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  • Follia di Rajon Rondo su Kris Humpries nella notte NBA

    Follia di Rajon Rondo su Kris Humpries nella notte NBA

    Al Garden di Boston vincono i Brooklyn Nets ma la serata è segnata dalla reazione puramente folle di Rajon Rondo: sul finire del secondo quarto Kevin Garnett, nel tentativo di andare a canestro, ha impattato contro Humpries e finito a terra ha scatenato la reazione del playmaker biancoverde che ha spintonato duramente il lungo difensore dei Nets, il quale ha reagito senza troppi complimenti all’affronto. Ne è nato un parapiglia generale tra giocatori, arbitri e stewards, entrati in campo per sedare la zuffa, in cui proprio i due protagonisti sono stati espulsi insieme a Gerald Wallace, ma la reazione di Rondo è stata a dir poco sconcertante; in effetti Humpries ha nettamente commesso un fallo su Garnett, ma non tale da scatenare una reazione del genere, quasi surreale per il pubblico del Garden, incredulo per quanto accaduto. L’espulsione del numero 9 dei Celtics ha compromesso inoltre la gara di Boston, già sotto di 13 punti all’intervallo, che non è riuscita più ad impensierire i Nets i quali hanno amministrato agevolmente il vantaggio accumulato per ottenere così la loro decima vittoria in stagione su un campo tutt’altro che facile.

    Perde malamente Toronto sul campo dei Memphis Grizzlies, con Andrea Bargnani rimasto precauzionalmente a riposo dopo il dolore accusato alla caviglia nella sfida contro gli Houston Rockets. I Raptors vanno a riposo con un solo punto di vantaggio, ma nella ripresa la gara assume tutt’altra piega, con la squadra del Tennessee che limita i canadesi ad un 31% dal campo trascinata dalle giocate dei suoi lunghi (ottime le prestazioni di Gay, Randolph e Marc Gasol) e dalla sorpresa di serata Marreese Speights, autore di 18 punti e 12 rimbalzi, ma soprattutto top scorer dei suoi. Toronto non oppone resistenza e colleziona la 13esima sconfitta in 16 gare disputate: anche quest’anno i playoff restano un miraggio, ma stavolta Bargnani potrebbe cambiare aria.

    Lite Rajon Ronda e Kris Humpries
    Lite Rajon Ronda e Kris Humpries | © Jared Wickerham/Getty Images

    Grandiosa prestazione dei Chicago Bulls contro i Dallas Mavericks: la squadra di Marco Belinelli schianta i texani con un secco 101-78, riscattandosi dopo prestazioni deludenti e lanciando un chiaro messaggio alle rivali in chiave playoff. L’ex Fortitudo Bologna ha collezionato 16 minuti mettendo a segno 11 punti, importanti per la squadra ma soprattutto per il morale della guardia azzurra dopo l’esclusione nel match contro i Bucks perso sul filo del rasoio sempre allo United Center. Beli c’è e fa sentire la sua presenza in fase realizzativa ma anche in quella difensiva, giocando con una grande aggressività che ha impedito più volte agli avversari di trovare il giusto varco per andare a segno. La ripresa è solo ordinaria amministrazione per i “tori”, guidati da Luol Deng, 22 punti per lui, da Noah (doppia doppia) e Nate Robinson; Dallas chiude con un pessimo 28/81 dal campo in una serata da dimenticare dove è il solo Shawn Marion a salvarsi con i suoi 18 punti frutto di un 7/11 dal campo.

    James Harden ritorna ad Oklahoma per la prima volta dopo la trade che lo ha portato a Houston giocando una partita sottotono e tenuto a bada dalla difesa dei Thunder, brava a limitare la sua pericolosità offensiva. The Beard firma 17 punti tra cui 9 dalla lunetta, ma viene stoppato per ben sei volte dagli ex compagni che giocano un match spumeggiante e aggressivo. capitanati dalle prodezze dell’immenso Kevin Durant, autore di 37 punti, e dalla superlativa prestazione di Serge Ibaka che oltre ai 23 punti segnati ha messo a referto 9 rimbalzi e 6 stoppate. I ragazzi di Scott Brooks tengono a bada i Rockets per tutto l’arco del match, mantenendo sempre la doppia cifra di vantaggio per poi affondare il colpo nell’ultimo periodo, infliggendo una pesante sconfitta alla squadra texana nonostante l’ottimo Patterson (27 punti) e la doppia doppia di Omer Asik, autore di 17 punti e 12 rimbalzi.

    Questo il video della lite tra Rajon Rondo e Kris Humpries

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    Risultati NBA 28 Novembre 2012

    Washington Wizards – Portland Trail Blazers 84-82
    Was: Crawford 19, Ariza 14, Seraphin 10
    Por:  Lillard 20, Batum 20, Aldridge 17

    Orlando Magic – San Antonio Spurs 89-110
    Orl: Afflalo 16, Nelson 14, Davis 12
    Sas: Ginobili 20, Neal 19, Duncan 15

    Boston Celtics – Brooklyn Nets 83-95
    Bos: Bass 16, Garnett 16, Pierce 14
    Bro: Johnson 18, Blatche 17, Stackhouse 17

    Atlanta Hawks – Charlotte Bobcats 94-91
    Atl: Smith 17, Horford 17, Williams 17
    Cha: Gordon 26, Session 18, Walker 15

    Detroit Pistons – Phoenix Suns 117-77
    Det: Villanueva 19, Knight 19, Stuckey 18
    Phx: Scola 11, Dragic 10, Morris 10

    Chicago Bulls – Dallas Mavericks 101-78
    Chi: Deng 22, Robinson 14, Noah 13, Butler 13
    Dal: Marion 18, Kaman 10, Do.Jones 10, Carter 10

    Milwaukee Bucks – New York Knicks 88-102
    Mil: Udrih 18, Jennings 18, Ellis 17
    NY: Anthony 29, Novak 19, Chandler 17

    Memphis Grizzlies – Toronto Raptors 103-82
    Mem: Speights 18, Randolph 17, Gasol 17
    Tor: De Rozan 16, Lowry 12, Calderon 12

    New Orleans Hornets – Utah Jazz 84-96
    NO: Lopez 18, Vasquez 18, Roberts 11
    Uta: Jefferson 19, Millsap 16, Ma.Williams 16

    Oklahoma City Thunder – Houston Rockets 120-98
    Okc: Durant 37, Ibaka 23, Martin 17
    Hou: Patterson 27, Parsons 18, Harden 17, Asik 17

    Los Angeles Clippers – Minnesota Timberwolves 101-95
    Cli: Paul 23, Griffin 18, Jordan 15
    Min: Love 19, Shved 17, Ridnour 13

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  • Nba, Cadono i Bulls di Belinelli, il derby di New York ai Nets

    Nba, Cadono i Bulls di Belinelli, il derby di New York ai Nets

    Colpo a sorpresa dei Milwaukee Bucks che escono vittoriosi dallo United Center di Chicago contro i Bulls di Marco Belinelli. La guardia azzurra è rimasta in panchina per tutta la durata del match, assistendo alla sconfitta di misura dei suoi che così incassano il settimo risultato negativo in stagione. I “tori” nell’arco della gara hanno toccato il +27 ma hanno clamorosamente buttato al vento una vittoria che era solo da gestire: non è bastato un superbo Rip Hamilton che ha totalizzato 30 punti per archiviare una gara che almeno sulla carta non rappresentava un grosso pericolo, ma la reazione d’orgoglio dei Bucks è stata encomiabile. Mentre il match si avviava verso una facile vittoria per Chicago, ecco che dalla panchina rossoverde spuntano le giocate di Udrih che con Ilyasova è stato il vero artefice della rimonta: il tutto merito della coraggiosa mossa di Skiles, che ha richiamato in panchina gli spenti Jennings ed Ellis per dare spazio proprio a chi ha deciso il match a favore di Milwaukee. Dunleavy firma il pari e i Bucks passano addirittura in vantaggio, e allo scadere c’è ancora tempo per il mancato canestro di Hamilton che centra il ferro e chiude le ostilità.

