E’ il personaggio del momento in casa Italia e non per le sue prodezze. Gigi Buffon è al centro delle polemiche da molti giorni e la notizia risalente all’altro ieri dell’informativa della Guardia di Finanza di Torino circa i 14 assegni (per un totale di 1,5 milioni di euro) girati dal portierone azzurro a Massimo Alfieri, titolare di una tabaccheria a Parma, ha solo alimentato le polemiche. Ieri sera al termine dell’amichevole persa dall’Italia 0-3 con la Russia, il portiere della nazionale ha commentato la sua situazione: “Con i miei soldi posso comprare orologi, terreni, oppure darli a un amico. Ci faccio ciò che voglio anche se sembra che in Italia non sia così. Vorrà dire che la prossima volta vi dirò ciò che faccio”.
PAROLA AL LEGALE – Le dichiarazioni del portiere azzurro seguono di un giorno quelle pronunciate a Sky Sport 24 in sua difesa dal suo legale Marco Valerio Corini: “Se vogliamo andare ai fatti, non c’è un processo penale o un interessamento della giustizia sportiva, non c’è nulla che possa dimostrare che Buffon abbia scommesso, sono transazioni economiche tra due persone che si conoscono da anni di cui uno svolge anche quella di avere una ricevitoria”. “Da li non ci si pone il dubbio che possano essere operazione immobiliari o altro, si pensa che necessariamente che devono essere scommesse e per giunta illegali. Ma non si ha neanche la prova che sia una scommessa. Buffon è stato ed è sempre a disposizione in maniera franca, leale e collaborativa”. Il legale del portiere della nazionale, intervenuto a Radio Radio tv, è entrato nel merito della questione assegni: “Il bonifico più cospicuo, risalente al 13 settembre 2010, riguarda l’acquisto di venti Rolex, che sono nella cassaforte di Gianluigi da mesi. Un acquisto compatibile con il suo reddito e che è scritto nella casuale del bonifico: cos’altro deve fare? Siamo in grado di dimostrare che ogni pagamento effettuato non riguarda le scommesse sportive”.
PERQUISITA LA RICEVITORIA – Nella giornata di ieri la tabaccheria (abilitata come centro scommesse) gestita da Massimo Alfieri situata nel centro di Parma, ha ricevuto la visita della Guardia di Finanza di Torino arrivata lì per una perquisizione. I finanzieri torinesi si sono intrattenuti un paio d’ore per analizzare soprattutto i computer che archiviano le scommesse. Il titolare della ricevitoria non era presente al momento della perquisizione in quanto si trova al momento in vacanza negli Stati Uniti. Secondo le analisi effettuate e che provengono dai Monopoli di Stato (Aams), non risultano giocate anomale emesse presso la tabaccheria del signor Alfieri.
LIEVE INFORTUNIO – Il portiere della Juventus e della nazionale italiana ha giocato nella serata di ieri l’amichevole pre-europei persa 0-3 con la Russia, mantenendo inviolata la porta azzurra fino alla fine del primo tempo. Nella ripresa Buffon è stato sostituito (da Morgan De Sanctis) per via precauzionale in quanto ha rimediato uno stiramento alla spalla destra che però non gli impedirà di difendere i pali azzurri nell’esordio europeo contro la Spagna campione d’Europa e del mondo in carica in programma domenica 10 giugno alle ore 18.
Da una nota riservata dalla procura di Torino a quella di Cremona si potrebbe aprire un nuovo fronte nell’inchiesta sul calcio scommesse e che riguarderebbe addirittura il capitano della nazionale azzurra e portiere della Juventus Campione d’Italia, Gigi Buffon.
Non sono passate nemmeno 24 ore dalla conferenza stampa del numero uno azzurro con dichiarazioni al veleno contro la maggioranza della carta stampata, rea secondo il portierone azzurro di creare dei veri e propri mostri e di conoscere con troppa celerità delle notizie che dovrebbero essere “secretate dalla Magistratura Ordinaria”, che arriva adesso una di quelle indiscrezioni che potrebbero veramente far saltare il banco del calcio italiano.
La nota riservata partita dalla procura di Torino riguarda una richiesta firmata dal dottor Cesare Parodi e datata 29-12-2011, nella quale il magistrato chiede al collega la trasmissione di alcuni documenti che potrebbero interessare il suo ufficio impegnato dal maggio 2011 in una indagine su Buffon e un ipotetico giro di scommesse da un milione e mezzo di euro. Il conto corrente del calciatore, si legge nell’informativa della guardia di finanza che dette origine all’indagine, avrebbe registrato “un’anomala movimentazione caratterizzata dall’emissione nel periodo gennaio 2010 – settembre 2010 di n. 14 assegni bancari, di importi tondi compresi tra 50mila ed euro 200mila per un totale di 1.585.000 euro tutti a favore di Alfieri Massimo (titolare di tabaccheria a Parma, abilitata, tra l’altro, alle scommesse calcistiche).
L’avvocato Marco Valerio Corini, legale che segue il calciatore da anni, a tutela della privacy del suo assistito, non ha voluto dettagliare la ragione dell’operatività segnalata. “Lo stesso avvocato – si legge nell’informativa – si è limitato a descrivere il beneficiario degli assegni come persona di assoluta fiducia, spiegando che i trasferimenti di liquidità sono volti a tutelare parte del patrimonio personale di Buffon. L’avvocato ha, inoltre, accennato ad una società fiduciaria ed all’acquisto di immobili a Parma, senza specificare l’esistenza o meno di scritture private o atti di compravendita donazione. L’istituto di credito segnalante ipotizza che le liquidità possano essere oggetto di scommesse vietate“.
È opportuno segnalare e rilevare che al momento non viene formalmente contestata dalla giustizia penale alcuna ipotesi di reato ai danni di Buffon.
