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  • NBA: Pierce abbatte i 20mila punti e i Bucks, tripla doppia per Bryant

    NBA: Pierce abbatte i 20mila punti e i Bucks, tripla doppia per Bryant

    12 le partite giocate nella notte NBA.
    Atlanta batte Detroit grazie ai 22 punti ed 11 rimbalzi di Josh Smith. Per i Pistons ci sono 22 punti di Ben Gordon che però non bastano ad evitare la quinta sconfitta consecutiva che porta Detroit in fondo alla classifica in tutta la Lega. All’opposto invece gli Hawks infilano la quinta vittoria in fila che li lancia come leader assoluti (al pari dei Lakers).

    Charlotte si prende la prima vittoria stagionale in New Jersey battendo i Nets in volata grazie a 2 tiri liberi del playmaker D.J. Augustin. Per i Cats bene Diaw (24 punti), oltre al solito Wallace (20 punti). Non basta a New Jersey un Harris da 19 punti e 8 assist, oltre ad un Lopez da 17 punti.

    Orlando abbatte il record di franchigia per punti segnati nel primo tempo (ben 78) e vince agevolmente il match sui Minnesota Timberwolves che concludono il loro viaggio in Florida (ieri match a Miami) con 2 sconfitte e ben 74 punti di passivo! Howard dominante in area con 18 punti, 16 rimbalzi e ben 8 stoppate, bene Carter (20 punti) e gli inaspettati Ryan Anderson e Brandon Bass (19 a testa). Per Minnesota niente da dire oltre al solito Love che evita il naufragio personale grazie a 22 punti e 9 rimbalzi.

    Prima vittoria in stagione per Philadelphia che batte Indiana in serata decisamente no (soprattutto Granger con soli 7 punti e 2/14 al tiro). 6 uomini in doppia cifra per i Sixers, guidati da Brand con 25 punti e 12 rimbalzi.

    Paul Pierce diventa il 37esimo giocatore della NBA a superare i 20mila punti in carriera e con 28 punti nel match guida i suoi Celtics nella vittoria sui Milwaukee Bucks arrivata dopo un overtime: Celtics avanti di 3 nel finale (90-87) che perdono palla a 17 secondi dalla fine e vengono puniti dal contropiede di Jennings che porta i Bucks a -1. Fallo su Allen che incredibilmente sbaglia il secondo libero (91-89) e Delfino impatta sul 91 pari. L’ultimo tiro di Rondo è sul ferro. Nei supplementari però Boston mette in chiaro le cose ed arriva, a 13 secondi dalla fine, il punto numero 20mila di Pierce su tiro libero (il 100esimo della partita di Boston). Il +4 firmato da Pierce (che segnerà anche il secondo libero) condanna Milwaukee alla sconfitta. 12 i punti del capitano biancoverde in overtime, Rondo continua nel suo momento d’oro (17 punti, 15 assist, 8 rimbalzi), agli ospiti non basta Bogut da 21 punti e 13 rimbalzi.

    La coppia Chris Paul-Marco Belinelli manda KO gli Houston Rockets: 25 punti per il play, 18 per l’italiano. Rockets ancorati a Martin e Brooks (18 punti a testa), 15 di Yao in soli 21 minuti, peccato non possa stare qualche decina di minuti in più sul parquet, la pericolosità dei Rockets sarebbe notevolmente aumentata.

    Dallas sbanca Denver grazie al canestro da 3 di Caron Butler a 2 minuti dal termine (102-99), poi la schiacciata che riduce il gap, di Carmelo Anthony, a 30 secondi dalla fine, non basta visto che i Nuggets non riusciranno più a segnare. Strepitoso Nowitzki con 35 punti e 12 rimbalzi. Per Denver non bastano i 20 punti e 15 rimbalzi di Anthony.

    Toronto cade a Salt Lake City e non servono i 26 punti e 9 rimbalzi di Andrea Bargnani. I Jazz del trio Jefferson (27 punti), Williams (22 punti, 14 assist e 8 rimbalzi) e Millsap (21) sono troppo forti per la squadra di Triano che colleziona la terza sconfitta a fronte di 1 sola vittoria.

    Importante vittoria degli Spurs sul campo dei Suns: un Richard Jefferson rinato rispetto allo scorso anno mette a segno 28 punti, Duncan piazza una doppia doppia da 25 punti e 17 rimbalzi. A Phoenix non bastabo i 21 di Richardson e i 19 a testa di Nash e Warrick.

    Ancora un super Monta Ellis (in attesa del ritorno di Curry) trascina i Warriors ad un’altra vittoria, questa volta sui Memphis Grizzlies ai quali non bastano i 35 di Rudy Gay, i 23 di Mayo ed i 18 punti e 13 assist di Conley. Ellis mette a referto cifre assurde con 39 punti, 9 rimbalzi, 8 assist e 3 palle rubate. Diventa leader della classifica marcatori con 30 punti per partita.

    Prima vittora per i Los Angeles Clippers che ridicolizzano gli Oklahoma City Thunder. Partita da dimenticare per Kevin Durant autore di 16 punti ma di un incredibile 6/24 al tiro con un inguardabile 0/10 da 3 punti (percentuali mai così base per l’asso dei Thunder). Si salava il solo Green con 19 punti e 9 rimbalzi. A condannare OKC in primis Eric Gordon con 27 punti e poi 2 giocatori un pò particolari: Blake Griffin nativo di Oklahoma City ed Eric Bledsoe che ad Oklahoma avrebbe dovuto giocare quest’anno visto che i Thunder lo avevano scelto con la chiamata numero 18 al Draft. Per l’ala 18 punti e 9 rimbalzi e per il play 17 puntie 8 assist.

    Quintetto tutto in doppia cifra per i Lakers con un Kobe Bryant sugli scudi e i campioni NBA passano a Sacramento: 30 punti per il numero 24, con 10 rimbalzi e 12 assist, seguito dalla doppia doppia di Gasol da 22 punti e 11 rimbalzi, dai 18 punti di Odom, dai 17 di Artest e dagli 11 di Fisher. Per Sacramento Evans da 21 punti non basta per fermare la corsa dei gialloviola che infilano la quinta “W” di fila e continuano a volare sempre più alto

    Risultati NBA del 3 novembre 2011

    Atlanta Hawks-Detroit Pistons 94-85

    • Atl: Smith 22, Horford 18, Johnson 14; Det: Gordon 22, Prince 17, Villanueva 14

    New Jersey Nets-Charlotte Bobcats 83-85

    • N.J.: Harris 19, Lopez 17, Morrow 11, Favors 11; Cha: Diaw 24, Wallace 20, Mohammed 12, Jackson 12

    Orlando Magic-Minnesota Timberwolves 128-86

    • Orl: Carte 20, Anderson 19, Bass 19; Min: Love 22, Brewer 12, Ridnour 9

    Philadelphia 76ers-Indiana Pacers 101-75

    • Phi: Brand 25, 16 Young, 12 Turner; Ind: Collison 11, McRoberts 10, Hibbert 9

    Boston Celtics-Milwaukee Bucks 105-102 (overtime)

    • Bos: Pierce 28, Allen 23, Rondo 17; Mil: Bogut 21, Delfino 15, Ilyasova 15

    Houston Rockets-New Orleans Hornets 99-107

    • Hou: Martin 18, Brooks 18, Yao 15, Budinger 15; N.O.: Paul 25, Belinelli 18, Okafor 15

    Denver Nuggets-Dallas Mavericks 101-102

    • Den: Anthony 20, Afflalo 17, Billups 16, Harrington 16; Dal: Nowitzki 35, Terry 20, Butler 16

    Utah Jazz-Toronto Raptors 125-108

    • Uta: Jefferson 27, Williams 22, Millsap 21; Tor: Bargnani 26, Weems 23, DeRozan 16

    Phoenix Suns-San Antonio Spurs 110-112

    • Pho: Richardson 21,Nash 19, Warrick 19; S.A.: Jefferson 28, Duncan 25, Ginobili 18

    Golden State Warriors-Memphis Grizzlies 115-109

    • G.S.: Ellis 39, Dorell Wright 25, Lee 15; Mem: Gay 35, Mayo 23, Conley 18

    Los Angeles Clippers-Oklahoma City Thunder 107-92

    • Cli: Gordon 27, Griffin 18, Bledsoe 17; Okl: Green 19, Durant 16, Westbrook 16

    Sacramento Kings-Los Angeles Lakers 100-112

    • Sac: Evans 21, Landry 17, Udrih 17, Garcia 17; Lak: Bryant 30, Gasol 22, Odom 18

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  • Lakers, Celtics, Heat, vittorie senza problemi

    Lakers, Celtics, Heat, vittorie senza problemi

    7 le partite in programma nella notte NBA, ma ne sono state disputate 6 visto il rinvio, a data da destinarsi, della sfida tra New York Knicks ed Orlando Magic per motivi di sicurezza all’interno del Madison Square Garden. Secondo quanto riportato da alcuni siti specializzati NBA il problema sarebbe relativo all’amianto. Tutto dovrebbe risolversi entro oggi o al massimo domani, ma se ciò non dovesse accadere i Knicks hanno già contattato i gestori del Prudential Center (che da quest’anno ospita le partite casalinghe dei New Jersey Nets) per poter disputare eventualmente nell’impianto di Newark la partita contro i Washington Wizards di venerdì. Ecco comunque in dettaglio le altre partite giocate:

    Gli Atlanta Hawks si dimostrano ancora una volta una grande squadra con un collettivo fantastico ed espugnano il parquet dei Cavaliers per 100-88. 22 punti per Marvin Williams, 16 per Jamal Crawford ed Horford che aggiunge anche 12 rimbalzi, 15 punti a testa per Johnson e Bibby mentre chi non ha brillato nei punti segnati come Josh Smith (solo 6) ha catturato 11 rimbalzi ed ha messo a referto altre 5 stoppate che sommate alle 13 precedenti continuano a renderlo il migliore in questa specialità in tutta la Lega. Per Cleveland, arrivata al terzo KO di fila, ci sono solo i 31 punti di Hickson (massimo in carriera).

    Nella sfida tra le prime 2 scelte assolute di quest’anno al Draft, John Wall dei Wizards ed Evan Turner dei Sixers, la spunta il playmaker di Washington che infila 29 punti e 13 assist e 9 palle rubate (record di franchigia). Per Turner invece solo 9 punti. Importantissimo Cartier Martin che a 3 secondi dal termine infila la tripla del pareggio a quota 106 lasciando un solo decimo alla sirena finale. In overtime poi arriverà la vittoria per i padroni di casa, la prima in stagione, mentre Phila incassa la quarta sconfitta in 4 incontri.

