L’iniziativa del presidente del Coni Petrucci di convocare “il tavolo dell pace” si è dimostrato buono nelle intenzioni ma come era prevedibile un fallimento nella pratica. Calciopoli è ancora viva e calda e i principali protagonisti hanno ancora i nervi a fior di pelle per accettare una resa incondizionata. Andrea Agnelli deve tutelare la sua battaglia sui 29 scudetti assecondando i volere dei tifosi, Massimo Moratti fregiato a suo del titolo di onestà non può retrocede di un millimetro per non deludere i suoi di tifosi e tutti gli altri commensali, apparentemente distanti hanno tutti qualcosa da guadagnare o da perdere.
Guido Rossi questa volta non si è fatto attendere troppo “rispondendo” a Della Valle con un comunicato “Adempio volentieri all’invito di Della Valle. Calciopoli è in ambito sportivo quanto accertato dalla giustizia federale e da quella del Coni; in ambito penale quanto deciso dalla magistratura penale; in ambito amministrativo quanto pronunciato dalla giustizia amministrativa. Il rispetto nelle istituzioni e nel loro corretto operare mi esime da ulteriori commenti. La mia personale esperienza è comunque stata in ogni caso dettagliatamente illustrata in Parlamento e al presidente del Coni, Gianni Petrucci”.
Nemmeno il clima natalizio ha portato al rasserenamento degli animi dei protagonisti del c.d. “tavolo della pace” che si è tenuto in giornata a Roma, presso la sede del CONI.
L’incontro è durato 4 ore e 36 minuti, un tempo lunghissimo che faceva già presagire un esito negativo della vicenda ed infatti, all’uscita dell’incontro, nessuno si è fermato a parlare con i giornalisti presenti. Calciopoli è una ferita ancora aperta e tutt’altro dimenticata da due dei protagonisti più importanti del tavolo e cioè AndreaAgnelli ed ovviamente MassimoMoratti.
Il tentativo del Presidente del Coni Gianni Petrucci non è quindi riuscito, ma d’altronde era facile prevedere un finale simile considerate le premesse della vigilia. Cercare di eliminare i veleni presenti nel calcio italiano con un tavolo era impresa assai ardua, quasi velleitaria dopo il terremoto del 2006. MassimoMoratti ed AndreaAgnelli si son parlati con la consueta calma e chiarezza ma nessuno dei due ha fatto un passo indietro con la Juve che è rimasta decisamente ferma sulle sue posizioni anche per quanto riguarda la richiesta di maxi risarcimento di 443 milioni di euro fatta alla Federcalcio.
“Un tentativo non riuscito“, è questo il commento tanto semplice quanto scontato del numero uno dello sport italiano GianniPetrucci che si sforza di respingere parole come fallimento o sconfitta, perché comunque “si è discusso, anche se nella fattispecie gli interessi sono divergenti“. Pensare che la Juventus dopo la battaglia legale intrapresa a suon di ricorsi per riavere i due scudetti e l’Inter che si considera la società vittima del sistema moggiano potessero fare un passo indietro grazie solamente alla mediazione del Coni e con la presenza di illustri esponenti dei club più importanti d’Italia era, ribadiamo, pensiero utopistico ed al limite dell’impossibile.
Certo, resta da capire l’utilità della presenza di alcuni club nel tavolo e la loro effettiva posizione con il Milan e la Fiorentina benché colpite diciamo di striscio dallo scandalo, convinte comunque anche loro di aver subito un torto nel 2006, il Napoli del presidente DeLaurentiis estraneo ai fatti e con la Lazio del presidente ClaudioLotito colpita anch’essa da calciopoli ma inspiegabilmente assente al tavolo romano.
Il parere di chi vi scrive è volto verso un indirizzo prettamente politico dell’incontro che aveva come unico scopo quello di pesare la forza economica e politica delle società presenti e con l’ennesima presa in giro di un governo sportivo italiano nuovamente dimostratosi assolutamente incapace a gestire uno degli scandali, se non lo scandalo, più grande della storia del calcio italiano.
