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  • Interviste Twente – Inter 2-2. Benitez: “Siamo in crescita”

    Interviste Twente – Inter 2-2. Benitez: “Siamo in crescita”

    Le interviste ai protagonisti di Twente – Inter terminata 2-2

    Benitez: “Era una partita difficile, sono soddisfatto del secondo tempo. Il Twente era una squadra difficile da affrontare, avevano molti giocatori alti in mezzo al campo e non era semplice controllare il gioco. Stiamo provando a lavorare sul pressing, ci arriveremo con il tempo. Però vedo dei progressi positivi. In alcuni momenti del match ho visto l’intensità e il possesso di palla che volevo.
    Milito? Ha fatto un ottimo lavoro, s’è mosso come gli avevo chiesto quando eravamo in possesso del pallone. A Pandev s’è girato il ginocchio, dobbiamo aspettare domani per ulteriori informazioni.
    Mourinho? Dopo la partita meglio parlare di ciò che è successo in campo….

    Milito: “Si tratta di un buon pareggio contro una squadra forte, un buon punto da cui ripartire. Mi manca ancora un po’ di condizione fisica, non ho fatto un grandissimo ritiro a causa del Mondiale. Son sicuro però che troverò la migliore condizione giocando. Giocare con Eto’o? Si può fare, ma bisogna lavorare. Con il tecnico stiamo cercando soluzioni per migliorare”.

    Maicon: “Sono contento per come ho giocato, anche se non sono ancora al top. Il recupero procede bene. Abbiamo gestito bene la partita, i gol subiti sono frutto di palle inattive. Sono contento di esser rimasto all’Inter. Lo scorso anno abbiamo vinto tutto e son convinto faremo bene anche in questa stagione perché la squadra non è cambiata”.

    Cambiasso: “Non è il risultato che volevamo, anche se pareggiare in trasferta non è male. Sapevamo che loro erano pericolosi sui calci piazzati, volevano dimostrare di essere all’altezza di questa competizione. Ora dobbiamo pensare alle prossime sfide”.

  • F1, GP Italia: le interviste. Alonso: “Monza è la vittoria più importante della mia vita”

    F1, GP Italia: le interviste. Alonso: “Monza è la vittoria più importante della mia vita”

    Alonso è visibilmente contento dopo il trionfo nel Gran Premio d’Italia a Monza. Lo spagnolo commenta così lo splendido risultato ottenuto:

    “Trionfare a Monza nel Gran Premio di casa è stata una grande emozione. Credo che sia la vittoria più importante della mia vita. Abbiamo fatto tutto bene, il pit stop è stato fantastico. Questo è stato un giorno importante, adesso pensiamo alla prossima gara.
    Abbiamo attaccato Button: la nostra auto era veloce nei rettilinei e abbiamo spinto molto, ma Jenson ha guidato in maniera superba. Il campionato? Nella posizione in cui siamo ora non c’é spazio per un errore, lo abbiamo visto oggi con Hamilton. Basta un problema e possiamo dire bye bye al Mondiale. Adesso abbiamo cinque gare davanti, non dobbiamo mollare e dobbiamo continuare a spingere: mi aspetto una Ferrari molto consistente”.

    Massa: “E’ stata una gara dura e consistente ma alla fine è stato un buon risultato, anche se, forse, avrei potuto passare Alonso ad inizio corsa.
    Ora dobbiamo pensare al futuro e archiviare l’emozione del Gp di casa di fronte al popolo ferrarista. A partire da Singapore avremo gare difficili e avremo di fronte team forti come McLaren e Red Bull che cercheranno di vincere sempre. Non sarà facile ma ci proveremo”.

    Button: “Non avevo il passo delle Ferrari, ma andavo abbastanza bene. Il secondo posto è comunque un buon risultato”.

    Hamilton: “Ho fatto un errore. Sono cose che capitano quando si corre ma sono dispiaciuto per me e per il team. Ho fatto una buona partenza e ho cercato di mettere la macchina in una certa posizione ma ero troppo vicino a Massa, ho toccato la sua gomma e la gara è finita lì. Ad ogni modo per il Mondiale non è finita e cercherò di fare del mio meglio per me e per la squadra. Comunque sono ottimista per Singapore: è stato un peccato come è andata, chiedo scusa al team”.

  • Interviste Juventus – Sampdoria. Del Neri: “La Juve non è da scudetto”

    Interviste Juventus – Sampdoria. Del Neri: “La Juve non è da scudetto”

    Al termine della gara pareggiata per 3-3 con la Sampdoria, il tecnico della Juventus Luigi Del Neri appare soddisfatto a metà del risultato ottenuto ammettendo però che le chance scudetto, almeno per quest’anno, sono ridotte:

    • Non siamo da scudetto. Non ci poniamo limiti, ma dobbiamo crescere e pensare solo a lavorare. La squadra ha dimostrato che le difficoltà di Bari sono alle spalle, ora dobbiamo superare anche le amnesie difensive. La Sampdoria in fase offensiva ha giocatori molto interessanti, ma noi dobbiamo diventare più cattivi, dobbiamo accorciare meglio tra i reparti. Mi interessa che la squadra sia stata molto più concreta in tutte le due fasi di gioco, ma rispetto alla settimana scorsa ci siamo espressi meglio“.