Gigi Buffon dice sempre quel che pensa dimostrando, in più di un’occasione, di non conoscere il significato della parola ipocrisia. Proprio per la sua sincerità il portiere e capitano della Nazionale aveva ricevuto una pioggia di critiche da più fronti con una gran parte di addetti ai lavori, tifosi e semplici appassionati di questo sport che hanno condannato fermamente le sue ultime uscite (non quelle da portiere, ndr) addirittura chiedendo al ct Cesare Prandelli di toglierli la fascia di capitano, in particolare sull’ammissione pubblica che non avrebbe aiutato l’arbitro segnalando la regolarità dell’ormai famoso gol di Muntari in Milan – Juve neanche se se ne fosse accorto e le esternazioni, più recenti, «Meglio due feriti che un morto» riferendosi ai “biscotti” tra due squadre le quali indirizzano le gare, senza combinarla illegalmente, verso un determinato risultato che stia bene ad entrambe.
Dichiarazioni queste ultime che hanno fatto drizzare le orecchie anche ai pm della Procura di Cremona che stanno indagando sul male che attualmente sta travolgendo il calcio italiano, lo scandalo del calcioscommesse, e che proprio in questi giorni hanno effettuato diversi blitz che hanno portato all’arresto del capitano della Lazio Stefano Mauri e del centrocampista del Padova ex Genoa Omar Milanetto, inviando avvisi di garanzia, tra gli altri, a Mimmo Criscito, raggiunto dalle forze dell’ordine nel ritiro della Nazionale poco prima che il ct Cesare Prandelli diramasse la sua lista definitiva per Euro 2012, Antonio Conte, Sergio Pellissier, Giuseppe Sculli, Christian Vieri e Leonardo Bonucci per il quale però ancora non è stata resa formale, al punto in cui il pubblico ministero Roberto Di Martino aveva espresso la volontà di convocare Buffon per interrogarlo come persona informata sui fatti.
Un fiume in piena ieri il numero 1 dell’Italia e della Juventus che ha parlato in conferenza stampa a Coverciano, senza peli sulla lingua, molto infastidito dalla stampa che sa sempre tutto e prima dei diretti interessati su vicende delicate come queste e dal modus operandi di chi all’interno della Procura fa filtrare parte del contenuto delle deposizioni dei vari interrogati immediatamente dopo gli interrogatori. A chi gli chiede se pensa che i magistrato lo chiameranno a deporre replica seccamente: «Ditemelo voi – riferendosi alla stampa – Tanto lo sapete sempre prima degli interessati. Quella è una vergogna. Non è normale che dopo 10 minuti si sappia cosa si è detto a un pm o che notizie sulle inchieste escano 3 o 4 mesi prima del dovuto. La notte del “blitz”, le tv stavano fuori da Coverciano alle 6 di mattina. Strano. Ma sia ben chiaro che nessuno voleva spettacolarizzare. Stavo dormendo, conoscendo Mimmo (Criscito, ndr) per lui non è stata una bellissima sveglia, credo che non la si debba augurare a nessuno. Non credo che la Federazione fosse a conoscenza di qualcosa».
Per le dichiarazioni che hanno irritato i benpensanti: «Mi prendo, come sempre, le mie responsabilità tuttavia ho avuto la conferma che una persona perbene, con la coscienza a posto e senza scheletri nell’armadio, non può dire quello che pensa. Non era il caso di dirlo in pieno scandalo scommesse? Me lo dovete dire voi quando è il caso? Quando tocchi certi argomenti non c’è mai il momento giusto ma che gente che segue il calcio da millenni mi abbia fatto la paternale è il massimo. Nel caos non si è capita la mia distinzione tra i comportamenti discutibili, ma solo antisportivi, e quelli truffaldini con alle spalle le organizzazioni criminali che lucrano sulle scommesse. Esempio. Semifinale di Champions: Bayern e Real giocano 90 minuti alla morte poi nei supplementari non prendono rischi e aspettano i rigori. È un illecito? Vogliamo chiamare la magistratura per questo? E se due squadre cui serve un punto lo ottengono si grida al pareggio annunciato ma se una perde e retrocede chi glielo spiega ai 300 tifosi che l’aspettano? Il biscotto di Danimarca – Svezia all’Europeo? Non ero arrabbiato, solo stupito».
«Se ci sarà giustizia? Ho piena fiducia anche perché non ci sarebbe niente di peggio che speculare sulle vite altrui. Dopo l’errore con il Lecce un giornalista mi disse che sul web pensano che l’abbia fatto apposta per scommettere. Se qualcuno è così tarato da crederlo possibile, la cosa mi offende e mi disarma. E’ uno scandalo peggiore del 2006? Allora al 95 per cento si incentrava su una società, qui in effetti è coinvolto tutto il nostro movimento. Sono sorpreso che si sia arrivati a questo punto».
Infine chiusura sull’auspicio, più che proposta, lanciata da Monti durante il vertice italo-polacco dell’altro ieri: «È il presidente del Consiglio, dunque sarà una persona intelligente e di buon senso. La risposta giusta l’ha data Abete: in quel modo punirebbe l’80-85 per cento dei calciatori onesti che perderebbero il lavoro. Io forse troverei un posto all’estero ma tanti altri resterebbero, senza colpa, a casa».
Intanto il pm Di Martino ha annunciato che non convocherà Buffon in Procura «perchè non esistono i presupposti» ma lo invita indirettamente a presentarsi davanti ai magistrati di sua spontanea volontà qualora si sentisse in dovere di dire qualcosa.
La schiettezza ed il parlare senza peli sulla lingua, a volte, può non essere riconosciuto come un pregio ma, al contrario, avere delle conseguenze affatto positive. In particolare, nell’attualità calcistica di questi giorni concitati, considerando il clima di grande tensione nell’intero ambiente, fra perquisizioni, interrogatori, arresti, illazioni ed, ultima in ordine di tempo, la provocazione del presidente del consiglio Mario Monti, che ha proposto “2-3 anni di sospensione del calcio” per far pulizia su tali fenomeni indegni.
Le parole pronunciate spontaneamente da Gigi Buffon, ancor prima che l’ondata di blitz ed arresti prendesse il via, potrebbero costargli, infatti, una convocazione dalla Procura di Cremona da parte del pm Roberto Di Martino per essere ascoltato come persona “informata sui fatti”, quindi come semplice testimone senza la necessaria presenza degli avvocati ed, in particolare, riguardo alla posizione del mister juventino Antonio Conte iscritto nel registro degli indagati in riferimento alla sua guida del Siena nel campionato 2011.
