Tag: josè mourinho

  • Inter dal Paradiso all’Inferno. Terzo posto a rischio

    Inter dal Paradiso all’Inferno. Terzo posto a rischio

    Adesso è allarme in casa nerazzurra. Dopo la sconfitta di Parma e l’addio definitivo alle possibilità di rincorsa scudetto, le notizie peggiori arrivano dalla parte bassa della classifica, con la vittoria della Lazio contro il Catania. La società di Lotito, adesso è a quota 60 punti, a soli 3 punti di distacco dai nerazzurri. Paradossale pensare che in due settimane siano totalmente cambiati gli obiettivi stagionali interisti, con un -2 dalla vetta i primi giorni del mese di Aprile, un quarto di finale più che abbordabile e la sfida in Coppa Italia contro la Roma come ciliegina sulla torta. Tutto cambiato una volta perso il derby, fuori dall’Europa contro lo Schalke 04, e oggi con la  paura-possibilità di perdere il terzo posto proprio ai danni della Lazio, finendo quarti in classifica con l’obbligo di un’estate breve in vista dei preliminari di Champions.

    Leonardo ha collezionato 4 sconfitte nelle ultime 5 gare ufficiali (sconfitta nel derby, contro lo Schalke, vittoria col Chievo, altre sconfitta in Germania e a Parma), un periodo nero che non capitava ai nerazzurri da addirittura 11 anni: durante la gestione Lippi nel 2000. Il tecnico che aveva saputo rimotivare e ricaricare i suoi condottieri dopo la gestione Benitez, adesso sta vivendo il suo peggior momento alla guida dell’Inter. La felicità e l’allegria che contraddistinguevano il suo modo di allenare sono apparse meno chiare nelle pesanti esclusioni di Maicon e Thiago Motta contro il Parma. Senza contare l’uso a metà di Sneijder a Parma privando una squadra stanchissima degli unici giocatori in grado di risolvere le partite anche da soli.

    Per la sfida di Roma in Coppa Italia si dovranno inoltre verificare le condizioni dei giocatori apparsi più stanchi e acciaccati fisicamente, quindi Lucio, Ranocchia per i suoi continui problemi al ginocchio e Chivu per una contusione rimediata a Parma.

    Centrocampo stanco, difesa vulnerabile e attacco sterile, queste sono i più grandi limiti apparsi in maniera evidente nelle ultime uscite stagionali della squadra guidato dal tecnico brasiliano. Poche soluzioni dalla panchina e poche cose da inventare nel modulo. C’è da stingere i denti e provare a gestire le forze per questo sprint finale.  Maicon e Thiago Motta dovrebbero comunque essere disponibili per la sfida di Coppa Italia contro la Roma. In campionato in quest’ottica la sfida contro la Lazio diventa una sfida spareggio, e la panchina di Leonardo in caso di sconfitta traballerebbe, con le prime indiscrezioni su un possibile affidamento della rosa in mano a Beppe Baresi, già vice ai tempi di Mourinho.  Preparando in questo modo la strada per un eventuale ritorno del vate di Setubal in terra nostrana, dopo le notizie giornalistiche sull’iscrizione dei suoi figli alla scuola di Lugano distante soltanto una ventina di minuti dalla Pinetina.

    L’amore di Mourinho per il nerazzurro è  sempre stato evidente agli occhi di tutti e ulteriori conferme di questo attaccamento arrivano dalle frasi riportate sulla Gazzetta dello Sport  durante la sfida tra Real Madrid e Barcellona, dove il portoghese avrebbe domandato cosa avesse fatto l’Inter a Parma, e alla notizia della sconfitta avrebbe risposto con un “vaffa”.

    Dallo spogliatoio arrivano comunque le parole del capitano Javier Zanetti (intervenuto nella trasmissione Staio Sprint) a voler dimostrare come la squadra sia unita e fortemente in sintonia con Leonardo: “Leo sta svolgendo un buon lavoro, non sarebbe corretto condannarlo per questo brutto momento”. Lanciando al tempo stesso parole al miele per un eventuale ritorno dello Special One sulla panchina nerazzurra: “ Mourinho? Per lui le porte saranno sempre aperte, dopo le straordinarie imprese compiute.”