    Ha parlato anche il capitano Del Piero che oggi festeggaiva i 17 anni di Juventus:

    • Siamo stati bravi a riportare la partita sulla giusta carreggiata, dopo un avvio difficile. I problemi delle grandi sono a mio avviso dovuti al fatto che a inizio stagione le distanze tendono ad accorciarsi, soprattutto quando si effettuano tanti cambiamenti importanti in rosa. In generale poi le cosiddette piccole sono cresciute molto negli ultimi anni, sia tecnicamente sia tatticamente, e possono tranquillamente mettere in crisi squadre come Inter, Milan e Roma.
      Nedved? E’ un amico e un grandissimo professionista, sono sicuro che saprà dare uno splendido contributo alla società anche in questa veste.
      Cassano? Sta continuando a dimostrare di essere un grande giocatore, e spero che presto possa arrivare per lui la definitiva consacrazione a grandissimi livelli
      “.

    Sulla stessa lunghezza d’onda di Del Neri anche il dg Marotta:

    • Riguardo gli obiettivi i tifosi non si illudano: immaginare lo scudetto, data la forza in termini assoluti di Inter e Milan, sarebbe qualcosa di straordinario. La squadra punta alla zona Champions League, nella maniera più assoluta, e teniamo anche conto del fatto che non sempre gli ingenti investimenti economici corrispondono al massimo dei risultati“.

    Di tutt’altro umore invece il tecnico doriano Di Carlo:

    • Abbiamo mostrato un buon calcio, spesso riuscendo a giocare a due tocchi; sono molto soddisfatto per le prestazioni dei tanti giovani come Obiang, Pozzi e Koman, straordinari Cassano e Palombo, e mi sono piaciute sia la qualità sia il carattere messo in campo dalla squadra. Il nostro obiettivo tattico è stato ottenere grande duttilità, siamo partiti dal 4-4-2 a cui i ragazzi erano abituati per riuscire a muoverci bene cpon qualunque modulo di partenza. Dal canto nostro stiamo studiando per diventare una grande squadra, cosa necessaria per onorare tutte e tre le competizioni“.
  • Interviste Bologna – Inter. Benitez: “Squadra stanca, servono rinforzi”

    Interviste Bologna – Inter. Benitez: “Squadra stanca, servono rinforzi”

    Al termine della gara pareggiata 0-0 al Dall’Ara con il Bologna, il tecnico dell’Inter Benitez prova ad analizzare le cause che hanno portato ad una prestazione non brillante della sua squadra:

    “Oggi nel secondo tempo abbiamo fatto molto meglio. Tutti hanno mostrato la voglia di vincere, ma il loro portiere è stato bravo. Milito era stanco ed è per questo che l’ho cambiato. Cosa manca a questa squadra? E’ chiaro che manca freschezza fisica, non era facile trovare spazi, ma sono contento per la reazione nel secondo tempo. Speriamo in futuro di fare meglio, adesso siamo all’inizio, per fare più possesso palla abbiamo bisogno di tempo.
    Sneijder? Non era facile per lui, doveva trovare lo spazio fra le linee. Il mercato? Non abbiamo molto tempo, aspettiamo e vediamo se riusciamo a fare qualcosa, sennò aspettiamo gennaio. La gestione delle forze? Possiamo cambiare i giocatori, dipende dalle situazione, dipende dalle risposte di ciascuno. Inler? Questa è una domanda per Branca. Per il mercato noi abbiamo sempre speranza e fiducia, non necessità”.

    Di Vaio: “Sulla sostituzione di Mudingayi c’è stato un equivoco, io ho solo riferito alla panchina la situazione, avremmo perso una pedina importante davanti alla difesa; mi dispiaceva per Siligardi ma Mudingayi era molto importante. Colomba? Noi non siamo stati interpellati, è una cosa che riguardava il tecnico e la società, era un problema fra di loro. Dispiace perché il mister aveva fatto bene lo scorso anno e costruito un buon gruppo. La squadra lo stava seguendo, c’era grande voglia, ma queste cose possono succedere”.

    Magnani: “Nel primo tempo abbiamo giocato molto bene, dal punto di vista fisico e delle posizioni. Nel secondo abbiamo sofferto, anche per i palleggi e il fraseggio dell’Inter. Penso che questo Bologna abbia le credenziali per fare un buon campionato. Si è cercato di ringiovanire la rosa, io ho vissuto un giorno e mezzo molto importante. Alla fine ho provato con Meggiorini per cercare di tenere alta la squadra. Avevamo provato la squadra con Mudingayi a fare da schermo, e nel primo tempo di siamo riusciti bene, nella ripresa ci hanno messo in difficoltà. Per me è stata un’esperienza indimenticabile, sapevo di dover essere concentrato per fare il meglio possibile per la squadra. La sostituzione di Mudingayi? Dalla panchina avevamo visto che aveva i crampi, ho pensato di cambiarlo ma è stato bravo Di Vaio”.