    Boston sbanca Detroit in scioltezza grazie alla prova dei suoi “Big Four”: top scorer Garnett con 22 punti, segue a ruota Pierce con 21, mentre Allen segna 16 punti. Ancora straordinario in regia Rajon Rondo che oltre ai 9 punti piazza 17 assist mantenendo così la sua media stagionale. Detroit è poca roba, squadra molto probabilmente condannata alle prime posizioni del prossimo Draft.

    Alla vittoria dei Celtics risponde Miami che distrugge letteralmente i malcapitati Minnesota Timberwolves per 129-97. Wade 26 punti, James 20 (e 12 assist), Bosh 13 guidano la franchigia della Florida ad un facile successo. Da segnalare i 17 punti di James Jones, ottimo in questo inizio di regular season con le sue bombe e che anche nella partita contro i Wolves ha collezionato un lusinghiero 5/9. Per Minnesota in evidenza il solo Love con 20 punti. Delude invece l’ex col dente avvelenato Michael Beasley (solo 11 punti per lui).

    Portland passa in Wisconsin sul parquet dei Bucks per 90-76 grazie a 6 uomini in doppia cifra: Matthews 18 è il top scorer, poi 17 Roy, 14 Aldridge, 12 a testa per Miller e Cunningham e 10 per Armon Johnson. Milwaukee paga le pessime percentuali nel tiro da 3 e nel tiro da 2 dovute alla grande difesa dei Blazers.

    Ai Celtics ed agli Heat, sul finire di serata americana rispondono i Lakers che strapazzano i pur sempre insidiosi Memphis Grizzlies. Primo tempo perfetto per gli uomini di coach Phil Jackson che chiudono con un eloquentissimo +27 (73-46) e partita già in ghiacciaia. Nel secondo tempo i Grizzlies provano a dare una scossa all’incontro ma riescono solo a contenere l’ampio distacco chiudendo sul -19 (124-105). Il solito trio Bryant (23 punti), Gasol (21 e 13 rimbalzi) ed Odom (17) guida i gialloviola, per Memphis si salva Gay con 30 punti, mentre non riesce ad incidere il fratello minore di Pau Gasol, Marc che chiude con 11 punti. Grizzlies distrutti da L.A. praticamente in ogni aspetto, percentuale da 2, da 3, rimbalzi, tiri liberi, una vera macchina perfetta. Anche gli Heat sono avvertiti.

    Risultati NBA del 2 novembre 2010

    Cleveland Cavaliers-Atlanta Hawks 88-100

    • Cle: Hickson 31, Mo Williams 12, Parker 10; Atl: Marvin Williams 22, Horford 16, Jamal Crawford 16

    Washington Wizards-Philadelphia 76ers 116-115 (overtime)

    • Was: Wall 29, Blatche 23, Young 20; Phi: Williams 30, Brand 21, Holiday 14

    Detroit Pistons-Boston Celtics 109-86

    • Det: Villanueva 17, Daye 16, Stuckey 15; Bos: Garnett 22, Pierce 21, Allen 16

    Miami Heat-Minnesota Timberwolves 129-97

    • Mia: Wade 26, James 20, Jones 17; Min: Love 20, Telfair 13, Johnson 13

    Milwaukee Bucks-Portland Trail Blazers 76-90

    • Mil: Maggette 16, Delfino 14, Bogut 12; Por: Matthews 18, Roy 17, Aldridge 14

    Los Angeles Lakers-Memphis Grizzlies 124-105

    • Lak: Bryant 23, Pau Gasol 21, Odom 17; Mem: Gay 30, Conley 16, Marc Gasol 11

    New York Knicks-Orlando Magic rinviata a data da destinarsi

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  • Utah sorprende i Thunder, Lakers sul velluto

    Utah sorprende i Thunder, Lakers sul velluto

    Dopo la sfavillante vittoria dei Miami Heat sul campo dei New Jersey Nets nell’anticipo domenicale della NBA (leggi l’articolo), altre 3 gare sono state giocate nella notte.

    Sorprende la vittoria degli Utah Jazz sul campo dei lanciatissimi Oklahoma City Thunder, non tanto per la vittoria in sè quanto per le dimensioni, un +21 (120-99) che dà alla squadra di Salt Lake City la prima vittoria in stagione dopo 2 sconfitte consecutive e lascia in eredità alla truppa di coach Brooks la prima sconfitta stagionale. Decisivo un super parziale alla fine del secondo quarto, quando i Jazz, già avanti di 8, nei 2 minuti finali hanno preso il largo chiudendo con un vantaggio di 16 punti, con i Thunder incapaci di reagire. Da quel momento in poi Utah non si è più guardata indietro riuscendo a portare a casa l’importante vittoria. Trascinatore della serata Paul Millsap con 30 punti e 16 rimbalzi, ed un Deron williams da 16 punti e 15 assist ha letteralmente fatto a fette la difesa di OKC. Finalmente segnali di vita anche dal neo acquisto Al Jefferson che chiude in doppia doppia con 23 punti e 10 rimbalzi, 19 di Kirilenko e 21 del sesto uomo C.J. Miles hanno poi dato il colpo di grazia agli avversari. Proprio la panchina è mancata ai padroni di casa, che oltre allo score dei “Big Three” Durant (28 punti, ma non eccellente come al solito), Westbrook (22 punti) e Green (17) non ha avuto nessun apporto dalle seconde linee. Ma c’è tempo per riprendersi e rimediare, la squadra è giovane e potrà ancora crescere tanto. Intanto i Jazz lanciano un chiaro messaggio nella Western Conference.

    Continuano nella loro marcia perfetta invece i Los Angeles Lakers che grazie ad un primo quarto a dir poco perfetto distruggono i Golden State Warriors seppellendoli sotto 24 punti di scarto (107-83). Pau Gasol (26 punti e 12 rimbalzi), Kobe Bryant (20 punti) e Lamar Odom (16 punti e 14 rimbalzi) sugli scudi, ma tutti i Lakers sembrano girare a meraviglia. Warriors privi di Curry, assenza che ha pesato molto per i gialloblu di Oakland, che hanno avuto in Monta Ellis (20 punti) e Dorell Wright (ancora un’ottima prestazione per l’ex Mami Heat da 18 punti) le uniche note liete.

    Piange invece l’altra squadra di Los Angeles, che inanella un’altra sconfitta, questa volta da parte dei Mavericks di Nowitzki. I Clippers restano in partita soltanto un tempo, per poi soccombere sotto i colpi del tedesco (16 punti e 7 rimbalzi), e sopratutto di Caron Butler, autore di una buona prestazione da 17 punti, e protagonista dell’allungo a inizio ripresa. Blake Griffin con 16 punti e 9 rimbalzi ha cercato di tenere in piedi la baracca, ma i Clippers son durati solo i primi 2 quarti, nei quali dopo aver recuperato 11 punti di svantaggio, si sono trovati davanti prima dell’incredibile tripla di Jason Kidd scaraventata nel canestro rossoblu direttamente dalla sua area(!)allo scadere del primo tempo: Kidd ha anche sfiorato la tripla doppia con 13 punti, 9 rimbalzie 7 assist. Per i “velieri” buona la prestazione di Kaman, ma per il resto pochissimo contributo da Baron Davis e Eric Gordon.

    Risultati NBA del 31 ottobre 2010

    Oklahoma City Thunder-Utah Jazz 99-120

    • Okl: Durant 28, Westbrook 22, Green 17; Uta: Millsap 30, Jefferson 23, Miles 21

    Los Angeles Lakers-Golden State Warriors 107-83

    • Lak: Gasol 26, Bryant 20, Odom 16; G.S.: Ellis 20, D. Wright 18, B. Wright 11

    Los Angeles Clippers-Dallas Mavericks 83-99

    • Cli: Griffin 16, Kaman 13, Jordan 10; Dal: Butler 17, Nowitzki 16, terry 15

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  • NBA: I Lakers di misura su Houston

    NBA: I Lakers di misura su Houston

    Dopo la sorpresa dell’opening night che ha visto i favoriti Miami Heat essere battuti dai Boston Celtics (leggi l’articolo), i Lakers campioni in carica fanno una fatica veramente enorme per sbarazzarsi dei rivali degli Houston Rockets.
    Gara faticosissima e molto più difficile del previsto per i gialloviola che sono usciti vittoriosi solo grazie ad un tiro da 3 di Steve Blake a 18 secondi dalla sirena finale.
    Sull’ultimo tiro, a 2 secondi dalla fine, errore di Brooks che condanna i suoi compagni ad una immeritata sconfitta per quanto visto sul parquet.

    Dopo la consegna degli anelli, per la vittoria del titolo nella passata stagione, ed una piccola cerimonia per celebrare le gesta dei Lakers dello scorso anno, la partita inizia, ma i bicambioni del mondo vengono sorpresi dall’atteggiamento di Houston che nei primi minuti di gioco si porta avanti e riesce anche tutto sommato a stare avanti nel punteggio anche agevolmente.
    Il primo quarto va in archivio sul 33-26, grazie ad una tripla sullo scadere di Aaron Brooks, nel secondo l’intensità sul parquet dei Rockets non accenna a calare e la franchigia texana allunga ulteriormente nel punteggio rifilando altri 4 punti di scarto ai rivali per il 62-51 che chiude i giochi del primo tempo e manda tutti negli spogliatoi per il riposo.

    Al ritorno in campo, i primi punti sono per i texani che si portano sul +65-51 con Yao Ming, di nuovo sui campi NBA dopo un anno e mezzo di inattività per una frattura ad un piede subita proprio allo Staples Center in gara 2 dei playoff del 2009. I Lakers capiscono quindi che se vogliono portare a casa l’incontro devono iniziare a dare il 110% e trascinati dai tiri di Blake e dal solito apporto del duo Gasol-Bryant iniziano a recuperare qualche punto chiudendo il terzo quarto sull’82-77 (tripla proprio di Blake). Californiani che si scatenano nel quarto periodo ed in soli 6 minuti e mezzo mettono su un mega parziale di 22-9 firmato Shannon Brown (11 punti e le triple del +8) mettendo quasi al sicuro il risultato sul 99-91 a 5 minuti e mezzo dal termine.
    Sembra finita ma i Rockets hanno un cuore grandissimo e riescono a portarsi a stretto contatto grazie agli 8 punti di uno Scola scatenato e l’ultimo minuto inizia sul 107-106 Lakers.
    Il botta e risposta tra Miller e Gasol mantiene inalterate le distanze (109-108), ma un canestro in difficilissimo equilibrio del solito Scola porta avanti gli ospiti sul 110-1o9.
    Poi l’incredibile finale già descritto: Blake infallibile dalla lunga distanza a 18 secondi che fa esplodere lo Staples Center, la risposta di Houston con Brooks non va e i Lakers trovano la via di fuga da una probabile sconfitta.