    Perdono anche i Nuggets con un Danilo Gallinari acciaccato ma comunque autore di una buona prova con 12 punti all’attivo. La franchigia del Colorado chiude in vantaggio il primo tempo per poi subire la rimonta dei padroni di casa, trascinati da un Al Jefferson in stato di grazia, il quale chiude la serata con 28 punti decisivi per la vittoria dei suoi. L’equilibrio del match viene spezzato quando Andre Iguodala s’innervosisce e viene espulso per due falli tecnici lasciando così i suoi compagni in balia degli avversari. Finisce 105-103 per i Jazz che ringraziano i Nuggets per il pessimo possesso finale dettato dalla poca lucidità per trovare la conclusione del possibile sorpasso o quantomeno del pareggio che avrebbe permesso a Denver di prolungare la partita all’overtime.

    Kevin Durant
    Kevin Durant | © Jonathan Daniel/Getty Images

    Vince fin troppo facile Oklahoma City che impiega un tempo per sbarazzarsi dei Charlotte Bobcats. Kevin Durant segna 18 punti per poi accomodarsi in panchina e lasciare la scena ai suoi compagni che amministrano il vantaggio andando a centrare un buon risultato contro una squadra in forma ma evidentemente in serata no. Si esaltano Thabeet, autore di 13 punti e 10 rimbalzi, Thabo Sefolosha (14 punti) e Reggie Jackson (3 bombe su 3 messe a segno per lui), oltre al solito Westrbook che già nel primo tempo aveva collezionato la sua doppia doppia da 12 punti e 11 assist. Bobcats totalmente inesistenti e inguardabili, con il solo Jeff Taylor in doppia cifra, incassano la peggiore sconfitta della loro storia.

    L’atteso derby di New York, rimandato dopo l’uragano che ha colpito la città poche settimane fa, va ai Brooklyn Nets all’overtime. I Knicks dopo le brillanti prestazioni di inizio stagione, spariscono dal match contro i Nets, eccezion fatta per i soliti Anthony e Chandler, autori di una partita formidabile ma mal assistiti da tutti i loro compagni: Melo mette a segno 35 punti con 13 rimbalzi, il centro ex Hornets (quasi perfetto con un 12/13 dal campo), ne segna 28 aggiungendo 10 rimbalzi al suo tabellino personale. In vantaggio a pochi minuti dalla fine, i Knicks si fanno rimontare da Brooklyn con un parziale di 8-0 firmato Brooke Lopez che rimanda il verdetto all’overtime, dove Joe Johnson e Jerry Stackhouse firmano il definitivo allungo e la vittoria dei Nets per 96-89. Record uguale per entrambe (9-4), le due franchigie promettono scintille per il prosieguo del campionato, candidandosi come vere mine vaganti della lega anche nella post season.

    RISULTATI NBA 26 NOV 2012

    Brooklyn Nets – New York Knicks 96-89 (overtime)
    Bro: Lopez 22, Wallace 16, Williams 16
    NY: Anthony 35, Chandler 28, Felton 8

    Washington Wizards – San Antonio Spurs 92-118
    Was: Crawford 19, Seraphin 18, Webster 16
    SA: Diaw 16, Parker 15, Splitter 15

    Detroit Pistons – Portland Trail Blazers 108-101
    Det: Knight 26, Monroe 20, Singler 16
    Por: Aldridge 32, Matthews 19, Lillard 12, Barton 12

    Chicago Bulls – Milwaukee Bucks 92-93
    Chi: Hamilton 30, Boozer 19, Hinrich 17
    Mil: Ilyasova 18, Henson 11, Udrih 11, Udoh 11

    Memphis Grizzlies – Cleveland Cavaliers 84-78
    Mem: Gasol 19, Randolph 19, Gay 15
    Cle: Varejao 15, Waiters 15, Gibson 11

    Oklahoma City Thunder – Charlotte Bobcats 114-69
    Okl: Durant 18, Sefolosha 14, Thabeet 13
    Cha: Taylor 10, Mullens 9, Gordon 9, Williams 9

    Utah Jazz – Denver Nuggets 105-103
    Uta: Jefferson 28, Favors 19, Tinsley 15
    Den: Faried 21, Lawson 16, Gallinari 12, Brewer 12

    Los Angeles Clippers – New Orleans Hornets 98-105
    Cli: Butler 33, Paul 20, Green 10, Crawford 10
    NO: Vasquez 25, Anderson 17, Smith 17

  • Nba, Sconfitte per Belinelli e Bargnani, bene Gallinari

    Nba, Sconfitte per Belinelli e Bargnani, bene Gallinari

    Quattordici le sfide disputate nella notte Nba nelle quali spiccano le sconfitte dei Chicago Bulls di Marco Belinelli e dei Toronto Raptors di Andrea Bargnani piegati in trasferta dai Charlotte Bobcats, mentre Danilo Gallinari e i suoi Denver Nuggets hanno battuto Minnesota. Sconfitte per New York e Lakers, mentre San Antonio ha sconfitto i Boston Celtics al Garden e gli Oklahoma City hanno avuto la meglio all’overtime sui Los Angeles Clippers. Vittorie casalinghe per Atlanta, Phoenix, Orlando, Indiana, Golden State e Cleveland, mentre i campioni in carica dei Miami Heat hanno vinto a domicilio contro i Milwaukee Bucks.

    Gli Houston Rockets rialzano la testa e battono i Chicago Bulls al Toyota Center per 93-89. Marco Belinelli è sceso in campo per soli 5 minuti totalizzando una stoppata e nemmeno un punto all’attivo. E’ la terza sconfita di fila per i “tori” a cui non sono bastati i 21 punti dell’ottimo Nate Robinson e i 13 punti e 15 rimbalzi di Carlos Boozer: Houston, infatti, ha ottenuto una vittoria sofferta grazie ad una prova di sostanza di James Harden, 28 punti per lui, ben coadiuvato da Patterson e Parsons, autori rispettivamente di 20 e 18 punti, con quest’ultimo che ha arricchito la sua grande prestazione con 13 rimbalzi.

    Inciampa Toronto sconfitta di misura dai Bobcats per 98-97, nonostante un maestoso Andrea Bargnani, capace di mettere a referto 25 punti contro la franchigia del North Carolina. Ottimo anche il contributo di Kyle Lowry, autore di 21 punti e 8 assist, e del lituano Valanciunas che ha totalizzato 16 punti e 10 rimbalzi. Per Charlotte ben sette giocatori in doppia cifra nel tabellino dei punti, con i 19 messi ha segno da Kemba Walker e i 14 dell’ex Lakers Ramon Session, decisivo per l’inerzia del match a favore dei suoi con la tripla del sorpasso a 28 secondi dalla fine. Le quattro conclusioni sprecate da Toronto nell’ ultimo possesso della gara permettono a Charlotte di vincere la sesta partita in stagione, candidandosi come vera rivelazione del campionato.

    Va meglio a Denver e a Gallinari, unico italiano vittorioso nella notte, il quale ha messo a referto 19 punti (top scorer dei suoi) e 6 rimbalzi. Ottima prova anche per Ty Lawson e Andre Igoudala, entrambi autori di 18 punti che hanno contribuito alla vittoria dei Nuggets sul parquet di Minnesota, trascinata da uno strepitoso Kevin Love al rientro dopo l’infortunio che, malgrado i 34 punti conditi da 14 rimbalzi, non è riuscito ad impedire la sconfitta ai Timberwolves.

    Portland Trail Blazers v Phoenix Suns | © Christian Petersen / Getty Images

    Faticano più del previsto gli Oklahoma City Thunder con i sempre più temibili Clippers di Chris Paul. Kevin Durant e compagni hanno avuto ragione della franchigia californiana soltanto dopo un overtime, dopo una partita intensa e spettacolare nella quale Los Angeles è stata sempre ad inseguire fino a raggiungere i padroni di casa a 36 secondi dalla sirena finale. Dopo il pari nel tempo regolamentare, ci ha pensato l’Mvp della scorsa regular season a tagliare le gambe a Paul e compagni, siglando in totale 35 punti che hanno interrotto la striscia di vittorie dei Clippers dopo 6 risultati utili consecutivi. 23 punti per Blake Griffin, ala dei biancorossi ma nativo di Oklahoma City, che ha avuto un gran da fare contro l’atletismo eccezionale di Serge Ibaka, protagonista di una grande gara sia in difesa che in attacco, autore di 15 punti e 12 rimbalzi. Entrambe le squadre si candidano comunque per recitare un ruolo da protagonista nella Western Conference, che se per i Thunder non è una novità, essendo già una grande squadra e finalista Nba la scorsa stagione, per i Clippers è una bella realtà dopo anni di buio vissuti sempre all’ombra dell’altra più blasonata squadra di Los Angeles.

