Dopo lo scotto dell’eliminazione dalla prossima Champions League l’Udinese di Francesco Guidolin si rituffa nel campionato per cercare subito di dimenticare la brutta serata di martedì scorso e incassare i primi punti di questo campionato. Di certo però l’avversario non sarà dei più comodi: al Friuli infatti arriva la Juventus, imbattuta in Serie A da 39 partite e vogliosa di rimanere in testa alla classifica dopo il vittorioso esordio contro il Parma. Insomma si prevede un match scoppiettante, con grandi motivazioni da ambodue le parti.
Lo scorso anno nonostante una gara dominata la formazione torinese non riuscì a sfondare con l’Udinese che incasso così un punto prezioso. Il tecnico di casa per tentare in quella che è l’impresa ricercata da tutti, ovvero sconfiggere i campioni d’Italia in casa, potrà contare sull’intera rosa a disposizione eccezion fatta per Badu. Ci sarà sin da subito l’ex Fiorentina Lazzari mentre rimarrà fuori, almeno dal 1’, il tanto discusso Maicosuel che con il suo cucchiaio ai rigori contro lo Sporting Braga ha causato l’eliminazione dei friulani dalla massima competizione europea. In avanti dubbio tra Fabbrini e Muriel, con l’italiano favorito.
Per il resto tutto secondo previsioni, con un 3-5-2 che davanti al portiere Brkic, il quale si sta ritagliando una sempre maggiore fiducia, vede il trio formato da Benatia, Danilo e Domizzi. In mezzo al campo Pinzi, Pereyra e Lazzari mentre sulle corsie laterali toccherà a Basta e Armero, quest’ultimo nel mirino della Juventus per diverso tempo in quest’estate. In attacco ecco Fabbrini e Di Natale.
Dall’altra parte Carrera recupera Buffon, Chiellini e Caceres, ma solo i primi due scenderanno in campo dall’inizio. Fuori gli infortunati di lungo corso Lucio e Padoin, ma nemmeno Pepe e Isla faranno parte della spedizione in terra friulana. I due peraltro, sarebbero stati ex in questa gara, condizione questa che accomuna Quagliarella e Asamoah. E c’è curiosità proprio per capire come il pubblico udinese accoglierà quest’ultima. Non in condizione l’ultimo arrivato Bendtner e per questo rimasto a Torino. Un solo dubbio, come al solito in attacco: a giocarsi un posto sono Matri e Giovinco, con quest’ultimo che sin qui non ha convinto molto e che potrebbe essere scavalcato dall’ex giocatore del Cagliari. In porta dunque c’è Buffon.
Per il resto un 3-5-2 speculare a quello dei padroni di casa con Barzagli, Bonucci e Chiellini a comporre il trio difensivo e che si ritrovano dopo l’esperienza in Nazionale nel corso degli ultimi Europei in Polonia ed Ucraina. In mezzo al campo Vidal, Pirlo e Marchisio formeranno il solito e solido pacchetto di centrali mentre sugli esterni agiranno Lichtsteiner e Asamoah. In attacco Vucinic sicuro del posto e che dovrebbe essere affiancato da Matri.
Udinese-Juventus, le probabili formazioni: UDINESE (3-5-2): Brkic; Benatia, Danilo, Domizzi; Basta, Pinzi, Pereyra, Lazzari, Armero; Fabbrini, Di Natale. In panchina: Padelli, Heurtaux, Coda, Angella, Gabriel Silva, Pasquale, Faraoni, Willians, Allan, Muriel, Barreto, Maicosuel. Allenatore: Guidolin
JUVENTUS (3-5-2): Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Lichtsteiner, Vidal, Pirlo, Marchisio, Asamoah; Matri, Vucinic. In panchina: Storari, Branescu, Marrone, Caceres, De Ceglie, Pogba, Giaccherini, Giovinco, Quagliarella. Allenatore: Carrera
E’ finita con il risultato di 5 a 1 la classica amichevole di Villar Perosa tra la Juventus A e la Juventus B. Un appuntamento immancabile nell’estate bianconera, condito ancora una volta da dichiarazioni forti. Una volta era Gianni Agnelli a rilasciarle, adesso invece è toccato al nipote John Elkann che stavolta ha preso di mira Zdenek Zeman, allenatore della Roma che nei giorni scorsi aveva lanciato frecciatine ai bianconeri ed in particolare al loro allenatore Antonio Conte.
“Ha vinto più Carrera in una partita che lui in una carriera” ha affermato Elkann, riprendendo una frase già in voga da subito dopo la Supercoppa Italiana vinta contro il Napoli. E proprio all’indirizzo dei partenopei sono indirizzate le altre stoccate del dirigente piemontese, spiegando come sia mancato il cosiddetto spirito olimpico con l’assenza alla premiazione di Pechino. Andrea Agnelli invece si è soffermato sul mercato, non sbilanciandosi tuttavia su chi sarà il giocatore che completerà il reparto avanzato dei bianconeri.
Ha parlato poi della maglia numero 10, dribblando però le domande dei cronisti con un “al momento giusto andrà sulle spalle di qualcuno”. Ha parlato anche Gigi Buffon, il quale ha donato una maglia a John Elkann, gettando acqua sul fuoco rispetto alle polemiche con Zdenek Zeman e indicando la stampa come mezzo di strumentalizzazione delle dichiarazioni. Ha poi confidato di sentirsi spesso, specie via sms, con Alessandro Del Piero.
Per quanto riguarda la partita invece Carrera ha schierato dal primo minuto un undici formato da Buffon tra i pali; Lucio, Bonucci e Rugani in difesa; Padoin, Pazienza, Pogba, Giaccherini e De Ceglie a centrocampo con Quagliarella e Matri in avanti. Inizio migliore per la squadra A che sfiora il gol con Matri, due volte, e Pogba, prima di trovare il vantaggio al 25’ con una punizione di Quagliarella.
Nella ripresa Carrera rivoluziona la squadra dando spazio, nella formazione A, a tanti giovani oltre ai vari Storari, Vidal, Marchisio e Giovinco. Al 12’ il raddoppio con Pogba, ottima la sua prova, che lancia Matri il quale non sbaglia. Bonatini rimette in carreggiata la squadra B al 18’ ma appena un minuto dopo Giaccherini cala il tris con un bel tiro dal limite. Un tiro a giro sul secondo palo di Giovinco e un gol di Ruggiero nell’angolino basso firmano il 5 a 1 definitivo.
In piena bufera scommessopoli che ancora una volta non ha dato una bella immagine del calcio italiano, le polemiche sorte dopo la vittoria di ieri della Supercoppa italiana della Juventus ai danni del Napoli, non aiuta a distendere questo clima già di per se molto teso.
