Tag: giro d’italia 2012

  • Il Giro d’Italia col bambino in braccio Hesjedal a Milano in rosa?

    Il Giro d’Italia col bambino in braccio Hesjedal a Milano in rosa?

    Aprica, Mortirolo, Stelvio. Le 3 montagne che (non) hanno deciso il Giro.
    Quest’anno, diciamolo subito, non c’è stato un padrone della corsa, e ci ritroviamo a poche ore dal finale a non sapere ancora chi vincerà. C’è uno in maglia rosa, Rodriguez, che però a crono va lento come il decorso della varicella. C’è uno che è considerato maglia rosa virtuale, Hesjedal, che è forte a crono e che non si è fatto mai staccare sulle montagne, ma anzi ha guadagnato. E poi c’è un altro, belga, che ha vinto ieri e che non si aspettava nessuno. E che a crono è il migliore di tutti questi, e che può combinare danni e recuperare quei due minuti e diciotto secondi e far saltare il banco. Ma andiamo con ordine, e vediamo chi ha preso legnate ieri, tecnicamente parlando, e chi le ha date.

    Dopo l’Aprica, troppo lontana dalla fine per attaccare, arriva il Mortirolo. Viene affrontato da un lato inedito rispetto al solito, ancora più duro. Pendenza che arriva anche al 22%, come dicevo ieri, solo che mi ero dimenticato una cosa: la parte finale è in cemento.

    Hesjedal tiene il passo di Rodriguez |©LUCA BETTINI/AFP/GettyImages

    Non asfalto. Cemento. Come la salita per uscire dal garage sotterraneo, ecco, fate conto di aver parcheggiato in un garage posto 2 chilometri sottoterra. A un certo punto salivano a 7 chilometri orari, e questa è gente che l’altro giorno ha fatto una tappa a 50 chilometri di media, l’avessi fatta io sarei andato indietro nel tempo per quanto sarei salito piano a una velocità media di -15 chilometri orari.

    Rodriguez ci ha provato, ma il canadese non si è fatto mai staccare. Davanti c’era una fuga tattica possiamo dire, perché tutti gli uomini di classifica avevano qualche compagno di squadra pronto ad aiutarlo, alla bisogna.
    Comunque, sul Mortirolo non succedono sconvolgimenti. I migliori restano sempre assieme, si ritirano però diverse frizioni delle ammiraglie. Prova tu a tenere una macchina a 7 chilometri orari di media! Nell’aria si diffondeva il tipico odore delle frizioni bruciate, una specie di barbecue di motori.
    Discesa tecnica, e poi parte lo Stelvio, 22 chilometri di salita per arrivare sulle nevi perenni. In fuga se ne vanno Cunego e De Gendt, il belga di cui parlavo prima, e nel gruppo della maglia rosa c’è un po’ di confusione. Hesjedal cerca collaborazione per andare a riprenderli, visto che i fuggitivi non sono messi così male in classifica generale, ma nessuno lo aiuta. Chi dice che ha un impegno, chi invece risponde che la sera ha ospiti a cena e tra un po’ deve scappare a preparare, chi risponde che non si vuole stancare troppo, chi fa platealmente il gesto dell’ombrello rispondendo “Hai voluto la bicicletta? E mo’ pedala!”, dando validità letterale a questo proverbio che abbiamo sempre usato in maniera figurata.
    Hesjedal si mette davanti (fortunatamente ha un compagno di squadra residuo della fuga di prima) e limita il distacco.

    Agli 800 metri scatta Rodriguez, Scarponi gli va dietro, Hesjedal pedala e perde solo 10 secondi, Ivan Basso affonda. Ivan, io sono un tuo tifoso, ma a questo Giro ti è proprio buttata male, ammettiamolo. E mi spiace, perché ho sempre tifato per te anche nei momenti più duri, e non ultimo perché avevo scommesso sulla tua vittoria finale. Vabbé, l’importante è che tu stia bene, come si suol dire. Però magari la prossima volta questi €10 me li risparmio, eh?
    Quindi ci ritroviamo in questa situazione: una maglia rosa che difficilmente terrà la maglia rosa, un canadese che è il grande favorito e che dovrebbe riuscire a vincere agilmente ma non si sa mai, un belga che nessuno si aspettava e che è stato zitto per tutto il tempo ma che a crono va che è una bellezza, Scarponi e Basso che, purtroppo, non tengono alto il nome dell’Italia, anche se ci hanno provato sempre.