    Vittoria anche per gli Spurs di Parker e Duncan, che ritornano alla vittoria dopo il brusco ko contro i Clippers che ha fatto infuriare (e non poco) il coach dei nero-argento Greg Popovich, definendo i suoi giocatori “imbarazzanti”. La squadra texana ha sconfitto nettamente i Boston Celtics con una grande prestazione di squadra, con Splitter (23punti), Parker (26) e Duncan (20) autori di una prova maiuscola. Nonostante la sconfitta, i Celtics hanno sfoderato un ottima prova collettiva, con tutto il quintetto titolare finito in doppia cifra. Migliore dei suoi Rajon Rondo, che ha totalizzato ben 22 punti e 15 assist e protagonista di un duello emozionante contro un superbo Tony Parker che ha visto prevalere il playmaker francese.

    Brutta sconfitta per i Los Angeles Lakers e per Mike D’Antoni, sconfitti dai Sacramento Kings per 113-97, che la dice lunga sulla negativa prestazione dei gialloviola, eccezion fatta per Kobe Bryant, autore di 38 punti e come al solito fenomenale quando si carica la squadra sulle spalle.  Il Mamba si è arreso soltanto allo strappo decisivo dei Kings nell’ultimo quarto dopo che grazie alle sue conclusioni i Lakers avevano recuperato dapprima uno svantaggio di 11 punti in poco più di un minuto, e successivamente un parziale di 9-0 grazie alla prolificita di Marcus Thornton che era stata vanificata dalle prodezze del numero 24 gialloviola. A 3 minuti dal termine dal match Thornton spezza l’inerzia del match portando i suoi a +7 punti con Sacramento che poi dilaga nel finale grazie alla scarsa vena realizzativa degli avversari.

    I Riusltati NBA del 21 Novembre 2012

    Charlotte Bobcats – Toronto Raptors 98-97
    Cha: Walker 19, Session 14, Kidd-Gilchrist 14
    Tor: Bargnani 25, Lowry 21, Valanciunas 16

    Orlando Magic – Detroit Pistons 90-74
    Orl: Nicholson 15, Afflalo 12, Davis 11
    Det: Monroe 19, Stuckey 13, Prince 10

    Cleveland Cavaliers – Philadelphia 76ers 92-83
    Cle: Pargo 28, Waiters 16, Gee 14
    Phi: Holiday 16, Richardson 16, Young 13

    Indiana Pacers – New Orleans Hornets 115-107
    Ind: George 37, West 16, Hill 16
    NO: Lopez 21, Smith 18, Anderson 17

    Boston Celtics – San Antonio Spurs 100-112
    Bos: Rondo 22, Pierce 19, Bass 16
    Sas: Parker 26, Splitter 23, Duncan 20

    Atlanta Hawks – Washington Wizards 101-100
    Atl: Smith 25, Korver 16, Horford 15
    Was:  Seraphin 21, Price 14, Ariza 12

    Miami Heat – Milwaukee Bucks 113-106
    Mia:  James 28, Wade 28, Bosh 24
    Mil: Jennings 19, Henson 17, Dunleavy 16

    Oklahoma City Thunder – Los Angeles Clippers 117-111
    Okl: Durant 35, Westbrook 23, Martin 20
    Cli: Griffin 23, Crawford 20, Barnes 19

    Houston Rockets – Chicago Bulls 93-89
    Hou: Harden 28, Patterson 20, Parsons 18
    Chi: Robinson 21, Deng 19, Boozer 13

    Minnesota Timberwolves – Denver Nuggets 94-101
    Min: Love 34, Barea 12, Pekovic 10
    Den: Gallinari 19, Igoudala 18, Lawson 18

    Dallas Mavericks – New York Knicks 114-111
    Dal: Mayo 27, Carter 25, Collison 19
    NY:  Anthony 23, Chandler 21, Felton 18

    Phoenix Suns – Portland Trail Blazers 114-87
    Phx: Gortat 22, Morris 19, O’Neal 17
    Por:  Lillard 24, Matthews 13, Batum 13

    Sacramento Kings – Los Angeles Lakers 113-97
    Sac: Thornton 23, Evans 18, Thompson 13
    Lak: Bryant 38, Meeks 15, World Peace 13

    Golden State Warriors – Brooklyn Nets 102-93
    GS: Curry 25, Thompson 23, Lee 20
    Bro: Lopex 22, Johnson 13, Blatche 11

  • Nba, vittorie importanti per Lakers e Thunder, cadono i Boston Celtics

    Nba, vittorie importanti per Lakers e Thunder, cadono i Boston Celtics

    Otto le gare disputate nella notte in Nba nelle quali spiccano le vittorie convincenti di Lakers e Thunder trascinati dai rispettivi leader, Kobe Bryant e Kevin Durant, che hanno realizzato un tripla doppia decisiva ai fini del risultato rispettivamente contro Houston e Golden State.

    Allo Staples Center i Los Angeles Lakers hanno liquidato i giovani Rockets con un secco 119-108. Grande protagonista del match il solito Kobe Bryant, sebbene non al meglio della forma fisica, il quale è stato autore di una prova super condita da una tripla doppia da 22 punti, 11 rimbalzi e 11 assist. Ottima la prova di tutto il quintetto gialloviola finito in doppia cifra guidati dal top scorer di serata Dwight Howard autore di 28 punti e 13 rimblazi, ma importante è stato anche l’apporto di Pau Gasol (17 punti), World Peace (15) e della giovane guardia Darius Morris, chiamata a sostituire l’infortunato Steve Nash, autore di 12 punti e 5 assist.
    Nei Rockets non bastano le buone prestazioni della stella James Harden, 20 punti per lui ma 7/18 dal campo, e di Chandler Parsons, che ha messo a segno 24 punti. Sottotono Jeremy Lin che ha chiuso la serata con 5 punti e 10 assist; Houston è così in calo dopo un positivo avvio di stagione trascinata da un sontuoso Harden ma sta dimostrando di avere inesperienza nel roster che potrebbe compromettere l’accesso ai playoff della squadra texana.

    Per la prima volta in carriera Kevin Durant mette a segno una tripla doppia, fermando il tabellino personale a 25 punti, 13 rimbalzi e 10 assist. La stella degli Oklahoma City Thunder continua a macinare prestazioni superlative contribuendo a segnare ma soprattutto a far segnare anche i suoi compagni, tra questi Westbrook (miglior realizzatore della serata con 30 punti) e Martin (23 punti per l’ex Rockets), che hanno beneficiato degli assist messi a referto dal numero 35. Nelle file dei Warriors si salvano solo Stephen Curry con 22 punti all’attivo e il merito di aver tenuto in gara gli ospiti fino a metà dell’ultimo quarto prima che Martin e Ibaka chiudessero i giochi, e David Lee autore di una doppia doppia da 19 punti e 10 rimbalzi.

    Rajon Rondo – Boston Celtics | © Jared Wickerham/Getty Images

    Brutta caduta invece dei Boston Celtics sul parquet dei Detroit Pistons guidati da un ottimo Greg Monroe, autore di 20 punti. Ai Celtics non basta Rajon Rondo, autore di 12 punti e 10 assist, per avere la meglio al Palace of Auburn Hills, poichè i Pistons hanno concesso un misero 4/17 da tre alla squadra biancoverde, ottenendo una schiacciante vittoria dopo che la partita è stata in costante equilibrio per tre quarti di gara. Unica nota positiva della serata dei Celtics la striscia di Rondo che è alla 34esima gara in cui realizza almeno 10 assist e che potrebbe raggiungere il record di Magic Johnson fermo a 46 doppie consecutive.