    Mattatori del’incontro sono stati Bryant e Gasol autori rispettivamente di 27 e 29 punti (per lo spagnolo anche 11 rimbalzi), doppia doppia per Odom 14 punti e 10 rimbalzi, mentre decisivi sono risultati Brown e Blake con 16 e 10 punti. In ombra l’ex di giornata, Ron Artest (3/15 dal campo).
    Per Houston fantastica la coppia di guardie Brooks-Martin (50 punti in 2, 26 per l’ex Sacramento Kings, 24 per il piccolo playmaker), Budinger porta 13 punti alla causa, Scola solito leone indomabile con 18 punti e 16 rimbalzi, mentre, nel tempo concordato con lo staff medico (non più di 24 minuti a partita), il cinese Yao Ming mette a segno 9 punti ed 11 rimbalzi.
    I Lakers si sono dimostrati una volta di più la squadra da battere, ma un applauso sincero va fatto ai Rockets che a questi livelli possono stare benissimo nei piani alti della Western Conference.

    Nell’altra partita giocata nella notte NBA i Portland Trail Blazers battono i Phoenix Suns con un grande ultimo periodo. Dopo 3 quarti equilibrati, dove Phoenix ha chiuso anche in vantaggio (81-75), nell’ultimo periodo il 31-11 per i padroni di casa condanna i Suns alla sconfitta.
    Oltre al solito Roy da 24 punti grande impatto per il francesino Nicolas Batum (8/17 dal campo per lui), che nel 18-1 di parziale che ha chiuso i conti negli ultimi 5 minuti ha contribuito con 11 punti con 3 triple a segno, tra cui le ultime due per fissare il punteggio con il +14 finale a 22 secondi dalla sirena. Per Phoenix note liete solo da Nash (26 punti anche se 9 palle perse, ma è normale se ti tolgono il “lungo” di riferimento con cui hai giocato in questi anni) e Richardson con 22, poi il vuoto. La cessione di Stoudemire è gravissima: Blazers devastanti a rimbalzo con un 48-30 (di cui 18 offensivi) che la dice lunga. Turkoglu non pare proprio l’uomo adatto a sostituire l’ex giocatore franchigia ed il peggio per la squadra dell’Arizona potrebbe ancora non essere arrivato.

    Risultati NBA del 26 ottobre 2010

    Phoenix Suns-Portland Trail Blazers 92-106

    • Pho: Nash 26, Richardson 22, Warrick 10; Por: Roy 24, Batum 19, Camby, Matthews 13

    Houston Rockets-Los Angeles Lakers 110-112

    • Hou: Martin 26, Brooks 24, Scola 18; Lak: Gasol 29, Bryant 27, Brown 16
  • NBA: Poche ore al via, cresce l’attesa per Heat e Lakers

    NBA: Poche ore al via, cresce l’attesa per Heat e Lakers

    Mancano poche ore al via della nuova stagione NBA che si aprirà alle ore 19.30 locali (l’1.30 circa in Italia) con l’attesissima sfida tra i nuovissimi e scintillanti Miami Heat del trio delle meraviglie LeBron James-Dwyane Wade-Chris Bosh che faranno visita ai “vecchi Big Three” di Boston ovvero Paul Pierce-Kevin Garnett-Ray Allen (aiutati ormai in pianta stabile dal playmaker Rajon Rondo). Alle ore 10.00 locali (le 4.00 italiane) invece seconda partita che vedrà impegnati i Suns a Portland. Mentre chiusura con il botto poco più tardi, alle 10.30 (le 4.30 in Italia), con l’esordio dei bicampioni dei Los Angeles Lakers, in casa contro i Rockets, dove ci sarà anche la consegna, tramite una piccola cerimonia, degli anelli ai gialloviola per il trionfo dello scorso campionato.

    Tutti gli occhi sono puntati su queste 2 franchigie: degli Heat già abbiamo accennato, l’altra, i Lakers di Kobe Bryant e Phil Jackson, sono probabilmente ancora la squadra da battere anche quest’anno ma potrebbero essere arrivati al “canto del cigno” alla fine di questa stagione vista l’età media non più verdissima. In molti dicono che lasceranno strada proprio agli Heat, che è opinione comune, hanno acquisito tantissimo in termini di talento, forza fisica, tecnica, e chi più ne ha più ne metta. E ciò pare lampante visto che nel basket moderno mai nessuna squadra era riuscita ad ammassare così tanto talento nel giro di poche ore, riuscendo a rifirmare l’uomo franchigia Dwyane Wade (dopo Kobe Bryant la migliore guardia nel panorama NBA) e ad affiancargli in un lasso di tempo ridottissimo Chris Bosh dai Toronto Raptors (forse la migliore ala grande per talento puro nella Lega, peccato che alcune volte la tenuta mentale non sia altrettanto eccellente) e LeBron James dai Cleveland Cavaliers, il più forte giocatore di pallacanestro sulla faccia della Terra secondo il giudizio di moltissimi esperti NBA. Messi assieme questi 3 giocatori e reperiti sul mercato altri onesti comprimari, gli Heat si presentano ai nastri di partenza allo stesso livello dei Lakers (anzi, qualche agenzia di scommessa li dà anche per favoriti) e se non già da quest’anno, saranno la squadra da battere nei prossimi campionati. L’atmosfera sui parquet d’oltreoceano sarà particolarmente “calda” per gli Heat (che tradotto in italiano signica letteralmente “caldo”!): LeBron James infatti in pochi mesi ha visto il suo indice di gradimento pubblico calare più velocemente di quello di Obama e, dopo il fiasco dello show televisivo nel quale ha annunciato la sua “decisione” di andare a Miami, è diventato decisamente impopolare. Gli Heat così dovranno convivere con l’etichetta di squadra antipatica per la maggior parte dei tifosi a stelle e strisce. Nessun problema, sostengono i “Big Three”, le sentenze comunque le darà soltanto il campo da gioco come al solito.

    Poi dopo i 2 “dream team” tutte le altre outsider, in primis gli Orlando Magic del centro più forte della Lega, Dwight Howard, ruolo che più di ogni altro riesce a spostare gli equilibri di una franchigia. Magic molto equilibrati e compatti, che dovranno guardarsi dai soliti Celtics, sempre più vecchietti con l’aggiunta di Shaq O’Neal, ma sempre pericolosi.
    A seguire, tutte le altre squadre con gli Oklahoma City Thunder pronti ad esplodere, dopo l’ultima ottima stagione, sotto la guida del fenomenale Kevin Durant che il mondo intero ha potuto ammirare negli ultimi Mondiali di Turchia a Settembre (premiato come M.V.P. del torneo). E vista l’età di Kobe Bryant (32 anni ma si va per i 33) ecco che il numero 35 nativo di Washington è incredibilmente diventato l’anti-LeBron: il pubblico ed i tifosi americani lo amano immensamente, la faccia da ragazzino (e lo sarebbe anche visti i 22 anni compiuti il 29 settembre), un viso”pulito” e tante buone azioni che la gente non fa fatica a leggere ed interpretare, lo hanno portato incredibilmente alla ribalta ponendolo in contrasto con il “nuovo nemico pubblico James”. Gli applausi per Durant sono arrivati anche la settimana scorsa quando il giocatore, scelto dalla famosissima rivista “Sports Illustrated” come uomo copertina, ha voluto dividere la cover del settimanale con 2 suoi compagni di squadra, l’ex Biella Thabo Sefolosha ed il serbo Nenad Kristic. Questa la dichiarazione del numero 35 Thunder:

    • Mi sembrava giusto, di loro si parla troppo poco e meritano un po’ di pubblicità, i successi della squadra non sono solo merito mio ma soprattutto loro”.

    Kevin Durant può seriamente puntare al premio di M.V.P. stagionale e facendo ciò potrebbe anche trascinare i Thunder dove nessuno osa immaginare: tanto talento abbonda tra le file degli ex Seattle Sonics (ed inoltre sono la squadra più giovane della Lega!) pronti già ora ad essere i vice Lakers ad Ovest, in attesa di prenderne il posto tra un anno ed iniziare a sfidare gli Heat per il predominio nella Lega.

    Tutte le altre squadre sembrano avere un qualcosa in meno rispetto a questi 5 top-team, ma le sorprese in NBA sono sempre dietro l’angolo: d’altra parte basta un’operazione di mercato per proiettare una squadra mediocre tra le possibili contender al titolo (come potrebbe diventarlo New York se riuscisse ad acquisire Carmelo Anthony dai Nuggets).

    Tra i nuovi giocatori che si affacciano al palcoscenico della NBA da tenere d’occhio la prima scelta assoluta del Draft 2010 di Washington, John Wall. E la prima scelta assoluta del Draft 2009 Blake Griffin (L.A. Clippers) che è considerato rookie a tutti gli effetti visto che lo scorso anno poco prima di debuttare in regualr season un brutto infortunio lo ha tolto di mezzo per tutto l’anno. Sono loro 2 a giocarsi il titolo di debuttante dell’anno e succedere così a Tyreke Evans dei Kings, ma attenzione ad un’altro debuttante proprio di Sacramento, DeMarcus Cousins, centro dalle enormi potenzialità, quinta scelta assoluta dei californiani che però in ordine di gradimento dopo una buona preseason ha già scavalcato nelle gerarchie dei critici sia la seconda scelta assoluta Evan Turner, la terza, Derrick Favors e la quarta Wes Johnson.

    Un in bocca al lupo speciale va ai nostri 3 connazionali della NBA: a Marco Belinelli, che nella sua nuova casa di New Orleans dovrà dimostrare di poter restare nella Lega dopo anni in cui non ha mostrato la sua classe (nè ai Warriors, nè ai Raptors); a Danilo Gallinari che spera di poter proseguire la sua avventura ai Knicks e non essere mandato a Denver come contropartita di Melo Anthony; ad Andrea Bargnani, che si è trovato catapultato all’improvviso come uomo franchigia dei Toronto Raptors dopo il tradimento di Chris Bosh e dovrà essere il vero leader ed uomo squadra di un gruppo in ricostruzione.