    Oggi si chiude, e finalmente dopo aver seguito 20 tappe soltanto in televisione vado a vedere il Giro dal vivo. Due ore a veder passare ciclisti, per gli altri una noia mortale, per me un divertimento infinito. Ma che ci vuoi fare, noi appassionati di ciclismo non riusciremo mai a spiegare ce gusto c’è a star lì a veder passare omini vestiti fluorescenti che pedalano come dei dannati. Ah, ovviamente mi porto appresso mio figlio.
    Io e mio figlio vi salutiamo, andiamo a metterci addosso alle transenne.

  • Il Giro d’Italia col Bambino in braccio, Hesjedal fa paura

    Il Giro d’Italia col Bambino in braccio, Hesjedal fa paura

    E finalmente arrivò il tappone.
    Doppia ascesa all’Alpe di Pampeago, che detta così non vuol dire niente, invece vuol dire tutto. La tappa va liscia fino a 4 chilometri dal’arrivo, con Roman Kreuziger, uscito fuori classifica a Cortina, che compie l’impresa con una fuga da lontano e vince in solitaria. Ma cos’è successo a 4 chilometri dall’arrivo?
    È successo che, come prevedibile, si sono dati battaglia gli uomini di classifica. Ivan Basso aveva messo davanti la squadra a tirare, ha fatto un ritmo forte, e quando il suo ultimo gregario si è staccato… si è staccato pure lui. Ma come? Fai tutto ‘sto casino, agisci da padrone, ti giochi i gregari, e poi ti stacchi? Ma a che gioco stiamo giocando? Ivan, io ti voglio bene, ma qua non mi sembra una grande tattica. Dico io, fai faticare gli altri invece di sprecare energie e uomini.

    Ryder Hesjedal © LUK BENIES/AFP/GettyImages
    Comunque, ultimi chilometri, rimangono i soliti noti: Basso, Scarponi, Rodriguez, Hesjedal, Uran e Pozzovivo.
    Hesjedal è cattivo, veramente. Stava sempre appiccicato al primo e rispondeva a ogni attacco. Attacca Basso? C’è Hesjedal. Attacca Scarponi? Hesjedal sta accanto. Riattacca Basso? Hesjedal gli lancia contro le ragnatele come Spiderman e non si stacca di un millimetro. Poi, a un certo punto, dice: “Oh ragazzi, io vado, tante care cose”. Scarponi risponde: “Dove vai, aspeta che vengo pure io”. E gli altri rispondo: “Oh, ci vediamo all’autogrill, arriviamo tra un po’”.
    Io non so se in Canada ci siano salite, montagne o altro, se lui si sia allenato sotto la neve come Rocky contro Ivan Drago oppure abbia sviluppato dei polpacci da competizione combattendo con le alci, sta di fatto che il canadese, a me, fa paura. È il favorito nella crono, il migliore in salita, dove lo devono battere, in una gara di rutti al bar?
    Quindi, alla fine, avanti Hesjedal, dopo Scarponi (molto bravo, bisogna dire), quindi Rodriguez, Pozzovivo, Basso, Uran. Rodriguez è ancora maglia rosa, però vede avvicinarsi la Guardia Rossa Canadese. Oggi si decide (quasi) tutto.

    C’è il Mortirolo, che è una linea dritta verso il cielo, con una pendenza che arriva anche al 22%. Sapete quant’è la pendenza al 22%? Praticamente vuol dire che se siete in bici, e smettete di pedalare, cadete all’indietro. Subito dopo c’è la salita sullo Stelvio e si arriva a 2.757 metri. Per dire, mentre voi siete lì che magari pensate di andare al mare, lassù c’è ancora la neve. Sarà anche più pedalabile come salita e molto meno ripida, però sono 22 chilometri. Cioè, 22 chilometri di salita, se andate su Google Maps avrete più o meno un’idea di quanti sono 22 chilometri, da fare in bici, in mezzo alla neve, dopo 20 giorni di gara.
    Se quelli che non sono Hesjedal vogliono avere qualche speranza, devono attaccare oggi altrimenti domani possono anche prendersela comoda, il Giro è finito. Se vogliono possono passare da casa mia, solitamente la domenica preparo il ragù, un piatto di pasta non lo nego a nessuno.
    Io e mio figlio vi salutiamo, andare a mettere il ragù per domani sul fuoco. Deve cuocere a fuoco lento!

