Tag: gianni petrucci

  • Coni, presentato il nuovo logo

    Coni, presentato il nuovo logo

    Il Coni ha svelato il nuovo logo realizzato in occasione dei cento anni di attività celebrati proprio quest’anno. Si tratta, però, di un elemento che sancisce di fatto il ritorno all’antico, al passato ed alla tradizione, riscoprendo il simbolo delle origini proprio in occasione delle imminenti celebrazioni. Il nuovo logo del Coni presenterà un tricolore in bella vista su sfondo bianco ed i cerchi olimpici in testa. Il tricolore, inoltre, riporta la scritta “Italia” mentre la sigla “Coni” è riportata in basso in nero ed in stampatello. Il nuovo logo del Comitato Olimpico Nazionale Italiano è stato così presentato questa mattina al Foro Italico di Roma, nella Casa delle Armi, alla presenza del presidente del Coni Giovanni Malagò e di illustri esponenti dello sport Azzurro e delle istituzioni: Franco Carraro, Gianni Petrucci, Mario Pescante. Presenti, inoltre, importanti campioni dello sport del presente e del passato che hanno fatto da “padrini” e “madrine” al battesimo del nuovo marchio: da Alessandra Sensini ad Armin Zoeggeler, da Giuseppe Abbagnale a Manuela Di Centa, da Jessica Rossi a Mauro Checcoli.

    Coni, presentato il nuovo logo
    Coni, presentato il nuovo logo

    In occasione della presentazione del nuovo simbolo, si è colta l’occasione per fare il punto sulle celebrazioni del centenario del Coni, che proprio nel Giugno del 1914 vide “la luce”. Tali festeggiamenti prenderanno il via il prossimo 8 Giugno e proseguiranno fino al 10 Giugno, prevedendo la giornata clou il giorno 9 con una serie di eventi musicali e concerti, il passaggio delle frecce tricolori e una diretta televisiva su Rai Uno dal Foro Italico. In occasione delle celebrazioni del centenario è stata, inoltre, coniata anche una medaglia commemorativa.

    L’accento posto sulla presentazione del logo del Coni ha, poi, delle importanti implicazioni a carattere di marketing: il presidente Giovanni Malagò, infatti, ha voluto sottolineare la rilevanza dello sfruttamento del merchandising in particolar modo con la creazione dei “Coni-Point” in cui saranno disponibili i prodotti ufficiali che, ovviamente, riporteranno il nuovo logo del Coni.

    Proprio in tal senso, il presidente Giovanni Malagò ha dichiarato come il nuovo logo fosse un suo desiderio, perchè “tengo tantissimo alla striscia di colore oro e alla scritta Italia, e sono sicuro che questo nuovo marchio potrà farci vendere tantissimi nostri prodotti”. 

  • Mondiali di basket, l’Italia non parteciperà

    Mondiali di basket, l’Italia non parteciperà

    Pagare per partecipare al Mondiale? No, grazie. A dirlo, con grande fermezza, è stato il presidente della FIP Gianni Petrucci, riferendosi ai Mondiali di basket in programma per il prossimo mese di Giugno in Spagna ai quali la Nazionale italiana non parteciperà. Il presidente Petrucci, infatti, ha rifiutato di pagare la somma richiesta per la partecipazione ai Mondiali di basket, pari a un milione di franchi. La questione è la seguente: la Nazionale Italiana ha ben figurato nella prima fase dell’europeo in Slovenia con un’ottima fase a gironi ma, poi, nelle sfide dirette ha subito un forte calo di rendimento che le è costato la qualificazione al mondiale e l’ottavo posto europeo.

    Per questo, piuttosto che “sborsare” la pesante cifra per l’acquisto di una delle wild card disponibili per la partecipazione ai Mondiali di basket, la federazione italiana pallacanestro ha deciso di rinunciare all’appuntamento iridato. Le reazioni in merito sono state, ovviamente, molto forti e  contrastanti tra loro.

    Da un lato, chi ha appoggiato la posizione del presidente Gianni Petrucci sottolineando che sia concettualmente giusto, anche in linea di principio, non accettare di pagare per partecipare ad una competizione sportiva.

