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  • Juju Noda, la stella giapponese che sogna la F1

    Juju Noda, la stella giapponese che sogna la F1

    Una stella sempre più brillante è nata nel Sol Levante ed è pronta a splendere sui circuiti della Formula Uno, a vederla potrebbe sembrare una normale ragazza giapponese che magari va al club scolastico dopo la scuola, che parla con le amiche, che ama i suoi animali e gestisce i suoi social quando però mette il casco e chiude la visiera diventa una vero e proprio asso tutta grinta e velocità, pronta a tirare staccate al limite e realizzare sorpassi straordinari, stiamo parlando di Juju Noda.

    Juju Noda | © Photo by Endo

    Un vero e proprio giovanissimo asso che è cresciuta in mezzo ai motori e che già da piccolissima ha mostrato enormi qualità nella guida.

    Nata a Tokyo il 2 febbraio 2006 e trasferitasi poi nella prefettura di Okayama, figlia d’arte, il padre Hideki ha corso in varie categorie giungendo anche a disputare 3 gare in Formula Uno nel 1994 con la Larrousse, Juju Noda ha iniziato a mostrare il suo talento già da bambina.

    Juju Noda ed il padre Hideki Noda | © Photo by Endo

    Dopo aver vinto innumerevoli titoli con i Kart, all’età di nove anni Juju ha iniziato a correre con le monoposto ed ha subito stabilito un record della categoria F4 sul Circuito Internazionale di Okayama, battendo il precedente primato di quasi un secondo.

    A 12 anni Juju Noda ha conquistato tutte le gare della F3 nella categoria dedicata agli U17.

    Nel 2020 è finalmente arrivato il momento di venire a correre in Europa, Juju si è iscritta al campionato F4 danese, molto ridotto a causa della pandemia, nei tre eventi di gara ha sempre conquistato la Pole Position ed ha anche conquistato la vittoria nella sua gara d’esordio.

    Il 2021 ha visto ancora Juju correre nella F4 danese, non sono arrivati successi anche a causa di sfortunati eventi, velocità e sorpassi però non sono mancati e siamo certi che nel futuro la vedremo spesso festeggiare sul gradino più alto del podio.

    Conosciamo meglio Juju Noda, cercando di capire come mai ama il Motorsport, quali sono i suoi sogni e le sue ambizioni future.

    Juju Noda | © Photo by Endo

    Ciao Juju, piacere di conoscerti, presentati ai nostri lettori, ti va di raccontarci come ti sei avvicinata al mondo delle corse?

    Sono una ragazza giapponese di 15 anni.
    Ho iniziato a correre quando avevo 3 anni, perché mio padre era un ex pilota di F1. Mi piace correre e guido veloce.
    Sono venuta in Europa e ho corso in F4 in Danimarca. A causa della mia età non mi era permesso correre in altri paesi. E’ logico venire a correre in Europa se pensi di essere competitivo e cerchi di diventare un pilota di F1.

    Come ti prepari per il weekend di gara? Quanto è importante l’allenamento fisico prima di una gara?

    Non è niente di speciale. Le corse fanno parte della mia vita, quindi mi diverto come al solito.
    Devi farlo anche come parte della tua vita. Sento che è meglio rilassarsi prima della gara piuttosto che lavorare sull’allenamento fisico.

    Come riesci a conciliare gli impegni scolastici con la vita da pilota?

    Non è possibile combinarli. Se credi in te stesso dovresti concentrarti su tutto ciò in cui credi.

    Hai dimostrato di essere un pilota con grande velocità e talento, quali pensi siano i tuoi punti di forza, dove pensi di dover migliorare?

    Faccio del mio meglio e non mi arrendo mai finché non lo raggiungo.
    Ho bisogno di migliorare la conoscenza della lingua e la mia conoscenza in ciò che riguarda l’ingegneria.

    Qual è il tuo sogno? Quali sono le tue ambizioni future?

    Sarebbe bello vedermi in F1. E costruire un rifugio per animali.

    Hai un idolo tra i piloti attuali o addirittura del passato?

    No, semplicemente mi piace correre e guidare veloce.

    C’è un circuito su cui ti piacerebbe correre?

    Uno dei circuiti molto veloci della F1.

    Juju Noda | © Photo by Endo

    Veniamo all’attualità, la stagione in Danimarca si è appena conclusa e non è stata molto fortunata per te, anche se in molte gare hai dimostrato le tue ottime qualità di guida, qual è la tua opinione sul tuo 2021 nella F4 danese?

    È stata una stagione davvero dura.
    Abbiamo perso molte gare e vittorie per i problemi che abbiamo dovuto affrontare.
    Non dovrebbe succedere così, ma a volte purtroppo accade.
    Questa è la vita reale. Avevo velocità ma avrei avuto bisogno di un po’ più di fortuna.

    In Formula Uno ci sono state pochissime donne, cosa diresti ad una ragazza che, come te, ama la guida e la velocità ma che forse si sente scoraggiata da questa situazione?

    Così è. Se non ci provi non cambierai mai niente. Sta a te creare la tua vita. Credi in te stessa e non mollare mai.

    Vogliamo ringraziarti per la tua gentilezza in questa intervista, vuoi salutare i nostri lettori e tutti gli appassionati del Motorsport italiano?

    Sarebbe bello un giorno venire in Italia per correre o anche guidare per una squadra italiana, se mai accadrà, mi piacerebbe incontrare i fan italiani.
    Grazie per aver letto questa intervista fino alla fine.

  • Milagros Martinez dalla Spagna al Giappone per amore del calcio

    Milagros Martinez dalla Spagna al Giappone per amore del calcio

    Nel 2019 è stata la prima donna ad allenare una squadra di calcio maschile in Giappone, questa sarà per lei la terza stagione sulla panchina del Suzuka Point Getters, stiamo parlando di Milagros Martinez Dominguez.

    Nata a Fuentelespino de Haro nella comunità autonoma Castiglia-La Mancia il 23 aprile 1985 Milagros Martinez ha iniziato la sua carriera di calciatrice giocando nella Fundacion Albacete, squadra nella quale ha avuto modo di fare esperienza nelle giovanili e poi in prima squadra femminile ottenendo una promozione nella prima divisione di calcio femminile spagnolo.

    Dopo 3 anni nella massima divisione spagnola, nel 2019 per Milagros Martinez è giunta la chiamata del Suzuka Point Getters (che si chiamava Suzuka Unlimited all’epoca) squadra maschile appena promossa dalla Tōkai Adult Soccer League alla JFL, quarto livello del calcio giapponese.

    I due anni con il club della prefettura di Mie sono stati un crescendo, 12° posto il primo anno, 5° posto il secondo, prima che inizi la sua terza stagione nipponica abbiamo fatto una chiacchierata con Milagros Martinez per conoscerla meglio.

    10 DOMANDE A MILAGROS MARTINEZ DOMINGUEZ

    Come è nata la tua passione per il calcio? Perché hai scelto di passare dal campo alla panchina?

    Ho iniziato a giocare a calcio quando ero molto piccola. Mio padre mi portava con lui a guardare le partite di calcio in televisione nel bar del paese.
    A 13 anni ho iniziato a giocare a calcio con i ragazzi ed in seguito sono passata a giocare nella seconda divisione femminile spagnola.
    A 24 anni ho deciso di smettere di fare il giocatore. Non ero una delle migliori in campo, ma amavo tutto ciò che riguardava la tattica e la preparazione delle partite.

    Raccontaci di come dopo la fine della tua avventura all’Albacete sei andata ad allenare sino al Giappone.

    Ho trascorso 13 stagioni all’Albacete Balompié. Prima da giocatrice, poi da allenatrice femminile, assistente della prima squadra femminile, capo allenatore con promozione e mantenimento della categoria per tre stagioni, ma sai già come funziona questo calcio. Un anno possiamo essere qui e dopo due mesi non abbiamo più una squadra. Quando ho chiuso la mia fase con l’Albacete ho iniziato a cercare nuove opportunità, volevo andare all’estero. Suzuka cercava un allenatore e mi hanno contattato, non ho esitato un attimo. Il mio sogno era uscire per allenare fuori.

    Come è stato il primo impatto con il nuovo paese e con una cultura diversa?

    All’inizio tutto è diverso e la lingua complica le cose. Il giapponese rendeva la comunicazione molto difficile, ma a poco a poco abbiamo superato quella barriera. La cultura è fantastica, il paese è molto bello e la cucina ed i templi sono meravigliosi.

    Come ti trovi a vivere a Suzuka?

    Suzuka è una città molto industriale. È piccola e a volte non c’è molto da fare, ma i tifosi sono fantastici. Si prendono molta cura di me, hanno sempre belle parole per me e per la squadra. Penso di essere stata fortunata, il Giappone è un ottimo posto per allenare e sviluppare la mia idea di gioco senza la pressione che c’è in Europa per i risultati.

