Sarà pure che il calcio inglese è più sportivo e meno velenoso ma non può minimamente attaccare il fascino di imporsi nel nostro di calcio, dove tra dissapori e sospetti è più difficile lavorare bene ma che allo stesso tempo dà soddisfazione inequiparabili. E’ proprio questo che ha spinto Franco Baldini a lasciare la prestigiosa poltrona della nazionale inglese e tornare in giallorosso per dirigere l’ambizioso progetto americano. La mission è vincere ovviamente ma anche moralizzare cercando di imporre una cultura diversa ad una piazza notoriamente impaziente e passionale.
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Roma, il Baldini day. Ecco la triade giallorossa
Ieri è stato il Baldini day e il nuovo dg da buon oratore ha coinvolto giornalisti e curiosi in un racconto a tutto campo durato un ora e un quarto. Tanti i temi trattati, dal perchè di un ritorno alla Roma, fino al caso Totti, Dal rinnovo di De Rossi all’inevitabile battuta su Calciopoli e la famosa telefonata a Mazzini in cui annunciava il ribaltone definito ora puro cazzeggio. Vi riportiamo di seguito i passi più importanti tratti da il Tempo. Perché è tornato? «Ci penso da dieci mesi e ancora non ho la risposta. A DiBenedetto dissi che “non c’è ragione perché dovessi lasciare Londra e tornare in un posto dove c’è il tutti contro tutti”. E ho aggiunto: “ragion per cui le dirò di sì…”». È una rivincita? «No, da Roma ho avuto amore sconfinato dalla gente. Questo credito mi spaventa da morire. Sono sempre andato nei posti da neofita, adesso invece ho tutto da perdere». Il primo problema che ha trovato? «I biglietti omaggio. In America lo status symbol non è stare tribuna ma acquistare i biglietti migliori. Io darò un piccolo messaggio: quando vorrò invitare qualcuno, comprerò il biglietto. Mi farò tanti nuovi amici, mi mancava… ». Il rinnovo di De Rossi? «Ho parlato con Daniele ma il mio interlocutore sarà il suo procuratore Berti. Il ragazzo l’ho trovato sereno, maturo, bello. Gli ho detto: “se hai voglia di restare non importa quanto ci metteremo ma il contratto lo faremo”. E lui mi è sembrato orientato a voler trovare un accordo. Con le nostre finanze non riusciremmo a prendere uno forte come De Rossi». Questione Totti? «Ho detto che può giocare per altri 4-5 e ho specificato che però deve smettere di lasciarsi usare. Poi si è innescato il problema che Luis Enrique non lo faceva giocare. E allora si è iniziato a parlare di complotto. In quell’intervista definivo lui pigro, ma la pigrizia è quella di lasciarsi coinvolgere in certi aspetti. Lo voglio mettere nelle condizioni di essere normale, è questa la rivoluzione». In molti non l’hanno capita. «Potevo chiarire subito ma ho preferito che se ne parlasse perché ne valeva la pena. Mi sono preso insulti, fino a che non ho avuto modo di capire con lui: sono bastati cinque minuti. Totti è il più grande degli ultimi 30 anni, ma se gli chiedo di discutere sul suo ruolo se ne può parlare: le verità vengono fuori dal confronto». Che situazione ha trovato a Roma? «Un ambiente dove ci viene concesso straordinariamente del credito. Non me l’aspettavo». Le dispiace non ritrovare Moggi? «Non mi è mai mancato, lo vedo sempre in tribunale». Adesso anche la Roma ha una triade, come vi dividete i ruoli? «Fenucci fa il Giraudo, io Bettega perché ho i capelli grigi e per esclusione Sabatini fa il Moggi. Rivendico la scelta di portarli alla Roma, il mio compito sarà quello di coordinare il lavoro di tutti». È ancora un Don Chisciotte? «Temo di avere questo tipo di sindrome. Come dice Luis Enrique, citando Coelho, è più importante il cammino che la meta. Durante quel percorso, come canta Fiorella Mannoia, uno quando impara a sognare non smette più». Cosa