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  • NBA 10/11: Analisi Pacific Division

    NBA 10/11: Analisi Pacific Division

    La Pacific Division, oltre ad essere la divisione dei campioni NBA dei Los Angeles Lakers (3 finali negli ultimi 3 anni e 2 volte vincitori) è anche quella più scontata (quasi al pari della Atlantic Division degli acerrimi nemici dei Boston Celtics): non solo perchè i Lakers sembrano avere un roster nettamente superiore rispetto alle altre squadre ma anche perchè 3 delle altre 4 franchigie stanno guardando al futuro con moderato ottimismo, mentre Phoenix è destinata progressivamente a scomparire dal giro delle grandi vista l’età media elevata dei suoi giocatori cardine e data la perdita di Stoudemire andato a New York. Delle altre 3 squadre Californiane citate poco prima, quelli messi meglio sembrano i Golden State Warriors dato che hanno un mix di esperienza e gioventù che potrebbe portarli lontano. Soprattutto l’acquisizione di David Lee dai Knicks è stata un’aggiunta clamorosa che se rispetterà le previsioni potrà rendere i Warriors una piccola mina vagante in giro per l’NBA, con discrete possibilità di prendersi l’ultimo posto disponibile ad Ovest per i playoff. Poi ci sono i Clippers che finalmente dopo anni bui possono mettere in mostra un quintetto talentuoso, solido e completo che potrà regalare tante soddisfazioni ai tifosi rossoblu, se non quest’anno, sicuramente la prossima stagione. Il recupero di Blake Griffin, prima scelta assoluta nel Draft 2009 ma fuori tutta la scorsa stagione per un infortunio ad un ginocchio poco prima che iniziasse il campionato, è fondamentale, visto che il talento ex Oklahoma University ha mostrato in preseason di poter meritare un posto tra i grandi giocatori di questo sport. Lo spot di ala grande è suo appannaggio, anche perchè il ragazzo è in grado di assicurare una doppia-doppia in punti e rimbalzi ogni serata, ed i margini di miglioramento sono notevoli.
    Poi ci sono i Kings, che stanno portando avanti un progetto molto interessante. Al rookie of the year dello scorso campionato (Tyreke Evans) è stato aggiunto un centro dal potenziale devastante come DeMarcus Cousins, che in alcuni aspetti ha una somiglianza di gioco, di movimenti e di stazza alla Dwight Howard. La sintonia e la crescita dell’asse Evans-Cousins ci dirà dove potranno arrivare questi Kings, anche se per quest’anno la strada sarà molto dura. Magari il prossimo anno, con l’aggiunta di un’altra scelta medio-alta al Draft i Kings diverranno una squadra da playoff, per ora il peggio sembra alle spalle e il futuro non può che sorridere ad una formazione che merita di stare nei piani alti della Lega.
    Phoenix potrebbe ritrovarsi quindi con un record molto peggiore di quello che ci si aspetterebbe, anche perchè l’indebolimento della squadra è palese. Difficile anche solo descrivere i Suns, che si apprestano a dover ricostruire la squadra dalle fondamenta se non quest’anno (ci riferiamo al Draft 2011) magari la prossima stagione. Le ore, in Arizona, paiono contate e non c’è grande fiducia attorno alla squadra e le brutte prestazioni in preseason (soprattutto tantissimi punti subiti per gli arancioviola) hanno evidenziato i limiti degli uomini di Alvin Gentry, ottimo allenatore ma che sarà trascinato giù dalla mediocrità della squadra in generale. Peccato perchè le qualità per questo coach ci sono tutte, ma se non c’è un progetto tecnico…difficile confermarsi a grandi livelli.
    E in tutto ciò avvantaggiati da questa situazione saranno i Lakers, che si preparano a portare a casa un’altro titolo divisionale e probabilmente un’altra finale NBA prima di abdicare e lasciare spazio alle squadre emergenti. Non c’è molto da dire sui gialloviola, roster completo in tutti i ruoli, abbondanza di talento, specialisti offensivi e difensivi, l’allenatore più vincente della storia della NBA, management di prim’ordine: insomma tutte le qualità per disputare un’altra stagione fenomenale, sperando poi che la natura sia clemente con i vari Bryant, Odom ed Artest e possa regalargli qualche altro anno ad alto livello. Sono loro i veri dominatori del presente (assieme ai Miami Heat), per il futuro ci sarà poi modo di provvedere.

    GOLDEN STATE WARRIORS: Messo da parte coach Don Nelson (che in regular season nell’ultimo campionato aveva strappato il record di vittorie a Lenny Wilkens) si è voltato pagina affidando la panchina a Keith Smart, secondo di Nelson, ma che non riproporrà integralmente le idee dell’ex coach. Il compito sarà quello di portare avanti il lavoro fatto dal suo predecessore e valorizzare maggiormente i giovani. Ci si aspetta molto dal sophomore Stephen Curry, arrivato secondo la scorsa stagione nella corsa al titolo di rookie dell’anno e che ha impressionato molti addetti ai lavori per la consapevolezza nei propri mezzi mostrata da metà stagione in poi. Una crescita costante che se sarà confermata anche nella prossima regular season lo eleveranno come uno dei migliori 5 playmaker della Lega, anche perchè il Mondiale disputato con Team U.S.A. sicuramente gli ha dato esperienza e lasciato in dote qualche piccolo trucco appreso dai suoi compagni più esperti negli allenamenti. Accanto a Curry ci sarà il solito Monta Ellis che darà imprevedibilità alle soluzioni offensive dei Warriors. In ala piccola il titolare dovrebbe essere la sesta scelta assoluta Ekpe Udoh, che attualmente però soffre per alcuni problemi al polso. In attesa di un recupero al 100% si sta sperimentando Brandan Wright nel ruolo, che però è un’ala grande. Ecco che se l’esperimento fallisse potrebbe partire titolare Vladimir Radmanovic. Il ruolo di power forward sarà occupato da David Lee, scambiato con i Knicks per il talentuoso Randolph che nella “Baia” non ha mai avuto fortuna in 2 anni di permanenza, mentre come centro Andris Biedrins è chiamato a tornare ai livelli della stagione 2008-2009 quando si impose all’attenzione della Lega sfoderando doppie doppie in continuazione ed una difesa veramente aggressiva ed impressionante. La coppia Lee-Biedrins è ben assortita e se si amalgamerà bene potrebbe risultare decisiva per le sorti della franchigia gialloblu. Tutto nuovo nella “Baia”, nuovo logo, nuove divise, nuovi colori sociali, nuovo coach e nuovi innesti di spessore (per la panchina anche Dorell Wright e Louis Amundson sembrano ottimi), si spera che possa cambiare anche il corso degli eventi e che i Warriors possano diventare una delle franchigie di riferimento del panorama cestistico americano. Fare bene è l’imperativo primario, magari cercando di non avere più un record perdente. Poi se la fortuna vorrà (e nello sport ce ne vuole tanta oltre alla bravura) Golden State si giocherà l’ultimo posto per i playoff. Ma chiudere un bilancio in positivo sarà già una bella vittoria in attesa di un bellissimo futuro.

    Arrivi: Jeff Adrien (da Leche Rio Breogan), Louis Amundson (da Phoenix), Charlie Bell (da Milwaukee), Rodney Carney (da Phila), Dan Gadzuric (da Milwaukee), David Lee (da New York), Reggie Williams (da Sioux Falls Skyforce), Dorell Wright (da Miami)
    Partenze: Corey Maggette (a Milwaukee), Kelenna Azubuike, Anthony Randolph e Ronny Turiaf (a New York), Anthony Morrow (a New Jersey), C.J. Watson (a Chicago), Raja Bell (a Utah)
    SCELTE AL DRAFT: Ekpe Udoh (pick 6, da Baylor University), Jeff Adrien (undrafted, da Leche Rio Breogan), Jeremy Lin (undrafted, da Harvard University)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Stephen Curry
    SG: Monta Ellis
    SF: Brandan Wright (o Ekpe Udoh)
    PF: David Lee
    C: Andris Biedrins

    ROSTER:

    Guardie: Monta Ellis, Stephen Curry, Charlie Bell, Jermy Linn
    Ali: David Lee, Jeff Adrien, Dorell Wright, Louis Amundson, Rodney Carney, Vladimir Radmanovic, Ekpe Udoh, Reggie Williams, Brandan Wright
    Centri: Andris Biedrins, Dan Gadzuric
    HEAD COACH: Keith Smart

    LOS ANGELES CLIPPERS: I Clippers stanno ammassando talento da 3-4 stagioni: ci sono i margini per migliorare e chiudere l’annata in modo confortante anche se sarà difficile arrivare ad un record vincente. Tuttavia i giovani Clippers hanno l’intelligenza per capire che questa stagione sarà fondamentale per gettare le basi per un futuro che sia, sperano i tifosi rossoblu (da sempre denominati e scherniti come i cugini poveri dei Lakers), così luminoso da riuscire a togliersi qualche bella soddisfazione. I punti fermi del roster sono il playmaker Baron Davis (che quando vuole non ha niente da invidiare ai migliori interpreti del ruolo, come dimostrano gli anni agli Hornets ed ai Warriors), la guardia Eric Gordon (messasi in mostra anche ai recenti Mondiali di Turchia) pericolosissimo tiratore da 3 punti, l’ala grande Blake Griffin, che come già detto ha saltato tutto lo scorso anno (quello da rookie) per problemi al ginocchio ma che pare veramente recuperato su tutta la linea come dimostra la preseason ed il centro Chris Kaman. Proprio Griffin sarà l’ago della bilancia della squadra losangelina, il prossimo uomo franchigia dei Clippers avrà il destino della sua squadra nelle sue mani: più “crescerà” in fretta, più i Clippers avranno speranze di disputare una stagione positiva. La panchina non sembra di primissimo piano ma ci sono tanti giovani e valutarli ora potrebbe essere un errore. Buone potenzialità anche per l’ottava scelta assoluta Al-Farouq Aminu, con doti atletiche fuori dal comune (non solo punti ma anche tanti rimbalzi per l’ex Wake Forest) ma che deve imparare a dare continuità ad un tiro da fuori che al momento latita. Il tutto sotto la guida sapiente di coach Vinny Del Negro che nei 2 anni a Chicago ha mostrato di saper fare il suo mestiere in modo mirabile: sa lavorare con i giovani e non si abbatte se capitano infortuni più o meno gravi. 2 record di perfetta parità, 41-41 nell’anno 2008-2009 ed altrettanto nel 2009-2010, certificano il curriculum di un ottimo allenatore che non aveva una formazione talentuosa ai Bulls ma che nei playoff del 2009 fece sudare i campioni in carica dei Celtics con ben 5 gare (su 7 totali) andate all’overtime per il 4-3 finale dei biancoverdi nella serie.
    Obiettivo costruire qualcosa di importante per il futuro, se poi la squadra riuscirà a cogliere qualche vittoria di prestigio sarà importante per immettere fiducia in un gruppo che proprio in questa stagione dovrà forgiarsi caratterialmente al cospetto di tantissimi top-team.

