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  • Dossier Luciano Moggi Tavaroli inguaia Moratti

    Dossier Luciano Moggi Tavaroli inguaia Moratti

    Ancora Giuliano Tavaroli protagonista. Stavolta l’ex capo della security di Telecom e Pirelli, ascoltato con riferimento al processo sui dossieri illegali, ha dato conferma di aver ricevuto da parte dell’Inter l’incarico di spiare anche l’ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi, condannato poi nell’ambito dell’inchiesta calciopoli. Tavaroli ha asserito che i report riguardanti l’allora dirigente dei bianconeri furono consegnati direttamente a Giacinto Facchetti, a quei tempi vice presidente dei nerazzurri milanesi, ma ha detto di non sapere se lo stesso poi ebbe contatti in tal senso con Massimo Moratti.

    Prima di Moggi a Tavaroli fu chiesto anche un dossier su De Santis, a quell’epoca arbitro, mentre l’ex capo security di Telecom ha detto di non ricordare se furono svolte delle attività che riguardassero Antonio Giraudo, amministratore delegato della Juventus all’epoca. Un’altra importante rilevazione di Tavaroli è arrivata con riferimento al caso del dossier su Moggi: sembrerebbe infatti che fu Adamo Bove, a quei tempi dirigente di Telecom e poi morto suicida, a svolgere l’analisi del traffico telefonico dell’allora dirigente bianconero.

    Luciano Moggi | © PACO SERINELLI/AFP/Getty Images

    L’obiettivo di questa attività di spionaggio nei confronti di Moggi nacque dopo alcune dichiarazioni ricevute dall’Inter, attraverso un arbitro, con riferimento a delle possibili frodi fiscali. Una vicenda a tinte fosche dunque, e il fatto che in ballo vi siano due persone non più in vita come Facchetti e Bove complica ancor di più la situazione per chi sta conducendo l’inchiesta. Staremo a vedere se nei prossimi giorni ci saranno ulteriori novità in merito alla questione, ma sembra comunque che le cose andranno ancora per le lunghe. Con buona pace dei tifosi juventini e dello stesso Moggi che a distanza di anni non dimenticano quanto accaduto, specie in relazione alla retrocessione in B e soprattutto agli scudetti che seguirono all’inchiesta calciopoli. Procedimenti diversi ovviamente, ma accomunati da quest’attività di spionaggio che diede un po’ il via a tutto.

  • Spionaggio De Santis, Inter “seguito solo da Facchetti”

    Spionaggio De Santis, Inter “seguito solo da Facchetti”

    Non solo Champions. De Santis Inter, una partita che si giocherà in tribunale quest’oggi a Milano nell’ambito della spy-story che vede protagonisti l’ex arbitro di Serie A e il presidente Moratti. Lo scorso autunno il fischietto di Tivoli aveva chiesto un maxi risarcimento pari a 21 milioni di euro al club nerazzurro. Oggetto della disputa il pedinamento attuato dalla società di corso Vittorio Emanuele ai suoi danni durante l’anno 2003.

    Un’inchiesta che avrebbe potuto avere dei risvolti interessanti anche nello scandalo Calciopoli, come riporta oggi Tuttosport. Come andrà a finire? Entro breve il tribunale civile di Milano si esprimerà in merito alla vicenda, con l’ex nerazzurro Bobo Vieri diretto interessato.

    PEDINAMENTO – Un ruolo fondamentale in tutta la vicenda viene rivestito dalla Telecom, la principale azienda italiana di telecomunicazioni, il cui presidente è quel Tronchetti Provera che attualmente rappresenta una delle figure più rivelanti all’interno del consiglio di amministrazione dell’Inter. L’Intelligence Telecom, guidata da Tavaroli, aveva spiato De Santis perché sospettato da Moratti e il compianto Facchetti (allora vicepresidente nerazzurro) di danneggiare l’Inter  . Emblematico il nome dato al dossieraggio, “Operazione ladroni”. Il pedinamento è stato ammesso da Tavaroli, Plateo, Cipriani e lo stesso Tronchetti Provera, dichiarando inoltre che anche la Juventus era stata fatta oggetto di controlli.