  • Il Giro d’Italia col bambino in braccio, Guardini beffa Cavendish

    Il Giro d’Italia col bambino in braccio, Guardini beffa Cavendish

    Uno pensa che oggi se la prendano comoda, visto che li aspetta una 3 giorni da paura, e invece questi corrono come se dietro ci fosse un pericolo da cui scappare. La seconda tappa più veloce della storia del Giro, quasi 50 di media. Ragazzi, e riposatevi ogni tanto, cos’è, non avevate prenotato e pensavate di non trovare posto visto che siamo vicini al week end?
    Comunque, vince Guardini. 11 vittorie l’anno scorso, però tutte in corse minori, tipo il Giro di Malesia, la Freccia Fallata e una volata vinta in maniera sospetta contro il cuginetto di 11 anni al Tour del Cortile di casa sua.

    Cavendish non ci sta, allude a presunti tempi massimi evitati soltanto attaccandosi all’ammiraglia nella salita verso Cortina, poi ritratta, poi ritorna ad accusare, poi comincia a canticchiare, poi fa una giravolta e scompare in una nuvola di paillettes.

    Andrea Guardini | ©LUK BENIES/AFP/GettyImages

    Guardini potrebbe essere il nuovo Cipollini? Per il momento sono sicuramente accomunati da una cosa: il cognome diminutivo: Cipollini-Guardini.
    Un Giro strano, ma domani comincia la tre giorni che decide tutto. Soprattutto domani, con l’Alpe di Pampeago, una roba tipo 5.100 metri di dislivello. Che neanche a pensarci io riesco a immaginare 5.100 metri di pianura, figuriamoci di salita. Sembra che ci saranno alleanze, che proveranno a staccarsi a vicenda, ad aiutarsi, a fare gli sgambetti agli avversari e a legargli assieme i raggi della bici per poter arrivare tranquilli a Milano. Vedremo.

    Oggi non ho molto da commentare, devo dire la verità, tengo le dita calde per i prossimi giorni.
    Io e mio figlio vi salutiamo, andiamo a prenotarci un posto sull’Alpe di Pampeago, anche se mio figlio preferirebbe l’Alpe di Pampers, più adatta ai suoi 23 giorni domani.

  • Il Giro d’Italia con il bambino in braccio, vince Rodriguez

    Il Giro d’Italia con il bambino in braccio, vince Rodriguez

    Oh, che tappone ragazzi! Direte voi: “Ma non è cambiato praticamente nulla in classifica generale!” Lo so, però vuoi mettere che da qua a domenica non abbiamo idea di chi potrà vincere questo Giro? Mettetevi comodi, che ci sarà da divertirsi.
    L’unico definitivamente saltato oggi è stato Roman Kreuziger, probabilmente scottato dalle imprese di Paolino Tiralongo, diventato capitano della Astana. Oggi non ce l’ha fatta a reggere il ritmo dei migliori, e lo salutiamo tanto caramente. Ciao Roman, ci rivediamo al Tour.

    Tralascio le fughe, che non hanno mai inciso sulla gara, invece concentriamoci sul gruppo. Quello che davvero continua a correre da padrone è Ivan Basso. Sarà che si sente bene, sarà che vuole far vedere chi comanda, ma anche oggi ha piazzato davanti i suoi e gli ha detto: “Pedalate come se non ci fosse un domani”. Detto, fatto. Praticamente la Liquigas ha messo un motorino davanti al gruppo, e gli altri si sono dovuti adeguare. Tutti gli altri gregari saltavano come se stessero su un campo minato, e l’unico che aveva ancora compagni di squadra era Ivan da Varese.

    Sull’ultima salita, però, comincia il divertimento. Schmidt, il gregario preferito di Basso, ha i crampi e non riesce a mettersi in testa, tocca allora al capitano. Sul Giau alla fine rimangono in 6, ovvero i pretendenti alla vittoria più Pozzovivo che è ancora giovane ma mi sa che nei prossimi anni bisogna tenerlo d’occhio, perché potrebbe regalare emozioni. Anche se è Lucano, anche se ha un cognome poco spendibile sugli striscioni e soprattutto troppo lungo. Tempo che urli: “Vai Pozzovivo” lui se n’è già andato, ha già scollinato e si sta mettendo la mantellina.

