Tag: Italia

  • L’Italia va in Waka. La parodia di Waka Waka per la debacle azzurra

    La nazionale questa mattina è arrivata in Italia chiudendo ufficialmente la mesta avventura nel continente nero. In Sudafrica gli azzurri hanno deluso e da ieri sul web impazza un video con la parodia del celebre inno ufficiale Waka Waka di Shakira

    Ecco il video:
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  • Mondiali 2010: l’Italia è fuori. Adesso per chi tifo?

    La prematura uscita dai mondiali sudafricani della nostra nazionale pone i tifosi e gli appassionati in genere di fronte ad un inquietante interrogativo. Per chi tifiamo adesso?

    Non che sia obbligatorio farlo ma la rassegna mondiale si presta bene ad antipatie o simpatie calcistiche ovviamente. Fino a qualche anno addietro i gruppi maggiori di tifosi italiani si sarebbero divisi in tal modo, il Brasile è un feudo milanista, l’Argentina va agli interisti, i tifosi juventini si immedesimavano nella Francia di Zidane o nella Repubblica Ceca di Pavel Nedved.

    Adesso, il Brasile è più interista che milanista. Nell’Argentina, il Principe Milito, ha il ruolo di comparsa e Zanetti e Cambiasso sono in vacanza. La Francia si è fermata a Zidane.

    Se utilizzassimo altri criteri, ad esempio premiando un outsider o il desiderio di rivalsa di un popolo, metterei il Ghana al primo posto, seguito dal Giappone e a seguire Cile e Uruguay.

    Premiando il bel calcio entusiasmano più il gioco ad un tocco della Spagna e il calcio totale dell’Olanda che il Brasile questa volta più che mai risolutivo. La sagacia tattica mi fanno venir in mente l’Uruguay di Tabarez e il Portogallo di Queiroz.

    Ci sarebbe l’italiano Capello alla guida dell’Inghilterra, la giovane ma sempre coriacea Germania. Per ultimo ho lasciato volutamente Diego Armando Maradona e l’Argentina, la Selecion affidata al “folle Diego” è il paradigma opposto di quello utilizzato da Lippi e Abete. Il gruppo è importante ma il calcio è fatto da fenomeni, dall’estro e dai colpi di testa.

    Quindi il mio tifo si dividerà tra Ghana e Maradona, e il vostro?

    L’Italia è fuori. Adesso per chi tifo?

    • Olanda (25%, 255 Voti)
    • Argentina (22%, 231 Voti)
    • Spagna (16%, 161 Voti)
    • Ghana (10%, 99 Voti)
    • Germania (9%, 98 Voti)
    • Uruguay (6%, 59 Voti)
    • Brasile (4%, 44 Voti)
    • Inghilterra (2%, 16 Voti)
    • Paraguay (1%, 15 Voti)
    • Portogallo (1%, 13 Voti)
    • Giappone (1%, 13 Voti)
    • Slovacchia (1%, 12 Voti)
    • Stati Uniti (0%, 5 Voti)
    • Messico (0%, 4 Voti)
    • Corea del Sud (0%, 4 Voti)
    • Cile (2%, 3 Voti)

    Totale Votanti: 1.032

  • Forattini fa arrabbiare gli azzurri. Tensioni sul volo

    Il mondiale azzurro è ufficialmente finito. Il volo charter che riaccompagnava Marcello Lippi e i giocatori in Italia è atterrato a Fiumicino alle 8 in punto per poi proseguire il suo ultimo volo in direzione Milano.

    Gli azzurri sono stati accolti con indifferenza e il tanto agognato rischio di lancio di ortaggi e insulti non si è verificato. Solo qualche coro dai pochi presenti e “vergogna vergogna” è stato quello più gettonato.

    Da quanto è trapelato dagli inviati di Sky Tg 24 ci sarebbe stata tensione a bordo e qualche screzio verbale tra giocatori e giornalisti. L’oggetto della diatriba dovrebbe esser una vignetta pubblicata ieri sul giornale da Forattini e che ritraeva undici bare azzurre in un campo di calcio. Il più agitato è Simone Pepe che senza giri di parole ha accusato il vignettista: “chi ha fatto una vignette del genere è un becchino, spero che presto la facciano a lui e noi azzurra”

  • Prandelli: La presentazione il 1 Luglio

    Il nuovo tecnico della nazionale Cesare Prandelli sarà presentato giovedì primo luglio. Ad annunciarlo è stato il presidente della Federcalcio italiana Giancarlo Abete, che in un colloquio telefonico ha stabilità la presentazione giusto una settimana dopo della debacle azzurra ai mondiali.