    massimo moratti | © Valerio Pennicino/Getty Images

     

    MAXI-RISARCIMENTO – Oggi la decisione del tribunale di Milano sulla richiesta del maxi-risarcimento da parte di De Santis nei confronti della società nerazzurra, nella figura del presidente Massimo Moratti. In ballo ci sono 21 milioni di euro, una cifra pazzesca, considerando che anche Bobo Vieri per il medesimo motivo ha presentato una domanda in termini economici paragonabile a quella del fischietto italiano. Qualora venisse accolta la richiesta di De Santis, l’Inter si vedrebbe costretta a versare oltre 40 milioni di euro nel giro di pochi mesi. Sempre nella giornata di oggi verrà discusso un ultimo tentativo di riconciliazione fra le parti.

    GIUSTIZIA SPORTIVA – In ogni caso la vicenda poteva comportare problemi ben maggiori al clan nerazzurro. Infatti secondo gli avvocati di De Santis, Paolo Gallinelli e Federico Lucarelli, l’intero fascicolo Telecom avrebbe portato informazioni fondamentali circa il materiale per Calciopoli, che a distanza di 3 anni avrebbe sconvolto le gerarchie del calcio italiano, sebbene gli stessi legali dell’arbitro abbiano affermato di non avere prove al riguardo. L’Inter uscì salva dalla giustizia sportiva, poiché fu Facchetti ad essere indicato come la persona che per conto dei nerazzurri chiese a Tavaroli di spiare De Santis. Quando il pedinamento venne a galla, il numero due della società milanese era già scomparso, e il procuratore federale Palazzi in coppia con Borrelli decise di archiviare il fatto per prescrizione e improcedibilità. Per lo stesso motivo l’Inter utilizzerà lo “Scudo” Facchetti (espressione coniata da Tuttosport) per chiedere l’annullamento della richiesta avanzata dall’arbitro.

    JUVENTUS – Quello che sta per consumarsi quindi è soltanto l’ultimo capitolo dell’eterna lotta tra Inter e Juventus, in relazione allo scandalo Calciopoli. I bianconeri, rinvigoriti anche dall’azione energica del nuovo presidente Agnelli, sono pronti a registrare un successo importante, mentre la società nerazzurra potrebbe incassare un brutto colpo all’immagine di onestà e legalità mostrata per tutti questi anni sia all’interno delle aule di tribunale che fuori.

  • Inter, le lacrime di Cambiasso simbolo della sconfitta

    Inter, le lacrime di Cambiasso simbolo della sconfitta

    La sconfitta non è arrivata, ma quel pareggio riacciuffato in extremis ha di fatto palesato gli evidenti limiti di questa Inter targata Ranieri. Analizzando il match senza guardare il risultato emerge nuovamente come i nerazzurri siano praticamente inesistenti in mezzo al campo, e soprattutto fragili a livelli imbarazzanti in fase difensiva. Ranieri ha nuovamente sconfessato le sue scelte iniziali, dove se nel primo tempo aveva provato ad uscire della crisi utilizzando il più solido 4-4-2, sacrificando il giocatore di più inventiva come Sneijder, schierando Forlan come esterno di centrocampo,  nella ripresa ha di fatto utilizzato un default tattico inserendo l’olandese e rompendo gli schemi iniziali.

    Il pareggio è arrivato solo grazie a uno scatto d’orgoglio, e non al gioco che latita da mesi. L’immagine simbolo della sconfitta subita, nonostante il pari agguantato, sono le lacrime di Cambiasso, giocatore che ha sempre lottato e sentito la maglia nerazzurra come una seconda pelle. Alla sua sostituzione c’è stata un’ovazione, lasciatemi dire, indegna e ingenerosa.

    la disperazione di Cambiasso | ©Claudio Villa/Getty Images

    Ripreso dalle telecamere in panchina, Cuchu Cambiasso ha mostrato la sua sensibilità, cercando di nascondere il volto coperto dalle lacrime. Immagine che segna certamente la fine di un ciclo in casa Inter, ricordando  quasi il tragico pianto di un campione come Ronaldo sulla panchina in occasione dello scudetto sfumato contro la Lazio.