    Vincono i Portland Trail Blazers contro i Chicago Bulls ancora orfani di Derrick Rose, grazie al solito Nicholas Batum che ha messo a segno 21 punti così come Wes Matthews, e all’importante apporto in fase realizzativa e difensiva di LaMarcus Aldridge, il quale ha chiuso la serata con 18 punti e 13 rimbalzi. Nei Bulls 5 giocatori in doppia cifra e un ottimo Nate Robinson con 18 punti che ha tentato invano di invertire la rotta del match a favore di Chicago dopo il +12 messo a segno da Batum a metà del quarto quarto, ma è arrivata la seconda sconfitta consecutiva dopo il ko in casa dei Clippers. Per Belinelli soltanto 2 punti messi a segno dalla lunetta in 19 minuti di gioco.

    Vittoria anche per i Toronto Raptors di Andrea Bargani che con i suoi 17 punti ha contribuito alla vittoria dei canadesi sugli Orlando Magic. Il Mago è stato protagonista di una buona prestazione nella quale ha messo a referto anche 5 rimbalzi e 2 stoppate, ma il migliore è stato senza dubbio DeRozan autore di 20 punti e 9 rimblazi. Da segnalare la grande prestazione di Calderon, autore di ben 18 assist ieri al Air Canada Center. Ai Magic non è bastata la doppia doppia di Glen Davis con 16 punti e 12 rimbalzi.

    I Brooklyn Nets, alla loro quinta vittoria di fila, hanno superato Sacramento nella trasferta californiana della quale è stato protagonista Blatche che con i suoi 22 punti ha permesso agli ex New Jersey Nets di avere la meglio sui Kings. Decisivo come sempre anche l’apporto di Deron Williams, autore di 14 punti e 10 assist, oltre che di 5 rimbalzi. Ancora una sconfitta per Sacaramento al quale non è bastata la grande prestazione di DeMarcus Cousins, autore di 29 punti e 7 rimbalzi.

    Netta vittoria, seppur non brillante, per i New York Knicks sugli Indiana Pacers. La franchigia blu-arancio voleva riscattare la sconfitta di Memphis, la prima in stagione, e ci è riuscita grazie al solito Carmelo Anthony, 26 punti per lui e al contributo difensivo di Tyson Chandler e di tutta la squadra, che ha costretto i Pacers ad un pessimo 3/16 dal campo. Per i gialloblu si salvano soltanto Paul George con 20 punti all’attivo e David West, autore di 14 punti.

    A Philadelphia i Sixers hanno battuto i Cleveland Cavaliers 86-79. Una vittoria ottenuto soltanto nelle battute conclusive del match grazie al parziale di 13-8 che ha permesso a Philadelphia di gestire un vantaggio di 9 punti ottenuto a pochi minuti dal termine. Ottimo l’apporto nella gara di Holiday, Young e Turner, con quest’ultimo che ha spezzato l’equilibrio e ha condannato i Cavs alla sesta sconfitta di fila, nonostante le buone prestazioni di Anderson Varejao (alla quinta doppia doppia in stagione) e di Tristan Thompson (14 punti per lui).

     

    RISULTATI NBA 18 nov 2012

    New York Knicks – Indiana Pacers 88-76
    NY: Anthony 26, Smith 13, Felton 11
    Ind: George 20, West 14, Hill 7

    Toronto Raptors – Orlando Magic 97-86
    Tor: DeRozan 20, Bargnani 17, Johnson 15
    Orl: Davis 16, Moore 16, Afflalo 15

    Philadelphia 76ers – Cleveland Cavaliers 86-79
    Phi: Turner 19, Holiday 14, Hawes 14
    Cle: Gee 17, Thompson 14, Varejao 14

    Sacramento Kings – Brooklyn Nets 90-99
    Sac: Cousins 29, Evans 21, Thornton 12
    Bro: Blatche 22, Williams 14, Brooks 14

    Oklahoma City Thunder – Golden State Warriors 119-109
    Okc:  Westbrook 30, Durant 25, Martin 23
    Gsw: Curry 22, Lee 19, Landry 14

    Detroit Pistons – Boston Celtics 103-83
    Det: Monroe 20, Maxiell 15, Stuckey 14
    Bos: Sullinger 16, Garnett 15, Pierce 13

    Portland Trail Blazers – Chicago Bulls 102-94
    Por: Batum 21, Matthews 21, Aldridge 18
    Chi: Robinson 18, Noah 16, Hamilton 15

    Los Angeles Lakers – Houston Rockets 119-108
    Lak: Howard 28, Bryant 22, Gasol 17
    Hou: Parsons 24, Harden 20, Patterson 14

     

  • NBA Western Conference, Thunder e Lakers davanti a tutti

    NBA Western Conference, Thunder e Lakers davanti a tutti

    Dopo aver esaminato la Eastern Conference, passiamo in rassegna i team della Western Conference che da molti anni ormai si rivela molto più competitiva ed equilibrata rispetto a quella delle squadre poste ad Est della NBA. Questa l’analisi delle Division e delle franchigie che si apprestano a giocare nel campionato 2012/2013.

    SOUTHWEST DIVISION

    Dallas Mavericks: Gli ex campioni NBA si apprestano a disputare una stagione completamente (o quasi) rinnovati. Squadra più giovane ed inserimenti mirati come Darren Collison in regia, Kaman al centro dell’area, Elton Brand lungo di lusso dalla panchina e O.J. Mayo nel ruolo di guardia sperando che possa esplodere. L’avvio non sarà facile visto che i Mavs dovranno fare a meno per un pò di tempo del leader tedesco Nowitzki per alcuni problemi al ginocchio. Tuttavia Dallas può essere tranquillamente annoverata tra le squadre che parteciperanno ai playoff.

    Houston Rockets: Chi farà più fatica a conquistare un posto per la post season è Houston che al momento pare meno attrezzata per raggiungere questo obiettivo. Le fortune dei Rockets passeranno dalle mani di Jeremy Lin, fantastico nella scorsa annata ai Knicks fino a quando non si è infortunato. Ma il resto del team è troppo giovane ed inesperto per poter puntare in alto. Forse sarebbe meglio perdere qualche partita in più e puntare ai primi posti della Draft Lottery per poter continuare il processo di costruzione.

    Memphis Grizzlies: Squadra come al solito molto interessante e completa, che però potrebbe pagare la cessione di Mayo che dalla panchina portava sempre il suo discreto contributo (un pò come Harden ai Thunder). Memphis ha un grande settore lunghi e un back court completo e con la giusta dose di fortuna nessun traguardo pare vietato preventivamente. Rudy Gay è chiamato alla stagione della sua definitiva consacrazione.

    New Orleans Hornets: Gli Hornets sono in piena ricostruzione e tutto pare andare a gonfie vele visto che in un Draft ricco di talenti come quello del 2012 il team della Louisiana ha scelto davvero bene: Anthony Davis (il giocatore più simile a Dwight Howard) come prima scelta assoluta, a completare l’opera è arrivato Austin Rivers, figlio di Doc (coach di Boston) che ha già fatto intravedere lampi del suo talento. Anche il resto della squadra non è male e già in questo primo anno di rilancio si potranno avere buoni risultati. Ovviamente i playoff appaiono lontani ma gli Hornets, mattone dopo mattone, cercheranno di rientrare nei piani alti del basket NBA.

    San Antonio Spurs: Ultima grande occasione per i texani che proveranno ancora una volta l’assalto al titolo. Le potenzialità per vincere ci sono tutte ma vista l’alta età media dei giocatori chiave ci sarà bisogno del contributo di tutti per dare modo a Ginobili, Duncan e Parker di poter riposare ed essere più freschi al momento della post season. La squadra è molto competitiva e possiede una panchina profonda e lunga, vedremo molto presto cosa riusciranno a fare i neroargento.

    PACIFIC DIVISION

    Golden State Warriors: Team molto interessante questi Warriors, il quintetto titolare è di gran livello con Curry in regia, Thompson guardia tiratrice (atteso a progressi notevoli), il rookie Barnes come ala piccola (che se trova la mano dalla distanza diventa inarrestabile) e la coppia di lunghi David Lee-Andrew Bogut che potenzialmente appare devastante. Non c’è molto talento in panchina (a parte 2/3 cambi) e per questo Golden State probabilmente non potrà ambire ai playoff. Ma il futuro sorride a questa squadra dopo qualche anno al di sotto delle previsioni.