    Hai notato molte differenze tra il modo di giocare e vivere il calcio in Giappone rispetto all’Europa?

    Sì, quasi tutto è diverso. Qui il calcio è molto più verticale e intenso. Non c’è molto controllo e le partite tendono a diventare pazze. La mia idea è che la squadra controlli il gioco il più a lungo possibile, ma a volte è difficile. Anche se bisogna riconoscere che i giocatori giapponesi hanno una tecnica squisita.

    Com’è stato il primo impatto con la squadra e con i calciatori?

    All’inizio ho notato che la società ed i giocatori avevano dei dubbi. Quando la palla ha iniziato a rotolare e ci siamo allenati per diversi giorni insieme, quei dubbi sono svaniti.
    Ora mantengo un rapporto stretto con loro, cerco di farli sentire bene in squadra, voglio che si sentano a loro agio e mi raccontino i loro dubbi.

    Veniamo al lato tecnico-tattico, qual è il modulo con cui preferisci schierare la tua squadra?

    Mi piace che la mia squadra sia offensiva. Mi piace il gioco veloce, ma sono ossessionata dai momenti senza palla. Studio molto le rivali e analizzo tante squadre di Serie A, Premier League, Liga … sono contenta che i giocatori si divertano in campo.

    C’è un allenatore che vedi come una tua ispirazione?

    Come ho detto prima, seguo con molta attenzione tutti quelli che posso. Guardiola, Simeone, Gasperini, Emma Hayes, Maria Pry… Penso che avere una squadra che si possa adattare a tanti contesti la renda molto difficile battere, e questa è la mia idea.

    Quali sono i tuoi obiettivi ed i tuoi sogni per il futuro?

    Vorrei continuare ad allenare, ma un po’ più vicino a casa. L’anno in Giappone è molto lungo (da gennaio a dicembre) e in Europa il calcio femminile sta crescendo molto. Mi piacerebbe andare in un campionato come lo spagnolo, l’italiano, l’inglese, il francese, il tedesco …
    Anche se devo ammettere che il mio sogno sarebbe quello di allenare una nazionale.

    Cosa vorresti dire a tutte le ragazze appassionate di calcio e che magari sognano un giorno di poter far il tuo stesso percorso?

    La prima cosa è che devono confidare in loro stesse, correre rischi e non aver paura di fallire. Ho fallito molte volte da quando ho iniziato, ma questo mi ha fatto imparare molte cose e non commettere più quegli errori.
    Le opportunità arrivano sempre, devi solo essere preparato.

  • Conosciamo Mihashi Mana, difensore giapponese del Sassuolo

    Conosciamo Mihashi Mana, difensore giapponese del Sassuolo

    Difensore centrale ma anche abile nel ruolo di centrocampista queste sono le caratteristiche principali di Mihashi Mana, calciatrice giapponese approdata questa stagione nella squadra femminile del Sassuolo.

    Nata il 13 settembre 1994 a Takarazuka, nella prefettura di Hyogo, Mihashi Mana ha iniziato la sua carriera di calciatrice nel Takarazuka El Baile Ladies F.C poi ha giocato nella squadra dell’Università di scienze della salute e dello sport di Osaka prima di passare al Vegalta Sendai.

    Dopo tre anni con la casacca della compagine della prefettura di Miyagi, Mihashi ha deciso di imbarcarsi in una nuova avventura scegliendo la Serie A Italiana, ed in particolare il Sassuolo, divenendo così la settima calciatrice giapponese con Nagamine Kaori, Morimoto Tsuru, Yamamoto Emi, Matsubayashi Miku, Kato Mizuho e Kunisawa Shino ed appunto la stessa Mihashi Mana, a giocare nel campionato di calcio femminile italiano.

    Dotata di ottimo fisico, abile nel gioco aereo e con piedi buoni per impostare l’azione, Mihashi si è già messa in luce in questa prima parte di campionato fornendo buone prestazioni e segnando anche una rete.

    Abbiamo deciso di scambiare qualche chiacchiera con Mihashi, che ha scelto d’indossare la maglia numero 6 del Sassuolo, per conoscerla meglio, per capire come mai abbia deciso di giocare al calcio e quali sono i suoi sogni ed i suoi obiettivi.

    Come ti sei avvicinata al calcio? Perché hai deciso di praticare questo sport?

    Ho iniziato a giocare perché mio fratello maggiore che ha 3 anni più di me giocava a calcio.
    Quando mi sono accorta che era divertente calciare il pallone con i miei amici e palleggiare, ho imparato esercitandomi sempre, ero ormai diventata pazza per questo sport.

    Hai un idolo, un calciatore o una calciatrice a cui ti ispiri?

    Hidetoshi Nakata. Ero molto affascinata da lui che giocava all’estero, al tempo delle scuole elementari chiesi ai miei genitori di comprarmi un’uniforme del Parma e quando mi allenavo la indossavo.

    Se potessi scegliere un calciatore o una calciatrice giapponese (anche del passato) con cui vorresti giocare, chi sceglieresti?

    Haruka Hamada, abbiamo giocato insieme al Vegalta Sendai per tre anni. E’ una giocatrice che per far vincere la squadra riesce a correre fino alla fine ed ha tecnica, sono molto entusiasta di averci giocato insieme, ho imparato molto da lei. E’ una delle giocatrici migliori.

    Ti abbiamo vista giocare da difensore centrale ma anche davanti la difesa, qual è il tuo punto di forza e dove vorresti invece migliorare?

    Anche in Giappone quando giocavo ho fatto esperienza in molte posizioni. Penso che poter giocare in qualsiasi posizione sia uno dei miei punti di forza. Tuttavia, mi piace partecipare alle azioni offensive, quindi mi piace giocare a centrocampo che può essere il punto di partenza degli attacchi.

    Cosa ti ha portato a scegliere di venire a giocare in Italia? E perché hai scelto il Sassuolo?

    Dieci anni fa ho avuto la possibilità di allenarmi in Italia solo per due settimane e da quel momento ho avuto il desiderio di giocare di nuovo a calcio in Italia in futuro. Oltre a questo ho voluto crescere anche umanamente entrando in contatto con culture e valori diversi da quelli del Giappone.
    Ho scelto il Sassuolo perché mi piace lo stile del suo calcio, spesso si gioca in possesso e ad uno o due tocchi. Un altro dei motivi è anche il fatto che io e le mie compagne giochiamo in un bell’ambiente.

    Come è stato il tuo primo impatto con questa nuova realtà, ti va di raccontarci la tua prima esperienza con questo nuovo ambiente e con i tuoi nuovi tifosi?

    Giocare per la prima volta in Serie A è stato molto divertente perché è un calcio più veloce e fisicamente più forte rispetto al Giappone. Devo allenarmi nei contrasti, vorrei rafforzare quella parte per diventare una giocatrice più completa. Ci sono più esercizi fisici (allenamento muscolare) che in Giappone e sento che questo sia necessario per esser combattiva in campo.

    Parliamo di questa stagione dal punto di vista del campo, come giudichi l’annata del Sassuolo al momento? Quali sono gli obiettivi di squadra e quali sono i tuoi obiettivi personali?

    Non penso sia brutto trovarsi al 3° posto in classifica ora. L’andata è finita, ma nessuna partita è stata facile. Penso che questo sia il risultato della capacità della squadra di combattere unite ogni partita.
    Penso che ci saranno partite più difficili nel ritorno ma il mio obiettivo è migliorare la classifica. Penso che per questo siano necessari allenamenti di alta qualità ed una buona preparazione.
    Personalmente voglio contribuire alla vittoria della squadra per ottenere più punti possibili, quindi farò del mio meglio per ottenere i risultati.

    C’è uno stadio al mondo in cui ti piacerebbe giocare?

    Non c’è uno in particolare, ma mi piacerebbe giocare una partita con un gran numero di spettatori.

    Tornando a parlare del tuo paese d’origine, il Giappone è l’unica squadra femminile che ha vinto tutti i tornei della FIFA (Senior, U20 e U17). In che modo il calcio femminile è diventato così popolare in Giappone? Hai notato differenze con l’Italia?

    La squadra nazionale di calcio femminile giapponese ha vinto la Coppa del mondo dopo il grande terremoto del Giappone orientale nel 2011, dando così ai giapponesi coraggio, speranza ed eccitazione. Anch’io sono una di quelle ragazze che era eccitata davanti alla TV. Quindi tutti giocano a calcio con quel desiderio. Penso che sono riuscite a vincere in tutte le categorie grazie all’affinamento della tecnica non potendo competere per velocità e fisico rispetto alle altre giocatrici del mondo. Tuttavia, oggi come oggi penso che ci siano alcuni punti da migliorare rispetto al resto del mondo, come l’Europa e gli Stati Uniti.
    L’Italia è una potenza del calcio e penso che sia un ambiente meraviglioso in cui tutti amano il calcio e ne sono appassionati. Ci sono molte giocatrici con velocità eccellenti e dotate fisicamente, ci sono anche giocatrici giovani che sono fisicamente forti, credo che cresceranno costantemente.