    Arrivi: Jarron Collins (da Phoenix), Randy Foye (da Washington), Ryan Gomes (da Portland), Brian Cook (da Houston)
    Partenze: Steve Blake (ai Lakers), Drew Gooden (a Milwaukee), Travis Outlaw (a New Jersey), Steve Novak (a Dallas), Bobby Brown (al Prokom), Mardy Collins (a Washington), Brian Skinner (a Milwaukee)
    SCELTE AL DRAFT: Al-Farouq Aminu (pick 8, da Wake Forest University), Marcus Blakely (undrafted, da Vermont University), Eric Bledsoe (pick 18, da Kenutcky University via Oklahoma City), Willie Warren (pick 54, da Oklahoma University)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Baron Davis
    SG: Eric Gordon
    SF: Al-Farouq Aminu
    PF: Blake Griffin
    C: Chris Kaman

    ROSTER:

    Guardie: Eric Bledsoe, Rasual Butler, Baron Davis, Randy Foye, Eric Gordon, Willie Warren
    Ali: Al-Farouq Aminu, Marcus Blakely, Brian Cook, Ryan Gomes, Blake Griffin, Craig Smith
    Centri: Chris Kaman, DeAndre Jordan, Jarron Collins
    HEAD COACH: Vinny Del Negro

    LOS ANGELES LAKERS: Non ci sarebbe quasi niente da dire sui bi-campioni NBA: ottimo roster, ottimo allenatore, carattere e mentalità vincente, conosciamo e sappiamo tutti cosa è in grado di fare questa squadra. In più si sono rinforzati rispetto allo scorso anno, cedendo sul mercato i vari Farmar, Morrison e Powell e acquisendo Blake (in sostituzione di Farmar), Barnes (che prende il posto di Morrison) e Ratliff (che sostituisce Powell). Un bel guadagno in termini di difesa, punti e personalità che invecchia un pò la squadra visto che i primi 3 erano senz’altro più giovani ma regala una formidabile panchina ai gialloviola che ora hanno anche un secondo quintetto molto importante all’interno della Lega. Sulla qualità dei titolari non c’è nessun dubbio: Fisher sarà magari stagionato, ma quando sente aria di playoff (e i Lakers ai playoff ci arrivano sempre!) si trasforma ed inizia a sfornare prestazioni positive e decisive come ormai successo in tutta la sua carriera. Bryant è il solito fenomeno che sta iniziando anche a sapersi gestire per arrivare nel momento clou al top della forma. 5 campionati vinti nella sua carriera lo pongono nell’olimpo del basket, sicuramente è il giocatore che più si avvicina a Michael Jordan, per tipologia di gioco, per mentalità e per vittorie in carriera, una forza della natura che non ha mai avuto cali di rendimento e che ha fatto la fortuna dei Lakers. In queste ultime stagioni che gli restano da disputare cercherà di incrementare la sua bacheca di trofei e se resterà sano non è detto che ci riesca, già a partire da questa stagione. Il ruolo di protagonista non gli dà fastidio, anzi lo carica e lo spinge a superare i suoi limiti, l’NBA si augura di trovare presto un suo degno erede per tenere viva l’attenzione mondiale sul campionato. In ala piccola ci sarà il miglior difensore della Lega, quel Ron Artest che per stazza ed attitudine mentale non ha problemi a marcare chiunque giocatore, dai più alti e grossi fino ad arrivare ai più piccoli ed agili. Inoltre abbina a queste caratteristiche anche una pericolosità offensiva non indifferente, acquisto miratissimo lo scorso anno dagli Houston Rockets, tornerà utilissimo nelle sfide contro gli Heat (forse anche in finale NBA) contro il trio James-Wade-Bosh. In ala grande Pau Gasol assicura il solito alto rendimento,grazie ad i suoi centimetri ed alla sua tecnica sopraffina. Bynum partirà come centro titolare e ad L.A. sperano tutti nella sua esplosione. Sesto uomo sarà Lamar Odom, poche volte questo atleta fenomenale non riesce ad incidere, riuscendo, con il suo ingresso in campo, a svoltare le partite a favore della sua squadra. L’ottimo Mondiale disputato, dove è stato il miglior “gregario” (se così possiamo definirlo) di Kevin Durant, dimostrano che la via del tramonto è ancora lontana. In più, a dar man forte, Blake (al posto di Fisher), Barnes (al posto di Artest) e Ratliff ( al posto di Bynum) sembrano ottime aggiunte (come già segnalato in precedenza). Infatti Barnes, altro difensore eccellente, assieme ad Artest dovrebbe prendere in cura la difesa sugli esterni più pericolosi della squadra avversaria (mossa fatta su misura per affrontare Miami!). La sicurezza Phil Jackson in panchina permette ai Lakers di prendersi il ruolo di favoriti principali al titolo, visto che i fenomeni di Miami non possono contare su un allenatore dal curriculum così ricco e vincente: 13 finali NBA e 11 titoli in totale tra Bulls (6) e Lakers (5). Inoltre da quando allena, Jackson è riuscito a fare sempre il “three-peat”, segno che quest’anno potrebbe chiudere il cerchio con la quarta affermazione della sua carriera.
    Inutile dire che l’obiettivo gialloviola è alzare di nuovo il trofeo, starà agli altri cercare di mettere i bastoni tra le ruote alla compagine californiana.

    Arrivi: Matt Barnes (da Orlando), Steve Blake (dai Clippers), Theo Ratliff (da Charlotte)
    Partenze: Jordan Farmar (a New Jersey), Josh Powell (ad Atlanta), Adam Morrison (a Washington)
    SCELTE AL DRAFT: Devin Ebanks (pick 43, da West Virginia), Derrick Caracter (pick 58, da Texas- El Paso)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Derek Fisher
    SG: Kobe Bryant
    SF: Ron Artest
    PF: Pau Gasol
    C: Andrew Bynum

    ROSTER:

    Guardie: Derek Fisher, Kobe Bryant, Shannon Brown, Steve Blake, Sasha Vujacic
    Ali: Ron Artest, Pau Gasol, Lamar Odom, Matt Barnes, Derrick Caracter, Devin Ebanks, Luke Walton
    Centri: Andrew Bynum, Theo Ratliff
    Head Coach: Phil Jackson

    PHOENIX SUNS: Ormai a Phoenix si aspetta l’Estate 2011 (al massimo del 2012). Quello sarà il momento della ricostruzione: le finali di Conference dello scorso Maggio potevano essere un punto di partenza per un futuro molto promettente ed invece sono state il capolinea definitivo di una squadra che ha operato malissimo sul mercato nella off-season. Stoudemire lasciato andare via per non ricevere nulla in cambio (si poteva benissimo chiedere a New York una trade con David Lee, finito poi ai Warriors) sostituito da Hakim Warrick, e non ce ne voglia il buon Hakim, ma non sembra proprio la stessa cosa. Se poi si manda Barbosa (sempre utilissimo) a Toronto in cambio di un giocatore come Turkoglu che ha continui problemi fisici ed è caduto in una spirale di involuzione senza fine, allora qualcosa non quadra davvero nel piano dirigenziale dei Suns. L’intramontabile Steve Nash e il sempreverde Grant Hill dovranno mandare avanti la baracca che sembra stia lì lì per crollare al minimo soffio di vento. Il gigante d’area Robin Lopez (fratello del più famoso Brook dei Nets) è l’unico lungo di nome nel roster, lasciando molto probabilmente un buco difficilmente colmabile. Come dimostrano i tantissimo punti subiti (ed il record pessimo) nelle partite di preseason. Il lavoro di Alvin Gentry sarà duro e faticoso, se non addirittura impossibile. E dispiace veramente per questo coach che lo scorso anno con le sue idee era riuscito a portare i suoi giocatori (a sorpresa) nella finale di Western Conference contro i Lakers futuri campioni. Si spera ora sulla crescita di alcuni giovani, per poi ricostruire usando la consolidata linea verde ed il Draft. Alcuni giocatori assicurano un buono standard di rendimento come Nash e Hill (ma occhio all’età dei 2), Lopez finora ha mostrato buone cose, Frye potrebbe essere la soluzione ideale in ala grande, Richardson assicura tanti punti ma zero difesa. Dudley coprirà le lacune difensive trai piccoli, si spera nel ritorno di Turkoglu a grandi livelli per avere una stagione almeno non perdente. Il ritorno di Childress dall’Europa sembra un palliativo per i tifosi in agonia per le sorti della loro squadra. Si prospettano però anni bui al sole dell’Arizona. E per questo i playoff appaiono come un miraggio nel deserto.

    Arrivi: Josh Childress (da Atlanta, via Olympiacos), Hakim Warrick (da Chicago), Hedo Turkoglu (da Toronto), Matt Janning (da Northeastern University), Garret Siler (da Shangai Sharks), Gani Lawal (da Georgia Tech)
    Partenze: Amar’è Stoudemire (a New York), Leandro Barbosa (a Toronto), Dwayne Jones (free agent), Taylor Griffin (a Liege), Dwayne Collins (a Varese), Louis Amundson (a Golden State), Jarron Collins (ai Clippers)
    SCELTE AL DRAFT: Gani Lawal (pick 46, da Georgia Tech), Dwayne Collins (pick 60, da Miami University), Matt Janning (undrafted, da Northeastern University), Garret Siler (undrafted, da Shangai Sharks)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Steve Nash
    SG: Jason Richardson
    SF: Hedo Turkoglu
    PF: Channing Frye
    C: Robin Lopez

    ROSTER:

    Guardie: Steve Nash, Jason Richardson, Goran Dragic, Matt Janning,
    Ali: Josh Childress, Hedo Turkoglu, Jared Dudley, Channing Frye, Earl Clark, Grant Hill, Gani Lawal, Hakim Warrick
    Centri: Robin Lopez, Garret Siler
    Head Coach: Alvin Gentry