    Il primo amore non si scorda mai, e Mourinho di certo non è stato solo una cotta per tutti i tifosi nerazzurri, giocatori compresi.

  • Inter, Moratti rivuole Mourinho

    Inter, Moratti rivuole Mourinho

    Con il ko di Parma Leonardo ha ipotecato le ultime speranze di continuare il suo matrimonio con l’Inter, la panchina del brasiliano già traballante è diventatata praticamente instabile in questo ultimo mese e nonostante la stima che Moratti nutre per l’ex rossonero in estate si cambierà.

    Il totoallenatore è partito già da molto tempo ma dalla Gazzetta al Corriere dello Sport tutti sono sicuri che la prima scelta resti il ritorno dello Special One. Mourinho al Real nei prossimi quindici giorni si giocherà la stagione e un futuro che per forza di cose deve passare attraverso i risultati.

    Moratti elogia Mou, Mou elogia Moratti e qualche indiscrezione vuole che nella prossima settimana i due inizino a parlare di futuro. La rosea poi svela un particolare inquietante: lo Special One infatti avrebbe trasferito nuovamente i suoi figli alla scuola di Lugano…

  • Real Madrid – Barcellona: le probabili formazioni

    Real Madrid – Barcellona: le probabili formazioni

    Il “Clasico” di questa sera alle 22.00 al Santiago Bernabeu di Madrid sarà la prima di quattro sfide ravvicinate, alimentando la rivalità continua dei due club spagnoli, Real Madrid e Barcellona. Una gara che si ripeterà anche mercoledì 20 nella finale della Coppa del Rey, e poi nelle semifinali di Champions, ma che questa sera riguarderà solo, si fa per dire, il discorso Liga.

    Il club blaugrana è in testa alla classifica, con 8 punti di vantaggio sulle merengues, che se vincessero questa sera potrebbero portarsi a cinque punti, con 6 giornate al termine: un’ impresa ardua quella di tentare di fermare la vittoria del Barca. Mourinho, però, non ha digerito la sconfitta per 5 a 0, la celebre “manita” subita il 29 Novembre nel match di andata, ed è certo che di adopererà per caricare a mille i suoi giocatori per compiere, fra le mura amiche, il riscatto di quell’umiliante smacco.

    Il clima è teso, oltre che per la consueta rivalità fra i due club, che si alimenta tutti i giorni dell’anno, e che discende dalla storica rivalità fra le città che rappresentano, anche per le questioni legate al campo. In particolare, nella conferenza stampa di ieri di presentazione del match, il “comunicatore per eccellenza”, Josè Mourinho ha scelto la via provocatoria del silenzio, presentandosi in sala stampa ma lasciando la parola al suo vice, Aitor Karanka, con il conseguente disappunto dei giornalisti presenti che, per protesta, hanno lasciato la sala. Una provocazione quella di Mourinho che ha suscitato i malumori di tutta la stampa spagnola, considerata una vera e propria mancanza di rispetto, motivata dalla volontà di Josè di “non ingigantire la tensione e di non esprimersi per evitare di creare equivoci”, in risposta alle accuse che gli vengono frequentemente rivolte di surriscaldare l’ambiente. Ma più realisticamente, sembra un espediente ideato per alleggerire la tensione dalle questioni di campo, puntando i riflettori ed i commenti su di se per sollevare un po’ di pressione dalle spalle dei suoi giocatori, anche in vista dei futuri incontri. Resta da vedere se la tattica funzionerà, e se la sua squadra riuscirà nell’impresa di ostacolare l’armata blaugrana nella conquista della 21 esima Liga spagnola, o almeno di frenarla nell’obiettivo di agguantare il secondo Triplete nel giro di tre anni: se così non fosse Mourinho rimarrebbe a “zeru tituli” dopo le innumerevoli vittorie degli anni precedenti.