porterebbe dall’Inghilterra? «Rooney, mi fa impazzire». Cosa ha fatto e non rifarebbe a Roma e cosa vorrebbe fare ora? «La stessa: mettere il bene della società al primo posto». Andrebbe a prendere un caffè con la Sensi? «Se si presentasse l’occasione, non solo vorrei ma dovrei. Lei rappresenta un’istituzione, io una società». Cosa può diventare la Roma? «Una squadra importante e un’idea di gioco. Potendo fare degli inserimenti giusti ogni anno penso possa essere la Roma che vogliamo». In quanto tempo? «Non voglio darmi una scadenza. Dipenderà molto da come finiamo questa stagione. Magari il prossimo anno si potrà dire a cosa aspiriamo». L’approccio con Luis Enrique? «Ne avevo avuto uno con Guardiola al quale ho detto: “se ti va di fare un salto a Roma e rimetterti in discussione…”. Mi ha risposto di aspettare qualche anno. Luis l’ho adorato subito come persona. È già un grande allenatore». E gli americani? «Mi hanno contattato a dicembre, il primo incontro con DiBenedetto l’ho avuto ad aprile, poi ho conosciuto Pallotta. C’è tanta italianità nel loro retropensiero, sono persone di business ma non vogliono fare speculazione: è la prima cosa che ho chiesto a Pallotta». La Roma avrà un suo stadio? «È un esigenza e sono sicuro che ce la faremo anche se non so quanto tempo ci vorrà». E se non invece non ce la fate, gli americani scappano? «Non posso escluderlo, ma si sta seguendo un’idea più che una scadenza. Anche io, che non ho ancora un contratto, se non dovessi riuscire nell’intento alzerò le mani».Franco Baldini | ©Paolo Bruno/Getty Images -
Nubifragio a Roma rinvia presentazione Baldini ma parla Sabatini
Il nubifragio che dall’alba di stamattina si è abbattuto su Roma ha fatto slittare la presentazione ufficiale del nuovo dirigente giallorosso Franco Baldini. La conferenza di insediamento dell’ex general manager della Nazionale inglese di Fabio Capello è prevista per domani. Al posto del nuovo direttore generale della Roma ha parlato il ds in carica Walter Sabatini.
Il dirigente umbro ha ammesso che la Roma è ancora un cantiere aperto ed “il progetto tecnico-tattico è solo al 50%” della sua evoluzione. Preferisce non parlare più di progetto o rivoluzione culturale, ma di quello che queste due parole stanno diventando concretamente nel team giallorosso. E in primis l’elemento innovativo sembra essere la cultura del lavoro impressa da Luis Enrique. A questo proposito racconta un piccolo esempio e cioè di come entrando negli spogliatoio assieme a Franco Baldini abbia trovato i giocatori a disposizione alle ore 9.40 quando dovevano esserlo alle 10.30. E questo dimostra come “le abitudini e i comportamenti ormai sono vicini alla perfezione” di quello che c’era nella mente a inizio stagione. A proposito di novità Sabatini parla anche degli innesti di uno dei mercati più prolifici degli ultimi anni. Il calciatore che finora si è adattato meglio secondo il ds è Miralem Pjanic. Perchè “è entrato con tranquillità ed autorevolezza negli schemi della Roma. E’ arrivato e non è mai uscito dal campo ed è questa la serenità che serve per giocare nella Roma“. Parole di stima anche nei confronti Kjaer molto criticato nel derby, ma che avrebbe dato dei segnali importanti di crescita allo stesso livello di Fernando Gago. Una menzione particolare poi per Osvaldo che per il ds è un giocatore “generoso che regala gol” uno che ci mette sempre “cuore, forza e massima disponibilità“. Poi sul capitolo scontenti Sabatini parla di Borriello dicendo che il calciatore sta solo aspettando il momento buono per farsi valere e anche se nel frattempo potrebbe deprimersi è una “malattia” che curerà a Roma. Su Juan invece sottolinea come sia soltanto un problema di ritardo di aggregamento al gruppo. Per questo motivo Luis Enrique deve ancora metterlo a fuoco e lo stato di forma di Heinze e Burdisso lo fanno stare in panchina. Sabatini osserva comunque che il centrale brasiliano è una persona leale e un professionista serio. Infatti non si è mai lamentato e non ha mai dato segnali di insubordinazione.Franco Baldini | © Michael Regan/Getty Images -