    Joaquim Rodriguez © LUK BENIES/AFP/GettyImages

    Dicevo, sul Giau Basso si mette davanti a tirare, ma gli altri non si staccano. Né il canadese col cognome complicato, né la maglia rosa, né ScarponiRigoberto Uran Uran, che come ho già avuto modo di dire ha il nome di un personaggio dei cartoni animati e il cognome di un gruppo musicale degli anni ‘80, gli Uran Uran. 8 chilometri di salita e stanno tutti assieme. Tranne che negli 800 metri finali. Scarponi ha i crampi, e si stacca. In 800 metri becca 45 secondi, per dire cosa può succedere sullo Stelvio oppure all’Alpe di Pampeago. Se in 800 metri perdi 45 secondi, figurati cosa può accadere se uno attacca con convinzione.
    Per fortuna c’è la discesa, Scarponi si ricongiunge, Basso riesce a non farsi staccare, arrivano tutti assieme e allo sprint vince Rodriguez, fregandosene del fatto di avere la maglia rosa, anzi, ancora più convinto proprio per questo.

    Domani, pianura. Sono riusciti a trovare gli unici sprazzi di pianura in mezzo alle Dolomiti, per far riposare le gambe e dare un’ultima chance ai velocisti. Ovviamente, Cavendish è il favorito. Da Venerdì però non si scherza più. Montagne, montagne, cronometro. Tra l’altro la Crono riuscirò a vederla dal vivo, visto che passano a 300 metri da casa mia. Se la guardate in televisione, sono quello col cappello e i baffi. Non si sa mai, potreste intravedermi.

    Io e mio figlio vi salutiamo, andiamo a fare la ricognizione all’Alpe di Pampeago con il passeggino.

  • Il Giro d’Italia col bambino in braccio, nella noia vince Izaguirre

    Il Giro d’Italia col bambino in braccio, nella noia vince Izaguirre

    Volete sapere la verità? La tappa l’ho vista a malapena. Noiosa come poche cose nella vita, per farvi capire vi farò dei paragoni. La tappa è stata noiosa come:

    – L’attesa alla posta per spedire una raccomandata
    – Una serata passata ad ascoltare Mastella;
    – La cena della domenica sera, “pasta in brodo o forse minestrone ad andar bene un po’ d’affettato”
    – Il racconto della seconda guerra mondiale fatto dal nonno, che non si ricorda bene le cose, confonde facce e persone e si addormenta quando ancora l’Italia è in mano ai fascisti.

    Insomma, una tappa assolutamente inutile. Sapendo però che da domani si sale, e parecchio, i ragazzi avevano pure ragione e si meritavano un paio di chilometri noiosi. Una fuga che il grupp lascia andare senza neanche starci a pensare più di tanto, e che arriva alla fine. Ha vinto uno spagnolo chiamato John Izaguirre Insausti. Ma possibile che in questo Giro non vinca uno col nome normale? Navargauskas, Hejsedal, Izaguirre Insausti. Non per altro, ma perché poi per scrivere come si chiamano devo sempre fare copia/incolla dal sito della Gazzetta. Chissà come fanno quelli della Gazzetta a scriverlo correttamente, secondo me hanno le fotocopie delle carte d’identità.

    Izaguirre | ©LUK BENIES/AFP/GettyImages

    In gruppo, mentre la fuga andava, cercavano di passare il tempo senza annoiarsi. Gli uomini di classifica hanno occupato le lunghe ore in sella disputando un maxitorneo di scopone scientifico, con alcuni momenti di tensione perché Rodriguez e Scarponi, che giocavano in coppia, non si intendevano. Infatti il gesto che in spagnolo vuol dire “Butta l’asso” in marchigiano diventa “Io credo che tua sorella e tua madre non abbiano propriamente una specchiata moralità e che anzi possano essere definite a buon diritto procacciatrici di facili piaceri ai camionisti di passaggio”. Chiarito l’incidente diplomatico-linguistico, abbiamo potuto osservare i ciclisti della Colnago che si esercitavano nella piramide umana con le biciclette, quelli della Astana che preparavano deliziosi manicaretti perché vogliono partecipare alla prossima edizione di Masterchef e quelli della Net-app che insegnavano dei balli di gruppo ai ciclisti meno avvezzi al cha cha cha.
    Domani tappa dura, con un finale in discesa. Non nel senso che è più facile come finale, bensì che c’è un discesone lunghissimo che potrebbe fare la differenza, soprattutto per uno come Ivan Basso che in discesa non è proprio un mostro. Secondo me si tratta del classico trauma da scivolo all’asilo, qualcuno lo ha spinto e da allora lui ha avuto paura. Più che un preparatore atletico, ci vorrebbe uno psicanalista che rimuovesse questo blocco da giardinetti.
    Io e mio figlio vi salutiamo, andiamo a imparare il cha cha cha da quelli della Net-app.