    In casa blaugrana, invece, il clima appare molto più disteso, lontano dalla provocazioni lanciate dal tecnico merengues. Il Barca ha una situazione di classifica invidiabile, oltre che equilibri di gioco più che consolidati, ed al Bernabeu potrebbe accontentarsi anche di un pareggio: la filosofia Barca, però, non consente di andare in campo difendendosi e, quindi, come solitamente accade, con la squadra di Guardiola in campo sarà spettacolo, coralità, palleggio. Al “Mucha boca” (molte parole) di Mou, Pep Guardiola risponderà con “Mucho futbol” (molto calcio). Per questo, nella conferenza stampa della vigilia, non è caduto nella “trappola provocatoria” della polemica.

    Per quanto concerne le formazioni, appare scontato lo scontro fra i due massimi esponenti del calcio attuale, Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, 88 gol in stagione, 48 la pulce argentina, 40 il portoghese, entrambi in grado di decidere in qualsiasi momento il match.

    In campo, però, si preannunciano tanti altri scontri oltre al “duello” appena citato, nella contrapposizione fra il calcio orizzontale del Barcellona ed il calcio verticale del Real Madrid. Le merengues dovrebbero schierare un 4-2-3-1 con Casillas in porta, Ramos, Carvalho, Pepe e Marcelo sulla linea difensiva; Xabi Alonso e Khedira a far da cerniera a centrocampo; Di Maria, Ozil e Ronaldo dietro l’unica punta Adebayor.

    Guardiola, invece, si affiderà certamente al suo consolidatissimo 4-3-3  con Victor Valdes in porta, Dani Alves, Piquet, Puyol, Keita, Xavi Hernandes, Andres Iniesta, Busquets, Pedro, Leo Messi, David Villa.

    Le previsioni dei bookmakers non si sbilanciano a favore di una delle due squadre, quotando la vittoria di entrambe a 2,55 ed il pareggio a 3,50, mentre un’altra “manita” del Barca è quotata a 20,00.

  • Real – Barcellona: il primo round del “Clasico”. Sfida di campo, ma non solo

    Real – Barcellona: il primo round del “Clasico”. Sfida di campo, ma non solo

    Alla fine dei quattro incontri, forse, la sensazione più comune sarà la noia, per una replica continua del Clasico dei Classici, proposta e riproosta in tutte le varianti. Questa sera, però, è la “prima”, e come ogni “prima” che si rispetti porta con se l’adrenalina del primo round, della grande sfida e degli incroci, in campo ed in panchina.

    Nel giro di 18 giorni circa, saranno per ben 4 volte l’una di fronte all’altra le due grandi del calcio spagnolo, oltre che le due grandi (insieme al Manchester United) del calcio Europeo e, dunque, Mondiale: Real Madrid – Barcellona.

    La partenza di questa sera è al Bernabeu, per lo scontro diretto di campionato: data la situazione di classifica, però, il match non pare realmente decisivo, in quanto in caso di vittoria, il Real Madrid si porterebbe a meno cinque dalla squadra blaugrana capoclassifica, con sole sei giornate al termine della Liga. Nonostante la situazione di classifica non consenta di etichettare questo match come “decisivo”, resta il fascino dell’incontro, e resta soprattutto la curiosità di vedere se le marengues riusciranno a riscattare in casa propria la terribile onta della “manita” della gara d’andata del 29 Novembre scorso al Camp Nou, un perentorio 5-0 che Mourinho di certo non ha ancora digerito, una delle sconfitte più pesanti della sua carriera.

    Inoltre, date le successive gare ravvicinate fra le due squadre, non bisogna sottovalutare l’aspetto psicologico che la gara potrà avere, in termini di risvolti emotivi, soprattutto per la vincente del primo confronto di questa sera. Una vittoria nella “prima”, infatti, darebbe uno slancio particolare per affrontare i successivi e decisivi incontri, ossia la finale di Coppa del Re (che si disputerà al Mestalla di Valencia Mercoledì 20 Aprile) e, soprattutto, il doppio confronto di Champions League, valido per le semifinali del torneo, che si disputerà il 27 Aprile ed il 3 Maggio e che consegnerà una delle due Big iberiche alla finalissima europea del prossimo 28 Maggio nella cornice di Wembley.

