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  • NBA Finals: Le Pagelle Dei Miami Heat

    NBA Finals: Le Pagelle Dei Miami Heat

    Dopo aver dato i voti alla squadra Campione, i Dallas Mavericks, passiamo ai perdenti, i Miami Heat, secondo molti i veri favoriti in queste Finals 2011 che sono usciti non solo sconfitti ma anche distrutti dal confronto con i texani.

    DWYANE WADE, 7,5: Finchè regge fisicamente è lui l’unico appiglio della franchigia della Florida. Talento purissimo con un innato senso per il canestro, atletismo ai limiti dell’irreale, per stazza fisica e modo di giocare ricorda più di chiunque altro il più grande giocatore di basket di tutti i tempi, ovvero Michael Jordan. Il problema è che molto probabilmente non è al pari dell’ex fenomeno dei Bulls sul piano psicologico (in primis perchè l’immenso Mike non si lasciava andare a gratuiti siparietti con i compagni finchè la partita non era finita), tuttavia cerca di salvare tutto il salvabile e da questa serie è l’unico che esce con un voto positivo (assieme a Mario Chalmers). La mazzata definitiva alle sue ambizioni ed al suo fisico è inferta da Brian Cardinal che dopo pochi minuti di gara 5 (con la serie sul risultato di 2-2) lo mette KO provocandogli un infortunio all’anca che limita di molto la sua efficacia da quel momento in poi, e Miami affonda irrimediabilmente. Avrebbe avuto un posto di diritto nella “leggenda” se pur infortunato avesse condotto la sua squadra ed i suoi compagni al titolo (così come fece proprio Jordan in passato contro i Jazz, oppure il rivale attuale in questa Finale Dirk Nowitzki che non si è curato del suo infortunio al dito e della febbre in gara 4 risultando anzi sempre decisivo). Nel 2006 era stato proprio lui a svoltare l’inerzia delle Finals sempre contro i Mavs, in gara 3, quando sotto di 13 punti a 6 minuti dal termine e con 2 gare già perse sul groppone, la stella degli Heat diede vita ad uno show che permise alla sua squadra di vincere la partita e successivamente di portare a casa anche le altre 3 chiudendo i conti sul 4-2, diventando l’M.V.P. della serie e portando in Florida un titolo insperato. Sembra passata ora una vita da quel momento anche perchè gli avversari di allora si sono presi, ampiamente, la loro rivincita. Resta l’impressione che sia stato l’unico dei Big Three a non mollare mai.

    MARIO CHALMERS, 7: Se Miami avesse vinto il titolo, la città avrebbe dovuto ringraziare molto di più lui che il tanto osannato LeBron James. Gioca tutte le 6 partite a livello altissimo, è sempre presente nel momento del bisogno, e dimostra di essere molto migliorato perchè da 3 infila canestri a ripetizione ed in questa specialità pare a molti l’unico vero giocatore affidabile. A Dallas buca (sia in gara 3 che in gara 5) per 2 volte la retina avversaria con tiri da centrocampo, poi logicamente il talento non è dei migliori e non può essere lui a risolvere le partite, ma quando viene chiamato in causa fa il suo lavoro ed anche alla grande, Bibby (l’altro play in squadra) esce distrutto dal confronto con lui, sarà il titolare nel ruolo di playmaker per i prossimi anni (sempre che in Florida non decidano di stravolgere tutto). Gran bella sorpresa.

    UDONIS HASLEM, 6: Dopo un lungo infortunio la condizione fisica non può essere al meglio ma pian piano il lungo dei rossoneri riusciva a dare sempre qualcosa in più. L’unico in grado di poter difendere come si deve su Nowitzki (lo dimostra il tiro sbagliato dal tedesco sulla sirena finale di gara 3 con una difesa eccellente del numero 40 di Miami), ma la sua abnegazione non è bastata, troppi compagni di squadra hanno “toppato” nel momento cruciale della serie. Anche lui sarà una pedina importante per gli Heat del futuro. Anche perchè con lui si esauriscono i giocatori di Miami con un voto sufficiente.

    MIKE MILLER, 5,5: Su di lui lo staff dirigenziale della Florida aveva puntato tantissimo in Estate ma le aspettative non sono state rispettate. Lo scorso anno si era dimostrato l’unico giocatore da salvare dei Washington Wizards, ala piccola atipica con una fortissima propensione al rimbalzo e mago nel recupero dei palloni vaganti, eccellente nelle percentuali da 3 punti, buon realizzatore, molto spesso vicino ai 20 punti. E’ stato l’ombra di sè stesso in questa annata e nelle Finals ha dimostrato il suo disagio. Probabilmente gli verrà data una seconda occasione, ma in un’altra squadra renderebbe meglio.