Domani mercoledì 14 dicembre arriva il momento del cosiddetto “Tavolo della pace”, organizzato dal presidente del Coni Gianni Petrucci per risolvere le controversie in merito all’annata 2006 e rimuovere le antichi antipatie tra alcuni presidenti di serie A. Nonostante i buoni propositi, c’è un malcontento generale che serpeggia nell’aria.
CURIOSITA’ E SERENITA’- A Roma sarà sicuramente presente Massimo Moratti, numero uno dell’Inter che intervenuto alla Gazzetta dello Sport ha ostentato molta serenità sull’incontro di domani: “Non so quale sarà esattamente il significato. Quindi andrò là con molta curiosità”. Un’ulteriore garanzia alla tranquillità in casa nerazzurra arriva direttamente dal presidente del Coni Gianni Petrucci: “Sarà un incontro all’insegna della serenità e, anche se sento un’attesa spasmodica nei confronti di questo evento, si tratterà di una riunione normale, un tavolo in cui si parlerà di calcio e in cui l’attore principale, com’è giusto che sia, sarà la Figc. Sono felice che tutte le persone invitate abbiano confermato la loro presenza”. Petrucci inoltre veste i panni del pompiere buttando acqua sul fuoco relativo ai malcontenti dei non invitati: “ Chi non è stato invitato non deve offendersi, perché se avessimo invitati, sarebbe diventata un’assemblea di Lega e non un tavolo della Pace. Spero che questo incontro servirà a chiudere definitivamente le pagine di discussioni, di corsi e ricorsi. Ho visto molta serenità da parte dei presidenti invitati e mi auguro che questa non sia dovuta solo al periodo natalizio.”
ABETE NO ALLE PRESSIONI- Presenza confermata al tavolo anche per il presidente della Figc Giancarlo Abete: “Calciopoli è stata un’esperienza traumatica per tutti, ma se ne parla ancora e spero questa sia l’occasione giusta per guardare avanti. L’importante- aggiunge Abete- è non strattonare la Federazione anche perché non ci faremo mettere pressioni da nessuno. Da parte mia ci sarà lo spirito giusto per fare riflessioni e dare chiarimenti”. Conclusione per il numero uno della Figc sul clima dell’incontro: “Il clima deve essere positivo per guardare con serenità al passato ma anche al futuro”.
In vista del prossimo “tavolo della pace” convocato dal presidente del Coni Petrucci del 14 Dicembre, il presidente nerazzurro Massimo Moratti intervistato dal giornalista Maurizio Pizzoferrato dell’Agenzia Area in occasione dell’esposizione nell’Inter club di Montecitorio della Coppa del mondo vinta un anno fa, esprime il suo parere in merito a quest’incontro rispondendo ad alcune domande.
A quel tavolo ci sarà però anche il presidente della Juventus Andrea Agnelli, che probabilmente chiederà qualcosa, magari anche di restituire lo scudetto del 2006. “Va bene che siamo vicino a Natale, ma non credo che pretenda che gli faccia quel regalo… (sorride Moratti, ndr). Credo che quello sia qualcosa di cui sinceramente si può parlare come si può parlare in un bar, ma non sono quelli i tavoli in cui si decide se qualcuno ha avuto per fortuna o per sfortuna un certo tipo di atteggiamento, di comportamento, e qualcun altro no. Certo quel tavolo può solo servire per dire ‘va bene, facciamo finta di dimenticarci di tutto e andiamo avanti’. E questo lo posso dire io, soprattutto”.
Di un tavolo della pace aveva parlato precedentemente anche Andrea Della Valle. Il fatto che adesso l’invito al tavolo venga da un’istituzione cambia qualcosa? “Certo, cambia lo scopo, perché allora l’invito era a un tipo di tavolo in cui io ero l’imputato innocente però ero l’imputato. Questo è un tavolo che non credo proprio abbia questo tipo di impostazione, anche perché come era assurda allora sarebbe assurda adesso”.