    Una sfida infinita, dunque, fra le due “Superbig”, diverse in tutto e per tutto. Il confronto, pertanto, va aldilà degli aspetti tecnici e di campo, ma attiene due città da sempre rivali, due mentalità differenti, due orientamenti politici contrapposti, due anime della stessa Nazione.

    Castilla contro Catalogna, Castigliano contro Catalano, la squadra del “potere”, storicamente vicina al regima franchista e quindi di destra, contro la squadra della Catalogna, ossia la regione che da sempre ha contrastato il regime franchista. Una contrapposizione totale, dunque, che divide il Paese anche nelle istituzioni politiche: il presidente socialista Zapatero non ha mai nascosto la sua fede blaugrana, il suo precedessore Aznàr, invece, tifa “blanco”. La regione Catalana con mire indipendentiste, in accordo con lo slogan “Catalogna is not Spain”, contro la città capitale, sede della famiglia reale, con in testa il re Juan Carlos, da sempre tifosissimo delle merengues.

    Finora lo scenario, il contesto, la cornice. Ma il contenuto della sfida non è da meno ed, anche in questo caso, non è difficile riscontrare i punti di contrapposizione fra le due squadre. In primis, la personalità dei due allenatori: l’imprevedibile egocentrismo e la spavalderia di Josè Mourinho contro la placida sicurezza, la calma e l’umiltà di Pep Guardiola.

    Entrambi vincenti, ma in modo totalmente differente, due filosofie contrapposte di interpretare il calcio, sia dentro che fuori dal campo. Il primo punta alla vittoria ad ogni costo, esclusivamente al risultato, senza badare a spese, alla ricerca del colpo ad effetto e dell’innesto in squadra solo di giocatori “già fatti”, grande motivatore ma anche grande polemizzatore. Il secondo, invece, in pieno accordo con la filosofia blaugrana, punta sulla coralità del gioco, e sulla valorizzazione della prolifica Cantera, che negli anni ha sfornato talenti di primissimo piano.

    E poi gli straordinari interpreti in campo, il patinato Cristiano Ronaldo contro il low profile di Lionel Messi: ben 88 gol in due in stagione. Basterebbe solo questo per giustificare il prezzo del biglietto. Ma Real Madrid – Barcellona è molto di più.

  • Video, Mourinho fa scena muta. I giornalisti disertano

    Video, Mourinho fa scena muta. I giornalisti disertano

    I silenzi di Mourinho valgono spesso più di tante parole, il tecnico portoghese decide di non parlare alla vigilia del “Clasico” ufficialmente per non alzare ancor di più la tensione in duello che si preannuncia infuocato e che verà Real Madrid e Barcellona incontrarsi quattro volte nei prossimi 18 giorni.

    Come era prevedibile la decisione di Mourinho ha scatenato però l’ira dei giornalisti spagnoli che appresa la notizia hanno disertato la conferenza stampa del suo vice. Guarda il video.

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  • Mourinho e il calcio portoghese alla conquista dell’Europa

    Mourinho e il calcio portoghese alla conquista dell’Europa

    L’Italia e il catenaccio, il Brasile terra d’attaccanti più che di portieri, il Portogallo patria europea di estro e fantasia ma senza disciplina tattica. Sono questi i luoghi comuni che per decenni ho sentito ribadire a chi si intende di calcio ma poi… l’Italia di Lippi vince il Mondiale con un centrocampo di qualità e due terzini capaci di offendere, il Brasile ha scoperto prima Dida e poi Julio Sergio e adesso è il turno del calcio portoghese.

    All’ombra di Mourinho il calcio lusitano è cresciuto tantissimo aggiungendo alla qualità che da sempre lo ha contraddistinto gli accorgimenti tattici in grado da poter primeggiare in Europa. LO Special One maestro nel preparare gli incontri diede il “la” alla risalita con la vittoria della Champions League nel 2004 e nello stesso anno i club grazie alla possibilità di ospitare gli europei ebbero la grande chance di rinnovare gli stadi.