L’ipotesi di una possibile convocazione in procura del capitano della spedizione Azzurra prima della partenza per gli Europei – secondo quanto trapela in queste ore – si riferirebbe, dunque, alla necessità di render conto della sua frase “E’ chiaro che le partite si giocano per essere vinte, ma in alcuni casi meglio due feriti che un morto”, riferita agli scenari delle gare di fine campionato, in cui in alcuni casi, le squadre in campo tenderebbero a non farsi male a vicenda, facendo gli opportuni calcoli finalizzati ad “un patto di non belligeranza” nel caso in cui, ad esempio, il pareggio fosse un risultato che accontenti entrambe: una circostanza che, secondo Buffon, sarebbe una pratica consolidata nel calcio, ma ben lungi dalle combine-scommesse e dal coinvolgimento della malavita organizzata.
La frase in questione, però, secondo gli uomini della Procura di Cremona potrebbe essere letta anche come una sorta di difesa d’ufficio nei confronti di Antonio Conte e, per tal motivo, potrebbe essere chiesto a Buffon di renderne conto, così come lo stesso pm Di Martino ha accennato nella giornata di ieri: “Non ci ho ancora pensato ma non lo escludo”.
A tal proposito appare chiaro come l’approccio del procuratore alle dichiarazioni di Buffon sia mutato, considerando che – fino a due giorni fa – Di Martino aveva preferito non commentare le parole del portiere, sostenendo che “ognuno può dire quello che vuole” anche se, tra le righe, era parso che non le avesse affatto gradite.
Resta da capire, dunque, quali siano le effettive motivazioni alla base del cambio di impostazione da parte della Procura, anche se – secondo i rumors – potrebbe essere finalizzata a comprendere il reale significato delle parole di Gigi, per appurare se siano state “mosse” da una sua eventuale conoscenza dei fatti legati all’indagine oppure dalla semplice volontà di esprimere un suo punto di vista sincero su un argomento di estrema attualità e che coinvolge direttamente persone a lui vicine, come Leonardo Bonucci ed Antonio Conte.
Al momento, in attesa dell’eventuale convocazione a Cremona, Gigi Buffon appare tranquillo e sereno nel ritiro della Nazionale Azzurra, al punto da scherzare e sdrammatizzare sul campo di allenamento, insieme a Balotelli e Cassano, proprio sull’argomento scommesse. Nel primo pomeriggio di oggi, inoltre, il portiere Azzurro parlerà in conferenza stampa e, probabilmente, lancerà altri spunti interessanti sulla questione.
E’ il trentesimo nel cuore e nella testa di tutti gli juventini, è quello più bello e inaspettato, quello che segna la rinascita dopo l’inferno della Serie B e dopo annate segnate da risultati molto deludenti, è quello che chiude il cerchio e riporta la Vecchia Signora sul trono più alto d’Italia, quello che per rango e blasone le spetta di diritto, prima con 84 punti e senza mai subire l’onta della sconfitta. Merito di un lavoro costante, di una società che c’ha messo un po’ ad ingranare, ma che ha avuto la giusta intuizione nello scegliere un bianconero puro, mettendolo alla guida di una squadra ben costruita, certo con qualche errore, ma ideata con un mix di giovani e veterani, affamati e vogliosi di prendersi quello che da troppo tempo mancava all’ombra della Mole.
Le Pagelle
Marotta-Paratici-Nedved 8: la nuova triade nata sotto l’egida di un Agnelli, ha avuto grosse difficoltà al suo primo anno dovendo ricostruire una squadra vecchia e stanca. Specie il duo ex-sampdoriano ha portato quell’esperienza che era mancata alla precedente dirigenza per far risorgere dalle ceneri la gloriosa maglia bianconera. Il terzo elemento aggiuntosi in seguito è colui che ha permesso ai dirigenti di capire cos’è la Juve, cosa vuol dire vivere e indossare determinati colori e combattere per essi.
Andrea Agnelli 9: ha ripreso da dove Calciopoli aveva interrotto, al suo arrivo ha cancellato quanto fatto nelle annate precedenti e si è accollato il peso di decisioni talvolta impopolari che gli sono però valse il rispetto di tutto il popolo della Vecchia Signora. Ha voluto Conte, ha voluto Nedved in società e ha voluto continuare il progetto dello stadio per regalare una casa alla sua Juventus, una casa dove poter arricchire la propria bacheca.
Antonio Conte 10: voto massimo per il condottiero della Juve, è riuscito nell’impresa di rinvigorire giocatori che sembravano non essere da grande squadra, ha riportato la juventinità nello spogliatoio e dopo aver conquistato la qualificazione in Champions ha realizzato un capolavoro che neanche ai suoi maestri era riuscito prima, vincere al primo anno senza perdere neanche una partita, un’impresa che rimarrà impressa negli annali della storia bianconera e non solo. Oltre a questo ha regalato alla squadra un’identità ed un gioco che da molti anni non si vedevano alla corte bianconera.
