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  • Juve, sia meno popolare e più popolana

    Juve, sia meno popolare e più popolana

    A pochi giorni dall’inizio ufficiale del mercato, per la Juve, si accostano tanti nomi ma manca quello del suo 12mo uomo in campo.

    E’ ormai qualche anno che lo Juventus Stadium o “Allianz Arena” non fa più paura a nessuno, lo stadio della Juve ha visto squadre di qualsiasi caratura che non sentono il peso del campo.

    Sfacciatamente le avversarie aggrediscono la Vecchia Signora che per nove anni ha dominato la Serie A. Se il primo impatto è stato di riverenza, nei confronti della squadra più popolare d’Italia, la fase successiva degli avversari è stata, all’abbassarsi troppo del team di Massimigliano Allegri, di aggressione e che ha strappato molti punti tra le mura amiche alla Juve.

    Un’involuzione tecnica della squadra c’è stata, anche se i nomi tra le fila bianconere sono tutti comunque di prim’ordine, pur vero è che le crisi singole di vari giocatori e alcuni malumori di spogliatoio durante la stagione non hanno aiutato, però manca quel quid in più che spesso aiuta le squadre, soprattutto in casa, a sopperire a quel deficit momentaneo durante la partita o a dare quella carica in più per affrontare certe partire senza perdere la concentrazione. Manca l’urlo della folla e il pathos di chi aspetta tutta la settimana per vedere i suoi idoli superare l’ostacolo e manca il suo motore trainante, la Curva Sud della Juve.

    Sciarpata dei tifosi della Juve.
    Sciarpata dei tifosi della Juve in Curva Sud.

    Sono tanti i fattori che hanno promosso questo stacco tra il tifo caldo e la squadra e tutto è iniziato proprio quando la società ha deciso di puntare tutto sulla sua popolarità e sul suo merchandising lasciando stare gli “affari di cuore” che rendevano la Juve di lignaggio nobile ma di linguaggio popolano. Tutto è cominciato proprio con il bagno di folla all’innaugurazione del nuovo stadio della Juve dove la nuova presidenza Agnelli radunava i suoi accoliti per trasformarli in spendaccioni clienti. Attenzione, la Juventus è una società quotata in borsa che vive di entrate ed uscite legate allo sport ed alle prestazioni sportive quindi non si sta criticando un’azienda che a casa ha portato ammirevoli risultati sia sportivi che economici ma si vuole puntare il dito in quello che non sta più funzionando rispetto al passato e che ha radici vecchie di ormai undici anni.

    Il nuovo stadio della Juve ha iniziato a creare spaccature proprio nella suddivisione degli spazi comuni, la scelta di una sola curva assegnata al tifo organizzato ha portato inevitabilmente a un compromesso tra i gruppi storici che hanno anche estradizione territoriale e nascita diversa tra loro, ma questo nei primi anni non ha creato alcun problema, nonostante durante l’anno della Serie B e la convivenza temporanea al Comunale avesse lasciato qualche strascico.

    Con lo Juventus Stadium sono arrivati negli anni in sequenza, un rincaro degli abbonamenti per i tifosi popolari della Juve mostruoso (dalla stagione 2011/12 abbonamento in curva a 270 euro fino alla stagione 2020/21 arrivati a 700 euro), una strategia commerciale dal “portafoglio sanguinolento” per chi volesse seguire la squadra in trasferta per l’Europa con la gestione di un tour operator partner commerciale per nulla a buon mercato. Certo i risultati sportivi ci sono, i nomi famosi sono arrivati (Ronaldo su tutti) e il tifoso medio ha sempre aperto il portafoglio per seguire la squadra ma sempre più saltuariamente oppure come in molti casi anche abbonandosi e rivendendo poi i singoli tagliandi per recuperare qualcosa con il cambio nominativo.

    Dallo scandalo dell’inchiesta “Last Banner” e le successive condanne è poi cambiato tutto, il rapporto già complicato tra le tifoserie della Juve e la società si è ulteriormente inasprito arrivando quasi al reciproco silenzio. L’impossibilità di introdurre striscioni, bandieroni, tamburi, megafoni e tutto il materiale che permette ai gruppi organizzati di sostenere la propria squadra è stato come rendere un bravissimo tenore improvvisamente afono. Non basta mettere la musica e fare il gioco di luci prima delle partite o giocare con l’impianto audio dell’Allianz Arena per creare quell’atmosfera da “fiato sul collo” che è in grado di sovverchiare gli esiti delle partite, non basta nel silenzio assordante di un teatro asettico pensare di vincere le partite grazie alle sgroppate di uno svogliato Pallone D’oro, ci vuole la passione tramutata a condottiero che ti urla sul collo cosa fare, un unisono di voci che per mano ti portano alla vittoria. Questo era il tifo bianconero, che in passato nel buio e l’immensità del Camp Nou trascinava Amoruso, Zalajeta e compagni decimati a sbancare Barcellona o che trascinano 20000 juventini a Bari per l’lultima partita di campionato che vale lo scudetto mentre già si stanno addensando le terribili nubi di calciopoli.

