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  • NBA, i preconvocati del Dream Team per le Olimpiadi

    NBA, i preconvocati del Dream Team per le Olimpiadi

    La NBA ha reso noto l’elenco dei giocatori preconvocati in vista delle Olimpiadi di Londra 2012: al momento la lista comprende 20 elementi, nei prossimi mesi però questo numero sarà destinato a scendere fino ad arrivare ai 12 definitivi che avranno il compito di portare in alto la Nazionale degli Stati Uniti ai prossimi Giochi in terra inglese.

    LeBron James & Dwyane Wade, Miami Heat | © Mike Ehrmann/Getty Images

    I nomi sono stati ufficializzati dal Presidente della Federazione basket statunitense Jerry Colangelo. L’allenatore sarà sempre Mike Krzyzewski (che alla guida degli U.S.A. ha già conquistato la medaglia d’oro alle Olimpiadi del 2008 ed il primo posto ai Mondiali del 2010) coadiuvato dagli assistenti Jim Boeheim, Mike D’Antoni e Nate McMillan (gli ultimi 2 rispettivamente allenatori di New York Knicks e Portland Trail Blazers).

    Al momento le squadre più rappresentate con questi preconvocati sono i Los Angeles Clippers, che possono annoverare le convocazioni di Chris Paul, di Blake Griffin e di Chauncey Billups, ed i Miami Heat che contribuiscono con i soliti Big Three LeBron James, Dwyane Wade e Chris Bosh. In totale sono rappresentate 14 delle 30 squadre della Lega.

    Le Olimpiadi prenderanno il via il 27 luglio e termineranno il 12 agosto e si disputeranno, come già detto, a Londra. Per la Nazionale di basket degli stati Uniti in bacheca ci sono già 13 ori. Tra i Big della NBA non manca nessuno e la scelta è comunque stata estremamente difficile visto l’alto livello di competitività del massimo campionato americano. Sotto la guida di coach Krzyzewski la Nazionale a stelle e strisce ha, fino ad ora, collezionato ben 48 vittorie ed una sola sconfitta.

    Ovvio che saranno proprio loro, i grandi campioni della NBA, ad avere lo status di favoriti ma in un torneo che si disputerà in così poco tempo le insidie non mancheranno e probabilmente la prima squadra antagonista sarà la Spagna di Sergio Scariolo che può vantare atleti di fama internazionale dei quali quasi tutti militano proprio nella Lega americana.

    Questo l’elenco completo dei preconvocati:

    LaMarcus Aldridge (Portland Trail Blazers); Carmelo Anthony (New York Knicks); Chauncey Billups (Los Angeles Clippers); Chris Bosh (Miami Heat); Kobe Bryant (Los Angeles Lakers); Tyson Chandler (New York Knicks); Kevin Durant (Oklahoma City Thunder); Rudy Gay (Memphis Grizzlies); Eric Gordon (New Orleans Hornets); Blake Griffin (Los Angeles Clippers); Dwight Howard (Orlando Magic); Andre Iguodala (Philadelphia 76ers); LeBron James (Miami Heat); Kevin Love(Minnesota Timberwolves); Lamar Odom (Dallas Mavericks); Chris Paul (Los Angeles Clippers); Derrick Rose (Chicago Bulls); Dwyane Wade (Miami Heat);Russell Westbrook (Oklahoma City Thunder); and Deron Williams (New Jersey Nets).

  • NBA, Odom va a Dallas e Bryant si infuria

    NBA, Odom va a Dallas e Bryant si infuria

    La cessione di Lamar Odom ai Dallas Mavericks ha lasciato il segno nello spogliatoio dei Los Angeles Lakers, ancora di più pensando che furono proprio i Mavs di Dirk Nowitzki ad eliminare con un secco 4-0 qualche mese fa i gialloviola nei playoff NBA tappa cruciale per la squadra texana vista la vittoria in Finale contro i Miami Heat.