    SACRAMENTO KINGS: Primi segnali di luce dopo anni di buio. Finalmente si inizia ad essere ottimisti nella capitale dello Stato della California. Il progetto sta prendendo il volo e nonostante i Kings negli ultimi anni non abbiano avuto scelte tra le top 3 al Draft, hanno preso dei talenti che nessuno si aspettava: vedere in primis Tyreke Evans, nominato lo scorso campionato rookie dell’anno. Proprio da Evans si riparte per costruire qualcosa d’importante, e la prima mossa è stata quella di affiancargli un centro vero. Il candidato selezionato è stato DeMarcus Cousins, da Kentucky University, che ha ampi margini di miglioramento ma possiede già da ora tutte le capacità per non sfigurare partendo titolare. Molti specialisti vedono tante similitudini con Dwight Howard, sia nel fisico che nei movimenti (ma a differenza di Howard, Cousins possiede un tocco di palla molto più tecnico) ed i tifosi Kings sperano che il paragone non sia campato in area visto che Howard ora è il miglior centro in NBA, e sperano che il loro nuovo beniamino ne possa ripercorrere i passi. Se Cousins, probabile partente nel quintetto di partenza, avrà problemi di falli, dalla panchina ci sono Dalembert, arrivato dai Sixers, ed il rookie Whiteside per dare man forte. 2 giocatori che offensivamente non hanno molto da dire ma che in difesa sono 2 veri mastini al centro dell’area. Udrih sarà il play della squadra, mentre Thompson si prenderà lo spot di power forward per formare con Cousins una delle coppie potenzialmente più forti dell’intera Lega. In ala piccola sarà ballottaggio a 3 con Casspi, Greene ed il neo arrivato Antoine Wright a giocarsi il posto (ma il favorito per via dei margini di miglioramento sembra l’israeliano Casspi). Nota dolente la panchina (solo l’ottimo Carl Landry è di livello principale), che condannerà i Kings ancora ad un anno di transizione (ma con un miglioramento sensibile del record dello scorso anno) per poi riuscire a completare l’organico nella prossima off-season e nel Draft 2011. Sperando che i progressi della squadra possano portare in breve tempo ai vertici della Lega come ai tempi di Divac, Webber, Jason Williams (e poi Mike Bibby), Doug Christie e Peja Stojakovic che sotto la guida di coach Adelman a cavallo tra fine anni 90 ed inizio del 2000 fecero sognare i tifosi neroviola.

    Arrivi: Samuel Dalembert (da Philadelphia), Darnell Jackson (da Milwaukee), Antoine Wright (da Toronto), , Luther Head (da Indiana), “Pooh” Jeter (da Hapoel Gerusalemme)
    Partenze: Andres Nocioni e Spencer Hawes (a Philadelphia), Jon Brockman (a Milwaukee)
    SCELTE AL DRAFT: DeMarcus Cousins (pick 5, da Kentucky University), Hassan Whiteside (pick 33, da Marshall University)
    PROBABILE QUINTETTO BASE:
    PG: Beno Udrih
    SG: Tyreke Evans
    SF: Omri Casspi
    PF: Jason Thompson
    C: DeMarcus Cousins

    ROSTER:

    Guardie: Tyreke Evans, Beno Udrih, Luther Head, Eugene “Pooh” Jeter,
    Ali: Antoine Wright, Jason Thompson, Carl Landry, Darnell Jackson, Donte Greene, Francisco Garcia, Omri Casspi
    Centri: DeMarcus Cousins, Samuel Dalembert, Hassan Whiteside
    Head Coach: Paul Westphal

    ANALISI NORTHWEST DIVISION
    ANALISI SOUTHWEST DIVISION
    ANALISI CENTRAL DIVISION
    ANALISI SOUTHEAST DIVISION
    ANALISI ATLANTIC DIVISION

  • NBA, preseason: Miami perde contro gli Hawks, Belinelli delude contro i Thunder

    NBA, preseason: Miami perde contro gli Hawks, Belinelli delude contro i Thunder

    I nuovi Miami Heat di LeBron James cadono nuovamente, questa volta contro gli Atlanta Hawks, ed ora il record in preseason è addirittura perdente: 3 vittorie e 4 sconfitte. Non bastano i 38 punti di LeBron per portare a casa il successo, Atlanta mette 5 uomini in doppia cifra (Mike Bibby con 13 punti, Al Horford che ne ha aggiunti altri 12 con Josh Smith e Crawford a quota 11, oltre allo spettacolare Joe Johnson da 27) a cui va aggiunto un ottimo Marvin Williams (finalmente decisivo) con la bomba ad un minuto dalla fine (93-88 Hawks) per 9 punti totali ed 11 rimbalzi. Miami paga ancora l’indisponibilità di Wade, ma se il limite di una formazione costruita per vincere è solo un’assenza (per quanto importante) c’è da iniziare a preoccuparsi.

    Dopo la straordinaria prestazione di solo 24 ore fa, Marco Belinelli incappa in una serata pessima: contro gli Oklahoma City Thunder solo 2 punti in 20 minuti per l’italiano che segna un brutto 0/5 dal campo (i 2 punti solo in lunetta) con 3 palle perse. Ottima invece la prova degli avversari a tratti devastanti, con un gioco spumeggiante che ha fatto valere la superiorità tecnica ed atletica della squadra di Kevin Durant (19 punti, 5 rimbalzi ed anche 8 assist per lui), ben aiutato dai soliti Westbrook (crescita spaventosa di partita in partita per il play, alla fine 17 punti) e Green (14 punti). Da segnalare i 13 punti di Cook, il tiratore da 3 punti che per quasi 2 anni non sono riusciti a trovare ad OKC e che ora fornisce di un’arma in più la franchigia neonata dell’Oklahoma, ed il rientro in campo dopo l’operazione al dito di Krstic che ha dato solidità in difesa e a rimbalzo. Thunder che si candidano ad essere la possibile outsider per il titolo se la continua crescita dei giovani della squadra procederà secondo i tempi previsti, senza intoppi.

    Nelle altre partite della notte 26 punti di Sessions guidano i Cavaliers alla vittoria su Milwaukee, gli Spurs si impongono nel derby con i Rockets, Brandon Roy (23 punti) guida i Blazers al successo sui Nuggets (inutili i 21 di Anthony), mentre i campioni dei Lakers demoliscono i Warriors con un sonoro 120-99 (23 punti per Gasol, Bryant tenuto a riposo).

    Risultati preseason NBA 21 ottobre 2010

    New Orleans Hornets-Oklahoma City Thunder 86-101

    • (N.O.: West 24, Belinelli 2; Okl: Durant 19)

    Golden State Wariors- Los Angeles Lakers 99-120

    • (G.S.: Curry 19; Lak: Gasol 23)

    Miami Heat-Atlanta Hawks 89-98

    • (Mia: James 38; Atl: Johnson 27)

    Milwaukee Bucks-Cleveland Cavaliers 77-83

    • (Mil: Douglas-Roberts 16; Cle: Sessions 26)

    Denver Nuggets-Portland Trail Blazers 83-90

    • (Den: Anthony 21; Por: Roy 23)

    Houston Rockets-San Antonio Spurs 103-111

    • (Hou: Martin 21; S.A.: Blair 17)
  • Super Durant trascina gli Stati Uniti alla vittoria: è oro mondiale!

    Super Durant trascina gli Stati Uniti alla vittoria: è oro mondiale!

    Una prova monumentale di uno strepitoso ed incontenibile Kevin Durant da 28 punti e 5 rimbalzi trascina gli Stati Uniti alla vittoria sui padroni di casa della Turchia ai Mondiali di basket. Nasce una stella luminosissima in questa sera del 12 settembre 2010, un giocatore che non ha nulla da invidiare a coloro che, stelle ormai riconosciute nel panorama NBA, invece, a questo Mondiale hanno deciso di rinunciare, quasi come se fosse solo un peso: ma non per un ragazzino-prodigio di soli 21 anni che già aveva fatto vedere al Mondo intero cosa è in grado di fare laureandosi come il più giovane marcatore di sempre della storia della NBA nell’ultima stagione disputata. Ora la definitiva consacrazione in questo torneo per un talento puro come pochi altri e che ora andrà posto nell’elite del basket assieme ai più noti colleghi che rispondono al nome di LeBron James, Kobe Bryant e così via. Tecnica, fisico, agilità, velocità, talento, esplosività e tanta etica del lavoro, straordinaria per un ragazzo così giovane che potrebbe perdersi facilmente nei meandri del protagonismo come tanti suoi coetanei. Ma evidentemente preferisce essere ricordato per le sue imprese sportive piuttosto che per qualche bravata tipicamente giovanile. Il futuro, e la prossima decade, saranno sicuramente suoi se il suo talento potrà essere espresso sui parquet più prestigiosi, lontano da infortuni che potrebbero minarne l’efficienza.
    Una partita, quella disputata dagli Stati Uniti, subito nata sotto il segno del giocatore degli Oklahoma City Thunder, e che la Turchia ha cercato di non farsi sfuggire dalle mani come ha potuto, opponendo strenuamente tutte le sue armi, ma il divario è parso veramente incolmabile. Onore comunque ai giocatori turchi che sono arrivati all’appuntamento finale da imbattuti, distrutti in questa finale sia a rimbalzo (42 a 34) che nei tiri da 3 punti (11 a 7 le bombe totali) e la medaglia d’argento vale quasi come una d’oro. La vera medaglia d’oro invece ha stampata la faccia sorridente e ingenua di un ragazzo di 21 anni che ha griffato questo Mondiale con le sue eccezionali giocate.

    Finale 1°-2° posto: U.S.A.-TURCHIA 81-64

    Inizio di partita col turbo per Durant che firma subito 2 triple d’autore e con un’altro canestro da 2 punti mantiene gli Stati uniti in leggero vantaggio sul 14-12. Arriva però l’unico sorpasso turco della gara sul 15-14 ma non c’è da gioire perchè poco dopo, in un contrasto con Billups, Turkoglu si fa male al ginocchio e deve abbandonare momentaneamente il parquet per le necessarie cure mediche.
    Furbescamente gli “States” capiscono che è il momento di assestare un mega parziale agli avversari privi del loro leader. E così avviene, una bomba di Curry riporta in vantaggio gli americani sul 20-17, ed il quarto si chiude sul 22-17 grazie a 2 tiri liberi di Russell Westbrook per il 22-17: Durant ha già la metà dei punti di squadra, ben 11 sui 22 totali e la difesa turca fa fatica a trovare le necessarie contromisure sul talento dei Thunder.
    Il secondo quarto si apre con la grande difesa degli Stati Uniti. In attacco invece, intelligentemente, visto che la Turchia intasa l’area e ostruisce gli spazi sotto il tabellone viene proposto sistematicamente il tiro dalla lunga distanza che sembra funzionare piuttosto bene vista la serata di grazia di Durant: proprio il numero 5 con la quarta tripla firma il primo vantaggio in doppia cifra degli “States” (31-21) a 5 minuti dalla fine del primo tempo. La quinta bomba dà invece il 34-24 ed il fenomeno americano ha già a referto 20 punti!
    Si arriva allo scadere della prima frazione con il punteggio di 42-32 U.S.A.