    Prima di salutarti e ringraziarti, vogliamo chiederti perché, secondo te, i nostri lettori dovrebbero seguire ed essere interessati al calcio femminile.

    Il calcio è un grande sport sia per i maschi che per le femmine. La squadra nazionale di calcio femminile giapponese lo ha dimostrato. Mi impegnerò a diventare una giocatrice che può regalare sogni e speranze.

  • Kunisawa e Kato: a Tavagnacco splende il Sol Levante

    Kunisawa e Kato: a Tavagnacco splende il Sol Levante

    Nel nord est italiano, in Friuli e più precisamente a Tavagnacco, da qualche mese è iniziato a splendere il Sol Levante. 

    La storica società di calcio femminile, che ha nella propria bacheca due Coppa Italia, che gioca ininterrottamente in Serie A dal 2001 e che ha anche partecipato alla Champions League, nello scorso mercato estivo ha tesserato due calciatrici giapponesi: Shino Kunisawa e Mizuho Kato. 

    Kunisawa, classe 1991, nata a Kōchi (nell’omonima prefettura situata nel sud del Giappone) è un centrocampista centrale (ma anche adattabile nel ruolo di difensore centrale) che ha disputato le ultime stagioni nel Nagano Parceiro e che ha in passato anche delle convocazioni nella nazionale maggiore.

    Kato, classe 1992, nata a Kariya (città della prefettura di Aichi a circa 40 km da Nagoya) è invece un esterno che può ricoprire in egual maniera sia un ruolo difensivo, sia un ruolo offensivo. Nelle ultime tre stagioni ha giocato nel Colonia, squadra dalla quale è stata scelta dal Tavagnacco.

    Andiamo ora a conoscer meglio Shino Kunisawa e Mizuho Kato, 10 domande per capire meglio perché hanno scelto di giocare calcio, se hanno idoli,quali sono le loro ambizioni e le loro sensazioni relativamente a questa nuova avventura al Tavagnacco. 

    Shino Kunisawa | © Foto Mauro Vicario

    Come ti sei avvicinata al calcio? Perché hai deciso di praticare questo sport?

    Kunisawa: Avevo 12 anni quando ho iniziato a giocare a calcio. La mamma di una mia amica mi ha chiesto se volevo provare perché aveva sua figlia che giocava. Sono andata ad un allenamento il giorno dopo e da allora mi sono appassionata al calcio.

    Kato: Quando avevo 10 anni ho iniziato a giocare a calcio poiché mio padre è un allenatore e anche mia madre praticava il calcio. Anche mio fratello e mia sorella giocavano a calcio, insomma la mia è una famiglia di calciatori. Ho anche giocato a basket. Ma quando avevo 15 anni, mi sono detta “Voglio diventare una calciatrice”.

    Hai un idolo, un calciatore o una calciatrice a cui ti ispiri?

    Kunisawa: Dato che la mia squadra del cuore è il Real Madrid, mi piace Sergio Ramos. Come centrocampista centrale mi piace Busquets.

    Kato: Non ho un idolo personale.

    Se potessi scegliere un calciatore giapponese (anche del passato) con cui vorresti giocare, chi sceglieresti?

    Kunisawa: Direi Hidetoshi Nakata che ha giocato in Italia (Perugia, Roma, Parma, Fiorentina, Bologna). Si è ritirato molti anni fa ma è ancora il mio calciatore giapponese preferito.

    Kato: Avrei voluto giocare con Homare Sawa. È una leggenda del calcio femminile. Avrei voluto imparare molto da lei su com’è essere una calciatrice professionista.

    Il Giappone ora è l’unica squadra femminile che ha vinto tutti i tornei della FIFA (Senior, U20 e U17). In che modo il calcio femminile è diventato così popolare in Giappone?

    Kunisawa: Non credo che il calcio femminile sia popolare in Giappone. Rispetto agli Stati Uniti (sono andata al college a New York), il calcio femminile è ancora meno considerato. È un dato di fatto che il calcio femminile sia diventato più popolare in Giappone dopo la vittoria nella Coppa del Mondo 2011.

    Kato: Nel 2011 il Giappone è diventato campione del mondo femminile. Il loro successo ha colpito molte persone in tutto il Giappone. Quindi il calcio femminile è diventato più popolare nel mio paese.

    Hai avuto l’opportunità di seguire i Mondiali del 2019 in Francia? Se sì, c’è un giocatore e una squadra che ti hanno colpito? Cosa ne pensi del torneo disputato dalla Nadeshiko?

    Kunisawa: No, non ho visto molte loro partite.

    Mizuho Kato | © Foto Mauro Vicario

    Hai notato differenze nel modo di vivere il calcio tra Giappone e Italia?

    Kunisawa: È difficile da spiegare ma la differenza più grande nel giocare a calcio nei due paesi è sul piano tecnico vs fisico. In Italia, le giocatrici sono alte, forti, veloci e non hanno paura nei contrasti, per questo penso che ci siano molti falli in Serie A. In Giappone le giocatrici sono piccole e non prestanti fisicamente, quindi non amano i contrasti, per questo muovono la palla più velocemente, giudicano ogni situazione (mentalmente) con più velocità.

    Kato: In Giappone dobbiamo andare a lavorare tutti i giorni prima dell’allenamento. È difficile diventare un professionista. Quasi tutte le giocatrici vanno al lavoro. In Italia posso concentrarmi sul calcio come professionista, il che è un’ottima situazione per me. Al momento, molte straniere che giocano nelle proprie nazionali di tutto il mondo stanno giocando in serie A. Penso che il calcio femminile in Italia stia diventando migliore, più forte, più popolare.

    Di recente sei arrivata a Tavagnacco, raccontaci la tua prima esperienza con questo nuovo ambiente e con i tuoi nuovi tifosi.

    Kunisawa: La mia vecchia squadra in Giappone aveva il maggior numero di spettatori in campionato, oltre 2000 presenze per ogni partita in casa. Nel 2017, la media delle presenze in casa era di 3600. Quindi venire qui e giocare una partita di fronte a solo 100 persone mi rende un po’ triste. Vorrei che più persone venissero ad assistere alle nostre partite e ci supportassero. Tuttavia, le persone sono simpatiche e gentili, la città è piccola e tranquilla, quindi mi piace qui.

    Kato: Sono contenta di giocare nel Tavagnacco. E’ una piccola città, le persone sono molto gentili e simpatiche. Quando cammino per strada dicono sempre “Forza Tavagnacco!” con una faccia sorridente. Ricevo sempre molta energia.

    Parliamo di eventi recenti, come giudichi la stagione del Tavagnacco al momento? Quali sono gli obiettivi di squadra e quali sono i tuoi obiettivi personali?

    Kunisawa: Stiamo vivendo una stagione difficile. Abbiamo molte nuove giocatrici, tra cui me, e siamo la squadra più giovane della Serie A, tuttavia, vittoria o sconfitta, la prossima partita arriverà presto. Di recente abbiamo perso contro la Juventus 1-5, ma abbiamo ancora 11 partite da disputare. Lavoreremo sodo o anche di più in ogni allenamento, resteremo unite come una squadra e non ci arrenderemo mai.

    Kato: In questa stagione ci troviamo in una situazione molto difficile. All’inizio della stagione, a dire il vero, non eravamo una buona squadra ma penso che siamo cambiate. Ora combattiamo tutte insieme e giochiamo per la nostra squadra. Abbiamo molte possibilità di ottenere 3 punti in ogni partita. Voglio lavorare più diligentemente per il Tavagnacco. (Difensivamente) Voglio sempre vincere i duelli. (Offensivamente) Se ho una possibilità, voglio sempre spingermi aggressivamente in avanti e voglio provare a segnare un gol. Gioco sempre per vincere con il Tavagnacco.

    C’è uno stadio al mondo in cui ti piacerebbe giocare?

    Kunisawa: San Siro.

    Kato: Nessuno in particolare. Sono molto interessata a giocare a calcio in altri paesi. Ho giocato in Germania per 3 anni. Sento che anche Italia e Germania sono diverse, sebbene entrambe siano in Europa, ad esempio il calcio, il modo di vivere e ovviamente anche le lingue. È molto interessante per me.

    Prima di salutarti e ringraziarti, vogliamo chiederti perché, secondo te, i nostri lettori dovrebbero seguire ed essere interessati al calcio femminile.