PETRUCCI RISPONDE- Il presidente del Coni Gianni Petrucci cerca di buttare acqua sul fuoco visto che il 14 dicembre si avvicina e le polemiche relative a quest’incontro non smettono di crescere, spiegando come il nome tavolo della pace non sia proprio il più adatto:
“Non so perché il tavolo che ho convocato sia stato definito della ‘pace: ogni giorno c’è una nuova puntata di questa telenovela. Io ho già parlato direttamente con gli interessati, tutti mi hanno espresso le loro richieste ma poi alla fine sono contenti solo se polemizzano con me. L’incontro servirà soprattutto a rasserenare gli animi nel mondo del calcio. Vado avanti per la mia strada”.
Il numero del Coni tende a precisare alcuni questioni relative all’annosa polemica senza fine di Calciopoli, punzecchiando i presidenti invitatie ribadendo come il Coni sia parte attiva in questa vicenda:
“Tutti sono preoccupati per quello che diranno loro – ha voluto aggiungere Petrucci al termine della giunta del Coni – e nessuno si preoccupa per quello che dirò io. Parlerò eccome, esprimendo il mio punto di vista e spiegando quello che può essere fatto per lo sport italiano. Ogni giorno c’è una nuova puntata, e tutti danno per scontato che noi saremo passivi, ma il Coni sarà parte attiva. Nessuna mi detta l’agenda, io invito chi desidero. Avete fatto tutti i nomi. Non ho incontrato Agnelli ma anche se lo avessi fatto non lo direi. Ho parlato comunque al telefono con tutti: Agnelli, Diego Della Valle, Moratti”.
Dichiarazioni tratte da : Fc Inter News.it, Eurosport.com
Il Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, Giovanni Petrucci, sentito il Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Giancarlo Abete, ha fissato per mercoledì 14 dicembre al Coni un incontro per discutere e approfondire le tematiche relative alle vicende del calcio di vertice
L’ordine del giorno? Si parlerà di Calciopoli?
Accolto con interesse l’invito di Petrucci il tavolo della pace potrebbe arenarsi sin dall’avvio per le posizioni in netto contrasto tra il patron della Juventus Agnelli, quello dell’Inter Moratti e del presidente della Figc Abete. Il punto di partenza dovrebbe esser quello di dirimere le controversie legate al passato riaprendo il capitolo Calciopoli tirandone le somme definitive alla luce delle sentenze della giustizia sportiva e ordinaria ma tenendo conto anche della relazione presentata dal procuratore Palazzi e del processo a Telecom con le accuse di dossieraggio e spionaggio rivolte all’Inter e a Moratti. Il patron dell’Inter accetterà il confronto su questi termini? Viceversa Agnelli riuscirà a soprassedere dalla sete di vendetta e riabilitazione della sua Juve?
Il sistema calcio italiano non è legato all’andamento dello spread ma il suo malessere si evince dalla situazione debitoria dei maggiori club, dalla perdita di competitività e ovviamente ad attestare il tutto c’è il Ranking Uefa. Ma se non c’è uno spread cosa ha spinto Andrea Agnelli a fare un passo indietro?
Andiamo con ordine. Martedì scorso il Tribunale di Napoli ha praticamente scagionato la Juventus facendo ricadere tutte le colpe sul sistema Moggi che si avvaleva della complicità di Giraudo e Bergamo ma a questo punto per favorire chi? Rasserenata per non dover pagare risarcimenti danni, la Juventus di Andrea Agnelli ha prima confermato il distacco dalla triade con un freddo e tempestivo comunicato, poi rilanciando con una ingente richiesta danni. Dopo la non competenza del Tnas a scender in campo è stato il presidente del Coni Petrucci tuonando contro il sistema calcio e contro l’eccessivo doping legale.
Il gesto di Petrucci ha però consentito ad Andrea Agnelli una via di fuga evitandogli almeno per il momento il ricorso alla giustizia ordinaria rifugiandosi nella proposta di un tavolo politico organizzato dal presidente del Coni e con il coinvolgimento del neo ministro dello sport Gnudi.
