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  • NBA Finals: Le pagelle dei Dallas Mavericks

    NBA Finals: Le pagelle dei Dallas Mavericks

     

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    Diamo i voti ai protagonisti delle Finals NBA 2011, iniziando ovviamente dalla squadra Campione, i Dallas Mavericks.   Ed iniziamo, come sembra più giusto, dal giocatore simbolo dei texani, colui che è anche stato eletto M.V.P. delle finali (poco alla volta seguiranno tutti gli altri): DIRK NOWITZKI, 10: Leader vero di una squadra che per 13 anni è stata un’eterna incompiuta, il momento più importante per lui e per il team avviene nell’Estate scorsa quando decide di rinnovare nuovamente il contratto con i Mavericks piuttosto che cercare la “scorciatoia” (come invece ha fatto qualche altra star della Lega!) di andare ad unirsi ad altri campioni per tentare l’assalto al tanto agognato titolo. Scelta giustistissima perchè con i nuovi innesti (Tyson Chandler su tutti) i texani  diventano una formazione forte e competitiva e, come si è visto in questi playoff, sicuramente la squadra con il gioco più lineare e pulito dell’intera NBA. Ma il condottiero è sempre e solo lui, il tedesco di Wuzburg, splendido atleta di 215 centimetri dalla mano favolosa. Straordinario in gara 2 quando è decisivo nella vittoria a Miami, ancora di più in gara 4 quando con un infortunio al dito e quasi 39 gradi di febbre mette KO gli avversari con una prestazione che si avvicina a quella di Michael Jordan (anche lui con 39 di febbre) nella Finale del 1997 sul campo degli Utah Jazz di Stockton e Malone. Niente e nessuno è riuscito, questa volta, a rovinare il suo sogno, ha tenuto una media di 26,5 punti e 9,5 rimbalzi a partita, segnando nei decisivi quarti periodi ben 62 punti! Manca la lode per via dei primi 2 quarti di gara 6 dove ha tirato male (3 punti con 1/12 dal campo) ma ovviamente  rispolvera il suo talento nel finale con 10 punti (sui 21 totali) che sugellano la vittoria biancoblu. Immenso. JASON TERRY, 9,5: E’ lui l’uomo in più quando Nowitzki non può essere presente, è lui il compagno ideale per supportare il tedesco nei momenti decisivi. La guardia nata a Seattle gioca dei playoff di livello assoluto (da leggenda il record NBA per i playoff di 9/10 dalla lunga distanza in gara 4 contro i Lakers, una prestazione che ha spazzato via gli ex campioni e posto fine “all’Era Phil Jackson” con i gialloviola). Non trema mai, sempre sicuro di sè e dei suoi mezzi. Era uno dei 2 reduci (l’altro era Nowitzki) della Finale del 2006 sempre contro gli Heat (serie che però venne persa da Dallas), il desiderio di vendetta era grande e questo lo ha motivato a tal punto da diventare devastante anche per la coppia James-Wade. JASON KIDD, 9: A 38 anni riesce a reggere in marcatura sia su James che su Wade, nonostante i 2 avversari abbiano rispettivamente 12 e 10 anni di meno, dimostra che non serve l’atletismo per limitare chi dell’atletismo fa la propria arma principale (Derrick Rose dei Chicago Bulls, M.V.P. della regular season, a soli 22 anni nella serie precedente aveva sofferto la coppia degli Heat non riuscendo ad opporsi difensivamente, spazzato via dal vigore fisico dei 2 assi di Miami). Una lezione per tutti, dal grande “Giasone”, con 2 movimenti di piede riesce a sbarrare la strada ed a tamponare le giocate “uno contro uno” dei temibili avversari. Abbina a tutto ciò la solita, grande vena di playmaker (un vero piacere guardare la circolazione di palla dei Mavs) e nel momento di piazzare il tiro da oltre l’arco è una sentenza. Titolo stra-meritato anche per lui. J.J. BAREA, 8,5: Prende il posto in quintetto dopo gara 3 con i Mavericks sotto 2-1 nella serie, diventa così importante che non lascia più il posto da titolare ed i texani vincono tutte le altre 3 partite consecutive. La variabile impazzita della serie, un portoricano di soli 175 centimetri che si diverte a fare il bello e cattivo tempo a suo piacimento, quasi non si crede ai propri occhi quando lo si vede sgusciare via nell’area intasata ed affollata da bestioni di 210 centimetri per appoggiare il tiro al canestro, sembra quasi un prestigiatore che fa sparire il pallone e lo fa riapparire nel canestro quando ormai è troppo tardi per fermarlo. Abbina a queste qualità un favoloso tiro da 3 punti che lo rende in pratica indecifrabile per la difesa avversaria. Diventa in definitiva una pedina irrinunciabile nello scacchiere di coach Rick Carlisle. TYSON CHANDLER, 8: Fantastica la storia di questo centro di quasi 2 metri e 20, perchè negli ultimi 3 anni la sfortuna si era abbattuta su di lui e sulle sue caviglie. Dopo essere esploso a New Orleans con Paul e West, gli infortuni convinsero la dirigenza a sbarazzarsi di lui in uno scambio con i neonati Thunder quasi per nulla, ma Oklahoma City dopo le visite mediche lo rispedì al mittente dicendo che non era integro e la sua carriera a forte rischio. Alla fine dell’anno lo presero i Bobcats in uno scambio con Okafor ma a Charlotte non entusiasmò e così dopo solo un anno venne in pratica regalato a Dallas. Qui risorge e in questa prima stagione diventa uno dei centri più affidabili della Lega, presenza intimidatrice in difesa, ottimo rimbalzista in attacco con licenza di schiacciare a piacimento sugli assist di Kidd. La sua favolosa annata si denota dal fatto che nelle ultime 3 partite delle Finals annulla il rivale Chris Bosh in tutti i secondi tempi (dopo che lo stesso Bosh aveva deciso gara 3 con un jumper per il provvisorio vantaggio di 2 ad 1 per Miami nella serie). Copre nel migliore dei modi l’unica lacuna che i Mavs hanno avuto per tutti questi anni, ovvero il ruolo di centro, diventando così essenziale. SHAWN MARION, 7,5: Quando dopo le prime partite di regular season si è infortunato Caron Butler, ala piccola titolare, nessuno poteva immaginare l’importanza che avrebbe avuto Marion in questa stagione. Invece l’ex giocatore di Phoenix, Toronto, e Miami, dato per molti come per finito, si trasforma improvvisamente e diventa parte irrinunciabile del sistema di gioco di Carlisle. In molti dicevano negli anni passati che solo Mike D’Antoni ai Suns era riuscito a renderlo un vero fenomeno, ora si sa che non è così perchè le qualità ci sono, bastava solo avere fiducia in lui, ripaga Dallas nel migliore dei modi possibili con grandi giocate difensive sia su Wade che su James ed in attacco è semplice ed efficace chiudendo con una media punti di 13 a partita. DESHAWN STEVENSON, 7: Da tempo va ripetendo che LeBron James è un giocatore sopravvalutato, oggi gli si deve dare ragione. Le ruggini risalgono a quando era un punto fermo dei Washington Wizards e puntualmente la sua squadra veniva eliminata dai Cleveland Cavaliers del “Prescelto” nei playoff della Eastern Conference. Compie anche lui la sua vendetta nel modo e nel momento migliore possibile, anonimo nelle prime 3 partite quando da titolare non riesce ad opporsi agli avversari, uomo di sostanza quando viene spostato in panchina per far spazio a Barea dopo gara 3. Preciso dalla lunga distanza, da quel momento in poi svolge il suo compito nel migliore dei modi, forse perchè (merito di coach Carlisle) partendo come sostituto svanisce come per magia tutta la pressione che gravava sulle sue spalle. Anche lui diventa un prezioso tassello per il completamento del puzzle. Menzione d’onore a Brian Cardinal, che di talento ne ha ben poco, ma si dimostra un fido gregario quando viene chiamato in causa, soprattutto in difesa dove si può notare la sua durezza ed a farne le spese è Wade che nel primo quarto di gara 5 rimedia un infortunio all’anca che deciderà in negativo le sorti degli Heat. Voto 6,5. Coach RICK CARLISLE, 10: Capolavoro tecnico-tattico-psicologico per questo allenatore che a prima vista potrebbe essere più famoso per la somiglianza con l’attore Jim Carrey che per altre qualità. Nella sua carriera ha dimostrato di poter diventare uno dei migliori ma non è mai stato apprezzato a pieno, in Texas ha trovato la sua dimensione costruendo una squadra splendida nel suo modo di giocare la pallacanestro. Ma il suo genio esce fuori quando capisce che apportando qualche aggiustamento alla difesa (nonostante gli interpreti non siano più ragazzini per l’età) può mandare in confusione Miami. E così avviene, ridicolizza nelle scelte in ogni singolo istante e momento il suo collega Spoelstra, tiene in pugno la serie permettendo psicologicamente ai suoi ragazzi di esprimersi al meglio ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti dato che i suoi giocatori nell’ultimo quarto spesso e volentieri annichiliscono gli Heat con super rimonte. Anche per lui vale il discorso fatto per tutti gli altri, il titolo è ampiamente meritato. Gli auguriamo che sia il primo di una lunga serie, così la sua incredibile somiglianza con Jim Carrey passerà sicuramente in secondo piano. LEGGI LE PAGELLE DEI MIAMI HEAT