    Il secondo tempo inizia proprio come era cominciato il primo: altre 2 triple di rara bellezza di Durant (la sesta e la settima) consentono un ulteriore allungo sul 48-32. Ma non finisce qui perchè gli Stati Uniti sfiorano ripetutamente il +20. A questo punto Tanjevic cerca di sistemare le cose, soprattutto in difesa e grazie ad un ritrovato Turkoglu in zona offensiva la Turchia riesce ad arrivare fino al -11 (52-41) a 4 minuti dalla fine del terzo quarto. Rudy Gay ridà fiato e scaccia le paure con un jumper da centro area per il 54-41 e Westbrook mette 3 punti d’oro per il momentaneo +16 a 2 minuti dalla sirena del mini-intervallo. Uno spento Ilyasova cerca di ricucire lo strappo, ma una magia del solito immarcabile Kevin Durant ristabilisce le distanze (59-43). Il terzo quarto va in archivio sul 61-48 Stati Uniti.
    L’ultima frazione di gioco vede un canestro da 3 di Odom che uccide definitivamente la partita (68-50) anche se ancora ci sono 8 minuti da giocare sul cronometro. Odom si scatena e con altri 2 punti dà il massimo vantaggio ai suoi sul +20 con un magistrale contropiede (70-50). Turkoglu prova a suonare la riscossa per i padroni di casa ma la definitiva mazzata alle speranze turche la danno Rose e ancora lo scatenato Odom: Rose si prende canestro e fallo in penetrazione (72-52) e il libero aggiuntivo che esce dal ferro viene corretto dall’ala dei Los Angeles Lakers per il massimo vantaggio di 22 punti (74-52). Tunceri segna una tripla ma oramai mancano poco meno di 5 minuti. Westbrook continua a dare spettacolo e con un tiro da 3 porta il risultato sul 79-59, i turchi rispondono con altri 3 punti ma la gara si trascina, tra l’entusiasmo della panchina americana e dei pochi tifosi sugli spalti gremiti quasi interamente da supporter biancorossi, verso la fine, passando per una girandola di cambi che servono a Durant per prendersi la standing-ovation di tutti i presenti. Finisce 81-64, buone anche le prove di Westbrook (13 punti, 6 rimbalzi e 3 assist) e di Odom (15 punti e 11 rimbalzi) per non parlare dell’ottima difesa di Iguodala, sempre prezioso su qualsivoglia avversario, anche il più alto.
    Per gli U.S.A. e’ il primo titolo iridato in 16 anni. La Turchia esce tra gli applausi dei 15000 del Dome, gli Stati Uniti impazziscono di gioia per un successo meritato e sudato come non mai nel passato.
    Kevin Durant si prende il titolo di miglior giocatore del torneo, a tratti onnipotente e devastante: 7 triple segnate (su 13 tentativi) in una finale Mondiale sono un biglietto da visita che pochi possono presentare. Il titolo degli “States” è praticamente suo!

    U.S.A.: Durant 28, Odom 15, Westbrook 13, Rose 8, Gay 6, Billups 4, Iguodala 4, Curry 3, Gordon 0, Chandler 0, Love 0, Granger 0. All.: Krzyzewski.
    Turchia: Turkoglu 16, Erden 9, Ilyasova 7, Onan 7, Tunceri 7, Arslan 6, Asik 5, Gonlum 4, Savas 3, Guler 0, Ermis 0. All.: Tanjevic.

  • NBA: Ancora scintille Lakers-Celtics!

    NBA: Ancora scintille Lakers-Celtics!

    Dopo 2 mesi e mezzo di calma ecco che tornano puntuali le scintille tra los Angeles Lakers e Boston Celtics: la rivalità più calda della NBA si arricchisce di un nuovo e scoppiettante capitolo, ovvero la “querelle” a distanza tra Doc Rivers, coach di Boston, e Ron Artest, esplosiva, quanto un pò fuori dalle righe, ala piccola dei Lakers.

    La prima stoccata è di Rivers che in una intervista al “Boston Globe” di qualche giorno fa ha ricordato quanto abbia pesato l’assenza del centro Perkins nella decisiva gara 7 ( persa in modo rocambolesco dai Celtics) dopo che in gara 6 il centro biancoverde si era rotto i legamenti del ginocchio destro (tornerà sui parquet a febbraio):

    • Con i Lakers dobbiamo congratularci perché hanno vinto. Ma ancora non hanno battuto il nostro quintetto titolare. Il nostro quintetto contro il quintetto dei Lakers ha un anello. Dite loro di non dimenticarlo mai. Torneremo più forti che mai e “Perk” sarà in campo l’anno prossimo se ci sarà una gara-7″.

    L’affondo di coach Rivers non è piaciuto per nulla a Ron Artest, che dalla sua pagina su Twitter ha risposto senza mandarle a dire al tecnico dei Celtics:

    • Boston ha perso dai Lakers perché Kendrick Perkins si è infortunato? Che dire allora del 2008 quando Bynum era infortunato, o di quest’anno quando era ancora infortunato? E che dire di Kobe che ha giocato con un dito rotto? O della difesa di Ron Artest, che secondo lo staff di Boston era troppo lento? Doc cerca sempre un milione di scuse. E poi i Lakers con Bynum sano nei playoff non hanno mai perso. Vedremo se la mia difesa sarà meno efficace quest’anno. Ma davvero Doc pensa che Boston batterà Miami a Est?”.

    Insomma il clima in vista della nuova stagione si sta già surriscaldando ( o si è già surriscaldato abbastanza?) tanto che un neo giocatore di Boston non ha voluto essere da meno ed è andato giù ancora più pesante. Stiamo parlando di Shaquille O’Neal che è tornato a colpire il suo bersaglio (e nemico) preferito, ovvero Kobe Bryant. Ecco le sue parole:

    • Se mi scoccia il fatto che lui abbia vinto 5 anelli? Per nulla. Mi infiamma il fatto che Bill Russell ne abbia 11, o Kareem Abdul-Jabbar ne abbia 6. Non competo con gente che non gioca nella mia posizione. Mi scoccerebbe di più se fosse Tim Duncan ad averne 5. Non sono preoccupato di un tizio che ne ha 5 perché io l’ho aiutato a vincerne tre!”.

    Shaq fa riferimento ovviamente ai 3 titoli con i gialloviola tra il 2000 e il 2002, in cui comunque era proprio lui e non Bryant la super-stella della squadra, quando era il centro più dominante in NBA. Il 30 gennaio 2011, giorno della prima sfida stagionale tra Lakers e Celtics (la seconda sarà il 10 febbraio a Boston), è già segnato in rosso sul calendario, con buona pace di Miami e dei suoi 3 re, che per ora devono accontentarsi delle “seconde pagine” dei giornali.

  • Mondiali di basket Turchia 2010: L’analisi delle squadre

    Mondiali di basket Turchia 2010: L’analisi delle squadre

    Oggi inizia in Turchia la 16esima edizione dei Campionati Mondiali di basket.

    Ai nastri di partenza si presenteranno 24 nazionali che, chi più, chi meno, hanno tutte l’ambizione di issarsi sul tetto del Mondo e dimostrare di essere la squadra più forte.

    Ecco l’analisi dei 24 team partecipanti a questa edizione:

    Gruppo A (Kayseri)

    ANGOLA: Uno degli stati guida del movimento africano della pallacanestro, ma ancora troppo poco livello di talento in squadra per sperare di passare il primo turno. Neanche la loro fisicità potrà fare miracoli.

    ARGENTINA: I sudamericani dovrebbero giocarsi con la Serbia il primato nel girone A; la squadra è molto solida ed esperta, forte dei 3 giocatori NBA nel roster: con Carlos Delfino (reduce da una stagione quasi perfetta nel suo ruolo a Milwaukee) Scola degli Houston Rockets e Oberto, con la regia di Prigioni e l’apporto di Kammerichs si potrebbe pure puntare al podio, ma sarà dura senza l’apporto del leader e anima della squadra Manu Ginobili e senza l’eclettico Andres Nocioni fuori in extremis per un infortunio alla caviglia.

    AUSTRALIA: I canguri crescono edizione dopo edizione e anche questa volta avranno voglia di fare un passo in avanti; le stelle saranno David Andersen che gioca nei Toronto raptors e Patrick Mills dei Portland Trail Blazers, ma dietro di loro il movimento cresce: ci sono infatti ben 8 giocatori “europei” più 2 NCAA che comunque non sono stati convocati (uno dalle chiare origine italiane, Dallavedova, classe 1990, che gioca a St.Mary’s), e potrebbero garantire quantomeno il passaggio del turno.

    GERMANIA: Non ci sarà Dirk Nowitzki stella dei Dallas Mavericks e nemmeno il naturalizzato Kaman, e così la Germania dovrà affidarsi per il passaggio del primo turno all’americano Greene e ad una serie di giocatori normali dalla buona esperienza europea, difficile sperare in qualcosa di più; tutto da vedere il giovane Elias Harris, classe 1989, che gioca a Gonzaga in NCAA. Sotto canestro possibile rivelazione il neo draftato dai Thunder (ma lasciato ancora un anno in Europa), il centro Tibor Pleiss, anche lui classe 1989. Passaggio del turno assicurato ma poi la corsa si fermerà presto

    GIORDANIA: Guidata dal coach portoghese Mario Palma, esperto di manifestazioni internazionali, la Giordania dovrebbe lottare con Angola per evitare l’ultimo posto nel girone. Squadra povera senza speranze per il prosieguo del torneo.

    SERBIA: Come al solito sarà una squadra giovane e piena di talento quella serba! Difficile capire dove potranno arrivare i ragazzi di coach Ivkovic, se sapranno evitare i black out che troppo spesso li bloccano nelle partite importanti. Se li eviteranno il podio potrebbe non essere una chimera; dopo la rissa dell’amichevole con la Grecia staranno fermi per 3 turni Nenad Krstic, centro degli Oklahoma City Thunder, e per 2 Milos Teodosic, guardia dell’Olympiakos, 2 delle stelle della formazione serba, ma Perovic e soci non dovrebbero soffrire troppo nel girone. I 2 squalificati quindi avranno tempo per mettersi in luce nelle sfide ad eliminazione diretta.

