Tag: leandro barbosa

  • NBA: New York sbanca Toronto ma Bargnani batte Gallinari

    NBA: New York sbanca Toronto ma Bargnani batte Gallinari

    Nell’esordio stagionale di Andrea Bargnani e Danilo Gallinari, messi l’uno di fronte all’altro nella prima partita di regular season NBA per un derby italiano attesissimo, sono i New York Knicks del numero 8 ad aggiudicarsi l’incontro. Il numero 7 dei Raptors, nonostante un migliore score a referto rispetto al collega, esce battuto per 98-93 ed incassa la prima sconfitta interna della nuova stagione.

    Eppure la partita era iniziata nel migliore dei modi per il “Mago” che nei primi minuti di gioco era riuscito a trascinare i suoi con 7 punti in fila (tutti quelli segnati dai canadesi in pratica) portando in testa i Raptors. Molto più freddo Gallinari che con un brutto 0/3 dal campo non riusciva a tenere testa all’amico e compagno di Nazionale.
    I Knicks, partiti un pò in sordina, sono riusciti a prendere il comando nel momento in cui si accendeva Stoudemire, e grazie anche ad una tripla di Gallinari chiudevano il primo quarto avanti per 29-22.
    Nel secondo quarto ancora un’ottimo momento per New York che riusciva a portarsi anche in vantaggio in doppia cifra, ma sul finire di quarto la reazione dei Raptors ricuciva lo strappo fino al provvisorio 51-47 che chiudeva il primo tempo del match.

    Secondo tempo più combattuto, molto più fisico e tirato, il terzo quarto iniziava bene per Gallinari che segnava 5 punti nei minuti iniziali, ma consapevoli della loro forza i Raptors arrivavano fino al -2 in chiusura di quarto (74-72).
    Ultimo periodo che ha un dominatore assoluto in Wilson Chandler. Uscito dalla panchina il talento dei Knicks ricacciava indietro Toronto che dopo soli 2 minuti di gioco passava a condurre per 77-76 con una tripla di Barbosa: Chandler con giocate stupefacenti rimetteva però le cose al posto giusto per gli arancioblu e la squadra della “Grande Mela” riprendeva le redini dell’incontro mettendo una distanza di sicurezza tra le 2 squdre. Fino ai minuti finali quando, tentando il tutto per tutto i Raptors si portavano fino al -3 ad 11 secondi dalla fine (96-93). Il gioco disegnato da Triano per il pareggio non trovava però successo e 2 liberi di Felton chiudevano l’incontro per il 98-93 finale.

    In conclusione si può dire che i Knicks rispetto allo scorso anno sono migliorati molto e chissà che non si stiano riservando qualche altro colpo nel mercato fino a Febbario. Squadra più compatta, determinata e finalmente con un progetto che ha delle linee guida. Mike D’Antoni potrà essere soddisfatto ed iniziare a lavorare molto più sereno e tranquillo. Stoudemire molto bene in questa prima uscita con 19 punti, 10 rimbalzi e 2 stoppate. Ci sono 9 palle perse per il numero 1 Knicks ma il tempo per limare questo dettaglio c’è tutto. Uomo partita però Wilson Chandler con 22 punti, 8 rimbalzi e 2 stoppate. Segno che anche lui si sente coinvolto nel progetto. Poi ci sono i 15 punti di Felton (a cui aggiunge 6 rimbalzi ed altrettanti assist) che ha messo in mostra una regia molto ordinata. Solo 12 punti per Gallinari, con 6 rimbalzi, apparso ancora un pò freddino (anche se reduce da un leggero infortunio).
    Cattive notizie invece per Toronto, che probabilmente quest’anno vivrà una fase di transizione in attesa di un futuro migliore. Guardando giocare la squadra si notano molte lacune, purtroppo la perdita di Bosh è grave, Bargnani fa quel che può ma se non diventa leader alla svelta non ci saranno speranze per i canadesi. Comunque in questo match Bargnani è stato il migliore dei suoi con 22 punti a referto (6 rimbalzi, ma in questa specialità il numero 7 deve fare di più chiudendo in doppia cifra), ben assistito da Jack con 16 punti e dai 13 a testa per Barbosa e Kleiza. A Toronto però urge trovare subito una soluzione in vista dei prossimi impegni.

    Risultato NBA 27 Ottobre 2010

    New York Knicks-Toronto Raptors 98-93

    • N.Y.: Chandler 22, Stoudemire 19, Felton 15; Tor: Bargnani 22, Jack 16, Kleiza, Barbosa 13
  • NBA 10/11: Analisi Atlantic Division

    NBA 10/11: Analisi Atlantic Division

    La stagione NBA è alle porte (inizio fissato per il 26 ottobre) e da oggi inizia l’analisi delle squadre NBA che si apprestano a disputare la stagione 2010/2011.
    Il viaggio nel mondo del basket U.S.A. inizia dalla Atlantic Division (Eastern Conference) e dalle sue 5 squadre.
    Da molti questa divisione viene considerata la più facile e la più scontata, con una franchigia che vincerà il titolo divisionale a mani basse (Boston Celtics), ma più che per meriti propri per demeriti altrui, e le altre che hanno molto più interesse alla ricostruzione della squadra in vista del futuro. Philadelphia, New Jersey e Toronto si presantano ai nastri di partenza con obiettivi minimi, e saranno molto probabilmente destinate ad un’annata al disotto del 50% di vittorie e quindi con un record perdente, mentre i soli New York Knicks, visto l’arrivo del fortissimo Amar’è Stoudemire dai Phoenix Suns, sembrano poter avere un record vincente. Alle spalle dei soliti Celtics, che comunque non sono più la squadra tritasassi del 2007-2008 che vinse il titolo a mani basse per ovvi motivi anagrafici ma che comunque restano insidiosi per chiunque viste le qualità tecniche che possiedono i giocatori all’interno del suo roster.

    BOSTON CELTICS: Squadra un pò anziana, dicevamo, ma con indubbie qualità tecniche come dimostrato ampiamente nello scorso anno (finale NBA contro i Lakers che hanno avuto la meglio solo in gara 7 pur avendo il vantaggio del fattore campo). Il nucleo portante sarà formato dai soliti 4 giocatori: il capitano Paul Pierce, la guardia tiratrice più prolifica in NBA per quanto riguarda il tiro da 3 punti ovvero Ray Allen, un all-star come Kevin Garnett nel ruolo di ala grande che dovrà dimostrare che l’infortunio al ginocchio non lo condiziona oramai più ed infine Rajon Rondo, che sarà chiamato alla definitiva consacrazione visti i progressi mostrati in questi ultimi 2 anni tra regular season e playoff. Proprio Rondo sarà la chiave dei biancoverdi, il vero ago della bilancia e coach Doc Rivers punta tutto sulle qualità del suo playmaker per riuscire ad arrivare ai traguardi più alti in questa stagione (ci si aspetta un netto miglioramento nel tiro da fuori, soprattutto da 3, e nel jumper del numero 9 Celtics, forse unica vera lacuna del giocatore). Nel ruolo di centro visto l’infortunio di Kendrick Perkins ai legamenti del ginocchio, sono arrivati Shaquille O’Neal e Jermaine O’Neal che a rotazione dovranno mostrarsi degni sostituti del centro titolare. Sempre nel reparto lunghi sembra grave la perdita di Rasheed Wallace che alla fine dello scorso campionato ha optato per il ritiro. Per questo motivo è stato messo sotto contratto (dopo 2 anni di attesa dalla sua scelta al Draft del 2008) il turco Semih Erden, ex Fenerbahce. A dargli man forte per sostituire “Sheed” ci sarà Glen Davis e l’ancora acerbo Luke Harangody, rookie da Notre Dame che in pre-season non ha sfigurato.
    Nel reparto dei “piccoli” pesa invece la perdita di Tony Allen, migrato verso i lidi di Memphis, che causa un buco soprattutto per quanto riguarda la difesa. Per sostituirlo sono arrivati l’ex Delonte West, ma soprattutto Von Wafer di ritorno nella Lega dopo la sfortunata parentesi in Europa all’Olympiacos. Nate Robinson dovrà far rifiatare invece il play Rondo e Rivers dovrà lavorare soprattutto sulla testa del ragazzo per evitare i suoi proverbiali “colpi di testa”. Completano il roster Marquis Daniels (che dovrà specializzarsi nel gioco difensivo se vorrà trovare qualche minuto sul parquet) e la 19esima scelta assoluta Avery Bradley forse ancora troppo giovane (non ha ancora 20 anni) per trovare spazio nelle rotazioni.
    Ultima annotazione su Doc Rivers, che è rimasto sulla panchina più prestigiosa della Lega dopo le voci di un suo addio (anno sabbatico), ma che perde il suo più valido collaboratore, quel Tom Thibodeau, per molti il vero artefice del successo dei Celtics in questi anni grazie alla sua organizzazione difensiva. Thibodeau ha infatti accettato il posto offertogli dai Chicago Bulls, raccogliendo quindi la ben più difficile sfida di capo allenatore NBA. Per sostituirlo è arrivato Lawrence Frank, licenziato lo scorso anno dal ruolo di head coach dei Nets dopo un avvio disastroso ma che potrebbe dare una buona impronta difensiva alla squadra.
    Obiettivo vincere il titolo NBA 2011, ma contro Lakers e Miami Heat si prospetta veramente dura!