Gianluigi Buffon 9: è il portiere numero uno in Italia e in Europa da anni, troppe volte messo in discussione e criticato anche dallo stesso popolo bianconero con la memoria troppo corta, quest’anno molto spesso le sue pagelle sono state un s.v. perchè quasi mai è stato chiamato in causa per fare ciò che meglio gli riesce, ha reso più interessante, diciamo così, il finale di campionato con quell’errore di piede nella partita casalinga contro il Lecce che è valso il pareggio dei salentini, ma negli anni a venire nessuno ricorderà quella gaffe. SUPERMAN
Marco Storari 7: secondo silenzioso e mai invadente, del resto quando a rubarti il posto è un certo signor Buffon, non puoi mica pretendere tanto. Ha sempre risposto presente quando è stato chiamato in causa ed è anche merito suo se la squadra dopo aver vinto lo scudetto potrà giocarsi una preziosa finale di Coppa Italia. GREGARIO DI LUSSO
Alexander Manninger 6: ha vissuto nottate di gloria in maglia bianconera come quella del Bernabeu espugnato con doppietta del capitano, quest’anno ha lavorato in silenzio godendo dei frutti del sudore altrui. ONORE AL MERITO
Andrea Barzagli 9: una forma spettacolare, preciso negli interventi, mai fuori tempo ha disputato un campionato su livelli da Campione del Mondo ed è certamente uno dei migliori acquisti della gestione Marotta-Paratici. Anche Prandelli sarà stato felice di vederlo così. THE WALL
Giorgio Chiellini 9: ha cominciato da centrale, poi è passato esterno sinistro, poi terzo di sinistra della difesa a 3, una duttilità tattica e una grinta figlia di chi ha vissuto quel periodo con una gran voglia di rivalsa, con la fame e la rabbia di voler tornare a certi livelli. Giorgione ci mette l’anima e la testa come quando a Roma pareggia con una zuccata il momentaneo vantaggio di De Rossi. KING KONG
Leonardo Bonucci 8: rinato, risorto e tornato a nuova vita anche in una stagione decisamente con alti e bassi per lui, ha il merito però di credere in se stesso, di riprendersi una maglia da titolare, di siglare gol importanti come quello a Palermo e di fornire l’assist del gol scudetto a Vucinic. LAZZARO
Stephan Lichtsteiner 8,5: arrivato in estate per una cifra ragguardevole, il laterale svizzero va subito a segno alla prima giornata, su una schema che molto spesso si ripeterà in stagione e che lo porterà a siglare un’altra rete a Bergamo. Sempre presente in attacco e difesa, un motorino inarrestabile. PENDOLINO
Paolo De Ceglie 7,5: è sempre stato un oggetto del mistero per tutto il popolo bianconero, ma quest’anno non ha mai sbagliato una gara quando è stato chiamato in causa. SBOCCIATO
Martin Caceres 7,5: ha fortemente rivoluto la maglia bianconera e la dirigenza ha rinunciato a Guarin per poterlo riaccogliere tra le proprie fila, una scelta decisamente azzeccata visto che appena arrivato ha messo a segno da terzino una doppietta a San Siro contro il Milan in Coppa Italia, ipotecando di fatto la finale. MATURATO
Andrea Pirlo 10: l’uomo in più di quest’anno, metronomo di un centrocampo perfetto direttore d’orchestra di una squadra che sotto i suoi passaggi ha composto musica. Dato per finito troppo presto dal Milan ha avuto la sua personale rivincita in maglia bianconera. GENIO
Arturo Vidal 9,5: arrivato come oggetto misterioso del mercato bianconero, ha convinto Conte a cambiare modulo e dire che la mossa è stata azzeccatissima è dire poco, una stagione di altissimo livello quella del Guerriero bianconero, recupera palloni su palloni a centrocampo e non disdegna di siglare gol esteticamente meravigliosi, vedi gol contro il Napoli. RE ARTU’
Claudio Marchisio 9,5: la stagione della consacrazione per il capitano bianconero del futuro, gol di alta scuola come quello al Parma e prestazioni spettacolari come quella casalinga contro il Milan, dove lascia il segno per ben due volte. PRINCIPINO
Simone Pepe 8: rinvigorito dalla cura Conte, più libero di agire anche in zona gol e si vede, meglio la prima parte della stagione che la seconda. Fondamentale quello che vale il pareggio contro il Napoli. SOLDATINO
Emanuele Giaccherini 7,5: Voluto fortemente da mister Conte e difeso a spada tratta dallo stesso tecnico bianconero che ha più volte ribadito che se il ragazzo fosse stato brasiliano non ci si sarebbe sorpresi più di tanto di vederlo indossare la maglia della Juventus. GIACCHERINHO
Marcelo Estigarribia 7: vera rivelazione della Coppa America è stato un ottimo gregario, nobilita la sua stagione mettendo la firma nella decisiva rimonta di Napoli. EL CHELO
Elijero Elia-Milos Krasic 6: poche apparizioni per entrambi ma una rete all’attivo per il serbo importante ai fini del risultato. Un unico lampo in una stagione incolore che l’ha visto poi finire ai margini della squadra, probabile il suo addio a fine stagione. Stesso discorso per il vero oggetto del mistero della campagna acquisti bianconera il giovane olandese ha avuto pochissime occasioni di mettersi in mostra e sarà ricordato come una meteora negli annali juventini visto che ha già annunciato di voler lasciare la squadra. DESAPARECIDOS
Luca Marrone-Simone Padoin 6: entrambe ricorderanno a lungo questa stagione, sempre pronti quando sono stati chiamati in causa, hanno mostrato di essere sempre a disposizione della squadra. Entrambi si levano anche lo sfizio di entrare nel tabellino dei marcatori, il secondo nella gara contro la Fiorentina mentre il primo con un bolide nell’ultima di campionato ieri contro l’Atalanta. GREGARI
Marco Borriello 7,5: arrivato a Gennaio c’ha messo un po’ per entrare nel cuore dei tifosi bianconeri, ma il gol contro il Cesena, fondamentale per la corsa scudetto gli ha facilitato molto il compito. OPPORTUNISTA
Fabio Quagliarella 7,5: l’anno scorso fino al suo infortunio la Juventus viaggiava spedita, quest’anno Conte ha dovuto aspettarlo e dosarlo per fargli recuperare fiducia in se stesso, l’allenatore è stato ripagato con prestazioni sempre molto sufficienti. SCUGNIZZO
Alessandro Matri 8: in molte partite ha tirato avanti la carretta di un attacco che appariva sterile, nelle ultime partite ha perso un po’ di smalto sotto porta, anche per il grosso lavoro di sponde che richiede il mister, ha avuto il merito di siglare forse il gol più importante della stagione, quello del pari a San Siro contro il Milan. UTILE
Mirko Vucinic 9: doveva essere il top player tanto invocato durante il mercato acquisti, il montenegrino è genio e sregolatezza, ma quest’anno alla corte della Vecchia Signora ha mostrato, specie nella seconda parte di stagione, molta più maturità e costanza nelle prestazioni, suo il gol scudetto. FENOMENO
Alessandro Del Piero 110 e lode: Laurea summa cum laude per i suoi 19 anni in maglia bianconera, coronati da una vittoria tanto bella quanto inaspettata, in molti sperano che rimanga ancora, ma nel frattempo si godono le giocate che il capitano è ancora in grado di regalare, chiedere a Marchetti in campionato e Stekelenburg in Coppa Italia. Per parlare di Alex servirebbero pagine intere e speriamo che quelle pagine non si concludano il 20 maggio a Roma. INFINITO
E’ la vittoria di tutti, dell’ allenatore, del gruppo dei tifosi. Tutti sono stati fondamentali per riportare sul tetto d’ Italia i colori bianconeri e riproporre dopo 6 anni l’ accoppiata Scudetto Juventus. Al triplice fischio finale è esplosa la gioia del popolo bianconero, quella gioia regressa per 6 lunghi anni e finalmente ritornata alla ribalta. Scudetto meritato per i valori espressi sul campo, per il gioco, per l’ imbattibilità che va avanti da 41 partite, per la cattiveria agonistica mostrata dagli uomini di Antonio Conte.