    Il centrocampista argentino è stato uno dei peggiori in campo ieri sera, mostrando come con l’alzarsi della sua età anagrafica non può giocare al top quaranta partite a stagione. Non per questo motivo sono giustificati i fischi e l’ovazione per la sostituzione di uno dei maggiori artefici delle vittorie nerazzurre di questi ultimi anni. L’argentino arrivato dal Real Madrid a parametro zero, è stato uno dei colpi di mercato più azzeccati degli ultimi anni, risultando una colonna portante del centrocampo di Mancini e di Mourinho. Oltre che un campione è sempre stato un giocatore che ha sentito in maniera speciale l’attaccamento ai colori e alla maglia nerazzurra, volendo ricordare come in tutti i festeggiamenti, indossasse la maglia numero tre ,di una bandiera e di un suo personale idolo come Giacinto Facchetti. Ridicoli i fischi e addirittura umiliante un’ovazione che Cambiasso ha sentito davvero come degradante dal punto di vista personale, nei confronti di quei tifosi che lui sentiva sempre al suo fianco.  Andiamoci piano a dare per bolliti dei giocatori che sono saliti sul tetto del mondo solo un anno fa, perché la rifondazione probabilmente investirà molte vecchie pedine, con l’inserimento di forze fresche, ma criticare e umiliare un giocatore come Cambiasso mi sembra davvero autolesionismo allo stato puro. Gli eroi di Madrid avranno com’è giusto che sia sempre il rispetto e la gratitudine dei veri tifosi nerazzurri, perché un’annata storta non cancella di certo un lustro di vittorie che ha portato gli addetti ai lavori a rinominare la Grande Inter quella del Triplete dopo quella di Helenio Herrera. Cambiasso come il suo idolo Giacinto Facchetti saprà nuovamente rialzarsi, senza dover nascondere quelle lacrime amare, di cui non ha nulla da vergognarsi. Esteban Cambiasso è di fatto un pezzo della storia nerazzurra,  e per questo motivo credo che le uniche persone che dovrebbero nascondersi siano quelle che hanno gioito alla sua sostituzione.

     

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  • Gianfelice Facchetti: “su mio padre, solo calunnie”

    Gianfelice Facchetti: “su mio padre, solo calunnie”

    E’ un periodo di ricordi e di riflessioni per Gianfelice Facchetti, figlio dello scomparso Giacinto, capitano dell’Inter e della Nazionale. Ricordi dolci, che lo hanno ispirato nella stesura del suo libro, “Se no che gente saremmo”, presentato allo spazio Oberdan di Milano, e dedicato proprio allo scomparso papà, dove racconta “le storie che valeva la pena raccontare, salvandone il sale e mettendolo alla luce perchè brillasse”, come lui stesso scrive.

    La storia di un lottatore, in campo e nella vita, ma sempre generoso ed altruista che, anche venti giorni prima di arrendersi al male, rispondeva di non voler mollare, “Sono un lottatore, mi dò da fare”.

    Tutto ciò, dunque, per restituire alla memoria del campione scomparso una dimensione diversa, la giusta considerazione ed il giusto rispetto, sottraendo la sua figura alla gogna mediatica scatenatasi nel post- calciopoli, proteggendolo sì, ma evitando di provare a controllare qualsiasi dettaglio che potesse scalfire il suo ricordo, con la consapevolezza che il mito di Facchetti è, comunque, già al sicuro.

    Nonostante ciò, però, il figlio di Giacinto non si sottrae ad un commento piccato nei confronti di coloro che, nei confronti del padre, hanno costruito solo “falsità e calunnie, provando a montargli addosso una bicicletta ma senza catene e con le ruote sgonfie“.