Moggi “presto altre scomode verità su Calciopoli”
In questo momento sono riuniti presso il Tribunale Nazionale di Arbitrato per lo Sport di Roma i legali di Inter, Juventus e il collegio giudicante per la prima udienza sull’esposto bianconero in merito all’assegnazione dello scudetto del 2006. C’è molta attesa per capire se il Tnas si dichiarerà competente emettendo finalmente una sentenza chiara che ci porti ad una verità assoluta. Ma se la giustizia deve far ancora il suo corso, Luciano Moggi, principale indiziato e per l’accusa ai vertici della cupola che ha condizionato i campionati indiziati è sicuro di aver smontato tutti i capi d’accusa annunciando grosse novità per novembre quando il giudice Casoria dovrebbe emetter sentenza del primo grado di giudizio. Big Luciano, in una intervista concessa all’Avvenire confessa di sapere chi ha inscenato lo scandalo Calciopoli e per quali motivi. Gli strali dell’ex dg colpiscono poi il presidente Preziosi inspiegabilmente ancora nel calcio nonostante la famosa squalifica e ovviamente Massimo Moratti. Di seguito vi riportiamo alcuni passi dell’intervista
Andrea Agnelli con Giraudo, Capello e Moggi | © Paco Serinelli/Getty Images “Calciopoli è stato un grosso male che ha causato tante vittime. Io non mi sento più vittima dal giorno in cui ho letto bene quali erano le accuse nei miei confronti e che tipo di intercettazioni erano state usate contro la mia persona. Allora ho capito che dovevo combattere contro un sistema che era torbido e in cui domina l’invidia. Se prendi Zidane a 7 miliardi e poi sei capace di rivenderlo per 150 al Real Madrid, ecco che ti attiri tutta l’invidia delle altre società. Se poi uno come me ha avuto anche il merito di fare delle squadre in cui 9 giocatori erano della Nazionale e nella finale Mondiale Italia-Francia del 2006 otto giocavano nella Juventus, è normale che in questo sistema diventi l’uomo da combattere e possibilmente da fare fuori . L’unico peccato che mi posso rimproverare è stato vincere tanto con la Juventus e non perché gli arbitri ci davano una mano, ma semplicemente perché avevamo la squadra più forte. Mai sentita una vittima. Ripeto, qui le vittime sono tutti coloro che amano il calcio al quale cinque anni fa è stato inferto un colpo mortale” “Io non ho più nessuna fiducia nella giustizia sportiva che mi ha radiato. Ma ne ho ancora nella giustizia ordinaria e posso assicurare che a Napoli nella sentenza di novembre emergeranno ancora tante di quelle verità… Presto tutti capiranno che le responsabilità di Calciopoli risiedono molto in alto. Vorrei che mi spiegassero come Preziosi possa ancora fare il presidente del Genoa, essendo per lui elusa una radiazione. O perché le intercettazioni dell’Inter escono solo dopo quattro anni e solo grazie ai miei consulenti. O perché Moratti prima mi voleva nella sua società e poi tramite i suoi amici della Telecom mi faceva pedinare e intercettare”.
Stoccatine finale per altri due nemici storici come Franco Baldini e Znedek Zeman “Di Baldini chiedete a Gabriele Oriali cosa gli ha combinato sulla vicenda del passaporto falso di Recoba e non credo che vi dirà che è una vittima… Zeman invece ha detto che io non lo facevo più allenare: è falso. Davanti ai giudici ha anche dichiarato che lui non è mai stato esonerato nella sua carriera… Ridevano tutti in aula”.