Il Napoli recrimina le decisioni della terna arbitrale che ieri ufficialmente per la prima volta era composta da 6 elementi data la presenza dei 2 uomini di porta.
Il rigore concesso da Mazzoleni per il fallo di Fernandez su Vucinc ha aperto la strada all’ira azzurra e infatti, i partenopei raggiunti sul risultato di 2-2 non hanno saputo tenere a freno la rabbia anche in campo. Ma ciò che più recriminano gli azzurri è l’espulsione di Pandev reo, secondo l’assistente Stefani, di avergli rivolto una frase ingiuriosa. L’attaccante macedone giura di non aver “proferito alcuna parola” limitandosi a ripetere, una volta imboccata la strada degli spogliatoi, “Ho solo ripetuto che quello non era fuorigioco“, salvo poi lasciarsi sfuggire la frase “Se poi Stefani capisce anche il macedone è davvero bravo…“, considerazione quest’ultima che non serve a dimostrare la sua innocenza, anzi.
Infine non è andata giù l’espulsione per somma di ammonizione a Zuniga soprattutto perchè Mazzarri e soci non hanno gradito il primo dei due gialli rimediati dal difensore. Come conseguenza di tutto ciò Mazzarri anch’egli perde le staffe rimediando il terzo cartellino rosso di Mazzoleni.
Tutto qui? No macchè… Il Napoli avanza anche il sospetto che la vittoria della Juve fosse già stata decisa a tavolino, sospetto che verrebbe confermato dall’occhiolino di Buffon rivolto a Rizzoli, giudice di porta, subito dopo il 4-2: dirigenti, tecnici e giocatori sono convinti che l’assegnazione della Supercoppa fosse già stata decisa. Il tutto avrebbe mandato su tutte le furie il Presidente De Laurentiis (si racconta di una discussione con occhiataccia finale del Presidente verso Mazzarri) il quale, come conseguenza avrebbe imposto la decisione di disertare la cerimonia ufficiale di premiazione rischiando anche il deferimento. Ciò che più conta è che si è ignorata la pessima figura rimediata all’estero e la mancanza di rispetto verso gli avversari trionfatori che, ci tengono a precisare nel post gara Marotta, Marchisio e Buffon: “Noi a Roma siamo rimasti in campo e li abbiamo anche applauditi” – con una chiara illusione all’episodio della finale di Coppa Italia con il rigore negato su Marchisio che evidentemente De Laurentiis & co. avranno rimosso.
Intanto la Juventus si gode la conquista del primo trofeo ufficiale della stagione 2012/2013, un trofeo che voleva a tutti i costi come riscatto di quella Coppa Italia sfuggita al 23 Maggio e come trofeo da dedicare all’allenatore Conte, costretto a guardare la partita dalla tribuna per effetto della squalifica per lo scandalo calcioscommesse. Conte non è stato l’unico destinario della dedica per la vittoria, il capitano Gianluigi Buffon ha infatti subito rivolto la sua dedica su Facebook anche all’ex Capitano bianconero Alessandro Del Piero:
“Felicissimo per questa vittoria…. in ballo, aldilà del trofeo c’erano altri spunti e rivalità-duelli di grande interesse….. complimenti ai giocatori del Napoli che hanno combattuto e lottato strenuamente fino all’ultimo istante….. complimenti anche a noi, che con caparbietà e un bel gioco abbiamo vinto questa partita…. Avrei diverse dediche per questo trofeo ma rischio di impelagarmi e scordarmi qualcuno, se così fosse chiedo venia sin da ora :-)….. la prima dedica va al nostro allenatore che ci trasmette quotidianamente una rabbia agonistica,una voglia di primeggiare,che non ha eguali….e tutto ciò,nonostante i suoi grattacapi…. la seconda ai nostri tifosi italo-cinesi :-),che ci hanno seguito sino a qui e sostenuto con grande calore….grazie mille…. il terzo pensiero va a Simone e Leo che sono usciti da un incubo lunghissimo e in tutto questo tempo non si sono risparmiati un istante per la causa juventina….. il quarto a Giorgione Chiellini,che avrebbe meritato di essere in mezzo a noi a festeggiare,solo che per un infortunio dovuto alla sua consueta generosità,l’ha tenuto fuori….. il quinto a Marco Storari che a differenza mia, ha avuto la sfortuna di giocare la finale di coppa Italia, anziché questa, altrimenti avrebbe vinto da protagonista questo trofeo….ma lui protagonista lo è sempre, perché insieme agli altri compagni che non hanno avuto la fortuna di giocare,sono in ogni momento prodighi di consigli….e questo affiatamento non può che farci bene…..ultima dedica,ma non per minor importanza (anzi)….sicuramente al nostro capitano Ale Del Piero,che meritava di chiudere la sua storia bianconera alzando un trofeo…..ma la vita è lunga…. e spesso si diverte a dare delle rivincite….. un abbraccio a tutti…. sono proprio felice :-)“
Il capitano uscente, Alex Del Piero, ha segnato l’ultimo ventennio di storia bianconera tra trionfi e amarezze, quello attuale, Gigi Buffon, non vuole essere da meno ed è destinato a rimanere alla Juventus ancora per molto. Certamente non potrà superare il numero di primavere con la maglia bianconera del suo predecessore ma la volontà di essere ancora il numero 1 della squadra Campione d’Italia c’è.
Sembra che Gianluigi Buffon sia vicino al rinnovo con la Juve fino al 2015 rinnovando quindi il contratto che scade nel Giugno 2013. Manca ancora l’ufficialità ma al momento la dirigenza di Corso Galileo Ferraris sta trattando i termini del rinnovo con Silvano Martina, l’agente del portiere e capitano della Nazionale azzurra. L’intento di Marotta e soci e far ridurre l’ingaggio di Gigi passando da 6 milioni a 4 a stagione a partire da giugno 2013 con la possibilità di incrementare la parte fissa attraverso i bonus legati ai risultati. L’accordo potrebbe arrivare nei prossimi giorni e comunque prima dell’inizio del campionato. Buffon ha già dimostrato il suo attaccamento ai colori della squadra torinese quando, appena laureatosi campione del mondo, decise di seguire la squadra nell’inferno della Serie B imposto dalla sentenza di calciopoli.
E’ evidente che la volontà della Juve sia quella di poter vantare in squadra ancora a lungo un campione come Buffon, tra gli artefici dell’annata che ha portato la Vecchia Signora a conquistare nuovamente il tricolore che mancava dal 2006. Il portiere, che gioca nella Juventus dall’estate del 2001, è chiamato a raccogliere la pesante eredità lasciata da Del Piero ed essere così il nuovo capitano della nuova Juventus. Il numero uno intanto si gode gli ultimi giorni di vacanza insieme alla sua famiglia per poi raggiungere il 25 Luglio i suoi compagni di squadra nazionali in ritiro a Vinovo.