    La sua corsa, infatti, riferendosi ai suoi anni da dirigente dell’Inter che coincidono con le stagioni immediatamente precedenti allo scoppio dello scandalo di Calciopoli, secondo Giuanfelice Facchetti, è stata sempre “leale e coragggiosa”.

    Alle dichiarazioni di Gianfelice, inoltre, nel corso della presentazione, si sono associati i presenti, quali il presidente Massimo Moratti, il giornalista di fede interista Beppe Severgnini, Marco Tronchetti Provera e Roberto Boninsegna, ex compagno di squadra e, soprattutto, amico che è rimasto vicino a Giacinto Facchetti anche nella sua ultima estate, come rivela il Gianfelice, portandogli spesso in dono, da Mantova, Lambrusco e salame.

  • “Gaetano e Giacinto”, l’omaggio degli Stadio a Scirea e Facchetti

    “Gaetano e Giacinto”, l’omaggio degli Stadio a Scirea e Facchetti

    Nel corso degli anni sono numerose le iniziative benefiche che vedono la collaborazione di due mondi così diversi ma fondamentalmente così uniti: musica e sport. Oggi vi vogliamo parlare di due importanti calciatori, vere e proprie icone per i colori della maglia che hanno indossato: Gaetano Scirea e Giacinto Iacchetti, rispettivamente lo storico libero della Juventus e l’indimenticato terzino dell’Inter. L’occasione è il brano “Gaetano e Giacinto” che gli Stadio hanno dedicato a questi due importanti personaggi sportivi italiani ed in rotazione radiofonica e da domani 26 Agosto. Il brano anticipa l’uscita (prevista per il 27 Settembre) del nuovo album di Gaetano Curreri e soci intitolato “Diamanti&Caramelle” a due anni da “Diluvio Universale“.

    Ufficio Stampa
    con un solo passaggio uniscono milioni di gente” – recita il testo scritto dagli Stadio – “due tipi che parlano piano […] che parlano niente“. Un tributo quasi doveroso, come spiega il frontman Gaetano Curreri: “Il legame con due personaggi come Scirea e Facchetti è bene impresso nella mia memoria. Per l’amore che ho per il calcio, mi è sembrato bello raccontare le loro storie che “nascono dal basso”, dalla vita vera di periferia. Le storie di quei calciatori “veri”, che riescono a fare di un sogno la loro realtà. Sono campioni che aiutano i bambini a sognare e che oggi vanno riscoperti: Facchetti e Scirea sono punti di riferimento ideali. Non amiamo i calciatori con i cerchietti in testa, pieni di tatuaggi, che si fidanzano con le veline, sinceramente non ci appassionano. Ognuno può far quello che vuole ma il calcio deve ritrovare una propria armonia e condivisione, sobrietà, serenità, direi autorevolezza, anche nella figura del calciatore, che si è un pò smarrita ultimamente, perdendo di conseguenza tutta una serie di valori. Non che i calciatori debbano essere per forza dei modelli, anzi, tutt’altro, ma, se hanno cominciato calpestando la terra di campi improbabili, non devono dimenticare mai il sudore e la fatica per realizzare un sogno…” Da “Gaetano e Giacinto” è stato tratto anche il videoclip realizzato dal regista Paolo Marchione e girato sul campo di calcio del Tufello, quartiere popolare romano caro a Pier Paolo Pasolini, tra la sabbia nera e sotto il solleone di un pomeriggio d’estate, interpretando lo spirito che ha ispirato il progetto. Nella premessa all’articolo parlavamo di iniziative benefiche e proprio gli Stadio e la Emi Music Italy hanno deciso di devolvere la loro parte di proventi derivanti dalla canzone alle fondazioni dedicate ai due indimenticati campioni i quali ancora vivono nei ricordi dei tifosi e degli amanti del calcio in generale.