    Mondiale di basket, l'Italia dice no | © Paolo Bruno/Getty Images
    Mondiale di basket, l’Italia dice no | © Paolo Bruno/Getty Images

    Dall’altro lato, invece, alcuni hanno protestato perchè delusi dalla non partecipazione della Nazionale ad un appuntamento così importante come i Mondiali di basket, soprattutto perchè avrebbe potuto essere occasione di riscatto dopo la cocente delusione della sconfitta contro la Serbia che ha relegato la Nazionale di basket all’ottavo posto tra le nazionali europee, non mancando di sottolineare che – se si fosse trattato dalla mancata partecipazione dell’Italia ai Mondiali di calcio – ci sarebbe stata una vera e propria sollevazione popolare ad impedire una simile decisione.

    C’è, poi, da considerare un altro aspetto di rilievo: sarà in grado la Federazione di adoperare quel milione risparmiato per investirlo in maniera proficua al fine di risollevare le sorti di questo sport in Italia? Oppure si sarà trattato di un sacrificio, alla fine dei conti, inutile?

  • Giovanni Malagò eletto nuovo presidente del Coni

    Giovanni Malagò eletto nuovo presidente del Coni

    Un’elezione a sorpresa per la presidenza del Coni del dopo Gianni Petrucci, almeno a giudicare dalle previsioni della “vigilia” che davano per grande favorito Raffaele Pagnozzi, uomo di fiducia per oltre vent’anni del presidente uscente e segretario generale del Coni. Invece, a spuntarla è stato Giovanni Malagò, 53 anni, imprenditore romano conosciuto per la sua vita mondana e per le sue frequentazioni alto-borghesi al punto tale da guadagnarsi qualche anno fa il soprannome di “Megalò” da parte di Susanna Agnelli, e già presidente del circolo canottieri Aniene e del Comitato organizzatore per i Mondiali di Nuoto di Roma 2009, oltre grande tifoso della Roma ed ex giocatore agonista di calcio a cinque. Il voto gli ha dato ragione con un 40 preferenze contro 35 ancor più inaspettato dopo i discorsi dei due candidati, considerando che l’intervento pre-voto di Pagnozzi era risultato assai più applaudito di quello di Malagò lasciando intendere che avrebbe avuto maggiori consensi; invece, non è stato così ed i 76 “grandi elettori” dello sport italiano hanno preferito lui. Quali le ragioni di un cambio così inatteso e, secondo molti, radicale? La risposta più “gettonata” in tal senso sembra essere quella di una necessaria svolta nel panorama sportivo italiano, una non più rimandabile “scossa per lo sport del nostro Paese”. 

    Giovanni Malagò eletto nuovo presidente del Coni | immagini dal web
    Giovanni Malagò eletto nuovo presidente del Coni | immagini dal web

    Giovanni Malagò e la sua “squadra” avranno, dunque, questo compito senz’altro arduo ma tra i suoi supporters c’è chi mostra ampia fiducia nelle sue capacità di attuare questo cambiamento. In primis, Vittoria e Ludovica, le due figlie gemelle nate dalla relazione con l’attrice Lucrezia Lante Della Rovere, che sono giunte a Roma da Los Angeles per appoggiare il padre, e proprio a loro Giovanni Malagò ha rivolto il primo abbraccio dopo la notizia della vittoria a sorpresa che lo ha proclamato neo presidente del Coni. Subito dopo, in maniera sportiva (ed era proprio il caso di esserlo considerando la carica ricevuta, ndr) Giovanni Malagò ha rivolto un pensiero allo “sconfitto”, affermando che “è facile vincere ma è più difficile mettersi nei panni di chi non vince. Da sportivo ed in assoluta sincerità voglio fare un abbraccio a Lello (Raffale Pagnozzi, ndr)“.

    Quali i suoi propositi da neo numero uno del Coni? “Farò di tutto per onorare quella che per me è la più importante carica del Paese e non solo di questo Paese”. In attesa di conoscere in maniera specifica in che modo declinerà questo intento innovatore, le reazioni che sono giunte alla sua elezione sono contrastanti. In tal senso, se lo sconfitto Raffaele Pagnozzi ha mostrato grande fair play, congratulandosi e rivolgendo un in bocca al lupo al vincitore, il presidente uscente Gianni Petrucci non ha nascosto il suo disappunto sottolineando come “Pagnozzi resta il più grande di tutti”, precisando come per lui “questa è stata una sconfitta nonostante non fossi io il candidato”. 

    Entusiaste, invece, due delle più grandi atlete olimpiche dello sport italiano come la canoista Josefa Idem e la velista Alessandra Sensini che sottolineano all’unisono come “Malagò sia la persona giusta per il cambiamento, con un segnale di discontinuità rispetto al passato”. 