  • NBA Finals: Dallas Mavericks Campioni 2011, battuta Miami, ecco la vendetta di Dirk Nowitzki

    NBA Finals: Dallas Mavericks Campioni 2011, battuta Miami, ecco la vendetta di Dirk Nowitzki

       

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    I Dallas Mavericks battono i Miami Heat in gara 6 delle Finals 2011 e si laureano così Campioni NBA. Un successo aspettato da troppo tempo, dato che la franchigia texana da almeno una decina di anni è tra i top team della Lega ma ha sempre mancato l’appuntamento decisivo, soprattutto nel 2006 quando sono stati gli stessi Heat a negare la gioia del primo titolo della storia ai Mavericks in una Finale rimasta negli annali del basket per il suicidio sportivo di Dirk Nowitzki e compagni (anche se ora tutti gli incubi di quella serie possono essere cancellati). La vendetta si compie così 5 anni più tardi, non è un caso che a “servirla” siano gli unici 2 superstiti di quella squadra, ovvero proprio il tedesco di Wuzburg e Jason Terry, autentici trascinatori in tutte le partite vinte. E la soddisfazione per Dallas è doppia visto il potenziale di talento assemblato da Miami nella scorsa Estate con un mercato che ha portato alla corte di Dwyane Wade le stelle LeBron James e Chris Bosh.     La partita inizia benissimo per i padroni di casa che mettono subito la testa avanti grazie ad un LeBron James che sembra infallibile dal campo ed autore già di 9 punti. Miami guida 20-11, e per Dallas piove sul bagnato quando Nowitzki e Chandler compiono il secondo fallo e devono uscire dal parquet per non rischiare ulteriori sanzioni: a prima vista potrebbe materializzarsi la fuga dei rossoneri ma in campo entra Jason Terry che con 5 punti riporta sotto i suoi compagni (22-20). La squadra della Florida va in confusione e gli ospiti ne approfittano con il solito Terry (9 punti nel primo periodo), con la tripla di Cardinal e le bombe di Stevenson che portano il parziale sul 32-24 in favore dei Mavs, ripresi in parte dalla tripla di Eddie House sulla sirena che regala il provvisorio 32-27 con cui si chiude il primo quarto. Il secondo periodo vede protagonista Stevenson che apre con 2 tiri da oltre l’arco, i pasticci degli Heat, uniti alla vena realizzativa dei Mavs portano gli ospiti sul +12 nei primi minuti (40-28), il tutto con Nowitzki comodamente in panchina ed autore di soli 2 punti. Le risorse, i padroni di casa, le trovano in Eddie House che dalla distanza si dimostra cecchino infallibile e riporta prima sul -5 i suoi compagni (40-35), poi la sua terza bomba della serata manda avanti Miami sul 42-40. Il time out successivo porta in dono anche una rissa tra Haslem e Chalmers da una parte e Stevenson e Chandler dall’altra (gli arbitri sanzionano il tutto con 2 tecnici per Miami ed uno per Dallas). Al ritorno in campo è ancora Jason Terry a guidare la sua squadra al contro-sorpasso (saranno 17 i punti a metà gara per lui contro i soli 3 con un brutto 1/12 per Nowitzki) ed all’intervallo lungo i texani guidano per 53-51. Nella ripresa inizia però lo show di Nowitzki che in apertura firma 4 punti per il provvisorio +7, acquistando fiducia in vista del finale di gara. Dallas sembra padrona del match anche perchè Bosh non incide, Wade pare limitato dall’infortunio all’anca subito in gara 5 per un contatto con Cardinal ma ancor più sorprendente è che LeBron James pare nascondersi, esulando dalle sue responsabilità nel momento del bisogno del proprio team. Il tutto si traduce nel canestro del +9 con cui Mahinmi brucia la sirena di fine terzo quarto (81-72). Il decisivo ultimo quarto vede la reazione di Miami che risale fino al -4, ma è incredibile il modo in cui Dallas ristabilisce le distanze con apparente facilità: Barea infatti riporta immediatamente a +8 i suoi compagni (85-77 a 9 minuti dal termine). Nel giro di un minuto il divario aumenta grazie a Terry e proprio a Barea che continua nel suo personalissimo show (+12 con 8 minuti da giocare). James cerca di scuotersi e di dare un senso alla sua partita e porta il risultato sul -7 per gli Heat (94-87 a 5 minuti dalla fine). Come al solito i finali di gara hanno un solo ed unico dominatore, ovvero Dirk Nowitzki: prima 2 tiri da fuori, poi dimostrazione di forza anche vicino al canestro, i Mavs prendono il largo, gli Heat devono arrendersi, il tempo scorre via veloce ed alla fine c’è una sola ed unica certezza: i Dallas Mavericks sono, meritatamente, i Campioni NBA 2011. A trascinare i texani le grandi prove di Terry (27 punti ed una precisione chirurgica per la guardia nata a Seattle) e Nowitzki, leader emotivo di una squadra che ha ampiamente meritato la vittoria (per lui 21 punti ed 11 rimbalzi), eletto alla fine del match (ed era ovvio per come è stato sempre decisivo in questa serie) M.V.P. delle Finals 2011, ma da non dimenticare l’importanza di Barea, diventato un vero rebus perla difesa degli Heat, e la grande prova di Jason Kidd, 38 anni, ed una difesa esemplare contro mostri di atletismo come James e Wade, per non parlare della sua capacità di playmaking come al solito eccezionale. Un grande applauso va fatto a tutti i giocatori biancoblu, da Marion a Chandler, passando per i gregari come Haywood, Cardinal, Stevenson, Stojakovic e Mahinmi. Miami ad onor del vero esce distrutta da questa serie di Finale: a parte le prove insufficienti dei “Big Three” in questa gara 6 (con un James pessimo) emerge con chiarezza che la squadra ha molti limiti, se la bravura dei 3 “primi violini” lo aveva mascherato nelle precedenti serie di playoff, in Finale invece è emerso tutto, dalle lacune in cabina di regia, fino alla poca concretezza sotto canestro, a dimostrazione che ancora serve un centro alla squadra della Florida per poter competere ad alti livelli (e con questo intendiamo vincere il titolo il prossimo anno). Non vogliamo gettare addosso agli Heat la nomea di perdenti anche perchè le qualità tecniche e fisiche per dominare la Lega nei prossimi anni ci sono tutte e basterebbe lavorare bene per colmare i pochi vuoti rimasti in organico per avere un team eccezionale, ma il basket è uno sport strano e non serve “accumulare” o mettere assieme i migliori giocatori per poter vincere: serve un progetto che possa dare agli interpreti a disposizione nel roster la libertà di esprimersi al livello più alto possibile. Al momento abbiamo una certezza però: LeBron James perdeva a Cleveland con una squadra non alla sua altezza, e perde anche a Miami, nella squadra dei suoi “sogni”. LE PAROLE: Emblematiche queste 2 dichiarazioni prese a caldo appena terminata gara 6. La prima è ovviamente di Dirk Nowitzki che corona un sogno dopo 13 anni di vani inseguimenti:

