Anche il cielo ieri con una pioggia triste e incessante commemorava la morte di Marco Simoncelli, un lungo cordone umano per tutto il giorno ha affollato il teatro di Coriano per l’ultimo saluto. Sic, in una bara coperta da un vetro era vestito con jeans ed una maglietta nera, sulle mani le ferite del tremendo impatto e sotto la chioma scompigliata un viso tranquillo e la bocca che abbozza un piccolo sorriso ma questo forse è solo come noi vogliamo ricordarlo.
Il calore della gente, della sua gente, la dignità di una famiglia piombata alle cronache per una tragedia immane, il calore di tutto il paddock dimostrano la bontà di questo ragazzo che quest’oggi alle 15 riceverà l’ultimo saluto.
Quest’oggi ci saranno infatti i funerali con Valentino Rossi e Pasini che lo accompagneranno all’altare guidando le sue moto, la Gilera 250 e la Honda mentre all’uscita della chiesa Coriano saluterà il suo campione sulle note di Vasco Rossi, Siamo solo Noi la canzone preferita dal povero Simoncelli.
La camera ardente ieri è rimasta aperta fino alle 2:30 per permettere a tutte le persone in fila di dar l’ultimo saluto al loro campione e già dalle 6 di questa mattina sono arrivati nuovi fan. Per evitare di collassare il paese questo pomeriggio saranno allestiti tanti maxi schermi e per chi non riuscirà a salutare il Sic ci penserà Valentino Rossi “Per tutti quelli che me lo chiedono e non potranno essere domani a Coriano non preoccupatevi, il Sic ve lo saluto io. Grazie”.
Anche Vasco la cui presenza oggi è ancora incerta ha avuto parole per SImoncelli “Marco Simoncelli era un ragazzo simpatico e pieno di entusiasmo che per una maledettissima disgrazia ha perso la vita. Correre in moto era la sua passione e ha tenuto ‘aperto’ fino alla fine. Onore a lui che continuerà a vivere nei nostri cuori e condoglianze alla sua famiglia”.
Dietro la solarità di Marco Simoncelli ci doveva esser per forza una famiglia sana, ricca di principi e valori e la dimostrazione arriva in un momento tragico e di sofferenza. Paolo Simoncelli, il papà di Marco, ha infatti voluto subito placare le polemiche di questo pomeriggio in seguito alla divulgazione di un video che ritraeva i soccorritori perder la barella con il corpo del pilota sopra.
“Ero anch’io vicino ai barellieri quando Marco è stato soccorso. – dice Paolo Simoncelli – Mio figlio era già morto, la caduta della barella non ha cambiato la situazione. Vorrei ringraziare le autorità malesiane, l’ambasciatore italiano e i ragazzi del circuito di Sepang che non ci hanno lasciato soli un attimo, sono stati eccezionali. Poi a Roma c’erano tutti, a partire dal presidente del Coni Gianni Petrucci. Centinaia di persone che hanno smesso di lavorare per salutare Marco”.
Un analisi lucida nel dolore che gli fa onore e che viene poi riconfermata in serata, all’arrivo a Coriano con la salma, ai microfoni di Sky. “Ho provato anche a salutare Marco, ma ormai non c’era più nulla da fare. E’ bellissimo vedere l’affetto della gente, non mi ero reso conto che gli volessero così bene, hanno capito che era un puro: non posso dire di essere felice, ma è una cosa che fa molto piacere. Dicono che Dio chiami in Paradiso i migliori, magari è così”.
“Marco era una persona speciale e forse la gente ha capito che era così, era onesto, era un puro e un guerriero e forse è morto proprio per quello. Io gli volevo bene e lui me ne voleva a me, Marco era un grande. Prima di ogni gara ci abbracciavamo sempre e lo abbiamo fatto anche stavolta, ma non è servito. Se avesse lasciato la moto non sarebbe morto. Marco ha goduto di tutte le cose semplici che ha avuto. E sabato mi ha detto, sono stanco voglio tornare a casa. Ma era tornato in forma come all’inizio del Mondiale, avrebbe fatto bene in gara”