    Porcedda: “Domani prenderemo la decisione definitiva, mercoledì ci sarà sicuramente un nome. Potrebbe essere Beretta, Malesani o qualcun’altro. Cerchiamo uno che creda nei giovani e nel progetto. Le caratteristiche di Malesani con il nostro progetto si potrebbero sposare molto bene”.

  • Intervista esclusiva: Marcello Trotta, il futuro Luca Toni

    Intervista esclusiva: Marcello Trotta, il futuro Luca Toni

    Contattato in esclusiva assoluta, la stella della Fulham Accademy, Marcello Trotta, si concede ai microfoni di Domenico Maione per Il Pallonaro.

    Profilo

    Questa è la storia di uno dei tanti italiani emigrati all’estero, partito ragazzo e desideroso di tornare uomo. Si è portato dietro un pallone,e quando ci corre dietro non sta giocando: insegue il suo sogno. Marcello Trotta, 1.86 metri X 80 chili, è l’amico che tutti vorrebbero avere a una festa se le cose dovessero mettersi male. Fortunatamente ha messo il fisico da granatiere al servizio del calcio. Attaccante classe ’92, viene adocchiato dagli osservatori del Napoli che non esitano ad inserirlo negli Allievi Regionali. L’allora sedicenne ripaga la fiducia concessa a suon di gol, tanto che mister Rocca lo convoca nella nazionale di categoria. In azzurro la sua parabola ascendente trova continuità nella finale di un torneo in Ucraina dove, partito dalla panchina, entra e risolve il match (n.d.r.:attualmente rientra nel giro della nazionale under-18). Le grandi prestazioni richiamano l’attenzione dei talent scout d’oltremanica. I ben informati raccontano che, l’allora allenatore dei citizen, Sven-Göran Eriksson, rimasto folgorato alla visione di un DVD del ragazzo, sguinzagliò i suoi uomini migliori ordinando loro di condurre il “marcantonio” alla sua corte. Il Marlon Brando svedese fece per venire all’entourage del giocatore “un offerta che non di poteva rifiutare”:oltre alla pecunia da intascare, si decise che Marcello sarebbe stato seguito da un tutor negli studi e avrebbe portato sua madre al seguito con la promessa di un posto di lavoro. Dal canto suo, Marcello non si fece pregare dato che il Napoli non aveva onorato la promessa di provvedere ai suoi spostamenti, da Portico di Caserta al campo d’allenamento, costringendo la nouvelle vague del calcio campano “all’autostop”. Seguì, dunque, una querelle legale che si concluse con una squalifica inflitta al giovane poi girato al Fulham. La militanza tra i baby “Cottagers” viene impreziosita dalle 25 reti messe a segno in campionato la scorsa annata. Le sue armi migliori sono: i movimenti senza palla e ovviamente i colpi di testa, dal momento che è in possesso di una grande elevazione che va a sommarsi ai centimetri: quando salta gli sbraitano “attento al cielo”. D’altronde, la grande prestanza fisica e il feeling col gol rendono la punta un prospetto di sicuro avvenire: quando segnerà in Premier, e sarà osannato a mo’ di Macheda sulle prime pagine dei giornali, non vi risparmierò il mio personalissimo “ve l’avevo detto”.

    Intervista

    Grande forza fisica e senso del gol. Scommetto che nella tua stanza c’è il poster di Luca Toni.

    No, non ho il poster di Luca, anche se non nascondo che per me rappresenta una fonte d’ispirazione. E’ davvero un grande attaccante.

    Di questi tempi i riflettori sono tutti puntati su un attaccante italiano, emigrato oltremanica, che quest’anno è pronto ad esplodere. Si tratta di te o di Balotelli?

    Beh, credo sia Balotelli, ma magari mi sbaglio…

    Qual è il marchio di fabbrica di Marcello Trotta?

    Il movimento nello spazio e ovviamente il gol.

    La tua “grande” impresa (finora s’intende):

    Senz’altro la doppietta contro l’Aston Villa. Ci giocavamo i quarti di finale della Youth Cup al Craven Cottage di Fulham (n.d.r.: secondo il Times tra i 10 stadi più belli al mondo) e sugli spalti c’era anche la mia famiglia. Ho provato una bellissima sensazione.

    Dall’Inghilterra investirono  su di te un milione di euro tra stipendio, indennizzo e benefit. Dal canto suo il Napoli rilanciò con “briciole per canarini” e nemmeno ti garantirono gli spostamenti al campo d’allenamento.  E’ vera la “leggenda” che narrò tuo padre?

    Non ne sono al corrente, dovreste chiedere a lui. (Per completezza d’informazione riportiamo le dichiarazioni di Angelo Trotta, padre del calciatore: “Sarò sempre grato al Napoli, perché ha lanciato mio figlio dandogli la possibilità di arrivare in Nazionale, ma credo che la società non abbia capito la situazione in tempo: Marino ci ha offerto briciole per canarini, mentre il Fulham ha studiato un programma eccezionale. Io non sono Rockfeller, avevo chiesto al Napoli almeno di garantirci gli spostamenti, ma la promessa non è mai stata onorata. Credo che De Laurentiis debba riflettere: dice che vuole un una squadra di napoletani e poi perde uno dei due ragazzi che giocano nelle nazionali giovanili”).