“E’ lo scudetto numero 30”, ha commentato Leonardo Bonucci. Il centrale difensivo, partito in sordina e poi esploso nel finale di campionato, ha messo in risalto il sacrificio del gruppo, soffermandosi sui numeri da capogiro di questa squadra. Di fatto, sono solo 16 i goal subiti dalla Juventus in questo campionato, numeri che regalano ai bianconeri lo scettro di miglior difesa d’ Europa. Allegro e sereno anche Alessandro Del Piero, intervistato nel post partita. Il capitano, ha dribblato le domande sul futuro, affermando che il suo unico obiettivo attuale è la conquista della Coppa Italia, rimandando i discorsi contrattuali a fine mese. “E’ uno scudetto bellissimo, come tutti gli altri del resto, sono emozioni uniche se penso a 6 anni fa”.
Gioia indescrivibile anche per il tecnico Antonio Conte, artefice di un’annata straordinaria. Il tecnico pugliese ha colto l’occasione per rendere omaggio agli sconfitti, definendo il Milan avversario di grande rispetto e di grande valore. Grande felicità anche per il portiere della Nazionale Gianluigi Buffon, il quale al termine della partita ha affermato di aver temuto il peggio dopo l’ errore della partita contro il Lecce. “Devo essere onesto, sono stati i 3 giorni più brutti della mia carriera. Pensavo che il mio errore potesse incidere sul morale dei miei compagni, per fortuna non è stato così”. Il portierone ha poi colto l’occasione per dedicare il successo ai suoi vecchi compagni Trezeguet e Camoranesi, i quali hanno diviso con lui il paradiso degli scudetti e l’inferno della Serie B, solo per una questione di amore per la maglia bianconera.
Il presidente Andrea Agnelli ha esaltato il lavoro del tecnico bianconero, definendo il successo numero 30, come base per altri trionfi futuri. Sul capitolo Del Piero ha dichiarato: “Credo che se Del Piero andasse via dalla Juve con due trofei, sarebbe un’ apoteosi anche per lui”. Ma ne siamo proprio sicuri caro presidente?
Annullato il primo match ball per la Juve, doveva essere la partita della vita, una partita da non sottovalutare, come chiedeva Conte e invece alla fine succede quello che non ti aspetti: Juventus in vantaggio contro un Lecce che non è mai stato in partita, contro una squadra ormai quasi retrocessa, costretta a giocare quasi tutto il secondo tempo in inferiorità numerica. Juventus Lecce finisce 1-1 riaprendo così il campionato a 2 partite dalla fine con il Milan che insegue ora solo a una lunghezza.
In uno stadio gremito che sembra una bolgia, la Juventus parte al solito a 1000 ma già dal 6′ le cose non si mettono bene per Conte che è costretto ad effettuare il primo cambio per infortunio a de Ceglie con l’inserimento di Caceres. All’8 minuto i bianconeri si portano in vantaggio grazie alla rete siglata da Marchisio: su cross di Pirlo Marchisio riesce ad insaccare di testa con un tiro che non è irresistibile ma che beffa Benassi. Per il Principino il miglior modo di festeggiare le 200 presenze in serie A tra Juventus ed Empoli. Poco dopo due minuti dal vantaggio bianconero pronta arriva la risposta del Milan che risponde a Marchisio con il gol di Muntari sull’Atalanta. E poi comincia il solito gioco asfissiante dei padroni di casa che provano a testa bassa a chiudere la partita, ci prova ancora Marchisio, tra i più ispirati dei suoi, e ci prova Vidal che sbaglia clamorosamente il raddoppio calciando a fil di palo da posizione più che ghiotta.
Il Lecce è assente e spaesato nel tentativo di contenere la furia bianconera ma, contro ogni previsione, riesce comunque nell’impresa di chiudere la prima parte della gara con un solo gol di svantaggio.
La ripresa inizia con il boato per il riscaldamento di Del Piero anche se per vedere in campo il capitano si dovrà attendere 77′. Al 53′ l’episodio che cambia le sorti della partita: Cuadrado, il più vivace dei pugliesi, si fa espellere per doppia ammonizione dopo un fallo inutile quanto stupido su Caceres. Il Lecce rimane in inferiorità e, paradossalmente, a pagarne le conseguenze è la Juventus, che subisce un calo di concentrazione e permette all’avversario di ragionare ed organizzarsi.
La Juventus, che è parsa più stanca del solito, ci prova comunque con Vidal che in serata no, calcia malissimo a tu per tu con Benassi. Ci prova anche Quagliarella con un gran tiro dalla distanza che esce di poco e infine ancora il portiere leccese nega la gioia del gol al neo entrato Matri. Buffon si accinge a disputare l’ennesima partita da spettatore non pagante, ruolo che ricoprirà fino a 5 minuti dal termine: un retropassaggio di Barzagli che il portiere stoppa male regala il pallone a Bertolacci per la rete dell’1-1 che ammutolisce lo Juventus Stadium e fa esplodere San Siro riaprendo il discorso scudetto. Eppure Conte lo aveva detto “niente cali di concentrazione il cammino è ancora lungo“, ma evidentemente non è stato troppo convincente con i suoi in questa settimana.
Il Lecce nonostante il punto conquistato vede complicarsi la salvezza dato che il Genoa ha portato a casa i tre punti contro il Bologna aumentando il distacco dai giallorossi di altri due punti.