    Los Angeles Clippers: La squadra meno blasonata di Los Angeles dovrà provare ad alzare l’asticella degli obiettivi. Lo scorso anno fu semifinale di Conference ad Ovest con conseguente sconfitta pesante contro gli Spurs. Ora Chris Paul, Blake Griffin e compagni dovranno cercare di ottenere un risultato migliore ma non sarà facile nell’agguerrita Western Conference. Il talento c’è per poter puntare in alto, esperienza e gioventù si fondono in un bel mix ma servirà anche avere i nervi saldi nei momenti di difficoltà. Solo così si potrà arrivare in alto.

    Los Angeles Lakers: I gialloviola dopo la grande campagna acquisti del mercato estivo sono la più seria candidata della Western Conference (assieme ai Thunder ovviamente) alla Finale NBA: sono arrivati in rapida sequenza uno dei migliori playmaker del momento e della storia NBA come Steve Nash, un grande ricambio in panchina come Jamison ed il centro più forte della lega, ovvero Dwight Howard. Questi giocatori vanno a rinforzare un gruppo che già può contare sul fenomeno indiscusso Kobe Bryant, su Pau Gasol (una delle ali grandi più forti della NBA) e su World Peace (alias Ron Artest) rendendo il roster dei Lakers uno dei miglior e più competitivi. Non sarà facile battere Oklahoma City nel testa a testa che si svilupperà nella stagione ma Los Angeles ha dato un segnale forte alla NBA, chi vorrà vincere dovrà fare i conti (necessariamente) con questi Lakers che puntano decisamente al titolo dopo un paio di stagioni non all’altezza del loro blasone.

    Phoenix Suns: Restyling in casa Suns con i viola-arancio che si presentano ai nastri di partenza come una delle possibili sorprese della stagione. La squadra non ha delle vere e proprie “Stelle” considerando l’addio di Nash, ma un gruppo solido e valido in ogni reparto che potrà dare molto fastidio a tutti. L’obiettivo è quello di arrivare ai playoff, cosa non così sicura ma neanche impossibile. Beasley dovrà far vedere il suo vero potenziale, finora molto nascosto. Attenzione al rookie Marshall, playmaker che potrà diventare uno dei migliori della Lega.

    Sacramento Kings: La mina vagante della Western Conference. Finalmente, dopo una decina di anni di Draft Lottery, a Sacramento ci sono le basi per far bene.  La squadra è molto interessante ma soprattutto giovane e futuribile. A dare man forte sotto canestro ad un potenziale fenomeno come Cousins è arrivato Thomas Robinson dal Draft. In cabina di regia gran colpo con l’acquisto di Aaron Brooks che assieme ad Evans e Thornton promette scintille. Fredette dovrà elevare il suo rendimento, per completare questa squadra e renderla perfetta per l’approdo ai playoff serve un’ala piccola di livello, capace di segnare e difendere al tempo stesso. Ma a Sacramento possono guardare con fiducia al futuro, anche se il rischio di perdere la franchigia incombe sempre, dato che i Maloof (i proprietari dei Kings) non vogliono sborsare molti soldi per i rinnovi dei giocatori e per la costruzione della nuova Arena e da Seattle premono forte per acquistare una squadra talentuosa ed in rampa di lancio per ricreare i tanto rimpianti SuperSonics.

    Nba | foto tratta dal web

    NORTHWEST DIVISION

    Denver Nuggets: Il team di Danilo Gallinari punta deciso ai traguardi più alti ed in effetti nulla pare precluso a priori. Il “Gallo” ha attorno a sè compagni di alto livello come il play Ty Lawson, l’ala grande Faried (la vera sorpresa della scorsa stagione), il centro McGee (dal potenziale enorme ma dalla testa deficitaria), in più dai Sixers è arrivato un top player come Andre Iguodala (sacrificando un onesto comprimario come Afflalo ora ad Orlando). Chiaro dunque che le potenzialità dei Nuggets appaiono illimitate, considerando anche la panchina lunga, da sempre punto di forza della franchigia del Colorado. Per Denver sarebbe possibile anche l’approdo alla Finale di Conference se tutto procederà nel verso giusto.

    Minnesota Timberwolves: Reduci da una buona stagione nello scorso torneo, i Timberwolves sono chiamati a migliorarsi ed a centrare (dopo molti anni) la post season. L’obiettivo non pare poi così irraggiungibile anche se a Minneapolis la partenza sarà ad handicap visto l’infortunio alla mano di Kevin Love (che salterà sicuramente il primo mese di regular season) e la degenza di Rubio (che sta recuperando dall’infortunio al ginocchio che lo ha messo KO nello scorso campionato con i Timberwolves in lotta per un posto playoff). I loro recuperi saranno fondamentali per le fortune di Minnesota che in Estate ha completato il roster con le acquisizioni di Kirilenko e Brandon Roy, tornato nel grande basket dopo aver annunciato solo 12 mesi fa il suo ritiro dalla scena a soli 27 anni.

    Oklahoma City Thunder: Assieme ai Lakers la grande favorita dell’Ovest. Squadra giovanissima ma già vincente, assetto collaudato, talento a bizzeffe, a questi Thunder non manca proprio nulla per aggiudicarsi il titolo di campioni NBA. E’ cambiato poco rispetto all’ultima (quasi) trionfale annata (vista la sconfitta in Finale contro i Miami Heat di LeBron James), è arrivato Perry Jones III dal Draft, giocatore molto simile a Jeff Green, l’unico pezzo importante perso per strada del progetto vincente partito da Seattle nel 2007. Il gruppo è rimasto intatto e si sente unito e pronto a togliersi finalmente grandi soddisfazioni. Con un asso come Kevin Durant, al momento il secondo giocatore più forte della lega dopo James, nulla è precluso. Ibaka ha rinnovato il contratto ed a centro area dispenserà ancora una volta le sue stoppate, l’incognita è Harden che invece ha il contratto in scadenza e per esigenze di salary cap potrebbe essere piazzato a qualche altra squadra anche in corso di campionato per non perderlo a zero a luglio. Ma per il resto la corazzata Thunder è pronta a (ri)scrivere la storia.

    Portland Trail Blazers: Portland è in una fase delicata, di ricostruzione, e per questo non ci si potrà aspettare molto dai giovani Blazers. Tutto ciò che arriverà in questo campionato sarà solo un guadagno, in attesa di vedere una squadra vincente nell’immediato futuro. Attenzione al rookie Damian Lillard, un playmaker moderno dalle capacità illimitate.

    Utah Jazz: I progressi dei Jazz sono evidenti, la forza della squadra è indubbiamente il settore lunghi, con Jefferson, Millsap, Kanter e Favors che rappresentano quasi il meglio che si può trovare sotto canestro. Meno completo il back court. Ma le fortune della squadra dello Utah dovranno essere costruite nelle gare in trasferta, da sempre punto debole di questa franchigia, vista invece la difficoltà degli altri team a giocare a Salt Lake City, parquet quasi inespugnabile. Lotteranno per aggiudicarsi l’ultimo posto playoff.

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    Seattle SuperSonics, la lunga strada verso il ritorno in NBA

    Rivedremo mai i Seattle SuperSonics in giro sui parquet NBA? La risposta potrebbe essere (il condizionale è d’obbligo però in questi casi) positiva. E’ notizia delle ultime ore che il comune della città del Nord-Ovest del Pacifico ha approvato un piano finanziario per la costruzione di una nuova Arena che permetterebbe alla città di riavere una squadra di basket.

    La storia dei Sonics è nota un pò a tutti, appassionati e non della NBA: fondati nel 1967 i gialloverdi scomparvero dalla grande pallacanestro americana nel 2008, quando il proprietario Clayton Bennett (che aveva acquistato il team nel 2006 dal fondatore della Starbucks Howard Schultz) spostò la franchigia nella sua città natale, Oklahoma City, cambiando anche nome e colori sociali alla squadra che diventò così Oklahoma City Thunder. Bennett lasciò, con un accordo economico, sia il nome SuperSonics che i colori sociali alla città di Seattle, pagando quasi 80 milioni di dollari (suddivisi in 2 rate) per uscire dal contratto di locazione della Key Arena, il palazzo utilizzato per le partite casalinghe dei Sonics, che sarebbe scaduto nel 2010. Nell’accordo Bennett espresse la volontà di mantenere però la storia dei Sonics anche ad Oklahoma City benchè di quella squadra non potesse utilizzare nulla. Sono molti gli analisti della NBA (in primis l’ex ala grande di Sixers, Suns e Rockets Charles Barkley) che però non riconoscono ai Thunder il titolo conquistato nel 1979 dai Sonics ed il record vincente (con oltre 1000 successi) nelle 41 stagioni disputate a Seattle.