    Il principale oggetto del desiderio dei tifosi della Juve è il ritorno di Paul Pogba.
    Paul Pogba, il suo ritorno sarebbe gradito ai tifosi della Juve

    Poi viene la questione sportva, alla Juve certo la popolarità piace, piace sfruttarla anche per fare mercato e far girare i nomi alle varie testate, ma cominciamo da quello che a fronte di opportunità commerciali colte ha perso invece il “cuore”. Il tecnico attuale è succeduto ad Andrea Pirlo uno che il pubblico teneva in palmo di mano, mentre Max Allegri, a cui non vanno addossate tutte le colpe societarie, è divisivo per antonomasia. Gli juventini sanno che se un top player va via ne è già pronto un altro, negli ultimi anni sono andati via giocatori che toccavano il cuore dei tifosi ma sono arrivate solo opportuità commerciali e merchandising. Il colpo Pogba può aiutare a rimettre un po’ di vernice fresca e riesumare ricordi ma serve il ritornare a credere in nuovi idoli. Bene lo snellimento del peso ingaggi ma serve pompare il cuore con nuova linfa juventina non riappesantire il portafoglio con un Di Maria che a 34 anni fa le bizze. Andasse via De Ligt, come le sirene londinesi sussurrano, serve un immediato innesto di pari qualità ed un restyling utile ad Allegri per fare il suo gioco e non per gestire le situazioni, la Juve deve crearle le situazioni agli avversari non subirle e adattarsi.

    In questi giorni leggiamo di Arrivabene che precisa la posizione societaria, il non voler tornare indietro, il voler continuare ad avere un teatro aperto privo di passione per la paura di aver a che fare con tifosi che possano mettere sotto scacco la società. Ma la Juve ha un servizio di sicurezza interno eccellente, ha la capacità e la forza di isolare e non far entrare in casa sua eventualmente chi trascende e allora scelga lei gli interlocutori, sappia parlare con i suoi tifosi e sappia trovare il modo per restutuire al popolo l’arena esattamente come fanno tutte le altre società o come piace chiamarle alla Juve gli altri competitor. Potrebbe essere il più importante colpo di mercato della Juve, quello che da popolare civettuola di corte la riporterebbe ad essere cortigiana del popolo che sa far paura ai nobili di corte perché dietro di sè ha, prima dei nomi in campo, il favore del popolo.

  • Townsend rovina il ritorno di Conte, allo Stadium è 1-1

    Townsend rovina il ritorno di Conte, allo Stadium è 1-1

    Il ritorno di Antonio Conte, applaudito dal pubblico, allo Juventus Stadium poteva avere anche la gioia del successo. Al gol di Pellè nel primo tempo ha infatti risposto Townsend nel finale di gara, andando a cancellare una possibile vittoria azzurra.

    Antonio Conte | Foto Twitter
    Antonio Conte | Foto Twitter

    L’Italia, contro un avversario di prestigio, se pur si trattasse di un’amichevole, ha mostrato dei passi in avanti rispetto alla scialba prestazione di sabato scorso a Sofia contro la Bulgaria. Il primo tempo è stato più di marca azzurra mentre nella ripresa la freschezza di Barkley e Townsend ha messo in difficoltà l’Italia portando al meritato pareggio inglese. Da segnalare anche il positivo il debutto di Valdifiori, elogiato anche dal mister a fine partita.

    Veniamo al racconto della gara.

    Conte opta per il suo classico 3-5-2 dando le chiavi del centrocampo a Valdifiori e puntando sulla coppia d’attacco Pellè-Eder.

    Hodgson risponde con un 4-3-1-2 che vede Rooney agire alle spalle del talento Kane e dal rapido Walcott.

    Si parte ed ovviamente i ritmi iniziali sono blandi senza strappi ne azioni pericolose. Al 10° si vede la prima conclusione verso la porta, ci prova Parolo da lontano, Hart alza in corner. Al 17° buona percussione di Darmian che mette in mezzo per Eder che viene anticipato all’ultimo istante da Jagielka. Al 21° si vedono anche gli inglesi, Rooney va al tiro, la conclusione è sporca e di controbalzo, Buffon è battuto ma il pallone colpisce la traversa. Al 29° l’Italia passa in vantaggio, bel cross di Chiellini, svetta Pellè che colpisce il pallone mandandolo dove Hart non può arrivare. Non si vede una grande reazione inglese, l’Italia si limita a controllare e a provare qualche veloce ripartenza. Si va al riposo con gli azzurri avanti 1-0.

    Prova a partire forte l’Inghilterra ma è l’Italia a sfiorare il gol al 50° prima con Eder, bravo Hart a respingere, poi con Pellè che, sulla ribattuta, calcia fuori. I bianchi di Hodgson però provano a rendersi pericolosi, prima con Kane, devia Chiellini in corner, poi con Gibbs che spara sull’esterno della rete da buona posizione. La gara devono farla gli inglesi, non accade molto però, almeno sino al 71° quando Buffon neutralizza un’insidiosa conclusione di Rooney. Al 79° arriva il pareggio, Townsend controlla e dal limite lascia partire un diagonale che non lascia scampo a Buffon. L’Italia va in difficoltà ed il portiere azzurro è costretto a salvare, con un gran intervento, su conclusione di Rooney. La risposta degli uomini di Conte arriva con Antonelli che, al 84°, lascia partire un diagonale che si spegne di poco a lato. Nel finale c’è solo tempo per un tiro di Kane bloccato da Buffon in due tempi, finisce in parità, a Torino Italia-Inghilterra è 1-1.