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“Totti è pigro”…la sentenza di Ranieri
Nella rovente estate capitolina, fatta di un mercato a tratti deludente e di un progetto pieno di incognite a partire dal continuo slittamento del closing per la nuova società, nessuno viene risparmiato dal polverone di polemiche e insicurezze. Così succede che la bandiera e indiscussa stella dei giallorossi, Francesco Totti, venga attaccato da tutti i fianchi. Dall’interno e dall’esterno. C’è infatti chi lo ritiene pigro. Il primo ad avanzare questa teoria era stato il neo dirigente romanista Franco Baldini. Grande scalpore avevano esercitato le sue dichiarazioni poi corrette. Baldini riteneva che la pigrizia del Capitano della Roma risiedesse nel farsi carico da parte sua (senza avere la forza di sottrarsene) di tutti i problemi del club per quanto riguarda gli aspetti del campo, della società e dell’ambiente in generale. Se Baldini lo aveva definito il parafulmine delle problematiche romaniste precisando che il suo giudizio non riguardava la professionalità di Totti, così non la pensa l’ex tecnico giallorosso Claudio Ranieri. Il mister di San Saba, infatti, tralasciando le correzioni di Baldini ha dato per buona la prima dichiarazione ed ha affermato che “gli attuali dirigenti lo hanno definito pigro, è un giudizio che condivido”. Stavolta però non ci sono parafulmini ma solo tempesta dato che la motivazione di Ranieri sembra quella di una sentenza: “a volte non si allenava con i dovuti ritmi da lunedì a sabato, per questo lo mandavo in panchina”. E neanche quando Ranieri corregge il tiro dicendo che rimane “il giocatore più grande che abbia mai allenato” riesce a svincolarsi dal suo giudizio aspro sul numero 10 capitolino. Ranieri ha qualche sassolino da togliersi evidentemente. L’addio burrascoso e la grande delusione per lo Scudetto sfiorato hanno creato intorno a lui un’aura di insoddisfazione. Ma questi atteggiamenti non fanno che rinvigorire quella mentalità sbagliata che gonfia l’ambiente giallorosso, la città tutta, e porta la squadra a deragliamenti e fallimenti. Ci vuole una mentalità da grande squadra, vincente. Senza gossip e che guardi ai fatti rilevanti, che rimanga lucida e competente di fronte alle emozioni (giuste) del tifoso, ma che riguardano soltanto che paga il biglietto per assistere al match. Ranieri che ha sempre teorizzato questa svolta ricade nello stesso errore. Prova che il romano e romanista deve avere grande carattere ed equilibrio per rimanere alla corte della Città Eterna. Ancora una volta, dunque, Francesco Totti è parafulmine. Aveva ragione Baldini (e questo fa pensare che le
sue iniziali dichiarazioni fossero state davvero travisate). Sotto il grande ombrellone della immensa classe del “Pupone” si annidano i grandi dubbi della squadra. Il capitano riesce a nasconderli grazie alla sua straordinaria popolarità, ma non per questo i suddetti problemi possono sparire di colpo. Mentre tiene banco la pigrizia del più grande fuoriclasse romanista di tutti i tempi non c’è ancora una società solida e trasparente. Il progetto americano assomiglia ad una pellicola rovinata. Condiviso con un Unicredit e ancora privo di forma, di dichiarazioni forti e pieno di nodi da sciogliere per quanto riguarda la sfera economica. Inoltre ci sono manager che lavorano part-time (Baldini) e un vuoto di poter assorbito da Walter Sabatini, fac totum giallorosso, che rischia di diventare l’altro parafulmine. Si sta smantellando la squadra. Pezzi pregiati come Jeremy Menez e soprattutto Mirko Vucinic sono stati ceduti come fossero giocatori normali. Per quanto riguarda il francese il trasferimento era cosa naturale, ma il montenegrino è passato ai rivali juventini con grande, troppa facilità ad un prezzo di saldi di agosto. E il grande punto interrogativo dei giovani sostituti non fa che ansiare ancora di più l’ambiente. Mancano tasselli importanti nella rosa e le trattative in corso non sembrano poter colmare queste lacune. Le altre si rinforzano e la Roma, almeno per ora, punterà sul genio di Luis Enrique dato che pensare di essere competitivi con questi giocatori sembra la trama di un romanzo da leggere sotto l’ombrellone, quello del Capitano appunto.© Paolo Bruno/Getty Images -
