E’ trascorso ormai un mese dall’incidente sciistico che ha coinvolto Michael Schumacher sulla neve delle Alpi francesi, il 29 Dicembre 2013, mentre sciava insieme a suo figlio e ad altri ragazzi. Una fatalità tremenda, una caduta accidentale, un urto violento nonostante il casco indossato, che ha tenuto con il fiato sospeso per lunghi giorni, tra la diramazione di un bollettino medico e quello successivo. Ad un mese di distanza le notizie non sembrano essere più da prima pagina ma moltissimi tifosi dell’ex pilota ferrarista continuano ad interrogarsi sulle sue reali condizioni e, soprattutto, sulle possibilità di rivederlo in piena salute. Le notizie che trapelano raccontano di una situazione stabile: un fatto positivo in una situazione così delicata, in cui i medici dell’ospedale di Grenoble provano ad allentare la somministrazione di farmaci anestetici che, finora, hanno indotto il coma artificiale. Al fianco di Schumacher è, poi, sempre presente la moglie Corinna, così come il fratello ed ex pilota Ralf Schumacher, del padre e dell’amico fraterno Jean Todt, ex dirigente del team del cavallino rampante ai tempi dei pluri-trionfi mondiali di Schumi.
I neurologi sostengono tesi contrapposte in merito alle reali possibilità di recupero in una simile situazione, soprattutto considerando il mese di coma: secondo alcuni medici, sarebbe possibile un recupero completo anche dopo tre mesi di coma, ed in tale direzione andrebbero alcuni precedenti casi.
Per ora, riguardo ai parametri medici, sembra che qualche valore stia migliorando, anche se non ancora sufficiente a garantire il risveglio completo e la respirazione spontanea. Si tratta solo di supposizioni trapelate, però, perchè attorno alla cartella clinica di Schumacher vige il massimo riserbo, acuito anche dal fatto che secondo le disposizioni dei vertici della struttura sanitaria, anche il minimo sospetto circa una fuga di notizie costerà il posto di lavoro.
Per “recuperare tempo”, poi, i fisioterapisti provvedono quotidianamente a sottoporre Michael Schumacher a sedute di ginnastica passiva finalizzate a mantenere il tono muscolare nonostante la permanenza a letto. Tutto nella speranza dell’arrivo di buone notizie.
La strada per il futuro è ormai tracciata. Nel 2014 debutterà il campionato di Formula E, dove le monoposto saranno spinte soltanto con l’ausilio della batteria. La Formula 1 ecologica è un’idea nata da Jean Todt, ora presidente della FIA. L’ex direttore generale della Ferrari due anni fa ha proposto ad Alejandro Agag, attuale Ceo di Formula E holdings, un campionato diverso, ad impatto zero, sia sotto l’aspetto dell’inquinamento ambientale che acustico. La proposta, da subito accettata con entusiasmo, ha pian piano preso forma fino ad essere organizzata in un vero e proprio campionato che avrà il suo start fra due anni. Una delle tappe che la Formula 1 ecologica toccherà durante il suo campionato sarà con ogni probabilità la città di Roma.
FINALMENTE– Mancano soltanto gli ultimi dettagli ma la candidatura di Roma pare essere ormai consolidata, come la sua partecipazione al prossimo campionato di Formula 1 ecologica. Ieri l’illustrazione del progetto presso il Campidoglio, dove erano presenti sia Jean Todt che Alejando Agag, oltre al sindaco della capitale Alemanno. Dopo i ripetuti no di Ecclestone riguardo un Gran Premio cittadino sulle strade della città eterna, finalmente anche Roma potrà vivere le emozioni di veder sfrecciare le monoposto, sebbene montino una batteria al posto del motore.
Anche Roma tra le tappe del prossimo campionato di Formula 1 ecologica
DA ZERO A CENTO – Il collaudatore Lucas Di Grassi, presente ieri a Roma dove si è esibito in una rapida apparizione con quella che sarà la monoposto del prossimo campionato di Formula 1 ecologica, ha svelato alcune curiosità. Ad esempio la vettura sarà in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in tre secondi, mentre la velocità massima sarà di 220 km/h.
IL CAMPIONATO – Il torneo di Formula 1 ecologia si svolgerà su 10 città (oltre a Roma probabile anche lo sbarco a Rio de Janeiro). In totale ci saranno dieci team. Ciascuno di loro potrà contare su due piloti e quattro vetture complessivamente a disposizione. La formula del torneo è piuttosto complessa, con tre quarti di finale, semifinali e finale. Quest’ultima durerà un’ora e gli spettatori potrebbero assistere al classico pit-stop. Niente carburante però, solo una ricarica.