    Quest’anno Benfica, Porto e Sporting Braga hanno portato il calcio lusitano ai vertici dell’Europa League e con il solo Villareal a far da guastafeste la possibilità di un derby in finale è tutt’altro che remoto conquistando punti importanti nel ranking che potrebbero portarli a ridosso dell’Italia.

    Nel Porto si è affermato lo Special Two Villas Boa considerato l’alternativa a Mourinho e per questo nel mirino di molti club italiani. I biancoblu praticano un gioco interessante che esalta le caratteristiche dei singoli. Il Benfica invece ha puntato sugli “scarti” delle big dando nuovo splendore ai vari Saviola e Aimar.

    Nello Sporting Braga è invece ancor più chiara la maturazione del calcio portoghese. Mister Paciencia infatti non può contare su grosse individualità ma punta tutto sul collettivo e sull’organizzazione tattica.

  • Mourinho per il dopo Ferguson sulla panchina dello United

    Mourinho per il dopo Ferguson sulla panchina dello United

    Che Mourinho ambisca a tornare in Premier League non è certo un segreto ma adesso quella che è stata la più classica delle “boutade” potrebbe concretizzarsi in tempi relativamente brevi. Il tabloid inglese “The Sun” pubblica oggi la notizia che lo “Special One” avrebbe già confidato ai suoi collaboratori più stretti che nel 2012 sbarcherà all’Old Trafford.

    Ma se Mou dovesse fallire in Europa e lo United dovesse centrare un clamoroso “‘Treeble” con Premier League, FA Cup e Champions League allora “Sir” Alex Ferguson potrebbe decidere di chiudere la sua ultradecennale carriera da allenatore dei “Red Devils” con un anno di anticipo e il tecnico portoghese potrebbe lasciare la panchina madridista per quella di Manchester. Ed intanto Mou inizia l’opera di “captatio benevolentiae”:”Io al City? Impossibile”.

  • Mou infrange anche il White Hart Lane, Tottenham – Real Madrid 0-1

    Mou infrange anche il White Hart Lane, Tottenham – Real Madrid 0-1

    Festeggia nel migliore dei modi le 500 panchine in carriera violando il catino del Tottenham grazie ad bolide di Cristiano Ronaldo andato in rete con la complicità di un incerto Gomes. Mou, l’uomo dei record però non si ferma mai e questa sera diventa anche il primo allenatore ad arrivare alle semifinali di Champions League con quattro squadre differenti.

    Obiettivamente la partita era poco più di una formalità ma il Tottenham ci teneva almeno ad uscire vittorioso davanti al suo pubblico ma è rimasta delusa sopratutto per le topiche di Pavlyuchenko capace di divorarsi due gol solo davanti a Casillas. La partita è stata comunque esaltante con tanti cambi di fronte e tanto agonismo è infatti Carvalho diffidato prende l’ammonizione che gli farà saltare la partita d’andata al Bernabue contro il Barcellona.

    IL TABELLINO

    TOTTENHAM-REAL MADRID 0-1 (0-4)
    5′ st Ronaldo
    Tottenham (4-4-1-1): Gomes; Corluka, Gallas, Dawson, Assou-Ekotto; Lennon (16′ st Defoe), Modric (42′ st Kranjcar), Huddlestone (26′ st Sandro), Bale; Van der Vaart; Pavlyuchenko. A disp.: Cudicini, Kaboul, Bassong, Jenas. All.: Redknapp

    Real Madrid (4-2-3-1): Casillas; S. Ramos (12′ st Granero), Carvalho, Albiol, Arbeloa; X. Alonso (30′ st Benzema), Khedira; C. Ronaldo (20′ st Kakà), Ozil, Marcelo; Adebayor. A disp.: Adan, Di Maria, Garay, Higuain. All.: Mourinho

    Arbitro: Rizzoli

    Ammoniti: Carvalho, Granero (R)

  • Tottenham – Real Madrid, le probabili formazioni

    Tottenham – Real Madrid, le probabili formazioni

    Ha bisogno di una impresa il Tottenham questa sera per aver la meglio sul Real Madrid e continuare ad alimentare il sogno Champions. Il 4-0 conseguito all’andata dall’undici di Mourinho mette quasi al sicuro il passaggio del turno ma come ribadito in conferenza stampa dal tecnico portoghese il calcio non è scienza esatta e per questo i Galatticos devono evitare di considerare la pratica già archiviata.