    Prandelli preoccupato? È un uomo di calcio, conosce i giocatori e il calcio italiano, sa benissimo quale è la situazione”, ha detto Abete, che ha anche comunicato che il 2 luglio convocherà un consiglio federale per affrontare la crisi dopo l’eliminazione degli azzurri dal Mondiale.

  • Caro Lippi, the class is not water

    Perdere non è bello, e mai lo sarà, soprattutto quando si tratta di salutare i mondiali ai gironi, dopo aver vinto nell’edizione precedente. Che cosa è successo? Probabilmente una spiegazione non ci sarà mai, o forse l’abbiamo trovata, è la più ovvia, la più conveniente. Colpa del CT? O colpa dell’abbondanza di giocatori stranieri in Italia? Probabilmente le cause sono tutte e due. Ma andiamoci con calma.

    Prima ancora di aver iniziato questi campionati mondiali, la nostra nazionale presentava evidenti problemi di costruzione e di concretizzazione del gioco, difetti che poi non sono spariti a distanza di qualche mese, quando l’Italia doveva incominciare a fare sul serio. Il tempo è passato, ma identiche sono state le prestazioni: Anonime e povere di spettacolo. I cosidetti fenomeni che contraddistinguno le principali favorite ai mondiali (Argentina, Brasile etc..) non li avevamo neanche nel 2006, quando in quel di Berlino, i nostri beniamini alzarono la Coppa del Mondo al cielo. In quell’anno ci rappresentarono giocatori al top della loro condizione, un gruppo unito mixato perfettamente da Lippi, che poi abbandonò a fine mondiali. Ritornò alla fine degli europei, e fece capire all’Italia di voler ricostruire la stessa squadra che ci portò il 4 mondiale della nostra storia. La differenza è che però gli stessi giocatori avevano 4 anni in più, e non erano più in un momento “clou” della loro carriera. Ecco perchè giocatori come Balotelli, Cassano, Miccoli (giusto per fare 3 nomi), non secondo me, ma secondo tutta l’Italia intera, sarebbero serviti a rimediare la magra figura a cui abbiamo assistito quest’anno. Il primo è un grande talento, un “piccolo” campioncino dalla tenera età, che per caratteristiche tecniche (Dribbling, fisicità, potenza..) avrebbe potuto fare benissimo in nazionale.

    Il secondo che dire, in Italia non esistono calciatori come lui, dotati di una grande fantasia abbinata ad un buon fiuto del goal. Il terzo ha impressionato tutta l’Italia per la sua ottima stagione con la maglia del Palermo. Ora nulla da togliere ai vari Gattuso, Iaquinta, e Gilardino, ma sicuramente gocatori come questi ultimi tre sarebbero stati molto più utili alla causa azzurra. Rimpianti che si fanno sentire ancor di più se si pensa all’esclusione per 225 minuti di Fabio Quagliarella, l’unico che ha contribuito a salvare la faccia alla nostra nazionale. Lui, solo lui, ha dimostrato in quei pochi 45 minuti disputati nel mondiale, di aver saputo costruire più azioni che tutta l’Italia in tre partite, di aver saputo dare quella scossa che purtroppo ci è mancata per molto tempo.

    Cosa faceva Lippi in allenamento? E’ possibile che ad un allenatore come lui non gli si può imputare niente solo per la vittoria nello scorso mondiale? L’Italia intera sta ancora aspettando.

  • Cannavaro:”Non esistono più i Totti o i Del Piero di una volta”

    Dopo l’eliminazione al Mondiale sudafricano, oltre a Lippi è toccato anche a Cannavaro analizzare la disfatta che ha visto la nazionale italiana protagonisti. “Una delle serate più brutte, nessuno si aspettava che finissimo ultimi nel girone e che ci fosse questa mancanza di gioco. Vincere il Mondiale era difficile, ma la speranza era di andare avanti il più possibile”, confessa amareggiato.