    • Incredibile, ancora non ci credo!

    Poche parole che però dicono tantissimo. La seconda è una dichiarazione, postata su Twitter, del proprietario dei Cleveland Cavaliers, Dan Gilbert, che con James nutre un rapporto burrascoso dopo l’addio dell’ex numero 23 dei Cavs:

    • Nel basket non esistono le scorciatoie!

    Immediato, diretto ed esaustivo, un messaggio che dice più di ogni altra cosa! Finals NBA 2011 Miami Heat-Dallas Mavericks 95-105 Mia James 21, Bosh 19, Chalmers 18 Dal Terry 27, Nowitzki 21, Barea 15 LA SERIE: Miami Heat (2)-Dallas Mavericks (3) serie 2-4 Mavericks (MAVERICKS CAMPIONI NBA 2011) GUARDA GLI HIGHLIGHTS DELL’INCONTRO GUARDA LE MIGLIORI GIOCATE DI GARA 6 GUARDA LA PREMIAZIONE DEI DALLAS MAVERICKS

  • NBA Finals: Terry e Nowitzki portano Dallas ad un passo dal titolo

    NBA Finals: Terry e Nowitzki portano Dallas ad un passo dal titolo

    Importantissima vittoria dei Dallas Mavericks sui Miami Heat in gara 5 delle Finals NBA: i texani a questo punto conducono (per la prima volta) la serie per 3 partite vinte contro le 2 degli avversari ed ora avranno a disposizione 2 incontri per chiudere il conto in proprio favore anche se dovranno cercare il successo sul campo di Miami.

    La gara è bellissima fin dai primi minuti di gioco, Dallas parte più concentrata e si mantiene avanti di 7 lunghezze, solo Wade riesce a limitare i danni per gli ospiti ma un contatto con Brian Cardinal manda il numero 3 degli Heat negli spogliatoi per le necessarie cure. Miami però trova la forza di restare sempre a contatto pur priva del suo leader e grazie a 2 triple di Mario Chalmers (la seconda da centrocampo a tempo quasi scaduto) riesce addirittura a portarsi avanti per 31-30 alla fine del primo periodo.
    Nel secondo quarto torna Wade e Miami prova ad andar via portandosi sul +6 (52-46) sfruttando la vena offensiva che però non manca neanche dall’altra parte e così i Mavs riescono in un batter d’occhio a riportarsi in parità nel giro di una manciata di minuti (52-52). Non paghi della grande prestazione i texani continuano a spingere ed arrivano sul +4 grazie a Jason Terry ma Chalmers con la sua quarta bomba della serata tiene ad un solo possesso di distanza gli avversari che comunque chiudono avanti 60-57 con percentuali dal campo altissime (66%).