    CHRIS BOSH, 5: Di lui si ricorda un lampo in gara 3, con il jumper decisivo che aveva riportato avanti per 2-1 gli Heat nella serie. Poi scompare nelle successive gare, abbina buoni primi tempi con seconde frazioni di gara da “desaparecidos”: Tyson Chandler non gli concede nulla, farebbe meglio a non “gasarsi” troppo e restare più umile, perchè al momento se la franchigia della Florida dovesse sacrificare una delle 3 stelle, lui sarebbe il prescelto. Alcune volte le cifre non dicono tutto, soprattutto se i punti si mettono a segno all’inizio per poi scomparire nella mediocrità nei finali di gara, dove invece un’altro signore (Nowitzki) si diverte a piazzarne ben 62 negli ultimi quarti.

    MIKE BIBBY, 4: Arrivato a metà stagione per risolvere i problemi in cabina di regia di Miami, non solo non incide ma risulta addirittura dannoso. Per ovviare alle sue mancanze Chalmers deve fare gli straordinari.

    LEBRON JAMES, 4: Mezzo voto in meno perchè alcune volte appare veramente puerile ed infantile nei modi di fare (si veda lo “scimmiottamento” che ha fatto di Dirk Nowitzki con la febbre), un famoso coach della NFL un giorno ha detto: “Qualche volta per avanzare di un miglio, bisogna tornare indietro di un metro”. La sensazione è che lui debba mettere in opera questo insegnamento, ed i motivi sono sotto gli occhi di tutti. E’ il grande sconfitto della serie, non incide come dovrebbe perchè nei finali di gara si limita ad una decina di punti (e poco più) mentre il leader avversario, un tedesco che non ha mai abbandonato la nave con cui era partito per l’avventura NBA, ne infila ben 62 e dimostra cosa vuol dire portarsi e caricarsi una squadra, uno Stato che sogna con le sue prodezze, sulle spalle.
    Dovrà sorbirsi ancora una volta un’Estate di critiche (dopo quelle dello scorso anno per via di “The Decison”), vedremo come ne uscirà, di certo c’è che a 27 anni sulle sue dita non c’è traccia di “anelli” NBA, se prima c’era la scusa che a Cleveland lui doveva fare ogni cosa (segnare, difendere, essere leader, trascinare un’intera città) ora questa scusa non può reggere più perchè a Miami ha tutto ciò che ha sempre sognato. Nel momento in cui Wade si infortuna ci si aspetterebbe che prenda lui il comando delle operazioni ma fallisce miseramente, alcune volte sfiora il ridicolo perchè invece di prendersi le sue responsabilità delega Mario Chalmers come prima opzione offensiva, una cosa che, per quanto abbia giocato bene il buon Mario, non può essere ammessa da un giocatore con il suo talento che ha la nomea di “Prescelto” per succedere a Michael Jordan! Anche Dan Gilbert (proprietario dei Cavaliers che con James si è lasciato malissimo) è riuscito a levarsi un sassolino dalla scarpa: sul social network Twitter la prima cosa che l’owner di Cleveland ha scritto appena finita la Finale è stato un incisivo “nel basket non esistono le scorciatoie!”. Chi vorrà intendere, intenda…

    ZYDRUNAS ILLGAUSKAS, JOEL ANTHONY, ERICK DAMPIER: La batteria di lunghi di Miami risulta a tutt’ora NON PERVENUTA.

    ERIK SPOELSTRA, 5: Esce demolito dal confronto con il rivale Carlisle, prova anche ad imitarlo quando nelle ultime 2 gare rispolvera Eddie House (così come Carlisle aveva piazzato Barea in quintetto al posto di Stevenson) ma ovviamente le mosse vanno studiate prima di essere messe in pratica. Ha il merito di aver costruito un ottimo sistema difensivo, ma la pallacanestro giocata dalla sua squadra nella metà campo degli avversari è orribile, se non fosse per i contropiedi spettacolari che allestiscono i Big Three: gioco statico, assenza totale (o quasi) di schemi, si vedono per gran parte del tempo i famosi “uno contro uno” dei 3 “tenori”. Dallas ha mostrato una circolazione offensiva di palla da manuale, l’attacco dei Mavs è stato il migliore visto nella Lega, ma coach Carlisle ha vinto le Finali dando ai suoi giocatori anche una buona impronta difensiva, cosa che prima, in regular season si era vista poco e niente. Spoelstra non ha saputo essere la suo livello, perchè all’ottima difesa non è riuscito a dare un attacco in grado di essere prolifico. Ecco la vera sconfitta dell’allenatore di Miami.