     

    ITALIA – INGHILTERRA 1-1 (29° Pellè (It), 79° Townsend (In))

    Italia (3-5-2): Buffon; Ranocchia, Bonucci, Chiellini (72° Moretti); Florenzi (60° Abate), Parolo, Valdifiori (67° Verratti), Soriano, Darmian (72° Antonelli); Pellè (60° Immobile), Eder (60° Vazquez).

    Allenatore: Conte.

    Inghilterra (4-3-1-2): Hart; Clyne (46° Walker), Smalling (44° Carrick), Jagielka, Gibbs (88° Bertrand); Delph (69° Townsend), Jones, Henderson (74° Mason); Rooney; Kane, Walcott (55° Barkley).

    Allenatore: Hodgson.

    Arbitro: Brych.

    Ammoniti: Gibbs (In), Pellè (It)

  • Champions League: Juventus è l’ora della verità

    Champions League: Juventus è l’ora della verità

    La Juventus di Allegri si trova dinanzi alla prima svolta fondamentale della stagione, questa sera allo Juventus Stadium contro l’Olympiacos, per la 4° gara della fase a gironi di Champions League, i bianconeri hanno a disposizione solo un risultato: la vittoria.

    Carlos Tevez e Massimiliano Allegri
    Carlos Tevez e Massimiliano Allegri

     

    Le due sconfitte maturate in trasferta con Atletico Madrid e proprio con i greci pone la squadra di Allegri con le spalle al muro, il successo è obbligatorio se si vogliono ancora alimentare speranze di passaggio del turno e sarà fondamentale che tutti gli interpreti diano il massimo sul campo per superare un ostacolo che non pare insormontabile.

     

    In conferenza stampa il tecnico livornese è apparsi sicuro e convinto dei mezzi della propria squadra, confidando nel pubblico amico e aspettandosi un Olympiacos speculare rispetto a quello visto ad Atene:

     

     

     

    Domani l’importante è vincere.La crescita nel secondo tempo dimostra che la squadra sta bene. E’ importante aumentare il ritmo progressivamente, soprattutto quando gli avversari iniziano a calare. Non esiste alcun complesso europeo. Abbiamo però tre punti e dobbiamo rimediare a questa situazione. Mi aspetto più o meno una gara simile a quella di Atene. Dovremo fare una partita migliore sul piano tecnico, servirà anche maggiore intensità. Non dobbiamo farci prendere dall’ansia, servono nervi saldi e sfruttare tutto il tempo a nostra disposizione per ottenere il risultato che ci interessa. I tifosi sono stati eccezionali, questa sera servirà entusiasmo e positività, ci dovrà essere un’atmosfera bellissima.

     

    Il tecnico dell’Olympiacos Michel è convinto dei mezzi della propria squadra e sicuro di poter fare bene come accaduto all’andata:

    Per loro sarà una partita decisiva, quindi è la Juventus che avrà addosso più pressione. Il nostro obiettivo è quello di cercare di fare anche meglio dell’andata al Pireo e di ottenere un altro risultato positivo.

    Per quanto riguarda le formazioni Allegri, vista la molto probabile assenza di Ogbonna,  potrebbe rinunciare al 3-5-2 e puntare su un 4-3-1-2 con Lichtsteiner ed Asamoah sulle fasce, Pirlo, Marchisio e Pogba sulla mediana  con Vidal dietro alla coppia Tevez-Morata. Asamoah però è un incognita e quindi potrebbe venir sostituito da Padoin.

    Michel invece, nel suo 4-2-3-1, recupera N’dinga e Dominguez ma molto probabilmente rinuncerà anche stavolta dal primo minuto ad Afellay.

     

    JUVENTUS – OLYMPIACOS probabili formazioni

    Juventus (4-3-1-2): Buffon; Lichtsteiner, Bonucci, Chiellini, Asamoah; Marchisio, Pirlo, Pogba; Vidal; Morata, Tevez.

    Allenatore: Allegri.

    Olympiacos (4-2-3-1): Roberto; Elabdellaoui, Botia, Abidal, Masuaku; N’dinga, Milivojevic; Maniatis, Dominguez, Fuster; Mitroglou.

    Allenatore: Michel.

  • Platini: “Per premiare la Juve mi serviranno altri mandati”

    Platini: “Per premiare la Juve mi serviranno altri mandati”

    Anche quest’anno, come già accaduto spesso negli anni passati, la Juventus ha vinto in Italia ma ha raccolto dei flop nelle campagne europee, un suo grande ex, Michel Platini ha voluto “infierire” su questa situazione con una sua battuta.