    Redknapp e il Tottenham vorranno comunque far bella figura davanti al proprio pubblico vendendo cara la pelle e dimostrando che la gara del Bernabeu è stata solo un incidente di percorso. I padroni di casa scenderanno in campo senza lo spilungone Crouch ma comunque con un modulo spregiudicato con Van der Vaart in cabina di regia e Defoe a far coppia in attacco con Pavlyuchenko.

    Mourinho schiera la migliore formazione possibile con Ozil e Di Maria a completare il terzetto con Cristiano Ronaldo alle spalle di Adebayor. In panchina Kaka e Higuain che potrebbero però trovare spazio durante la partita per migliorare la condizione in vista del rush finale.
    LE PROBABILI FORMAZIONI

    Tottenham (4-4-2): Gomes, Corluka, Kaboul, Dawson, Assou-Ekotto, Jenas, Modric, Bale, Van der Vaart, Pavlyuchenko, Defoe. All: Redknapp. A disp.: Cudicini, Lennon, Bassong, Huddlestone, Kranjcar, Sandro, Pienaar

    Real Madrid (4-2-3-1):
    Casillas, Sergio Ramos, Albiol, Carvalho, Marcelo, Xabi Alonso, Khedira, Di Maria, Ozil, C. Ronaldo, Adebayor. All: Mourinho. A disp.: Adan, Benzema, Arbeloa, Garay, Granero, Kakà, Higuain