Dopo la sconfitta subita nella finale contro la Spagna, la voce che si era diffusa riguardante un grave litigio tra il capitano Gianluigi Buffon e Mario Balotelli è stata smentita proprio dal portiere juventino che ha voluto chiarire ogni dubbio intervenendo direttamente sulla sua pagina Facebook.
I media avevano fatto sapere che secondo alcuni, i due sarebbero arrivati alle mani dopo che il talento bresciano si era lasciato andare ad alcune critiche verso gli azzurri della Juventus, incolpdandoli della sconfitta, facendo innervosire oltremodo il capitano della Nazionale che sarebbe arrivato a tirargli un pugno colpendolo al volto.
Tutto inventato dunque secondo Buffon che sul profilo del social network spiega che tra lui e Mario non è avvenuto alcun tipo di litigo e men che meno sono arrivati alle mani. Il portiere azzurro ironizza sulle chiacchiere dei giornalisti, dicendo scherzosamente che sarà a rischio per l’inizio del campionato e che dovrà sottoporsi ad accertamenti medici per verificare di non essersi rotto qualche ossa della mano dopo aver colpito Balotelli che subito dopo la partita era occupato all’antidoping.
L’estremo difensore bianconero punta poi il dito sui cittadini, mettendo in mezzo anche lui tra questi, spiegando che siamo ancora presi da queste miserie e da questi giochini squallidi che mettono in imbarazzo l’intera Italia che invece in questo momento avrebbe bisogno di un messaggio positivo e costruttivo.
Si trova inoltre a voler tirarsi fuori da questa miseria, ma sa benissimo che non può riuscirci da solo. Lo vorrebbe fare per la sua famiglia e per i suoi figli ma anche per se stesso. Insomma un uomo che oltre ad essere deciso in campo e nelle conferenze stampa post partita, lo è anche fuori dove del bravo giocatore se ne fa ben poco.
Nella lettera però il portiere bianconero trova spazio anche per ringraziare i tifosi che hanno accolto l’Italia all’aereoporto e a Roma, spiegando che è grazie a loro che crede che qualcosa possa ancora venire cambiato e per i quali non perde la speranza di recuperare la sua amata Italia, ringranziando infine anche il Presidente Napolitano.
Triplete Roja. Spagna-Italia termina con il trionfo della Nazionale iberica, che spazza via gli azzurri con un eloquente 4-0. Prestazione da incorniciare per i ragazzi di Vicente Del Bosque, che in finale danno il meglio di sé e mostrano chiaramente a tutti di essere ancora la squadra più forte al mondo. Dall’altra parte un’Italia troppo brutta per essere vera. Mai in partita, nessuna azione pericolosa (eccetto quella capitata sui piedi di Di Natale), cambi sfortunati (e incomprensibili), come quello di Thiago Motta per Montolivo rivelatosi qualche minuto più tardi una sciagura incredibile, con un liet motiv che ha accompagnato gli azzurri per 90′ minuti: stanchezza. Sfumano i sogni d’oro di Andrea Pirlo e Mario Balotelli, così come quelli di tutti i tifosi italiani. Grazie lo stesso ragazzi!
Spagna-Italia 4-0, pagelle
SPAGNA Casillas 6,5: gli attaccanti azzurri gli fanno il solletico. Decisivo soltanto in occasione della parata sul tiro di Antonio Di Natale ad inizio ripresa. Il portiere del Real Madrid è imbattuto nelle partite ad eliminazione diretta da 900′ minuti. L’ultimo a segnargli un gol fu un certo Zidane. Arbeloa 6,5: svolge il suo compito in maniera egregia. Magari non spinge come un terzino moderno, però con un Jordi Alba così diventa tutto più semplice. Sergio Ramos 7: partita perfetta per il Blancos. Vince alla grande il duello con Mario Balotelli. Nel secondo tempo sfiora addirittura il gol con un gran colpo di tacco. Roba da stropicciarsi gli occhi. Piquè 6,5: incarna il ruolo del difensore centrale moderno: forte fisicamente e abile con i piedi. Serata semplice per lui. Avrebbe preferito uscire prima dal campo per festeggiare con qualche minuto d’anticipo la vittoria insieme a Shakira. Jordi Alba 8: tra i migliori in campo ieri sera. Spettacolare sulla fascia sinistra, impressionante in occasione del 2-0, quando percorre più di 50 metri in un amen. Forse Bale resta ancora un gradino sopra, di certo però il Barcellona non potrà lamentarsi l’anno prossimo. Xavi 8: è il maestro di una sinfonia perfetta. Rende tutte le cose più semplici. Due assist (per Jordi Alba e Torres) nella finale dell’Europeo. Una fetta di Pallone d’Oro ieri se l’è conquistata. Iniesta 8: favoloso come sempre. Il centrocampista blaugrana è forse tra i giocatori del Barcellona quello che ha avuto meno riconoscimenti da parte delle grandi platee (Fifa). Sarà una sfida tutta in famiglia quella per il Pallone d’Oro? (87′ Mata 7: entra e dopo 60 secondi trova il gol del 4-0 in una finale dei Campionati Europei. Se non è record poco ci manca). Xabi Alonso 7: dopo aver regalato l’accesso alle semifinali nella sfida contro la Francia, il calciatore del Real Madrid festeggia la vittoria nella finalissima. Il meno appariscente nel centrocampo delle Furie Rosse. Busquets 7: se la Spagna riesce a pressare gli avversari fin dalla loro trequarti il merito è anche suo. Non avrà i piedi di Xavi o Iniesta, è in ogni caso fondamentale nel giocattolo perfetto confezionato da Vicente Del Bosque. David Silva 7,5: segna il gol che sblocca la finale. Fa ammattire la difesa azzurra con i suoi movimenti su tutto il fronte dell’attacco. (60′ Pedro 6,5: prima dell’ingresso di Torres è lui il giocatore più offensivo dell’undici blaugrana. Sfiora la rete in due occasioni). Fabregas 8: il falso nueve recita un nuovo capitolo del suo incredibile Europeo. E’ lui l’attaccante della Spagna, una filosofia di gioco che esalta i movimenti e la capacità di attaccare gli spazi che l’ex Gunners ha nel dna (75′ Torres 7,5: segna il 3-0 e consegna l’assist a Mata per il 4-0. Se avesse tirato lui sarebbe oggi il capocannoniere dell’Europeo).