  • La Rai sposta il pugilato in seconda serata, Fpi furiosa

    La Rai sposta il pugilato in seconda serata, Fpi furiosa

    In questi giorni la Rai sta cercando di gestire il polverone uscito dopo la decisione di spostare in seconda serata tutte le gare di pugilato, box, lotta e qualsiasi altro sport che abbia a che fare con l’uso della forza per combattere con un avversario: la motivazione data è quella dell’educazione dei ragazzi e di tutti i minorenni che verrebbero influenzati negativamente dalla visione di tutti questi sport. La questione è uscita a causa dello spostamento delle gare di Campionato Italiano Femminile di Pugilato: la trasmissione era programmata per mercoledì alle 20.45 ma, dopo aver discusso con la commissione di vigilanza per il rispetto delle fasce protette, il tutto è slittato all’appuntamento settimanale delle 22.30 di domenica.

    Indignato per queste decisioni il presidente del Coni Gianni Petrucci ha voluto lasciare alcune dichiarazioni dove non riesce a capacitarsi su quanto espresso dalla Rai: con la squadra del pugilato infatti la Nazionale Italiana è tornata a casa dalle Olimpiadi di Londra 2012 con tre medaglie che hanno di certo avvicinato molti bambini a questo sport. Nonostante si usino le mani infatti in ogni sport dove si lotta l’educazione fuori e dentro dal ring è una delle cose più importanti e fin da piccoli viene insegnata a chi decide di intraprendere questa carriera sportiva.

    La Rai sposta in seconda serata il pugilato © JACK GUEZ/AFP/GettyImages

    “Non riesco a capacitarmi di quanto sia avvenuto, vietando ai minori la visione di tali sport si offende anche il senso comune e l’intelligenza di quei genitori che, sull’onda dell’entusiasmo dei recenti Giochi Olimpici di Londra, dove queste quattro discipline hanno contribuito al medagliere azzurro con sei podi, hanno portato in massa i loro figli ad iscriverli nelle palestre di tutt’Italia di pugilato, judo, lotta e taekwondo. La crescita di nuovi tesserati in tali sport procede amaramente di pari passo con l’assurdità di certe scelte di ottusa burocrazia che lo sport italiano respinge con fermezza e di cui avremmo fatto volentieri a meno”.

    Dopo le parole di Petrucci sono arrivate anche le dichiarazioni del presidente della Federpugilato, Franco Falcinelli il quale ha preso a braccetto quanto espresso dai vertici del Coni: in questo modo si sta infatti arrivando a toccare dei paradossi enormi. In televisione, durante le fasce protette, vengono trasmessi programmi diseducativi ed anche a sfondo sessuale, eppure nessuno si è mai lamentato anzi, una volta notato che gli ascolti sono aumentati, è stato proporzionalemnte aumentato il numero di trasmissioni dello stesso genere: per questo motivo quanto deciso dalla Rai è stato ritenuto assurdo da chi, come gli specialisti del pugilato, tolgono quotidianamente dalla strada ragazzi che si trovano a dover convivere con la malavita, portandoli a disputare uno sport tanto aggressivo quanto educativo.

    “Il valore pedagogico di tale sport è testimoniato dal largo uso della sua disciplina nei programmi di riabilitazioni nelle carceri o per il recupero di giovani in territori ad alta concentrazione criminale. Togliere il ragazzo dalla strada con le sue facili lusinghe e portarlo in palestra è il primo obiettivo di tutti gli allenatori. Attraverso l’insegnamento delle regole e dei valori della boxe abbiamo il compito di formare essenzialmente l’uomo e solo in un secondo momento l’atleta”.

    Parole chiare quelle del presidente della Fpi il quale, supportato anche dai grandi atleti azzurri come Clemente Russo e Roberto Cammarelle, sembra non avere alcuna intenzione di stare alle decisioni della Rai: il tutto è quindi rinviato a quando il servizio pubblico radiotelevisivo pubblicherà una risposta.