    La questione del trasferimento dei SuperSonics ha avuto molte conseguenze in territorio americano, da ricordare il film-documentario sportivo “Sonicsgate-la morte di una squadra”, interamente realizzato dai tifosi gialloverdi per sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto successo nel 2008: scavando a fondo infatti i fans dei Sonics sono riusciti a risalire ad alcune mail tra il commissioner NBA David Stern ed il proprietario Clay Bennett dalle quali è emerso il tentativo, quasi fraudolento, di acquistare la franchigia con il chiaro intento di spostarla ad Oklahoma City. Facendo leva sul fatto che la Key Arena non potesse ospitare più eventi di basket in quanto obsoleta (ma l’arena era stata rinnovata una decina di anni prima e risulta tutt’ora molto funzionale per gli eventi sportivi), Bennett ha chiesto al comune di Seattle un nuovo stadio da 500 milioni di dollari (per non trasferire la squadra nell’Oklahoma) da far pagare ai contribuenti con le loro tasse, una mossa astuta in quanto una cifra del genere difficilmente può essere racimolata a breve periodo (ma non solo). Trovando l’opposizione della città ha avuto campo libero e con l’appoggio di Stern ha attuato il piano di delocalizzazione, portato avanti con successo.

    In effetti, nel quasi perfetto meccanismo degli sport americani, questa è l’unica pecca: si tende il più possibile a rendere equilibrate le squadre con l’utilizzo del salary cap (che limita le società più ricche nell’acquisizione dei giocatori miliori) e del Draft (che assegna i migliori prospetti universitari ai team che sono risultati nella stagione precedente i peggiori della Lega per aiutare a migliorarli) ma non c’è nessuna regola che vieta gli spostamenti delle franchigie di città in città se approvati dal consiglio dei proprietari. E questa è una cosa che non riguarda solo la NBA ma anche le altre Leghe professionistiche come la MLB, la NHL e la NFL. Il risultato è che molti tifosi da un momento all’altro potrebbero anche trovarsi senza una squadra per cui tifare, come successo a quelli di Seattle.

    Il “dolore” e la rabbia nella Emerald City sono stati ancora più grandi dato che nel 2007 i Sonics ebbero la fortuna di selezionare al Draft Kevin Durant, un fenomeno assoluto che potenzialmente potrebbe diventare il numero 1 in NBA al pari di LeBron James. Dal 2008 l’ex beniamino di casa (rookie of  the year con i SuperSonics nel 2007) è stato visto compiere magie con la maglia dei Thunder (capocannoniere nelle ultime 3 stagioni) e nello scorso torneo la sua definitiva esplosione ha condotto Oklahoma City alla Finale NBA persa per 4-1 con gli Heat.

    Ecco perchè l’annuncio di un accordo tra il comune di Seattle ed il miliardario Chris Hansen viene visto con molte speranze di riavere indietro la propria squadra dai tifosi gialloverdi. Hansen ha investito 490 milioni dollari nella costruzione della futura Arena (anche se 200 sono fondi pubblici che Hansen restituirà nel giro di 30 anni da obbligo contrattuale) e proprio ieri il consiglio ha dato l’OK all’iter con una votazione di 6 favorevoli e 2 contrari. Hansen ha anche detto che oltre ai Sonics mira a portare a Seattle anche una franchigia di hockey, dato che il nuovo palazzetto, polifunzionale, potrà ospitare anche la NHL. Hansen ha chiaramente detto che ha in mente un progetto vincente che potrebbe riportare a Seattle i tempi d’oro del basket degli anni ’90 quando i SuperSonics erano una potenza della NBA grazie alle Star Gary Payton e Shawn Kemp, guidati in panchina da coach George Karl (ora allenatore di Danilo Gallinari a Denver) che li condusse alla finalissima del 1996, contro gli imbattibili Chicago Bulls di Michael Jordan (record di 72 vinte e 10 perse in regular season), persa però per 4-2.

    A questo punto però arriva la nota dolente: per riavere indietro i SuperSonics Hansen dovrà cercare di fare quello che Bennett fece 4 anni fa, ovvero strappare ad altri tifosi una franchigia NBA per portarla a Seattle (e rinominarla con il nickname Sonics). Un “circolo vizioso” a cui però non si può mettere fine. Ci sarebbe anche la possibilità di un team di espansione ma la NBA, in forte crisi economica, non vede di buon occhio questa ipotesi che stravolgerebbe tra l’altro gli equilibri di Division e Conference. La franchigia indiziata maggiormente a cambiare aria sono i Sacramento Kings, con i Maloofs (i proprietari) sommersi dai debiti che hanno fatto saltare un accordo tra città e Lega per la costruzione di una nuova arena che avrebbe permesso ai neroviola di restare a Sacramento. I Maloofs hanno rifiutato già una prima proposta di Hansen che intendeva rilevare la franchigia versando loro 400 milioni di dollari (un centinaio in più rispetto al reale valore di mercato). La questione è destinata a continuare ed una situazione simile viene vissuta nell’hockey dato che gli Oilers si sono interessati alle vicende di Seattle dato che ad Edmonton è (almeno per ora) fallito il tentativo di costruzione di un’avveniristica arena per i giovani campioncini del team canadese.

    Nelle prossime settimane si attendono ulteriori sviluppi, ma siamo certi che il ritorno dei Seattle SuperSonics non sia poi così lontano…

  • Olimpiadi di basket: Durant conduce gli Stati Uniti all’oro, Spagna KO

    Olimpiadi di basket: Durant conduce gli Stati Uniti all’oro, Spagna KO

    Tutto come da pronostico, anche se ottenuto con un pizzico di fatica in più rispetto al previsto: gli Stati Uniti di un super Kevin Durant e di un grande LeBron James battono la Spagna con il risultato di 107-100 nella Finalissima del le Olimpiadi di basket e vincono la medaglia d’oro. E’ il secondo successo olimpico di fila per gli americani nella pallacanestro dopo quello di Pechino 2008 dove nella Finale fu sempre la Spagna ad essere battuta.

    Gli iberici partono forte e volano sul 12-7 in avvio grazie alla vena realizzativa di Juan Carlos Navarro (10 punti con 3 triple). All’asso spagnolo risponde subito il fenomenale Durant che punisce la zona di coach Sergio Scariolo con i suoi tiri dall’angolo. L’ingresso in campo di Carmelo Anthony mette le ali alla Nazionale a stelle e strisce che vola sul 25-16 grazie ad un parziale di 18-2 in cui il giocatore dei New York Knicks piazza 8 punti. A ricucire il gap ci pensa il duo Fernandez-Ibaka che complice le disattenzioni difensive avversarie riporta nel match la “Roja”.

    La Spagna però deve fare i conti con il gran secondo quarto di Kevin Love che in pratica da solo regge attacco e difesa statunitense (9 pu ti e 6 rimbalzi il computo del giocatore di Minnesota nella frazione). La Spagna grazie all’indemoniato Navarro (19 punti)  resta a contatto (solo un punto separa le 2 squadre all’intervallo lungo, 59-58) mentre per gli U.S.A. ci sono 18 punti del solito Durant.

    L’avvio della seconda parte di gara sorride ai giallorossi che con uno scatenato Pau Gasol (13 punti in fila) tornano a mettere la testa avanti (67-64). Ibaka limita James ma a far rientrare immediatamente gli Stati Uniti è il talento di Kevin Durant che dall’arco inizia a bombardare il canestro avversario (82-81 alla fine del terzo periodo).