ITALIA
Buffon 6: incolpevole sui 4 gol subiti. Spiace per il capitano della spedizione azzurra, privato nel giorno più importante della gioia più grande. Veggente quando giovedì notte uscì dal campo di Varsavia furibondo mentre i propri compagni di squadra festeggiavano. Abate 5: è davvero troppo per il terzino del Milan trovarsi di fronte prima Iniesta e poi Jordi Alba. E’ comunque grazie a una delle sue rare discese che Di Natale potrebbe segnare la rete del 2-1, ma il bianconero non inquadra lo specchio della porta. Barzagli 6: conferma di essere il miglior difensore azzurro della spedizione anche nella notte più difficile. Da solo però non può nulla contro l’onnipotenza della Roja. Bonucci 5: vive una serata da incubo. Il difensore della Juventus ha nella marcatura il suo pregio migliore, ma contro l’imprevedibilità delle tre “punte” schierate da Del Bosque ci capisce poco o nulla. Chiellini 4,5: suo l’errore che consente a Fabregas di pennellare il cross sulla fronte di David Silva per l’1-0. Esce dopo 20′ minuti per il riacutizzarsi del problema muscolare che l’aveva costretto al forfait due settimane fa. (21′ Balzaretti 5,5: senza infamia e senza lode). Pirlo 5: chiuso nella morsa del pressing spagnolo, anche Andrea Pirlo non può davvero inventarsi niente per risollevare le sorti della squadra. A Kiev dice addio al Pallone d’Oro. De Rossi 5: sbaglia tanto, è uno degli uomini più stanchi dell’Italia. In ogni caso il calciatore della Roma si è reso protagonista di un Europeo da vero leader. Marchisio 5: lo juventino non si vede quasi mai. Anche lui ha finito la benzina nell’ultimo match contro la Germania. Il suo più grande rimpianto sarà quello di non aver segnato nemmeno un gol in questo Europeo. Montolivo 5: doveva essere il collante fra centrocampo e attacco, ma il nuovo acquisto del Milan viene letteralmente schiacciato dal reparto spagnolo (56′ Thiago Motta s.v.) Cassano 5,5: Prandelli lo sostituisce all’intervallo per mettere dentro Di Natale (4,5). Alla luce di quanto visto nella prima frazione di gioco il cambio resta francamente poco comprensibile (salvo la condizione fisica del barese). Balotelli 4: stecca la finale nel peggiore dei modi. Nei primi 45′ minuti passa più tempo a insultare Ramos piuttosto che giocare con i propri compagni di squadra. Quando ha il pallone tra i piedi o sbaglia il passaggio oppure cerca la giocata personale spesso e volentieri inutile.
Il 1 luglio è arrivato. Spagna-Italia ci dirà quale Nazionale salirà sul trono d’Europa. La Roja, che arriva da 4 anni di successi (Euro 2008, Sudafrica 2010), ha la storica occasione di conquistare un fantastico triplete. La squadra di Cesare Prandelli si presenta a Kiev senza pressione, consapevole di essere l’autentica sorpresa di questi Europei. Non dovrebbero esserci sorprese di formazione nelle due squadre, con Del Bosque intenzionato a schierare Fabregas come falso nueve, lasciando ancora in panchina El Nino Torres. Il ct italiano invece conferma il 4-3-1-2 utilizzato nei quarti e in semifinale. Nell’undici titolare torna Abate, con Balzaretti retrocesso in panchina. In attacco Prandelli si affiderà ancora alla coppia Cassano-Balotelli.
Spagna-Italia, centrocampo stellare
La finale di Euro 2012 vivrà sulla sfida a centrocampo di autentici maestri dal pallone: Pirlo, Xavi, De Rossi, Xabi Alonso per citarne alcuni. Chi riuscirà a conquistare il pallino del gioco avrà grandi chances di vincere la Coppa. Il match d’esordio non fa più testo ormai. L’Italia ha definitivamente abbandonato il 3-5-2 con cui aveva giocato i primi due incontri del girone, utile più a difendersi che a creare gioco. Tornando al 4-3-1-2 Cesare Prandelli ha voluto mostrare al mondo intero come gli azzurri non siano solo catenaccio. Perché quando in squadra si hanno giocatori come Pirlo, Marchisio, Cassano e Balotelli, è impensabile un atteggiamento stile anni ’30.
Spagna-Italia, capocannoniere
Tutti gli occhi saranno puntati su di lui, Mario Balotelli. L’attaccante del Manchester City, con la doppietta rifilata alla Germania in semifinale, occupa il primo posto nella classifica marcatori al pari di Dzagoev, Cristiano Ronaldo, Gomez e Mandzukic. Qualora dovesse segnare un gol anche alla Roja, Supermario andrebbe a issarsi sul trono dei capocannonieri di Euro 2012 (terzo italiano dopo Rossi a Madrid ’82 e Schillacci a Italia ’90). Pique e Ramos sono avvisati. Partono più indietro invece gli spagnoli Xabi Alonso, Fabregas e Torres, tutti e tre fermi a quota 2 reti, con El Nino che partirà come nelle ultime due partite dalla panchina.
Spagna-Italia, sfida tra invincibili
In finale sono approdate le due Nazionali meno perforate di questi Campionati Europei. Da una parte ci sono le Furie Rosse, perforate una sola volta, all’esordio, proprio contro l’Italia di Prandelli (in gol Totò Di Natale ndr). Dall’altra gli azzurri di Prandelli, due gol incassati nelle prime due partite del girone (Spagna, Croazia), entrambe quando in campo c’era schiera la difesa a 3. C’è poi la storia di Buffon: il portiere bianconero non perde da un anno. E ci fermiamo qua.
Spagna-Italia, pericolo rigori
Misurando la temperatura dei tanti forum di calcio presenti in rete, si fa largo il pronostico di una finale che verrà decisa soltanto ai penalty. Italia e Spagna hanno già affrontato la lotteria dei rigori nei turni precedenti. Gli azzurri contro l’Inghilterra ai quarti, la Roja nella semifinale contro il Portogallo di Ronaldo. A questo proposito segnaliamo a Prandelli (forse lo saprà già) questa curiosità: c’è un azzurro che non ha mai sbagliato un calcio di rigore tra i professionisti. Chi è? Ancora lui, Mario Balotelli (2 per l’Inter, 7 per il City, 1 per l’Italia).
Spagna-Italia, sulle orme di Zoff
Buffon, Pirlo, De Rossi, Barzagli. Cosa hanno in comune i quattro calciatori italiani? Semplice, tutti e quattro possono eguagliare Dino Zoff, l’unico italiano di sempre ad aver vinto sia il Campionato Europeo (’68) e la Coppa del Mondo (’82). Emozionante vero?