“La risposta a Petrucci è quindi l’idea di un tavolo insieme conciliatorio e proiettato ai problemi futuri. – dice Andrea Agnelli -. Il tavolo deve essere il capo dello sport italiano a convocarlo. Per chiarire gli ultimi cinque anni e per proiettarci al futuro. E lì mi presenterò come presidente della Juventus, di un club che ha rispettato nel suo cammino tutti i passaggi della giustizia sportiva con il massimo rispetto delle istituzioni e degli organi che le appartengono. Il tavolo per me sarebbe un buon modo per portare un clima di serenità in questo ambiente, come l’appello di Petrucci di estremo buonsenso richiedeva. Io sono pronto a partecipare oggi stesso a questo tavolo se si dovesse decidere di aprirlo, ovvio che questo tavolo dovrebbe essere anche politico”
“Accolgo con piacere le dichiarazioni distensive di Agnelli. Le sue parole sono state distensive e di buon senso. Prendo atto della sua richiesta di un tavolo politico e mi appresto in tal senso. Mi auguro che sia il primo atto di disgelo. Sono pronto al dialogo, voglio pensare al futuro, prendiamo per buona la giornata di oggi che si è chiusa in positivo. Chi ci sara’ al tavolo? E’ una richiesta che è arrivata adesso, fatemi pensare, non sono un fenomeno
Ad accettare l’invito al tavolo politico è anche Moratti questa volta disponibile “Sono perfettamente d’accordo con il presidente del Coni Gianni Petrucci. Sono al suo fianco e condivido lo spirito e il senso di responsabilità con cui affronta questo momento del calcio italiano, che spero possa tornare a essere sport e meno un problema di tribunali”.
Sarà così che si chiuderà Calciopoli? Come riusciranno a conciliare Moratti ed Agnelli senza scontentare i loro tifosi? Scontato che il colpevole assoluto sarà Luciano Moggi voglio sperare che ne esca fuori l’intera verità e che quindi nel tavolo del dialogo non ci siano cassetti in modo da non aver possibilità di chiudere facilmente con il passato.
Dopo il ricorso al Tar del Lazio con la richiesta danni per la disparità di trattamenti subiti per la sua Juve, Andrea Agnelli in un sol colpo si è visto bocciato il ricorso dall’Uefa e dal Tnas sulla revoca dello scudetto del 2006 e in più si è dovuto “subire” i richiami di Abete e Petrucci.
Tra poco più di mezzora ci sarà la conferenza stampa, che noi seguiremo e di cui vi daremo notizie in tempo reale.
Questa mattina il presidente Petrucci ha indetto una conferenza stampa e pur non citando mai la Juve è chiaro che in qualche passaggio era a lei che si riferiva.
Puntualissimo Andrea Agnelli ha iniziato la conferenza stampa dando il suo in bocca al lupo al governo Monti dicendosi però che pur in un momento di difficoltà il suo ruolo da presidente della Juve, ruolo che ricopro con orgoglio, gli impone di salvaguardare il suo club.
“E’ doveroso partire da un excursus a partire dalla presenza del nostro esposto in un primo momento snobbato e messo in cassetto dalla Federazione e poi ripescato pochi giorni dopo la prescrizione”. Andrea Agnelli legge una parte della relazione Palazzi puntando l’indice contro la condotta dell’Inter.
“Accolgo con grande rispetto e serenità il richiamo alle regole di Petrucci ma le regole devono esser valide e rispettate in ogni grado e tengo a precisare che davanti al Tnas ci poteva esser una conciliazione ma l’unico presidente presente ero io”
“Chiedo io a Petrucci – continua Andrea Agnelli – e al neo ministro Gnudi ad aprire un tavolo dove convogliare tutti i fatti dal 2006 e al 2011 e trarre le conclusione a Calciopoli. E allo stesso tempo noi tutti insieme cercare di confluire su un unico tavolo per una questione di crescita”
Agnelli fa capire che la Juve, almeno per il momento, non procederà verso la giustizia ordinaria aspettando il terzo grado di giudizio ma anche auspicando che il presidente Petrucci si azioni per un tavolo tecnico.
Come avvenuto nella politica Andrea Agnelli chiede dunque una sorta di governo tecnico dello sport guidato dal presidente Petrucci per dirimere la questione Calciopoli portando serenità ma anche pensando a possibili prospettive di sviluppo per riformare il calcio.
Conferenza stampa finita. Come leggete le parole di Andrea Agnelli? Un passo indietro? Puo davvero chiudersi Calciopoli?