Rinviata Inghilterra – Olanda per i disordini a Londra, la voce dei protagonisti
I recenti fatti che stanno sconvolgendo Londra, sotto assedio da ormai 3 giorni, si stanno ripercuotendo anche sul lato sportivo. Infatti oggi è giunta la notizia della decisione presa dalla Federcalcio inglese di annullare l’amichevole della nazionale inglese contro l’Olanda. I disordini in città si stanno focalizzando ora anche nel lussuoso quartiere di Notting Hill tanto da indurre i vertici della Football Association ad incontrarsi con la polizia per discutere sulle reali possibilità di far disputare il match amichevole tra le due nazionali. Dall’incontro ne è derivata la comune decisione di annullare la gara in programma domani sera a Wembley visto che non ci sono le condizioni per disputare il match. La notizia non ha lasciato indifferenti i protagonisti del mondo sportivo che, tramite i propri social
network, hanno voluto rilasciare un commento in merito ai disordini. Wayne Rooney ha lanciato un appello attraverso il suo twitter affinchè finiscano le guerriglie: “Questi disordini sono folli – ha scritto l’attaccante della Nazionale inglese allenata da Fabio Capello – Perché la gente dovrebbe fare questo alla propria nazione e alla propria città? Per favore, fermatevi”. Rio Ferdinand, sempre su Twitter, si auspica invece l’intervento dell’Esercito per reprimere i tafferugli: “Inghilterra-Olanda è stata annullata, giusto. Chi vuole vedere una partita di calcio quando il nostro Paese è in agitazione? Le scene viste finora sono shockanti. Tutto questo a vantaggio di chi? Le case di persone innocenti sono andate in fumo, perché? Sembra che questi ragazzi/persone non abbiano paura o rispetto per la polizia. Forse deve intervenire l’Esercito per avere questo rispetto? E non sto dicendo che ci vuole altra violenza, ma sto dicendo che la presenza dell’Esercito potrebbe far sì che questa gente ci pensi due volte prima di continuare a fare quello che sta facendo“. Il cinguettio lasciato dal centrocampista del Tottenham e della nazionale Olandese, Rafael van der Vaart, è di rammarico per quanto sta succedendo a Londra: “Non vedevo l’ora di giocare contro l’Inghilterra. E’ terribile quello che sta accadendo a Londra“. Infine un commento è giunto anche dal general manager della nazionale inglese, Franco Baldini il quale ha parlato anche dei prossimi impegni della squadra: “Dispiaciuto per la cancellazione dell’amichevole contro l’Olanda, ma soprattutto per quanto sta accadendo a Londra. La nazionale si è allenata questa mattina ma dopo pranzo i giocatori lasceranno il ritiro. Ovviamente siamo molto dispiaciuti di non giocare, ma soprattutto per quello che sta accadendo a Londra. La nazionale si ritroverà il prossimo 29 agosto per preparare la gara contro la Bulgaria“. La partita tra Inghilterra e Olanda non è l’unico incontro sportivo annullato, infatti la polizia inglese ha espressamente richiesto che venissero rinviati anche gli incontri di Carling Cup in programma domani sera nella capitale: si è deciso infatti di slittare a domani le partite odierne tra West Ham-Aldershot Town, Cristal Palace-Crawley Town e Charlton-Reading, per consentire alle forze dell’ordine di concentrare le proprie risorse altrove.© Michael Regan/Getty Images -
Roma, Unicredit vs americani. La rottura al traguardo?
Che succede in casa Roma? Il club capitolino è passato in qualche giorno dall’entusiasmo di DiBenedetto e i buoni propositi di Luis Enrique in una fase di stallo, dove, pur senza comunicazioni ufficiale si è arrivato a fiutare un clima di incertezza.