  • Il Giro d’Italia col bambino in braccio, bravo Rabottini

    Il Giro d’Italia col bambino in braccio, bravo Rabottini

    Bravo Rabottini! L’altro ieri gli avevano rubato la bicicletta, ieri quella bicicletta se l’è ripresa, è salito in sella, è scattato al km 18 insieme a Bonnafond, se l’è lasciato alle spalle e si è fatto praticamente da solo 188 km di fuga. Un eroe. Provate a pensare a quanti sono 188 Km, e poi pensate di farli in bici, da soli, sotto la pioggia, e in tutto questo troverete si e no 10 km di pianura, il resto solo salite e discese. In più con una massa di gente urlante attorno e con uno, il tuo manager, che ti urla “Dai dai dai” per tutta la gara, seduto comodamente in macchina. A un certo punto pensavo che Rabottini scattasse soltanto per staccare la sua ammiraglia, perché è facile fare il figo e dire “Dai che ce la fai” quando stai dietro a un volante. In più è caduto in discesa, è stato ripreso a 300 metri dall’arrivo da Rodriguez, ha dovuto scattare nuovamente per prendersi quella vittoria che è sua e gli spettava di diritto.

    Matteo Rabottini | ©Getty Images

    Bravo Matteo! Cambia la classifica generale. Maglia rosa appunto Rodriguez, che va a riprendersela dopo Assisi, ma tutti i primi 10 potrebbero vincere.
    Un Giro senza dominatore quindi, e a una settimana dalla fine non si sa chi potrà arrivare primo a Milano. Visto che domani ci sarà il giorno di riposo, vediamo come è andata fino a ora e cosa potrà succedere agli uomini di classifica.

    Michele Scarponi: Si vede che ci prova e che vuole vincere davvero quest’anno, non come l’anno scorso in cui arrivò secondo e poi vinse per squalifica di Contador. Certo, in squadra ha Cunego che non sembra voglia tanto fare il gregario, penso che gli metterà delle cariche esplosive nelle ruote e, la prossima volta che proverà a scattare, il buon Damiano si troverà per aria tipo Wil Coyote.
    Ivan Basso: Sembra che la maglia rosa ce l’abbia lui: lo intervistano sempre, mette la sua squadra a tirare, tutti lo marcano stretto. Il problema che, se poi non la prendi la maglia rosa, fai la figura del cretino che lavora per tutti, quello che fa le fotocopie per tutto l’ufficio, dà i passaggi in macchina, e poi si dimenticano di invitarlo alla cena aziendale. Nonostante tutto è il mio preferito, ve lo dico. Un giorno vi spiegherò anche il perché.
    Frank Schleck: Si è ritirato. Vabbé che l’Italia è il Paese più bello del mondo, ma se volevi venire qui in vacanza ti conveniva prenderti un volo low cost della Ryan Air, invece di venire al Giro.
    Purito Rodriguez: nell’ultimo chilometro e mezzo ha uno scatto che può far male. L’unico problema è vedere se ci arriva vivo a quell’ultimo chilometro e mezzo. Per disinnescare questa sua tattica esplosiva, le altre squadre pensano di sabotare tutti i cartelli che indicano la distanza, così lui parte fuori tempo e si brucia completamente tutta l’energia.
    Ryder Hesjedal: sembrava fosse l’eroe di un giorno, invece è lì in seconda posizione che lotta e ci crede. Di certo, se dovesse vincere, in Canada gli intitoleranno una via nel centro di Toronto, gli regaleranno uno dei grandi laghi e gli concederanno uno speciale permesso di caccia per andare a sparare alle alci nei parchi protetti.
    Paolino Tiralongo e Roman Kreuziger: Entrambi della Astana, sono quarto e quinto in classifica generale. Chi dei due è il capitano? Potrebbero farsi male a vicenda, tipo facendosi i gavettoni in stanza di notte, legandosi i lacci assieme, mettendo il lucido da scarpe sul cuscino, il dentrificio nelle scarpe e altre amenità da caserma.
    Benat Intxausti Elorriaga: Non ho ancora imparato a pronunciarne il nome, quindi, letteralmente, non mi pronuncio.

    Per oggi è tutto, io e mio figlio vi salutiamo. Ogni tanto un po’ di riposo serve anche a noi!