Dopo la sentenza del Tnas che si è dichiarato incompetente sul ricorso della Juve sullo scudetto 2006, il presidente del Coni Gianni Petrucci, lancia un duro atto di accusa:
“Basta basta io non ci sto, il calcio è malato di doping legale, se va avanti così sarà commissariato dall’opinione pubblica. C’è mancanza di rispetto per le regole e per l’etica, non devono prevalere gli arroganti e i prepotenti. Mi riferisco ad una parte del calcio italiano di vertice perché stiamo assistendo a cose mai viste”
La rabbia del Presidente del Coni scaturisce dalle ultime vicende giudiziarie emerse dopo lo scandalo Calciopoli. Nel corso della conferenza stampa di oggi, al Comitato Olimpico Italiano, Petrucci si è anche espresso a proposito dei recenti sviluppi della questione legata allo Scudetto 2006 assegnato all’Inter e sul ricorso della società bianconera al Tnas:
“Ha fatto bene la Lega ed Abete a non togliere lo scudetto all’Inter. Condivido tutte le sue decisioni e quelle del Tnas. Non so se sia giusto aver dato quello scudetto all’Inter, non sta al Coni dirlo. Le regole però sono state rispettate e per il Coni il discorso è chiuso. Chi lo vuol riaprire creerà problemi alla serenità del calcio italiano“.
Tuttavia Petrucci non polemizza con il presidente bianconero, Andrea Agnelli ma piuttosto invita tutti i sostenitori della Vecchia Signora ad “essere meno tifosi e di usare il buon senso“, sul presidente Agnelli dice:
“Non sono rimasto deluso dal suo comportamento, ognuno fa quello che ritiene giusto. Ho conosciuto l’avvocato e ho rispetto per una famiglia cha ha fatto grandi cose per il calcio. Loro portano avanti le loro idee, io le rispetto, ma non sono le mie“.
Il Coni ha affidato ad una commissione di esperti il compito di tutelare la federazione dagli attacchi dei tribunali, la commissione è costituita da 5 saggi: Pasquale De Lise, Paolo Salvatore, Piero Alberto Capotosti, Roberto Chieppa e Giulio Napolitano, i quali avranno il compito – dice Petrucci – di “difenderci da questi ricorsi perenni ai tribunali“.
Infine Petrucci ha spiegato la situazione dei rapporti con la Lega calcio di serie A
“La prima giornata di serie A non si è giocata per mancanza del contratto collettivo […] A marzo si è dimesso il presidente Beretta, ma possibile che in questi mesi non sia riuscito ad eleggerne un altro? Non possiamo andare avanti così, facciano qualcosa di costruttivo ed eleggano il nuovo presidente. Lega A a rischio commissariamento? Questo non lo so, ma loro lo sanno, visto che hanno fatto tanti studi per vedere se potevano essere commissariati. Io spero riflettano con serenità sulle mie parole. Il problema sono la categoria di avvocati che illudono i presidenti facendogli credere che le regole si possono raggirare. Purtroppo non si accetta più il risultato del campo finchè avremo voce per difendere le nostre regole, lo faremo. I presidenti lo sapevano quando sono entrati nel mondo dello sport: i soldi sono loro, le regole sono nostre“.
Alle parole di Petrucci non poteva farsi attendere la replica di Andrea Agnelli, più volte tirato in ballo durante il monito del presidente. Il numero uno dei vertici bianconeri ha perciò radunato una conferenza stampa prevista a Vinovo alle 17.30, in cui replicherà alle accuse mosse dal rappresentante del Coni.
Il post primo weekend di serie A mancato, è un susseguirsi di commenti e dichiarazioni a proposito dello sciopero, e della situazione in corso, con le eventuali evoluzioni nei prossimi giorni.
In primis, il presidente del Coni Gianni Petrucci mostra un cauto ottimismo in merito alla situazione in corso, auspicando che presto tutto potrà risolversi, non lesinando, però, alcune frecciatine a coloro che egli ritiene i principali artefici di tale situazione di caos e difficoltà, ossia i presidenti che – pur rappresentando secondo Petrucci una minoranza – condizionano gli eventi, impedendo che si trovi un accordo: fra questi, però, Petrucci “salva” l’ operato di De Laurentiis, che egli definisce “illuminato” e di “buon senso”.