    Arrivi: Shaquille O’Neal e Delonte West(Cleveland Cavs), Jermaine O’Neal(Miami Heat), Von Wafer(Olympiacos).
    Partenze: Rasheed Wallace(Retired), Tony Allen(Memphis Grizzlies), Shelden Williams(Denver Nuggets), Michael Finley e Brian Scalabrine (FA)
    Scelte al draft: Avery Bradley (19th pick), Luke Harangody (52nd pick).
    Probabile quintetto base:Rajon Rondo (PG), Ray Allen (SG), Paul Pierce (SF), Kevin Garnett (PF), Kendrick Perkins (C)

    ROSTER

    Guardie: Rajon Rondo, Ray Allen, Delonte West, Nate Robinson, Von Wafer, Marquis Daniels, Avery Bradley
    Ali: Paul Pierce, Kevin Garnett, Glen Davis, Luke Harangody
    Centri: Kendrick Perkins, Shaquille O’Neal, Jermaine O’Neal, Semih Erden.
    HEAD COACH: Doc Rivers

    NEW JERSEY NETS: sicuramente i Nets miglioreranno il pessimo record della stagione passata: quel 12-70 che ha rischiato seriamente di far diventare i Nets la peggior franchigia della storia della NBA, ma il peggio sembra ormai alle spalle. Il problema dei Nets è che ci si aspettava un’Estate fragorosa, visto che potevano partire in pole per aggiudicarsi il rookie-meraviglia John Wall che la Draft Lottery ha invece impacchettato e spedito a Washington, e visto che i Nets erano la franchigia con più spazio salariale per potersi accaparrare sul mercato i tanti fortissimi free agent sul mercato: ed invece niente Lebron James ne tanto meno Chris Bosh, niente Stoudemire e nemmeno Chris Paul ma il solo Derrick Favors (come terza scelta assoluta del draft), quale giovane speranza da esibire al non poco deluso pubblico della costa newyorkese.
    Ma le notizie non sono tutte negative perchè il talento accumulato negli ultimi anni dai derelitti Nets potrebbe portarli a diventare (fra qualche stagione, a meno di clamorose svolte) come una delle franchigie più forti del panorama NBA. Sotto la nuova guida di coach Avery Johnson, in queste ultime ore si sta tentando di arrivare al solito obiettivo di mercato, quel Carmelo Anthony che potrebbe cambiare le sorti della franchigia, ma le speranze sono ridotte al lumicino viste le esose richieste dei Denver Nuggets. La squadra sembra però ben quadrata (per quanto probabilmente non possa riuscire ad avere, almeno per questa stagione, un record vincente): Devin Harris è un playmaker di sicuro affidamento e Jordan farmar, bicampione a Los Angeles, potrebbe essere un valido cambio.
    Nel ruolo di guardia tiratrice, Terrence Williams (favorito visti gli strabilianti progressi degli ultimi mesi) ed Anthony Morrow, mortifero tiratore proveniente dalla baia di San Francisco, si divideranno minuti e palloni. Travis Outlaw occuperà il ruolo di ala piccola e sembra pronto al definitivo salto di qualità che gli è mancato a Portland ed ai Clippers con Stephen Graham come sostituto.
    Lo spot numero 4 è senza dubbio il più ricco che la franchigia possa esprimere. L’acquisto meno pubblicizzato alla fine potrebbe rivelarsi come il più importante: si tratta di Troy Murphy, che da Indiana porterà ai Nets le sue doti a rimbalzo (10.2 a sera nel 2009/2010) e la sua capacità nel tiro da fuori con oltre il 39% dall’arco del tiro da 3. Al momento un problema alla schiena lo tiene fermo, ma se come sembra la sua assenza dovesse prolungarsi solo fino all’inizio della regular season, ecco che la fisionomia della squadra avrebbe trovato un titolare fisso e un padrone per il ruolo di ala grande.
    Ovviamente alle sue spalle dovrà trovare spazio la terza scelta assoluta del draft, Derrick Favors, non eccezionale nella sua apparizione in Summer League ma che i commenti dei primi giorni di camp, dipingono come atleta dalle doti “non allenabili”. Un atleta naturale, potente e dagli istinti mortiferi.
    Se si parla di istinto però, il leader della squadra non può non essere indicato in Brook Lopez. Il centro ha dimostrato per tutto il camp pre-mondiale di Team U.S.A. (prima dell’infortunio che lo ha tolto della lizza della competizione) che la sua capacità di essere dove va la palla è fra le migliori nella lega e quindi nel mondo.
    Il suo ruolo dopo due anni nella Lega, dovrà essere per forza quello della stella, magari portandosi alla media fatidica dei 20 punti più 10 rimbalzi, condizione necessaria per incidere davvero e far valere anche verso gli arbitri uno status e una considerazione di primo piano.
    Kris Humpries sarà chiamato a tappare i buchi nel reparto lunghi. Il tempo ci dirà dove possono arrivare questi Nets, dato che l’obiettivo stagionale è perlomeno quello di non sfigurare e levarsi qualche piccola soddisfazione contro squadre più quotate.

    Arrivi: Quinton Ross (Washington); Jordan Farmar (L.A. Lakers); Travis Outlaw (Portland); Johan Petro (Denver); Stephen Graham(FA); Troy Murphy (Indiana); Anthony Morrow (Golden State); Joe Smith(Atlanta); Damion Jones (Atlanta, via draft)
    Partenze: Keyon Dooling (rilasciato); Yi Jianlian (Washington); Courtney Lee (Houston); Jordan Crawford (Atlanta, via draft), Tibor Pleiss (Oklahoma City, via draft)
    Scelte al draft: Derrick Favors (Georgia Tech, 3rd pick); Ben Uzoh (Tulsa); Brian Zoubek (Duke); Tibor Pleiss (31 pick); Jordan Crawford (27 pick)
    Probabile quintetto base: Devin Harris (PG), Terrence Williams (SG), Travis Outlaw (SF), Troy Murphy (o Derrick Favors) (PF), Brook Lopez (C)

    ROSTER

    Guardie: Jordan Farmar; Devin Harris; Terrence Williams; Anthony Morrow; Ben Uzoh
    Ali: Stephen Graham; Damion James; Travis Outlaw; Quinton Ross; Derrick Favors; Kris Humphries; Troy Murphy; Joe Smith.
    Centri: Brook Lopez; Joan Petro; Brian Zoubek.
    HEAD COACH: Avery Johnson