    Kunisawa: Alcune persone possono pensare che il calcio sia uno sport maschile, ma usiamo le stesse regole, le stesse dimensioni del campo e della palla. Siamo più piccole e più lente degli uomini e non possiamo calciare la palla da un lato all’altro del campo, ma abbiamo giocatrici che sono molto tecniche come i maschi e possiamo portare la palla da un lato all’altro usando passaggi brevi.

    Potrebbe essere diverso il modo di giocare a calcio tra donne e uomini, ma è anche vero che ogni squadra ha una filosofia di gioco diversa, no? Non importa donne o uomini. Giochiamo a calcio. Se non hai mai visto il calcio femminile, vieni a guardaci, o anche in TV segui la partita della tua nazionale. Ti piacerà! In caso contrario, così è.

    Kato: Voglio aumentare la popolarità del calcio femminile a Tavagnacco. Giochiamo a calcio intensamente e non ci arrendiamo mai. Spero che molte persone vengano a vedere la nostra partita allo stadio. Abbiamo bisogno del vostro supporto!

  • Russia 2018: Brasile tutto ok, che beffa per il Giappone

    Russia 2018: Brasile tutto ok, che beffa per il Giappone

    Altra giornata emozionante ai mondiali di Russia 2018, nel primo ottavo di finale il Brasile, guidato da uno straordinario Willian, ha piegato il Messico con le reti di Neymar e Firmino. Nella gara della sera il Belgio ha visto l’inferno dell’eliminazione, sotto 2-0 contro il Giappone, ha saputo recuperarla e l’ha vinta con un contropiede al 94°.

    Una vera e propria beffa quella per i Samurai Blue che non sono riusciti ad avere la giusta malizia per tenere palla qualche secondo in più e portare il match ai supplementari.

    Il Ct del Belgio, certamente soddisfatto per la qualificazione, avrà però molto da lavorare in vista della difficilissima sfida con il Brasile nei quarti.

     

    Veniamo al racconto della prima gara odierna degli ottavi di Russia 2018.

    Partenza forte del Messico che al 2° con Lozano, bravo a fiondarsi sul tocco di Alisson, va alla conclusione, respinge in corner Miranda. Dopo una partenza a ritmi altissimi, le due squadre rallentano ma sono sempre i messicani a far gioco. Al 25° gran giocata di Neymar, gran uscita di Ochoa che salva. Il Brasile accelera e si rende insidioso su azione da punizione, la difesa messicana salva. I verdeoro cominciano a creare occasioni ma per imprecisione nell’ultima giocata, non concretizzano. Senza alcun minuto di recupero, si chiude il primo tempo sullo 0-0.

    Si riparte con l’ingresso di Layun per Rafa Marquez nel Messico. Al 48° Coutinho si accentra e tira ma Ochoa è ancora bravo a respingere. Il Messico risponde con la ripartenza di Gallardo che va al tiro ma calcia alto di poco. Passa poco più di un minuto ed il Brasile passa in vantaggio, Neymar appoggia per Willian che entra in area e mette il cross rasoterra sul secondo palo sul quale arriva proprio Neymar che a porta vuota deposita in gol. La Tricolor prova una reazione, piuttosto confusionaria, ma è il Brasile a sfiorare il 2-0 con il tiro di Paulinho che costringe Ochoa alla gran respinta. Al 61° ci prova Vela da fuori ma Alisson è attento e alza in corner. Ochoa tiene a galla i suoi e al 63° devia oltre la traversa un gran tiro di Willian. Willian è in una giornata strepitosa ed al 68° con una azione personale tutta in velocità, serve l’assist a Neymar, Salcedo la tocca quanto basta per evitare lo 0-2. La partita diventa nervosa, Rocchi fatica a far mantenere la calma. Al 88° Fernandinho ruba palla e serve Neymar, il numero 10 entra in area e prova a batter Ochoa, il portiere messicano riesce solo a toccare il pallone che finisce sul secondo palo dove arriva Firmino che appoggia in rete il 2-0. Il gol chiude definitivamente il match, vince il Brasile che vola ai quarti di Russia 2018, finisce qua l’avventura del Messico.

     

    BRASILE – MESSICO 2-0 (51° Neymar, 88° Firmino)

    Brasile (4-2-3-1): Alisson; Fagner, Thiago Silva, Miranda, Filipe Luis; Paulinho (80° Fernandinho), Casemiro; Willian (91° Marquinhos), Coutinho (86° Firmino), Neymar; Gabriel Jesus.

    Allenatore: Tite.

    Messico (4-3-3): Ochoa; Alvarez (55° J.Dos Santos), Ayala, Salcedo, Gallardo; Herrera, Marquez (46° Layun), Guardado; Vela, Hernandez (60° Jimenez), Lozano.

    Allenatore: Osorio.

    Arbitro: Rocchi.

    Ammoniti: Alvarez (M) Filipe Luis (B) , Herrera (M), Casemiro (B), Salcedo (M), Guardado (M)

     

    Passiamo all’altro ottavo di finale di Russia 2018 in programma oggi, Belgio-Giappone.

    La gara parte in maniera decisamente equilibrata, nessuna delle due squadre riesce a creare occasioni pericolose. Il Belgio cresce e prova a rendersi insidioso sui calci piazzati e con un paio di tiri da fuori deviati in corner. I Diavoli Rossi spingono ma la difesa del Giappone tiene in maniera ordinata. Al 25° potenziale chance per Lukaku ma sottoporta non controlla bene e viene anticipato da Kawashima. Al 27° gran palla per Kompany che non arriva perfetto sul secondo palo, la palla attraversa l’area piccola e viene allontanata. Si rivede il Giappone al 30° ma il colpo di testa di Inui è troppo debole. Al 44° grosso rischio per il Belgio, un tiro di Nagatomo viene toccato da Osako, Courtois è indeciso e rischia di mettersela in porta da solo. Il primo tempo si chiude sullo 0-0.

    Si riparte senza cambi per il secondo tempo. Al 48° gran lancio di Shibasaki che pesca Haraguchi, il calciatore giapponese controlla e lascia partire il diagonale vincente. La risposta belga è affidata ad Hazard che di prima colpisce il palo. Il Giappone non molla e al 52° raddoppia con un bolide di Inui dal limite. Al 62° grande azione del Belgio, bel cross di Meunier, colpo di testa di Lukaku, palla sul fondo. Al 69° Vertonghen tenta una sponda ma in realtà trova la porta per il gol del 1-2. Passano 5 minuti e Hazard piazza il cross perfetto per Fellaini che pareggia. Al 83° gran palla di Kagawa per Honda, Kompany salva miracolosamente. Al 85° doppia parata di Kawashima sui colpi di testa di Chadli e Lukaku. Al 93° gran punizione di Honda, Courtois attento, mette in corner. Al 94° grande beffa per il Giappone, ripartenza del Belgio, i Samurai Blue sono spaccati in due, il contropiede è perfetto e Chadli da due passi segna il gol del definitivo 3-2. Finisce così, il Belgio conquista i quarti, il Giappone applausi ma saluta Russia 2018.

     

    BELGIO – GIAPPONE 3-2 (48° Haraguchi (G), 52° Inui (G), 69° Vertonghen (B), 74° Fellaini (B), 94° Chadli (B)) 

    Belgio (3-4-3): Courtois; Alderweireld, Kompany, Vertonghen; Meunier, Witsel, De Bruyne, Carrasco (65° Chadli); Mertens (65° Fellaini), Lukaku, Hazard.

    Allenatore: Martinez.

    Giappone (4-2-3-1): Kawashima; H.Sakai, Yoshida, Shoji, Nagatomo; Hasebe, Shibasaki (81° Yamaguchi); Haraguchi (81° Honda), Kagawa, Inui; Osako.

    Allenatore: Nishino.

    Arbitro: Diedhiou.

    Ammoniti: Shibasaki (G).

  • Russia 2018: Senegal beffato dal Fair Play, due gialli di troppo

    Russia 2018: Senegal beffato dal Fair Play, due gialli di troppo

    Incredibile beffa per il Senegal che non si qualifica agli ottavi del Mondiale di Russia 2018 per aver ricevuto due cartellini gialli in più.

    Giappone e Senegal infatti, dopo aver perso entrambe 1-0 rispettivamente con Polonia e Colombia, sono arrivate al secondo posto entrambe a 4 punti, entrambe con 4 gol fatti e 4 gol subiti, con lo scontro diretto finito in parità, quindi è intervenuto il Fair Play con i Samurai Blue che hanno avuto la meglio per aver subito 2 cartellini gialli in meno, 4 per il Giappone e 6 per il Senegal. 

    Una vera e propria beffa, una vera e propria primizia, in quanto è stata la prima volta che è stato utilizzato questo criterio.