    Kobe Bryant | © Ronald Martinez/Getty Images

    Kobe Bryant, stella indiscussa della franchigia californiana, è letteralmente furioso per l’ultima operazione di mercato condotta dalla dirigenza losangelina. Il numero 24 non le ha mandate di certo a dire:

    A essere sinceri questa cosa non mi piace, non mi piace per niente. E’ difficile perdere Lamar. Si pensava che dovessimo ritornare competitivi per rifarci della sconfitta con i Mavs nei playoff dell’ultimo campionato, ma così è dura. Non credo proprio che Mark Cuban (proprietario dei Mavericks e primo indiziato a far saltare l’approdo di Paul nella “città degli angeli”) si lamenti di questo affare. Odom ha giocato alla grande nell’ultimo campionato. L’ultima stagione è stata la migliore per lui, non era affatto distratto e ha dato tutto in campo. Conosco Lamar da tanti anni, la sua versatilità e la sua personalità hanno significato tanto per la squadra. La sua presenza è importante nello spogliatoio, anche solo se pensiamo alla chimica. Lui è speciale quando si tratta di fare gruppo

    L’umore è molto basso nello spogliatoio dei Lakers dopo lo stop al trasferimento del playmaker Chris Paul dai New Orleans Hornets imposto dallo stesso commissioner Stern, pare su sollecitazione di alcuni proprietari NBA (il regista ora è vicinissimo ai cugini dei Los Angeles Clippers), a cui ora si aggiunge la grave perdita di Odom (oggi Dallas ha annunciato la firma dell’accordo con l’ala). Il 32enne giocatore, premiato quest’anno come miglior sesto uomo della Lega, la scorsa stagione ha avuto una media di 14,4 punti e 8,7 rimbalzi nelle 82 partite giocate con Los Angeles. Ora l’obiettivo per rinforzare la squadra è un certo Dwight Howard, centro degli Orlando Magic, universalmente riconosciuto come il più forte al momento in NBA. Howard ha anche facilitato il compito al General Manager dei Lakers chiedendo ufficialmente nelle ultime ore la cessione al team della Florida. I gialloviola dovranno cercare in tutti modi di accaparrarsi il giocatore battendo la pericolosa concorrenza di New Jersey Nets e Chicago Bulls (che si sono inseriti prepotentemente nelle ultime ore), anche perchè la perdita di Odom indebolisce sostanzialmente la squadra e non di poco.

    Situazione critica anche per lo spagnolo Pau Gasol, che in questi giorni si è allenato con la squadra ma è di umore nero dato che ha capito che la dirigenza vuole scaricarlo sul mercato per un eventuale affare.

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  • NBA, i Lakers cedono Lamar Odom ai Mavericks

    NBA, i Lakers cedono Lamar Odom ai Mavericks

    Mossa a sorpresa nel mercato NBA dei Los Angeles Lakers che cedono l’ala Lamar Odom ai campioni in carica dei Dallas Mavericks di Dirk Nowitzki. Odom, nei giorni scorsi inserito nella trade con New Orleans Hornets e Houston Rockets per avere Chris Paul, scambio poi saltato per volere del Commissioner David Stern, avrebbe dovuto essere inserito in un nuovo accordo commerciale che i gialloviola stavano instaurando nuovamente con Hornets e Rockets per ottenere le prestazioni sportive di Paul.

    Deve essere però successo qualcosa che ha fatto storcere il naso alla dirigenza californiana che ha così cambiato obiettivo, abbandonando il fortissimo playmaker per buttarsi nella corsa a Dwight Howard, altro giocatore molto ambito sul mercato, che andrebbe a rinforzare notevolmente la squadra losangelina.

    Lamar Odom | © Kevork Djansezian/Getty Images

    Odom quindi è stato ceduto a Dallas ed in cambio ha ottenuto una prima scelta al Draft del 2012 ed in più altre scelte future che saranno importanti nella trattativa con Orlando per ottenere Howard. Pare infatti che in Florida possano finire il centro Andrew Bynum, l’ala grande di nazionalità spagnola Pau Gasol e molte scelte future a favore dei Magic ed in cambio i Lakers avrebbero il via libera per portare in squadra Dwight Howard abbinato al pesante contratto di Hedo Turkoglu di cui il General Manager Otis Smith vuole ormai disfarsi.

    Un cambio di rotta radicale che ha sorpreso un pò tutti anche perchè la ripresa delle trattative tra New Orleans, Houston e gialloviola erano a buon punto per essere concluse. Evidentemente i timori che Stern potesse in qualche modo rifiutare una seconda volta lo scambio erano più che fondati ed hanno portato il team di Mike Brown ed Ettore Messina a cambiare decisamente i propri obiettivi sul mercato.

    Chi potrebbe risultare beffato da questo dietrofront dei californiani sono proprio gli Hornets che a questo punto sicuramente non potranno ricevere una migliore offerta per cedere il loro regista che vedranno andare via a fine campionato gratis essendo Paul un free agent a giugno 2012. Uno schiaffo morale proprio per Stern che vedrà la sua franchigia (visto che New Orleans è di proprietà della NBA) svalutata dagli addìi di David West e Paul e che si ritroverà per l’ennesima volta in fase di ricostruzione e poco appetibile per eventuali nuovi proprietari che volessero acquisire le quote societarie.