    NEW YORK KNICKS: La scorsa Estate il paventato arrivo a New York di LeBron James, avrebbe dovuto sancire la rinascita dei Knicks, troppo lontani dai palcoscenici che contano nel basket da molto, molto tempo. Ed invece James ha declinato la corte degli arancioblu lasciando i Knicks con un palmo di naso e costringendoli a ripiegare su seconde scelte che comunque permettono alla franchigia un netto miglioramento rispetto al passato. Probabilmente la stagione dovrebbe essere positiva, con un record finalmente vincente ma l’ambiente di New York (giornali, televisione ecc…) sono pur sempre una polveriera pronta ad esplodere e a farne subire le conseguenze alle squadre cittadine professionistiche.
    L’acquisto di Amar’è Stoudemire è un colpo ottimo, ma forse la power forward ex Phoenix Suns è stata pagata un pò troppo cara visto l’incedere della crisi dell’economia americana e l’inesorabile assottigliamento di anno in anno del salary cap: 100 milioni in 5 anni sono una grossa cifra che potrebbe poi portare all’immobilità nelle prossime sessioni di mercato, anche se il valore del giocatore resta ed è indiscutibile.
    Perso James, dicevamo, si è cercato di costruire la migliore ed equilibrata squadra possibile: in cabina di regia è arrivato Raymond Felton da Charlotte, non un fuoriclasse, ma un giocatore solido e dal rendimento costante su cui però in molti nella “Grande Mela” non sono pienamente convinti. Da Golden State, seppur sacrificando il miglior giocatore degli ultimi 3 anni, ovvero David Lee, sono arrivati 3 ottimi atleti: Ronny Turiaf come lungo, Kelenna Azubuike come guardia e Anthony Randolph, tra i 3 sicuramente il più interessante. Randolph infatti ha margini di miglioramento molto elevati, curioso il fatto che era proprio lui che i tifosi Knicks avrebbero voluto veder scelto dalla dirigenza arancioblu nel Draft in cui è stato scelto Danilo Gallinari con la sesta chiamata assoluta. Ed ora i 2 si ritrovano nella stessa squadra e rendono i Knicks una squadra molto interessante visto che se il nuovo numero 4 di New York manterrà le promesse che c’erano su di lui all’inizio della sua carriera NBA (e limitate in questi 2 anni dal “genio” di Don Nelson ai Warriors) il salto di qualità sarà garantito. A questo pacchetto di giocatori, sempre in entrata si devono aggiungere Roger Mason (tiratore sempre pericolosissimo) ed il centro Timofey Mozgov (visto all’opera negli ultimi mondiali). Dal Draft sono arrivate solo 2 scelte da secondo giro visto che negli anni passati la prima scelta dei Knicks era stata ceduta a Utah per uno scambio di giocatori scriteriato. Andy Rautins da Syracuse University da molti è stato etichettato come il miglior tiratore dell’intero Draft di quest’anno, Landry Fields abbina buone qualità di punti e rimbalzi e potrebbe essere il sostituto del nostro Danilo Gallinari.
    Completano il roster Wilson Chandler (che se non riesce a mettere in repertorio un tiro da 3 degno di questo nome sarà sicuramente mandato via da coach Mike D’Antoni) Eddy Curry (centro mal sopportato dall’allenatore newyorchese che sicuramente sarà mandato via visto il poderoso contratto in scadenza appetito da molte squadre che vogliono scaricare milioni di dollari di cap), il sophomore Toney Douglas, atteso alla riconferma dopo il buon anno da rookie, Bill Walker (che è stato una vera sorpresa lo scorso anno quando arrivò a metà stagione dai Celtics) ed il nostro Danilo Gallinari, con Stoudemire colonne basilari della prossima stagione agonistica. Gallinari sarà chiamato a continui miglioramenti che dovranno portarlo ad essere uno dei giocatori migliori della Lega: questo si augura D’Antoni ed altrettanto i tifosi del Madison Square Garden che sono legati da un filo invisibile alle prestazioni del numero 8 per poter avere di che esultare dopo tanti anni di buio. Le qualità dell’italiano ci sono tutte per sfondare definitivamente in U.S.A. ma serve attitudine al lavoro e tanto sacrificio per poter migliorare di giorno in giorno ed arrivare a diventare un All-Star.
    Obiettivo stagionale dei Knicks è sicuramente una stagione con record vincente (cosa ampiamente alla portata) e la riconquista dei playoff dopo anni da comprimari nella Lega.

    Arrivi: Amare Stoudemire (Phoenix Suns), Raymond Felton (Charlotte Bobcats), Anthony Randolph, Kelenna Azubuike, Ronny Turiaf (Golden State Warriors), Roger Mason Jr (San Antonio Spurs).
    Partenze: David Lee (Golden State Warriors), AL Harrington (FA Denver Nuggets), Tracy MCGrady (FA Detroit Pistons), Chris Duhon (FA Orlando Magic), Sergio Rodriguez (Real Madrid), Eddie House (Miami Heat).
    Scelte al draft: Andy Rautins (Syracuse), Landry Fields (Stanford), Jerome Jordan (Tulsa).
    Probabile quintetto base: Raymond Felton (PG), Wilson Chandler (SG), Danilo Gallinari (SF), Anthony Randolph (PF), Amar’è Stoudemire (C)

    ROSTER

    Guardie: Kelenna Azubuike, Toney Douglas, Raymond Felton, Roger Mason Jr., Andy Rautins, Bill Walker.
    Ali: Wilson Chandler, Patrick Ewing Jr, Landry Fields, Danilo Gallinari, Anthony Randolph, Amar’e Stoudemire, Ronny Turiaf.
    Centri: Eddie Curry, Timofey Mogzov.
    HEAD COACH: Mike D’Antoni

    PHILADELPHIA 76ERS: I Sixers ripartono da 2 nomi: Doug Collins come head coach ed Evan Turner (seconda scelta assoluta all’ultimo Draft). Sono queste le basi da cui ricostruire una franchigia che ha deluso più del dovuto nell’ultimo campionato.
    Baciati dalla fortuna nella notte della Draft Lottery che ha portato a Phila la scelta numero 2 utilizzata poi per accaparrarsi Turner, i Sixers hanno dovuto operare con oculatezza sul mercato dei free agent visto il poco spazio salariale a disposizione. Sono arrivati da Sacramento i lunghi Hawes e Nocioni (che tuttavia a dispetto di una buona altezza ricopre il ruolo di ala piccola e tira molto bene dal perimetro) acquisiti in cambio di Dalembert. Poi Da New Orleans sono arrivati Songaila e l’ala grande, rookie, Craig Brakins, alla sua terza squadra NBA senza avere neanche una presenza ufficiale nella Lega (scelto quest’anno da Oklahoma City, girato agli Hornets per Cole Aldrich ed ora a Philadelphia). E’ stato firnmato anche Tony battie, lungo con buona esperienza in regular season. L’ex Orlando Magic potrà dare un cambio all’intero reparto lunghi, potendo essere utilizzato sia da ala forte che da centro. Ma grazie alla sua esperienza sarà utilissimo nel ruolo di guida per i due giovani Marreese Speights e Spencer Hawes.
    Il nucleo portante sarà formato da Louis Williams, Jrue Holiday (probabile starter in regia), Thaddeus Young (chiamato a far vedere il suo vero talento e giocatore dal quale potrebbero dipendere le sorti della squadra a seconda della sua esplosione tecnica o meno), Elton Brand, che deve dimostrare il suo vero valore da quando si è trasferito in Pennsylvania dai Clippers, ed infine Andre Iguodala che potrebbe beneficiare dell’arrivo di Turner avendo meno pressione offensiva addosso. Il miglior giocatore dei Sixers paga a caro prezzo il fatto che le difese si chiudano interamente su di lui e l’arrivo di un compagno dotato offensivamente potrebbero portarlo ad avere più spazi e più pericolosità.
    Obiettivo far crescere i propri giovani ed amalgamare la squadra per il futuro, visto che difficilmente i Sixers quest’anno raggiungeranno un record vincente e di conseguenza si ritroveranno fuori dalla post season.

    ARRIVI: Tony Battie (FA), Craig Brackins (trade da New Orleans), Spencer Hawes (trade da Sacramento), Andres Nocioni (trade da Sacramento), Darius Songaila (trade da New Orleans).
    PARTENZE: Royal Ivey (FA), Willie Green (trade con New Orleans), Rodney Carney (FA), Jason Smith (trade con New Orleans), Samuel Dalembert (trade con Sacramento), Primoz Brezec (FA)
    DRAFT: Evan Turner (2a scelta)
    PROBABILE QUINTETTO BASE: J. Holiday (PG), E. Turner (SG), A. Iguodala (SF), E. Brand (PF) S. Hawes (C)

    ROSTER

    GUARDIE: Jrue Holiday, Lou Williams, Evan Turner, Jodie Meeks, Chris Quinn
    ALI: Andre Iguodala, Thaddeus Young, Jason Kapono, Andres Nocioni, Craig Brackins, Elton Brand, Darius Songaila
    CENTRI: Spencer Hawes, Marreese Speights, Tony Battie
    HEAD COACH: Doug Collins