JUVENTUS LECCE LE PAGELLE
Buffon 4: Non avremmo mai pensato di dover dare un voto del genere a Super Buffon in questa stagione ma la superficialità con cui ha gestito quel pallone a 5 minuti dalla fine di una partita già vinta non ci permette di fare altro. Il suo erroraccio potrebbe costare le fatiche di una intera stagione, ma sicuramente GiGi saprà come riparare al danno, già dalla prossima partita.
Barzagli 6,5: E’ il giocatore del reparto difensivo più continuo del campionato. Non ha colpe sul pasticcio che ha portato al gol di Bertolacci.
Pirlo 7: L’assist che confezione per il gol che porterà al vantaggio bianconero è uno dei pezzi più belli del suo repertorio. Sul finale perde un po’ di lucidità come il resto dei suoi compagni.
Marchisio 7: Festeggia nel migliore dei modi le sue 200 presenze in serie A. Ci prova più volte ad andare a segno nel secondo tempo ma con meno fortuna.
Vucinic 5: Le ultime prestazioni sembrano un ricordo, confezione qualche bell’assist nel primo tempo ma non prova mai la via del gol.
Benassi 6.5: viene preso controtempo in occasione del gol di Marchisio, frastornato esce a vuoto qualche minuto dopo rischiando di subire la seconda rete poi nella ripresa salva prima su Vidal, aiutato anche dalla conclusione debole del cileno, e soprattutto su Matri distendendosi e mandando la palla in angolo.
Cuadrado 4.5: uno degli uomini più temibili a disposizione di Cosmi, commette una leggerezza imperdonabile facendosi espellere per un fallo inutile su Caceres lasciando i compagni in 10.
Bertolacci 6.5: è ancora lui a far male alla Juventus, dopo la rete del 24 febbraio 2011 scorso in un Lecce – Juventus 2-0, il centrocampista romano entra e segna, ha il merito di crederci e andare in pressione su Buffon che sbaglia il controllo sul retropassaggio di Barzagli.
Juventus (3-5-2): Buffon 4; Barzagli 6.5, Bonucci 6, Chiellini 6; Lichtsteiner 5.5, Vidal 5.5, Pirlo 7, Marchisio 7, De Ceglie sv (6′ Caceres 6); Quagliarella 6 (27′ st Matri 6.5), Vucinic 5 (33′ st Del Piero 6). Panchina: Storari, Padoin, Giaccherini, Borriello. Allenatore: Conte 6
Lecce (3-5-2): Benassi 6.5; Tomovic 6, Carrozzieri 6, Miglionico 6; Cuadrado 4.5, Blasi 6, Obodo 6 (26′ st Bertolacci 6.5), Delvecchio 6, Brivio 6; Seferovic 5 (5′ st Muriel 6), Di Michele 5 (15′ st Giacomazzi 5.5). Panchina: Petrachi, Di Matteo, Giandonato, Bojinov. Allenatore: Cosmi 6
La Juventus batte l’Inter nel derby d’Italia numero 185 in campionato, dopo un primo tempo ricco di occasioni da gol sia da una parte che dall’altra, nella ripresa i nerazzurri si arrendono sotto i colpi di Caceres e di Del Piero che trova la sua prima rete in campionato e allo Juventus Stadium proprio nella sfida più sentita tra le due squadre e tifoserie (le altre due reti stagionali allo Stadium il numero 10 le ha segnate in Coppa Italia). La Juve resta così a -4 dal Milan capolista.
Buffon 7,5: Nel primo tempo decide di chiudere la saracinesca e ci riesce con almeno 4 miracoli, nel secondo tempo assiste alla vittoria.
Caceres 7,5: Il primo tempo ha giocato un pò in affanno, ma quando Conte passa al 3-5-2 lui si esalta e riesce anche a segnare il gol dell’1-0, corre e rincorre per tutto il secondo tempo senza mai fermarsi.
Barzagli 6: Era al suo rientro dopo quasi un mese, ma ha il merito di farsi trovare pronto.
Chiellini 7: Dopo il primo tempo con qualche sbavatura, decide di mettersi in carreggiata nei secondi 45 minuti, allora diventa un muro insuperabile in difesa e sfiora il gol con un’azione da autentico attaccante.
De Ceglie 6,5: Dalle sue parti gioca un certo Maicon ma lui non ne esce certo sconfitto dal confronto, sbaglia la misura di qualche cross ma si fa trovare sempre pronto in difesa.
Pirlo 6: Nel primo tempo viene francobollato da Poli e non riesce a brillare sbaglia passaggi facili ma dopo il vantaggio si allenta la marcatura e lui torna a danzare con la palla tra i piedi.
Marchisio 6: Nel primo tempo rifiata mentre nella ripresa si inserisce negli spazi e accompagna l’azione, da una sua conclusione nasce il calcio d’angolo del 1 a 0.
Vidal 7,5: E’ il più continuo dei giocatori bianconeri in campo, si batte per tutti i 90 minuti, e confeziona un bellissimo assist per il gol della sicurezza.
Pepe 5,5: Ancora in ritardo di condizione, sbaglia tutti i cross, ma ha il merito di metterci comunque sempre la grinta. Dal 52’ Bonucci 6: Entra e si piazza al centro della difesa a tre, questa volta senza sbavature.
Matri 5: Sbaglia due gol nel primo tempo, ma è praticamente assente, giustamente sostituito. Dal 52’ Del Piero 7: Ripaga la fiducia di Conte con il gol del 2 a 0 e con una prestazione ad alti livelli, molto meglio di chi lo ha preceduto in campo.
Vucinic 5,5: Questa volta la stella non brilla, ma era normale dopo i 120’ minuti di Martedì, viene aiutato poco dagli altri compagni di reparto. Dal 73’ Quagliarella 5: In campo si muove bene ma sbaglia 2 gol facili, un attaccante può sbagliare un gol ma 2 sono già troppi.
Allenatore Conte 7: La sua Juventus ancora è imbattuta, ha il merito di saper leggere le partite, infatti dopo un primo tempo un po’ in affanno ridisegna la squadra, e nel secondo tempo schianta l’Inter.
Julio Cesar 7: Determinante come il collega Buffon ma con un pizzico di fortuna in meno.