    LEGGI LE PAGELLE DEI DALLAS MAVERICKS

  • NBA Finals: Le pagelle dei Dallas Mavericks

    NBA Finals: Le pagelle dei Dallas Mavericks

     

    nba.com
    Diamo i voti ai protagonisti delle Finals NBA 2011, iniziando ovviamente dalla squadra Campione, i Dallas Mavericks.   Ed iniziamo, come sembra più giusto, dal giocatore simbolo dei texani, colui che è anche stato eletto M.V.P. delle finali (poco alla volta seguiranno tutti gli altri): DIRK NOWITZKI, 10: Leader vero di una squadra che per 13 anni è stata un’eterna incompiuta, il momento più importante per lui e per il team avviene nell’Estate scorsa quando decide di rinnovare nuovamente il contratto con i Mavericks piuttosto che cercare la “scorciatoia” (come invece ha fatto qualche altra star della Lega!) di andare ad unirsi ad altri campioni per tentare l’assalto al tanto agognato titolo. Scelta giustistissima perchè con i nuovi innesti (Tyson Chandler su tutti) i texani  diventano una formazione forte e competitiva e, come si è visto in questi playoff, sicuramente la squadra con il gioco più lineare e pulito dell’intera NBA. Ma il condottiero è sempre e solo lui, il tedesco di Wuzburg, splendido atleta di 215 centimetri dalla mano favolosa. Straordinario in gara 2 quando è decisivo nella vittoria a Miami, ancora di più in gara 4 quando con un infortunio al dito e quasi 39 gradi di febbre mette KO gli avversari con una prestazione che si avvicina a quella di Michael Jordan (anche lui con 39 di febbre) nella Finale del 1997 sul campo degli Utah Jazz di Stockton e Malone. Niente e nessuno è riuscito, questa volta, a rovinare il suo sogno, ha tenuto una media di 26,5 punti e 9,5 rimbalzi a partita, segnando nei decisivi quarti periodi ben 62 punti! Manca la lode per via dei primi 2 quarti di gara 6 dove ha tirato male (3 punti con 1/12 dal campo) ma ovviamente  rispolvera il suo talento nel finale con 10 punti (sui 21 totali) che sugellano la vittoria biancoblu. Immenso. JASON TERRY, 9,5: E’ lui l’uomo in più quando Nowitzki non può essere presente, è lui il compagno ideale per supportare il tedesco nei momenti decisivi. La guardia nata a Seattle gioca dei playoff di livello assoluto (da leggenda il record NBA per i playoff di 9/10 dalla lunga distanza in gara 4 contro i Lakers, una prestazione che ha spazzato via gli ex campioni e posto fine “all’Era Phil Jackson” con i gialloviola). Non trema mai, sempre sicuro di sè e dei suoi mezzi. Era uno dei 2 reduci (l’altro era Nowitzki) della Finale del 2006 sempre contro gli Heat (serie che però venne persa da Dallas), il desiderio di vendetta era grande e questo lo ha motivato a tal punto da diventare devastante anche per la coppia James-Wade. JASON KIDD, 9: A 38 anni riesce a reggere in marcatura sia su James che su Wade, nonostante i 2 avversari abbiano rispettivamente 12 e 10 anni di meno, dimostra che non serve l’atletismo per limitare chi dell’atletismo fa la propria arma principale (Derrick Rose dei Chicago Bulls, M.V.P. della regular season, a soli 22 anni nella serie precedente aveva sofferto la coppia degli Heat non riuscendo ad opporsi difensivamente, spazzato via dal vigore fisico dei 2 assi di Miami). Una lezione per tutti, dal grande “Giasone”, con 2 movimenti di piede riesce a sbarrare la strada ed a tamponare le giocate “uno contro uno” dei temibili avversari. Abbina a tutto ciò la solita, grande vena di playmaker (un vero piacere guardare la circolazione di palla dei Mavs) e nel momento di piazzare il tiro da oltre l’arco è una sentenza. Titolo stra-meritato anche per lui. J.J. BAREA, 8,5: Prende il posto in quintetto dopo gara 3 con i Mavericks sotto 2-1 nella serie, diventa così importante che non lascia più il posto da titolare ed i texani vincono tutte le altre 3 partite consecutive. La variabile impazzita della serie, un portoricano di soli 175 centimetri che si diverte a fare il bello e cattivo tempo a suo piacimento, quasi non si crede ai propri occhi quando lo si vede sgusciare via nell’area intasata ed affollata da bestioni di 210 centimetri per appoggiare il tiro al canestro, sembra quasi un prestigiatore che fa sparire il pallone e lo fa riapparire nel canestro quando ormai è troppo tardi per fermarlo. Abbina a queste qualità un favoloso tiro da 3 punti che lo rende in pratica indecifrabile per la difesa avversaria. Diventa in definitiva una pedina irrinunciabile nello scacchiere di coach Rick Carlisle. TYSON