    La ripresa vede i padroni di casa cercare l’allungo decisivo e il tedesco Nowitzki guida i suoi compagni al momentaneo +9 (80-71) anche se il merito va diviso con i micidiali tiratori di Dallas che iniziano ad infilare il canestro avversario con precisione chirurgica da oltre l’arco (2 triple di Barea ed una di Kidd, oltre a quella del solito Nowitzki). Coach Spoelstra chiama timeout e Miami inizia a giovarsi della mini-pausa ricucendo lo strappo fino al -5 grazie al duo Wade-James.
    Si arriva così al quarto quarto dove a sorpresa a trascinare inizialmente i Mavs è il piccolo Barea che crea più di un problema con la sua velocità alla difesa rossonera. Un nuovo timeout per la squadra della Florida ridisegna schemi ed atteggiamento sul parquet ed un super parziale firmato in gran parte da Dwyane Wade regala un inaspettato vantaggio a Miami che si porta sul 99-95 a 4 minuti e mezzo dalla fine. A questo punto esce fuori (nuovamente) il cuore, il carattere e la determinazione dei texani che con una serie impressionante di triple chiudono il match (2 sono di uno straordinario Jason Terry, una dell’eterno Jason Kidd) per il provvisorio ma rassicurante 108-101 con soli 33 secondi da giocare. Gli Heat alzano bandiera bianca ed il risultato finale è 112-103 in favore di Dallas.
    Per i padroni di casa grandi prestazioni di Nowitzki (29 punti con 6 rimbalzi e 10/10 dalla lunetta), Terry (21 punti e 3 triple di capitale importanza), Barea (che lanciato in quintetto chiude con 17 punti e 4 bombe) e Jason Kidd (che infila 13 punti e 3 tiri dalla distanza), oltre al solito Tyson Chandler che in area annulla i lunghi avversari (per lui 13 punti, 7 rimbalzi e 2 stoppate). Irreale la percentuale da 3 punti dei Mavericks che chiudono con 13/19 (quasi il 70%!), al contrario degli Heat che pur tirando discretamente (8/20, 40% netto) non riescono a stare dietro al ritmo dei texani. Per James c’è un’amara tripla doppia da 17 punti, 10 rimbalzi e 10 assist, Wade aggiunge 23 punti e Bosh (scomparso come al solito nel secondo tempo) 19. Menzione per Mario Chalmers che sta dimostrando il suo valore, ieri per lui 15 punti con 4/6 da 3 e per la seconda volta in queste Finals 2011 capace di bucare il canestro avversario con un tiro da centrocampo.
    Per la prima volta in questa serie di Finale gli Heat sono con le spalle al muro, ma avranno le ultime 2 partite da giocare in casa dato che ora ci si trasferisce tutti in Florida. Per Dallas invece c’è solo una necessità: non prolungare ulteriormente le cose e chiudere tutto già in gara 6. Per il resto un ringraziamento a queste 2 squadre che ci stanno facendo vivere una Finale NBA veramente degna di questo nome!

    Finals NBA 2011

    Dallas Mavericks-Miami Heat 112-103
    Dal Nowitzki 29, Terry 21, Barea 17
    Mia Wade 23, Bosh 19, James 17

    LA SERIE:

    Miami Heat (2)-Dallas Mavericks (3) serie 2-3 Mavericks

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  • NBA Finals: Dallas batte Miami, serie di nuovo in parità

    NBA Finals: Dallas batte Miami, serie di nuovo in parità

    Altra rimonta vincente per i Dallas Mavericks che in gara 4 delle Finals NBA riescono ad avere la meglio sugli Heat ed impattano la serie che ora si trova sul risultato di 2-2.

    Ancora una volta Miami si lascia sorprendere, come già successo in gara 2, nell’ultimo quarto: avanti di 9 punti (65-74) gli Heat lasciano il campo ai texani scomparendo dal parquet ed il solito Nowitzki, seppur in condizioni precarie dovute ai quasi 39 gradi di febbre, riesce a raddrizzare il match ed a condurre i suoi compagni verso un successo che lascia ancora vive le speranze di Dallas di vincere il tanto agognato primo titolo della sua storia.

    Per circa 3 quarti si assiste ad un botta e risposta tra Wade-Bosh e Marion-Terry a cui qualche volta si aggiunge qualche punto sporadico di Nowitzki e Chandler: fughe poi riprese, sorpassi e controsorpassi fino al momento in cui Miami si issa sul +9 pur priva del contributo di LeBron James che sul parquet viene visto più per gli assist che per le sue conclusioni.
    Si arriva così all’ennesima prova di forza dei padroni di casa, Nowitzki dimentica acciacchi e febbre ed inizia a carburare (saranno 10 punti e 5 rimbalzi nei minuti decisivi), Terry e Tyson Chandler danno il loro contributo ed i Mavericks si riportano avanti. Wade ha la possibilità, a 30 secondi dal termine, di pareggiare il match ma sbaglia il secondo tiro libero e permette a Nowitzki di firmare, nell’azione seguente il +3 per i Mavs. Mancano 9 secondi, Wade trova 2 punti veloci e viene fatto fallo su Terry ma la guardia biancoblu non trema e riporta a +3 i suoi compagni. Nell’ultima azione gli ospiti combinano un pasticcio e Miller con l’ultimo tiro non arriva neanche a toccare il ferro. Finisce 86-83 e Dallas può sorridere.
    Nowitzki chiude la sua gara (con 39 di febbre) piazzando 21 punti, Terry e Marion ne mettono rispettivamente 17 e 16, importanti anche Chandler (che annulla Bosh nella ripresa) e firma una doppia doppia da 13 punti e 16 rimbalzi (di cui 9 offensivi) e la marcatura di Kidd su James che viene limitato ad 8 punti (peggior prestazione nei playoff in carriera) con un misero 3/11 dal campo a cui comunque aggiunge 9 rimbalzi e 7 assist. Non basta a Miami il solito fenomenale Wade per ottenere il punto del 3-1: il numero 3 infila 32 punti, 24 sono di Bosh ma l’ala degli Heat viene cancellata nella ripresa dalla difesa di Chandler. Gara 5 è ancora a Dallas, sarà una partita cruciale per le sorti di questa bellissima serie.

    Finals NBA 2011

    Dallas Mavericks-Miami Heat 86-83
    Dal Nowitzki 21, Terry 17, Marion 16
    Mia Wade 32, Bosh 24, James 8

    LA SERIE:

    Miami Heat (2)-Dallas Mavericks (3) serie 2-2

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  • NBA Finals: Miami batte Dallas e ritorna in vantaggio

    NBA Finals: Miami batte Dallas e ritorna in vantaggio

    Se gara 2 delle Finals NBA aveva dimostrato il carattere dei Dallas Mavericks (che avevano recuperato in 7 minuti di gioco 15 punti di deficit) in gara 3 è emerso invece quello dei Miami Heat che hanno espugnato il parquet texano per 88-86, riprendendosi il vantaggio del fattore campo ed il vantaggio nella serie che ora dice 2-1 in favore della squadra della Florida.

    La situazione era difficile per gli Heat che potevano uscire con le ossa rotte da Dallas dopo la batosta di gara 2. Invece la squadra di coach Spoelstra dimostra a tutti le grandissime qualità atletiche, tecniche e caratteriali che potrebbero veramente portarla a diventare la squadra dominatrice della Lega per i prossimi 5-6 anni.
    Parte bene Miami, guidata da un ottimo Wade, e chiude il primo quarto a quota 29 punti e con un +7 nei confronti dei Mavs dovuto anche ad una tripla spaziale di Chalmers sulla sirena che buca il canestro da metà campo.
    I padroni di casa sono chiamati a reagire ma la musica non sembra voler cambiare e gli ospiti arrivano sul +14 grazie ad una giocata difensiva di Wade su Terry che scatena il contropiede e grazie a 2 tiri liberi di LeBron James. Dallas cerca di riorganizzarsi e stringe le maglie difensive, gli Heat subiscono la pressione in difesa e riescono a segnare solo 2 punti negli ultimi 3 minuti prima del riposo lungo, permettendo a Nowitzki di ricucire parzialmente il divario: si va al riposo sul 47-42.