Come abbiamo scritto ieri, quest’oggi toccherà a Sabatini e Fenucci riportare tranquillità nel ritiro cercando di convincere Totti che le parole di Baldini non erano un attacco ma un stimolo (decisamente fatto male) sperando di riuscirci. L’intento della società è quello di gestire la querelle internamente evitando quindi una risposta pubblica da parte del capitano in attesa del faccia a faccia con il prossimo dg giallorosso. Ma il clima di incertezza dipende forse dal presunto astio tra Unicredit e la cordata americana. La banca quest’oggi annuncerà la fine della fase del closing nei tempi stabiliti. Il primo agosto, data prefissata per il passaggio, si avvicina e da Boston pare non arrivino segnali confortanti anche se l’avvocato Roberto Cappelli di Unicredit e numero uno pro tempore della Roma al momento sembra sereno “Ripensamenti da parte di DiBenedetto? Non ho motivo di pensare che ci sia motivo perché possano esistere. Noi come Unicredit abbiamo fatto tutto quello che c’era da fare per il closing: adesso la palla è ai nostri amici americani..” Il malcontento americano nascerebbe secondo indiscrezioni italiani da alcuni conti più in rosso di quanto preventivato con DiBenedetto adesso intento a rimodulare la divisione tra la banca e la nuova proprietà. Pare ancora che il budget designato per la campagna acquisti di rafforzamento dell’organico non è in linea con gli obiettivi dichiarati.© Alberto Pizzoli/Getty Images -
Crepe Roma, Totti vs Baldini. Sabatini mediatore
Le parole di Franco Baldini hanno provocato un terremoto nell’ambiente Roma con la squadra coesa e unita nel difendere il suo capitano e i tifosi preoccupati di un futuro senza la propria bandiera. Francesco Totti al momento non ha rilasciato nessuna dichiarazione ufficiale per rispetto della nuova società e per non arrivare subito ad una rottura ma pretende una spiegazione della società prima ancora di un faccia a faccia con il futuro direttore generale.
Il capitano vuol capire se la considerazione di Baldini è personale o è condivisa dalla società e sopratutto se “le persone che lo circondano e usano il suo nome” era riferito al preparatore, amico e guida Vito Scala. Sabatini dopo aver portato a termine l’ingaggio di Heinze e Bojan domani sarà in compagni di Fenucci a Riscone di Brunico proprio per portare le parole del presidente a Totti cercando di superare il primo ostacolo della nuova proprietà bollandolo come errore di percorso. E’ una fase cruciale per i giallorossi con la società oramai prossima all’insediamento e il calciomercato che stenta ad entrare nella fase calda con i tifosi dopo tanti giovani di belle speranze si aspettano il colpo ad effetto per lottare realmente per gli obiettivi prefissati.- Il ds giallorosso domani potrebbe discutere anche con Daniele De Rossi ancor prima che con il suo procuratore il rinnovo del contratto mettendo a tacere le continue voic di mercato intorno al suo futuro.© Filippo Monteforte/Getty Images -
Terremoto Totti-Baldini: la Roma trema
Un idillio come quello che sembrava essere nato in casa Roma, con i giocatori affascinati dal nuovo tecnico e dalle sue idee rivoluzionarie, pareva ormai destinato a consolidarsi ulteriormente. A sorpresa, invece, arrivano come un fulmine a ciel sereno le parole di Franco Baldini, che evidenziano alcune crepe nel rapporto con il capitano – totem giallorosso, Francesco Totti.
Parole che pesano come macigni, perchè scalfigono l’aurea di intoccabilità di un deo del calcio per i giallorossi che, secondo Franco Baldini sarebbe troppo pigro: parole che non lasciano spazio ad altre interpretazioni, molto chiare. Baldini, poi, aggiunge che Totti potrà avere davanti a se altri 4-5 anni, ma dovrà evitare la pigrizia che lo accompagna, ocupandosi in prima persona della sua gestione, ed evitando di circondarsi di persone che “usano il suo nome”. Parole pesanti come macigni, che dovranno essere analizzate meglio per le implicazioni che possono comportare, e, soprattutto, capire se sono condivise dall’ intero ambiente giallorosso, ossia dalla nuova proprietà americana e dall’entourage di DiBenedetto. Parole alle quali capitan Totti non vuole rispondere, forse per evitare di alimentare un fuoco di polemiche che potrebbe nuocere alla serenità di tutto l’ambiente, e soprattutto del gruppo che si sta formando e consolidando con Luis Enrique in panchina, in un clima che, finora, appariva assolutamente sereno. In parallelo, potrebbe esplodere anche un altro caso, legato a Daniele De Rossi, altro “Intoccabile” giallorosso. Il capitan futuro, infatti, vorrebbe un rinnovo contratttuale con ritocco al rialzo dell’ ingaggio, dagli attuali 4 milioni a 5, mentre la dirigenza vorrebbe ridurlo a 3,5 milioni: sarà un ulteriore nodo da risolvere, che, altrimenti, potrebbe portare De Rossi a scegliere altre destinazioni, Real Madrid in primis. Ora, però, in casa Roma si deve lavorare per ripristinare la serenità, elemento fondamentale per preparare un nuovo corso, ma non è escluso che possano essere scoccate nuove frecciatine.© Giuseppe Bellini/Getty Images -