    TORONTO RAPTORS: Perso Chris Bosh, uomo franchigia degli ultimi anni, che si è unito a Wade e James agli Heat, c’è aria di rinnovamento a Toronto: o meglio a prima vista non sembrerebbe visto che il roster non è mutato tantissimo ma la situazione dei Raptors è sempre in evoluzione. Molti pensano che la squadra in Estate più che rinforzarsi abbia perso qualcosa. Sicuramente c’era più attesa lo scorso anno con lo stesso Bosh e l’arrivo di Turkoglu che avevano dato illusorie speranze di trionfo ai Canadesi che non in questi primi mesi di ripresa dell’attività agonistica. Bargnani quindi avrà molte più responsabilità e le ottime prestazioni offerte con la nazionale italiana fanno ben sperare i tifosi canadesi. Andrea dovrà ergersi a leader assoluto e smentire gli scettici NBA sul suo conto (che a quanto pare non sono solo i giornalisti ma anche gli stessi colleghi viste le ultime dichiarazioni di Shaquille O’Neal che esaltavano il talento di Gallinari ma che troncavano le potenzialità di Bargnani). Colangelo ha poi aggiunto il suo pallino Barbosa dei Suns e ha fallito nel portare anche Stoudemire, andato da Phoenix a New York. Il play titolare dovrebbe comunque essere Calderon (ma Jarrett Jack pare in rimonta straordinaria). Come guardia sarà chiamato ad esplodere un certo DeMar DeRozan che non potrà più solo concentrarsi sulle schiacciate spettacolari che esaltano il pubblico dell’Air Canada Centre. Andato via Turkoglu, il ruolo di ala piccola verrà occupato da Linas Kleiza che dopo una stagione in Grecia ed un ottimo mondiale, vorrà dimostrare che anche in NBA sa dire la sua. Amir Johnson dovrà invece dimostrare che i soldi che sono stati spesi per rinnovargli il contratto siano ben spesi. Molti dicono che Stoudemire non sia arrivato proprio per dare spazio ad Amir e permettergli di fare quel salto di qualità che ci si aspetta. Verrà affiancato da Bargnani che finalmente potrà avere le redini della squadra in mano, ma basteranno per portare la franchigia verso i migliori traguardi? Quest’anno sarà indicativo e ci darà sicuramente la risposta. In panchina a dare una mano al nostro centro ci saranno un uomo di esperienza (David Andersen arrivato da Houston) e d un rookie (Solomon Alabi, che ha nella stoppata il suo pezzo forte). Ci si aspetta un buon impatto dall’altro rookie scelto dai Raptors, la scelta del primo giro ovvero Ed Davis da North Carolina. Sonny Weems darà il cambio a Barbosa nel ruolo di guardia mentre Julian Wright è arrivato all’ultima chiamata della sua carriera dopo che è arrivato in Canada in cambio di Belinelli, visto che questi primi 3 anni di NBA sono stai una delusione a New Orleans: sarà il cambio di Kleiza ed avrà spazio necessario per mostrare il suo potenziale.

    ARRIVI: David Andersen (Houston Rockets), Leandro Barbosa (Phoenix Suns), Linas Kleiza (Olympiacos, via Denver), Julian Wright (New Orleans Hornets)
    PARTENZE: Hedo Turkoglu (Phoenix Suns), Marco Belinelli (New Orleans Hornets), Chris Bosh (Miami Heat), Antoine Wright (FA)
    DRAFT: Ed Davis (North Carolina, 13 pick), Solomon Alabi (50 pick)
    PROBABILE QUINTETTO BASE: J. Jack (PG), L. Barbosa (SG), L. Kleiza (SF), A. Johnson (o Ed Davis) (PF), A. Bargnani (C)

    ROSTER

    GUARDIE: Marcus Banks, Jarrett Jack, Josè Calderon, DeMar DeRozan, Leandro barbosa, Sonny Weems
    ALI: Linas Kleiza, Julian Wright, Ed Davis, Amir Johnson, Reggie Evans, Joey Dorsey
    CENTRI: Andrea Bargnani, Solomon Alabi, Chris Andersen
    HEAD COACH: Jay Triano

    ANALISI NORTHWEST DIVISION
    ANALISI PACIFIC DIVISION
    ANALISI SOUTHWEST DIVISION
    ANALISI SOUTHEAST DIVISION
    ANALISI CENTRAL DIVISION

  • Battaglia tra Argentina e Brasile, la Lituania supera la Cina

    Battaglia tra Argentina e Brasile, la Lituania supera la Cina

    Si è completato il quadro degli ottavi di finale dei Mondiali di basket di Turchia 2010. Oggi gli ultimi 2 incontri in programma che mettevano di fronte la lanciatissima Lituania contro la Cina, e l’Argentina contro il Brasile per il più classico dei derby sudamericani.
    Le sfide sono state molto tirate, soprattutto la seconda dove si è assistito ad un vero scontro epico tra le 2 formazioni pronte a sputare sangue su ogni singolo pallone. Ne è uscita fuori una partita vibrante e sempre in bilico, molto gradevole per chi ha assistito all’incontro dove non c’è stato un secondo di pausa. E sul parquet si è visto un giocatore dalla bravura incommensurabile che risponde al nome di Luis Scola, una partita monumentale per il numero 4 albiceleste che conferma l’ottimo stato di forma e ribadisce con forza di essere al momento il migliore giocatore della manifestazione. Non da meno nel pomeriggio il lituano Linas Kleiza che ha dominato l’incontro contro i cinesi.
    Ma vediamo in dettaglio l’andamento dei match:

    LITUANIA-CINA 78-67

    I 10 punti nel finale di quarto periodo di uno stellare Linas Kleiza (30 punti e 10 rimbalzi per la nuova ala dei Toronto Raptors in NBA) consentono alla Lituania di battere la cina per 78-67 e di accedere ai quarti di finale della manifestazione dopo essere arrivati all’evento solo grazie ad una wild-card!
    Una favola che continua e che potrebbe diventare anche una bellissima e stupenda realtà se i lituani continueranno a macinare gioco come sin qui finora fatto.
    Alla Cina va riconosciuto comunque l’onore delle armi, una squadra mai doma, ma tatticamente ancora acerba per poter competere con le grandi potenze europee, e psicologicamente fragile alle prime avvisaglie di difficoltà che ha risentito dell’assenza del vero leader Yao Ming alle prese con i primi allenamenti dopo più di un anno e mezzo di inattività per la frattura al piede.
    Inizio gara da brivido per i lituani che sparacchiano malamente da fuori e permettono alla Cina di allungare sul 16-5. “Verdi” che restano vivi solo grazie ad una miriade di rimbalzi offensivi convertiti in punti da seconda chance. Tuttavia la Cina chiude in vantaggio per 22-17 il primo quarto.
    Cina ottima anche in avvio di secondo quarto: Yi Jianliang e una tripla di Sun Yue riportano il “Dragone Rosso” sul +9 (20-29), ma finalmente la difesa lituana ritrova la sua classica grinta, soprattutto sul perimetro: e con facili punti in contropiede si arriva ad un parziale devastante di 16-1 per il primo sorpasso (36-31). Donewald chiama sconcertato un time-out e sarà ancora Liu Wei, con una penetrazione sulla sirena, a tenere i cinesi in scia (43-40 alla fine del primo tempo). La Lituania, stranamente, fatica dall’arco (5/14), ma gode di un vantaggio enorme sotto i tabelloni (25-13 il conto dei rimbalzi, ma sarà addirittura 50-30 al termine della partita).

    Ennesimo inizio di quarto, ed ennesima buona partenza dei cinesi, che si riportano in parità a suon di triple (48-48), ma la palla fatica ad avvicinarsi alla vernice e a Yi Jianliang, e quando le percentuali dal perimetro calano, la Lituania risponde con Gecevicius e Kleiza (55-48), ben sorretti da Pocius e Jankunas per confezionare un secondo parziale mortifero di 16-3 (64-51 al 30esimo). La squadra baltica continua a dominare a rimbalzo, in special modo in attacco, dove ha già 12 punti da secondi possessi (praticamente l’intero divario tra le 2 squadre).
    La Lituania apre il quarto periodo toccando il massimo vantaggio sul +15, ma sbaglia poi un paio di canestri facili e viene immediatamente punita dai cinesi in transizione e con una schiacciata di Yi Jianliang (66-57). L’attacco dei “Verdi” si arena improvvisamente, e la Cina riemerge ancora, prima con una tripla di Wei in contropiede e poi ancora con Jianliang, finalmente cercato vicino a canestro (67-62). Donewald, allenatore cinese, in panchina sorride pregustando una storica rimonta, ma la Lituania mette la palla in mano a Kleiza e chiede a gran voce all’ex-Olympiacos e Denver Nuggets di togliere le “castagne dal fuoco”. Detto fatto. Dieci punti consecutivi e un paio di canestri d’autore dal perimetro per ribaltare completamente l’inerzia e rilanciare i suoi sul +12. Gioco, partita ed incontro per i baltici, cinesi sconfitti ma che non possono rimproverarsi nulla dopo la bella prestazione offerta.