    Provocazione: il fatto che un sedicenne abbandoni la squadra che l’ha lanciato è il sintomo che davanti ai soldi non esistono bandiere oppure nel Napoli, semplicemente, non c’erano i presupposti perché tu potessi portare a compimento la tua maturazione calcistica. Insomma, colpa tua o colpa loro?

    E’ sempre un insieme di fattori a determinare una decisione. Nella carriera di un calciatore, purtroppo, le scelte da affrontare sono sempre difficili.

    Se si presentasse la possibilità di un ritorno al Napoli, questa volta da protagonista, come accoglieresti la possibilità?

    Valuterei con attenzione dato che Napoli è, pur sempre, la mia terra d’origine.

    Rossi, Macheda, Balotelli, tu e tanti altri. Credi sia dannoso per il calcio italiano che un giovane decida, spesso e volentieri, di maturare in terra straniera?

    Non penso, anzi, potrebbero offrire in dote alla Nazionale o alla Serie A, qualora decidessero di rimpatriare, quanto di buono hanno appreso all’estero.

    La scorsa stagione il Fulham, club in cui militi, ha centrato la finale di Europa League. A tuo avviso, siete in grado di bissare la precedente annata cercando, questa volta, di portare qualche trofeo in bacheca?

    Spero di sì. Quest’anno abbiamo un nuovo allenatore, vediamo come andrà a finire…

    Alex Ferguson, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Balotelli? Noi abbiamo Macheda. E il Fulham?

    Nel Fulham ci sono giovani davvero talentuosi, incluso un certo Trotta.

    In tutta sincerità, credi di poter trovare spazio già da questa stagione, anche solo per qualche breve apparizione?

    Me lo auguro. Lavoro duramente per perseguire quest’obiettivo, ed ogni mattina mi alzo per questo motivo.

    E se ci scappasse il gol?

    Sarebbe il massimo.

    Si dice che il calcio inglese sia molto più fisico di quello italiano, che invece predilige la fase tattica. Per un corazziere come te adattarsi deve essere stato un gioco da ragazzi, o sbaglio?

    Non è stato facile, ma adesso mi trovo veramente a mio agio.

    Dicerie a parte, tu quali differenze hai riscontrato?

    Il gioco è molto più veloce, gli avversari sono più duri e aggressivi.

    A due anni di distanza tira le somme in merito alla tua esperienza inglese.

    Credo di essere cresciuto molto sotto il profilo atletico, fisico e tecnico. Oltre a ciò, devo ammettere di essere migliorato anche come persona: sono più maturo, ecco tutto. Ovviamente, tutto questo non fa altro che stimolarmi a raggiungere nuovi traguardi.

    Ti sei mai pentito, anche solo per un attimo, della tua scelta?

    Assolutamente no.

    La consiglieresti ad un tuo coetaneo?

    Dipende, ogni calciatore ha le proprie ambizioni. Senza dubbio la Premier ha il suo fascino.

    Cosa ti manca dell’Italia?

    Naturalmente gli amici e la mia famiglia, ma purtroppo le rinunce sono necessarie se hai intenzione di realizzare un sogno.

    Vediamo se ti hanno contaminato. Spuntino: pizza o tè coi biscotti?

    Pizza forever.

    Te lo chiedo direttamente in inglese: Do you speak fluently English?

    (n.d.r.: ride) Yes, sure!

    Dopo l’english-test, tra conterranei, la domanda in dialetto è d’obbligo: “aropp l’esordio in primma squadr cià pigliamm na tazzulella ‘e cafè assieme?”

    Certo, perché no?

    Colgo l’occasione per ringraziare il disponibile e simpatico Marcello.

  • Intervista esclusiva: Simone Colombi, l’erede di Buffon

    Profilo

    E’ il portiere del momento. Purtroppo. Eh già, avete presente il video che ultimamente impazza su Youtube? Naturalmente parlo del rigore calciato da Ezequiel Calvente, giovane stella della nazionale spagnola under-19, con quello che, se non fosse per la magistrale finta, sarebbe stato battezzato come lo “strumentale” piede d’appoggio. Si tratta di un moderno ramake del penalty messo a segno da Reynoso con la maglia del Boca nel 91’(anno di nascita del baby iberico, che evidentemente ha studiato). Nella sua opera “Saggi sulla letteratura e sull’arte” Pasolini avrebbe apostrofato entrambi i gesti tecnici sotto il nome di poesia estetizzante. Al diciannovenne Simone Colombi (186 cm X 78 kg), malcapitato portiere di turno, sarebbe spettata la palma di prosatore sovente avvezzo all’epiteto, come è possibile constatare quando, appena battuto, rivolge “affettuosi complimenti” all’avversario. Parafrasando De Gregori potremmo dire “Simone non ti arrabbiare per non aver parato un calcio di rigore, non è da questi particolari che si giudica un giocatore”.