  • Mourinho 500 volte Special

    Mourinho 500 volte Special

    Josè Mourinho
    « Se avessi voluto un lavoro facile sarei rimasto al Porto, con una bellissima sedia blu, una Champions in bacheca, Dio e dopo Dio il sottoscritto». Questo è lo Special One, al secolo Josè Mourinho, o lo si ama o lo si odia, ma nessuno può negare che sia un vincente e a parlare per lui ci sono i numeri, impressionanti, della sua carriera da allenatore, che stasera nella trasferta di Champions al White Hart Lane, casa del Tottenham, arriverà a 500 panchine da professionista. 500 volte Mou, con un bottino di successi che farebbe invidia a qualsiasi suo collega: 334 vittorie, 104 pareggi e 61 sconfitte, con un imbattibilità interna che durava dal 23 febbraio 2002 (sconfitta del suo Porto contro il Beira Mar per 2-3) e che si è interrotta il 2 aprile di quest’anno quando il Real Madrid ha perso contro lo Sporting Gijon per 0-1, si tratta quindi di un’incredibile striscia di risultati utili consecutivi in gare casalinghe di campionato: ben 150 (125 vittorie e 25 pareggi), tra Porto (38), Chelsea (60), Inter (38) e Real Madrid (14). I titoli sono finora 17: 6 scudetti in 3 campionati diversi, 2 Champions, 1 Coppa Uefa, 1 Coppa e 1 Supercoppa di Portogallo, 2 Coppe di Lega inglese, 1 Fa Cup e 1 Community Shield, 1 Supercoppa Italiana e 1 Coppa Italia, al momento l’unico trofeo a mancare sulla sua bacheca è la Supercoppa Europea, persa la prima volta contro il Milan e da allora mai più disputata visto che ogni qualvolta il portoghese si aggiudica la Champions cambia squadra, lo ha fatto con il Porto e lo ha fatto con l’Inter, squadra con la quale è riuscito, alla sua seconda stagione in nerazzurro, a conquistare il triplete (Coppa Italia, Champions e Scudetto). La carriera da allenatore di Mourinho comincia molto presto a 24 anni quando capisce che fare il calciatore non è nelle sue corde e comincia ad allenare gli allievi del Vitoria Setubal, il salto di qualità avviene nel 1994 quando Sir Bobby Robson, che lo aveva avuto come interprete negli anni allo Sporting Lisbona, lo volle come suo secondo al Porto e successivamente anche al Barcellona, sotto l’ala del santone inglese il giovane Mou impara l’arte e nel 2000 tenta l’avventura da protagonista accettando la chiamata del Benfica, paradossalmente la sua prima gara ufficiale da allenatore si concluse con una sconfitta ad opera del Boavista e solo dopo 4 match riuscì ad ottenere il primo successo. Da allora però sono passati 11 anni e la carriera dello Speciale è stato un crescendo rossiniano, lasciata la panchina del Benfica, dopo solo 9 giornate, si accasa a gennaio su quella  dell’ União Leiria che porta al quinto posto in campionato e l’anno successivo al terzo, fino al dicembre 2001 quando decide di accasarsi al Porto, stavolta non da comprimario. Con i Dragoes raggiunge risultati strabilianti, conquista due titoli nazionali, una Coppa Uefa, una Coppa del Portogallo, Supercoppa Portoghese e, ovviamente, la Champions nel 2004 battendo in finale il Monaco per 3-0. Dopo quasi 3 anni da profeta in patria, da buon portoghese decide di conquistare altre nazioni e oltrepassa La Manica, accasandosi al Chelsea del magnate russo Abramovich, con i blues conquista alla prima stagione il campionato, spezzando il dominio del Manchester e riportando, dopo 50 anni, il titolo di campione d’Inghilterra a Stamford Bridge. Oltre al campionato, si aggiudica anche la Carling Cup ai danni del Liverpool. Nella sua seconda stagione bissa il successo in campionato, conquista la Community Shield, ma delude in Champions dove viene eliminato negli ottavi dal Barcellona. Nel 2006-2007, il Chelsea, resta in lizza fino all’ultimo su tutti i fronti ma alla fine conquisterà solo la F.A. Cup, ma è in europa che i blues non riescono ad ottenere risultati soddisfacenti, l’anno successivo qualcosa s’incrina nel rapporto con Abramovich e lo Special One rescinde il suo contratto con i londinesi. Dopo un anno sabatico, in cui pare sia stato contattato anche dalla FA Inglese, a giugno 2008 viene ingaggiato dall’Inter del presidente Moratti. Mourinho si presenta alla stampa parlando un buon italiano e con la celebre frase “io non sono pirla”, per il popolo nerazzurro è amore a prima vista, il Mago nel suo primo anno conquista scudetto e Supercoppa Italiana,  ma il capolavoro avviene la stagione successiva, nonostante la partenza verso Barcellona di Ibrahimovic, grande protagonista degli ultimi scudetti nerazzurri, Mourinho fa arrivare in squadra gente come Eto’o, Snejder, Lucio, Thiago Motta e Milito, puntellando la difesa con il brasiliano ex Bayern e adottando il modulo 4-2-3-1, con il Principe unica punta e Snejder, Eto’o e Pandev ad agire alle sue spalle. Con questi interpreti conquista Coppa Italia, Scudetto, ma soprattutto la Champions, che mancava al biscione da 45 anni, realizzando così il fantastico triplete. Dopo aver fatto incetta di successi in Italia, Josè all’inizio della stagione attuale ha deciso di accettare la chiamata del presidente Perez e di abbandonare Milano, per accomodarsi sulla prestigiosa panchina dei Blancos e cercare d’interrompere lo strapotere blaugrana degli ultimi anni. In campionato però le cose non stanno andando per il verso giusto, sono 8, infatti, i punti di distacco dagli storici rivali catalani, ma potrebbe essere proprio la Champions a fornire la possibilità di rivalsa, dopo la qualificazione di ieri da parte degli uomini di Guardiola, il Madrid è adesso ad un passo dall’approdo in semifinale e nel possibile doppio match contro il Barça, Mourinho potrebbe vendicare la famosa “manita”. Lo Special One ha quindi anche quest’anno la possibilità di arricchire la propria bacheca con il prestigioso trofeo Uefa ed essere l’unico allenatore a riuscire nell’impresa di vincerlo con 3 differente squadre. “Voglio vincerla di nuovo -ha detto- ma non è un’ossessione”, sarà così? Di certo è che a Madrid sognano e dopo il miracolo a Milano chissà che Mou non porti in Castiglia, la tanto sospirata decima Champions.