  • Il Giro d’Italia col bambino in braccio, Hejsedal in rosa

    Il Giro d’Italia col bambino in braccio, Hejsedal in rosa

    Fermi tutti! Hejsedal aveva preso la maglia rosa qualche giorno fa, e tutti a prenderlo in giro, “Figurati, un canadese che lotta per la maglia, ma si è mai visto?”, e invece scatta e va a riprendersi il primo posto in classifica generale. Paolo Tiralongo, fino a ieri ottimo gregario che doveva aiutare Kreuziger a lottare per la vittoria, che si ritrova capitano della sua squadra, con Kreuziger che si stacca sull’ultima salita e Paolino che invece regola il gruppetto degli uomini di classifica (Basso, Schleck, Scarponi, ecc.). Rodriguez, fino a ieri maglia rosa e tra i favoriti, che non riesce a mettere assieme la squadra e si stacca pure lui nella salita finale. Siamo a Maggio e a Cervinia faceva un freddo che mancava poco nevicasse. Infine, la tappa è stata vinta da Amador, il primo costaricano a trionfare al Giro. Quest’anno abbiamo avuto la prima maglia rosa ucraina, la prima maglia rosa canadese, il primo costaricano a vincere una tappa. A questo punto mi aspetto che Fumiyuki Beppu, il nostro amico ciclista giapponese, stacchi tutti e se ne vada solitario sullo Stelvio e ho visto tutto.

    Giro d'Italia 2012 | © LUK BENIES/AFP/GettyImages

    Che cosa può succedere altro? Un attacco di peste bubbonica che decima il gruppo e fa vincere il Giro d’Italia a un velocista? Godzilla che prende la maglia rosa accanendosi sui primi in classifica? Boh, non si sa. Vabbé che è un Giro equilibrato, ma qua si esagera!
    Comunque, finalmente le montagne, finalmente qualcosa si muove, più o meno. Dicevo, il Giro è molto equilibrato e potrebbe vincerlo chiunque, staremo a vedere cosa succederà oggi con la salita a Pian Dei Resinelli (che, detto tra noi, mi fa molto ridere come definizione. Mi immagino i Resinelli cone gli hobbit del Signore degli anelli, una buffa popolazione che vive sulle montagne con dei lunghi piedi e una bassa statura). Attaccherà qualcuno che fino a ora si è visto poco? Arriveremo al giorno di riposo con una nuova maglia rosa oppure quel canadese lì manterrà il primato? Non lo so, so solo che mi sto divertendo parecchio.

    Nota di colore della giornata: Matteo Rabottini della Farnese buca con la bici, l’ammiraglia gliene dà una nuova e un tifoso lo aiuta a ripartire. Solo che poi l’ammiraglia si dimentica di ricaricare la bici bucata sul tetto, riparte e lascia la bici al tifoso, che giustamente sale in sella e se ne va. Penso che da oggi in poi quelli della Farnese legheranno le bici con la catena per evitare che qualcuno gliene rubi un’altra. Intanto hanno sporto denuncia ai vigili, ma si sa che quelli non è che se ne occupino più di tanto.

    Io e mio figlio vi salutiamo, andiamo al mercato nero a vedere se riusciamo a comprarci di seconda mano la bicicletta di Rabottini. Non si sa mai!

  • Il Giro d’Italia con il Bambino in braccio, Lars Bak vittoria in solitario

    Il Giro d’Italia con il Bambino in braccio, Lars Bak vittoria in solitario

    Ha vinto uno che si chiama come un succo di frutta, questo il primo pensiero che mi è venuto in mente guardando la tappa.
    Ha vinto Lars Bak, danese, che ha fregato il gruppetto con cui era andato in fuga. In un momento in cui tutti si guardavano, si facevano le cortesie perché nessuno voleva partire per primo per timore di venire bruciato all’arrivo, questo arriva dalla Danimarca e a un chilometro e mezzo circa dal’arrivo, senza neanche crederci troppo neanche lui, se ne va. E non lo ripigliano più. Sarà stata la stanchezza, sarà stato il pensiero che tanto lo ripigliavano dopo, comunque fatto sta che abbiamo un vincitore di tappa danese con un nome che starebbe davvero benissimo, lo ribadisco, su un succo di frutta.