  • Gianni Petrucci: “Rispetto per la giustizia sportiva”

    Gianni Petrucci: “Rispetto per la giustizia sportiva”

    Dopo la conferma della squalifica per 10 mesi, Antonio Conte ha voluto dare la propria spiegazione dei fatti, andando anche a richiamare quanto esposto dal sito della FIGC, la quale ha voluto mettere in prima pagina tutti i motivi per cui la decisione è stata approvata. A richiedere la conferenza stampa è stato proprio il club di Torino, dando così a Conte il modo di rompere il silenzio dopo un lungo periodo nel quale ha preferito lasciare che ognuno compiesse il proprio lavoro: arrivato ad oggi però l’ex allenatore bianconero si è presentato ai giornalisti con tanti sassi da togliersi dalle scarpe. In particolare il tecnico si è voluto soffermare su Sandulli e su Carobbio, ma soprattutto ha ribadito di non aver mai scommesso in vita sua.

    Le dichiarazioni di Conte non sono passate di certo indifferenti a tutti coloro che vivono nel mondo del calcio ma soprattutto sembrano aver toccato nel profondo il presidente del Coni Gianni Petrucci, il quale ha voluto rispondere a tono ai continui dibattiti che da mesi fanno da protagonisti nei casi del calcioscommesse:

    Il presidente del Coni Gianni Petrucci | ©Getty Images

    “Ora è arrivato il momento di dire basta a questi continui attacchi ai giudici e alla giustizia sportiva, in queste settimane ho assistito a esibizioni muscolari che mostrano il lato peggiore di uno sport che non merita mortificazioni. Sembra che l’unico colpevole sia Palazzi e non chi ha commesso illeciti, così non si può andare avanti: non si può vivere senza regole o in spregio di quelle esistenti approfittando di casse di risonanza mediatiche superiori a quelle degli altri sport che invece rispettano le regole e i verdetti anche nei settori professionistici. Bisogna cominciare a rispettare i giudici, gli arbitri e quanti sono preposti al rispetto delle regole, altrimenti sarà solo caos e questo il Coni non può consentirlo”.

    Uno sfogo apparentemente senza destinatario quello del presidente del Coni, ma che tutti hanno inteso come una chiara risposta alla conferenza stampa della Juventus dove Antonio Conte ha messo a nudo molte problematiche passando punto su punto tutte le motivazioni che la FIGC ha elencato nel documento riguardante le motivazioni della squalifica.

  • Bilancio azzurro di Londra 2012: Italia 28 medaglie e qualche rammarico

    Bilancio azzurro di Londra 2012: Italia 28 medaglie e qualche rammarico

    Il giorno dopo la chiusura dei giochi olimpici è sempre un giorno triste, emozioni, sogni, aspettative, delusioni e gioie in questi 16 giorni di giochi in cui l’Italia chiude con una medaglia in più rispetto alla spedizione cinese.

    Otto ori, nove argenti e undici bronzi è questo il bottino che gli atleti azzurri hanno saputo raccogliere in questi giorni a cinque cerchi dove la spedizione azzurra non si è fatta mancare assolutamente nulla nel bene e nel male.

    Il presidente del Coni uscente, Gianni Petrucci, si è ritenuto soddisfatto delle medaglie vinte dato che la previsione alla vigilia dei giochi era stata di 25 medaglie, previsione forse volutamente tenuta al ribasso. Come al solito la miniera azzurra è stata rappresentata dalla scherma che ha collezionato la bellezza di sette medaglie e tre titoli olimpici tutti nel fioretto con Elisa Di Francisca ed i due dream team maschile e femminile. La sorpresa più lieta di questi giochi è rappresentata dalla nazionale di tiro, che sempre aveva contribuito alla grande nei precedenti giochi, ma mai come in questa edizione con la scoperta dei fuoriclasse Niccolò Campriani e Jessica Rossi.

    Molmenti con il suo oro nella canoa  stato uno dei pochi atleti che ha confermato le speranze della vigilia, con la medaglia d’oro più bella sicuramente rappresentata da Carlo Molfetta nel Taekwondo e senza dimenticare lo splendido “ten” finale di Michele Frangillinella gara a squadre di arco.

    Carlo Molfetta, è suo l’oro più bello di Londra 2012 ©ALBERTO PIZZOLI/AFP/GettyImages

    È opinione di chi vi scrive che però la tanta contentezza e soddisfazione rappresentata dal massimo organo sportivo italiano non è al 100% condivisibile. È vero che l’età media dei medagliati si è abbassata a 27 anni ma ci pare che i titoli vinti siano frutto più di un eccellenza tipica italiana che naturale conseguenza di una programmazione a lungo corso. Ovviamente come in ogni olimpiade ci ricordiamo sempre degli sport c.d. “minori” per poi non fare assolutamente niente per cercare di migliorare delle federazioni che potrebbero dare tantissimo allo sport italiano. Purtroppo non ci dobbiamo dimenticare che nel ciclismo su pista l’Italia ha presentato solamente un atleta (Elia Viviani) e le imbarcazioni qualificate in questi giochi sia nel canottaggio che nella canoa sono assolutamente poche per la tradizione e le vittorie conseguite in passato.