    Nelle gare di serata lo spareggio per il primo posto del Gruppo G va al Belgio che batte 1-0 l’Inghilterra e sfiderà il Giappone negli ottavi di Russia 2018. La nazionale dei tre leoni invece, passando per seconda, affronterà la Colombia.

    Nell’altra partita la Tunisia rimonta lo svantaggio subito nel primo tempo con Panama e ottiene il successo per 2-1.

    Il quadro completo degli ottavi di Russia 2018 | © FIFA

    Veniamo al racconto delle ultime due gare del gruppo H di Russia 2018, partendo da Giappone-Polonia. 

    Partenza a ritmi bassi, primi 10 minuti senza grandi chance. Pian piano il Giappone cresce e con Muto prova a concludere, bravo Fabianski. Anche la Polonia prova ad affacciarsi in avanti e lo fa con alcuni tentativi da fuori, respinti dalla difesa. Al 32° miracolo di Kawashima sul colpo di testa a botta sicura di Grosicki. Risposta immediata del Giappone con il tiro cross di Usami che crea qualche difficoltà a Fabianski, Glik completa l’intervento. Il primo tempo si chiude sullo 0-0.

    Si riparte senza cambi nelle due squadre. Subito un problema per Nishino, si fa male Okazaki, entra Osako. Ritmi lenti e una ripartenza a testa nei primi minuti di gara. Al 59° su calcio di punizione si inserisce Bednarek e da due passi segna. Il Giappone spinge ma la Polonia è pericolosa in ripartenza, al 74° Lewandowski calcia alto da buona posizione. Al 81° Makino rischia l’autogol, ma Kawashima salva.  La partita in pratica finisce qua, si assiste ad un lunghissimo possesso palla sterile e senza avanzare, perché il vantaggio della Colombia da il passaggio del turno al Giappone per minor numero di cartellini rispetto al Senegal.

     

    GIAPPONE – POLONIA 0-1 (59° Bednarek)

    Giappone (4-2-3-1): Kawashima; H.Sakai, Yoshida, Makino, Nagatomo; Yamaguchi, Shibasaki; G.Sakai, Okazaki (47° Osako), Usami (65° Inui); Muto (82° Hasebe).

    Allenatore: Nishino.

    Polonia (3-4-3): Fabianski; Bereszynski, Glik, Bednarek; Kurzawa (79° Peszko), Krychowiak, Goralski, Jedrzejczyk; Zielinski (79° Teodorczyk), Lewandowski, Grosicki

    Allenatore: Nawalka.

    Arbitro: Sikazwe.

    Ammoniti: Makino (G)

     

    Passiamo adesso all’altra gara del gruppo H, Senegal-Colombia. 

    Entrambe le squadre ancora in corsa, si vede la tensione del momento e sino al 17° non si hanno emozioni, a quel minuto però l’arbitro decreta un rigore per il Senegal ma poi, visionato il VAR, lo revoca. Al 25° Falcao ci prova di testa ma non inquadra la porta non di molto. Alla mezz’ora Pekerman perde un pezzo pregiato come James Rodriguez che lascia il posto a Muriel. Non accade molto altro si va al riposo sullo 0-0.

    Si riparte con gli stessi 22 che avevano chiuso la prima frazione. I minuti scorrono a ritmo lento, la notizia del vantaggio della Polonia qualifica entrambe le squadre. Al 74° però un colpo di testa di Mina rompe l’equilibrio a favore della Colombia. Al 78° grande intervento di Ospina che salva su Niang. Il Senegal ci prova ma non riesce a perforare la difesa colombiana, finisce così, la Colombia vince il gruppo H mentre il Senegal saluta la competizione per 2 cartellini gialli in più rispetto al Giappone.

     

    SENEGAL – COLOMBIA 0-1 (74° Mina)

    Senegal (4-4-2): N’Diaye; Gassama, Sane, Koulibaly, Sabaly (74° Wague); Sarr, Kouyate, Gueye, Mane; Keita (80° Konate), Niang (86° Shakho).

    Allenatore: Cissè.

    Colombia (4-2-3-1): Ospina; Arias, D.Sanchez, Mina, Mojica; Uribe (83° Lerma), C.Sanchez; Cuadrado, Quintero, Rodriguez (31° Muriel); Falcao (89° Borja).

    Allenatore: Pekerman.

    Arbitro: Mazic.

    Ammoniti: Mojica (C), Niang (S).

     

    Veniamo al racconto delle gare del Gruppo G partendo da Inghilterra-Belgio. 

    Ci si attende una partita dai ritmi bassi, anche per evitare la parte complicata del tabellone ed invece Inghilterra e Belgio danno adito ad un primo tempo frizzante. Ci prova prima l’Inghilterra con un cross insidioso di Vardy ma la difesa belga libera. Il Belgio crea altre occasioni con Batshuayi al 9°, salvataggio a due passi dalla linea di Cahill, poi al 27° ci prova anche Fellaini su azione da corner ma la sua conclusione viene deviata da un difensore. Si va al riposo sullo 0-0.

    Ad inizio ripresa gran giocata di Januzaj che con una perfetta conclusione trova l’angolo della porta di Pickford. I ritmi non si alzano ma al 66° l’Inghilterra ha la grande occasione per pareggiare, Rashford si presenta solo davanti a Courtois ma il portiere è bravo a sfiorarla il tanto per metterla fuori. Al 83° Welbeck si trova palla sul piede, calcia di prima ma Fellaini salva in corner. Al 89° il neo entrato Mertens scalda i guantoni di Pickford, poi poco dopo il Belgio rischia di trovare il raddoppio in una mischia nell’area piccola. Nel recupero Fellaini ha la palla del 2-0 ma calcia sull’esterno della rete. Finisce uno a zero per il Belgio che vince il girone e troverà il Giappone negli ottavi. L’Inghilterra è seconda e sfiderà la Colombia.

     

    INGHILTERRA – BELGIO 0-1 (51° Januzaj)

    Inghilterra (3-5-2): Pickford; Jones, Stones (46° Maguire), Cahill; Alexander-Arnold (79° Welbeck), Loftus-Cheek, Dier, Delph, Rose; Rashford, Vardy.

    Allenatore: Southgate.

    Belgio (3-4-3): Courtois; Vermaelen (74° Kompany), Boyata, Dendoncker; T.Hazard, Dembele, Fellaini, Chadli; Tielemans, Batshuayi, Januzaj (86° Mertens).

    Allenatore: Martinez.

    Arbitro: Skomina.

    Ammoniti: Tielemans (B), Dendoncker (B).

     

    Veniamo al racconto dell’altra gara del gruppo G di Russia 2018, Panama-Tunisia.

    La sfida è tutta per la gloria, parte meglio la Tunisia che prova a rendersi pericolosa anche se Penedo non è costretto a compiere alcun intervento. Al 33° Panama passa in vantaggio, Rodriguez calcia da fuori, Meriah devia la conclusione mettendo totalmente fuori tempo il proprio portiere, è autogol. Nel recupero arriva la reazione tunisina ma Penedo si supera sulla conclusione di Khazri. Si va al riposo con Panama avanti 1-0.

    Nella ripresa parte forte la Tunisia che con una bella combinazione mette in porta Ben Youssef che di tocco pareggia al 51°. Panama risponde con il tiro di Barcenas ma Penedo è bravo a rispondere. Passano 2 minuti e la Tunisia trova il vantaggio con Khazri che da due passi gira in porta il gran assist di Haddadi. Panama troverebbe anche il pareggio con Barcenas al 71° ma l’arbitro annulla. Al 95° Panama ha la possibilità di pareggiare con un calcio di punizione ma la conclusione di Barcenas viene facilmente bloccata da Mathlouthi. Finisce così, con il successo per la Tunisia che lascia a zero Panama.

     

    PANAMA – TUNISIA 1-2 (33° aut. Meriah (T), 51° Ben Youssef (T), 66° Khazri (T))

    Panama (4-5-1): Penedo; Machado, R.Torres (56° Tejada), Escobar, Ovalle; Barcenas, Godoy, Gomez, Avila (81° Arroyo), Rodriguez; G.Torres (46° Cummings).

    Allenatore: Gomez.

    Tunisia (4-2-3-1): Mathlouthi; Naguez, Bedoui, Meriah, Haddadi; Sassi (46° Badri), Skhiri, Chaalali; F.Ben Youssef, Khazri (86° Srarfi), Sliti (76° Khalil).

    Allenatore: Maaloul.

    Arbitro: Shukralla.

    Ammoniti: Sassi (T), Badri (T), Avila (P), Gomez (P), Chaalali (T), Tejada (P).