    La tappa ha visto questa fuga di parecchi corridori che vengono lasciati andar via dal gruppo, in mezzo a loro nessun uomo di classifica, se escludiamo Casar che comunque era a 4 minuti dalla maglia rosa. Anche in questo caso, abbiamo visto il gruppo che comincia a fare cortesie: infatti in fuga c’era un corridore della Katiuscia, la squadra della maglia rosa. Quindi non potevano rincorrerli. Però c’era qualcuno che avrebbe potuto prendere la maglia rosa se il vantaggio si fosse fatto consistente. Tensione in casa Katiuscia, sembravano quei bambini a cui chiedi: “Vuoi più bene alla mamma oppure al papà?” e per l’imbarazzo se ne vanno piangendo. La Katiuscia reagisce dicendo: “Voglio più bene allo zio!“, quindi rincorre i fuggitivi ma non troppo per mantenere il distacco entro limiti accettabili.

    Lars Bak | © LUK BENIES/ AFP /Getty Images

    Mentre il gruppetto se ne va a vivere la sua giornata di gloria, nel gruppo qualcuno cerca di sparigliare le carte. Tiralongo e Cunego provano un attacco, ma vengono ripresi. Cunego finalmente si fa vedere, dopo una settimana e mezza passata a dire: “Tranquilli, al momento giusto, poi arrivano le montagne, poi considerate che ho i piatti da lavare, c’è stata un’invasione di cavallette, la macchina dal meccanico…” e tante altre cose così. Finalmente l’abbiamo visto attaccare, può darsi che il meccanico gli abbia riconsegnato la macchina e così sta più tranquillo.
    Paolo Tiralongo, che fino a qualche giorno fa era un ottimo gregario senza velleità di classifica, in questi giorni sembra sia diventato Bartali: attacca sempre, appena c’è un cavalcavia è in testa a tirare, ho quasi paura per lui. Se continua così comincerà a correre per vincere anche contro i bambini che fanno i giri nel cortile.

    Oggi tappa pianeggiante, per velocisti. Ormai io non guardo più chi vince le volate, ma chi si fracassa prima contro le transenne nelle numerose cadute all’arrivo che ci sono state in questo Giro. Si accettano scommesse sui emtacarpi che si frantumeranno in questa volata.
    Io e mio figlio vi salutiamo e ce ne andiamo a raccogliere le puntate nel reparto ortopedia più vicino.

  • Il Giro d’Italia con il bambino in braccio, il giorno di Roberto Ferrari

    Il Giro d’Italia con il bambino in braccio, il giorno di Roberto Ferrari

    Siamo ormai a metà giro, e proprio ieri c’è stata la tappa più lunga della corsa. 255 Chilometri, poi diventati 258 in corso d’opera per una piccola modifica al percorso. Si va da Assisi a Montecatini Terme, in televisione hanno detto da San Francesco a Leonardo da Vinci, nella mia testa ho invece pensato che è come dire da una meta per anziani all’altra. Se ci pensate, riuscite a immaginare dei giovani in queste due località? Può darsi che ce ne sia qualcuno ad Assisi, ma a Montecatini, considerato anche che ci sono le terme, di giovani non è che se ne vedano tantissimi. Con tutto il rispetto per gli amici montecatinati, si fa per scherzare ovviamente.

    La tappa prevedeva un arrivo in volata, e così è stato. La tappa prevedeva una fuga da lontano da riprendere, e così è stato. La tappa prevedeva che vincesse Mark Cavendish, che invece sbaglia rapporto, comincia a picchiare sui pedali ma non riesce a trasmettere potenza e vede sfumare la vittoria a favore di chi? Roberto Ferrari, quello che l’aveva fatto cadere nella tappa di qualche giorno fa. Quando si dice il destino cinico, baro e velocista. Complimenti a Roberto Ferrari, che arriva solitario e a braccia alzate, di potenza. Se considerate che volevano sbatterlo fuori dal Giro dopo aver fatto cadere l’australiano, è già un mezzo miracolo che non abbia fatto il gesto dell’ombrello all’arrivo. Io l’avrei fatto, sinceramente.