  • Calciopoli, la figlia di Facchetti scende in campo

    Calciopoli, la figlia di Facchetti scende in campo

    Dopo la relazione di Palazzi la famiglia Facchetti pur covando rabbia e delusione per l’inserimento di Giacinto nello scandalo intaccandone l’immagine aveva deciso di chiudersi nel più totale silenzio evitando di commentare. Oggi però Barbara Facchetti impegnata nel ritirare un premio in memoria del padre non ha resistito e con forza ha ribadito la volontà della famiglia di tutelare l’immagine do uomo ancor prima di sportivo del proprio caro.

    “Come famiglia in questi anni, abbiamo fatto tutto il necessario per vigilare sulle strumentalizzazioni intorno alla sua figura. Non arretreremo di un passo, continueremo a farlo con forza, con la lucidità e il sorriso che ci ha lasciato in eredità”.

    Le indiscrezioni che girano intorno al turbolento vortice inscenato dal nuovo filone dell’inchiesta parlano di qualche frizione tra la famiglia Facchetti e l’Inter proprio per la volontà di quest’ultima di non tenere a dimostrare la propria estrenietà e di conseguenza quella dell’allora presidente Facchetti.

    Ferma intenzione dunque da aprte della famiglia di vigilare e mantenere pulita la memoria dell’ex presidente nerazzurro e al vaglio dei legali pare ci sia anche una diffida nei confronti di Palazzi. Barbara Facchetti chiude poi con una stoccatina all’Inter “Quel che è giusto tenere a mente è che lo spazio di azione principale in questa vicenda resta nelle mani dell’Inter”, non un indice puntato come Della Valle ma pur sempre un invito a far chiarezza.

  • Inter, mistero Sneijder. Moratti “spero resti” da chi dipende?

    Inter, mistero Sneijder. Moratti “spero resti” da chi dipende?

    Il caso Sneijder si infittisce di giorno in giorno. Se la volontà del giocatore è quella di restare, se Branca lo ritiene incedibile, se Gasperini lo vuole provare a centrocampo, se il Manchester United dice di non volerlo perchè non dovrebbe restare?

    © Victor Decolongon/Getty Images
    Il calciomercato è strano, quasi imprevedibile ma quando un presidente dice spero Sneijder resti, vuol dire che alla fine sarà ceduto. Il patron dell’Inter Massimo Moratti dal ritiro di Pinzolo alimenta la querelle Sneijder “Sneijder resta o va? Mi faccio anch’io questa domanda. Spero che rimanga. Per il momento e non solo per quel che riguarda Sneijder mi sembra ci siano tante voci e pochi soldi: non mi risulta ci siano in società novità su un’offerta del Manchester United. Un grande colpo in entrata? Ma un grande colpo in uscita mai, eh? Mi pare che Gasperini sia soddisfatto del gruppo che ha ed è più voglioso di una buona organizzazione della squadra che di un grande acquisto”. Chi mente? E’ il giocatore a voler andare via? E’ l’allenatore che non lo ritiene adeguato per il proprio gioco? Serve per metter a posto il bilancio? Moratti nonstante l’empasse sul calciomercato e lo spinoso caso Sneijder si dice soddisfatto del lavoro di Gasperini e dell’inserimento del nuovo acquisto Alvarez. Non poteva mancare poi una domanda sullo Scudetto del 2006 “La decisione del consiglio federale sullo scudetto? Non so niente… Scherzi a parte, mi sembra una conseguenza normale, giuridicamente giusto, una risposta obbligatoria: il Consiglio non poteva fare che così. La tutela di Facchetti? E’ la famiglia che c’è rimasta male e sta considerando che cosa poter fare. Per me è libera di muoversi come meglio crede”.