    Kevin Durant e LeBron James | © Christian Petersen/Getty Images

    Ultimo quarto tutto da vivere: Scariolo tenta il tutto per tutto ma Chris Paul scava un piccolo gap con il tiro dalla lunga distanza aiutato anche da un paio di magie di Kobe Bryant. Disperatamente la Spagna cerca di non sprofondare ma a dare la mazzata finale al team iberico è la premiata ditta Durant-James (il meglio possibile del basket odierno): la stella dei Miami Heat piazza 5 punti in un amen (schiacciata più tripla) che annientano la resistenza avversaria.Coach “K”, all’ultima gara sulla panchina della nazionale (ne ha vinte 62 su 63), toglie i titolari e svuota la panchina per dare spazio a tutti. E’ oro per gli Stati Uniti, decisivi  i canestri di LeBron James (19 punti) quando la palla scotta di più, un paio di lampi di Chris Paul nel finale (11 punti), la difesa di Kevin Love (9 punti e 9 rimbalzi) su Pau Gasol nel quarto periodo, e la grande prova di Kevin Durant (30 punti e 9 rimbalzi). Alla Spagna non è bastato un Pau Gasol straordinario (24 i suoi punti) e un Navarro indemoniato in avvio (19 punti nel primo tempo, spentosi alla distanza avendo racimolato 21 punti totali). Scariolo torna a Milano con l’argento.

    Nella Finale per il terzo/quarto posto la Russia batte l’Argentina per 81-77 e conquista il bronzo, prima medaglia nel basket olimpico da quando non c’è più la vecchia Unione Sovietica (oro a Seul 24 anni fa). I sudamericani vivono quasi esclusivamente sul tiro da 3 punti, i russi affidano le proprie speranze a Kirilenko ma soprattutto al neo Minnesota Timberwolves Alexei Shved che con una prova maiuscola da 25 punti ed una fondamentale tripla a 36 secondi dalla sirena finale regala la vittoria alla sua squadra. A fine incontro per l’ex CSKA ci sono 25 punti, 20 per Kirilenko mentre Fridzon chiude con 19. All’Argentina non bastano i 21 di Manu Ginobili, i 15 di Delfino ed i 16 di Nocioni.

    FINALE 3°/4° posto

    Argentina-Russia 77-81

    FINALE 1°posto

    STATI UNITI-SPAGNA 107-100

  • Stati Uniti inarrestabili, Argentina KO. Finale contro la Spagna

    Stati Uniti inarrestabili, Argentina KO. Finale contro la Spagna

    Gli Stati Uniti ottengono l’ennesima vittoria nel torneo di basket delle Olimpiadi di Londra 2012: nella semifinale dei Giochi gli americani trionfano per 109-83 sull’Argentina e volano alla finalissima che li metterà di fronte ai campioni d’Europa della Spagna, che a loro volta hanno fatto fuori la Russia in rimonta (67-59) nella partita che tutti volevano per la conclusione della competizione. In palio ovviamente il titolo di campioni olimpici e la medaglia d’oro.

    Il Dream Team è inarrestabile e doma l’Argentina (che ha gli uomini contati) in un match che vede gli uomini di coach Mike Krzyzewski partire forte grazie all’ispirato Kobe Bryant che mette a segno 11 dei primi 18 punti americani (18-6). I cambi però rischiano di far sprofondare la Nazionale a stelle e strisce che subisce un parziale dei sudamericani che si riportano in partita sul 19-17. I troppi tiri da 3 punti (14 nei primi 12 minuti) costringono coach “K” a rimettere in campo le proprie stelle e così sul parquet ritornano James, Durant e Bryant. LeBron è scatenato e permette alla sua squadra di ottenere un mini allungo sul 37-27 con 9 punti importantissimi. Per poter riacciuffare gli avversari l’Argentina si affida alle bombe e così si va al riposo lungo sul 47-40.

    In avvio di secondo tempo l’albiceleste rosicchia ancora qualcosa (51-46) ma a togliere le castagne dal fuoco agli statunitensi ci pensa il solito James che, indemoniato, inizia a fare magie in ogni zona del campo: segna, prende rimbalzi e sforna assist a ripetizione e proprio sui suoi scarichi Durant piazza 12 punti con 4 triple mentre la stella dei Miami Heat arriva a quota 18 con 6 assist e gli Stati Uniti volano sul 74-57 chiudendo in anticipo la pratica quando ancora mancano 10 minuti di gioco.

    Nel garbage time c’è spazio anche per Carmelo Anthony autore di 3 triple in appena 42 secondi che portano il punteggio sul 93-64, con coach Krzyzewski che invita i suoi a non umiliare gli avversari ma a portare sempre rispetto. A fine gara ci sono 19 punti di Kevin Durant, 18 per Carmelo Anthony e LeBron James che però aggiunge anche 7 rimbalzi e 7 assist, per i sudamericani invece 18 punti di Manu Ginobili (forse alla sua penultima gara in Nazionale), 15 per Carlos Delfino e Luis Scola.

    LeBron James | © Christian Petersen/Getty Images

    A contendere la medaglia d’oro agli Stati Uniti sarà la Spagna, già battuta 4 anni fa dagli assi NBA a Pechino 2008: la Roja ha avuto la meglio, in rimonta, su una Russia sprecona con il punteggio di 67-59. E’ la difesa la carta vincente del team allenato da Sergio Scariolo, soprattutto nel secondo tempo: nella prima parte di gara infatti Kirilenko e compagni paiono più decisi e determinati e volano sul massimo vantaggio (27-14) a 5 minuti dalla fine del primo tempo. Al riposo si arriva sul 31-20, ma la musica cambia nella ripresa con Fernandez e Calderon bravi a segnare da 3 con il play dei Toronto Raptors che firma il paeggio a quota 46. Da qui si gioca una nuova partita dove gli iberici hanno la meglio grazie al break propiziato da Pau Gasol (60-50). La Russia si riavvicina nell’ultimo minuto ma a dare il colpo di grazia alla Nazionale di Blatt è il leader Kirilenko che stranamente sbaglia 5 tiri liberi su 6 quando ancora tutto sarebbe stato possibile. 16 i punti di Pau Gasol, 11 quelli del fratello Marc con Calderon a quota 14 e Fernandez 11, mentre ai russi non bastano i 14 di Kaun ed i 10 di Kirilenko.

    Finale in programma tra Stati Uniti e Spagna domenica 12 agosto alle ore 16 italiane.

    SEMIFINALI:

    Stati Uniti-Argentina 109-83

    Russia-Spagna 59-67

    FINALE 3°/4° posto

    Argentina-Russia domenica 12 agosto ore 12

    FINALE 1°posto

    STATI UNITI-SPAGNA domenica 12 agosto ore 16

  • Olimpiadi Basket: USA-Argentina e Russia-Spagna le semifinali

    Olimpiadi Basket: USA-Argentina e Russia-Spagna le semifinali

    Nei quarti di finale del torneo di basket delle Olimpiadi di Londra 2012 gli Stati Uniti battono come da pronostico l’Australia e si qualificano per le semifinali della competizione dove troveranno ancora una volta l’Argentina (sarà la terza partita tra le 2 Nazionali in poco meno di 2 settimane dopo l’amichevole di Barcellona e la sfida nel girone dei Giochi).

    Contro i “Canguri” gli States passeggiano vincendo facilmente per 119-86 grazie alle prove strepitose di Deron Williams e di LeBron James, autore di una storica tripla doppia. Anche se un pò svagati in difesa gli U.S.A. mantengono il controllo del punteggio e della partita, gli oceanici riescono a non sprofondare solo grazie al solito Mills (14 i suoi punti alla fine del primo tempo). L’impatto di Westbrook sulla partita è devastante: la stella dei Thunder prende il posto di un Kobe Bryant abbastanza opaco e scava il solco (assieme a Deron Williams che piazza ben 13 punti in soli 12 minuti) per il provvisorio 52-38. Il primo tempo va in archivio sul 56-42 con 2 parziali di quarto identici, 28-21 per gli Stati Uniti.

    Il rientro in campo delle squadre sorride agli australiani che complice il rilassamento degli americani infilano un 11-0 di parziale nei primi 100 secondi di gioco portando il risultato sul 56-53 grazie alla vena realizzativa di Mills ed Ingles. Si mettono all’opera James e Durant per ricacciare indietro gli avversari ma a risultare davvero decisivo in questo frangente del match è il peggiore in campo fino a quel momento, ovvero Bryant: l’asso dei Lakers (0/4 al tiro fino a quel momento) prende per mano la squadra e nel secondo tempo piazza 20 punti che ne fanno il top scorer della partita. Gli australiani restano vivi fino a 5 minuti dal termine (82-70) ma poi gli Stati Uniti dilagano e chiudono in scioltezza sul 119-86.