    Adesso l’appuntamento sarà fra quattro anni a Rio dove speriamo ci sia una crescita complessiva dello sport italiano e con la consapevolezza che i valori mostrati in questi giochi sono veramente cosa rara rispetto allo “splendido” spettacolo mostrato dal calcio italiano in occasione della finale di supercoppa fra Juventus e Napoli.

  • Juve logo a tre stelle, Abete diserta il J Museum

    Juve logo a tre stelle, Abete diserta il J Museum

    Una polemica che va avanti da settimane, da quando cioè la Juventus, vincendo a Palermo e sorpassando il Milan, ha cominciato a sentire lo scudetto vicino. Il trentesimo per alcuni, il ventottesimo per altri. Un dettaglio di non poco conto, specie per i tifosi bianconeri, ma a quanto pare anche per il presidente Federale Giancarlo Abete. A differenza da quanto dichiarato pochi giorni fa il presidente del Coni Gianni Petrucci, il quale aveva avallato la proposta del presidente della Juventus riguardo all’inserimento della terza stella, presumibilmente all’interno del logo societario, arriva il pronto intervento di Abete che alla Rai risponde in maniera decisa sull’argomento.

    Gli scudetti della Juventus sono 28 – tuona il presidente della Figc -. Sono quelli che sono stati sanciti da una decisione di un organo di giustizia esterno alla Federcalcio operante presso il Coni e sono 28, come ha detto Blatter nella sua lettera alla Juventus. Ognuno pensa di avere la giustizia sostanziale al proprio interno. C’è una decisione della giustizia dello sport e quella va rispettata. Non è una trattativa tra sentimenti, che comprendo, non è quello che uno sente nel cuore. Del Piero lo diceva e ricordava di sentire nel cuore 30 scudetti. Gli scudetti sono 28 e su questo versante non può esserci una discussione, da parte di quei giocatori che sono andati in B e hanno ripreso un discorso nel 2006 è comprensibile questa presa di posizione sui 30 titoli”.

    Giancarlo Abete © Paolo Bruno/Getty Images

    Anche sulla terza stella Abete è inflessibile. “Se parliamo di mettere sulla maglia la terza stella classica per ogni dieci titoli – afferma – questo non è possibile, se poi saranno individuate altre soluzioni nel logo o nel sogno o nel disegno, saranno valutate da chi di dovere. Le tre stelle classiche legate al riconoscimento di dieci titoli vinti tra l’altro sono il frutto di una iniziativa partita allora dalla Juventus”.

    Proprio in questi giorni tra l’altro la Juventus sta lavorando anche per inserire il numero trenta e le stelle nella sale del museo della Juventus, lo J Museum, che verrà inaugurato giovedì. Abete, invitato a partecipare all’iniziativa, non sarà presente, proprio per evitare discussioni, e probabilmente anche i fischi, derivanti dalle sue dichiarazioni.

  • Finale Coppa Italia, Juventus – Napoli a Roma

    Finale Coppa Italia, Juventus – Napoli a Roma

    La finale di Coppa Italia tra Juventus e Napoli, in programma il 20 maggio, si disputerà allo stadio Olimpico di Roma. Si è risolta con una semplice telefonata dunque la querelle che durava da ieri tra il presidente della Lega Maurizio Beretta e quello del Coni Gianni Petrucci. Ma facciamo un passo indietro e ripercorriamo la vicenda. Nella tarda mattinata di ieri infatti la Lega ufficializza la scelta di Roma come sede per la finale del 20 maggio ma non fanno i conti con il presidente del Coni Gianni Petrucci, infastidito dalle troppe diatribe tra i club riguardo alla scelta dell’Olimpico, secondo qualcuno addirittura considerando non adatto ad ospitare il match.