    Video
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    Intervista

    Prima di cominciare, giuri di rimettere tutti i tuoi peccati comprese le parolacce che indirizzi allo spagnolo dopo il rigore?

    (N.d.R.) Ride.

    Partiamo proprio da quel rigore. Cosa si prova ad essere spettatore del destino di qualcun altro? Essere su un palcoscenico ma con i riflettori puntati da tutt’altra parte, così da essere sotto gli occhi di tutti e nel contempo rimanere comunque anonimo. Insomma, che vento tira dall’altra parte della gloria?

    E’ un vento tranquillo e pacato. Bisogna prenderla con filosofia; se il portiere subisce il gol è merito dell’avversario, mentre se lo para fa il miracolo.

    Non vorrei infierire, ma fatalmente quel penalty sancisce la fine delle velleità azzurre ad un europeo U-19 che onestamente ha lesinato soddisfazioni per l’Italia. Si tratta sicuramente di un brutto colpo sintomatico del fatto che il rinnovamento, tanto vaticinato e decantato, stenta a decollare. Cosa ci è mancato in Francia? E soprattutto la nuova leva è capace, a tuo avviso, di regalare un futuro più radioso del deprimente presente?

    Il fallimento della spedizione azzurra si spiega con una semplice quanto veritiera analisi: la rosa spagnola annoverava tra le sue fila calciatori che hanno collezionato complessivamente 84 presenze in Liga, mentre noi solo 8 in Serie A. Inoltre in Spagna le formazioni giovanili si schierano in campo con la medesima intelaiatura tecnico-tattica della prima squadra, il che agevola il loro inserimento nel progetto dell’allenatore. Tutto questo a 19 anni conta tantissimo: contro di noi sembrava che stessero giocando contro dei bambini. Tuttavia, in Italia ci sono grandi promesse, ma tocca ai club puntare su di loro lanciandoli senza timore alcuno.

    Quali prospetti di quest’under-19 potrebbero calarsi subito nel contesto under-21 cercando, con la qualificazione a Euro 2011, di risollevare le sorti del calcio nostrano?

    Borini, Destro, D’Alessandro e Caldirola hanno grandi qualità e un sicuro avvenire. Tutti e quattro giocano già ad alti livelli: Borini (attaccante) gioca nel Chelsea, Destro (attaccante) nel Genoa, Caldirola (difensore) nel Vitesse e infine D’Alessandro (attaccante) nel Bari dopo aver raccolto 30 presenze in serie B la scorsa stagione.

    A fronte della pessima figura rimediata dai ragazzi di Lippi in Sudafrica si parla tanto di rinnovamento e valorizzazione dei vivai. Secondo te, un giovane necessita di attrezzature, strutture sportive e quindi investimenti o solo di una società che lanci, indipendentemente dall’età, un giocatore se si dimostra meritevole?

    Più che investire sui giovani occorrerebbe scommettere su di loro lanciandoli il più presto possibile in prima squadra. Tante sono le presenze, tanta è l’esperienza cumulata che permette a un giovane di maturare.

    Qual è la tua top 5 dei portieri?

    In ordine ammiro Buffon, J.Cesar, Casillas, Cech e Frey. Mi piacciono anche i giovani titolari di Francia e Germania, rispettivamente Lloris e Neuer.

    Dopo l’esperienza al Pergocrema, 18 presenze condite da 25 reti subite, ritorni all’Atalanta. Credi che la società bergamasca ti offrirà la chance di continuare il tuo apprendistato altrove, o ti terrà in rosa? Infine, ritieni che il prestito in compagini calcistiche minori che offrono la possibilità di giocare con continuità possa effettivamente migliorare il livello di un giovane come te?

    Sinceramente è stata un’esperienza che mi è servita tanto, perché mi sono confrontato in un campionato difficilissimo. Fino a Febbraio sono stato titolare, per poi tornare nel ritorno dei playout. Per quanto concerne il capitolo Atalanta, credo che mi toccherà partire visto che in rosa sono al completo con Consigli e Frezzolini. La meta, tuttora, è ancora un mistero.

    Prova di maturità: secondo te sono i calciatori che guadagnano troppo o gli operai che guadagnano troppo poco?

    Questa è una domanda difficile. Io non so perché le cose vadano in questo modo, ma quello che so è che se ci sono dei meriti a questo mondo vanno riconosciuti a quelle persone che lavorano 10 ore al giorno per 1500 euro al mese.

    Quali sono i tuoi punti di forza, e cosa invece devi migliorare nelle tue performance tra i pali per arrivare ai vertici?

    Sui punti di forza lascio giudicare gli altri. (Stefano Buonaccorso, responsabile dell’ attività di base per l’Atalanta:”Colombi ha già molto per fare il portiere, ha una struttura fisica ragguardevole ed è ancora in crescita. Tecnicamente può migliorare, ma ha attitudini interessanti, deve lavorare sulla lettura delle situazioni di gioco e nelle uscite. Il merito della sua crescita è soprattutto del preparatore dei portieri Massimo Biffi”). Posso solo dire di essere in grado migliorare molto visto che ho 19 anni.