    Bryant, come già riportato, è il miglior marcatore con 20 punti, seguìto da Deron Williams (18) ed Anthony (17). Grande prestazione per LeBron James che va in tripla doppia con 11 punti, 14 rimbalzi e 12 assist. Agli oceanici non bastano i 26 punti del solito cecchino Mills, i 19 di Ingles egli 11 di Andersen.

    Sarà l’Argentina a sfidare il Dream Team americano in semifinale: l’albiceleste batte il Brasile per 82-77 nel più classico dei derby sudamericani. Gara piacevole con l’Argentina in testa nel punteggio ma sempre ripresa dagli avversari: il momento clou arriva intorno al 27esimo minuto di gioco con Ginobili e compagni avanti di 15 punti (61-46), il Brasile piazza un parziale di 11-3 per riportarsi a contatto e concretizza tutto lo sforzo a 4 minuti dalla fine (70-68 Argentina). Scola e Ginobili mettono in campo però tutta la loro esperienza e per i verdeoro non c’è scampo. Scola top scorer con 17 punti, Ginobili e Delfino a quota 16, per il Brasile 22 punti ciascuno per Huertas e Barbosa.

    LeBron James | © TIMOTHY A. CLARY/AFP/GettyImages

    Dall’altra parte del tabellone la Russia supera la Lituania e conquista la prima semifinale olimpica dal lontano 1992 (quando ancora si chiamava Comunità Stati Indipendenti). Kirilenko nel finale salva la sua squadra con un gioco da 3 punti importantissimo e chiude a quota 19 punti mentre Mozgov ne segna 17. Inutili per i lituani i 19 punti del giocatore della Montepaschi Siena Kaukenas. Finale 83-74 per la Russia che ora dovrà giocare nuovamente contro la Spagna.

    E proprio la Spagna batte la Francia 66-59 in una partita un pò bruttina rispetto alle aspettative: i transalpini, a lungo in controllo del match, cedono di schianto nell’ultima frazione chiusa con soli 6 punti a referto, permettendo il sorpasso iberico. Nel finale ad alta tensione anche 2 falli antispotivi chiamati alla Francia con lo spagnolo Rudy Fernandez che deve abbandonare il parquet. Sfiorata anche la rissa. Marc Gasol è il miglior realizzatore giallorosso con 14 punti, 12 sono di Navarro e 10 di Pau Gasol, per la Francia 15 punti a testa per il duo dei San Antonio Spurs ParkerDiaw.

    QUARTI DI FINALE:

    Stati Uniti-Australia 119-86

    Argentina-Brasile 82-77

    Francia-Spagna 59-66

    Russia-Lituania 83-74

    Gli accoppiamenti delle semifinali:

    Stati Uniti-Argentina

    Russia-Spagna

  • Stati Uniti travolgenti, Argentina ko. Il Brasile supera la Spagna

    Stati Uniti travolgenti, Argentina ko. Il Brasile supera la Spagna

    Ancora una vittoria per gli Stati Uniti (unica squadra ancora imbattuta) nell’ultimo turno della fase a gironi del torneo di basket dei Giochi Olimpici di Londra. Gli americani, dopo un primo tempo non molto esaltante, stendono l’Argentina giocando una ripresa in modo più convincente, aiutati dalla vena realizzativa dell’asso Kevin Durant.

    Proprio il fenomeno degli Oklahoma City Thunder è protagonista in avvio di match ma Ginobili risponde presente portando avanti i sudamericani sul 15-14. La partita si mantiene sui binari dell’equilibrio anche perchè Scola continua a giocare un’Olimpiade da 10 e lode e con il suo talento mantiene i suoi compagni a contatto con le stelle NBA. Gli U.S.A tengono quasi sempre la testa avanti ma l’albiceleste piazza il sorpasso (48-47) ma a metterci una pezza è Chris Paul che guida la sua Nazionale al nuovo vantaggio in chiusura di primo tempo (60-59).

    Al ritorno in campo gli Stati Uniti sembrano trasformati e nel terzo quarto segnano ben 42 punti chiudendo la pratica: LeBron James, apparso sottotono nella prima metà di gara, scende sul parquet molto più concentrato e la sua energia in difesa ed in attacco propizia l’allungo segnando anche 9 punti in circa 3 minuti. Il protagonista però è Kevin Durant che infila 17 punti nella terza frazione (straordinario 5/6 dalla lunga distanza nella frazione) coadiuvato da Kobe Bryant. Il risultato è in cassaforte perchè gli argentini segnano a malapena 17 punti in 10 minuti (102-76). L’ultimo quarto è il solito show per gli spettatori con gli Stati Uniti che amministrano il vantaggio e chiudono l’incontro sul punteggio di 126-97. Durant è il top scorer dei suoi con 28 punti (8/10 da 3 punti), James segue a quota 18 mentre Paul arriva fino a 17 punti con Iguodala e Love autori di 13 punti ciascuno (ancora una volte strepitose le medie dalla lunga distanza per gli U.S.A. con un 20/39 complessivo). Per i sudamericani 16 punti di Ginobili, 13 di Delfino, 12 di Nocioni ed 11 per Scola. Nei quarti gli americani se la vedranno contro l’Australia, l’Argentina giocherà contro il Brasile nel più classico dei derby del Sud America.

    Sempre per il Gruppo A, la Francia arpiona il secondo posto dietro gli Stati Uniti battendo la Nigeria (un pò a fatica) per 79-73 grazie ai 23 punti di Batum mentre per gli africani ci sono ben35 punti di uno scatenato Oguchi, vittoria in sofferenza anche per la Lituania che ha la meglio sulla Tunisia per 76-63 grazie ad un parziale di 12-3 negli ultimi minuti dopo che i tunisini erano stato avanti nel punteggio per 31 minuti.

    Kevin Durant | © Paul Gilham/Getty Images

    Nel Gruppo B invece partita non molto limpida della Spagna che per evitare di finire dalla parte del tabellone (nella fase ad eliminazione diretta) dove giocano gli Stati Uniti concede la vittoria al Brasile che la scavalca in classifica. Iberici avanti per 35 minuti, poi il blackout (quasi benvoluto dai giallorossi campioni d’Europa) che si sono fatti rimontare dai brasiliani infuocati nel tiro da 3 punti con Barbosa e Viera (2 triple ciascuno per ribaltare il -10 provvisorio in favore degli spagnoli). Risultato finale 88-82 per i verdeoro, con i sudamericani (come già detto) secondi in classifica e iberici terzi che evitano il tabellone difficile del torneo. Pau Gasol segna 26 punti ed il fratellino Marc 20, ma l’uomo del match è Leandro Barbosa che piazza 23 punti ed aiuta la sua squadra ad ottenere la vittoria.

    Nelle altre gare del girone, sconfitta a sorpresa (ma ininfluente visto il primo posto già acquisito) per la Russia che cede di misura all’Australia per 82-80 condannata da una tripla del solito cecchino Mills sulla sirena finale. La Gran Bretagna ha invece festeggiato l’unica vittoria ai Giochi, davanti a 9300 spettatori entusiasti, distruggendo la Cina 90-58 (entrambe le squadre erano già fuori dalla corsa ai quarti).

    Questi gli accoppiamenti per la fase ad eliminazione diretta: Stati Uniti-Australia; Argentina-Brasile; Francia-Spagna; Russia-Lituania.

    RISULTATI QUINTA GIORNATA:

    GRUPPO A:
    Stati Uniti-Argentina 126-97
    Francia-Nigeria 79-73
    Lituania-Tunisia 76-63

    GRUPPO B:
    Brasile-Spagna 88-82
    Australia-Russia 82-80
    Cina-Gran Bretagna 90-58

    CLASSIFICHE:

    GRUPPO A:
    Stati Uniti 10
    Francia 9
    Argentina 8
    Lituania 7
    Nigeria 6
    Tunisia 5

    GRUPPO B:
    Russia 9
    Brasile 9
    Spagna 8
    Australia 8
    Gran Bretagna 6
    Cina 5