    Come se fosse un impianto diverso da quello che appena qualche anno fa ospitò la finale di Champions League tra Barcellona e Manchester United. “Stiamo pensando di non concedere lo stadio Olimpico – aveva dichiarato ieri Petrucci -. Troppi litigi, e poi non abbiamo ancora avuto la conferma”. Pronta la replica di Maurizio Beretta. “La finale di Coppa Italia è un evento di straordinario richiamo e merita uno stadio che consenta al maggior numero di tifosi di assistervi – aveva risposto -. Noi lavoriamo perchè questo si realizzi e abbiamo uno scambio formale di corrispondenza con il Coni per la disponibilità della tradizionale sede dello stadio Olimpico. Considerato lo straordinario richiamo di una sfida tra Juventus e Napoli, stiamo cercando di costruire tutte le condizioni perchè il massimo numero di tifosi assista all’evento. Mi pare evidente che la definizione di tutti questi aspetti è importante al fine della scelta. A tutela di tutti gli sportivi deve essere chiaro che nessun biglietto è ancora stato messo in vendita. Sarà la Lega ad avviare la procedura e ad annunciarla ufficialmente“.

    Gianni Petrucci © Paolo Bruno/Getty Images

    Nella mattinata di oggi, dopo le parole pepate di Beretta, Petrucci è stato protagonista di una controreplica. Una risposta che sembrava aver chiuso definitivamente le porte dell’Olimpico alla finale tra le due squadre, ironia del destino, di fronte proprio domenica sera per il match di campionato. “Per noi il discorso è chiuso, pensassero ad un altro stadio. Pensavo che le lettere di richiesta per l’utilizzo dello stadio e le riunioni svolte dalla Lega all’Olimpico fossero ufficiali, non formali. Altrimenti non avrei nemmeno risposto accogliendo le richieste. Beretta dimentica che l’anno scorso Inter-Palermo ha fatto registrare il tutto esaurito all’Olimpico. Ha voluto mettere una toppa ma non s’è accorto che è rimasto il buco” ha affermato Petrucci.

    Quindi la telefonata tra i due che finalmente ha risolto il tutto: la finale Coppa Italia tra Juventus e Napoli, il prossimo 20 maggio, si affronteranno all’Olimpico, e la decisione sembra trovare concordi anche le due società. “La Coppa Italia è definita da alcuni anni Coppa del Presidente della Repubblica quindi è naturale che la sede della finale sia a Roma. Appena tre anni fa si è disputata allo Stadio Olimpico la finale Barcellona Manchester United, non si vede per quale motivo non si possa giocare Juventus-Napoli” ha dichiarato il presidente dei bianconeri Andrea Agnelli. “Io sono d’accordo con Andrea Agnelli quando dice che bisogna giocare a Roma. Per noi l’importante e’ garantire la presenza dei nostri tifosi, quelli che hanno la tessera del tifoso ma anche i tanti che non la hanno, che sono venuti a sostenerci per tutta la stagione e che sono venuti con noi in giro per l’Europa” ha poi aggiunto Aurelio De Laurentiis a Radio Marte.

  • No agli stage della Nazionale: colpo basso a Prandelli

    No agli stage della Nazionale: colpo basso a Prandelli

    Decisione unanime da parte dei presidenti dei venti club di serie A che hanno respinto categoricamente la richiesta avanzata da parte di Cesare Prandelli di poter realizzare degli stage a Coverciano insieme ai suoi calciatori della Nazionale, per averli a disposizione per due giorni, nel mese di Aprile in prossimità delle semifinali di Champions (in tal caso i giocatori del Milan, se fossero ancora in corsa sarebbero comunque esentati, ndr) in modo da lavorare insieme, compattare il gruppo e preparare al meglio il prossimo impegno Europeo in Polonia ed Ucraina.

    Un no secco, che ricalca ancora una volta l’ egoismo da parte dei club, e la loro chiusura nei confronti delle richieste avanzate da parte della Nazionale, nonostante il ct Prandelli abbia comunque cercato, in ogni occasione, di sottolineare l’ importanza della collaborazione con i club di appartenenza.

    Cesare Prandelli ©Claudio Villa/Getty Images

    Gli impegni della Nazionale durante il campionato sono considerati come un vero e proprio fastidio per i club, che – stando alle parole del Presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis – non hanno mai avuto piacere di “concedere” i propri calciatori alla Nazionale per le partite amichevoli (peraltro rare, ndr) durante la stagione, temendo sempre che quegli impegni “indesiderati” potessero comportare qualche infortunio di troppo, o anche solo qualche acciacco ai propri uomini.