    I New Jersey Nets avrebbero invece una concorrente in più (e che avversaria!) nella corsa a Dwight Howard, dato che fino a qualche ora fa erano gli unici pretendenti al giocatore di Orlando. Per quel che riguarda i Magic c’è da registrare la firma di Jason Richardson che resta quindi in Florida con un quadriennale da 25 milioni di dollari.

    Mike Bibby è invece il nuovo playmaker dei New York Knicks: una scelta dettata dalle poche alternative nel ruolo per gli arancioblu. Per la squadra allenata da coach Mike D’Antoni resterà molto probabilmente solo un sogno l’ingaggio di Chris Paul (per lui restano in corsa solo i Los Angeles Clippers).

    Boston rifirma l’ambito Jeff Green, per lui contratto da un anno a 9 milioni di dollari, David West deciderà in giornata se accettare la proposta dei Celtics ma su di lui c’è il pressing degli Indiana Pacers che sono scoperti proprio nel ruolo di ala grande.

    DeAndre Jordan, centro dei Los Angeles Clippers ha ricevuto una ghiotta proposta dai Golden State Warriors: per lui la franchigia di Oakland ha preparato un contratto di 4 stagioni a 10 milioni di dollari l’una. Per i Clippers ora ci saranno 3 giorni di tempo per decidere se pareggiare l’offerta (essendo un free agent con restrizione) e trattenere l’atleta, esploso nell’ultimo torneo dove ha sostituito a centro area il titolare Kaman, oppure lasciarlo approdare ai rivali divisionali.

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  • NBA, salta l’acquisto di Chris Paul per i Lakers

    NBA, salta l’acquisto di Chris Paul per i Lakers

    Era tutto fatto, ma sul più bello David Stern, Commissioner NBA, ha bloccato tutto: Chris Paul sarebbe diventato un giocatore dei Los Angeles Lakers, la trade che doveva portare il fortissimo playmaker in maglia gialloviola prevedeva l’inserimento di un terzo team per far quadrare lo scambio ed i salari dei giocatori. In breve in California sarebbe dovuto approdare proprio Paul, mentre New Orleans come contropartite avrebbe ricevuto Lamar Odom proprio dai Lakers e in più Luis Scola, Kevin Martin e Goran Dragic dagli Houston Rockets che per i 3 giocatori messi sul piatto avrebbero potuto usufruire dei servigi dello spagnolo Pau Gasol.

    Chris Paul, New Orleans Hornets | © Harry How/Getty Images

    Quando tutto sembrava sul punto di essere ufficiale è però intervenuto Stern che con una mossa a sorpresa ha bloccato tutta la trade mantenendo immutato lo scenario. Gli Hornets infatti sono di proprietà della NBA che li ha acquisiti qualche mese fa e Stern ha il potere di opporsi o dichiararsi favorevole alle operazioni di mercato visto che il suo ruolo, oltre a quello di Commissioner della Lega, è anche di fare il Presidente della franchigia della Louisiana. A bloccare tutto, a quanto pare, l’insoddisfazione di Stern sull’equilibrio dello scambio ritenuto iniquo per i “Calabroni” (a nostro parere l’unica squadra che ci avrebbe in qualche modo rimesso sarebbero stati i Rockets che per avere Gasol avrebbero smantellato la squadra dando 3 ottimi giocatori). In realtà a far saltare lo scambio è stato il parere contrario di alcuni proprietari furibondi: diversi “owners” hanno alzato la voce a New York durante il meeting del Board of Governors chiamato a ratificare il nuovo contratto collettivo che dovrebbe garantire maggiore equilibrio nel torneo.

    Addirittura Dan Gilbert, padrone dei Cleveland Cavaliers, propone ora che per gli eventuali scambi o semplici operazioni di mercato di New Orleans ci sia una votazione collegiale da parte dei proprietari delle altre 29 franchigie NBA proprio perchè il team di coach Monty Williams appartiene alla Lega. Per gli Hornets però a bene vedere è una grossa occasione persa dato che a fine anno Paul, che ha già dichiarato di non firmare il rinnovo di contratto, sarà libero di accasarsi altrove praticamente gratis!

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  • NBA: Bynum (Lakers) squalificato per 5 turni per il fallo su Barea [Video]

    NBA: Bynum (Lakers) squalificato per 5 turni per il fallo su Barea [Video]

    Alla NBA non è piaciuto per niente il fallo e l’atteggiamento di Andrew Bynum che in gara 4 contro i Mavericks aveva steso la guardia J.J. Barea con una gomitata che avrebbe potuto provocare parecchi danni fisici al piccolo giocatore di Dallas.