Spagna-Italia, storico Del Bosque
Il leggendario ct spagnolo, qualora riuscisse a trionfare sotto il cielo di Kiev, diventerebbe l’unico allenatore nella storia del calcio ad aver vinto i seguenti trofei: Campionato Europeo, Coppa del Mondo, Champions League, Mondiale per Club. Come si dice, la classe non è acqua. Ovviamente tutti i tifosi azzurri si augurano che il vecchio Vicente non raggiunga proprio oggi questo storico traguardo (redazione del Pallonaro compreso, of course).
Spagna-Italia, precedenti
Spagna e Italia si sono affrontate in 30 occasioni. Il bilancio è a favore degli azzurri: 10 vittorie, 12 pareggi e 8 sconfitte. La musica non cambia se si prendono in considerazione solamente le competizioni ufficiali. Anche qui l’Italia è in vantaggio: 8 vittorie, 2 pareggi e una sola sconfitta. Volendo restringere ancora di più il campo, nelle fasi finali di un Europeo gli azzurri sono imbattuti: 1 vittoria e tre pareggi.
Spagna-Italia, le quote
Come accennato all’inizio, i bookmakers si fidano maggiormente della Spagna. L’1 degli iberici è dato leggermente sopra la pari (2.20). Match comunque combattuto, dal momento che il 2 dell’Italia è quotato 3.20. Medesima quota per il segno x (3.25). A chi crede nella vittoria della Nazionale azzurra, consigliamo la giocata del primo marcatore: il gol di Mario Balotelli è dato a 7.00. Altissima la quota dell’over (oltre 2,5 gol nell’arco dei 90′ minuti), quotato a 2,6.
Spagna-Italia, probabili formazioni
Spagna (4-3-3): Casillas, Arbeloa, Pique, Ramos, Jordi Alba, Xabi Alonso, Xavi, Busquets, Iniesta, Silva, Fabregas.
A disposizione: Valdes, Reina, Albiol, Javi Martinez, Juanfran, Cazorla, Jesus Navas, Pedro, Torres, Negredo, Mata. Allenatore: Del Bosque. Italia (4-3-1-2): Buffon, Abate, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Pirlo, De Rossi, Marchisio, Montolivo, Cassano, Balotelli.
A disposizione: De Sanctis, Sirigu, Ogbonna, Maggio, Balzaretti, Thiago Motta, Nocerino, Giaccherini, Diamanti, Giovinco, Di Natale, Borini.
Se è vero che le vittorie sofferte sono le più belle, quella conquistata dall’Italia contro l’Inghilterra, che vale la semifinale contro la Germania, è stata veramente stupenda. Sofferenza, ovviamente, legata al fatto di non essere riusciti in 120’ a forzare il fortino inglese, complici legni, difetti di mira e quanto altro. Sofferenza anche per essere finiti sotto ai calci di rigore, per aver intravisto una grande beffa pari a quella che subì l’Olanda nell’Europeo del 2000 proprio contro l’Italia. E invece no, una volta tanto ha vinto chi ha meritato, chi ha giocato per quasi due ore ad una porta. Insomma, in Italia-Inghilterra si è visto veramente di tutto.
I Leoni hanno forse esasperato l’atteggiamento all’italiana, non vedendo mai la porta azzurra dopo un paio di occasioni iniziali. Merito di una Nazionale, quella di Prandelli dalla feroce generosità e dalla classe superba che ha messo alle corde gli inglesi, i cui timori della vigilia possiamo dire fossero veramente fondati. Gerrard che gira a vuoto e impallidito nella morsa dei centrocampisti azzurri, Rooney che non vede una palla contro Barzagli e Bonucci.
Chiari segnali questi, di come la squadra di Prandelli abbia demolito i britannici, duri però a morire, forse perché assistiti dalla dea bandata. Ma alla fine i rigori hanno dimostrato la vera essenza dell’Italia, in tutti i sensi. Il tiro fuori di Montolivo aveva fatto precipitare gli Azzurri, ma la follia di Pirlo, con un cucchiaio che tanto ricorda quello di Totti nella già citata Italia-Olanda del 2000 e la parata di Buffon su Cole segnano la svolta che poi diventa apoteosi al gol di Diamanti. L’Italia c’è e se la stanchezza non farà brutti scherzi contro la Germania ne vedremo delle belle.
INIZIO PALPITANTE – Prandelli e Hodgson non cambiano nulla rispetto a quanto preventivato alla vigilia. Negli Azzurri c’è Montolivo al posto di Thiago Motta. L’avvio vede un’Italia spumeggiante e già dopo un paio di giri di lancette potrebbe passare grazie a De Rossi che con una sventola dalla distanza fa tremare i pali della porta inglese. I britannici si scuotono, capiscono che nonostante il loro atteggiamento palesemente difensivo non possono difendere per tutti i 90’. E allora cominciano a spingere grazie anche alle sovrapposizioni costanti dei terzini, tanto che sfiorano il gol con Johnson il quale non sfrutta un’ottima palla gol in area azzurra grazie anche al bell’intervento di Buffon e Rooney che di testa manda di poco alto. Il momento d’oro degli inglesi finisce qui.
SAGRA DEGLI ERRORI – Da questo momento in poi è solo Italia. Tanto possesso palla grazie anche ad un centrocampo devastante, con De Rossi e Marchisio schegge impazzite, Montolivo a tutto campo e Pirlo solito regista, un esterno di difesa assai ficcante come Balzaretti, ma i varchi sono veramente pochi visto che l’Inghilterra è letteralmente asserragliata. Dunque tocca provare a scavalcarla e cosi ci pensa Pirlo che lancia sul filo del fuorigioco Balotelli il quale quasi incredulo di cotanta grazia si lascia rimontare da Terry che partiva alle sue spalle. Un film già visto contro la Spagna.
Il giocatore del City si potrebbe rifare poco dopo su una geniale imbeccata di Montolivo ma da posizione centrale calcia in bocca ad Hart. E Cassano? Per mezz’ora buona è il fantasma di se stesso. Esce dal torpore dopo mezz’ora abbondante quando di testa apparecchia per Balotelli che, tanto per cambiare, si fa anticipare. Quindi Fantantonio si mette in proprio con un bel tiro dalla distanza: Hart ci mette i guantoni. L’Inghilterra dal guscio ci esce una sola volta Welbeck ma i risultati non sono confortanti. Insomma un primo tempo che si chiude con il rammarico per le tante palle gol sprecate.
LA MUSICA NON CAMBIA – Nella ripresa l’Italia comincia come aveva finito il primo tempo. L’assedio continua e la prima ghiotta palla gol capita a De Rossi che servito da Marchisio spara fuori da posizione più che invitante. Intanto Abate comincia a spingere come non aveva fatto nel primo tempo e aumentano i grattacapi per Hodgson. Balotelli e Montolivo sprecano due grandi occasioni, il secondo a porta quasi vuota ma in equilibrio precario. Insomma l’Italia c’è, ma il gol non arriva.