    Giro D'Italia 2012 | © LUK BENIES/AFP/GettyImages

    In maglia rosa rimane Rodriguez, ovviamente, ma da oggi si riprende a salire, in una tappa che arriva in Liguria, bella nervosa come solo la Liguria sa essere. Saliscendi, qualche Gran Premio della montagna non troppo impegnativo ma spaccagambe. Chi sono i favoriti? Ecco, la classica tappa in cui potrebbe vincere chiunque: un attaccante da lontano, una fuga di pochi uomini, lo scatto di un uomo solo che viene lasciato andare via dal gruppo che non ha tanta voglia di riprenderlo, oppure si potrebbe arrivare ancora in gruppo, visto che l’ultimo GPM è abbastanza lontano dall’arrivo. Eventuali altre ipotesi sono:

    – Attacco marziano per cui la gara viene vinta da un abitante del pianeta Blesebrot, che arriva primo per distacco pedalando sui sui 15 tentacoli.
    – Il gruppo viene inseguito da uno sciame di api infuriate e per la paura tutti si mettono a pedalare senza sosta raggiungendo la velocità di punta di 124 Km orari e stabilendo un primato impossibile da battere. Le api però prendono la maglia rosa.
    – Un postino di Varazze, preso dall’emozione di vedere tutti quei ciclisti insieme, comincia a correre dietro al gruppo per avere l’autografo di Ivan Basso, suo idolo da anni, e nello slancio supera tutti, conquista la tappa, si licenzia dalle Poste Italiane e per la vergogna viene lasciato dalla moglie.

    Tutto questo per dire quanto la tappa di oggi sia incerta. Io e mio figlio vi salutiamo, andiamo a prendere il sole sulle spiagge di Portofino. Userò mio figlio come esca per le ragazze in costume, nonostante la stagione.

  • Il giro d’Italia con il bambino in braccio, Ventoso vince in volata

    Il giro d’Italia con il bambino in braccio, Ventoso vince in volata

    Devo dire la verità, sono stato fregato. Pensavo che ieri sarebbe stata una tappa inutile, l’avevo scritto l’altro giorno, e invece si è rivelato un finalone di quelli da seguire con attenzione. Una volta ripresa la classica fuga di giornata, sulla salitella finale parte Joaquim Rodriguez, uno dei pretendenti alla maglia rosa, e sorprende tutti. Mentre alcuni stavano tranquillamente passeggiando, quello, probabilmente cogliendo il mio suggerimento di qualche giorno fa di attaccare quando nessuno se l’aspetta, attacca e rischia di farcela. Per ripigliarlo si mette a tirare Pozzovivo, vincitore di ieri, insieme ad alcuni degli uomini di classifica, alcuni marines e le teste di cuoio francesi prontamente richiamate per bloccare questa azione. Viene ripreso a 5 chilometri dall’arrivo malmenato, legato mani e piedi, inserito in un sacco e buttato nel più vicino cassonetto.

    Sbrigata la formalità Rodriguez, ci si prepara per la volata. Grazie allo strappo alcuni velocisti sono fuori gioco, ma c’è ancora lui, Marcone Cavendish, che si prepara in qualche modo a fare un sol boccone degli altri. E invece.
    All’ultima curva, su un asfalto viscido come una lastra di ghiaccio cosparsa di burro e coperta di olio motore (non so se rendo l’idea), succede una specie di polpetta di ciclisti. Uno si scansa, Pozzato per evitarlo va sopra a Goos che ha appena frenato, altri tra cui l’australiano arrivano letteralmente a ruota e per terra si forma un tappetino di corridori bestemmianti. Verranno tutti seppelliti in terra sconsacrata.

    Giro D'Italia 2012 | © LUK BENIES/AFP/GettyImages

    I superstiti si lanciano in volata, tra loro anche la maglia rosa che non capisce neanche lui perché si trova in piedi sui pedali in mezzo ad altri che pedalano come dei dannati, ma visto che si trova nel mezzo, pedala. Da dietro arriva Francisco Ventoso che canticchiando “Passeggiando in bicicletta, accanto a te” supera tutti e vince la sua seconda tappa al Giro in carriera.

    Oggi tappa nervosa, con arrivo ad Assisi. Speriamo che non cadano per terra bestemmiando come appena successo, altrimenti i frati del convento potrebbero prenderli in ostaggio e costringerli a fare voto di castità, povertà e penitenza per scontare i santi tirati giù dal cielo. A parte gli scherzi, la salita verso Assisi non è male. Niente di incredibile, è vero, ma stai a vedere che qualcuno, con la scusa di partire prima per non trovare traffico all’ingresso in basilica potrebbe provare a fare un numero.

    Io e mio figlio vi salutiamo, andiamo a tirare su qualche corridore che è ancora rimasto steso per terra dalla caduta di ieri. Dice che se li lasci per terra poi mettono radici e viene fuori un albero di velocisti, noi volevamo coltivarne qualcuno in vaso.