    Nel terzo quarto si assiste al grande ritorno in campo di Miami che con un 8-0 di parziale e 4 canestri consecutivi ritorna immediatamente sul +13. Nowitzki non ci sta e con delle giocate spettacolari firma un contro-parziale di 12-2 che riporta ad un solo possesso di distacco i suoi Mavs alla fine del terzo periodo (67-64).
    Quarta frazione di gioco elettrizzante: Chalmers (preziosissimo) e Bosh tengono avanti i rossoneri, Wade regala con una bomba il +6 a 4 minuti e mezzo dal termine. Miami però non riesce a gestire i vantaggi e il solito tedesco con 8 punti in fila riporta in parità il match sull’86-86. Il canestro decisivo quando mancano 39 secondi alla fine lo sigla Chris Bosh che porta i suoi compagni a quota 88 punti. Poi c’è tanta difesa per gli ospiti, soprattutto di Haslem che nell’ultima azione di gioco si incolla a Nowitzki che è costretto a forzare. Il tiro danza sul ferro ed esce, la sirena suona ed il match viene vinto dagli Heat.
    Top scorer è Nowitzki con 34 punti ed 11 rimbalzi, Terry e Marion provano a dare man forte al leader biancoblu rispettivamente con 15 e 10 punti, Kidd aggiunge 9 punti, 10 assist e 6 rimbalzi. Per gli ospiti invece c’è un grande Wade a quota 29 punti ed 11 rimbalzi, James arriva a 17 con 9 assist (decisivo l’ultimo per Bosh) e proprio Bosh ne mette 18 tra cui i 2 punti decisivi. Sono 64 i punti totali realizzati dai “Big Three” di Miami, ma uno spazio sempre maggiore viene riservato a Chalmers che ad una prima impressione viene “usato” da James come Daniel Gibson quando il “Prescelto” vestiva la maglia dei Cavs: il numero 15 della squadra della Florida mette 12 punti con 4 triple, tutte fondamentali. Gara 4 (in programma domani notte) è la gara della vita per Dallas, un 3-1 per Miami chiuderebbe i giochi quasi in modo definitivo, serve il punto del pareggio per poter continuare a sperare.

    Finals NBA 2011

    Dallas Mavericks-Miami Heat 86-88
    Dal Nowitzki 34, Terry 15, Marion 10
    Mia Wade 29, Bosh 18, James 17

    LA SERIE:

    Miami Heat (2)-Dallas Mavericks (3) serie 2-1 Heat

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  • NBA Finals: Suicidio Miami, Dallas fa 1-1

    NBA Finals: Suicidio Miami, Dallas fa 1-1

    Incredibile e clamorosa rimonta dei Dallas Mavericks in gara 2 delle Finals NBA 2011. Grazie al successo esterno i texani impattano la serie sull’1-1 alla vigilia delle prossime 3 gare casalinghe ed avranno l’opportunità di vincere serie e campionato se rispetteranno il vantaggio del favore campo che ora pende a loro favore.

    La gara è molto diversa dalla precedente gara 1 con gli attacchi che predominano sulle difese. Nel primo quarto si va al riposo sul 28 pari, i Mavericks però sembrano più in palla ed infatti nella seconda frazione toccano il +9 (51-42) a 3 minuti dal riposo lungo. Ci pensa la solita coppia James-Wade a ricucire tutto il gap nel tempo rimanente con un parziale di 9-0 chiuso da una tripla della stella con il numero 3 che riequilibra le sorti del match e si va al riposo sul 51 pari.

    Nella ripresa gli Heat tentano la fuga e grazie ad una serie di contropiedi terrificanti di Wade e James e ad una tripla di Bibby toccano il +9 ma Dallas non molla e ritorna sotto con un contro parziale che fissa il risultato sul 75-71 in favore degli Heat.
    Il bello deve ancora venire perchè Miami inizia a spingere forte ed arriva a prendere il largo con un eloquente +15 a 7 minuti dalla fine del match (bomba di Wade). Sembra fatta, Dallas in confusione chiama time out, il pubblico rossonero va in delirio ma coach Carlisle ordina le giuste indicazioni ai suoi giocatori che tornano sul parquet trasformati e grazie ad 8 punti Terry ritornano prepotentemente a giocarsi le loro possibilità. Nowitzki firma i successivi 4 punti che pareggiano l’incontro (90-90 a 57 secondi dalla fine). Si ritorna in campo e Wade sbaglia da 3, nel successivo possesso Nowitzki invece dalla distanza è letale e fissa il 93-90 (26 secondi rimanenti). Time out Miami con coach Spoelstra che disegna un buono schema ed al ritorno in campo permette a Mario Chalmers di pareggiare quando restano solo 24 secondi sul cronometro. L’ultima azione in teoria è per i Mavs che sfruttano quasi tutto il tempo ed assestano il canestro vincente con Nowitzki a 3 secondi dalla fine. Per Miami i time out sono finiti, Wade prova il tiro della disperazione da distanza siderale ma ovviamente la palla non va a bersaglio. Festeggiano i texani, per gli Heat invece una mazzata che sarà dura da assorbire.
    Miami ha in Wade il top scorer con 36 punti, bene anche James che chiude a quota 20, Bibby infila 4 bombe per un totale di 14 punti, male Bosh che viene annullato da Nowitzki e Chandler. Proprio il tedesco è il protagonista del finale e chiude la sua gara con 24 punti ed 11 rimbalzi, ben assistito da Marion (20 punti) e Terry (16 punti ed autore della clamorosa rimonta nei 7 minuti di fuoco), con Chandler che chiude l’area e segna 13 punti con 7 rimbalzi.
    E’ la prima sconfitta casalinga per la squadra della Florida in questi playoff, una caduta che potrebbe costare molto cara, visto che ora la serie si trasferisce in Texas per le prossime 3 gare e Dallas in teoria potrebbe chiudere i giochi. La rimonta compiuta in questa gara 2 dai Mavs lascia oscuri presagi dato che assomiglia in maniera impressionante a quella subita dagli stessi Mavericks, 5 anni fa, in gara 3, sempre in finale NBA proprio contro gli Heat: allora Nowitzki e compagni guidavano la serie 2-0 e persero per 4-2, non riuscendo più a riprendersi, ora staremo a vedere come reagiranno Wade, James e Bosh. Certo è che la squadra biancoblu ha dimostrato di avere una carattere d’acciaio e sarà molto difficile da superare sul proprio parquet.