    Poi il prossimo giocatore dell’Al-Ahli, ricalca in qualche maniera, le dichiarazioni di Lippi e di Abete nei confronti dei giocatori lasciati a casa. Il riferimento a Balotelli e a Cassano (giusto per fare due nomi) è ovvio “Io con Antonio ho fatto due europei, ma non li abbiamo vinti e Balotelli è molto giovane. Fenomeni in giro non ce ne sono, non ci sono più i Totti, i Del Piero di una volta. Se qualcuno li ha visti li portasse”, sottolinea il capitano azzurro.

    Di certo grandi fenomeni come nelle altre nazionali per fare un esempio (Argentina e Brasile) non ce ne sono, ma sicuramente visti i problemi di concretizzazione e di costruzione di gioco, portare due  giocatori fra i più talentuosi in Italia, di certo non avrebbe guastato..

  • Abete non molla la poltrona: “c’è delusione ma ripartiamo”

    “C’è tanta amarezza, tristezza e delusione per quanto successo ma dobbiamo assumerci le nostre responsabilità per quanto accaduto. Ora dobbiamo ripartire, consapevoli di un abbassamento preoccupante della qualità. C’è poca esperienza a livello internazionale”

    Il presidente federale Giancarlo Abete al pari del ct Marcello Lippi e dei giocatori azzurri si prende la sua parte di responsabilità per il catastrofico mondiale azzurro. Ma chi si aspettava un suo passo indietro resterà profondamente deluso, dal primo di luglio con Prandelli in panchina il cammino azzurro ripartirà con lo stesso quadro dirigenziale che da Germania 2006 ha saputo partorire la delusione dell’Europeo di Austria e Svizzera e la secca bocciatura dell’idea di ospitare gli Europei 2016.

    “Siamo un po’ preoccupati da una situazione che però è sotto gli occhi di tutti, anche a livello di club. C’è poca esperienza internazionale e questo si riflette anche sulla Nazionale che sta trovando sempre maggiore competitività e difficoltà, basti ricordare la sofferenza contro Cipro per citarne una”
    – continua Abete – “Quelle che mi competono come presidente della Federcalcio. Non rinnego la scelta di Lippi perché non ho motivo di farlo. C’è gratitudine nei suoi confronti ma anche il giusto spirito critico per ciò che non ha funzionato in questo Mondiale”.

    “Non possiamo però intristirci troppo, abbiamo il dovere di ripartire. E’ un obbligo dell’intero movimento italiano. Non si tratta di pessimismo ma di valutazioni: se l’Under 21 ha difficoltà a qualificarsi agli Europei, se la Nazionale non ha ancora vinto nel 2010, il problema è un dato oggettivo e come tale va risolto.”.

    “Siamo preoccupati ma non pessimisti – aggiunge Abete – C’è un problema qualitativo di giocatori selezionabili, molti grandi club sono pieni di giocatori stranieri e quindi i giocatori italiani sono poco esperti a livello internazionale. Ci aspettiamo tante critiche ma non insulti che sono sempre gratuiti, siamo sereni ma non irresponsabili. Dobbiamo però mantenere un equilibrio in questo momento difficile”.

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  • Nazionale da rifondare? Ecco i nomi da cui ripartirà Prandelli

    Nazionale da rifondare? Ecco i nomi da cui ripartirà Prandelli

    In Italia c’è voglia di voltar pagine e dimenticare più in fretta possibile l’onta di una disfatta annunciata ma non prevedibile in queste dimensioni. Il dopo Lippi sarà per Prandelli ancora più difficile e per l’ex tecnico viola non ci sarà la pazienza di aspettare la formazione di un nuovo gruppo.

    Il compito di Prandelli non sarà semplice, sostituire i logori campioni del mondo di Lippi in un campionato dove da tanto tempo non vi è un ricambio generaziole in alcuni ruoli cardine sarà davvero un compito arduo. Ma in attesa di capire come vorrà agire il nuovo commissario tecnico e sopratutto il modo in cui la Federazione proverà ad arginare il problema, magari naturalizzando per tempo i giocatore dei vivaii italiani, proviamo a veder da dove potrà ripartire.