CHANDLER, 8: Fantastica la storia di questo centro di quasi 2 metri e 20, perchè negli ultimi 3 anni la sfortuna si era abbattuta su di lui e sulle sue caviglie. Dopo essere esploso a New Orleans con Paul e West, gli infortuni convinsero la dirigenza a sbarazzarsi di lui in uno scambio con i neonati Thunder quasi per nulla, ma Oklahoma City dopo le visite mediche lo rispedì al mittente dicendo che non era integro e la sua carriera a forte rischio. Alla fine dell’anno lo presero i Bobcats in uno scambio con Okafor ma a Charlotte non entusiasmò e così dopo solo un anno venne in pratica regalato a Dallas. Qui risorge e in questa prima stagione diventa uno dei centri più affidabili della Lega, presenza intimidatrice in difesa, ottimo rimbalzista in attacco con licenza di schiacciare a piacimento sugli assist di Kidd. La sua favolosa annata si denota dal fatto che nelle ultime 3 partite delle Finals annulla il rivale Chris Bosh in tutti i secondi tempi (dopo che lo stesso Bosh aveva deciso gara 3 con un jumper per il provvisorio vantaggio di 2 ad 1 per Miami nella serie). Copre nel migliore dei modi l’unica lacuna che i Mavs hanno avuto per tutti questi anni, ovvero il ruolo di centro, diventando così essenziale. SHAWN MARION, 7,5: Quando dopo le prime partite di regular season si è infortunato Caron Butler, ala piccola titolare, nessuno poteva immaginare l’importanza che avrebbe avuto Marion in questa stagione. Invece l’ex giocatore di Phoenix, Toronto, e Miami, dato per molti come per finito, si trasforma improvvisamente e diventa parte irrinunciabile del sistema di gioco di Carlisle. In molti dicevano negli anni passati che solo Mike D’Antoni ai Suns era riuscito a renderlo un vero fenomeno, ora si sa che non è così perchè le qualità ci sono, bastava solo avere fiducia in lui, ripaga Dallas nel migliore dei modi possibili con grandi giocate difensive sia su Wade che su James ed in attacco è semplice ed efficace chiudendo con una media punti di 13 a partita. DESHAWN STEVENSON, 7: Da tempo va ripetendo che LeBron James è un giocatore sopravvalutato, oggi gli si deve dare ragione. Le ruggini risalgono a quando era un punto fermo dei Washington Wizards e puntualmente la sua squadra veniva eliminata dai Cleveland Cavaliers del “Prescelto” nei playoff della Eastern Conference. Compie anche lui la sua vendetta nel modo e nel momento migliore possibile, anonimo nelle prime 3 partite quando da titolare non riesce ad opporsi agli avversari, uomo di sostanza quando viene spostato in panchina per far spazio a Barea dopo gara 3. Preciso dalla lunga distanza, da quel momento in poi svolge il suo compito nel migliore dei modi, forse perchè (merito di coach Carlisle) partendo come sostituto svanisce come per magia tutta la pressione che gravava sulle sue spalle. Anche lui diventa un prezioso tassello per il completamento del puzzle. Menzione d’onore a Brian Cardinal, che di talento ne ha ben poco, ma si dimostra un fido gregario quando viene chiamato in causa, soprattutto in difesa dove si può notare la sua durezza ed a farne le spese è Wade che nel primo quarto di gara 5 rimedia un infortunio all’anca che deciderà in negativo le sorti degli Heat. Voto 6,5. Coach RICK CARLISLE, 10: Capolavoro tecnico-tattico-psicologico per questo allenatore che a prima vista potrebbe essere più famoso per la somiglianza con l’attore Jim Carrey che per altre qualità. Nella sua carriera ha dimostrato di poter diventare uno dei migliori ma non è mai stato apprezzato a pieno, in Texas ha trovato la sua dimensione costruendo una squadra splendida nel suo modo di giocare la pallacanestro. Ma il suo genio esce fuori quando capisce che apportando qualche aggiustamento alla difesa (nonostante gli interpreti non siano più ragazzini per l’età) può mandare in confusione Miami. E così avviene, ridicolizza nelle scelte in ogni singolo istante e momento il suo collega Spoelstra, tiene in pugno la serie permettendo psicologicamente ai suoi ragazzi di esprimersi al meglio ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti dato che i suoi giocatori nell’ultimo quarto spesso e volentieri annichiliscono gli Heat con super rimonte. Anche per lui vale il discorso fatto per tutti gli altri, il titolo è ampiamente meritato. Gli auguriamo che sia il primo di una lunga serie, così la sua incredibile somiglianza con Jim Carrey passerà sicuramente in secondo piano. LEGGI LE PAGELLE DEI MIAMI HEAT