    C’è un dubbio metodico che mi attanaglia: quando Buffon appenderà le scarpette al chiodo come la mettiamo? Insomma, la fortuna di aver potuto contare sul miglior portiere della storia prescrive due future opzioni: o giochiamo col portiere volante o bisogna trovare qualcuno in grado di rilevarne onori e oneri. Probabilmente qualcuno prenderà il suo posto, ma nessuno sarà forse in grado di sostituirlo. Comunque io un idea ce l’avrei, tu?

    Io penso che ci sono portieri in grado di sostituirlo, uno su tutti Sirigu. Ma qual è la tua idea?

    Simone Colombi, lo conosci?

  • Del Neri soddisfatto. Arrivano i complimenti per Del Piero

    Del Neri soddisfatto. Arrivano i complimenti per Del Piero

    Luigi Del Neri si gode il passaggio al turno successivo in Europa League, un piccolo passo che può dare quell’iniezione di fiducia che al è mancata al gruppo nella passata stagione. Il tecnico analizza la gara con la solita professionalità e schiettezza facendo intravedere un pizzico di rammarico per il risultato finale che poteva essere più rotondo:

    • Il risultato poteva essere più cospicuo ma sono comunque soddisfatto della gara della mia squadra che si è impegnata al massimo. Le condizioni metereologiche non ci hanno di certo favorito ma abbiamo concesso poco agli avversari.
      Del Piero ha fatto un gran gol, non avevo dubbi sull’apporto che poteva dare in questa partita. Non esiste nessun dualismo con Diego. Io ho a disposizione cinque attaccanti che verranno impiegati durante una stagione che si preannuncia molto lunga.
      Tanti giocatori vogliono venire alla Juve? Chiero, è un club prestigioso ed ambito. Quanti rinforzi mi aspetto? Il mercato è molto difficile e io devo pensare a lavorare con questi giocatori, poi se arriverà qualcuno che migliorerà qualitativamente la squadra ben venga, altrimenti faremo il campionato con questi giocatori. Sono soddisfatto di questo primo mese alla Juventus
      “.

    L’eroe della serata è stato Del Piero, presentatosi ai microfoni con un sorriso smagliante derivato dalla bella prestazione sfoderata questa sera in campo:

    • Sono contento di aver realizzato un bel gol che ci ha permesso di vincere. Sono felice di esser cresciuto a livello di condizione dopo aver avuto qualche problemino all’inizio della stagione.
      Siamo una squadra ancora in costruzione e partite come queste sono importanti. Per lo scudetto ci sono tante squadre forti. Il nostro obiettivo è quello di cancellare la terribile stagione scorsa. Vogliamo arrivare alla fine dell’anno orgogliosi di ciò che abbiamo fatto e vogliamo rendere orgogliosi i nostri tifosi, questo è il primo passo. L’Inter è più avanti perchè è una squadra campione d’Italia e d’Europa, ha cambiato pochissimo e quindi è inevitabilmente un passo sopra gli altri. Il dualismo con Diego non mi disturba anche perchè è appena cominciato. In questo momento stiamo pensando a migliorare a livello personale e di squadra, poi le scelte dovrà farle in totale libertà il mister
      “.
  • Intervista esclusiva: Daniele Grandi, il nuovo Inzaghi

    Intervista esclusiva: Daniele Grandi, il nuovo Inzaghi

    “Oh mio Dio, hanno clonato Inzaghi!”. Questo è quello che penserete vedendolo giocare la prima volta. Sia chiaro che in quanto ad ereditarietà non mi riferisco, come il buon Mendel, esclusivamente ai tratti somatici: la rapidità, i movimenti, il senso della posizione, l’abilità nel gioco aereo, persino gli stessi occhi da tigre del bengala. E frattanto che l’illustre collega conquisti la sua prima Champions League, Daniele Grandi, enfant prodige classe ’93, comincia a sbucciare le ginocchia nell’oratorio Albino Calcio, in quel di Bergamo. Il promettente attaccante mancino non sfuggì all’onniscienza degli osservatori atalantini, che alla tenera età di 10 anni lo condussero alla corte della “Dea”. Nel medesimo vivaio che ha svezzato due tra i più fulgidi talenti nostrani coevi: Pazzini e Montolivo. L’ultima stagione, trascorsa tra le fila degli Allievi Nazionali, è stata pressocché eccezionale nonché ornata da media gol stratosferica. Pensate: 0,88 gol a partita. Un dato che testimonia le tangibili potenzialità del giovane bergamasco e lo consacra capocannoniere dello scorso torneo. Insomma, un bomber di razza. Uno degli eletti investito del prezioso dono che gli invidiosi chiamano fortuna mentre i fatalisti, al fine di denominarlo, scomodano addirittura il destino. Parlo dell’innata capacità di essere sempre al posto giusto nel momento giusto. Una qualità letale: con le donne in amore, e per i difensori sul campo da gioco. E’ per tal motivo che, come in passato fece il grande Gianni Brera con Riva e Rivera, qui soprannomino Daniele Grandi. “Carpe diem”. “Cogli l’attimo” per gli sprezzanti del latino. Spero solo di avere il benestare del futuro, e soprattutto di Orazio… (si dispensa da eventuali accuse di plagio da parte di autori latini dell’età augustea).