    Il presidente dell'Uefa Michel Platini
    Il presidente dell’Uefa Michel Platini

    Ieri il presidente dell’Uefa, Michel Platini, si trovava a  Torino, e prima della finale di Europa League allo Juventus Stadium tra Siviglia e Benfica, vinta poi dagli spagnoli ai calci di rigore, ha rilasciato a Sky questa dichiarazione:

    Se ci vorrà ancora molto tempo perché io possa premiare la Juventus? Puó darsi che io debba fare qualche mandato in più. L’ho detto ad Andrea Agnelli, lui mi vuole all’Uefa dunque non vuole vincere.

    Platini quindi ha così voluto parlare della squadra che gli ha permesso di raggiungere diversi successi da calciatore negli anni 80. L’ex numero 10 bianconero non si è limitato a parlare di Juventus ma in un incontro con i Media tenutosi nella mattinata di ieri, con la presenza del responsabile degli arbitri dell’Uefa Pierluigi Collina, ha voluto analizzare i problemi del calcio italiano:

    Il problema del calcio italiano non sono gli arbitri ma la violenza negli stadi, che si combatte con strutture più moderne.

    Proprio riguardo alla situazione della categoria arbitrale, il presidente dell’Uefa Platini ha voluto punzecchiare il presidente della FIFA Blatter:

    Quando sono diventato presidente dell’Uefa ho subito pensato che servivano più occhi sul campo e ho sempre creduto che si potessero aggiungere due arbitri. Il primo esperimento venne effettuato per un campionato Under 17 in occasione di una sfida fra Armenia e Islanda. Quella gara fu arbitrata da cinque arbitri ed è è stato illuminante. Da quel momento mi sono adoperato per avere cinque arbitri ma non è stato facile, perché se l’idea non è della Fifa è difficile da concretizzare. Non è un sistema perfetto, ma ci ha aiutato a ridurre gli errori.

    In conclusione Michel Platini ha voluto anche dire la sua sulla tecnologia in campo che può esser utile in certi casi ma inutile in altri:

    Io sono sempre favorevole alla tecnologia se aiuta gli arbitri in modo intelligente. Per esempio sui gol fantasma, ma su un fuorigioco credo possa fare poco.

  • Benfica prosegue la maledizione di Bela Guttmann, l’Europa League va al Siviglia

    Benfica prosegue la maledizione di Bela Guttmann, l’Europa League va al Siviglia

    Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte campione d’Europa ed il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni.

    Questa la “maledizione” lanciata nel 1962 dall’allora tecnico ungherese del Benfica Béla Guttmann e che anche questa sera, per l’ottava finale consecutiva, ha colpito il Benfica.

    Quest’anno sembrava l’annata buona per infrangere l’anatema, così non è stato e se l’anno scorso la beffa con il Chelsea arrivò nei minuti di recupero, quest’anno contro il Siviglia la sconfitta è arrivata ai calci di rigore.

    I calciatori del Siviglia dopo l'ultimo rigore calciato
    I calciatori del Siviglia dopo l’ultimo rigore calciato

    Se per il Benfica è l’ottava finale consecutiva persa, per il Siviglia, che non ci sarebbe nemmeno dovuto essere, fu ripescato per i problemi economici di Rayo Vallecano e Malaga che gli erano giunte davanti in campionato, arriva un incredibile filotto: terza finale di Europa League vinta, dopo quelle del 2005/2006 e 2006/2007 anche se ancora si chiamava Coppa Uefa, su tre giocate.

    Per quanto riguarda le formazioni Unai Emery schiera il suo Siviglia con il 4-2-3-1 con Beto tra i pali, Coke, Pareja, Fazio, Moreno sulla linea difensiva, MbiaCarriço in mediana con Bacca di punta supportato dal trio di trequartisti Reyes-Rakitic-Vitolo.

    Jorge Jesus deve rinunciare agli squalificati Perez e Markovic, sceglie un 4-3-3 con Oblak in porta, Maxi Pereira, Luisao, Garay e Siqueira in difesa, Amorim, Gomes e  Gaitan a centrocampo con Sulejmani, Lima e Rodrigo nel tridente offensivo.

    Il primo tempo non è certo indimenticabile, tanti errori, molta confusione ed occasioni da gol davvero rare, da segnalare una bella parata di Beto su Maxi Pereira. Nella ripresa cresce il Benfica che ha diverse buone occasioni con Lima, Rodrigo e Garay che sfiorano il vantaggio. Il risultato non si sblocca e si va così ai tempi supplementari dove nel primo tempo il Siviglia ha una chance enorme con Bacca che si presenta solo davanti a Oblak ma allarga troppo il diagonale che si spegne sul fondo. Nel secondo tempo supplementare, paura di perdere e stanchezza la fanno da padrona, la gara non si sblocca e si va ai calci di rigore. Dal dischetto per il Benfica Cardozo e Rodrigo vedono le proprie conclusioni respinte da Beto, i calciatori del Siviglia sono praticamente perfetti ed è il capitano Rakitic che alza al cielo di Torino l’Europa League 2013/2014.