    Finals NBA 2011

    Miami Heat-Dallas Mavericks 93-95
    Mia Wade 36, James 20, Bibby 14
    Dal Nowitzki 24, Marion 20, Terry 16

    LA SERIE:

    Miami Heat (2)-Dallas Mavericks (3) serie 1-1

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  • Analisi della Finale NBA Miami Heat – Dallas Mavericks

    Analisi della Finale NBA Miami Heat – Dallas Mavericks

    Nella serata americana (le 2 di notte in Italia) prenderà il via la Finalissima NBA che quest’anno metterà di fronte i Miami Heat contro i Dallas Mavericks. Per entrambe si tratta della seconda finale nella storia e caso strano vuole che anche la prima sia stata uno scontro tra queste 2 franchigie. Per capire bene l’atto conclusivo della stagione NBA non può non essere fatto un accenno a ciò che successe 5 anni fa, stagione 2005-2006, con le 2 squadre che diedero vita ad una serie tra le più pazze degli ultimi anni: i Mavs di Nowitzki, con il vantaggio del fattore campo ed avanti per 2 partite a 0 vanno a giocare sul parquet degli avversari. Dominano la gara fino a 7 minuti dalla fine e quando il punto della sicurezza pare messo in cassaforte (ricordiamo che un risultato di 3-0 in una serie di playoff NBA non è mai stato ribaltato nella storia) ecco che si illumina la stella di Dwyane Wade. La guardia degli Heat guida la sua squadra alla clamorosa rimonta da -13 nei 6 minuti finali del quarto periodo e grazie alle sue prodezze evitano la pesante sconfitta mettendo il punto del 2-1. Il KO è una mazzata tremenda per i texani che non si riprenderanno più, perderanno in sequenza sia gara 4 che gara 5 che la sesta in casa soccombendo per 4-2. Miami e Wade entrano di diritto nella leggenda, dalla porta degli “Immortali”, Dallas e Nowitzki entrano invece nella storia in negativo. Una sconfitta che ancora brucia per i Mavs che avranno ora l’occasione giusta (forse l’ultima vedendo l’età media della squadra) per vendicarsi. Il bello dello sport è anche questo, di dare, presto o tardi, una seconda chance a chi butta al vento la prima occasione.

    Nella nostra analisi non possiamo non accennare ai risultati dell stagione regolare: ebbene, i Mavericks guidano gli scontri diretti per 2-0 (106-96 in Texas, 98-96 all’American Airlines di Miami). Il problema per Nowitzki e compagni è che le vittorie ottenute contro i rivali sono arrivate ad inizio anno, si era ancora nel 2010, e Miami non era certo la squadra che è ora: la franchigia viveva ancora un momento particolare dovuto ai grandi cambiamenti effettuati nel mercato estivo quando vennero riconfermati solo 5 giocatori innestandone 10 nuovi. Tra questi i colpi furono quelli di LeBron James, miglior giocatore della Lega, arrivato da Cleveland, e Chris Bosh, una delle più talentuose ali grandi della NBA, che si trasferì in Florida dai Toronto Raptors di Andrea Bargnani. Entrambi sbarcarono a South Beach a parametro zero grazie alla free agency, subito dopo il rinnovo di Dwyane Wade, stella e leader tecnico ed emotivo della squadra. Un terzetto da sogno che ogni coach desidererebbe allenare ma che nei primi tempi ha vissuto momenti critici: 3 campionissimi hanno bisogno di un naturale periodo di tempo per amalgamarsi e fu proprio in questo periodo che Dallas ne approfittò. La storia adesso è molto cambiata perchè gli Heat sono una squadra fortissima, come dimostrano i risultati ottenuti nell’ultima parte di regular season e fino a questo momento nei playoff.

    E proprio esaminando il percorso della post season può facilmente concludersi che sono arrivate all’appuntamento più importante le 2 squadre migliori: i Mavericks hanno eliminato i Portland Trail Blazers nel primo turno per 4-2, i campioni in carica dei Los Angeles Lakers nel secondo (incredibile quanto meritato sweep per 4-0) nelle semifinali di Confernce, mentre in Finale di Conference a cadere sotto i colpi di Nowitzki sono stati i giovani Thunder di Kevin Durant (4-1 il risultato finale). Gli Heat hanno invece ottenuto tre 4-1 in sequenza: prima contro Philadelphia, poi contro i favoriti alla Finale NBA, ovvero i Boston Celtics ed infine contro la formazione con il miglior record della Lega nella stagione regolare, ovvero i Chicago Bulls. Esaminando questi 2 percorsi la prima cosa che salta all’occhio è il record identico con 12 vittorie e 3 sconfitte. Tuttavia le differenze risiedono nelle sfide casalinghe ed in quelle in trasferta: Miami ha mantenuto inviolato il proprio parquet (8-0), Dallas invece ha perso una partita (7-1), ma va nettamente meglio in trasferta (5 vittorie a fronte di 2 sconfitte), mentre Wade e compagni lontani dalla città hanno avuto un andamento più difficile del previsto (4 successi e 3 KO). Proprio questa potrebbe essere la chiave della serie, la capacità dei Mavs di vincere anche sul campo dell’avversario, mentre il team della Florida non ha dato impressione di essere così continuo in trasferta.

    Se ci ricolleghiamo al 2006, scorrendo i roster si può notare come sia una squadra che l’altra hanno subito profondi cambiamenti nel corso di questi 5 anni: i superstiti sono solo 4, 2 per franchigia, Nowitzki e Terry per Dallas, Wade ed Haslem per Miami. C’era anche Erick Dampier nel 2006 ma a parti invertite visto che era il centro titlare dei texani, mentre ora ricopre il ruolo di sostituto a Miami. Anche gli allenatori sono cambiati. Le squadre quindi si sono evolute, ma hanno agito in 2 direzioni differenti: i Mavericks hanno sempre cercato di costruire un team attorno al leader Dirk Nowitzki aggiungendo giocatori complementari al tedesco, gli Heat invece hanno guardato in tutt’altra direzione, smembrando la squadra lo scorso anno per formare un trio di giocatori super (subito denominato dalla stampa specializzata “The Big Three”) che si suddivide i tiri e le responsabilità in partita.