    Il calcio. Citando Ligabue, cosa ti ha portato a pensare: “Questa è la mia vita”?
    Ho iniziato a giocare a calcio all’età di 5 anni nell’oratorio del mio paese, ma i primi calci al pallone li davo già da qualche anno nel cortile di casa. Si può dire che “sono nato con il pallone”. Dopo la scuola calcio ho disputato 2 campionati sempre con la squadra dell’oratorio Albino calcio giocando con i più grandi. All’età di 10 anni sono stato notato dagli osservatori dell’Atalanta e dopo una serie di provini sono stato scelto. E’ l’ottavo anno che trascorro in questa società, all’inizio non riuscivo a vedere il calcio come professione anche se è stato sempre il mio sogno; negli ultimi tempi, invece, a fronte delle ottime stagioni disputate ho iniziato a capire che questo può essere il mio futuro, il mio lavoro. C’è ancora molta strada da fare e tanto da migliorare, pertanto coltivo il mio sogno giorno per giorno.

    Di solito a un giovane calciatore si è soliti domandare l’identità della “Musa”, ovvero a chi si ispira. Tu perpetri, secondo gli addetti ai lavori, il mito “inzaghiano”. Cosa ne pensi dell’illustre accostamento?

    Per me è un onore essere paragonato ad un grande campione come Inzaghi e penso sia il sogno di tutti gli attaccanti intraprendere una carriera come la sua. Per caratteristiche posso assomigliare a questo tipo di giocatore, abile soprattutto in area di rigore. Inzaghi è un giocatore unico e insieme a lui l’altro grande giocatore a cui mi ispiro è Milito. Sono consapevole di dover migliorare tantissimo e per questo devo lavorare ogni giorno sul campo dando sempre il massimo. Tuttavia, il lavoro e i sacrifici non mi fanno paura; li faccio volentieri perché l’obiettivo da raggiungere è molto importante per me. La realizzazione di un sogno vale tutti i sacrifici fatti.

    Continuando il discorso precedente: preferiresti essere un piccolo Filippo Inzaghi o un grande Daniele Grandi?
    Come ho detto prima Inzaghi è un giocatore unico, cerco di apprendere tutti i suoi segreti guardandolo in televisione. In futuro mi piacerebbe essere un grande Daniele Grandi, anche se adesso non mi dispiace essere etichettato come un piccolo Filippo Inzaghi.

    Non credi che l’Atalanta possa riuscire nel tentativo di “evadere”dalla serie cadetta al primo tentativo? D’altronde, lì in avanti sono messi bene con Tiribocchi e Ardemagni. Due soggetti che fossi in te studierei a fondo, non trovi?
    L’ anno scorso l’Atalanta è stata sfortunata e purtroppo è retrocessa, ma in questo mercato la nuova dirigenza ha portato grandi giocatori che sicuramente saranno fondamentali per la risalita in serie A. Ardemagni, ad esempio, che insieme a Tiribocchi forma uno degli attacchi più forti del campionato, a mio avviso; sono due bomber e sicuramente quest’anno avrò la fortuna di vederli allenare a Zingonia. Entrambi mi incuriosiscono molto, e dunque li osserverò per cercare di “rubare” loro qualche segreto. Sono fiducioso per quest’Atalanta. Sta andando tutto benissimo, faranno un gran campionato.

    Domani: una paura, una speranza e un sogno.
    Le paure sono tante. Il domani ha sempre un punto di domanda e le risposte le trovi vivendo giorno per giorno. Chissà se tutto andrà come deve andare? Se avrò la salute, la fortuna, l’occasione giusta e se saprò cogliere l’attimo? Le speranze sono che tutte queste mie “paure” si risolvano positivamente, per arrivare a raggiungere e a realizzare il sogno che ho nel cassetto da sempre (ormai avete capito qual è).

    Uno spezzone di erba spelacchiata e un pallone. Questo lo so fare solo io…:
    Bella domanda. Non sono un giocatore che fa “i numeri” alla Cristiano Ronaldo o Messi. Se penso ad una cosa che mi riesce bene è sicuramente la scelta del tempo nel colpo di testa. Mi piace segnare in questo modo, quest’anno ho fatto 9 gol così. Essendo mancino ho segnato la maggior parte dei gol di sinistro in area di rigore, oppure tirando da fuori. Comunque per un attaccante l’importante è fare gol, il come è relativo.