    Rakitic solleva l'Europa League
    Rakitic solleva l’Europa League

    SIVIGLIA – BENFICA 4-2 d.c.r. (0-0 dopo i tempi supplementari)

    Siviglia (4-2-3-1): Beto; Coke, Pareja, Fazio, Moreno; Mbia, Carriço; Reyes (78° Marin) (104° Gameiro), Rakitic, Vitolo (110° Figueiras); Bacca.

    Allenatore: Unai Emery

    Benfica (4-3-3): Oblak; Maxi Pereira, Luisao, Garay, Siqueira (99° Cardozo); Amorim, A. Gomes, Gaitan (119° Cavaleiro); Sulejmani (25° Almeida), Lima, Rodrigo.

    Allenatore: Jorge Jesus.

    Arbitro: Brych (Germania)

     

    Ammoniti: Fazio (S), Moreno (S), Coke (S), Siqueira (B), Almeida (B)

  • Nuovi Stadi: l’Atalanta segue il modello Udinese

    Nuovi Stadi: l’Atalanta segue il modello Udinese

    Il “modello Udinese” nel mondo del calcio è sicuramente la strategia che la famiglia Pozzo ha attuato in questi anni nel mercato: gli osservatori trovano giovani promesse tra Europa, Africa e Sud America capaci e, una volta arrivati a Udine, crescono e successivamente vengono venduti a top club. Tutto questo ha portato a grandi plusvalenze e aumenti del bilancio. L’esempio più celebre è il caso di Alexis Sanchez: arrivato dall’Argentina e successivamente rivenduto al Barcellona per 37 milioni.

    Ma non solo questo è il “modello Udinese”, è anche il discorso degli stadi di proprietà. Infatti da tempo di parla del nuovo Friuli. Alcuni lavori di ristrutturazione iniziarono già a fine estate: il club friulano giocò i preliminari di Europa League al Nereo Rocco, stadio di proprietà della Triestina, che ha ospitato per molto tempo anche il Cagliari. Questo modello che l’Udinese attuerà per il nuovo impianto sarà per metà simile allo Juventus Stadium e per metà simile agli stadi inglesi: stadio di proprietà, con un numero ristretto di posti e senza barriere.

    Il progetto del nuovo Friuli
    Il progetto del nuovo Friuli

    Sarà il Comune della città rappresentata dal club a fornire il terreno in concessione per 99 anni. Il tutto con investimenti mirati, per rendere questi impianti vivibili tutta la settimana attraverso le attività commerciali, proprio, appunto, come lo Juventus Stadium. E come nel caso dell’impianto torinese, il modello Udinese aprirà le porte non a stadi ex novo, ma si tratterà di ristrutturare quelli esistenti (lo Juventus Stadium è posto dove il vecchio Delle Alpi è stato demolito). Per ottenere la concessione del terreno e dello stadio, Pozzo ha versato 4,9 milioni di euro nelle casse comunali, più 21 milioni di obbligo in opere di ristrutturazione, tutto a spese del club. La capienza dello stadio verrà ridotta dagli attuali 40mila a 25mila posti. Il pubblico avrà wi-fi gratuito sempre e ovunque e nel futuro del nuovo Friuli ci sono una clinica riabilitativa, negozi e ristoranti. Concretamente, il progetto consiste nella demolizione e ricostruzione delle nuove curve, Sud e Nord, e della nuova Tribuna Distinti e dell’eliminazione della pista di atletica. L’obiettivo del club è quello di aprire il settore della Curva Nord entro fine 2014 e di avere tutto lo stadio ristrutturato entro il 31 luglio 2015.

    La prima squadra ad imitare tale modello potrebbe essere l’Atalanta. L’intenzione del club nerazzurro è di presentare al Comune di Bergamo un nuovo progetto: 24 mila posti tutti a sedere con museo, store, ristoranti e niente barriere, per un investimento da 30 milioni. L’idea del presidente Antonio Percassi è quella di effettuare i lavori sul Comunale già esistente. In alternativa, il club si muoverà chiedendo in concessione lo stadio per 99 anni, imitando passo per passo i friulani. I bergamaschi condividono lo stadio con l’AlbinoLeffe, attualmente militante in Lega Pro.

    In Serie A e in generale in Europa si parla molto di nuovi impianti: dal nuovo Bernabeu al nuovo Camp Nou, fino all’Italia. Si è molto parlato del progetto del Milan per un nuovo stadio: lasciare San Siro all’Inter e costruire un impianto di proprietà. Stesso discorso per la Roma: il progetto è di costruire uno stadio di proprietà e lasciare l’Olimpico alla Lazio. Per entrambi, però è ancora tutto un progetto. Senza dimenticare l’idea di Preziosi, che vuole un nuovo stadio a Genova.

  • Juventus Stadium a rischio squalifica. Festa scudetto a porte chiuse?

    Juventus Stadium a rischio squalifica. Festa scudetto a porte chiuse?