DiBenedetto “Vogliamo vincere il campionato”
E’ il primo giorno della nuova Roma e a presentare il nuovo corso, in attesa di esser nominato presidente, non poteva che esser Thomas DiBenedetto. L’italoamericano che ha riportato l’entusiasmo nella Roma giallorossa è convinto della bontà delle sue scelte, dal managment fino alla guida tecnica “Abbiamo ambizioni ed un sogno condiviso dalla gente di Roma. Questo sogno richiederà del tempo per concretizzarsi ma noi ci lavoreremo alacremente. Stiamo creando le condizioni affinchè la squadra possa dare il meglio di se stessa”. – E continua – Il nostro obiettivo primario è quello che avviene sul campo – ha aggiunto DibBenedetto – e nelle prossime settimane avremo le idee più chiare sul futuro della squadra. Stiamo inseguendo dei giovani, puntiamo su di loro, e dobbiamo avere pazienza se faranno degli errori. Di certo la priorità è creare il miglior team di management, mettendo la squadra al centro di tutto”.
Totti e De Rossi “Totti è il più grande giocatore che ci sia mai stato nella Roma, e forse in Italia. Lui è un vincente e anche noi, ma Roma non è stata costruita in un giorno, quindi i nostri manager e l’allenatore faranno il massimo per mettere in campo la squadra migliore”. Sul centrocampista “Noi vogliamo che lui resti in giallorosso e lavoreremo con lui per raggiungere questo obiettivo”
La parola passa poi a Luis Enrique “Io credo che quando la Roma ha deciso di mettere sotto contratto un allenatore e un gruppo di lavoro giovane lo ha fatto per prendere un gruppo anche per le idee che ha e per il gioco. Abbiamo bisogno di giocatori di livello, di rinforzi, e ringrazio la società che vive un momento di passaggio per avermi scelto”.
La mentalità “Quando stavamo trattando la società mi ha conosciuto come allenatore offensivo, che ama far giocare all’attacco, con gente di qualità. Io non concepisco il calcio in altro modo e l’importante è che i tifosi si divertano. Vedremo tra un anno quali saranno stati gli sviluppi, nel calcio non c’è memoria e dipende tutto dai risultati. Ma sono ottimista, non ho dubbi che la Roma giocherà in una maniera offensiva. Ma non si può trasmettere tutto in un giorno o in un mese, avremo un cambio di identità vero e proprio. È necessario che ci diano fiducia, anche se si sa che il calcio non ha memoria e tutto dipende dai risultati. Ma sono ottimista, la Roma giocherà un calcio offensivo, e se poi le cose andranno male verrà un altro allenatore e non ci saranno problemi”.
Obiettivi “Non so, non abbiamo tutta la squadra e non la conosco tanto da dire che livello raggiungeremo. Però posso assicurare che la squadra giocherà tutte le partite in un modo che piacerà ai tifosi. Giocheremo per vincere e non avremo atteggiamenti speculativi o difensivi”.Modello Barcellona e Guardiaola “Il paragone con Guardiola? Siamo ancora lontani, lui è, se non il migliore allenatore del mondo, uno dei migliori. Diciamo che io vengo ad impiantare un qualcosa che gli assomiglia. Il gioco e il modulo dipendono da cose come il numero dei calciatori e dalla loro qualità. Non potrei fare il 4-3-3 se avessi giocatori che non riescono a fare tre passaggi di seguito, che non è il caso della Roma. Ma ciò su cui non transigo è il possesso di palla, perchè è quando fai così che l’avversario soffre”. dichiarazioni tratte da calciomercato.com
Il saluto di DiBenedetto Stretta di mano Capelli DiBenedetto DiBenedetto Luis Enrique Conferenza Stampa DiBenedetto Luis Enrique Thomas DiBenedetto DiBenedetto DeBenedetto tra i giovani Viviani e Verre -
Rosella Sensi: “La Roma non si discute si ama”
“Oggi e’ un giorno un po’ malinconico per noi, soprattutto per la nostra famiglia, a tutti e’ venuto in mente il ricordo e la presenza costante di nostro padre Franco Sensi. Così come e’ stato sempre negli ultimi anni quando abbiamo cercato di fare quello che lui voleva che facessimo”. Con queste parole Rosella Sensi al termine del consiglio d’amministrazione della Roma ha detto addio a modo suo alla sua Roma nel suo ultimo giorno di presidenza giallorossa.