    Possibile classifica alla fine del girone: 1 ARG, 2 SER, 3 GER, 4 AUS, 5 ANG, 6 GIO

    Gruppo B (Istanbul)

    BRASILE: L’eterno coach argentino Ruben Magnano, oro con l’albiceleste alle olimpiadi 2004 contro l’Italia, guiderà un Brasile dall’età media elevata e dalla buona esperienza internazionale. Certamente questo è il gruppo di USA, Croazia e Slovenia quindi bisognerà fare sul serio fin dall’inizio, ma le prime 2 partite contro Iran e Tunisia dovrebbero dare fiducia ai verdeoro che potranno contare su 3 star NBA, Barbosa, Varejao (con ottima esperienza tra i professionisti americani), e Splitter (neoaquisto degli Spurs ma con grandi trascorsi europei a Vitoria), oltre che sui veterani Giovannoni, Alex Garcia, Huertas e Machado; Pesa l’assenza del centro Hilario Nenè, per guai al ginocchio, ma anche senza il pivot dei Denver Nuggets il passaggio del turno dovrebbe essere assicurato, e battendo una tra Slovenia e Croazia si potrebbe sognare qualcosa in più del probabile quarto posto nel girone B.

    CROAZIA: Tipica squadra slava dotata di grande talento e poca testa, le stella saranno Planinic, mai completamente esploso al CSKA Mosca, Ukic, che ha dovuto ripiegare in Turchia dopo una deludente esperienza NBA a Toronto, e Ante Tomic, gigante del Real Madrid di Messina che avrà finalmente l’occasione per dimostrare di essere un campione. Con Slovenia e Brasile si giocheranno i piazzamenti migliori dietro Gli U.S.A.

    IRAN: Il movimento cestistico iraniano cresce: prova ne è il gigante di 218 centimetri dei Memphis Grizzlies, Hamed Haddadi. Il livello comunque è ancora molto basso ma il futuro potrebbe essere roseo; Attesa per vedere il classe 1990 Arsalan Kazemi, ala appena reclutata dalla Rice University in NCAA, mentre tutti gli altri giocano in patria.

    TUNISIA: Dovrebbero concludere il girone all’ultimo posto alle spalle dell’Iran. Squadra senza grosse possibilità ed ambizioni, è già un successo che sia arrivata all’appuntamento finale riuscendo a passare le qualificazioni.

    SLOVENIA: Lotterà con la Croazia per il secondo posto del girone (ma attenzione al Brasile), coach Becirovic ha messo insieme un roster assortito, pieno di lottatori e di ragazzi dotati di grande tecnica; dovrebbe essere il mondiale della consacrazione per Goran Dragic, riserva di Steve Nash ai Phoenix Suns e reduce da una stagione veramente ottima, poi ci sarà il figlio del coach, Sani Becirovic, l’altro NBA Primoz Brezec sotto canestro, Lakovic e Nachbar (ex New Jersey Nets con ottimi risultati nella NBA), e potrebbero chiudere il girone alle spalle degli USA. Peccato per l’assenza di Beno Udrih che avrebbe reso la Slovenia fortissima nel ruolo di playmaker, potendo contare tra lui e Dragic.

    U.S.A.: Nonostante abbia ottenuto 12 rifiuti da tutti i 12 campioni olimpici di Pechino, coach Krzyzewski è riuscito a costruire tra tanti problemi una squadra che merita, comunque, ed in fin dei conti, i favori del pronostico nonostante l’età media giovanissima e nonostante manchi qualche giocatore di talento sotto canestro. In fondo Krzyzewski a Duke è abituato a lavorare con i gioavnissimi, poi avrà il supporto di Mike D’Antoni (New York Knicks) e Nate McMillan (Portland Trail Blazers) e, cosa scontata, il talento di team U.S.A., che comunque non è un Dream Team come negli anni passati ma potrà disporre di un buon livello di talento. Tutto poggerà sulle spalle del fenomenale Kevin Durant, secondo solo a LeBron James nella classifica dell’M.V.P. di quest’anno in NBA che è chiamato alla definitiva consacrazione dopo i 3 anni incredibili nella Lega. A soli 21 anni è diventato il più giovane miglior marcatore della storia della NBA e di questo passo anche i vari Kobe, Dwyane e LeBron dovranno fare i conti con la sua presenza che già risulta ingombrante e molto splendente. Inoltre ci saranno 3 stelle di prima grandezza e ormai affermate in NBA come Iguodala, Granger e Gay, 2 solidi veterani del calibro di Billups e Odom, la favolosa classe 1988 (che comprende anche Durant), che annovera Curry, Gordon, Love, Rose e Westbrook. Leggerini e poco talentuosi nel ruolo di centro, dovrebbero sopperire con il favoloso back-court e grazie al talento del numero 35 dei Thunder potrebbero vincere il loro primo campionato del mondo.

    Possibile classifica alla fine del girone: 1 U.S.A., 2 SLO, 3 CRO, 4 BRA, 5 IRA, 6 TUN

    Gruppo C (Ankara)

    CINA: Senza Yao Ming, che ha ripreso a lavorare da poco dopo 14 mesi di inattività per la frattura del piede, la stella sarà Yi dei Washington Wizards e purtroppo per gli asiatici non dovrebbe bastare a superare il primo turno. A meno di clamorosi harakiri di Porto Rico in primis e di Russia subito dopo.

    COSTA D’AVORIO: Dovrebbe chiudere il girone in ultima posizione.

    GRECIA: Per tornare sul podio mondiale la Grecia si affida ad un coach lituano, Jonas Kazlaukas, e ad un gruppo di giocatori consolidato che si conosce oramai da molti anni, formato da due blocchi “granitici” di Panathinaikos e Olympiakos; proprio l’esperienza dovrebbe essere l’arma in più di Diamantidis, Spanoulis e compagni; a causa della rissa con la Serbia, nell’amichevole giocata prima di questi Mondiali Fotsis e “BabyShaq” Schortsanitis salteranno le sfide con Cina e Porto Rico ma non dovrebbero esserci grossi problemi per il team greco, visto che la candidatura ad una medaglia è forte.

    RUSSIA: La Russia di David Blatt è un gruppo unico ed unito di giocatori che militano quasi tutti nel campionato di casa soprattutto nell’armata rossa del CSKA, con l’aggiunta di Mozgov neoaqusto dei Knicks di Mike D’Antoni; difficile dire dove possa arrivare la nazionale russa, la classe c’è, forse manca un po’ d’esperienza, in questo caso il vecchietto Holden sarebbe tornato molto utile. Peserà anche l’assenza di A.K. 47 ovvero Andrei Kirilenko, vero leader di questa squadra.

    PORTO RICO: Molti addetti ai lavori la classificano come la vera mina vagante del torneo, una squadra dotata di un talento eccezionale e con una serie di giocatori al top della forma, oltre che con un mix di giovani e anziani perfetto; la regia con J.J. Barea (che ha tenuto a lungo seduto in panchina Kidd a Dallas per minuti di riposo importanti), e Carlos Arroyo, play dei super Miami Heat, è una delle migliori del campionato, l’esplosività di Guillermo Diaz e dell’altro NBA Balkman (Denver Nuggets), oltre alla forza sotto canestro del veterano Santiago e dei 220cm di Ramos dovrebbero consentire a Porto Rico di passare agilmente il girone e poi di vagare “impazzito” per il tabellone ad eliminazione diretta.

    TURCHIA: I padroni di casa guidati da coach Tanjevic hanno preparato l’evento casalingo con cura maniacale e si presentarnno all’esordio contro la Costa D’Avorio al top della condizione; Turkoglu, reduce da una stagione deludente a Toronto (e passato recentemente a Phoenix), guiderà la Turchia insieme agli altri 3 giocatori NBA Ersan Ilyasova (Milwaukee), Erdem (Boston) e Asik (Chicago), con il resto del roster completato da gente di grande esperienza come Tunceri e Gonlum e talenti rtitrovati come Akyol; l’obiettivo di Tanjevic è il podio, con la spinta del pubblico potrebbe farcela. L’assenza di Okur priva i turchi di un grande punto di riferimento ma giocare in casa potrebbe dare la spinta in più per arrivare a grandi traguardi.

    Possibile classifica alla fine del girone: 1 TUR, 2 GRE, 3 POR, 4 RUS, 5 CIN, 6 CAV

    Gruppo D (Izmir)

    CANADA: 2 nomi NBA a roster, Joel Anthony (nessuna parentela con il ben più noto Carmelo) e Rautins, 2 giovani NCAA, con il classe 1991 Olynyk molto interessante, qualche “giocatore europeo” ma poco talento, potrebbe giocarsi il quarto posto con la Nuova Zelanda se le cose andranno per il verso giusto.

    FRANCIA: Non è certamente la migliore Francia che coach Collett poteva avere tra le mani per un mondiale, ma le presenze di Diaw (Charlotte Bobcats) e Batum (Portland Trail Blazers), prospetto dalle potenzialità impressionanti, bastano per garantire una squadra d’assalto; anche Ian Mahimni (Dallas) gioca in NBA, poi ci saranno De Colo, Florent Pietrus e Ali Traore a supportare le stelle, per passare il turno basterà, per andare oltre sarà molto difficile. Con Tony Parker Joakim Noah, Mickael Pietrus e RonnyTuriaf (i grandi assenti) si sarebbe potuto puntare in alto.

    LIBANO: Molto probabilmente perderanno tutte le partite, ma il loro successo è essere presenti e partecipare alla Manifestazione Mondiale.

    LITUANIA: Anche quì mancheranno le stelle vere, i vari Maciulis, Javtokas, Kleiza (punta di diamante della squadra dell’est ma non basterà per andare lontano) e Kalneitis basteranno per superare il primo turno, non certo per puntare alle medaglie.

    NUOVA ZELANDA: Dovrebbe battere il Libano e giocarsi il quarto posto con il Canada. Di più non potrà fare!

    SPAGNA: I campioni in carica guidati dall’unico italiano presente al mondiale turco, coach Sergio Scariolo, dovranno fare a meno di Pau Gasol stella dal talento spaventoso dei Los Angeles Lakers bi-campioni NBA, ma vanno comunque considerati la prima alternativa agli U.S.A.; i 2 NBA Rudy Fernandez (Portland) e Marc Gasol (Memphis), fratellino minore del più noto Pau, guideranno uno squadrone che può contare sul blocco Barcellona fresco campione d’Europa con la presenza di Navarro, Rubio e Vasquez e sul blocco Real Madrid formato da Garabjosa, Sergio Lull e Reyes, oltre che su San Emeterio, tiratore mortifero che potrebbe anche esaltarsi in questo mondiale.

    Possibile classifica alla fine del girone 1 SPA, 2 LIT, 3 FRA, 4 CAN, 5 NZL, 6 LIB