Maicon 7: Le partite con la Juve lo esaltano e lui sfodera una prestazione grandiosa, salva sulla linea un gol già fatto.
Lucio 5: Sbaglia sull’imbucata di Del Piero sul gol del 2 a 0 e non sempre è sicuro nelle chiusure.
Samuel 6: E’ il migliore dei neroazzurri in difesa ma da solo non può reggere le avanzate bianconere.
Nagatomo 5: In attacco si vede poco e in difesa sbaglia molto.
Zanetti 6,5: Nonostante le sue primavere è sempre uno dei migliori in campo, è l’ultimo ad arrendersi.
Stankovic 6: Nel primo tempo prende la sua squadra per mano e detta i tempi a centrocampo, cala vistosamente nella seconda frazione di gioco e i risultati si vedono.
Poli 6,5: Ha il merito di fermare per tutto il primo tempo Pirlo, viene sostituito ingiustamente. Dal 67’ Faraoni 5,5: Entra quando la partita è già segnata.
Obi 6,5: Nel primo tempo è devastante per corsa pressing e ritmo alto, ma cala alla distanza. Dal 67’ Pazzini 5: Non incide nei pochi minuti giocati.
Milito 6: Cerca la rete in un paio di occasioni e si carica il peso dell’intero reparto offensifo dell’Inter, è poco aiutato da Forlan, ma lotta come un leone.
Forlan 4,5: Non si registra una giocata degna di nota nei suoi 90 minuti in campo.
Allenatore Ranieri 5,5: Azzecca le mosse del primo tempo, ma sbaglia tutto nel secondo le partite durano 90 minuti.
Non riesce l’impresa dell’Inter di Ranieri di infrangere l’imbattibilità della Juve proprio allo Juventus Stadium, proprio per mano del nemico numero uno, quella rivalità che l’era Calciopoli non ha fatto altro che rafforzare. E proprio a Calciopoli era chiaro il riferimento della coreografia sugli spalti della squadra ospite. Un grande scudetto bianconero centrale che faceva da spartiacque su tutti gli scudetti, ventinove, conquistati sul campo dalla Vecchia Signora come a voler ribadire da parte dei supporters che sulla questione, forse, non si potrà mai voltare pagina.
La Juventus aveva l’arduo compito di portare a casa i tre punti per continuare a rimanere sulla scia del Milan che anche ieri nell’anticipo contro la Roma ha chiaramente confermato che di mollare non ne ha nessuna intenzione; salvare l’imbattibilità stagionale che da settimane ormai fa gola a tante squadre (si è discusso molto alla fine di Juve – Milan in Coppa Italia sulla questione “imbattibilità infranta o no“), salvare l’imbattibilità proprio contro il rivale numero uno di sempre. Conte ci riesce, porta a casa i tre punti battendo per 2-0 i nerazzurri. Fondamentale la mossa di richiamare in panchina Pepe e un poco lucido Matri per l’inserimento di Bonucci e Del Piero. Proprio il capitano chiuderà il match facendosi ancora una volta trovare pronto alla chiamata del mister.
Nella Juventus si parte con il 4-3-3 con Conte che propone in attacco il tridente formato da Pepe-Matri-Vucinic; centrocampo affidato ai soliti Vidal, Marchisio e Pirlo. In difesa, recuperato Barzagli, si completa il reparto con Chiellini, De Ceglie e Caceres a lavorare sulle fasce. L’uruguagio accenderà le luci dello Juventus Stadium risultando tra i migliori in campo della serata assieme a Del Piero, Buffon e Arturo Vidal. Ranieri invece si affida al 4-4-2 con Milito e Forlan sul reparto avanzato, in difesa con Lucio, Samuel, Nagatomo e Maicon; centrocampo affidato invece all’instancabile Zanetti, Poli, Stankovic e Obi con Cambiasso spedito in panchina.
Parte bene la Juve che riesce a spingere sulla destra trovando da subito due ghiotte palle gol che Matri sciupa malamente, dapprima colpendo centralmente di testa poi sparando alto di destro. Tanti errori dei padroni di casa creano tante occasioni per le ripartenze degli ospiti che sfruttano al meglio le verticalizzazioni. L’ultimo quarto del primo tempo è tutto a favore dei nerazzurri che sulla loro strada trovano il sempre attento Buffon: al 29′ il numero uno para sul colpo di testa di Forlan, qualche minuto più tardi dice no a Milito, al 35′ è il sinistro di Obi ad esaltare ancora una volta il portierone e cinque minuti più tardi tocca anche a Stankovic passare per i “guantoni di Super Gigi“. Poca Juve sul finale complice anche il pressing asfissiante di Poli su Pirlo e il confronto tra Vucinic e Maicon nettamente vinto dal brasiliano.
Si va negli spogliatoi e subito è Pepe a sprecare un contropiede che probabilmente farà accelerare la scelta di Conte di cambiare qualcosa in campo. Si passa dal 4-3-3 al 3-5-2 con Pepe e Matri che faranno posto a Bonucci e Del Piero. La mossa si rivelerà vincente e, subito dopo il gran tiro di Marchisio che Julio Cesar devierà in calcio d’angolo, arriva il vantaggio bianconero. Dalla bandierina Pirlo scodella un cross perfetto per la zuccata di Caceres che si trova inspiegabilmente solo in mezzo all’aria, dimenticato da Lucio. Per l’Inter la partita finisce con il gol dell’uruguagio, accusa il colpo moralmente anche con la complicità dello Stadio che diventa una bolgia, Ranieri capisce il momento no dei suoi e immediatamente cambia passando al 4-3-1-2 con Pazzini, al posto di Obi, che andrà a fare la terza punta insieme a Forlan e Milito e Faraoni che prenderà il posto di Poli. Per il tecnico nerazzurro però i cambi non avranno gli stessi effetti positivi come per il collega bianconero e infatti al 25′ Del Piero metterà a segno il suo 318esimo gol in carriera, il nono all’Inter e il secondo in cinque giorni, dopo il momentaneo 1-0 al Milan in Coppa Italia, legittimando il risultato. Il gol nasce da una palla dello stesso numero 10 bianconero per Vucinic, ma il montenegrino sbaglia clamorosamente a tu per tu con Julio Cesar. L’azione non finisce e sul proseguo Vidal recupera palla e fintando un tiro riesce a servire un pallone perfetto per il capitano che batte in uscita Julio Cesar. Linguaccia per i 40mila allo stadio e stessi cori che abbiamo sentito martedì sera in Coppa Italia contro il Milan.