    In porta, il rebus è Gigi Buffon, il portierone bianconero dopo tre stagioni di calvario ha deciso di ricorrere all’operazione per debellare finalmente il problema cronico alla schiena. Operazione complicata, sopratutto per un portiere, ma tutta Italia spera di poter ancora fare affidamento sul suo carisma tra i pali. Alle spalle, l’incerto Marchetti del Sudafrica merita un altra possibilità anche se il vero talento sembra Emiliano Viviano.

    La difesa, reparto sotto accusa in Sudafrica, ripartirà da Chiellini e Bonucci e su questo reparto dovrà esser Prandelli a metterci del suo perchè al momento non si vedono giocatori prontissimi all’esperienza azzurra da protagonisti. Indiziati, sugli esterni potrebbero esser Santon, Motta e De Silvestri più la riconferma di Maggio e Criscito, nel ruolo di centrale si spera nella definitiva esplosione di Ranocchia.

    Capitolo centrocampo: Pirlo già ieri ha dato la sua disponibilità per il nuovo corso azzurro, infortuni permettendo sarà ancora il regista rossonero a dettare tempi e movimenti nell’Italia prandelliana ma è d’obligo iniziar a trovare il suo sostituto in ottica Brasile 2014. Del gruppo Lippi dovrebbero esser riconfermati De Rossi, Palombo, Marchisio e Montolivo entrerà nel gruppo il giovane Poli e dall’estero si spera che possa tornare un Aquilani in condizioni fisiche stabili.

    In avanti, scontato che Prandelli si affidi ancora una volta al fido Gilardino. Porte aperta anche per Pazzini (speriamo siano superate le incomprensioni di Firenze), Quagliarella e agli esclusi dell’ultimo momento Borriello e Rossi. A furor di popolo sembrano scontati gli inserimenti in pianta stabile di Mario Balotelli e di Antonio Cassano.

  • Tutto il Mondiale fuori casa: Italia – Slovacchia

    Tutto il Mondiale fuori casa: Italia – Slovacchia

    Non so se avete saputo, ma in caso foste svenuti oggi alle 3 e non lo sapeste sappiate che sto per rovinarvi la sorpresa. Siamo fuori dai Mondiali. Ce ne torniamo a casa, salutiamo l’allenamento in altura che ci ha fatto proprio bene, ah se ci ha fatto bene, salutiamo il resort a 5 stelle dove la sera giocavamo a Playstation, salutiamo infine Marcello Lippi. Grazie Marcello, poteva bastare anche così. Sarà anche brutto lasciarsi così male, ti sei assunto anche le tue responsabilità, ora però impacchetta la coppa di Berlino e vai via, torna nella tua Toscana a coltivare l’orto come si conviene a un gentiluomo come te.
    La fredda cronaca. L’Italia scende in campo con qualche cambiamento rispetto alle partite precedenti, ma ci accorgiamo subito che c’è qualcosa che non va. Iaquinta. Marcatore nella precedente partita, disperso per il resto del tempo. Ancora in campo? Ancora in campo. Secondo me Lippi la sera gli diceva: “Se mi batti a PES 2010 domani ti faccio giocare”. Iaquinta, si sa, è imbattibile ai videogiochi pure se gli dai la squadra di El Salvador e quindi si è guadagnato il posto da titolare. Maledetta la sfrenata passione di Lippi per il gioco d’azzardo.
    Comunque c’è Gattuso, e grande è la nostra speranza sotto questo cielo. Speranza che verrà disintegrata dopo pochi minuti di gioco quando ci accorgiamo che Gattuso è lento come quando vedi i film sul computer e l’audio e l’immagine sono sfasati di qualche secondo. Tu ti aspetteresti Ringhio qua, e invece Ringhio arriva dopo qualche secondo. Ovvio che gli avversari, che invece sono perfettamente in sincrono, se ne accorgono e ne approfittano.
    Comunque, dicevo, cominciamo dall’inizio. Oggi il vostro corrispondente ha seguito la partita dal Tiramisù Caffè, delizioso bar accanto all’ufficio dove lavoro in quel di Novara, gestito da una famiglia cinese (il bar, non l’ufficio) squisita, gentile e garbata e alla quale ho dato migliaia di euro negli anni tra caffé, cornetti, gelati e bevande. Se oggi potranno dare un futuro migliore ai loro figli lo devono anche a me e alle mie colazioni. Usciamo prima dall’ufficio assieme al fido NP, e subito ci accorgiamo che più che in un bar oggi sembra di stare alle Nazioni Unite, visto che la rappresentanza italiana nel bar è sparuta e rappresentata da me, NP e il sosia del Mago G della Galbusera seduto accanto a noi.
    Comincia la partita, e Di Natale tira da lontanissimo. Bene, siamo carichi, abbiamo voglia e forse stavolta riusciamo a buttarla dentro. Vana speranza. Tra le poche cose importanti successe nel primo tempo è da segnalare che al decimo minuto regolamentare noi stavamo già al secondo piatto di Dixi, i deliziosi snack al formaggio. Chiesto il terzo, la squisita cameriera dell’Estremo Oriente ci dice molto gentilmente: “Queste adesso le pagate però”. L’Italia continua a rimanere senza idee, e noi rimaniamo senza Dixi.
    A dire il vero una cosa capita nel primo tempo: gli Slovacchi fanno gol. Poco male, c’è tempo per recuperare, i ragazzi stanno sbandando ma l’Italia sa rimanere coesa nei momenti difficili. Sarà, comunque arriviamo all’intervallo senza vedere neanche per sbaglio il portiere avversario.