    Lituania: L. KLEIZA (30 pts), L. KLEIZA (9 rbs), M. KALNIETIS (5 ast)
    Cina: W. LIU (21 pts), J. YI (12 rbs), Z. WANG (3 ast)

    ARGENTINA-BRASILE 93-89

    Un monumentale (a dir poco) Luis Scola trascina l’Argentina al successo contro il Brasile in una vera e propria battaglia.
    Dieci punti del numero 4 negli ultimi 3 minuti di gioco, 8 di fila, danno all’Argentina la vittoria sul Brasile per 93-89 nella partita più bella e appassionante vista finora al Mondiale. L’Argentina, pur priva di Ginobili e Nocioni, fa valere la sua esperienza e la superiorità assoluta del pivot degli Houston Rockets (37 punti per il capocannoniere del torneo, con 9 rimbalzi) che trova in Delfino (con il tiro dalla lunga distanza) e nel semi sconosciuto Jasen (con una difesa sublime) l’aiuto necessario per battere la squadra di Ruben Magnano, ex varesino, che con l’Argentina aveva vinto l’Olimpiade di Atene. Il Brasile ricco di talento, sospinto dai 32 punti dell’ex fortitudino Huertas, perde lucidità nelle azioni decisive e deve soccombere ma può camminare a testa alta per quello che ha fatto vedere in campo.
    Il primo tempo è un enigma, Delfino e Scola da una parte, Barbosa, Huertas e Varejao dall’altra guidano le 2 squadre a molti cambi di leadership dell’incontro (12 i cambi totali nel primo tempo, +6 Argentina, +3 Brasile i massimi vantaggi registrati), ed è Marcelo Machado, visto anche a Rimini, che con 8 punti in 5 minuti, riporta il Brasile dal -6 al +2 dell’intervallo (favolosa una sua tripla con annesso fallo che ha ricordato ai più la giocata con cui Sasha Danilovic decise un famosissimo derby di Bologna su un fallo di Dominique Wilkins!)

    Il Brasile prova la fuga a inizio ripresa (46-53), ma è fermato da 2 prodezze di Delfino che tiene a contato l’albiceleste. Il Brasile tiene duro e tenta di ammazzare l’incontro ma qui sale in cattedra Scola che diventa inarrestabile: e quando si rende conto che la difesa è concentrata tutta su di lui inizia a smistare anche assist per i compagni che puniscono ripetutamente dalla lunga distanza o con comodi appoggi sotto canestro. Poi il numero 4 dei Rockets si mette in proprio negli ultimi minuti: 2 canestri per l’85-79 (poi ricuciti da Huertas), e nell’ultimo minuto 3 prodezze in serie con canestro con le braccia di Varejao in faccia, palla rubata in difesa a Barbosa, nuovo canestro a 22 secondi dal termine dell’incontro (89-84), con una percentuale di difficoltà assurda. Il Brasile non si arrende neanche qui ma l’ultima tripla non serve a nulla visto che Scola si prende le sue responsabilità e dalla lunetta sigilla il risultato sul 93-89. 37 punti alla fine, nella grande festa albiceleste per l’ala grande di Houston che si gode il suo gioiello. Dall’altra parte ce ne sono 32 di Huertas che non bastano però ad uno splendido Brasile.

    Argentina: L. SCOLA (37 pts), L. SCOLA (9 rbs), P. PRIGIONI (8 ast)
    Brasile: M. TIEPPO HUERTAS (32 pts), T. SPLITTER (5 rbs), T. SPLITTER (2 ast)

  • Mondiali di basket Turchia 2010: Il Brasile spaventa gli Stati Uniti

    Mondiali di basket Turchia 2010: Il Brasile spaventa gli Stati Uniti

    Vittoria col brivido per gli U.S.A. nella terza gara del Mondiale di basket in corso di svolgimento in Turchia.
    Seppur privi di 2 pedine importantissime come Anderson Varejao e Nené, i brasiliani dimostrano che contro la squadra di “coach K” si può vincere! E per farlo l’unica cosa certa è tenere sempre alta l’intensità su tutti e 2 i lati del campo facendo gioco di squadra in attacco.

    Fino a quando la palla gira in maniera fluida e lineare per trovare buone soluzioni dall’arco (Barbosa e Marquinhos sono micidiali da 3 punti in avvio) e il pick ’n’ roll tra Huertas e Tiago Splitter dà i suoi risultati con un’efficacia vicina al 100%, il Brasile resta in controllo della gara, toccando anche gli 8 punti di vantaggio all’inizio del secondo quarto. Gli “States”, che evidenziano la solita, grave, mancanza di punti di riferimento in vernice, provano costantemente a correre e ad accelerare il gioco, ma ne escono come logica conseguenza molte azioni confuse (21 palle perse alla fine del match, 19 delle quali nel solo primo tempo), salvate soltanto dalle invenzioni di un inarrestabile e solido Kevin Durant (27 punti e 10 rimbalzi per il talento dei Thunder). I problemi di falli di Splitter (13 punti e 9 rimbalzi) e la mancanza di un vero centro alternativo al neo giocatore dei San Antonio Spurs, uniti a una maggior pressione sul perimetro che toglie idee e logica a Huertas, permettono agli americani di rientrare nel terzo quarto con un break che taglierebbe le gambe a qualsiasi avversario. Ma al 30esimo minuto c’è ancora perfetto equilibrio sul 59-61. Il quarto periodo si gioca su livelli adrenalinici veramente alti per non dire al di fuori dalla norma, non accompagnati, però, dalla necessaria dose di intelligenza cestistica: gli “States” si perdono in continue e deleterie soluzioni in 1 contro 1 delle guardie (soprattutto il testardo Derrick Rose che spreca possessi sanguinosi) e da sotto Lamar Odom spreca facili appoggi a canestro che un giocatore del suo livello non dovrebbe mai fare, ed il Brasile, avvertendo le difficoltà avversarie, affretta eccessivamente i ritmi perdendo la coesione e il gioco ordinato e ragionato che ne aveva caratterizzato i quarti precedenti, incaponendosi nelle triple che non portano i risultati sperati e i 3 punti come nel primo tempo. Ne esce un quarto a punteggio bassissimo (9-9) deciso da una stoppatona del tuttofare Durant e da un paio di penetrazioni di Billups: il Brasile resta aggrappato alla partita fino agli ultimi secondi, quando proprio un canestro di Billups in penetrazione, sembra mettere la parola fine all’incontro per il +4 U.S.A., poi Barbosa replica con eleganza superiore veleggiando fra due avversari. 70-68 “States”, con 43 secondi soltanto da giocare. Billups prova a chiudere la ciontesa con la tripla dal palleggio, ma spara sul ferro: rimbalzo di Garcia e ultimo possesso brasiliano, con alte probabilità di forzare la gara all’overtime o addirittura di vincere con un gioco da tre punti. Palla a Huertas, che deve affettare: gioca l’uno contro uno con un Rose neanche attento in difesa, lo porta al limite dell’area piccola, chiude il palleggio, prova a girargli intorno con una virata ma subisce fallo. Il pallone si alza per una parabola beffarda che prende il ferro posteriore ed anteriore e viene sputato fuori dal cilindro! Huertas però va in lunetta, con i liberi del pareggio, ed un pallone “pesantissimo”. Altro ferro però che accompagna la sua parabola. Secondo tiro dunque che viene tirato apposta per sbagliare, per trovare un tap-in od un rimbalzo offensivo per giocare i rimanenti 3 secondi del match. La fucilata dritto per dritto premia lo stesso Huertas sul rimbalzo offensivo: chiuso nell’angolo, il playmaker brasiliano pesca un passaggio col contagiri per il taglio di Barbosa sotto canestro. Ma lì, il giocatore dei Toronto Raptors trova le braccia alzate a muraglia di della difesa U.S.A.. La palla sbatte contro il tabellone, ma resta fuori dal canestro ed il rimbalzo viene catturato dall’onnipresente Kevin Durant. 70-68, suona la sirena, e gli “States” escono indenni.

    Il Brasile ha fatto paura, ora resta da vedere se la prestazione dell’armata statunitense sarà stata solo un mezzo incidente di percorso o se la cosa affonda le radici in qualcosa di ben più grande. Per ora la si è scampata bella…

    GRUPPO B

    BRASILE-STATI UNITI 68-70

    USA: K. DURANT (27 pts), K. DURANT (10 rbs), C. BILLUPS (3 ast)
    Brasile: M. VINICIUS (16 pts), T. SPLITTER (10 rbs), M. HUERTAS (5 ast)

  • Mondiali di basket Turchia 2010: L’analisi delle squadre

    Mondiali di basket Turchia 2010: L’analisi delle squadre

    Oggi inizia in Turchia la 16esima edizione dei Campionati Mondiali di basket.