In tal senso, dunque, la seconda giornata di astensione per Petrucci è assolutamente un’ eventualità da scongiurare, anche per gli incommensurabili danni che potrebbe arrecare all’ immagine della Serie A al cospetto delle televisioni che investono cospicuamente nel nostro calcio.
Al presidente Petrucci fa eco Giancarlo Abete, adoperando toni ancor più decisi in merito alle responsabilità della Lega Calcio circa la situazione di stallo creatasi. Abete, infati, sottolinea come la principale questione del contendere ruoti attorno ad un eccessivo irrigidimento nell’interpretazione del famigerato articolo 7, sul quale – precisa Abete – un accordo era già stato trovato il 7 Dicembre scorso, anche se poi la Lega ha cambiato idea non rispettando gli impegni presi. Anche da Abete, poi, giunge un monito ai presidenti di A ad essere “meno provinciali”, e ad evitare che le posizioni dei singoli possano ostacolare un intero movimento, oltre che creare disagi – dal punto di vista prettamente calcistico – anche ai giocatori della Nazionale, che dovranno disputare due gare di qualificazione ai prossimi Europei senza aver alle spalle neppure una gara di campionato, ma soltanto amichevoli estive.
Sulla stessa lunghezza d’onda, anche il presidente dell’ Aic Damiano Tommasi, che si mostra ottimista sulla partenza del campionato nel weekend del 10 ed 11 Settembre, anche se si dichiara ancora una volta amareggiato per lo sciopero attuato e per la “mancata volontà di firmare l’accordo collettivo da parte della Lega”, sottolineando come il confronto con il presidente Beretta risulti essere “zoppo”, poichè il suo potere decisionale non è, in realtà, effettivo. Inoltre, per quanto concerne la questione dell’ articolo 7, Damiano Tomamsi si dichiata fiducioso circa una risoluzione positiva della questione allenamenti separati, sempre se i presidenti di A si mostreranno più responsabili e più interessati a trovare una risoluzione positiva, piuttosto che occuparsi solo di mercato nel corso dei loro colloqui.
Schiarite all’orizzonte? Probabile, ma non è da escludere che la tempesta in corso possa avere qualche colpo di coda: ci si augura, però, che non sia così, quantomeno per salvaguardare la credibilità del movimento e non sopire definitivamente la passione dei tifosi, già molto delusi.
Il presidente della Federazione Italiana Rugby, Giancarlo Dondi ha annunciato che l’ Italia proseguirà la sua avventura al Sei Nazioni a Roma e sempre al Flaminio scongiurando così, la paventata ipotesi, che gli azzurri del rugby potessero giocare fuori dalla capitale le gare del Six nations.
Il monito del Presidente del Coni Gianno petrucci che nei gorni scorsi aveva assolutamente rifiutato la possibilità che l’ Italia giocasse il prestigioso torneo fuori dalle porte di Roma è andato a buon fine. La decisione è arrivata al termine dell’incontro avuto, proprio da Dondi, in Campidoglio con il sindaco Gianni Alemanno e la Fondazione Nervi, rappresentata da Marco Nervi. Ora la Fir dovrà comunicare al Board del Sei Nazioni e alle altre cinque federazioni che il Flaminio di Roma continuerà ad essere il terreno di gioco dei match interni dell’Italia nel Torneo. Solo dopo la Fir annuncerà i termini del nuovo accordo.
Il nuovo Flaminio sarà di 40mila posti, ha detto l’architetto Eloi Suarez, titolare del progetto di ristrutturazione e ampliamento del stadio. Secondo quanto previsto originariamente, ora il Comune dovrebbe dare il via ai lavori per le zone ospitality e stampa, mentre dopo i due incontri che l’Italia giocherà al Flaminio nel 2012 contro Inghilterra (11 febbraio) e Scozia (17 marzo), dovrebbero cominciare i lavori per l’ampliamento, che si dovranno quindi chiudere prima del Sei Nazioni del 2013.