  • Russia 2018, triplo Kane l’Inghilterra va, Colombia in ripresa

    Russia 2018, triplo Kane l’Inghilterra va, Colombia in ripresa

    Anche contro Panama si è abbattuto l’uragano Harry Kane. Il centravanti inglese ha realizzato una tripletta, due gol su calcio di rigore, nel 6-1 tennistico rifilato alla squadra dei Canaleros.

    Un successo pesantissimo che ha permesso alla nazionale dei tre leoni di agganciare il Belgio in vetta al Gruppo G con stesso numero di punti, stessa differenza reti, stessi gol segnati. Harry Kane intanto, con i suoi 5 gol, è capocannoniere del Mondiale di Russia 2018.

    Panama saluta il mondiale con la gioia di aver segnato il primo storico gol, adesso contro la Tunisia i centramericani proveranno a conquistare i primi punti mondiali.

    Nel gruppo H spettacolo nel pareggio tra Senegal e Giappone con i Samurai Blue bravi a rimontare due volte la compagine di Cissè che si era portata avanti 1-0 e 2-1.

    Nello stesso gruppo la Colombia ha strapazzato la Polonia, eliminando matematicamente la squadra di Lewandowski, e si è riportata in corsa per la qualificazione agli ottavi di Russia 2018.

     

    Veniamo al racconto della prima partita di questa giornata ai mondiali di Russia 2018.

    Parte subito forte l’Inghilterra che al 8° sfrutta al meglio il corner di Trippier e con il colpo di testa di Stones, trova il vantaggio. Al 22° la partita si mette ancora più in discesa per l’Inghilterra, Escobar commette fallo da rigore, dal dischetto Kane trasforma. Al 36° Lingard chiede l’uno-due, poi si presenta al limite dell’area e lascia partire un tiro a giro imparabile per Penedo, 3-0 Inghilterra.  L’Inghilterra cala il Poker al 40° con un perfetto schema su punizione, Henderson mette in mezzo, Kane fa sponda di testa per Sterling che sotto porta colpisce di testa, Penedo sfodera un mezzo miracolo ma sulla palla arriva Stones che con il colpo di testa trova la personale doppietta. Sul finire del tempo c’è spazio per un altro rigore per Panama, ancora una volta Kane trasforma con gran freddezza. La prima frazione si chiude con l’Inghilterra avanti 5-0 su Panama.

    La ripresa parte logicamente con ritmi molto bassi, al 62° l’Inghilterra trova il 6-0 con il pallone calciato da Loftus-Cheek che colpisce Kane e s’infila in rete. Al 66° Murillo ha la chance di trovare il gol della bandiera ma Pickford è attento e salva. Panama ci prova e al 78° Baloy, in spaccata, su calcio di punizione di Avila, trova il primo storico gol di Panama al Mondiale. I quattro minuti di recupero scorrono via molto lentamente, al fischio finale l’Inghilterra si trova in testa a pari merito con il Belgio sia per punti che per diff.reti e gol fatti, sarà decisivo lo scontro diretto per decidere la vincitrice del girone G di Russia 2018. Panama è eliminato ma dopo il primo storico gol, proverà contro la Tunisia a cercare i primi punti mondiali.

     

    INGHILTERRA – PANAMA 6-1 (8°, 40° Stones (I), 22° rig., 45° rig., 62° Kane (I), 36° Lingard (I), 78° Baloy (P))

    Inghilterra (3-5-2): Pickford; Walker, Stones, Maguire; Trippier (70° Rose), Loftus-Cheek, Henderson, Lingard (63° Delph), Young; Kane (63° Vardy), Sterling.

    Allenatore: Southgate.

    Panama (4-5-1): Penedo; Murillo, Torres, Escobar, Davis; Barcenas (69° Arroyo), Cooper Gomez (69° Baloy), Godoy (62° Avila), Rodriguez; Perez.

    Allenatore: Gomez.

    Arbitro: Ghead.

    Ammoniti: Cooper (P), Loftus-Cheek (I), Escobar (P), Murillo (P).

     

    Passiamo ora al racconto della prima sfida della seconda giornata del gruppo H.

    La partenza vede un Senegal più aggressivo, che prova a conquistare corner per sfruttare la maggiore fisicità. Al 11° un tiro non irresistibile viene respinto male da Kawashima, proprio sui piedi di Mané che col rimpallo segna. Reazione giapponese con la conclusione di Hasebe, incredibilmente salvata da Inui. La gara continuano a farla gli africani, il Giappone attende e prova a ripartire. Al 34° Nagatomo addomestica un pallone lungo, il suo controllo fa fuori due difensori, palla ad Inui che col tiro a giro trova il pareggio. La risposta del Senegal è nel piede di Niang al 39°, Kawashima respinge. Il primo tempo si chiude sul 1-1.

    Si riparte senza cambi per il secondo tempo. Al 49° buona occasione per Osako che non da forza al colpo di testa, blocca N’Diaye, risposta Senegal con Niang, palla altissima. Al 60° occasione enorme per Osako che da due passi non tocca la palla in rete. Al 64° sfortunatissimo Inui che, dopo un assist di tacco di Osako, lascia partire il tiro che colpisce l’incrocio dei pali. Al 71° grande azione del Senegal con la palla messa in mezzo che arriva a Wague che colpisce e riporta in vantaggio la sua squadra. Al 78° il portiere del Senegal sbaglia l’uscita, Inui dal fondo la mette in mezzo ed Honda a porta vuota pareggia. Entrambe le squadre ci provano, nessuna delle due riesce a superarsi, finisce in parità tra Giappone e Senegal nella seconda giornata del gruppo H di Russia 2018.

     

    GIAPPONE – SENEGAL 2-2 (11° Mané (S), 34° Inui (G), 71° Wague (S), 78° Honda (G))

    Giappone (4-2-3-1): Kawashima; Sakai, Yoshida, Shoji, Nagatomo; Hasebe, Shibasaki; Haraguchi (75° Okazaki), Kagawa (72° Honda), Inui (87° Usami); Osako.

    Allenatore: Nishino.

    Senegal (4-3-3): K.N’Diaye; Sabaly, Koulibaly, Sane; Ndiaye (81° Ndoye), A.N’Diaye (65° Kouyate), Gueye; Sarr, Niang (86° Diouf), Mane.

    Allenatore: Cissé.

    Arbitro: Rocchi.

    Ammoniti: Niang (S), Inui (G), Sabaly (S), Ndoye (S), Hasebe (G).

     

    Concludiamo con l’ultima gara della seconda giornata della fase a gironi di Russia 2018.

    Partita decisiva per entrambe le squadre e lo si capisce dalla tensione che si respira in campo, nei primi 25 minuti non si segnala alcuna occasione da gol, solo qualche potenziale chance. Al 36° grande azione personale di Cuadrado, l’esterno della Juventus dal fondo lascia partire un insidioso tiro cross, bravo Szczesny a respingere. Al 39° la Colombia passa con Mina bravo, di testa, ad anticipare Szczesny e a depositare in gol un cross di James Rodriguez. La Polonia non trova la minima reazione, il primo tempo si chiude sul 1-0 per i sudamericani.

    Si riparte senza cambi per i secondi 45 minuti. Ci si aspetta una Polonia più aggressiva ed invece è la Colombia a far paura in ripartenza. Si vede per la prima volta Lewandowski al 58°, l’attaccante controlla bene ma non riesce a superare Ospina in uscita. Al 69° la Colombia raddoppia, Falcao parte sul filo del fuorigioco, controlla, si presenta davanti a Szczesny e lo batte col rasoterra vincente. La Polonia sparisce dal campo e al 75° una gran palla di James Rodriguez mette Cuadrado in porta, il calciatore della Juventus, davanti al compagno di club Szczesny, non sbaglia. In sostanza la gara si chiude qua, la Colombia rimane in corsa mentre la Polonia è matematicamente eliminata da Russia 2018. 

     

    POLONIA – COLOMBIA 0-3 (39° Mina, 69° Falcao, 75° Cuadrado)

    Polonia (3-4-3): Szczęsny; Piszczek, Bednarek, Pazdan (80° Glik); Bereszyński (72° Teodorczyk), Krychowiak, Goralski, Rybus; Zielinski, Lewandowski, Kownacki (57° Grosicki).

    Allenatore: Nawalka.

    Colombia (4-2-3-1): Ospina; Arias, Sanchez, Mina, Mojica; Barrios, Aguilar (31° Uribe); Cuadrado, Quintero (73° Lerma), Rodriguez; Falcao (78° Bacca).

    Allenatore: Pekerman.

    Arbitro: Ramos.

    Ammoniti: Bednarek (P), Goralski (P).