  • NBA Finals: La premiazione dei Dallas Mavericks [Video]

    NBA Finals: La premiazione dei Dallas Mavericks [Video]

    nba.com
    Queste le immagini della premiazione dei nuovi Campioni NBA dei Dallas Mavericks. La squadra texana in Finale ha battuta per 4 partite a 2 i rivali dei Miami Heat, secondo molti i veri favoriti nella corsa al titolo 2011. I Mavericks hanno però dimostrato, sopratutto nel corso dei playoff, di non temere nessuno e di essere la migliore squadra tra quelle partecipanti alla post season. Le perle di questa splendida cavalcata sono sicuramente l’eliminazione degli ex campioni dei Los Angeles Lakers, schiantati in semifinale di Conference con un netto ed inequivocabile 4-0 (sommersi sotto una miriade di tiri da 3 punti) e proprio la serie di Finale contro Miami che ha messo in atto la vendetta dei texani contro la squadra che 5 anni fa riuscì a ribaltare una serie che pareva ormai segnata ed a prendersi il titolo di Campioni proprio ai danni dei Mavs. Miglior modo, per scacciare via i brutti ricordi, non poteva esserci per Dirk Nowitzki (eletto M.V.P. delle Finali) e compagni. LEGGI L’ANALISI DI GARA 6 [jwplayer config=”120s” mediaid=”81040″]

  • NBA Finals: Top 5 Miami Heat-Dallas Mavericks [gara 6]

    NBA Finals: Top 5 Miami Heat-Dallas Mavericks [gara 6]

    Ecco le migliori 5 azioni di gara 6 delle Finals NBA tra Miami Heat e Dallas Mavericks. La partita è stata vinta da Dallas che grazie al successo ha conquistato il punto decisivo che ha messo fine alla serie di Finale, che si è chiusa sul 4-2 in favore dei texani.

    Per la prima volta nella loro storia i Mavs si laureano campioni NBA, un successo aspettato per tanto tempo, ottenuto proprio contro i rivali di 5 anni fa che beffarono proprio i Mavericks in una delle Finali più pazze finora mai viste.

    Vittoria ampiamente meritata per Dallas che ha dimostrato in questi playoff di essere la squadra più forte. Delusione in casa Heat, soprattutto per LeBron James che ancora una volta (anche con una squadra diversa dai Cavaliers) manca l’assalto al tanto desiderato titolo.

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  • NBA Finals: Highlights Miami Heat-Dallas Mavericks [gara 6]

    NBA Finals: Highlights Miami Heat-Dallas Mavericks [gara 6]

    Questi gli highlights di gara 6 delle Finals NBA 2011 tra Miami Heat e Dallas Mavericks.

    La vittoria è andata alla squadra del Texas, che ha battuto gli avversari ed ha conquistato il punto decisivo che ha messo fine alla serie di Finale, che si è chiusa sul 4-2 in favore di Dallas.

    Per la prima volta nella loro storia i Mavs si laureano campioni NBA, un successo aspettato per tanto tempo, ottenuto proprio contro i rivali di 5 anni fa che beffarono proprio i Mavericks in una delle Finali più pazze finora mai viste.

    Vittoria meritata per Dallas che ha dimostrato in questi playoff di essere la squadra più forte. Delusione in casa Heat, soprattutto per LeBron James che ancora una volta (anche con una squadra diversa dai Cavaliers) manca l’assalto al tanto desiderato titolo.

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  • NBA Finals: Dallas Mavericks Campioni 2011, battuta Miami, ecco la vendetta di Dirk Nowitzki

    NBA Finals: Dallas Mavericks Campioni 2011, battuta Miami, ecco la vendetta di Dirk Nowitzki

       