GRAZIE AI TIFOSI- Non potevano mancare in un giorno di addii i ringraziamenti ai tifosi giallorossi con i migliori auspici per il futuro: “Ringrazio i tifosi che ci sono stati sempre vicini – ha aggiunto – La Roma ha una particolarità unica: la presenza costante dei suoi tifosi che dà una forza incredibile, auguro ai nuovi proprietari che arrivino i successi che la squadra e i tifosi meritano”. LA ROMA NON SI DISCUTE SI AMA– Alla domanda sulla data ufficiale del passaggio delle quote azionarie Rosella risponde così: “Non so quando ci sarà il passaggio, mi auguro che avvenga presto perché e’ giusto che sia così. Che ne penso della nuova Roma che sta nascendo? Non mi vorrei esprimere, la voglio veder costruire, lasciamo lavorare le persone. C’e’ un vecchio detto che mi insegnò il mio papà: la Roma non si discute si ama”. Puntualizzando in seguito, come ci sia ancora molta amarezza per le contestazioni ricevute durante la sua presidenza da parte della tifoseria: “ Sono andata avanti con questo adagio e purtroppo durante la mia presidenza si e’ discusso molto, forse per la verità più me che la Roma. Chi mi succederà come presidente? Non posso rispondere, queste sono cose legate ai comunicati ufficiali. Il mio futuro? Questo pomeriggio farò la mamma, una cosa bellissima che non ho potuto fare in questi anni”. PASSATO PRESENTE E FUTURO– Tanti i ricordi del passato, con in mente un pensiero fisso, il ricordo del padre Franco Sensi: “A chi va il mio pensiero oggi? Sarò ripetitiva, ma va a Franco Sensi: ha voluto fare grande la Roma e ci e’ riuscito, potrei ricordare aneddoti e persone che sono cresciute con me, ma non mi va di farlo ora. In questi 18 anni di gestione Sensi posso dire di essere diventata maggiorenne in un altro modo dentro la Roma”. Sulla nuova dirigenza giallorossa la Sensi sentendo parlare di continuità in riferimento al ritorno di Baldini, puntualizza come la parola ‘continuità’ sia più adatta ad altre persone: “La presenza di Baldini continuità importante con il passato? Senza nulla togliere a Baldini, forse il nostro massaggiatore Giorgio Rossi e’ la continuità vera, ha continuato a essere presente negli anni con grande fedeltà, oggi ha 80 anni e continua a fare le stesse cose con forza, costanza e fede. Baldini conosce la Roma e sarà d’aiuto a Di Benedetto. Non sottovaluterei Sabatini, l’ho sentito parlare senza giri di parole. Sono rimasti tutti miei collaboratori, quindi vuol dire che forse le mie scelte non erano poi tutte sbagliate. Non voglio fare polemiche oggi, lasciate lavorare la società con meno pressioni con cui avete fatto lavorare me. Spero di incontrare i nuovi proprietari, ma ancora non ci siamo visti”. NUOVO STADIO- Sulla possibilità di vedere la Roma giocare fuori dall’Olimpico in uno stadio tutto suo Rosella commenta: “Se la politica ha ostacolato il nuovo stadio? Non ho mai parlato di politica e non voglio fare polemiche, avevamo un progetto interessante e innovativo, ci siamo avvalsi di professionisti che hanno realizzato gli stadi più importanti in Europa, mi auguro che il nostro lavoro non vada perso. So bene, però, che compra una casa nuova e’ giusto che possa scegliere tutto quello che vuole. Auguro alla proprietà uno stadio nuovo, magari dedicato a mio padre, sarebbe un bel ricordo.” Dichiarazioni tratte da ItalpressRosella Sensi | © Vincenzo Pinto/Getty Images