  • Russia 2018, vola la Russia, sorprese Giappone e Senegal

    Russia 2018, vola la Russia, sorprese Giappone e Senegal

    Oggi era l’ultimo giorno di esordi al Mondiale di Russia 2018 e contemporaneamente è iniziata la seconda giornata della fase a gironi, le sorprese non sono assolutamente mancate.

    Si è partiti con il primo match del Gruppo H che vedeva di fronte il Giappone e la favorita Colombia. Qua è arrivata la prima sorpresa di giornata, la squadra di Nishino ha sfruttato l’ingenuità di Carlos Sanchez, fallo di mano in area con conseguente rigore e rosso, ed ha trovato il vantaggio con Kagawa. Non è bastata la punizione di Quintero a raddrizzare le sorti del match perché nel secondo tempo il colpo di testa di Osako ha dato i 3 punti ed una vittoria storica, prima asiatica a battere una sudamericana al Mondiale, al Giappone.

    Nell’altra sfida del gruppo H il Senegal ha saputo sbloccare la gara con un pizzico di fortuna, autogol di Cionek su tiro piuttosto innocuo di Gueye, poi ha sfruttato una clamorosa dormita generale della difesa polacca per il 2-0 di  Niang ed ha retto l’urto della Polonia che nel finale ha riaperto il match grazie a Krychowiak che ha segnato di testa il gol del 1-2.

    Archiviata la prima giornata dei gironi si è partiti con Russia-Egitto che ha aperto la seconda giornata. Una super partenza nella ripresa con 3 gol in 15 minuti ha permesso ai padroni di casa di mandare al tappeto l’Egitto che ha cercato di riaprire la sfida con Salah, bravo a procurarsi e trasformare un calcio di rigore, che però non è servito a cambiare le sorti. Dopo questo turno Russia vicina agli ottavi, Egitto ad un passo dall’eliminazione.

     

    Veniamo al racconto della prima gara di questa giornata di Russia 2018.

    Subito un colpo di scena, prima accelerazione del Giappone e la Colombia rimane in dieci per un fallo di mano di Carlos Sanchez sul tiro in porta di Kagawa. E’ rigore, dal dischetto Kagawa trasforma. La risposta colombiana è in un tocco di Falcao, su punizione, blocca Kawashima. Al 15° Inui, dopo gran giocata di Kagawa, spreca calciando male. Al 31° Osako fa tutto bene, ruba palla ma poi in area calcia malissimo. Al 39° Falcao si procura una punizione dal limite, Quintero la batte facendola passare sotto la barriera e beffa Kawashima, che ci mette del suo. Il primo tempo si chiude sul 1-1.

    L’inizio ripresa è tutto Giappone, al 54° Osako si libera e calcia, bravissimo Ospina a respingere. I Samurai Blue insistono, spingono e al 72° vanno vicini al gol con il tiro di Sakai deviato in corner da Sanchez. Al 73° gran corner di Honda, svetta Osako che non lascia scampo a Ospina. Al 78° Lerna libera Rodriguez in area ma la difesa giapponese salva. La Colombia ci prova ma senza creare problemi a Kawashima, finisce così, l’esordio del Gruppo H di Russia 2018 sorride al Giappone.

     

    COLOMBIA – GIAPPONE 1-2 (4° rig. Kagawa (G), 39° Quintero (C), 73° Osako (G))

    Colombia (4-2-3-1): Ospina; Arias, D.Sanchez, Murillo, Mojica; C.Sanchez, Lerna; Cuadrado (31° Barrios), Quintero (58° Rodriguez), Izquierdo (70° Bacca); Falcao.

    Allenatore: Pekerman.

    Giappone (4-2-3-1): Kawashima; H.Sakai, Shoji, Yoshida, Nagatomo; Hasebe, Shibasaki (79° Yamaguchi); Haraguchi, Kagawa (69° Honda), Inui; Osako (85° Okazaki).

    Allenatore: Nishino.

    Arbitro: Skomina.

    Ammoniti: Barrios (C), Rodriguez (C), Kawashima (G).

    Espulso: C.Sanchez (C).

     

    Veniamo ora all’ultima gara della prima giornata di Russia 2018.

    Miglior partenza quella del Senegal che prova a creare qualche pericolo dalle parti di Szczesny. La Polonia cerca di sfruttare le fasce per rendersi insidiosa, la palla buona però capita a Niang che da buona posizione calcia fuori, sino al 20° sostanzialmente non si segnalano tiri in porta. Al 38° si sblocca la gara, Gueye si presenta al tiro e calcia da fuori area, la conclusione sembra semplicissima per Szczesny ma la deviazione di Cionek spiazza il portiere per il vantaggio Senegal. La reazione polacca non arriva, si va al riposo con il Senegal avanti per 1-0.

    Si riparte con un cambio nella Polonia, Bednarek per Blaszczykowski, è anche un cambio tattico che porta la difesa polacca a 3. Al 50° buon calcio di punizione di Lewandowski, respinge in volo N’Diaye. La Polonia cresce e al 56° Piszczek si fa trovare pronto su un bel cross ma calcia male. Al 60° pasticcio errato retropassaggio di Krychowiak, Bednarek non si avvede di Niang, Szczesny cerca l’uscita sula trequarti, Niang lo anticipa e insacca a porta vuota. La reazione polacca si concretizza al 70° con un tentativo sottoporta di Milik fuori di poco. Al 86° la partita si riapre, calcio di punizione pennellato di Grosicki e colpo di testa vincente di Krychowiak. La Polonia tenta il tutto per tutto ma non riesce a trovare il pareggio, vince il Senegal 2-1.

     

    POLONIA – SENEGAL 1-2 (38° aut. Cionek (P), 60° Niang (S), 86° Krychowiak (P))

    Polonia (4-2-3-1): Szczesny; Piszczek (83° Bereszynski), Pazdan, Cionek, Rybus; Krychowiak, Zielinski; Blaszczykowski (46° Bednarek), Milik (73° Kownacki), Grosicki; Lewandowski.

    Allenatore: Nawalka.

    Senegal (4-4-2): K.N’Diaye; Wague, Koulibaly, Sane, Sabaly; Mane, A.N’Diaye (87° Kouyate), Gueye, Sarr; Diouf (62° N’Doye), Niang (75° Konate).

    Allenatore: Cisse.

    Arbitro: Shukralla.

    Ammoniti: Krychowiak (P), Sane (S), Gueye (S).

     

    Concludiamo con l’ultima gara odierna che è anche la prima della seconda giornata dei gironi di Russia 2018. 

    Si parte con una Russia più decisa a fare la gara anche se i ritmi non sono entusiasmanti e non si vedono fioccare occasioni. La prima chance capita però all’Egitto, al 16° Trezeguet si accentra e lascia partire un tiro a giro che finisce sul fondo. La risposta russa arriva dopo tre minuti con un bel tiro di Samedov che finisce alto. Nel resto del tempo non accade molto altro se non qualche buono spunto di Salah. Il primo tempo finisce 0-0.

    Si riparte e dopo 2 minuti la Russia trova il vantaggio, un tiro non certo irresistibile viene deviato involontariamente da Fathy con il pallone che finisce beffardo in porta. La risposta egiziana arriva con Salah al 56° è bravo Fernandes a mettersi sulla traiettoria e deviare. Al 59° Fernandes dal fondo mette una palla indietro rasoterra, arriva Cheryshev che impatta il pallone per il gol del 2-0. Passano 2 minuti e la Russia cala il tris, Dzyuba riceve un lancio lungo, si libera del difensore e con facilità segna il gol del 3-0. Al 67° Salah serve un gran pallone a Trezeguet il suo tiro esce fuori di poco. Al 73° Salah viene fermato con un fallo, l’arbitro fischia fallo dal limite ma il VAR conferma che è dentro l’area. Dagli 11 metri lo stesso Salah non sbaglia. L’Egitto ci prova a trovare il gol che riaprirebbe ulteriormente il match ma la Russia si difende con ordine e non concede niente. Finisce 3-1 per la squadra di Cherchesov che fa un bel salto verso gli ottavi di Russia 2018.

     

    RUSSIA – EGITTO 3-1 (47° aut. Fathy (R), 59° Cheryshev (R), 61° Dzyuba (R), 73° rig. Salah (E))

    Russia (4-2-3-1): Akinfeev; Mario Fernandes, Kutepov, Ignashevich, Zirkov (86° Kudryashov); Zobnin, Gazinsky; Samedov, Golovin, Cheryshev (74° Kuzyayev); Dzyuba (79° Smolov).

    Allenatore: Cherchesov.

    Egitto (4-2-3-1): El Shenawy; Fathy, Gabr, Hegazy, Abdelshafi; Elneny (64° Warda), Hamed; Salah, Said, Trezeguet (68° Sobhi); Mohsen (82° Kahraba).

    Allenatore: Cuper.

    Arbitro: Caceres.