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    I Dallas Mavericks battono i Miami Heat in gara 6 delle Finals 2011 e si laureano così Campioni NBA. Un successo aspettato da troppo tempo, dato che la franchigia texana da almeno una decina di anni è tra i top team della Lega ma ha sempre mancato l’appuntamento decisivo, soprattutto nel 2006 quando sono stati gli stessi Heat a negare la gioia del primo titolo della storia ai Mavericks in una Finale rimasta negli annali del basket per il suicidio sportivo di Dirk Nowitzki e compagni (anche se ora tutti gli incubi di quella serie possono essere cancellati). La vendetta si compie così 5 anni più tardi, non è un caso che a “servirla” siano gli unici 2 superstiti di quella squadra, ovvero proprio il tedesco di Wuzburg e Jason Terry, autentici trascinatori in tutte le partite vinte. E la soddisfazione per Dallas è doppia visto il potenziale di talento assemblato da Miami nella scorsa Estate con un mercato che ha portato alla corte di Dwyane Wade le stelle LeBron James e Chris Bosh.     La partita inizia benissimo per i padroni di casa che mettono subito la testa avanti grazie ad un LeBron James che sembra infallibile dal campo ed autore già di 9 punti. Miami guida 20-11, e per Dallas piove sul bagnato quando Nowitzki e Chandler compiono il secondo fallo e devono uscire dal parquet per non rischiare ulteriori sanzioni: a prima vista potrebbe materializzarsi la fuga dei rossoneri ma in campo entra Jason Terry che con 5 punti riporta sotto i suoi compagni (22-20). La squadra della Florida va in confusione e gli ospiti ne approfittano con il solito Terry (9 punti nel primo periodo), con la tripla di Cardinal e le bombe di Stevenson che portano il parziale sul 32-24 in favore dei Mavs, ripresi in parte dalla tripla di Eddie House sulla sirena che regala il provvisorio 32-27 con cui si chiude il primo quarto. Il secondo periodo vede protagonista Stevenson che apre con 2 tiri da oltre l’arco, i pasticci degli Heat, uniti alla vena realizzativa dei Mavs portano gli ospiti sul +12 nei primi minuti (40-28), il tutto con Nowitzki comodamente in panchina ed autore di soli 2 punti. Le risorse, i padroni di casa, le trovano in Eddie House che dalla distanza si dimostra cecchino infallibile e riporta prima sul -5 i suoi compagni (40-35), poi la sua terza bomba della serata manda avanti Miami sul 42-40. Il time out successivo porta in dono anche una rissa tra Haslem e Chalmers da una parte e Stevenson e Chandler dall’altra (gli arbitri sanzionano il tutto con 2 tecnici per Miami ed uno per Dallas). Al ritorno in campo è ancora Jason Terry a guidare la sua squadra al contro-sorpasso (saranno 17 i punti a metà gara per lui contro i soli 3 con un brutto 1/12 per Nowitzki) ed all’intervallo lungo i texani guidano per 53-51. Nella ripresa inizia però lo show di Nowitzki che in apertura firma 4 punti per il provvisorio +7, acquistando fiducia in vista del finale di gara. Dallas sembra padrona del match anche perchè Bosh non incide, Wade pare limitato dall’infortunio all’anca subito in gara 5 per un contatto con Cardinal ma ancor più sorprendente è che LeBron James pare nascondersi, esulando dalle sue responsabilità nel momento del bisogno del proprio team. Il tutto si traduce nel canestro del +9 con cui Mahinmi brucia la sirena di fine terzo quarto (81-72). Il decisivo ultimo quarto vede la reazione di Miami che risale fino al -4, ma è incredibile il modo in cui Dallas ristabilisce le distanze con apparente facilità: Barea infatti riporta immediatamente a +8 i suoi compagni (85-77 a 9 minuti dal termine). Nel giro di un minuto il divario aumenta grazie a Terry e proprio a Barea che continua nel suo personalissimo show (+12 con 8 minuti da giocare). James cerca di scuotersi e di dare un senso alla sua partita e porta il risultato sul -7 per gli Heat (94-87 a 5 minuti dalla fine). Come al solito i finali di gara hanno un solo ed unico dominatore, ovvero Dirk Nowitzki: prima 2 tiri da fuori, poi dimostrazione di forza anche vicino al canestro, i Mavs prendono il largo, gli Heat devono arrendersi, il tempo scorre via veloce ed alla fine c’è una sola ed unica certezza: i Dallas Mavericks sono, meritatamente, i Campioni NBA 2011. A trascinare i texani le grandi prove di Terry (27 punti ed una precisione chirurgica per la guardia nata a Seattle) e Nowitzki, leader emotivo di una squadra che ha ampiamente meritato la vittoria (per lui 21 punti ed 11 rimbalzi), eletto alla fine del match (ed era ovvio per come è stato sempre decisivo in questa serie) M.V.P. delle Finals 2011, ma da non dimenticare l’importanza di Barea, diventato un vero rebus perla difesa degli Heat, e la grande prova di Jason Kidd, 38 anni, ed una difesa esemplare contro mostri di atletismo come James e Wade, per non parlare della sua capacità di playmaking come al solito eccezionale. Un grande applauso va fatto a tutti i giocatori biancoblu, da Marion a Chandler, passando per i gregari come Haywood, Cardinal, Stevenson, Stojakovic e Mahinmi. Miami ad onor del vero esce distrutta da questa serie di Finale: a parte le prove insufficienti dei “Big Three” in questa gara 6 (con un James pessimo) emerge con chiarezza che la squadra ha molti limiti, se la bravura dei 3 “primi violini” lo aveva mascherato nelle precedenti serie di playoff, in Finale invece è emerso tutto, dalle lacune in cabina di regia, fino alla poca concretezza sotto canestro, a dimostrazione che ancora serve un centro alla squadra della Florida per poter competere ad alti livelli (e con questo intendiamo vincere il titolo il prossimo anno). Non vogliamo gettare addosso agli Heat la nomea di perdenti anche perchè le qualità tecniche e fisiche per dominare la Lega nei prossimi anni ci sono tutte e basterebbe lavorare bene per colmare i pochi vuoti rimasti in organico per avere un team eccezionale, ma il basket è uno sport strano e non serve “accumulare” o mettere assieme i migliori giocatori per poter vincere: serve un progetto che possa dare agli interpreti a disposizione nel roster la libertà di esprimersi al livello più alto possibile. Al momento abbiamo una certezza però: LeBron James perdeva a Cleveland con una squadra non alla sua altezza, e perde anche a Miami, nella squadra dei suoi “sogni”. LE PAROLE: Emblematiche queste 2 dichiarazioni prese a caldo appena terminata gara 6. La prima è ovviamente di Dirk Nowitzki che corona un sogno dopo 13 anni di vani inseguimenti:

    • Incredibile, ancora non ci credo!

    Poche parole che però dicono tantissimo. La seconda è una dichiarazione, postata su Twitter, del proprietario dei Cleveland Cavaliers, Dan Gilbert, che con James nutre un rapporto burrascoso dopo l’addio dell’ex numero 23 dei Cavs:

    • Nel basket non esistono le scorciatoie!

    Immediato, diretto ed esaustivo, un messaggio che dice più di ogni altra cosa! Finals NBA 2011 Miami Heat-Dallas Mavericks 95-105 Mia James 21, Bosh 19, Chalmers 18 Dal Terry 27, Nowitzki 21, Barea 15 LA SERIE: Miami Heat (2)-Dallas Mavericks (3) serie 2-4 Mavericks (MAVERICKS CAMPIONI NBA 2011) GUARDA GLI HIGHLIGHTS DELL’INCONTRO GUARDA LE MIGLIORI GIOCATE DI GARA 6 GUARDA LA PREMIAZIONE DEI DALLAS MAVERICKS

  • NBA Finals: Top 5 Miami Heat-Dallas Mavericks [gara 5]

    NBA Finals: Top 5 Miami Heat-Dallas Mavericks [gara 5]

    Ecco le migliori 5 azioni di gara 5 delle Finals NBA tra Miami Heat e Dallas Mavericks. La partita è stata vinta da Dallas grazie ad un grande prestazione offensiva (soprattutto nel tiro da 3 punti, con un 13/19 per un incredibile 70% dal campo) . Miami si trova per la prima volta in svantaggio nella serie che ora è condotta dai Mavericks per 3-2.

    La serie ora ritorna in Florida per gara 6 e gara 7 dove i padroni di casa non potranno più sbagliare nulla, mentre per Dallas si prospetta la possibilità di vincere il primo titolo NBA della sua storia ottenendo un solo successo nelle rimanenti 2 partite.

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  • NBA Finals: Highlights Miami Heat-Dallas Mavericks [gara 5]

    NBA Finals: Highlights Miami Heat-Dallas Mavericks [gara 5]

    Questi gli highlights di gara 5 delle Finals NBA 2011 tra Miami Heat e Dallas Mavericks.

    La vittoria è andata alla squadra del Texas, che ha battuto gli avversari grazie ad una splendida prestazione offensiva soprattutto nel tiro da 3 punti (13/19 nel complessivo con una percentuale vicina al 70%).

    Per la prima volta i Mavs si trovano in vantaggio nella serie (3-2) ma la sfida ora ha in programma le ultime 2 partite a Miami: gli Heat dovranno vincerle entrambe (per questo si trovano con le spalle al muro), mentre ai Mavericks basta una vittoria per laurearsi, per la prima volta nella loro storia, campioni NBA.

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  • NBA Finals: Terry e Nowitzki portano Dallas ad un passo dal titolo

    NBA Finals: Terry e Nowitzki portano Dallas ad un passo dal titolo

    Importantissima vittoria dei Dallas Mavericks sui Miami Heat in gara 5 delle Finals NBA: i texani a questo punto conducono (per la prima volta) la serie per 3 partite vinte contro le 2 degli avversari ed ora avranno a disposizione 2 incontri per chiudere il conto in proprio favore anche se dovranno cercare il successo sul campo di Miami.

    La gara è bellissima fin dai primi minuti di gioco, Dallas parte più concentrata e si mantiene avanti di 7 lunghezze, solo Wade riesce a limitare i danni per gli ospiti ma un contatto con Brian Cardinal manda il numero 3 degli Heat negli spogliatoi per le necessarie cure. Miami però trova la forza di restare sempre a contatto pur priva del suo leader e grazie a 2 triple di Mario Chalmers (la seconda da centrocampo a tempo quasi scaduto) riesce addirittura a portarsi avanti per 31-30 alla fine del primo periodo.
    Nel secondo quarto torna Wade e Miami prova ad andar via portandosi sul +6 (52-46) sfruttando la vena offensiva che però non manca neanche dall’altra parte e così i Mavs riescono in un batter d’occhio a riportarsi in parità nel giro di una manciata di minuti (52-52). Non paghi della grande prestazione i texani continuano a spingere ed arrivano sul +4 grazie a Jason Terry ma Chalmers con la sua quarta bomba della serata tiene ad un solo possesso di distanza gli avversari che comunque chiudono avanti 60-57 con percentuali dal campo altissime (66%).