SI CAMBIA – Hodgson capisce che cosi non va, perché non solo in difesa si soffre e solo un buon Terry tiene in piedi la baracca, ma in avanti Rooney e Welbeck sono oggetti misteriosi. Colpa anche di un centrocampo abulico, con un Gerrard totalmente irriconoscibile. L’allenatore britannico prova a dare la scossa con il gigante Carroll, chiamato a fare sponde (e falli) e lo sgusciante Walcott. Ma non cambierà, di fatto, proprio nulla. Dall’altra parte Prandelli lancia Diamanti al posto di un Cassano stanco. E’ questo l’unico cambio del tecnico azzurro che poco dopo si vede costretto a sostituire anche De Rossi e Abate con Nocerino e Maggio. I tre nuovi si riveleranno molto utili, con Diamanti che si affianca a Montolivo dietro l’unica punta Balotelli nello schema ad albero di Natale. Ma il risultato non cambia.
ULTIMI SFORZI AZZURRI – Nei supplementari Prandelli rimodula i suoi con il 4-4-2, con Nocerino largo a sinistra. Si continua ad attaccare a tutto spiano, con Diamanti che colpisce un altro palo su tiro cross e Nocerino che va in gol ma la sua gioia viene frenata dal guardalinee che sventola la bandierina: è fuorigioco. Intanto Maggio si becca, ingiustamente, un giallo pesante: essendo diffidato salterà la gara con la Germania. Finisce cosi 0-0, si va ai rigori.
DALL’INCUBO ALL’APOTEOSI – Solitamente chi domina nei tempi regolamentari viene beffato ai calci di rigore. E cosi sembra quando Montolivo, dopo i centri di Balotelli e Gerrard, calcia fuori. Un incubo per il centrocampista che scoppia in lacrime. Rooney legittima il vantaggio dei suoi aumentando la paura degli Azzurri che hanno un sussulto quando Pirlo si inventa un cucchiaio che tiene tutti con il fiato sospeso. Un gesto che forse scuote l’Italia e innervosisce gli inglesi. Young centra in pieno la traversa e le cose si rimettono in sesto. Nocerino non sbaglia a differenza di Cole che calcia male e Buffon non può far altro che bloccare la sfera. Il penalty decisivo capita sui piedi di Diamanti che spiazza Hart e fa esplodere l’apoteosi azzurra: l’Italia c’è, anche dagli undici metri. L’incubo di quattro anni fa con la Spagna è scacciato. Game over invece per l’Inghilterra. Con un cuore grande cosi nemmeno la corazzata Germania fa poi così tanta paura.
Italia-Inghilterra, le immagini:
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Gli esordi della Nazionale Italiana nelle fasi finali dei campionati mondiali ed europei molto spesso sono stati accompagnati da polemiche e problematiche di disturbo, lontane da questioni prettamente di campo. Nella migliore (o peggiore) delle tradizioni, la vigilia dell’Europeo in Polonia ed Ucraina è stata contraddistinta dalle ormai note vicende relative al calcioscommesse, fra blitz e veleni, che hanno spostato nettamente l’attenzione dalle questioni tattiche: ora, però, l’Europeo è iniziato, mostrando i suoi primi risultati del campo e, dunque, anche per gli Azzurri è tempo di calarsi in pieno nel clima pre-partita, nell’immediata vigilia del match d’esordio che, sulla carta, appare realmente proibitivo. L’impegno contro i padroni del calcio mondiale ed europeo, la Spagna di Vicente del Bosque, sarà un importante spartiacque delle velleità della nostra Nazionale anche se è quantomeno insolito che il “bivio” giunga già alla prima gara che, solitamente, viene considerato un match di assestamento.
Un esordio così complesso, però, mostra sicuramente dei temi di gran fascino ed interesse, oltre che regalare certe motivazioni e stimoli che, soprattutto dopo una preparazione tanto tribolata, appaiono realmente come una risorsa preziosa su cui far leva, da capitalizzare il più possibile: è già accaduto in altre occasioni e, se dovesse accadere nuovamente, potrebbe essere considerato realmente come un fattore distintivo degli Azzurri, una speciale “skill” da sfoggiare nel momento delle difficoltà, per rialzare la testa e dimostrare con orgoglio che questo sport è ancora vivo.
Le parole adoperate sul suo profilo Facebook dal capitano Azzurro Gigi Buffon, finora solo sfiorato dalle vicende esterne, devono essere lette proprio in tal senso, come la necessità di un leader di caricare i suoi compagni, spronandoli a far bene per dimostrare il loro valore a tutti i detrattori ed ai cosiddetti “seminatori di zizzania”.
La grinta e la determinazione di Buffon saranno l’esempio fondamentale per lo spogliatoio ma, di certo, la gara contro gli spagnoli necessiterà anche di una buona dose di accorgimenti mirati a resistere all’onda d’urto delle furie rosse. Nell’ultimo scontro ufficiale, disputato nei quarti di finale dell’Europeo 2008 con Donadoni in panchina, gli Azzurri si arresero agli iberici solo ai calci di rigore, dopo una gara lunga e tirata, bloccata sullo 0 a 0: in tal occasione, nonostante l’eliminazione, l’Italia non sfigurò, anche e soprattutto perchè ebbe la “consolazione” di essere eliminata dalla formazione che si aggiudicò, poi, la competizione, oltre che il Mondiale 2010.
Contro gli iberici, inoltre, la Nazionale di Prandelli ha ottenuto un prestigioso successo per 2 a 1 in amichevole, con reti di Montolivo ed Aquilani, dimostrando che quando il gioco girava a dovere, la formazione azzurra poteva essere comunque competitiva anche contro i migliori in assoluto: quello smalto e quella brillantezza che hanno contraddistinto il cammino di qualificazione, però, alla luce delle ultime tre sconfitte consecutive nelle amichevoli di “avvicinamento” , sembrano realmente lontani. Gli Azzurri avranno l’arduo compito di provare a sorprenderci, smentendo lo scetticismo diffuso in queste ore di vigilia, dimostrando di essere “vivi” nonostante l’emergenza in difesa e l’attacco poco rodato.