    Nell’intervallo c’è un gustoso siparietto tra l’amico NP e la moglie di Gilardino, protagonista dello spot di Banca Intesa:
    Voce fuori campo: Alice, cosa vorresti dire a tuo marito?
    NP: Che è un coglione!

    Nell’intervallo inoltre arriva al bar il mio capo che ha appena finito una riunione con due inglesi che avevo conosciuto tre anni fa e ai quali, nel mio inglese stentato, avevo parlato di quando Gattuso giocava nei Glasgow Rangers e aveva detto a Beckham che continuava a tuffarsi: “Beckham, we are not into a swimming pool” (Beckham, non siamo in una piscina). Immaginatevi però la frase detta in inglese con un forte accento di Corigliano Calabro, e capirete perché gli inglesi si ricordavano di me a distanza di tre anni.
    Nell’intervallo infine ci sono due sostituzioni. Direte voi: “Hanno tolto l’impalpabile, anzi dannoso Iaquinta?”. Vi rispondo io: “No, hanno tolto Gattuso”. Si vede che la regione Calabria ha fatto una convenzione per cui in Nazionale almeno un Calabrese deve giocare. Sarà una delle nuove iniziative per rilanciare il federalismo, oppure Iaquinta aveva battuto nuovamente Lippi alla playstation.
    L’arbitro, incredibilmente somigliante ad Aldo di Aldo, Giovanni e Giacomo, fischia il secondo tempo. Il Mago G della Galbusera è andato via, ma dietro di noi si è piazzata una baby gang. Forse la baby gang è diventata tale dopo aver visto gli spot del Mago G che quindi ha temuto rappresaglie.
    La Slovacchia gigioneggia e perde tempo in ogni modo: i giocatori si tuffano a terra e ci rimangono per delle mezz’ore, i centrocampisti fingono malori a centrocampo, il portiere prima di rinviare grida Uno due tre stella e chiede che tutti rimangano immobili e che venga ammonito chi si muove. Mentre l’Italia è impegnata ad attaccare, si dimentica di essere famosa per la difesa e si fa infilare come neanche la Cremonese. 2 a 0, adesso ci vuole un miracolo o almeno un succedaneo.
    Entra Pirlo, che forse conveniva far giocare anche in versione Dr. House, visto come giocano gli altri. Sembra l’unico che si ricorda come si tocca il pallone, ma gli altri azzurri sono ancora impegnati a giocare a Un due tre stella con il portiere slovacco e quindi c’è poco da fare. Attorno al 30° del secondo tempo arriva una telefonata al bar. È la mamma di Iaquinta che chiede se abbiamo visto suo figlio. Unanimi rispondiamo di no. Ritroviamo invece Di Natale, che urlando “E mò basta” la piazza dentro. 2 a 1 e rissa dentro la rete slovacca. Il portiere vuole autografare il pallone ma Quagliarella gli ruba la penna, il portiere si mette a piangere, arriva l’arbitro che prima gli fa una carezza per calmarlo e subito dopo lo ammonisce. Risale la speranza perduta. Quando siamo lì che come un sol uomo diciamo: “Dai che ce la facciamo, dai che ce la facciamo, dai che ce…” segna la Slovacchia. La Speranza saluta e se ne va. Ciao Speranza, ti abbiamo voluto bene.
    Finisce che Quagliarella segna, che l’arbitro dà 2 giorni di recupero e anche delle materie da portare a settembre ma comunque perdiamo 3 a 2. Si va tutti a casa, finisce qui il nostro Mondiale. È andata così, delusi e tristi ci avviamo alle nostre macchine, alle nostre case, alle nostre serate a chiederci perché.
    Chiudo con il consueto angolo scommesse. Mi vergogno, però vi dico solo che ho puntato 2 euro, che la Slovacchia vincente era data a 6, e che io mi ritrovo con 12 euro in più. Spero di spendere tutti questi soldi in medicine.
    Domani finisce la fase a gironi e si passa all’eliminazione diretta. Vedremo di fare un bilancio di come è andata, delle sorprese che ci sono state, dei buoni e dei cattivi. A proposito, se vedete Iaquinta, ditegli di sbrigarsi che ci vediamo all’aereoporto. E anche che sua madre lo sta cercando.