Alta tensione in Bahrain, dove in questo week-end si correrà il quarto Gran Premio di Formula 1 della stagione. Un van della scuderia Force India, nella giornata di ieri è stato sfiorato da una molotov, sulla strada che separa il circuito dall’hotel in cui i componenti del team alloggiano. Tutti illesi, fortunatamente, perchè “non eravamo noi il bersaglio” come ha precisato il portavoce del team Will Hings, anche se la paura appare il sentimento predominante fra le scuderie di Formula Uno presenti, al punto che un meccanico – di cui non si conosce però il nome – ha chiesto di poter tornare in Gran Bretagna.
Negli ultimi giorni, dunque, la tensione appare crescente soprattutto in considerazione del fatto che il Gran Premio potrebbe essere considerato un vero e proprio bersaglio per i dimostranti anti-governativi e, nonostante i controlli delle forze dell’ordine siano aumentati esponenzialmente, non sembra esserci il giusto clima necessario per una manifestazione sportiva.
Lo scorso anno, il Gp del Bahrain era stato cancellato, a seguito di alcune dimostrazioni violente fra la maggioranza sciita e la minoranza sunnita, alla quale viene chiesta una maggiore eguaglianza sociale, e che avevano portato ad una cinquantina di morti, ma quest’anno – per scongiurare una nuova cancellazione – il capo del “Circus” di Formula Uno, Bernie Ecclestone, aveva provato a rassicurare tutti, definendo “tranquilla” la situazione nel Paese, facendo seguito anche alle dichiarazioni di Jean Todt, presidente della Fia, che – dopo un viaggio “esplorativo” compiuto nello scorso mese di Novembre in cui aveva incontrato alcuni vertici politici del Bahrain – aveva espresso parere favorevole alla “fattibilità” della manifestazione nel Paese del Golfo Persico.
A seguito dell’episodio di ieri, il presidente del circuito Alzayani ha cercato di rassicurare tutti, definendo l’accaduto come “un episodio isolato”, anche perchè “ i manifestanti non volevano colpire l’auto”: allo stato dei fatti, dunque, le prove di venerdì e sabato dovrebbero svolgersi regolarmente, così come la gara in programma domenica, augurandosi, naturalmente, che non accadano altri episodi del genere e che la cronaca non si intrecci con il racconto sportivo.
Avevamo già parlato settimana scorsa della riunione della Commissione Formula 1di Ginevra nella quale si sarebbero discusse alcune problematiche da affrontare per la nuova stagione e gli anni a venire.
Oltre al cambio di denominazione di 3 team per il quale serviva l’unanimità, l’ex Renault che si chiamerà a tutti gli effetti Lotus e che di Renault avrà solo la fornitura motoristica, l’altra Lotus, quella anglo-malese di Tony Fernandes, che ha perso la causa per l’utilizzo del nome della gloriosa casa britannica, ha cambiato denominazione in Caterham e la Virgin di Richard Branson che dall’anno prossimo si chiamerà Marussia, nome della casa automobilistica russa che detiene ora la maggioranza delle azioni della scuderia (Virgin resterà come main sponsor), è stato anche approvato il calendario del 2012 che prevederà i 20 Gran Premi già stabiliti nello scorso mese di agosto dopo che quello del Bahrain, quello di Corea e il nuovo degli Stati Uniti nel Texas per motivi economici o per controversie politiche rischiavano di saltare riducendo il Mondiale della prossima stagione a 17 appuntamenti.
Ma il nodo cruciale era rappresentato dall’ingresso, o meglio, dalla reintroduzione della customer car, ovvero una terza vettura da poter schierare in griglia e che i grandi costruttori potevano vendere a “buon prezzo” a team satelliti – così come si usa im MotoGP – che avrebbero risparmiato un mucchio di soldi sulla progettazione di una propria auto ricavandone così un beneficio condiviso. Ma fino al 31 dicembre 2012, data fino alla quale rimarrà in vigore il Patto della Concordia (accordo tra FOTA, organizzazione di cui fanno parte tutti i team che partecipano al campionato di Formula 1, e FIA, la Federazione Internazionale dell’Automobile, per la regolamentazione economoche e sportive della F1) nessuna variazione in tal senso.