Sul 2-0 l’Inter smette di lottare e rischia anche di subire il colpo del 3-0 con Maicon che salva sulla linea su tiro di Quagliarella servito da Chiellini e lo Julio Cesar che nega la gioia del gol allo stesso difensore bianconero.
La Juventus riesce a mantenere il passo del Milan lasciando invariata la distanza di 4 punti in classifica. Complice gli interventi sempre perfetti di Gigi Buffon che in questa stagione si fa trovare sempre pronto nelle poche occasioni in cui la difesa non si dimostra attenta e di Alex Del Piero, quel giovanotto appena trentasettenne che una volta chiamato in causa rispolvera le sue scarpine capaci di accendere lo Stadio. In settimana sentiremo tantissimo parlare di rinnovo contratto e recriminazioni sul suo poco utilizzo in questa stagione, soprattutto alla luce dei 14 pareggi dovuti alle innumerevoli occasioni sprecate dal reparto avanzato. Per l’Inter, che incassa la dodicesima sconfitta in campionato, la corsa al terzo posto si complica visto che il divario con la terza in classifica (Lazio) è ormai a 10 punti. L’obiettivo su cui riparare potrebbe essere quello dell’Europa League, anche se la concorrenza non è affatto scontata. Ciò che stasera potrebbe risultare diverso dalle altre sconfitte dell’undici nerazzurro è che per almeno un’ora, tuttavia, si è vista in campo una buona squadra.
Settant’anni e non sentirli, o meglio, non dimostrarli: per uno sportivo del suo livello, probabilmente, è più semplice mantenere la forma fisica e celare l’età anagrafica, ma nel caso di Dino Zoff, è proprio il caso di sottolinearlo. Proprio quest’ oggi, 28 febbraio, il portierone della Juventus e della Nazionale campione del mondo del 1982 compie i settanta, e li festeggerà in perfetto stile “Zoffiano”, all’insegna del low profile e della sobrietà, con una cena con gli amici più stretti e gli affetti più cari.
Un compleanno che, però, in molti vogliono comunque ricordare, perchè Dino Zoff nell’immaginario collettivo italiano è stato e rimane un’ “istituzione”, un “monumento”, la fotografia dell’Italia vittoriosa del 1982, con la Coppa del Mondo alzata al cielo di Madrid, prima che la Nazione intera iniziasse i festeggiamenti che attendeva da troppi anni. Allora, Zoff aveva già 40 anni, ma disputò un mondiale perfetto, da capitano orgoglioso di vestire quella maglia qual’era: anche allora, l’età anagrafica era solo un dato superfluo.
Nel giorno del suo compleanno auguri a parte, Dino Zoff non tralascia di analizzare il momento attuale del nostro calcio: naturale per uno come lui sempre “sul pezzo”, anche dall’esterno. Inevitabile, dunque, un riferimento alle furibonde polemiche del post Milan-Juventus, che hanno coinvolto, in particolar modo, il “pupillo” di Zoff, il suo erede, sia nella Juventus che in maglia Azzurra, il portierone Gigi Buffon, che lui stesso – a cavallo fra il 1998 ed il 2000 – ha allenato in Nazionale. Zoff, dunque, non può che schierarsi al fianco di Gigi Buffon sulla questione delle dichiarazioni da lui rilasciate nel post gara, finite poi nell’occhio del ciclone, soprattutto a causa della grande ipocrisia che pervade gli ambienti “ben pensanti” della nostra Italia.
L’ex numero uno della Juventus e della nazionale, con il suo solito e consueto pragmatismo, invece, sostiene che Gigi abbia fatto bene a esprimersi con sincerità e, soprattutto, che non sarebbe stato tenuto – anche se avesse visto che la palla avesse varcato la linea di porta – a “denunciare” l’accaduto al direttore di gara: “Sarebbe stato grave se l’arbitro gliel’avesse chiesto e lui avesse negato; ma nessuno lo ha interpellato“.
Per quanto riguarda, poi, gli aspetti prettamente calcistici, Zoff ha le idee chiare sulla lotta al vertice fra bianconeri e rossoneri, soprattutto dopo il pareggio di San Siro: “Hanno entrambi il 5o % di possibilità di conquistare il tricolore“.
Oltre alle questioni legate alla lotta al vertice, Zoff non si esime dal commentare la situazione in casa Lazio, un club che gli sta molto a cuore, dopo averlo allenato per cinque stagioni: sulla situazione-panchina, legata alle note vicende delle incomprensioni Reja-Lotito, Dino Zoff rivela di non aver mai dubitato che Reja restasse in biancoceleste: “Era prevedibile, per quanto mi riguarda non mi sono mai preoccupato“.
Infine, una battuta conclusiva sul caso De Rossi, escluso dalla formazione titolare da Luis Enrique perchè presentatosi in ritardo alla riunione tecnica del pre-partita: Zoff, in tal caso, non commenta direttamente l’episodio, ma con una battuta lascia intendere quale sia il suo pensiero in proposito: “Con me nessuno arrivava mai in ritardo, è una cosa che mi fa piacere perchè singifica che ho lavorato bene ed ho fatto la persona seria“.
Persona seria, dunque, ma anche uomo di gran classe, non solo tecnica; una persona vecchio stile, e mai personaggio al contrario di molti calciatori d’oggi, con un forte senso della dignità, dell’orgoglio e del senso del rispetto verso sè stessi e verso gli altri. Un rispetto che tutti gli hanno sempre tributato per ciò che ha sempre e impeccabilmente rappresentato, e che, nei rari casi in cui è venuto a mancare, (in occasione delle critiche da parte di Berlusconi dopo la sconfitta in finale ad Euro 2000 contro la Francia, ndr) non ha esitato a reclamare, in maniera discreta ma decisa, dimettendosi dall’incarico di cittì.
La dignità prima di tutto: l’esempio di un uomo come lui serve molto ancora oggi al nostro Paese. Auguri grande Dino Zoff.