  • Italia, Mondiale finito. Lippi fa autocritica: “E’ colpa mia”

    Il fischio finale, le lacrime di Quagliarella, lo sconforto negli occhi degli azzurri. Si torna a casa nel peggiore dei modi. L’Italia è fuori dal Mondiale, eliminata dalla Slovacchia (ufficialmente) ma il pareggio contro la Nuova Zelanda dagli All Whites che non possono essere considerati neanche lontanamente parenti degli All Blacks di rugby, ha inciso indubbiamente sulle sorti degli azzurri. Nessuno mai avrebbe potuto immaginare questo, consentiteci il termine, tragico epilogo. Neanche Lippi. E il ct (oramai ex), in conferenza stampa, deluso, amareggiato, dispiaciuto, fa mea culpa e si prende tutta la responsabilità della disfatta, forse la più drammatica della storia del calcio italiano (l’Italia non usciva al primo turno in campionato del Mondo dal lontano 1974):

    • Mi prendo tutte le responsabilità per quello che è successo. Perchè se una squadra si presenta a un appuntamento come questo, dove bisogna vincere per forza, con il terrore nella testa, nelle gambe e nel cuore vuol dire che l’allenatore non ha preparato bene la gara sul piano tattico e psicologico. Mi dispiace da morire chiudere così. Mi dispiace davvero tanto per tutti gli sportivi italiani per come è andata. La colpa di tutto quello che è successo è solo mia perchè non ho preparato la squadra nella maniera più opportuna. Tutto pensavo fuorchè uscire quest’oggi, così, contro la Slovacchia. Non è possibile giocare un primo tempo come quello che abbiamo giocato. E lasciamo stare la reazione del secondo perchè ormai non contava nulla. Faccio gli auguri al mio successore (Prandelli ndr), ringrazio tutti voi per questi quattro anni. Processi? Tutto quello che volete, sono pronto i processi li facevate prima, figuriamoci dopo una partita cosi’. Ma io mi sono gia’ autocondannato. Avevo fortemente il desiderio di rifare questa esperienza, ero convintissimo che avremmo fatto cose diverse. Mi dispiace enormemente. Il problema non e’ mettere in campo prima un giocatore o un altro ma mettere in campo una squadra che gioca in questo modo: la responsabilita’ e’ completamente di chi la manda in campo. Ero convinto che gli uomini che ho scelto potessero dare di piu’. Questo era come un ottavo di finale, dentro o fuori. Evidentemente ho sbagliato a creare i presupposti psicologici che non erano quelli giusti. Ora mi fermo per un pò, poi valutero’ a mente fredda se è il caso o meno di tornare ad allenare“.