    La squalifica è arrivata puntuale ed è di 5 giornate, la Lega ha inoltre multato di 25.000 dollari il centro dei Lakers perchè rientrando in direzione degli spogliatoi si è tolto la canotta da gioco.

    Come parziale attenuante per il giocatore c’è da dire che sono arrivate subito dopo le scuse pubbliche a Barea per il fallo, definito dal giocatore gialloviola stesso come “terribile ed inaccetabile”. E’ inoltre arrivata la promessa da parte di Bynum che ha affermato che una cosa simile non si verificherà più in futuro e che si ritiene fortunato che il suo gesto non abbia provocato conseguenza peggiori al playmaker dei Mavs.

    Le immagini dell’episodio (che vi proponiamo nel video sottostante) lasciano ben poco da dire: Bynum, al limite della sopportazione per l’umiliante sconfitta sia in partita che nella serie playoff (leggi l’articolo), pianta un gomito tra le costole di Barea che cade rovinosamente a terra. Bynum non è nuovo ad “imprese” del genere dato che a Marzo era stato squalificato per 2 turni per un brutto fallo su Michael Beasley, ala dei Minnesota Timberwolves, in una partita giocata allo Staples Center di Los Angeles.
    Nella serie contro i Lakers, Barea aveva provocato in gara 2 (vinta sempre dai texani sul parquet gialloviola, l’espulsione di Ron Artest (con conseguente squalifica di un turno), reo di aver preso la faccia dell’avversario mentre la guardia dei Mavericks si apprestava a portare palla oltre la propria metà campo. E sempre in gara 4, pochi istanti prima del fallaccio di Bynum, anche Odom era stato costretto a lasciare il parquet per un fallo di reazione su Dirk Nowitzki. Insomma, modo peggiore di chiudere un ciclo non poteva esserci per i Los Angeles Lakers.

    IL VIDEO DEL FALLO DI BYNUM:

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  • NBA: Dallas manda i Lakers fuori dai playoff, è la fine di un’era

    NBA: Dallas manda i Lakers fuori dai playoff, è la fine di un’era

    Clamorosa eliminazione dei campioni NBA in carica dei Los Angeles Lakers ad opera degli strepitosi Dallsa Mavericks del tedesco Dirk Nowitzki: un secco quanto roboante e sorprendente 4-0 nella serie, è la fine di un’era, di un ciclo che ha portato a Los Angeles 2 titoli e 3 finali negli ultimi 3 anni. E il dominio gialloviola nella Lega termina come peggio non poteva, con un -36 dagli avversari che lascia intendere che per quanto riguarda il match c’è poco da commentare. Probabilmente esce di scena anche il coach più vincente della storia del basket americano dato che Phil Jackson ha lasciato intendere di essere prossimo al ritiro, ed uscire in questo modo dal mondo che lo ha reso famoso in tutto il pianeta non gli rende certamente giustizia, per tutto quello che ha fatto in tanti anni di carriera, per tutti i successi conquistati e per tutto quello che la persona, prima che l’allenatore, ha dato al movimento del basket mondiale.
    Vane le parole di Kobe Bryant, leader tecnico e carismatico dei gialloviola, che prima della gara aveva detto di credere alla rimonta per scrivere la storia della NBA (mai nessuna squadra è riuscita a capovolgere uno 0-3 in 4-3 in tutte le 98 occasioni fin qui capitate).