    Ammoniti: Trezeguet (E), Smolov (R)

  • Canada 2015: straordinaria Lloyd, trionfo Usa

    Canada 2015: straordinaria Lloyd, trionfo Usa

    Gli Stati Uniti trionfano andando ad alzare al cielo di Vancouver la Coppa del Mondo di calcio femminile.

    Protagonista assoluta di questa finale di Canada 2015, tra Usa e Giappone, è stata Carli Lloyd autrice di una tripletta nel primo quarto d’ora, con il terzo gol segnato addirittura da centrocampo, che sommata al gol di Holiday ha sostanzialmente chiuso la partita.

    Il Giappone, che era arrivato alla finale di Canada 2015 con sei vittorie su sei, è crollato nei primi minuti per alcuni gravi errori difensivi specialmente di Azusa Iwashimizu. Inutile, ai fini del risultato finale, la rete di Yuki Ogimi che ha solo interrotto l’imbattibilità del portiere Hope Solo e l’autogol di Johnston che sembrava aver riaperto la sfida.

    Il trionfo degli Usa | Foto Twitter
    Il trionfo degli Usa | Foto Twitter

    Veniamo al racconto della finale di Canada 2015.

    La gara si mette subito sul binario giusto per gli Stati Uniti che al 3° passano già in vantaggio con Lloyd brava a girare in rete un perfetto schema su corner di Rapinoe. Passano 2 minuti e Lloyd colpisce ancora con un tocco sotto porta su un altro calcio piazzato. Il Giappone accusa il colpo e al 14° Iwashimizu sbaglia nel tentativo di rinviare di testa, arriva Holiday che al volo realizza il 3-0. Passano 2 minuti e con la conclusione da metà campo Lloyd pesca il Jolly che vale il poker. La Nadeshiko, ormai con le spalle al muro prova ad accendersi e al 27° Ogimi con controllo e girata batte Hope Solo. Il Giappone avrebbe anche la palla del 2-4 ma Miyama calcia troppo debolmente. Si va al riposo con il comodo vantaggio delle americane.

    Si riparte ed il Giappone trova quasi subito un gol che potrebbe riaccendere la speranza, sulla punizione calciata da Miyama, Johnston è sfortunata e devia nella propria porta. L’illusione della Nadeshiko dura solo due minuti perchè su un’altro corner gli Stati Uniti sfruttano un’altra distrazione della difesa nipponica e colpiscono con Heath. In sostanza la gara si chiude qua, nei restanti minuti non accade altro da segnalare. Vincono gli Stati Uniti che così vendicano il ko subito 4 anni fa in Germania.

    USA – GIAPPONE 5-2 (3°, 5°, 16° Lloyd (U), 14° Holiday (U), 27° Ogimi (G), 52° aut. Johnston (U), 54° Heath (U))

    Usa (4-4-2): Solo; Krieger, Johnston, Sauerbrunn, Klingenberg; Heath (79° Wambach), Holiday, Brian, Rapinoe (61° O’Hara); Morgan (86° Rampone), Lloyd.

    Allenatore: Ellis.

    Giappone (4-4-2): Kaihori; Ariyoshi, Iwashimizu (33° Sawa), Kumagai, Sameshima; Kawasumi (39° Sugasawa), Sakaguchi, Utsugi, Miyama; Ohno (60° Iwabuchi), Ogimi.

    Allenatore: Sasaki.

    Arbitro: Monzul.

    Ammoniti: Sawa (G), Iwabuchi (G).

     

    Nella sfida tutta europea per il 3° posto l’ha spuntata l’Inghilterra che ha battuto 1-0 la Germania, grazie al calcio di rigore trasformato da Williams al 108°. Per le inglesi arriva così uno storico piazzamento sul podio mentre le favoritissime tedesche tornano a casa con tanta delusione.

    INGHILTERRA – GERMANIA 1-0 (108° rig. Williams)

     

    RISULTATI FINALI CANADA 2015

    FINALE 1°-2° POSTO

    USA – GIAPPONE 5-2

     

    FINALE 3°-4° POSTO

    INGHILTERRA – GERMANIA 1-0

  • Canada 2015: ancora Giappone ed Usa a sfidarsi in finale

    Canada 2015: ancora Giappone ed Usa a sfidarsi in finale

    La storia si ripete, 4 anni dopo Germania 2011, saranno ancora gli Stati Uniti ed il Giappone a contendersi la possibilità di alzare la Coppa nella finale del mondiale di Calcio Femminile di Canada 2015. 

    Sono state due semifinali diverse, con Germania-Usa decisamente più spettacolare, con grande tensione e suspence viva per tutta la durata dei 90 minuti.

    Gli Stati Uniti hanno dimostrato una certa superiorità su una Germania che ha decisamente deluso, anche se sul risultato finale hanno influito gli errori dell’arbitro a favore della nazionale a stelle e strisce.

    Nell’altra gara invece l’Inghilterra ha messo in grosse difficoltà una Nadeshiko decisamente troppo lenta, ma ha dovuto inchinarsi per uno sfortunato autogol al minuto 92 che ha consegnato la finale alle nipponiche. Da segnalare anche in questo match un paio di errori arbitrali, uno per parte, che non si dovrebbero vedere in una semifinale mondiale.

    Lloyd (Usa) da una parte, Ogimi e Iwabuchi (Giappone) dall'altra | Foto Twitter
    Lloyd (Usa) da una parte, Ogimi e Iwabuchi (Giappone) dall’altra | Foto Twitter

    Veniamo al racconto delle due semifinali partendo da Germania-Usa. 

    GERMANIA – USA 

    Quella che è stata considerata una finale anticipata di Canada 2015, vede una partenza ad alti ritmi con gli Stati Uniti che, nella prima frazione, si rendono decisamente più pericolosi. Rapinoe sembra inarrestabile mentre dall’altra parte c’è un’ottima Nadine Angerer che si supera su Alex Morgan lanciata a rete. Si va al riposo sullo 0-0. Si riparte e al 54° la gara potrebbe sbloccarsi in favore della Germania: Johnston stende Popp pronta a calciare davanti ad Hope Solo, l’arbitro decreta il rigore ma inspiegabilmente non espelle la statunitense, dal dischetto va Sasic che spiazza Solo ma calcia fuori. Passano 15 minuti e l’arbitro concede un rigore per un fallo su Alex Morgan che però avviene nettamente fuori area. Dagli undici metri Lloyd è fredda e gli Usa si portano sul 1-0. Le tedesche incassano il colpo e subiscono il definitivo 2-0 a poco più di cinque minuti dal termine quando O’Hara gira in gol un bell’assist della solita Lloyd. Gli Usa volano in finale con l’obiettivo di rifarsi del Ko subito 4 anni fa.

    GIAPPONE – INGHILTERRA

    Tutti altri ritmi invece nella seconda semifinale. La gara tra Giappone ed Inghilterra non sembra riuscire ad accendersi, le inglesi optano per difesa e lanci lunghi mentre le giapponesi rispondono con il consueto possesso palla, in questo caso però troppo lento. Al 33° la gara si sblocca, improvvisa verticalizzazione per Ariyoshi che sbuca alle spalle della difesa delle bianche, si lancia verso la porta e viene spinta da Rafferty. Il fallo è netto, però sembra avvenire appena fuori area. L’arbitro però indica il dischetto e Miyama non sbaglia. Il vantaggio nipponico dura pochi minuti perchè al 40° anche l’Inghilterra beneficia di un rigore, dubbio come quello del Giappone, Ogimi tocca appena Houghton che però cade pesantemente qualche secondo dopo. Anche in questo caso vince la freddezza del tiratore, Williams fa così 1-1. Nella ripresa il Giappone non riesce ad accendersi, si vede una migliore Inghilterra che centra una traversa con il tiro di Duggan. Poco dopo Kahiori si supera respingendo in corner una bella conclusione di White. La gara sembra scivolare verso i supplementari ma al 92° Kawasumi mette in mezzo un pallone per Ogimi, Bassett si lancia per cercare di anticipare l’attaccante giapponese ma con il suo tocco supera il proprio portiere e deposita in rete un beffardo autogol. Finisce così, il Giappone vola in finale contro gli Usa, mentre l’Inghilterra esce a testa altissima e con la possibilità di giocarsi il 3°-4° posto contro la Germania.

     

    RISULTATI SEMIFINALI CANADA 2015

    GERMANIA – USA 0-2  (69° rig. Lloyd, 84° O’Hara)

    GIAPPONE – INGHILTERRA 2-1 (33° rig. Miyama (G), 40° rig. Williams (I), 92° aut. Bassett (I))

     

    FINALE 3°-4° POSTO

    GERMANIA – INGHILTERRA

     

    FINALE 1°-2° POSTO

    USA – GIAPPONE