    Un rapido sguardo anche alle caratteristiche delle 2 squadre: i Mavericks sono i migliori della Lega per efficacia offensiva (110 punti ogni 100 possessi nelle 15 gare della post season), gli Heat sono al contrario il massimo dell’efficacia difensiva (concedono appena 98 punti ogni 100 possessi). In comune hanno però 2 cose: partenze lente con straordinari recuperi ed altissima efficacia nelle “clutch-situations”, cioè nella fasi decisive che si verificano negli ultimi 5 minuti dell’ultimo quarto o negli eventuali supplementari.
    Dallas partirà sicuramente con un quintetto formato da Jason Kidd in regia, Stevenson nel ruolo di guardia, Marion in ala piccola, Nowitzki ala grande e Tyson Chandler come centro. Dalla panchina pronti a subentrare il pericolosissimo Jason Terry, Barea, Stojakovic ed infine Haywood come cambio per i lunghi. Miami si schiererà invece con Bibby o Chalmers come playmaker, Wade sarà la guardia tiratrice, Lebron James in ala piccola, Bosh ala grande e Illgauskas come centro. Pronti a dare il loro contributo dalla panchina ci saranno in primis Haslem, poi Mike Miller, Joel Anthony ed Eddie House (uno che di esperienza e di finali NBA ne sa qualcosa).
    La serie si giocherà principalmente su queste chiavi tattiche: prevarrà l’attacco e la straordinaria circolazione di palla dei Mavericks, oppure la gran difesa ed il velenosissimo contropiede degli Heat?
    Se Jason Kidd continuerà a guidare la squadra come ha fatto finora (a dispetto dei suoi 38 anni) e Nowitzki saprà approfittare degli errori avversari allora i texani potrebbero avere più di una possibilità di ribaltare il pronostico che li vede in partenza sfavoriti. Certamente la marcatura sul tedesco sarà arcigna da parte di Miami che può alternare 3 grandi nomi su di lui: Bosh in prima battuta, Haslem ed anche Anthony. Il raddoppio sul nativo di Wurzburg (con cifre nella postseason da M.V.P.: 28,4 punti di media a partita contro i 23 della regular season, 130 tiri liberi a segno sui 140 tirati ed il nuovo record di 24/24 in gara 1 contro Oklahoma City, 7,5 rimbalzi di media a gara contro i 7 della stagione regolare e una percentuale nel tiro da 3 superiore al 50%) potrebbe innescare l’altra arma dei Mavs ovvero il tiro da oltre l’arco che ha degli interpreti eccezionali in Terry, lo stesso Kidd, Stevenson, Barea, Marion e lo specialista Stojakovic (ne sanno qualcosa i Lakers che in gara 4 della semifinale di Conference vennero distrutti dal tiro da fuori di Terry e Stojakovic che fissarono 4 record validi per la post season).
    Miami dovrà cercare invece di fare leva sulla freschezza fisica e cercare di indirizzare il match sui canoni più consoni ai suoi giocatori. Potrebbe creare qualche problema contrastare il duo di lunghi avversari Nowitzki-Chandler, con l’ex Hornets autore di una stagione strepitosa. Inoltre (sembra strano fare un’affermazione del genere ma i numeri dicono più di qualsiasi altra cosa) la coppia James-Wade dovrà fare attenzione alla marcatura di Stevenson: Wade, nelle 2 partite di regular season, ha preso appena 3 tiri nei 30 minuti in cui Stevenson è stato in campo su di lui, e James ha un modestissimo 1 su 9 al tiro nella stessa situazione. Potrrebbe essere proprio l’ex Wizards (che con James ha un conto aperto per via di alcune polemiche avvenute dopo le sfide tra Cavs e Washington negli anni passati) uno degli agenti speciali “sguinzagliati” da coach Carlisle sulle tracce dei 2 fenomeni rossoneri.

    Per finire, il pronostico pende nettamente dalla parte dei Miami Heat, ma se i Dallas Mavericks riuscissero nell’impresa di espugnare solo una volta il parquet avversario, allora le cose potrebbero cambiare radicalmente. Negli ultimi anni l’unica squadra a ribaltare il fattore campo è stata proprio Miami edizione 2006, dato che in quelle Finals i Mavs avevano 4 gare casalinghe, poi solo vittorie di squadre che avevano il vantaggio del campo (San Antonio 2007, Boston 2008, Lakers 2009 e 2010). Anche per questo aspetto sarebbe dolcissima una rivincita dei “Mandriani” texani. Quello che ci auguriamo è che sia una Finale degna di tale nome!

  • NBA: Il record dei Dallas Mavericks nei tiri da 3 punti, Lakers schiantati [Video]

    NBA: Il record dei Dallas Mavericks nei tiri da 3 punti, Lakers schiantati [Video]

    Ecco il video dei record dei Dallas Mavericks che nella storica serata di ieri non solo hanno battuto e mandato fuori dai playoff i campioni in carica dei Los Angeles Lakers (leggi l’articolo) chiudendone molto probabilmente il ciclo vincente aperto negli ultimi anni, ma hanno anche messo insieme dei numeri nel tiro dalla distanza che sono valsi parecchi record: Jason Terry a fine partita mette a referto 9 triple con soli 10 tentativi (eguagliato il record playoff di Vince Carter e Ray Allen), il serbo arriva ad un perfetto 6/6, nel primo tempo le 11 bombe dei Mavs rappresentano il record di tiri da 3 segnati in un tempo in una sfida playoff, lo stesso dicasi per il 20/32 finale (altro record riscritto per quanto riguarda i tiri da oltre l’arco) e per finire le 49 triple totali infilate dai Mavs nelle 4 sfide giocate nella serie contro i Lakers segnano un altro record nella storia delle sfide playoff!

    Questo il video dell’incredibile performance dei texani:

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  • NBA: Dallas manda i Lakers fuori dai playoff, è la fine di un’era

    NBA: Dallas manda i Lakers fuori dai playoff, è la fine di un’era

    Clamorosa eliminazione dei campioni NBA in carica dei Los Angeles Lakers ad opera degli strepitosi Dallsa Mavericks del tedesco Dirk Nowitzki: un secco quanto roboante e sorprendente 4-0 nella serie, è la fine di un’era, di un ciclo che ha portato a Los Angeles 2 titoli e 3 finali negli ultimi 3 anni. E il dominio gialloviola nella Lega termina come peggio non poteva, con un -36 dagli avversari che lascia intendere che per quanto riguarda il match c’è poco da commentare. Probabilmente esce di scena anche il coach più vincente della storia del basket americano dato che Phil Jackson ha lasciato intendere di essere prossimo al ritiro, ed uscire in questo modo dal mondo che lo ha reso famoso in tutto il pianeta non gli rende certamente giustizia, per tutto quello che ha fatto in tanti anni di carriera, per tutti i successi conquistati e per tutto quello che la persona, prima che l’allenatore, ha dato al movimento del basket mondiale.
    Vane le parole di Kobe Bryant, leader tecnico e carismatico dei gialloviola, che prima della gara aveva detto di credere alla rimonta per scrivere la storia della NBA (mai nessuna squadra è riuscita a capovolgere uno 0-3 in 4-3 in tutte le 98 occasioni fin qui capitate).