    Come già detto non c’è molto da dire sulla gara, a parte i primi minuti dove Bryant prova a tenere a galla i suoi compagni che già annaspano di fronte alla freschezza atletica ed alla convinzione psicologica degli avversari: il numero 24 segna 13 dei suoi 17 punti finali nel primo quarto, ma ben presto si perde anche lui nella mediocrità generale della sua squadra. Dallas inizia a spingere sull’acceleratore e per Los Angeles è la fine: la circolazione di palla dei Mavericks è sublime, si pesca sempre l’uomo libero che riesce ad infilare sistematicamente il canestro avversario. A beneficiare di questo gioco spumeggiante sono soprattutto Terry e Stojakovic che riscrivono (loro si) i record NBA: Terry a fine partita mette a referto 9 triple con soli 10 tentativi (eguagliato il record playoff di Vince Carter e Ray Allen), il serbo arriva ad un perfetto 6/6, nel primo tempo le 11 bombe dei Mavs rappresentano il record di tiri da 3 segnati in un tempo in una sfida playoff, lo stesso dicasi per il 20/32 finale (altro record riscritto per quanto riguarda i tiri da oltre l’arco) e per finire le 49 triple totali infilate dai Mavs nelle 4 sfide giocate nella serie contro i Lakers segnano un altro record nella storia delle sfide playoff. Tutte queste cifre per far capire il massacro a cui sono andati incontro i californiani, apparsi impotenti e fuori contesto, il massimo è stato riuscire a contenere il margine sotto i 40 punti di scarto, il miglior risultato raggiungibile in questo incontro che sicuramente resterà nella storia della NBA.
    4 giocatori su tutti per Dallas, in primis uno scatenato Terry autore di 32 punti, cecchino infallibile dalla lunga distanza, al pari di Stojakovic, perfetto nelle sue esecuzioni che chiude con 21 punti, strepitoso Barea con 22 punti mentre il vero leader della squadra texana, Nowitzki, si mette al servizio dei compagni, ben più ispirati, ma contribuisce con 17 punti. La panchina dei padroni di casa arriva a segnare la cifra irreale di ben 86 punti (contro i soli 37 degli ospiti). Nei Lakers segnaliamo i 17 punti di Bryant, più per dovere di cronaca che per la prestazione, nessun Laker è degno di nota, a parte Odom ed il solito, sciocco Andrew Bynum, espulsi dagli arbitri visti i colpi proibiti ai danni degli avversari (quello di Bynum su Barea è anche piuttosto violento e censurabile, da squalifica esemplare). Los Angeles viene dominata in ogni aspetto del gioco, dai rimbalzi agli assist passando per la difesa. Ineccepibile la vittoria Mavericks.
    Dallas ora aspetta in finale di Conference la vincente della sfida tra Grizzlies e Thunder (serie sul 2-1 Memphis), per i Lakers parte la rifondazione, ad iniziare dal coach. Voci di corridoio dicono che siano partiti anche i contatti con gli Orlando Magic per avere in cambio Dwight Howard, centro numero 1 della Lega, e con i New Orleans Hornets per Chris Paul, playmaker numero 1 della NBA. Intoccabile sarà il solo Kobe Bryant, tutti gli altri saranno messi sul mercato e si cercherà di ripartire, se possibile e fattibile, dall’asse Paul-Bryant-Howard. Impresa non facile riuscire ad assemblare un trio del genere ma il richiamo della città e la storia della franchigia potrebbero agevolare le trattative. Quel che è certo è che sarà una lunga Estate caldissima a Los Angeles.

    Playoff NBA, 8 maggio 2011

    Dallas Mavericks-Los Angeles Lakers 122-86
    Dal Terry 32, Barea 22, Stojakovic 21
    Lak Bryant 17, Brown 15, Artest 11

    LE SERIE DEI PLAYOFF

    EASTERN CONFERENCE:

    Miami Heat (2)-Boston Celtics (3) serie 2-1 Heat
    Chicago Bulls (1)-Atlanta Hawks (5) serie 2-1 Bulls

    WESTERN CONFERENCE:

    Los Angeles Lakers (2)- Dallas Mavericks (3) serie 0-4 Mavericks (Mavericks qualificati)
    Oklahoma City Thunder (4)-Memphis Grizzlies (8) serie 2-1 Grizzlies

  • NBA: LadyCats (Charlotte Bobcats) migliore dance-team della Lega

    NBA: LadyCats (Charlotte Bobcats) migliore dance-team della Lega

    Dopo aver assegnato i premi più importanti della stagione regolare di basket, la NBA ha reso noto anche il “dance team” migliore tra i 30 delle franchigie che partecipano al campionato.

    Il voto popolare degli appassionati ha eletto le LadyCats, le ballerine dei Charlotte Bobcats, come vincitrici di questa originale e speciale categoria. In finale le LadyCats hanno battuto sonoramente le Kings Dance Team (Sacramento Kings) con il 62% dei voti contro il 38% delle avversarie.

    E’ la seconda affermazione consecutiva per le ballerine dei Bobcats che già si erano imposte lo scorso anno.

    Dopo il premio di M.V.P. assegnato a Derrick Rose dei Chicago Bulls (leggi l’articolo), di miglior allenatore dell’anno assegnato a Tom Thibodeau sempre dei Bulls (leggi l’articolo), di miglior sesto uomo assegnato a Lamar Odom dei Los Angeles Lakers (leggi l’articolo), di giocatore più migliorato nella stagione assegnato a Kevin Love dei Minnesota Timberwolves (leggi l’articolo) e infine di miglior difensore dell’anno assegnato a Dwight Howard degli Orlando Magic (leggi l’articolo), arriva una piccola soddisfazione anche per Charlotte che rispetto allo scorso anno ha perso la qualificazione ai playoff, disputando un’annata piuttosto deludente.