    Ai nastri di partenza si presenteranno 24 nazionali che, chi più, chi meno, hanno tutte l’ambizione di issarsi sul tetto del Mondo e dimostrare di essere la squadra più forte.

    Ecco l’analisi dei 24 team partecipanti a questa edizione:

    Gruppo A (Kayseri)

    ANGOLA: Uno degli stati guida del movimento africano della pallacanestro, ma ancora troppo poco livello di talento in squadra per sperare di passare il primo turno. Neanche la loro fisicità potrà fare miracoli.

    ARGENTINA: I sudamericani dovrebbero giocarsi con la Serbia il primato nel girone A; la squadra è molto solida ed esperta, forte dei 3 giocatori NBA nel roster: con Carlos Delfino (reduce da una stagione quasi perfetta nel suo ruolo a Milwaukee) Scola degli Houston Rockets e Oberto, con la regia di Prigioni e l’apporto di Kammerichs si potrebbe pure puntare al podio, ma sarà dura senza l’apporto del leader e anima della squadra Manu Ginobili e senza l’eclettico Andres Nocioni fuori in extremis per un infortunio alla caviglia.

    AUSTRALIA: I canguri crescono edizione dopo edizione e anche questa volta avranno voglia di fare un passo in avanti; le stelle saranno David Andersen che gioca nei Toronto raptors e Patrick Mills dei Portland Trail Blazers, ma dietro di loro il movimento cresce: ci sono infatti ben 8 giocatori “europei” più 2 NCAA che comunque non sono stati convocati (uno dalle chiare origine italiane, Dallavedova, classe 1990, che gioca a St.Mary’s), e potrebbero garantire quantomeno il passaggio del turno.

    GERMANIA: Non ci sarà Dirk Nowitzki stella dei Dallas Mavericks e nemmeno il naturalizzato Kaman, e così la Germania dovrà affidarsi per il passaggio del primo turno all’americano Greene e ad una serie di giocatori normali dalla buona esperienza europea, difficile sperare in qualcosa di più; tutto da vedere il giovane Elias Harris, classe 1989, che gioca a Gonzaga in NCAA. Sotto canestro possibile rivelazione il neo draftato dai Thunder (ma lasciato ancora un anno in Europa), il centro Tibor Pleiss, anche lui classe 1989. Passaggio del turno assicurato ma poi la corsa si fermerà presto

    GIORDANIA: Guidata dal coach portoghese Mario Palma, esperto di manifestazioni internazionali, la Giordania dovrebbe lottare con Angola per evitare l’ultimo posto nel girone. Squadra povera senza speranze per il prosieguo del torneo.

    SERBIA: Come al solito sarà una squadra giovane e piena di talento quella serba! Difficile capire dove potranno arrivare i ragazzi di coach Ivkovic, se sapranno evitare i black out che troppo spesso li bloccano nelle partite importanti. Se li eviteranno il podio potrebbe non essere una chimera; dopo la rissa dell’amichevole con la Grecia staranno fermi per 3 turni Nenad Krstic, centro degli Oklahoma City Thunder, e per 2 Milos Teodosic, guardia dell’Olympiakos, 2 delle stelle della formazione serba, ma Perovic e soci non dovrebbero soffrire troppo nel girone. I 2 squalificati quindi avranno tempo per mettersi in luce nelle sfide ad eliminazione diretta.

    Possibile classifica alla fine del girone: 1 ARG, 2 SER, 3 GER, 4 AUS, 5 ANG, 6 GIO

    Gruppo B (Istanbul)

    BRASILE: L’eterno coach argentino Ruben Magnano, oro con l’albiceleste alle olimpiadi 2004 contro l’Italia, guiderà un Brasile dall’età media elevata e dalla buona esperienza internazionale. Certamente questo è il gruppo di USA, Croazia e Slovenia quindi bisognerà fare sul serio fin dall’inizio, ma le prime 2 partite contro Iran e Tunisia dovrebbero dare fiducia ai verdeoro che potranno contare su 3 star NBA, Barbosa, Varejao (con ottima esperienza tra i professionisti americani), e Splitter (neoaquisto degli Spurs ma con grandi trascorsi europei a Vitoria), oltre che sui veterani Giovannoni, Alex Garcia, Huertas e Machado; Pesa l’assenza del centro Hilario Nenè, per guai al ginocchio, ma anche senza il pivot dei Denver Nuggets il passaggio del turno dovrebbe essere assicurato, e battendo una tra Slovenia e Croazia si potrebbe sognare qualcosa in più del probabile quarto posto nel girone B.

    CROAZIA: Tipica squadra slava dotata di grande talento e poca testa, le stella saranno Planinic, mai completamente esploso al CSKA Mosca, Ukic, che ha dovuto ripiegare in Turchia dopo una deludente esperienza NBA a Toronto, e Ante Tomic, gigante del Real Madrid di Messina che avrà finalmente l’occasione per dimostrare di essere un campione. Con Slovenia e Brasile si giocheranno i piazzamenti migliori dietro Gli U.S.A.

    IRAN: Il movimento cestistico iraniano cresce: prova ne è il gigante di 218 centimetri dei Memphis Grizzlies, Hamed Haddadi. Il livello comunque è ancora molto basso ma il futuro potrebbe essere roseo; Attesa per vedere il classe 1990 Arsalan Kazemi, ala appena reclutata dalla Rice University in NCAA, mentre tutti gli altri giocano in patria.

    TUNISIA: Dovrebbero concludere il girone all’ultimo posto alle spalle dell’Iran. Squadra senza grosse possibilità ed ambizioni, è già un successo che sia arrivata all’appuntamento finale riuscendo a passare le qualificazioni.

    SLOVENIA: Lotterà con la Croazia per il secondo posto del girone (ma attenzione al Brasile), coach Becirovic ha messo insieme un roster assortito, pieno di lottatori e di ragazzi dotati di grande tecnica; dovrebbe essere il mondiale della consacrazione per Goran Dragic, riserva di Steve Nash ai Phoenix Suns e reduce da una stagione veramente ottima, poi ci sarà il figlio del coach, Sani Becirovic, l’altro NBA Primoz Brezec sotto canestro, Lakovic e Nachbar (ex New Jersey Nets con ottimi risultati nella NBA), e potrebbero chiudere il girone alle spalle degli USA. Peccato per l’assenza di Beno Udrih che avrebbe reso la Slovenia fortissima nel ruolo di playmaker, potendo contare tra lui e Dragic.

    U.S.A.: Nonostante abbia ottenuto 12 rifiuti da tutti i 12 campioni olimpici di Pechino, coach Krzyzewski è riuscito a costruire tra tanti problemi una squadra che merita, comunque, ed in fin dei conti, i favori del pronostico nonostante l’età media giovanissima e nonostante manchi qualche giocatore di talento sotto canestro. In fondo Krzyzewski a Duke è abituato a lavorare con i gioavnissimi, poi avrà il supporto di Mike D’Antoni (New York Knicks) e Nate McMillan (Portland Trail Blazers) e, cosa scontata, il talento di team U.S.A., che comunque non è un Dream Team come negli anni passati ma potrà disporre di un buon livello di talento. Tutto poggerà sulle spalle del fenomenale Kevin Durant, secondo solo a LeBron James nella classifica dell’M.V.P. di quest’anno in NBA che è chiamato alla definitiva consacrazione dopo i 3 anni incredibili nella Lega. A soli 21 anni è diventato il più giovane miglior marcatore della storia della NBA e di questo passo anche i vari Kobe, Dwyane e LeBron dovranno fare i conti con la sua presenza che già risulta ingombrante e molto splendente. Inoltre ci saranno 3 stelle di prima grandezza e ormai affermate in NBA come Iguodala, Granger e Gay, 2 solidi veterani del calibro di Billups e Odom, la favolosa classe 1988 (che comprende anche Durant), che annovera Curry, Gordon, Love, Rose e Westbrook. Leggerini e poco talentuosi nel ruolo di centro, dovrebbero sopperire con il favoloso back-court e grazie al talento del numero 35 dei Thunder potrebbero vincere il loro primo campionato del mondo.

    Possibile classifica alla fine del girone: 1 U.S.A., 2 SLO, 3 CRO, 4 BRA, 5 IRA, 6 TUN

    Gruppo C (Ankara)

    CINA: Senza Yao Ming, che ha ripreso a lavorare da poco dopo 14 mesi di inattività per la frattura del piede, la stella sarà Yi dei Washington Wizards e purtroppo per gli asiatici non dovrebbe bastare a superare il primo turno. A meno di clamorosi harakiri di Porto Rico in primis e di Russia subito dopo.