    Da giovani si gioca a calcio per mero divertimento. Testa leggera, portafogli pure, e tantissimi sogni. Perché cambiare?
    Esatto. Nei settori giovanili si gioca per il puro divertimento, per la passione e per la voglia di arrivare. So benissimo che si parla di certe cifre nel mondo del calcio, forse non sono la persona più indicata per dire se sono giuste o sbagliate, ormai tutto si è ingrandito. Ora si sta cominciando a remunerare anche qualche giocatore del settore giovanile, in genere quelli più bravi perché le società si vogliono tutelare da eventuali “scippi” da parte di qualche concorrente; secondo me a volte si esagera rischiando di rovinare qualche talento montandogli la testa. Si vedono già ragazzi di 16 anni a cui vengono fatti contratti da professionisti e si rischia di illuderli. Magari sentendosi già arrivati “mollano” e non migliorano, facendo passare l’obiettivo di esordire in prima squadra in secondo piano. Questa è la mia vera meta. La trafila è stata lunga, ma ormai manca poco e voglio salire questo gradino il prima possibile.

    Daniele Grandi e la sua generazione possono arginare l’inesorabile colata a picco che vede protagonista il calcio nostrano, permettendo agli appassionati di abbandonarsi ad allettanti “voli pindarici”?
    Il calcio italiano andrà sempre peggio finché non si deciderà di puntare forte sui giovani talenti italiani dei settori giovanili; bisogna cominciare a lanciare i giovani dandogli fiducia e mettendoli in condizione di non “perdersi” o di emigrare dove sono più richiesti e hanno maggiori possibilità per mettersi in mostra (come ad esempio in Spagna ed Inghilterra). In questa mia generazione ci sono dei giocatori che possono essere il futuro della serie A e anche della nazionale italiana. Tuttavia, spesso e volentieri le società non reputano i giovani emergenti maturi , di conseguenza li spediscono nelle serie minori per crescere rimpinzando di stranieri le rose della prima squadra. In questo modo alcuni giocatori di talento si perdono. Un giorno vorrei che io e la mia generazione rappresentassimo il calcio italiano come simbolo di bel gioco e qualità, come eravamo abituati prima di questi ultimi anni.

    Porgendo la domanda come fosse un di gioco di parole: quand’è che vedremo Daniele Grandi debuttare tra i “grandi”? “Are you ready”, come direbbero gli inglesi?
    C’è sempre da migliorare e da lavorare, ma penso che oggi la voglia, la grinta e l’ambizione siano tali da farmi sentire pronto al grande salto. E’ giunto il momento di vivere il mio sogno.
    Video
    “Un saluto a tutti, ringrazio il pallonaro.com per l’intervista”
  • Shamrock – Juventus 0-2. Del Neri: “Vittoria importante”

    Luigi Del Neri ha colto all’esordio il suo primo successo sulla panchina della Juventus nel terzo turno preliminare contro lo Shamrock. Una vittoria importante ma che va presa con le pinze in una gara che ha dato l’opportunità al tecnico bianconero di valutare la condizione atletica della squadra. Queste le parole di Del Neri ai microfoni di Mediaset Premium:

    • La partita contava, la vittoria è stata importante. Stiamo bene fisicamente e facciamo un passo alla volta. La squadra mi è piaciuta, dobbiamo acquisire la mentalità giusta, lavorare sulla forma fisica e sui meccanismi. Qualcosa di buono si è comunque visto già stasera: Bonucci e Chiellini era una coppia inedita e mi pare che siano andati bene.
      Vincere è importante perché dà sicurezza. Stiamo lavorando per dimenticare, ma bisogna trarre comunque insegnamenti dalle situazioni negative
      “.
  • Prandelli apre agli oriundi e alla tecnologia

    Prandelli apre agli oriundi e alla tecnologia

    L’Italia si auspicava di trovare in Prandelli una guida esperta ma anche e sopratutto innovativa e dalle sue prime interviste da ct azzurro le speranza sembrano esser ben riposte.

    Cesare Prandelli

    Il neo ct in una intervista concessa al magazine del Corriere della Sera “Sette”, apre nuovamente ai giocatori di origine straniera e alla tecnologia in aiuto ad arbitri e guardalinee ma non solo. Tanti gli argomenti trattati, dalla Fiorentina a Mourinho, moviola in campo, al rapporto con i giocatori.

    Mourinho

    “Nel nostro ambiente il suo stile è stato traumatico, ma dopo due secondi io e lui siamo andati in sintonia su tante cose. Certo, abbiamo caratteri opposti. Lui ha rotto gli schemi in Italia: si presentava in conferenza stampa e spiegava perché non convocava questo o quell, noi invece abbiamo cercato sempre di salvaguardare il giocatore e lo spogliatoio”.

    La Fiorentina

    “Non era una squadra che poteva vincere lo scudetto, alla lunga le qualità tecniche vengono fuori. C’è stato un momento in cui si pensava che avremmo potuto costruire una squadra vincente, poi la proprietà ha fatto una programmazione diversa. Vincere nell’immediato vuol dire fare investimenti importanti. E con la crisi che c’è, giustamente, con tanti altri discorsi hanno progettato a lungo termine”.


    Moviola in campo

    “Sarebbe emozionante. Tanto la moviola in campo esiste già. Finale a Berlino 2006, espulsione di Zidane, l’arbitro è stato avvertito dal quarto uomo che ha visto il replay sul televisore. Non l’hanno mai ammesso ufficialmente ma è cosi’”.