La proposta avanzata dalla Ferrari va a scontrarsi contro le idee conservatrici dei top team Red Bull, McLaren e Mercedes e di Jean Todt, ex dt della scuderia di Maranello dal 1993 al 2008 e ora a capo della FIA, le intenzioni degli “oppositori” alla proposta della Rossa è quella di preservare il principio del campionato costruttori mentre l’dea del presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo è quella di introdurre nuove regolamentazioni per la Formula 1 del domani.
A tal proposito, Montezemolo, intervenuto nel corso delle Finali dei campionati monomarca del Cavallino Rampante che si sono tenuti nell’ultimo fine settimana al Mugello, ha lanciato un vero e proprio ultimatum minacciando di abbandonare la Formula 1 dedicandosi ad altre categorie motoristiche se non si dovesse arrivare ad un accordo su 3 principali condizioni che la Ferrari ritiene necessarie per restare nel Grande Circus e che si possono riassumere nel modo seguente:
1 – no ad una Formula 1 basata esclusivamente sull’aerodinamica perchè la competizione prevede anche il confronto tra altre componenti, deve esserci il giusto mix tra aerodinamica, motori, elettronica etc etc; 2 – no allo sperpero di denaro per l’utilizzo delle gallerie del vento quando l’ideale, al fine della progettazione delle nuove vetture, sarebbe quello di reintrodurre i test che oggi sono limitati ad alcune sessioni così da poter provare e far crescere i piloti del domani; 3 – la terza vettura in pista, la customer car, di cui abbiamo già spiegato sopra. Queste le dichiarazioni, chiare, di Montezemolo:
“La Formula 1 rimane la nostra vita ma senza Ferrari non c’è la Formula 1, così come senza Formula 1 la Ferrari sarebbe diversa. Abbiamo tanta pazienza ma ci sono delle condizioni precise per proseguire nel nostro impegno. Corriamo non soltanto per farci pubblicità ma soprattutto per fare ricerca avanzata per le nostre vetture stradali, su tutti gli aspetti: motori, telai, meccanica, elettronica, materiali e aerodinamica, tanto è vero che il trasferimento di tecnologia dalla pista alla strada è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi vent’anni. Quello che non ci sta più bene è che il 90% della competitività sia basato esclusivamente sull’aerodinamica o che il nostro sia l’unico sport in cui viene impedito di allenarci, uno sport dove sono proibiti i test. C’è il tema della terza macchina che non lo sosteniamo tanto per il nostro interesse quanto per quello dello sport in generale. Siamo convinti che l’attenzione di tifosi, media e sponsor possa aumentare se in pista c’è un numero più ampio di vetture competitive e non macchine più lente di due o tre secondi al giro che vengono doppiate dopo poche tornate. Nel ’61, Giancarlo Baghetti vinse il Gran Premio di Francia a Reims con una Ferrari messagli a disposizione da un privato: ecco, sarebbe bello vedere in futuro una nostra macchina correre con i colori americani, cinesi o, magari di Abu Dhabi. Sosterremo le nostre ragioni nelle sedi e nei modi più opportuni ma saremo molto chiari e a chi sta bene bene altrimenti se ne faranno una ragione. Se vorranno ancora la Ferrari, la Formula 1 deve cambiare e tornare ad essere ricerca avanzata, sempre con una necessaria attenzione ai costi. Noi non siamo in Formula 1 come degli sponsor ma come costruttori“.
Jean Todt è il nuovo presidente della Fia: l’ex direttore tecnico della Ferrari è stato eletto dal Consiglio Mondiale della Formula 1 nella giornata di oggi a Parigi e prenderà il posto di Max Mosley, che ha ricoperto la carica di presidente per 18 anni.
Todt ha battuto la concorrenza dell’ex rallysta finlandese Ari Vatanen (135 voti a favore contro i 49 di Vatanen) e arriva ai vertici della Fia dopo venti anni di successi e l’exploit costruito in Ferrari con Ross Brawn in cabina di regia e Schumacher in pista.
Le prime parole del nuovo presidente sono proprio per i tedesco “Schumacher per me è come un figlio, ci sarà sempre un posto per lui. C’è stato prima, c’è adesso e ci sarà anche dopo“, e continua “essere venuto qui accompagnato da mia moglie, da mio figlio e da Michael è il segno dell’amicizia che mi lega a Schumi“. Todt prende tempo sulle questioni spinose della Fia che riguardano il caso Briatore e le controversie con Montezemolo rimandando tutto al dopo l’insediamento.
Laconico e deluso il commento dello sconfitto Ari Vatanen “Pensavo che ci fosse molta più gente a voler cambiare la Fia. Sappiamo come funziona e molti delegati hanno paura di perdere il posto”.