    La vittoria ottenuta dalla Juventus contro il Milan nel posticipo domenicale ha proiettato gli uomini di Antonio Conte a quattro punti dall’aritmetica certezza della conquista del tricolore, rendendo possibile il “bis-scudetto” con una vittoria e un pareggio, oppure già dalla prossima giornata quando i bianconeri saranno impegnati nel derby con il Torino, in trasferta. Quest’ultima – e più remota – ipotesi coincide con l’eventualità che il Napoli non faccia risultato pieno con il Pescara nella gara di sabato e pertanto, stando alle scaramanzie e alle ragionevoli previsioni dell’ambiente bianconero, sembra che a meno di clamorose sorprese la conquista del titolo possa venire festeggiata in casa, tra le mura amiche dello Juventus Stadium nella gara successiva contro il Palermo. Il condizionale, però, è d’obbligo non soltanto per le questioni scaramantiche molto care al mister bianconero ma, soprattutto, perchè sull’impianto della Signora grava la scure dell’incognita-squalifica. Il rischio squalifica Juventus Stadium è connesso ai buu razzisti indirizzati nella serata di ieri al milanista Kevin Prince Boateng durante i minuti di riscaldamento pre-gara. L’episodio, durato per alcuni minuti, ha molto infastidito il ghanese che ha reagito zittendo platealmente i buu razzisti provenienti da uno spicchio dello stadio e, per tal ragione, esiste la possibilità che la prossima gara casalinga della Juventus, quella del 5 Maggio con il Palermo, possa venire giocata a porte chiuse, se lo stadio venisse squalificato. Sullo Juventus Stadium, infatti, incombe già la diffida a seguito di precedenti episodi di insulti e cori razzisti e, per tal ragione, gli stessi speaker dell’impianto hanno immediatamente provveduto a ricordare al pubblico il concreto pericolo di squalifica, invitandoli ad evitare i buu razzisti e ad adottare un atteggiamento consono al rispetto.

    Juventus Stadium a rischio squalifica | © Giuseppe Bellini/Getty Images
    Juventus Stadium a rischio squalifica | © Giuseppe Bellini/Getty Images

    Le decisioni in merito alla questione Juventus Stadium sono attese nei prossimi giorni ed, ovviamente, potrebbero avere delle inevitabili ripercussioni sui festeggiamenti scudetto della Juventus, considerando che proprio nella prossima gara casalinga del 5 Maggio, parrebbe verosimile che i bianconeri possano definitivamente e matematicamente “chiudere la pratica” campionato.

    Sarebbe una circostanza ovviamente molto negativa l’ipotesi di una festa scudetto a porte chiuse, senza la naturale cornice di pubblico festante che saluta il successo dei suoi calciatori, e ciò confermerebbe ancora una volta il “potere” delle frange estreme e becere del tifo organizzato che, con il loro operato deplorevole, continuano a condizionare le sorti di un’intera squadra e, di riflesso, della società impedendo, al contempo, ai numerosissimi altri tifosi (presenti in tutta Italia e sparsi per il Mondo) di godere in pieno di una giornata di festa per il raggiungimento di un simile traguardo che, in particolare nella presente stagione, non è mai parso in discussione.

    Oltre ai buu razzisti all’indirizzo di Kevin Prince Boateng, quello spicchio di stadio non ha dimenticato neppure Mario Balotelli, grande assente della sfida in campo, avversario mai amato dal popolo bianconero. In questo caso, però, la frangia ultrà ha adottato una condotta più accorta, evitando di incorrere nell’errore di intonare l’ormai noto motivo di “Se saltelli muore Balotelli” e sostituendolo con uno striscione dal tono ironico “no al razzismo, si al salto” e mostrando diversi cartoncini che raffiguravano il volto di SuperMario per sottolineare in maniera più esplicita l’inequivocabile riferimento.

  • Effetto Conte Juventus Stadium sold out in Coppa Italia

    Effetto Conte Juventus Stadium sold out in Coppa Italia

    12-12-12, di certo non una data come tutte le altre per il ritorno di Antonio Conte sulla panchina bianconera nella sua casa, quello Juventus Stadium in cui lo scorso anno ha costruito la vittoria scudetto cullato tanto a lungo e nel quale manca – in panchina – proprio dal trionfo del 13 Maggio contro l’Atalanta, il giorno della celebrazione tricolore con tanto di trofeo alzato da capitan Del Piero. Una panchina sulla quale, solitamente, il mister salentino suole sedere ben poco, considerando la sua ormai nota abitudine di voler star vicino alla squadra seguendo le fasi di gioco perennemente in piedi, ai limiti dell’area tecnica a lui dedicata, sgolandosi per far percepire ai suoi uomini la sua presenza, la sua vicinanza, come se fosse in campo con loro.

    Conte tira più della Champions, Stadium sold out
    Conte tira più della Champions, Stadium sold out | © MARCELLO PATERNOSTRO/AFP/Getty Images

    Dopo l’antipasto della trasferta di campionato a Palermo, questa sera nella gara di Coppa Italia contro il Cagliari, tutto questo tornerà ad esser “suo”, godendosi il tepore che l’affetto dei tifosi gli potrà regalare nonostante a Torino il gelo non sia da sottovalutare e siano previsti tre gradi sottozero. Ma, dopo 213 giorni di “gelo” a causa della squalifica, non sarà la temperatura a fermarlo, nè tantomeno a fermare i tifosi, quelli che lui stesso ha voluto ringraziare pubblicamente per l’affetto e la vicinanza mostratagli durante i momenti di difficoltà e scoramento.