  • NBA: Lamar Odom premiato come miglior sesto uomo dell’anno

    NBA: Lamar Odom premiato come miglior sesto uomo dell’anno

    Lamar Odom, ala dei Los Angeles Lakers, è stato premiato come miglior sesto uomo della stagione NBA 2010/2011.
    Il cestista gialloviola ha preceduto in classifica Jason Terry e Thaddeus Young, totalizzando 513 punti contro i 244 del giocatore di Dallas e i 76 dell’ala dei Sixers.
    E’ il primo giocatore dei Lakers a ricevere il riconoscimento, per lui 47 partite iniziate dalla panchina e 35 invece come starter nel momento in cui non c’era Bynum.
    Come riserva, Odom ha avuto una media di 13 punti e 7.5 rimbalzi in 28.4 minuti di impiego, ha fatto registrare anche 12 doppie-doppie. Complessivamente Odom ha una media di 14.4 punti (con il 53% dal campo) 8.7 rimbalzi e 3.0 assist in 32.2 minuti sul parquet. Ha messo insieme anche 28 doppie-doppie in stagione, ed è riuscito a segnare almeno 10 punti per 63 volte (14 le volte in cui ha segnato 20 o più punti)
    “Lamarvelous” (questo il suo soprannomme) è un giocatore totale e straordinario in grado di giocare in tutti i ruoli (il classico all around player), dal playmaker (nonostante sia alto 206 centimetri) al centro. Il n.7 gialloviola è il primo cambio dei lunghi titolari Andrew Bynum e Pau Gasol, e spesso in campo in questa annata è risultato più decisivo dei suoi 2 compagni di reparto.
    Odom iniziò la sua carriera NBA nel 1999 quando fu scelto al Draft dai Los Angeles Clippers, squadra in cui giocò per 4 anni per poi passare ai Miami Heat. In Florida rimase per una sola stagione poi passò ai Lakers grazie allo scambio che portò a Miami il centro Shaquille O’Neal in cambio proprio di Odom e Caron Butler. Con la squadra di Phil Jackson il giocatore ha vinto finora 2 titoli NBA. Il campione gialloviola in Estate è diventato anche Campione del Mondo vincendo la medaglia d’oro ai mondiali in Turchia battendo in finale proprio i padroni di casa turchi.

  • Mondiali di basket Tuchia 2010: Il trionfo degli Stati Uniti. Le immagini

    Mondiali di basket Tuchia 2010: Il trionfo degli Stati Uniti. Le immagini

    Ecco le immagini della finale del Mondiale di basket di Turchia 2010 disputatasi ad Istanbul tra i padroni di casa turchi e gli Stati Uniti dell’M.V.P. del torneo Kevin Durant.
    La gara è stata vinta dagli americani per 81-64 grazie alla straordinaria prova proprio di Durant che ha chiuso con 28 punti con ben 7 triple, risultando quasi immarcabile.
    Stati Uniti che tornano sul tetto del Mondo 16 anni dopo, ed è il trionfo per un gruppo di ragazzi quasi sconosciuti che sono stati chiamati in nazionale per le defezioni di tutti i “Big” dell’NBA, e che sono riusciti nell’impresa di vincere il torneo, quando invece nel Mondiale precedente i vari ed osannati James, Bryant, Anthony e soci avevano fallito, guardando il trionfo della Spagna.

    Proprio la Spagna ha deluso più di tutte, chiudendo al sesto posto, ed ha pagato molto più del previsto il forfait (annunciato da tempo comunque) della sua stella Pau Gasol.

    Argentina quinta grazie ad un Luis Scola monumentale ed a tratti il vero antagonista di Durant nella corsa al titolo di miglior giocatore della competizione. Scola ha vinto la classifica marcatori con 27 punti abbondanti di media.

    Quarta la sorprendente e giovane Serbia che ha puntato su un nucleo di ragazzini ed è stata ripagata nel migliore dei modi, sfiorando anche l’accesso alla finalissima visto che per 38 minuti ha guidato l’incontro di semifinale contro i padroni di casa turchi, venendo poi sorpassata negli ultimi secondi di gioco. Un futuro luminoso attende questa nazionale.