  • Agnelli avvisa Abete “vi porto in tribunale”

    Agnelli avvisa Abete “vi porto in tribunale”

    La Juve non ci sta e dopo l’esposto di un anno fa, ribadisce attraverso le parole del suo stesso presidente la presa di posizione contro la Lega Calcio chiedendo ancora una volta risposte sulle disparità di trattamento subite 5 anni fa nella sentenza a Calciopoli. Come abbiamo avuto più volte modo di scrivere i legali interpellati da Abete hanno praticamente bloccato le mani al presidente e al Consiglio lanciando l’ennesimo paracadute ad un sistema che difficilmente decide di prender posizione.

    Andrea Agnelli | © Claudio Villa/Getty Images
    La sensazione che dal Consiglio Federale di lunedì uscirà l’ennesimo papocchio che scontenterà tutti ha fatto prender ancora una volta la parola al presidente Agnelli che dagli USA ha preannunciato nuove azione per tutelare l’immagine della Juve e ridare credibilità ad un sistema piuttosto che alle persone, riferendosi anche senza nominarlo a Giacinto Facchetti. Vi riportiamo le parole di ANdrea Agnelli tratte dal sito ufficiale. “La Fiorentina e i suoi principali azionisti hanno correttamente sottolineato la disparità di trattamento subita da alcune società calcistiche nel 2006. Una disparità che rischia di perpetuarsi se le indiscrezioni di questi giorni dovessero essere confermate da Consiglio Federale di lunedì 18. Il dialogo tra gli attori principali del mondo del calcio è certamente auspicabile, ma le condizioni di parità tra questi soggetti devono ancora essere garantite, anzi ristabilite, dopo 5 anni di doppiopesismo. Ribadisco che ogni azione legale sarà esperita a tutela della Juventus, se l’ordinamento sportivo dimostrerà di non essere in grado di garantire ai suoi membri pari dignità ed eguale trattamento. Questo non è il tempo della burocrazia, questo è il momento della sostanza. Il dialogo potrà stabilirsi solamente quando queste condizioni saranno garantite. Qui non è in gioco l’onorabilità delle persone, che in taluni casi non sono in condizione di argomentare, qui è in gioco la credibilità del sistema”

  • Monti risponde a Moratti “brutta offesa a me e alla tradizione della Gazzetta”

    Monti risponde a Moratti “brutta offesa a me e alla tradizione della Gazzetta”

    Massimo Moratti | © Vittorio Zunino Celotto/Getty Images
    L’attacco di Moratti alla Gazzetta dello Sport lanciato ieri attraverso i microfoni di Inter Channel ha stupito tutti ma ha forse ridato credibilità al maggior quotidiano nazionale in questi anni spesso additato dai tifosi della Juventus come principale grimaldello e cassa di risonanza per il propagarsi dello scandalo Calciopoli. La rosea a dire il vero veniva presa anche come punto di riferimento dal generale Auricchio per comprovare i presunti torti subiti dalle avversarie della Juventus principalmente. Oggi il direttore della Gazzetta, risponde, a Moratti rigettando ovviamente ogni accusa e accusando il presidente nerazzurro di un offesa ingiusta nei suoi confronti e sopratutto della credibilità della rosea. A Moratti, che continuo a considerare un galantuomo nonostante le accuse gravi e ingiustificate che mi riserva, chiedo solo di meditare su un passaggio delle sue dichiarazioni. Quello in cui, dopo aver evocato in toni altissimi la memoria di Facchetti, addebita a me e alla Gazzetta la paternità di un attacco “determinante, duro, duraturo e calcolato contro di noi e quindi a favore di qualcun altro”, ovvero “non un’opinione ma una politica calcolata dalla direzione del giornale”. Monti attribuisce alla rabbia per le nuove accuse lo sfogo di Moratti ma allo stesso tempo non lo giustifica in quanto una persona del suo carisma e dalla sua posizione non può permettersi questo tipo di attacchi che non fanno altro che esagitare chi si reputa tifoso ma che utilizza ogni pretesto per far sfociare nella violenza. Inevitabile poi il paragone con Andrea Agnelli, il presidente bianconero qualche giorno fa in una intervista alla Gazzetta aveva in qualche modo tirato le orecchie alla Gazzetta attribuendogli la paternità di Calciopoli. Questa, più che una sassata alla libertà di stampa – non mi impressiona, il tiro al giornalista è ormai uno sport nazionale, solo mi fa strano che venga da lui – è una brutta offesa a me e alla limpida tradizione della rosea. Per conto di chi avrei ordito la congiura? Della Juve che, per bocca di Agnelli ma con toni ben più civili, in un’intervista alla Gazzetta ha accusato la medesima di essere stata il motore di Calciopoli? Dei miei azionisti? Di Abete, di Moggi, di Palazzi, cioè di tutti quelli con cui stranamente il presidente nerazzurro non se la prende nell’intervista a Inter Channel? Il direttore della Gazzetta conclude però chiedendo a Moratti di tornare indietro almeno su un passo della sua intervista e cioè quando attribuisce alla rosea le offese alla memoria di Giacinto Facchetti “In questa brutta storia, una sola verità mi preme di ristabilire. Sulla Gazzetta non è mai comparso un rigo che abbia oltraggiato la memoria di Giacinto Facchetti o che lo abbia equiparato a Moggi sul piano delle responsabilità. Al contrario,ho e abbiamo sempre scritto che nulla potrà scalfire il suo monumentale profilo di uomo e di atleta. Su questo punto, almeno su questo, vorrei da Moratti un’onesta correzione di rotta. Dura presa di posizione anche della redazione che chiede a gran voce l’intervento della Federcalcio nel riprendere Moratti e quello della Federazione Nazionale della Stampa e di Rcs nel difendere la libertà di espressione tutelando l’immagine della testata e dei giornalisti.