    Ecco perchè nella serata del ritorno a casa di Antonio Conte, lo Juventus Stadium darà una grande risposta in termini di presenze, con i botteghini presi d’assalto e facendo registrare un numero di presenze maggiore addirittura rispetto a qualche notte di Champions League. Il sold out dell’impianto non è una novità ma fa notizia che i biglietti possano essere esauriti per una gara di andata degli ottavi di Coppa Italia, per di più infrasettimanale e con un clima meteorologico tutt’altro che piacevole: eppure, dopo l’apertura delle vendite libere – grazie al fatto che si erano liberati alcuni tagliandi degli abbonati aventi diritto – si è registrato in poche ore l’ennesimo tutto esaurito.

    Tutti per uno – Antonio Conte – ed uno per tutti verrebbe da dire, anche se il mister salentino ama parlare sempre di collettivo e di gruppo piuttosto che dei singoli e, dunque, non vuole sentirsi come protagonista principale di tutto questo, preferendo pensare che ” il tifoso viene allo stadio per i calciatori, per la società e anche per l’allenatore, perché quello che offriamo è qualcosa forse di irrinunciabile e di incredibile”, e con una punta d’orgoglio, neanche troppo celato, mister Conte spiega il successo di pubblico che si registra ormai costantemente allo Juventus Stadium: “i tifosi vengono per vedere lo spettacolo e per fortuna i nostri sono abituati a vedere qualcosa di bello”.

    Anche se, è inevitabile che di fronte ad una simile accoglienza, anche un uomo tutto d’un pezzo come mister Conte finirà inevitabilmente per emozionarsi, ed è lui stesso ad ammetterlo:Io mi emozionerò, perché di emozioni e passioni vivo”. Emozioni che questa sera, a partire dalle ore 21, non mancheranno e, per chi non fosse tra i fortunati 42 mila allo stadio, c’è pur sempre la diretta televisiva su Rai Due.

  • Il primo Derby della Mole allo Juventus Stadium

    Il primo Derby della Mole allo Juventus Stadium

    Nell’immaginario del calcio italiano, il derby è solitamente inteso come il match stracittadino che si svolge nella “casa comune” delle due formazioni coinvolte e che, dunque, riduce la differenza tra gara casalinga o in trasferta ad una mera questione formale di calendario: accade tra Milan ed Inter a San Siro, tra Roma e Lazio all’Olimpico e tra Sampdoria e Genoa a Marassi. Nel caso del derby della Mole, invece, nel corso degli anni la stracittadina tra Juventus e Torino ha cambiato diverse volte location: dallo Stadio Comunale, al Delle Alpi, all’Olimpico. Nei tre casi, però, si trattava sempre di uno spazio “condiviso” tra granata e bianconeri e, di conseguenza, dalle rispettive tifoserie.

    Il prossimo 1 Dicembre, invece, nell’anticipo del sabato sera alle ore 20.45, sarà la prima volta che il derby della Mole, il più antico d’Italia, sarà disputato allo Juventus Stadium, la casa bianconera di proprietà del club inaugurata lo scorso anno. Il Toro, dunque, sarà realmente “ospite” dei cugini juventini, per un match che ritorna ad essere protagonista dopo quasi tre anni di assenza a causa della permanenza dei granata in serie B: l’ultimo precedente, infatti, risale a 7 Marzo 2009 e fu disputato all’Olimpico, quando vinse la Juventus con un gol nel finale realizzato da Giorgio Chiellini.

    L'ultimo precedente del derby della Mole
    L’ultimo precedente del derby della Mole | ©New Press/Getty Images

    Ora, l’Olimpico è lo stadio dove giocano i granata – in attesa di ribattezzare, il prossimo 29 Novembre, il piazzale antistante all’impianto “corso Grande Torino” – mentre lo Stadium si trova laddove sorgeva il Delle Alpi, teatro dei periodi di maggior splendore della storia recente del club bianconero: mai come in tal caso, dunque, la distinzione tra squadra ospite e padrona di casa è opportuna, nonostante sia un derby stracittadino e, dunque, è appropriato specificare che si tratterà di Juventus-Torino.

    Tale questione, infatti, è stata rimarcata dallo stesso sito ufficiale della Juventus che ha comunicato l’avvenuto sold out (non è affatto una novità da quando esiste lo Juventus Stadium, ndr) e ha precisato che “sono stati assegnati nel pomeriggio di ieri tutti i tagliandi riservati ai tifosi bianconeri”. I tagliandi riservati al settore ospiti, invece, sono soltanto 2.099, al costo di 40 euro, un prezzo non propriamente popolare e, per tal ragione, in quel caso la vendita non è stata ancora ultimata anche a causa dello strascico polemico che ha accompagnato la decisione della Juventus di inserire la gara del derby nel pacchetto abbonamenti andando, di fatto, a ridurre a sole 12 mila unità i biglietti “liberi” disponibili, a fronte dei 27.442 abbonamenti esistenti.