    Terza classificata l’ancor più sorprendente Lituania, arrivata al Mondiale grazie ad una wild-card che ha permesso a molti di conoscere un gruppo di giovani talenti guidati da un leader che si appresta a tornare in NBA nel migliore dei modi dopo 2 anni passati in Europa tra le fila biancorosse dell’Olympiacos Pireo: stiamo parlando di Linas Kleiza che ha dimostrato di essere uno dei giocatori più completi, un ‘ala dal potenziale molto alto che darà una grossa mano ai Toronto Raptors che lo hanno ricevuto quasi per nulla dai Denver Nuggets (che si staranno mangiando le mani dopo le strepitose prestazioni in questo Mondiale da parte del talento gialoverde).

    Seconda la Turchia, e non si poteva chiedere di più, visto che gli Stati Uniti, grazie al talento di Durant, avevano una marcia in più. Buone notizie dal redivivo Turkoglu che dopo l’ “Annus Horribils” a Toronto, cercherà di rilanciarsi a Phoenix.

    E poi gli U.S.A., di nuovo in vetta al Mondo, grazie ad un fenomeno di 21 anni, ben coadiuvato da gregari eccezionali quali il suo compagno ai Thunder Russell Westbrook, il sempre utile Lamar Odom e l’atletico Andre Iguodala, sacrificatosi in difesa nelle marcature più assurde con ottimi risultati e che ha messo da parte per amore del gruppo il suo talento offensivo. Ed un plauso particolare al coach Mike Krzyzewski che si sta dimostrando un allenatore particolarmente vincente e con le idee ben chiare.

    GUARDA LE IMMAGINI DELLA FINALE

  • Super Durant trascina gli Stati Uniti alla vittoria: è oro mondiale!

    Super Durant trascina gli Stati Uniti alla vittoria: è oro mondiale!

    Una prova monumentale di uno strepitoso ed incontenibile Kevin Durant da 28 punti e 5 rimbalzi trascina gli Stati Uniti alla vittoria sui padroni di casa della Turchia ai Mondiali di basket. Nasce una stella luminosissima in questa sera del 12 settembre 2010, un giocatore che non ha nulla da invidiare a coloro che, stelle ormai riconosciute nel panorama NBA, invece, a questo Mondiale hanno deciso di rinunciare, quasi come se fosse solo un peso: ma non per un ragazzino-prodigio di soli 21 anni che già aveva fatto vedere al Mondo intero cosa è in grado di fare laureandosi come il più giovane marcatore di sempre della storia della NBA nell’ultima stagione disputata. Ora la definitiva consacrazione in questo torneo per un talento puro come pochi altri e che ora andrà posto nell’elite del basket assieme ai più noti colleghi che rispondono al nome di LeBron James, Kobe Bryant e così via. Tecnica, fisico, agilità, velocità, talento, esplosività e tanta etica del lavoro, straordinaria per un ragazzo così giovane che potrebbe perdersi facilmente nei meandri del protagonismo come tanti suoi coetanei. Ma evidentemente preferisce essere ricordato per le sue imprese sportive piuttosto che per qualche bravata tipicamente giovanile. Il futuro, e la prossima decade, saranno sicuramente suoi se il suo talento potrà essere espresso sui parquet più prestigiosi, lontano da infortuni che potrebbero minarne l’efficienza.
    Una partita, quella disputata dagli Stati Uniti, subito nata sotto il segno del giocatore degli Oklahoma City Thunder, e che la Turchia ha cercato di non farsi sfuggire dalle mani come ha potuto, opponendo strenuamente tutte le sue armi, ma il divario è parso veramente incolmabile. Onore comunque ai giocatori turchi che sono arrivati all’appuntamento finale da imbattuti, distrutti in questa finale sia a rimbalzo (42 a 34) che nei tiri da 3 punti (11 a 7 le bombe totali) e la medaglia d’argento vale quasi come una d’oro. La vera medaglia d’oro invece ha stampata la faccia sorridente e ingenua di un ragazzo di 21 anni che ha griffato questo Mondiale con le sue eccezionali giocate.