    COSTA D’AVORIO: Dovrebbe chiudere il girone in ultima posizione.

    GRECIA: Per tornare sul podio mondiale la Grecia si affida ad un coach lituano, Jonas Kazlaukas, e ad un gruppo di giocatori consolidato che si conosce oramai da molti anni, formato da due blocchi “granitici” di Panathinaikos e Olympiakos; proprio l’esperienza dovrebbe essere l’arma in più di Diamantidis, Spanoulis e compagni; a causa della rissa con la Serbia, nell’amichevole giocata prima di questi Mondiali Fotsis e “BabyShaq” Schortsanitis salteranno le sfide con Cina e Porto Rico ma non dovrebbero esserci grossi problemi per il team greco, visto che la candidatura ad una medaglia è forte.

    RUSSIA: La Russia di David Blatt è un gruppo unico ed unito di giocatori che militano quasi tutti nel campionato di casa soprattutto nell’armata rossa del CSKA, con l’aggiunta di Mozgov neoaqusto dei Knicks di Mike D’Antoni; difficile dire dove possa arrivare la nazionale russa, la classe c’è, forse manca un po’ d’esperienza, in questo caso il vecchietto Holden sarebbe tornato molto utile. Peserà anche l’assenza di A.K. 47 ovvero Andrei Kirilenko, vero leader di questa squadra.

    PORTO RICO: Molti addetti ai lavori la classificano come la vera mina vagante del torneo, una squadra dotata di un talento eccezionale e con una serie di giocatori al top della forma, oltre che con un mix di giovani e anziani perfetto; la regia con J.J. Barea (che ha tenuto a lungo seduto in panchina Kidd a Dallas per minuti di riposo importanti), e Carlos Arroyo, play dei super Miami Heat, è una delle migliori del campionato, l’esplosività di Guillermo Diaz e dell’altro NBA Balkman (Denver Nuggets), oltre alla forza sotto canestro del veterano Santiago e dei 220cm di Ramos dovrebbero consentire a Porto Rico di passare agilmente il girone e poi di vagare “impazzito” per il tabellone ad eliminazione diretta.

    TURCHIA: I padroni di casa guidati da coach Tanjevic hanno preparato l’evento casalingo con cura maniacale e si presentarnno all’esordio contro la Costa D’Avorio al top della condizione; Turkoglu, reduce da una stagione deludente a Toronto (e passato recentemente a Phoenix), guiderà la Turchia insieme agli altri 3 giocatori NBA Ersan Ilyasova (Milwaukee), Erdem (Boston) e Asik (Chicago), con il resto del roster completato da gente di grande esperienza come Tunceri e Gonlum e talenti rtitrovati come Akyol; l’obiettivo di Tanjevic è il podio, con la spinta del pubblico potrebbe farcela. L’assenza di Okur priva i turchi di un grande punto di riferimento ma giocare in casa potrebbe dare la spinta in più per arrivare a grandi traguardi.

    Possibile classifica alla fine del girone: 1 TUR, 2 GRE, 3 POR, 4 RUS, 5 CIN, 6 CAV

    Gruppo D (Izmir)

    CANADA: 2 nomi NBA a roster, Joel Anthony (nessuna parentela con il ben più noto Carmelo) e Rautins, 2 giovani NCAA, con il classe 1991 Olynyk molto interessante, qualche “giocatore europeo” ma poco talento, potrebbe giocarsi il quarto posto con la Nuova Zelanda se le cose andranno per il verso giusto.

    FRANCIA: Non è certamente la migliore Francia che coach Collett poteva avere tra le mani per un mondiale, ma le presenze di Diaw (Charlotte Bobcats) e Batum (Portland Trail Blazers), prospetto dalle potenzialità impressionanti, bastano per garantire una squadra d’assalto; anche Ian Mahimni (Dallas) gioca in NBA, poi ci saranno De Colo, Florent Pietrus e Ali Traore a supportare le stelle, per passare il turno basterà, per andare oltre sarà molto difficile. Con Tony Parker Joakim Noah, Mickael Pietrus e RonnyTuriaf (i grandi assenti) si sarebbe potuto puntare in alto.

    LIBANO: Molto probabilmente perderanno tutte le partite, ma il loro successo è essere presenti e partecipare alla Manifestazione Mondiale.

    LITUANIA: Anche quì mancheranno le stelle vere, i vari Maciulis, Javtokas, Kleiza (punta di diamante della squadra dell’est ma non basterà per andare lontano) e Kalneitis basteranno per superare il primo turno, non certo per puntare alle medaglie.

    NUOVA ZELANDA: Dovrebbe battere il Libano e giocarsi il quarto posto con il Canada. Di più non potrà fare!

    SPAGNA: I campioni in carica guidati dall’unico italiano presente al mondiale turco, coach Sergio Scariolo, dovranno fare a meno di Pau Gasol stella dal talento spaventoso dei Los Angeles Lakers bi-campioni NBA, ma vanno comunque considerati la prima alternativa agli U.S.A.; i 2 NBA Rudy Fernandez (Portland) e Marc Gasol (Memphis), fratellino minore del più noto Pau, guideranno uno squadrone che può contare sul blocco Barcellona fresco campione d’Europa con la presenza di Navarro, Rubio e Vasquez e sul blocco Real Madrid formato da Garabjosa, Sergio Lull e Reyes, oltre che su San Emeterio, tiratore mortifero che potrebbe anche esaltarsi in questo mondiale.

    Possibile classifica alla fine del girone 1 SPA, 2 LIT, 3 FRA, 4 CAN, 5 NZL, 6 LIB

  • NBA, free agent: Le ultime voci di mercato e trattative [13 luglio 2010]

    Ecco le ultime voci di mercato in NBA, alcune molto interessanti, che si stanno sviluppando in queste ore e che potrebbero portare a nuovi scambi prossimamente: Adam Morrison, lasciato libero dai Los Angeles Lakers, sarebbe sotto stretta osservazione dei Washington Wizards. Morrison, terza scelta assoluta al Draft del 2006 dei Charlotte Bobcats, dietro solo al nostro Andrea Bargnani (numero uno assoluto e scelto dai Toronto Raptors) ed a Lamarcus Aldridge, non ha avuto una carriera NBA sfavillante, ma è dotato di una mano incredibile e un tiratore farebbe molto comodo ai Wizards visti i potenziali scarichi sul perimetro di John Wall. Intanto continua ad allenarsi con i Chicago Bulls, ma gli sviluppi non mancheranno certamente.

    Uno scambio molto interessante invece sta coinvolgendo i Toronto Raptors e i Charlotte Bobcats: il nuovo arrivato da Phoenix, Dwayne Jones (assieme a Leandro Barbosa per poter far quadrare la trade che ha spedito Turkoglu in Arizona) e Josè Calderon andrebbero ai Cats, mentre in Canada giungerebbero da Andrea Bargnani Boris Diaw e Tyson Chandler per rafforzare il reparto lunghi, un pò sconquassato dalla partenza del leader di squadra Chris Bosh per Miami.

    Quentin Richardson si starebbe accordando con gli Orlando Magic che quindi lascerebbero libero il pari ruolo Matt Barnes che potrebbe ritornare a vestire la maglia dei Golden State Warriors.

    Sempre a proposito di Warriors, Anthony Tolliver, autore di una buonissima metà stagione dopo essere stato acquisito a febbraio dai californiani, sarebbe sotto osservazione da parte di numerose squadre NBA. Golden State vorrebbe rifirmare il giocatore ma ora si trova in grosse difficoltà nel competere con franchigie più prestigiose.

    Marquis Daniels, svincolatosi dai Boston Celtics, potrebbe finire ai New Orleans Hornets, mentre i Detroit Pistons continuano le trattative per mantenere il playmaker Will Bynum nel Michigan anche per i prossimi anni.

    Tiago Splitter è quasi ufficialmente un giocatore dei San Antonio Spurs.

    I Chicago Bulls ed i Boston Celtics si contendono la talentuosa (ma sfortunatissima, visti i numerosi infortuni ai legamenti di entrambe le ginocchia e caviglie) ala piccola Josh Howard, che se in salute è uno dei migliori giocatori del pianeta NBA, come ha già dimostrato e fatto vedere con i Dallas Mavericks.