  • Moratti rompe con la Gazzetta “non la leggo più”

    Moratti rompe con la Gazzetta “non la leggo più”

    Incredibile ma vero anche l’Inter rompe con la Gazzetta dello Sport. Il patron Moratti in un lungo sfogo concesso ad Inter Channel ha continuato a ribadire la sua indignazione nei confronti del procuratore Palazzi per la lunga e pesante accusa nei confronti dei nerazzurri e sopratutto di Giacinto Facchetti. Il patron dell’Inter è però andato oltre annoverando al lungo elenco di nemici del calcio italiano anche la rosea, da sempre giornale di riferimento dei tifosi nerazzurri e principale accusatore della Juventus e di Calciopoli nel 2006.

    © Vittorio Zunino Celotto/Getty Images
    “La replica dei tifosi è stata istintiva, la cosa non è calcolata ma istintiva. Lo scudetto è un fatto fermo ma secondario, quello che è grave è che sia attaccata così una persona che non c’è più, che non può difendersi giuridicamente dall’accusa di un PM”. Moratti più che lo scudetto tiene a ribadire la totale estranietà dagli illeciti di Giacinto Facchetti persona la cui moralità non può esser messa in discussione sia da pm che dai giornali. “E’ una cosa di pessimo gusto, ciò non toglie che nei confronti di Facchetti rimarrebbero sospese queste accuse – prosegue Moratti ai microfoni di ‘Inter Channel’ -. Un colpo a Facchetti che è sbagliato, noi lo conosciamo e non c’è bisogno neanche di conoscerlo per sapere chi fosse Giacinto. Sapevamo di non avere tanti amici, ma non mi aspettavo di avere nemici da chi in città come un quotidiano rosa da sempre vicino ai tifosi dell’Inter si è schierato dall’altra parte, mentre portava da sempre avanti una battaglia pro-Facchetti con l’Inter. La Gazzetta ha fatto un attacco calcolato contro di noi, non lo leggerò più. Sarebbe di cattivo gusto da parte mia continuare a soffrire in questa maniera. Quella loro non è un’opinione, ma è una politica calcolata da una direzione del giornale, sono liberissimi di farlo ma anche io di non leggerla più. Io faccio tutto questo per i tifosi dell’Inter, non mi passa neanche per la testa di fare la vittima o abbandonare”.