    Finale 1°-2° posto: U.S.A.-TURCHIA 81-64

    Inizio di partita col turbo per Durant che firma subito 2 triple d’autore e con un’altro canestro da 2 punti mantiene gli Stati uniti in leggero vantaggio sul 14-12. Arriva però l’unico sorpasso turco della gara sul 15-14 ma non c’è da gioire perchè poco dopo, in un contrasto con Billups, Turkoglu si fa male al ginocchio e deve abbandonare momentaneamente il parquet per le necessarie cure mediche.
    Furbescamente gli “States” capiscono che è il momento di assestare un mega parziale agli avversari privi del loro leader. E così avviene, una bomba di Curry riporta in vantaggio gli americani sul 20-17, ed il quarto si chiude sul 22-17 grazie a 2 tiri liberi di Russell Westbrook per il 22-17: Durant ha già la metà dei punti di squadra, ben 11 sui 22 totali e la difesa turca fa fatica a trovare le necessarie contromisure sul talento dei Thunder.
    Il secondo quarto si apre con la grande difesa degli Stati Uniti. In attacco invece, intelligentemente, visto che la Turchia intasa l’area e ostruisce gli spazi sotto il tabellone viene proposto sistematicamente il tiro dalla lunga distanza che sembra funzionare piuttosto bene vista la serata di grazia di Durant: proprio il numero 5 con la quarta tripla firma il primo vantaggio in doppia cifra degli “States” (31-21) a 5 minuti dalla fine del primo tempo. La quinta bomba dà invece il 34-24 ed il fenomeno americano ha già a referto 20 punti!
    Si arriva allo scadere della prima frazione con il punteggio di 42-32 U.S.A.

    Il secondo tempo inizia proprio come era cominciato il primo: altre 2 triple di rara bellezza di Durant (la sesta e la settima) consentono un ulteriore allungo sul 48-32. Ma non finisce qui perchè gli Stati Uniti sfiorano ripetutamente il +20. A questo punto Tanjevic cerca di sistemare le cose, soprattutto in difesa e grazie ad un ritrovato Turkoglu in zona offensiva la Turchia riesce ad arrivare fino al -11 (52-41) a 4 minuti dalla fine del terzo quarto. Rudy Gay ridà fiato e scaccia le paure con un jumper da centro area per il 54-41 e Westbrook mette 3 punti d’oro per il momentaneo +16 a 2 minuti dalla sirena del mini-intervallo. Uno spento Ilyasova cerca di ricucire lo strappo, ma una magia del solito immarcabile Kevin Durant ristabilisce le distanze (59-43). Il terzo quarto va in archivio sul 61-48 Stati Uniti.
    L’ultima frazione di gioco vede un canestro da 3 di Odom che uccide definitivamente la partita (68-50) anche se ancora ci sono 8 minuti da giocare sul cronometro. Odom si scatena e con altri 2 punti dà il massimo vantaggio ai suoi sul +20 con un magistrale contropiede (70-50). Turkoglu prova a suonare la riscossa per i padroni di casa ma la definitiva mazzata alle speranze turche la danno Rose e ancora lo scatenato Odom: Rose si prende canestro e fallo in penetrazione (72-52) e il libero aggiuntivo che esce dal ferro viene corretto dall’ala dei Los Angeles Lakers per il massimo vantaggio di 22 punti (74-52). Tunceri segna una tripla ma oramai mancano poco meno di 5 minuti. Westbrook continua a dare spettacolo e con un tiro da 3 porta il risultato sul 79-59, i turchi rispondono con altri 3 punti ma la gara si trascina, tra l’entusiasmo della panchina americana e dei pochi tifosi sugli spalti gremiti quasi interamente da supporter biancorossi, verso la fine, passando per una girandola di cambi che servono a Durant per prendersi la standing-ovation di tutti i presenti. Finisce 81-64, buone anche le prove di Westbrook (13 punti, 6 rimbalzi e 3 assist) e di Odom (15 punti e 11 rimbalzi) per non parlare dell’ottima difesa di Iguodala, sempre prezioso su qualsivoglia avversario, anche il più alto.
    Per gli U.S.A. e’ il primo titolo iridato in 16 anni. La Turchia esce tra gli applausi dei 15000 del Dome, gli Stati Uniti impazziscono di gioia per un successo meritato e sudato come non mai nel passato.
    Kevin Durant si prende il titolo di miglior giocatore del torneo, a tratti onnipotente e devastante: 7 triple segnate (su 13 tentativi) in una finale Mondiale sono un biglietto da visita che pochi possono presentare. Il titolo degli “States” è praticamente suo!

    U.S.A.: Durant 28, Odom 15, Westbrook 13, Rose 8, Gay 6, Billups 4, Iguodala 4, Curry 3, Gordon 0, Chandler 0, Love 0, Granger 0. All.: Krzyzewski.
    Turchia: Turkoglu 16, Erden 9, Ilyasova 7, Onan 7, Tunceri 7, Arslan 6, Asik 5, Gonlum 4, Savas 3, Guler 0, Ermis 0. All.: Tanjevic.