Come annunciato, al posto di Barzagli (in attesa del suo recupero) sarà Daniele De Rossi il centrale difensivo, con Chiellini e Bonucci a competare il terzetto: nella gara di domani saranno loro il trio più attenzionato, soprattutto alla luce delle difficoltà mostrate dalla retroguardia nell’ultima amichevole contro la Russia, conclusasi con tre gol al passivo. In particolare, gli occhi saranno puntati sul romanista che ha, comunque, mostrato grande disponibilità nell’accettare di “retrocedere” in difesa, così come già accaduto nella Roma di Luis Enrique e, chissà, questa mossa potrebbe rivelarsi una soluzione vincente, dettata proprio dalla necessità. Così come sarà molto forte l’attenzione sul ct Prandelli, al debutto nella fase finale di un campionato europeo: lui, per ora, ostenta serenità, concedendosi nel pomeriggio di oggi anche un “pisolino“, caratteristica di chi sa di aver lavorato al massimo delle sue possibilità e, probabilmente, di chi vuole dare un segnale di rottura rispetto alle molteplici tensioni circostanti.
Nella gara di domani alle ore 18 il campo esprimerà il suo verdetto: tutti ci auguriamo che anche dopo il match con la Spagna il mister possa continuare a dormire sonni tranquilli.
Siamo arrivati oggi al Gruppo C, quello della nostra Nazionale. Gli azzurri dovranno affrontare Spagna, Irlanda e Croazia. Sulla carta la qualificazione dovrebbe essere abbastanza agevole per gli azzurri, con Irlanda e Croazia che sembrano non poter impensiere più di tanto gli uomini di Cesare Prandelli. Ma come ci insegna il vecchio Trap, non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. E allora guardiamo cosa ci propone il sacco del girone C.
LA STORIA – Pare quasi un paradosso come questo girone sia il secondo meno titolato di questi Europei, se prendiamo esclusivamente la rassegna continentale. Tre titoli, di Italia e Spagna. Gli azzurri trovarono il loro trionfo nel lontano ’68, mentre la Roja, dopo il successo nella seconda edizione del ’64 giocata in casa, dovette aspettare altri 54 anni prima di tornare a vincere nel 2008. Rimangono le briciole invece alle restanti due Nazionali. Per l’Irlanda quella di quest’anno è la seconda partecipazione ad una fase finale, dopo la sfortunata esperienza dell’88 che li vide uscire durante la fase a gironi superata da Russia e Olanda. La Croazia invece è una Nazionale relativamente giovane, nata nei primi anni ’90 e capace di togliersi già alcune belle soddisfazioni, non ultima la qualificazione ai quarti nella scorsa edizione, dove poi venne battuta dalla Turchia ai tempi supplementari.
SPAGNA
L’ASSENZA – Apparentemente è la Nazionale da battere, vuoi perché sono i campioni in carica d’Europa e del Mondo, vuoi perché è espressione del calcio tanto spettacolare quanto vincente messo in mostra dal Barcellona negli ultimi anni, e poi perché l’esperienza acquisita a livello di club e internazionale è qualcosa di non paragonabile con gli altri calciatori presenti in Ucraina e Polonia. C’è un però, le assenze. Mancheranno infatti due giocatori fondamentali per la Roja, due blaugrana doc, entrambi per infortunio. Da una parte Carles Pujol, capitano e leader carismatico della selezione iberica e David Villa, bomber di razza delle Furie Rosse, che ancora non ha recuperato dal terribile infortunio alla tibia patito durante il Mondiale per Club di quest’anno in semifinale. Assenze pesanti, che forse stanno passando fin troppo in secondo piano. In ogni caso la rosa delle Furie Rosse resta altamente competitiva. Il reparto di difesa è costituito in gran parte dal blocco Real, con Casillas tra i pali più Arbeloa, Sergio Ramos e Albiol tra i sette difensori convocati dal ct Del Bosque, fra cui figura anche la sorpresa Juanfran dell’Atletico Madrid, senza dimenticare il totem Pique, che per la verità non ha poi convinto più di tanto questa stagione. A centrocampo si commenta da se l’onnipresenza del Barcellona, con Iniesta, Xavi, Fabregas e Busquets alfieri della metà campo spagnolo, con il solo Xabi Alonso a spezzare l’egemonia blaugrana. Con ogni probabilità sarà Torres al centro del 4-3-3, con il Blues preferito a chi come Fernando Llorente ha scritto pagine storiche per l’Athletic Bilbao di Bielsa. Nel 4-3-3 della Roja dovrebbe poi trovare un posto da titolare nella corsia di destra Mata, compagno di squadra del Nino nel Chelsea, senza dimenticare però che in panchina figura un certo Pedro, il quale però potrebbe essere tenuto a riposo per entrare poi in partita in corso, avendo già dato ampia dimostrazione di come possa essere decisivo anche entrando dalla panchina. Se la Spagna riuscirà a dare velocità alla sua manovra, senza cadere nell’errore di specchiarsi, allora difficilmente potrà avere rivali. Da non sottovalutare però un aspetto fondamentale, ovvero quello delle motivazioni. Dopo aver vinto tutto quanto negli ultimi 4 anni, i calciatori della Roja avranno quell’umiltà e quella determinazione di centrare un nuovo storico traguardo? Il punto interrogativo è questo, la risposta ci verrà data durante gli Europei.
ITALIA
PROMESSA – La Nazionale azzurra non parte di certo con i favori del pronostico, anche se le semifinali del torneo dovrebbero essere un obiettivo abbastanza realistico a cui poter puntare, per poi sognare anche una finale e perché no, una nuova finale dopo quella del Mondiale 2006 ed Euro 2000. Il ct Prandelli ha varato una linea verde che tanto si dissocia da quel passato recente che, nonostante le valanghe di critiche, è riuscito a consegnarci una Coppa del Mondo dopo un quarto di secolo. Dei protagonisti di Berlino sono rimasti soltanto Pirlo e Buffon, con De Rossi e Chiellini più maturi rispetto a sei anni fa. Per gli Europei il commissario tecnico ha deciso di affidarsi al blocco della Juventus campione d’Italia, e non è da escludere che decida di adottarne anche il modulo (3-5-2), schierando i tre bianconeri Barzagli, Chiellini e Bonucci, con quest’ultimo anello debole (attenzione però anche alla possibile sorpresa Ogbonna). Sugli esterni dovrebbe essere certa la presenza di Maggio e Balzaretti, dopo che Criscito è rimasto in Italia per le note vicende del calcioscommesse. Entrambi hanno gamba e forza per spingersi in avanti, e se per Maggio l’esperienza di quest’anno in Coppa Campioni con la maglia del Napoli può essere salutata come acqua nel deserto, la stessa cosa non si può dire per il terzino rosanero, che in Nazionale ha all’attivo 8 presenze soltanto. Al momento però, considerando quanto può offrire il calcio italiano in questo reparto, non ci sentiamo di criticare Prandelli, sebbene forse una riflessione in più sulla convocazione di Bonucci la si sarebbe potuta fare, e non tanto per l’avviso di garanzia della Procura, quanto proprio per una questione tecnica, con magari un Ranocchia o un Astori più meritevoli di quanto fatto vedere quest’anno dal bianconero, sopratutto il sardo. Analizzando il centrocampo italiano, difficilmente riusciamo a trovarne uno migliore per quantità e qualità, paragonabile senza alcun impedimento di sorta a quello della Roja. Andrea Pirlo rimane il play più forte al mondo, alla stregua di un Rondo o un Parker del basket. Ci sono poi De Rossi e Marchisio, due prodotti doc del vivaio di Roma e Juve, senza dubbio il meglio di quanto si può auspicare. Proprio loro tre dovrebbero illuminare le azioni dell’Italia. Qualche dubbio lo lasciano Riccardo Montolivo e Thiago Motta. Il primo è atteso sempre dalla consacrazione ufficiale, sopratutto ora che è approdato in rossonero, del secondo invece si teme la lentezza, sia di gambe che nel creare gioco. Non ce ne vorrà Thiago, ma considerarlo il vice di Pirlo è qualcosa di improponibile, meglio uno tra De Rossi e Montolivo. C’è poi il gregario Nocerino, che nei pensieri del tecnico Prandelli dovrebbe essere l’alternativa di Marchisio, mentre in Ucraina c’è già chi scommette sull’outsider Diamanti, portato contro ogni pronostico dal ct agli Europei, sebbene il suo utilizzo appare in forte dubbio ora che sta prendendo sempre più piede il disegno tattico del 3-5-2 dopo la debacle con la Russia di Advocaat.