    La ripresa vede i padroni di casa cercare l’allungo decisivo e il tedesco Nowitzki guida i suoi compagni al momentaneo +9 (80-71) anche se il merito va diviso con i micidiali tiratori di Dallas che iniziano ad infilare il canestro avversario con precisione chirurgica da oltre l’arco (2 triple di Barea ed una di Kidd, oltre a quella del solito Nowitzki). Coach Spoelstra chiama timeout e Miami inizia a giovarsi della mini-pausa ricucendo lo strappo fino al -5 grazie al duo Wade-James.
    Si arriva così al quarto quarto dove a sorpresa a trascinare inizialmente i Mavs è il piccolo Barea che crea più di un problema con la sua velocità alla difesa rossonera. Un nuovo timeout per la squadra della Florida ridisegna schemi ed atteggiamento sul parquet ed un super parziale firmato in gran parte da Dwyane Wade regala un inaspettato vantaggio a Miami che si porta sul 99-95 a 4 minuti e mezzo dalla fine. A questo punto esce fuori (nuovamente) il cuore, il carattere e la determinazione dei texani che con una serie impressionante di triple chiudono il match (2 sono di uno straordinario Jason Terry, una dell’eterno Jason Kidd) per il provvisorio ma rassicurante 108-101 con soli 33 secondi da giocare. Gli Heat alzano bandiera bianca ed il risultato finale è 112-103 in favore di Dallas.
    Per i padroni di casa grandi prestazioni di Nowitzki (29 punti con 6 rimbalzi e 10/10 dalla lunetta), Terry (21 punti e 3 triple di capitale importanza), Barea (che lanciato in quintetto chiude con 17 punti e 4 bombe) e Jason Kidd (che infila 13 punti e 3 tiri dalla distanza), oltre al solito Tyson Chandler che in area annulla i lunghi avversari (per lui 13 punti, 7 rimbalzi e 2 stoppate). Irreale la percentuale da 3 punti dei Mavericks che chiudono con 13/19 (quasi il 70%!), al contrario degli Heat che pur tirando discretamente (8/20, 40% netto) non riescono a stare dietro al ritmo dei texani. Per James c’è un’amara tripla doppia da 17 punti, 10 rimbalzi e 10 assist, Wade aggiunge 23 punti e Bosh (scomparso come al solito nel secondo tempo) 19. Menzione per Mario Chalmers che sta dimostrando il suo valore, ieri per lui 15 punti con 4/6 da 3 e per la seconda volta in queste Finals 2011 capace di bucare il canestro avversario con un tiro da centrocampo.
    Per la prima volta in questa serie di Finale gli Heat sono con le spalle al muro, ma avranno le ultime 2 partite da giocare in casa dato che ora ci si trasferisce tutti in Florida. Per Dallas invece c’è solo una necessità: non prolungare ulteriormente le cose e chiudere tutto già in gara 6. Per il resto un ringraziamento a queste 2 squadre che ci stanno facendo vivere una Finale NBA veramente degna di questo nome!

    Finals NBA 2011

    Dallas Mavericks-Miami Heat 112-103
    Dal Nowitzki 29, Terry 21, Barea 17
    Mia Wade 23, Bosh 19, James 17

    LA SERIE:

    Miami Heat (2)-Dallas Mavericks (3) serie 2-3 Mavericks

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    GUARDA LE MIGLIORI GIOCATE DI GARA 5

  • NBA Finals: Top 5 Miami Heat-Dallas Mavericks [gara 4]

    NBA Finals: Top 5 Miami Heat-Dallas Mavericks [gara 4]

    Ecco le migliori 5 azioni di gara 4 delle Finals NBA tra Miami Heat e Dallas Mavericks. La partita è stata vinta da Dallas grazie ad un grande recupero nel quarto periodo (come già successo in gara 2 peraltro) quando dal -9 (65-74) i padroni di casa hanno ribaltato il match con un parziale di 21-9 che ha portato all’86-83 finale. Miami non è riuscita a segnare sulla sirena il tiro del possibile overtime. Per Dallas (che si è riportata in parità nella serie, ora sul 2-2) si prospetta ora una cruciale gara 5 da vincere assolutamente per mantenere vive le speranze di titolo, dato che le ultime 2 partite (gara 6 e gara 7) sono in programma a Miami.

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