  • NBA, free agent: Le trattative concluse nel fine settimana [10-11 luglio]

    Movimenti di mercato in NBA anche nel fine settimana e, dopo il clamoroso colpo dei Miami Heat con la firma di LeBron James, passiamo in rassegna gli altri movimenti che sono avvenuti: i Phoenix Suns, dopo aver perso Amar’è Stoudemire partito per New York hanno acquisito Hedo Turkoglu dai Raptors in cambio di Leandro Barbosa. Inoltre hanno rilevato i diritti di Josh Childress dagli Atlanta Hawks che se non dovesse rimanere a giocare in Europa con l’Olympiacos farà ritorno in NBA con la franchigia dell’Arizona. Agli Hawks va una prima scelta al Draft, il compenso di Childress è stato fissato in 34 milioni di dollari per 5 anni.

    I Memphis Grizzlies prendono l’ex Boston Celtics Tony Allen con un contratto di 3 anni a 9,7 milioni di dollari. Allen avrebbe voluto rifirmare con i biancoverdi ma con un contratto di 3 anni, cosa che non era nelle intenzioni del G.M. Danny Ainge che ne offriva 2. Da qui la decisione di Allen di andare ai Grizzlies.

    Mike Miller, dopo l’offerta dei Lakers, ha deciso di firmare con i Miami Heat. Miller ha accettato un contratto di 5 anni a 30 milioni di dollari, le stesse cifre che proponevano i Lakers, ma la possibilità di giocare con Wade, James e Bosh ha convinto il giocatore ad andare in Florida.

    I Dallas Mavericks prolungano il contratto al centro Brendan Haywood per un compenso di 55 milioni di dollari in 6 anni. Haywood però potrebbe essere scambiato (si dice a Minnesota per arrivare ad Al Jefferson, ma su quest’ultimo stanno lavorando fortissimo anche i Cavs) visto che l’età non è più verdissima ma le potenzialità comunque non mancano.

    Tyrus Thomas ha trovato un accordo con i Bobcats per un contratto quinquennale a 40 milioni di dollari a stagione. Su di lui era forte l’interesse dei New Jersey Nets, ma Charlotte ha presentato l’offerta migliore.

    I New York Knicks acquisiscono il playmaker Raymond Felton svincolato proprio dai Charlotte Bobcats.

    I New Jersey Nets prendono il playmaker ex Lakers Jordan Farmar ma non sono stati resi noti i termini di durata ed economici del contratto. Anche Travis Outlaw giocherà il prossimo anno per i Nets.

    Ben Wallace ha prolungato il contratto con i Detroit Piston di altri 2 anni per quasi 2 milioni di dollari a stagione.

    Kyle Korver, come il suo compagno ai Jazz Carlos Boozer, sceglie di firmare per i Chicago Bulls.

    Jermaine O’Neal va ai Boston Celtics

    Ormai restano pochi free agent sul mercato ma la situazione in NBA si mantiene sempre interessante visto che comunque ci sono numerose voci sugli scambi di giocatori tra le franchigie che stanno movimentando il mercato.

  • NBA playoff 2010, Finali di Conference: Artest manda i Lakers in paradiso

    Va ai Los Angeles Lakers Gara 5 delle Finali della Western Conference dei playoff NBA. Finisce 103-101 per i gialloviola allenati da Phil Jackson, ma all’inizio del terzo periodo i campioni in carica erano in vantaggio addiritura di 17 punti. La franchigia dell’Arizona non si dà per vinta e con i fondamentali punti della panchina riesce a rimontare e a pochi secondi dalla fine anche a pareggiare con una tripla di Jason Richardson. Partita che sembra essere destinata all’overtime, fin quando una magia del deludente Ron Artest (solo 4 punti per lui, 2 nel finale, quelli decisivi) regala un’incredibile vittoria alla sua squadra, avendo raccolto il tiro decisivo fuori bersaglio di Kobe Bryant e insaccando a meno di un secondo dalla sirena finale.
    Con questa vittoria L.A. torna a condurre nuovamente la serie sul 3-2, dopo una partita che li ha visti a tratti devastanti e a tratti inguardabili, sciupando il loro vantaggio tra il terzo e il quarto periodo. Sconfitta che brucia in casa Suns dopo la prova a dir poco notevole, in casa dei campioni. Non bastano i 29 punti e gli 11 assist di Steve Nash e il notevole apporto dalla panchina di Channing Frye (doppia doppia anche per lui, 14 punti e 10 rimbalzi). Per i Lakers in grande spolvero il solito Bryant con 30 punti e 11 rimbalzi, 9 assist e 4 stoppate, un galvanizzato Fisher autore di ben 22 punti, e la coppia Odom-Gasol (17 punti e 13 rimbalzi l’americano, 21 punti e 9 rimbalzi lo spagnolo).Gli uomini di Alvin Gentry si giocheranno il possibile riaggancio ai Lakers a Gara 6 in programma sabato notte a Phoenix. Per la franchigia della California doppio match-point in vista della finale NBA: in caso di sconfitta a Phoenix, Los Angeles si giocherà tutto a Gara 7 in casa allo Staples Center, con un occhio anche ad Est dove stanotte si gioca Gara 6 di Boston-Orlando, con i biancoverdi in vantaggio per 3-2 nella serie, ma avendo sciupato un vantaggio di 3-0. In attesa di una possibile rivincita per Kobe & compagni…

    Risultati NBA del 27 maggio 2010

    Los Angeles Lakers – Phoenix Suns 103-101
    –> Lak: Bryant 30, Fisher 22, Gasol 21 – Pho: Nash 29, Stoudemire 19, Frye 14

    LE SERIE DELLE FINALI DI CONFERENCE:

    Magic-Celtics 2-3
    Lakers-Suns 3-2

  • NBA playoff 2010, Finali di Conference: Suns da urlo, Lakers piegati nuovamente in Arizona

    Una straordinaria prova di squadra dei Phoenix Suns permette alla franchigia dell’Arizona di pareggiare la serie di Finale di Western Conference contro i Los Angeles Lakers, nonostante una prova magistrale del talento gialloviola Kobe Bryant.
    Tanta pressione ora sulle spalle dei campioni in carica, che vanno ad affrontare una gara 5 quasi decisiva vista l’importanza di ritornare in Arizona per gara 6 con il vantaggio del risultato della serie.

    La partita è equilibrata nel primo quarto, ma i Suns la spezzano nel secondo dove vanno al riposo sul 64-55 con 9 punti di vanatggio.
    Il ritorno di L.A. in campo è sontuoso e alla fine del terzo periodo i gialloviola hanno ricucito quasi tutto lo svantaggio, solo 1 punto infatti divide le 2 squadre.
    Il quarto parziale però vede la riscossa dei padroni di casa: dopo il primo canestro firmato da Farmar per il +2 Lakers, ecco uscire la panchina dei Suns che con un parziale di 14-2 mette in chiaro le cose, riporta in doppia cifra il vantaggio arancioblu, stordisce i campioni in carica (3 triple in fila di Jared Dudley, Channing Frye e Leandro Barbosa) e consente di arrivare sino alla fine del match in relativa tranquillità con i liberi di Steve Nash, Amar’è Stoudemire e Jason Richardson a chiudere definitivamente l’incontro.

    Come già detto a Los Angeles non basta la straordinaria prestazione di Kobe Bryant che chiude quasi in tripla doppia con 38 punti (15/22 dal campo), 10 assist e 7 rimbalzi (anche 6 triple per il talento in maglia numero 24), Lamar Odom e Pau Gasol aggiungono 15 punti a testa, 13 sono di Ron Artest e 12 del centro Andrew Bynum, sempre limitato dai problemi al menisco.
    Ma tutto ciò non è bastato in considerazione della straordinaria prova corale dei Suns, che non solo hanno avuto il solito apporto dai titolari (Stoudemire 21 punti e 8 rimbalzi, Nash 15 punti e 8 assist, 11 punti di Jason Richardson e 8 di Grant Hill), ma hanno trovato lo straordinario contributo di una panchina che si sta rivelando la vera arma in più per la franchigia dell’Arizona: i numeri dicono 54 punti, 23 rimbalzi, 13 assist e ben 9 triple. Los Angeles viene schiantata a rimbalzo (36-51) e subisce l’aggressività dei Suns che vanno 32 volte in lunetta.
    Gara 5 è in programma a Los Angeles giovedì e sarà una partita indicativa per far capire da che parte potrà pendere l’inerzia della serie.

    Risultati NBA del 25 maggio 2010

    Phoenix Suns – Los Angeles Lakers 115-106
    –> Pho: Stoudemire 21, Nash 15, Barbosa 14, Frye 14 – Lak: Bryant 38, Gasol 15, Odom 15

    LE SERIE DELLE FINALI DI CONFERENCE:

    Magic-Celtics 1-3
    Lakers-Suns 2-2