    Come già detto non c’è molto da dire sulla gara, a parte i primi minuti dove Bryant prova a tenere a galla i suoi compagni che già annaspano di fronte alla freschezza atletica ed alla convinzione psicologica degli avversari: il numero 24 segna 13 dei suoi 17 punti finali nel primo quarto, ma ben presto si perde anche lui nella mediocrità generale della sua squadra. Dallas inizia a spingere sull’acceleratore e per Los Angeles è la fine: la circolazione di palla dei Mavericks è sublime, si pesca sempre l’uomo libero che riesce ad infilare sistematicamente il canestro avversario. A beneficiare di questo gioco spumeggiante sono soprattutto Terry e Stojakovic che riscrivono (loro si) i record NBA: Terry a fine partita mette a referto 9 triple con soli 10 tentativi (eguagliato il record playoff di Vince Carter e Ray Allen), il serbo arriva ad un perfetto 6/6, nel primo tempo le 11 bombe dei Mavs rappresentano il record di tiri da 3 segnati in un tempo in una sfida playoff, lo stesso dicasi per il 20/32 finale (altro record riscritto per quanto riguarda i tiri da oltre l’arco) e per finire le 49 triple totali infilate dai Mavs nelle 4 sfide giocate nella serie contro i Lakers segnano un altro record nella storia delle sfide playoff. Tutte queste cifre per far capire il massacro a cui sono andati incontro i californiani, apparsi impotenti e fuori contesto, il massimo è stato riuscire a contenere il margine sotto i 40 punti di scarto, il miglior risultato raggiungibile in questo incontro che sicuramente resterà nella storia della NBA.
    4 giocatori su tutti per Dallas, in primis uno scatenato Terry autore di 32 punti, cecchino infallibile dalla lunga distanza, al pari di Stojakovic, perfetto nelle sue esecuzioni che chiude con 21 punti, strepitoso Barea con 22 punti mentre il vero leader della squadra texana, Nowitzki, si mette al servizio dei compagni, ben più ispirati, ma contribuisce con 17 punti. La panchina dei padroni di casa arriva a segnare la cifra irreale di ben 86 punti (contro i soli 37 degli ospiti). Nei Lakers segnaliamo i 17 punti di Bryant, più per dovere di cronaca che per la prestazione, nessun Laker è degno di nota, a parte Odom ed il solito, sciocco Andrew Bynum, espulsi dagli arbitri visti i colpi proibiti ai danni degli avversari (quello di Bynum su Barea è anche piuttosto violento e censurabile, da squalifica esemplare). Los Angeles viene dominata in ogni aspetto del gioco, dai rimbalzi agli assist passando per la difesa. Ineccepibile la vittoria Mavericks.
    Dallas ora aspetta in finale di Conference la vincente della sfida tra Grizzlies e Thunder (serie sul 2-1 Memphis), per i Lakers parte la rifondazione, ad iniziare dal coach. Voci di corridoio dicono che siano partiti anche i contatti con gli Orlando Magic per avere in cambio Dwight Howard, centro numero 1 della Lega, e con i New Orleans Hornets per Chris Paul, playmaker numero 1 della NBA. Intoccabile sarà il solo Kobe Bryant, tutti gli altri saranno messi sul mercato e si cercherà di ripartire, se possibile e fattibile, dall’asse Paul-Bryant-Howard. Impresa non facile riuscire ad assemblare un trio del genere ma il richiamo della città e la storia della franchigia potrebbero agevolare le trattative. Quel che è certo è che sarà una lunga Estate caldissima a Los Angeles.

    Playoff NBA, 8 maggio 2011

    Dallas Mavericks-Los Angeles Lakers 122-86
    Dal Terry 32, Barea 22, Stojakovic 21
    Lak Bryant 17, Brown 15, Artest 11

    LE SERIE DEI PLAYOFF

    EASTERN CONFERENCE:

    Miami Heat (2)-Boston Celtics (3) serie 2-1 Heat
    Chicago Bulls (1)-Atlanta Hawks (5) serie 2-1 Bulls

    WESTERN CONFERENCE:

    Los Angeles Lakers (2)- Dallas Mavericks (3) serie 0-4 Mavericks (Mavericks qualificati)
    Oklahoma City Thunder (4)-Memphis Grizzlies (8) serie 2-1 Grizzlies

  • Al Chelsea il Monday Night. Parte la “mission impossible” di Ancelotti

    Al Chelsea il Monday Night. Parte la “mission impossible” di Ancelotti

    Fino a qualche settimana fa la panchina di Carlo Ancelotti sembrava essere sempre più traballante a causa di un non esaltante mese di febbraio (5 punti in 4 partite per i “Blues”) e un distacco dal Manchester United primo della classe che pareva siderale.  Ma proprio la gara contro i “Red Devils” potrebbe segnare una svolta nella stagione della squadra londinese. La vittoria contro gli uomini di Ferguson ha ridato entusiasmo e fiducia nei propri mezzi; ed il successo riportato questa sera in casa del Blackpool rilancia le ambizioni del tecnico italiano con la sua squadra che si trova adesso a -9 dal primo posto ma ha una gara in meno rispetto alla capolista.

    LA PARTITA – Nel “Monday night” il Chelsea porta a casa i 3 punti ma il punteggio finale di 3-1 non deve trarre in inganno sull’andamento della partita. Il piccolo Blackpool disputa una partita gagliarda e dopo aver concesso un gol (Terry di testa su angolo battuto da Lampard al 20′) e troppi spazi agli avversari, ha una reazione veemente e chiude l’undici di Ancellotti nella propria metà campo per tutto il finale di primo tempo e costringe agli straordinari Cech. Nella ripresa gli arancioni cercano di mantenere alta la pressione ma col passare del tempo calano fisicamente e finiscono per subire la rete del 2-0 segnata da Lampard su rigore procurato da Kalou (precedentemente subentrato a Drogba). Sempre l’attacante ivoriano fornisce l’assist al numero 8 inglese che mette a segno una doppietta. Il Blackpool perde le speranze ma all’85’ trova il meritatissimo gol della bandiera con una rasoiata di  Puncheon che trafigge il portiere avversario. Brivido nel finale con i padroni di casa che mancano di poco la rete del 2-3.

    CALENDARIO – La “mission impossible” di Ancelotti passa subito dalla sfida contro l’altro tecnico italiano Mancini nel prossimo turno di campionato. Lampard e compagni dovranno cercare di sfruttare il fattore campo: in casa il Chelsea ha ottenuto 9 vittorie 2 pareggi e 2 sconfitte e dovrà cercare di non farsi sorprendere da un City che vuole fortissimamente consolidare il suo posto Champions. Superato lo scoglio “Citizens” il calendario del Chelsea prevede cinque scontri abbastanza agevoli contro squadre di media-bassa classifica tra cui Wigan, Birmingham e West Ham (attualmente tra le ultime 4). Se i londinesi riusciranno a non perdere punti in queste sfide, si giocheranno la Premier tra la fine di aprile e la prima settimana di maggio quando dovranno affrontare prima il Tottenham e poi proprio il Manchester United, in quello che potrebbe essere un vero e proprio spareggio. Ultime due giornate contro Newcastle e Everton.

    La rimonta dei Blues passa quindi da tanti scontri dove sarà necessario essere grande contro le piccole, qualità che è mancata proprio nelle ultime settimane visti i punti persi contro avversari meno quotati.