    Uno schiaffo pesante nei confronti di Cesare Prandelli, che teneva tanto alla possibilità di realizzare tali stages, considerando che la proposta è stata una sua personale iniziativa: una sconfitta personale, dunque, che rischia di incrinare e compromettere il suo futuro da cittì, nonostante il suo contratto con la Figc scada nel 2014.

    Inoltre, Prandelli ha sempre ribadito di “sentirsi uomo di campo” e, dunque, se dovessero venir meno i presupposti per restare alla guida della Nazionale, non gli dispiacerebbe andare ad allenare un grande club ed, in particolare, la sua amata “Signora”, ossia la Juventus. Una concreta possibilità, almeno per il futuro, anche se per ora sarebbe meglio evitare di turbare il cittì, considerando l’importanza dell’imminente impegno Europeo. In tale direzione dovrebbe andare il comportamento dei club di serie A, superando le logiche del solo interesse “personale” per creare delle “sinergie che permettano di realizzare l’interesse del calcio italiano”, così come ha sottolineato quest’ oggi lo stesso presidente del Coni Gianni Petrucci.

     

  • Calciopoli, Della Valle denuncia Guido Rossi

    Calciopoli, Della Valle denuncia Guido Rossi

    Alla faccia del ‘Tavolo della Pace’ e dell’idea di seppellire l’ascia di guerra. Diego Della Valle, il patron della Fiorentina, esce allo scoperto con una vera e propria dichiarazione di guerra contro l’allora commissario Federale Guido Rossi, riaccendendo come un piromane il mai spento focolaio di polemiche relative a Calciopoli.

    Questo il comunicato rilasciato al sito internet della Fiorentina:

    “Ho conferito mandato ai miei legali di agire, nelle sedi competenti, nei confronti dell’allora Commissario Federale Guido Rossi e di altri per la gestione assunta dagli stessi durante il processo sportivo di Calciopoli celebrato nell’estate 2006. Le azioni legali verranno avviate per censurare i comportamenti assunti dagli stessi nella gestione del processo sportivo”.

    Diego Della Valle | © Paolo Bruno/Getty Images

    Facciamo un passo indietro per capire cosa abbia potuto scatenare una simile reazione. Il patron viola, appena terminato l’incontro con Petrucci e gli altri presidenti della Lega, esprime il suo dissenso verso un incontro che nonostante la buona volontà di Petrucci ha palesato come le posizioni dei presenti siano sempre più cristallizzate. Il sentimento di rivalsa e di ottenere una giustizia da parte della Fiorentina è qualcosa di prioritario, e nessun tavolo della pace o buoni propositi avrebbe potuto far cambiare idea a Della Valle convinto a dimostrare le sue ragioni in tutte le sedi possibili. Tanto è che il giorno seguente, il patron viola scarica l’intera responsabilità del caso Calciopoli su un unico capro espiatorio: Guido Rossi, allora commissario federale che decise per l’assegnazione di quel contestatissimo scudetto ai nerazzurri. “Guido Rossi deve spiegare cosa davvero accadde”– aggiungendo in seguito: “Per quanto mi riguarda è Guido Rossi primo tra tutti che deve pubblicamente spiegare che cosa è realmente accaduto allora assumendosi le proprie responsabilità. È lui – ha concluso Diego Della Valle – che ha il dovere di ricostruire i fatti e darne spiegazione pubblica a tutti quelli che vogliono conoscere la verità”.

    ROSSI RISPONDE – Guido Rossi non ha fatto attendere per la risposta spiegando, tramite l’ANSA, come in parole povere i processi parlino a suo favore:

    “Adempio volentieri all’invito di Della Valle. Calciopoli è in ambito sportivo quanto accertato dalla giustizia federale e da quella del Coni; in ambito penale quanto deciso dalla magistratura penale; in ambito amministrativo quanto pronunciato dalla giustizia amministrativa. Il rispetto nelle istituzioni e nel loro corretto operare mi esime da ulteriori commenti. La mia personale esperienza è comunque stata in ogni caso dettagliatamente illustrata in Parlamento e al presidente del Coni, Gianni Petrucci”.

    La querelle adesso promette nuovi spunti legali e nuove polemiche mai sopite. Il calcio in tribunale di questo passo soppianterà quello giocato e ‘parlato’ dai tifosi nel classici bar sport. Se fosse un libro Calciopoli si chiamerebbe la storia infinita. Alla prossima puntata.

    Dichiarazioni tratte da: Ansa, il Messaggero, Corriere della Sera