci sia la possibilità di una ricomposizione delle due opposte fazioni, le cinque big del campionato e le altre medio – piccole.

    Nella mattinata di oggi, infatti, il presidente bianconero Andrea Agnelli – a differenza di quanto sostenuto da altri presidenti – ha voluto elogiare l’operato del presidente di Lega Maurizio Beretta, simbolo di correttezza e di terzietà. Sulla scia di questo clima maggiormente disteso, dunque, venerdì mattina potrebbe essere ratificato una forma di accordo sulla delicata quesione diritti televisivi.

    Ecco, così, che le cinque grandi verranno incontro alle medio piccole, decidendo di rinunciare a 30 milioni dei 166 loro spettanti, per girarli alle 15 società medio piccole, che poi dovranno suddividerle fra loro.

    Inoltre, il presidente Andrea Agnelli ha anche proposto l’introduzione del voto ponderato in seno alle riunioni di Lega, per evitare che si giunga frequentemente al 15 contro 5, ed al consequenziale muro contro muro delle medio piccole contro le big.

    Con il voto ponderato, invece, verrebbero premiate maggiormente le società che investono in modo più cospicuo nel calcio italiano.

  • Guerra diritti Tv, le big minacciano il blocco del mercato alle medio piccole

    Guerra diritti Tv, le big minacciano il blocco del mercato alle medio piccole

    La guerra intestina in Lega Serie A per i diritti televisivi e la suddivisione della torta da 200 milioni di euro, ossia il 25% dei diritti televisivi, non accenna a trovare una via di risoluzione pacifica sui criteri da adottare per la rilevazione del bacino d’utenza delle società, parametro essenziale per stabilire le quote di riferimento. Anzi, la questione sembra destinata a protarsi ancora, con strascichi dai risvolti tutt’altro che scontati, anche al di là della semplice contrapposizione dialettica.

    A tal proposito, l’ad dell’Inter Ernesto Paolillo si è espresso molto duramente, minacciando una decisione drastica, che andrebbe a compromettere seriamente gli equilibri economici per le medio-piccole. Infatti, se le grandi (le 5 big ossia Inter, Milan, Juventus, Roma, Napoli) dovessero subire una perdita in termini di ritorni economici derivante dai minori introiti dei diritti televisivi, allora potrebbero con tutta probabilità decidere di rivalersi sulle contendenti, ossia le medio-piccole, bloccando le operazioni di mercato sia in entrata che in uscita. Una decisione che assume le connotazioni della minaccia, in virtù del principio che non si stipulano affari con i nemici: “Si è creata questa spaccatura nella Lega e la battaglia proseguirà anche in chiave di mercato, perchè le grandi potrebbero scambiarsi tra di loro calciatori e non prendere calciatori dalle altre squadre e lo si può dire con assoluta trasparenza”.

  • Diritti tv, vincono i peones. Galliani tuona contro Beretta

    Diritti tv, vincono i peones. Galliani tuona contro Beretta

    Il Consiglio di Lega snobba l’Alta Corte dando esecuzione alla delibera dell’assemblea per l’assegnazione a tre agenzie demoscopiche delle indagini per definire i bacini d’utenza. Per la vittoria della 15 medio-piccole è stato decisivo il voto del presidente Maurizio Beretta.

    Pochi minuti prima della votazione il presidente del Cagliari, Cellino aveva criticato il comportamento delle cinque big pur confessando di non aver interesse dalla decisione della Lega “I consiglieri delle cinque grandi si stanno rifiutando di dare esecuzione alla delibera. Ci contestano che 15 peones votano contro cinque di sangue blu. Si puo’ discutere di tutto ma vanno riconosciuti i principi democratici. Il presidente Beretta sta cercando di mediare”.

    Scuro in volto e arrabiatissimo Adriano Galliani ha tuonato contro la decisione del presidente Beretta di schierarsi “Beretta se ne assumerà le responsabilità anche patrimoniali. Smentendo se stesso, dopo essersi astenuto nell’ultimo consiglio, ora si è schierato con una delle parti. E’ un presidente – ha continuato – che da tempo lavora a Unicredit da mattina a sera e in Lega non c’è mai. Ognuno nella vita fa ciò che vuole ma si assume le responsabilità”.

    La votazione anche questa volta era finita in parità 5-5 e la delibera ha avuto attuazione solo grazie alla decisione di Beretta di sconfessare se stesso prendendo una posizione. Galliani spiega poi cosa volevano le cinque big preannunciando ulteriori ricorsi “Le grandi non vogliono le indagini demoscopiche con quella definizione che danno alle piccole per sottrarre soldi alle grandi. Vogliono mettere addirittura l’Auditel. Lo fanno perche’ l’Auditel quando rileva la partita di una grande con una piccola, da un dato di ascolto. Cosi’ facendo loro lo fanno attribuire meta’ all’una e meta’ all’altra, addirittura con un coefficiente moltiplicativo dell’1.5. E’ un modo per sottrarre risorse. I tifosi sono delle grandi”. “I 6 che hanno votato a favore – conclude Galliani – non hanno dato mandato al presidente di Lega di attuare la delibera. Hanno dato mandato a Garrone, Zamparini, Lo Monaco, Ghirardi e Pozzi di attuare la delibera. Cioe’ loro con il voto del presidente hanno dato mandato a loro stessi di attuare la delibera. I prossimi round nei tribunali”

  • Diritti tv: big vs medio piccole 1-1

    Diritti tv: big vs medio piccole 1-1

    In ballo ci sono tanti, tantissimi soldi e le 20 sorelle di serie A sono pronte a darsi battaglia per spartirsi la torta consapevoli che il futuro del proprio club passa anche attraverso quella lotta.

    I tanto agognati diritti tv hanno spaccato la serie A, le 5 big (Inter, Juventus, Milan, Napoli e Roma) erano state vittime del golpe organizzato dalle restanti 15 medio-piccole e capitanate dai vulcanici Lotito e Ghirardi, votando e ricevendo parare positivo dalla Corte di Giustizia Federale sui nuovi criteri con cui effettuare le indagini demoscopiche per verificare i bacini d’utenza.

    Ovviamente le big non si sono arrese presentando ricorso all’Alta Corte che ha sostanzialmente accolto le ragioni sostenute dagli avvocati Michele Briamonte (Juve) e Leandro Cantamessa (Milan) bloccando la riunione di Lega prevista per oggi in attesa delle motivazione.

    La “partita” adesso è in sostanziale parità e adesso più che mai vi è la necessità di trattare per evitare un ulteriore ricorso al Tar con la conseguente perdita di tempo.

  • Diritti tv, le 5 big ricorrono all’Alta Corte

    Diritti tv, le 5 big ricorrono all’Alta Corte

    Inter, Juventus, Milan, Napoli e Roma non intendono mollare l’ascia di guerra e a due giorni a due giorni dal Consiglio di Lega hanno deciso di presentare ricorso all’Alta Corte di Giustizia Sportiva nei confronti della Lega, di tutte le altre societa’ di Serie A e della Federcalcio, nel quale chiedono la sospensione della recente delibera dell’assemblea dei club sulla ripartizione dei diritti tv.

    Le “big five” protestano contro i criteri di ripartizione dei proventi dei diritti tv contestando la decisione dell’assemblea di far conteggiare non solo la squadra del cuore ma anche i simpatizzanti per una seconda squadra e a valorizzare l’audience televisiva.