In attacco spazio alla fantasia, con Cassano, Giovinco e Balotelli in lotta per i due posti da titolare lì davanti. La magia e la poesia direbbe Cassano in coppia con Supermario, la logica invece preferirebbe Giovinco al rossonero. Il perché è presto detto, dal momento che la Formica Atomica appare decisamente come l’uomo più in forma dell’Italia in questo momento, dato testimoniato anche dalle ultime spettacolari prestazioni con la maglia del Parma. In secondo piano Di Natale e Borini. Il primo, nonostante i titoli di capocannoniere ad Udine, non ha mai convinto più di tanto in Nazionale, e a meno di stravolgimenti climatici anche in quest’occasione il calciatore bianconero non dovrebbe recitare un ruolo di protagonista nella spedizione azzurra (saremo ben felici di ricrederci in caso contrario). L’attaccante della Roma invece è approdato solo di recente alla ribalta Nazionale, tanto da poter contare su una sola presenza con la maglia dei “grandi” (l’ultima amichevole di febbraio contro gli Usa). In ogni caso Borini si è meritatamente conquistato la convocazione agli Europei, dimostrando grande freschezza atletica e doti da goleador importanti nel suo primo anno alla Roma. Pronostici? Scaramanzia a parte, diciamo quarti di finale e poi si vedrà. Molto dipenderà dal carattere e dalla determinazione che la nostra Nazionale riuscirà a mettere in campo, e quanto l’inchiesta del calcioscommesse influirà sulla psiche dei giocatori italiani. Onestamente crediamo che con l’inizio degli Europei i giocatori sapranno mettersi alle spalle quanto sta succedendo in Italia e qualora dovesse arrivare un buon risultato nel match inaugurale contro la Spagna allora potremo davvero pensare in grande.
IRLANDA
VOLPE TRAP – Chi non conoscesse Trapattoni non darebbe nemmeno una chance all’Irlanda, impegnata nel Gruppo che vede l’Italia e la Spagna protagoniste. Eppure senza presentare molte stelle, la Nazionale del Trap è approdata alle fasi finali dell’Europeo e si appresta a viverlo come possibile outsider almeno per un posto ai quarti di finale, poi chissà. Quest’anno Di Matteo ci ha ricordato come il vecchio calcio all’italiano continui a dare i suoi frutti, contro squadre blasonate come il Barcellona e il Bayern. La vera punta di diamante dell’Irlanda è il solito Robbie Keane, che oggi gioca in America insieme a David Beckham nei Galaxy. Al suo fianco dovrebbe giocare uno tra Doyle e Walters, anche se la sorpresa potrebbe essere dettata dal giovane del West Bromwich Shane Long. Insieme a Keane l’altro calciatore di maggiore talento è l’ala sinistra Aiden McGeady, attualmente in forza allo Spartak Mosca. Nel 4-4-2 del Trap sulla corsia di destra troviamo l’esperto Damien Duff, che all’età di 33 anni è alla sua ultima grande occasione in una rassegna così importante. In difesa O’Shea (Sunderland) e Richard Dunne (Aston Villa) dovranno guidare una difesa che al centro conta la presenza di Sean Ledger (Leicester City, Serie B inglese) che non può avere l’esperienza necessaria per giocare sfide a così alto livello. In porta l’altro cavallo di battaglia del Trap, Shay Given (Aston Villa), che all’età di 36 anni rimane uno dei portieri più forti della Premier. In molti si chiedono se l’Irlanda riuscirà ad essere la sorpresa del Gruppo C. Noi rispondiamo che nel calcio non bisogna mai dare nulla per scontato, e che Trapattoni ha più volte giocato un brutto tiro ai colori azzurri, e lo stesso Cesare Prandelli se lo ricorda piuttosto bene.
CROAZIA
CI SCOMMETTETE? – Diciamo subito che sarebbe davvero un azzardo scommettere sul passaggio del turno della Nazionale croata. Gli uomini guidati dal talentuoso ct Slaven Bilic (in carica dal luglio del 2006) dovrebbe recitare un ruolo di secondo piano all’interno del Gruppo C. Soltanto il centrocampo sembra offrire qualche spunto di vitalità, data la relativa freschezza del reparto in termini anagrafici e sopratutto grazie alla presenza del faro Luka Modric, autentica stella del suo Paese. Il calciatore del Tottenham è il più talentuoso tra i 23 convocati da Bilic per gli Europei, sebbene difficilmente da solo potrà sovvertire i pronostici della vigilia. In attacco la Croazia presenta i soli Olic e Mandzukic a poter impensierire le difese avversarie, anche perché il brasiliano Eduardo non sembra più lo stesso calciatore che avevamo ammirato qualche anno fa con la maglia dell’Arsenal. Va meglio nel settore nevralgico della squadra. Oltre a Modric e il suo compagno di club Niko Kranjcar, i croati possono contare sull’apporto di gente come Rakitic (centrocampista del Siviglia) e la giovane stella della Dinamo Zagabria Badelj. I guai arrivano in difesa, dove la coppia centrale titolare Simunic-Schildenfeld si candida come tra le più perforabili del torneo. Il difensore migliore è Corluka, che all’accorrenza può giocare anche come terzino sinistro, sebbene quel ruolo sarà con tutta probabilità ricoperto dal capitano della spedizione, l’esperto Darijo Srna.