    Nella gara di ritorno del derby della Mole, in programma il prossimo 28 Aprile 2013, il Torino si “vendicherà” adottando la medesima politica anche se i tifosi bianconeri avranno – presumibilmente – a disposizione più tagliandi considerando che gli abbonati granata sono circo otto mila. Al momento, però, la preoccupazione principale riguarda la questione ordine pubblico considerando due fattori rilevanti: in primis, il fatto che molto tifosi del Toro rimarranno senza biglietto e che, dunque, ciò può generare tensioni anche al di fuori dello Stadium; in secundis, il fatto che la gara verrà disputata in notturna. Per l’occasione. dunque, si è deciso di adottare un ingente spiegamento di uomini per garantire la sicurezza, con circa 650 unità addette. L’augurio è che, naturalmente,il derby della Mole sia una grande festa di sport e null’altro.

  • Juventus Stadium flop, la Champions ha meno appeal del campionato

    Juventus Stadium flop, la Champions ha meno appeal del campionato

    La gara di ieri sera contro i danesi del Nordsjaelland non possedeva, di certo, il fascino della grande sfida europea considerando la fragilità dell’avversario rivelatasi, poi, anche nella sonora sconfitta per 4-0 rimediata. Tuttavia, alla vigilia del match, la Juventus aveva l’obbligo di ottenere i tre punti per poter almeno sperare di continuare il suo cammino verso la qualificazione agli ottavi di finale, cercando sul campo il riscatto tanto agognato dopo la sconfitta contro l’Inter. Per tutte queste ragioni, probabilmente, ci si attendeva uno stadio pieno a supporto dei bianconeri, fornendo loro quella “carica” in più che, spesso, si è rivelata determinante soprattutto nella scorsa stagione, quando la parola sold-out era divenuta un’abitudine da associare al nuovo impianto. Ieri, invece, i presenti paganti allo Juventus Stadium sono stati solo 31.366, facendo registrare il terzo peggiore incasso per il nuovo impianto, migliore soltanto rispetto a Juventus-Bologna di Coppa Italia dell’ 8 Dicembre 2011, che detiene il record negativo, e di Juventus-Shakhtar Donetsk con 29.368 spettatori paganti.

    A parte la Coppa Italia che tradizionalmente possiede meno appeal soprattutto nelle fasi iniziali, proprio la recente gara casalinga di Champions League contro gli ucraini di Lucescu ha rappresentato un campanello d’allarme per la dirigenza bianconera, sia alla luce della scarsa affluenza di pubblico, sia dello sciopero del tifo connesso al “caro-biglietti”: in quell’occasione, infatti, la società aveva optato (in maniera infelice) per un incremento dei prezzi, portando i tagliandi delle curve a 40 euro e degli altri settori da un minimo di 90 euro ad un massimo di 130 euro: una strategia che ha premiato le casse del club, con un incasso totale di ben 1.515.836 euro – il quinto migliore di sempre – ma che ha penalizzato la cornice dello stadio, insolitamente silenzioso.

    Per la gara di ieri sera contro i danesi, invece, i prezzi sono stati riportati – saggiamente – ad un livello “normale”, con le curve a 30 euro e gli altri settori da 60 a 90 euro: ciò ha portato, appunto, al terzo peggiore incasso e non è stato sufficiente per far registrare un numero maggiore di spettatori, considerando i numerosi posti vuoti rimasti, anche se il supporto dei presenti è stato adeguatamente caloroso.

    Incassi Juventus Stadium flop con Nordsjaelland nonostante la vittoria | © Valerio Pennicino/Getty Images

    Allo stato dei fatti, difficile considerare tra le possibili cause una minore vicinanza del pubblico alla squadra, anche perchè sabato scorso contro l’Inter l’impianto ha fatto registrare il tutto esaurito, con ben 40.553 spettatori. Dopo la gara contro lo Shakhtar, Beppe Marotta provò a motivare la scarsa affluenza con la difficoltà per il pubblico proveniente da fuori regione di recarsi a Torino per i match infrasettimanali: potrebbe essere una possibile chiave di lettura anche se non può essere l’unica, considerando che nel prossimo decisivo match di Champions contro il Chelsea, sicuramente lo Juventus Stadium registrerà un altro sold-out, nonostante i prezzi dei tagliandi verranno con tutta probabilità ritoccati verso l’alto poichè la gara contro i blues di Di Matteo  del prossimo 20 Novembre sarà considerata una partita di “prima fascia”.

    Alla luce di ciò, dunque, la principale determinante dell’affluenza, oltre ai prezzi dei biglietti, pare essere proprio il blasone dell’avversario che si affronta, e questa “correlazione” pare emergere in maniera più vistosa in Europa piuttosto che in campionato, dove finora si registrato un ulteriore aumento-medio di presenze rispetto alla scorsa stagione, con una percentuale di riempimento superiore al 93%: lo Stadium, dunque, ha già dimostrato di poter essere “dodicesimo uomo” e la Juventus si augura possa esserlo anche in Champions, a partire dalla determinante gara contro i campioni d’Europa.