Tag: Figc

  • Roma, tifosi protestano contro Figc

    Roma, tifosi protestano contro Figc

    Viviamo gli anni della grande crisi, dell’emergenza occupazionale, della politica delle non risposte. Le piazze, solitamente, si riempiono per tali ragioni “vitali”. Questa mattina, a Roma, la strada antistante il palazzo della Federazione Italia Giuoco Calcio, è stata scelta come location per una protesta organizzata da un piccolo gruppo di tifosi della Roma: si temeva che il numero dei manifestanti potesse essere considerevole, al punto da allertare tre blindati della Polizia, ma in realtà non sono riusciti a riempire neppure il marciapiede antistante il palazzo della Figc. Le ragioni della protesta, all’insegna dello slogan “Mo’ basta” sono relative ai presunti favori arbitrali nei confronti della Juventus Capolista, a seguito del Derby con il Torino di Domenica scorsa e ripercorrendo una sfilza di “dubbi” che, dal punto di vista dei manifestanti romanisti, non sono altro che la prova di un sistema di favori organizzati per favorire la Juventus di Conte.

    L’aspetto singolare, oltre alla tematica della protesta, è poi il fatto che tali tifosi della Roma abbiano scelto di protestare in Via Allegri proprio di Sabato mattina, ossia il giorno in cui gli uffici Figc sono totalmente deserti. Una protesta che risuona nel vuoto, dunque, così come vuote sono le ragioni di chi non fa altro che sollevare polveroni, astio e tensioni per un po’ di audience.

    Roma, tifosi protestano contro Figc | foto da web
    Roma, tifosi protestano contro Figc | foto da web

    Il risultato è sotto gli occhi di tutti: cori offensivi, insulti e toni beceri. Contro la Juventus, contro il tifo bianconero “Dell’Italia siete i più forti a rubà le partite e insultare i morti” (riferimento allo striscione apparso nel Derby che ironizzava sulla tragedia di Superga, poi condannato aspramente da Andrea Agnelli e da Gigi Buffon, ndr). Contro il Napoli e, immancabile, l’incitamento al Vesuvio. Contro il presidente Abete ed il giudice sportivo Tosel, definito “pupazzo”. Contro tutti, insomma, proprio nel giorno di Roma-Inter, in cui le curve saranno chiuse.

    Tutto ciò mentre giunge l’ennesima decisa presa di posizione della Fifa contro l’utilizzo della moviola in campo, specificando che il supporto tecnologico è ammesso solo per i gol fantasma. In tal senso, infatti, il segretario generale Valcke ha sentenziato: “L’Ifab ha autorizzato l’uso della Goal Line Technology. Non ci sarà autorizzazione per altri usi di video nel nostro sport”.

    Le polemiche arbitrali, dunque, continueranno a regnare sovrane nel clima di sospetti ed illazioni che contraddistingue il calcio italiano.

  • Lotta al razzismo, in Calabria la Koa Bosco squadra di soli africani

    Lotta al razzismo, in Calabria la Koa Bosco squadra di soli africani

    Mentre in Serie A giornata dopo giornata sembrano non fermarsi gli episodi di discriminazione razziale, in Calabria nasce un progetto che mira a combattere e debellare questo triste fenomeno. Dall’impegno di don Roberto Meduri, parroco della chiesa Sant’Antonio di Padova della frazione Bosco di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, nasce l’Asd Koa Bosco, formazione interamente composta da ragazzi africani che disputerà il campionato di Terza Categoria. Non si tratta di un territorio a caso. A Rosarno infatti sono tantissimi i ragazzi africani sistemati nelle tendopoli c

    Alcuni ragazzi della Koa Bosco © Francesco Falleti/Il Pallonaro
    Alcuni ragazzi della Koa Bosco © Francesco Falleti/Il Pallonaro

    he arrivano dai loro Paesi in cerca di lavoro e di un futuro migliore. E nel gennaio 2010 gli stessi furono al centro delle cronache nazionali quando misero in atto una protesta violenta al fine di manifestare il loro malessere. Da allora però qualche miglioramento si è visto, merito dei comuni interessati dal fenomeno, della diocesi, del Banco Alimentare della Calabria e delle singole parrocchie tra cui quale della chiesa di Sant’Antonio di Padova dalla cui Caritas è nata l’idea della squadra di calcio.

    Come detto il Koa Bosco sarà composto interamente da ragazzi delle tendopoli. E anche gran parte della dirigenza e dello staff tecnico sarà africano. Come Khadim che si occuperà delle pubbliche relazioni, Masseck e Ibrahima, senegalesi che avranno il compito di assistere la squadra durante le partite. Il traduttore Magatte Diop, anch’esso del Senegal come anche il preparatore atletico Mbengue Bassirou e l’osservatore Amar Alassane. A dare una mano a don Roberto Meduri in quest’iniziativa anche alcuni ragazzi del posto che si stanno prodigando ogni giorno al fine di portare avanti questo progetto che ha una enorme valenza sociale. Come il direttore generale Domenico Bagalà, il responsabile tecnico Domenico Mammoliti, il segretario Angelo Paiano e l’allenatore dei portieri Antonello Meduri.

    L’iniziativa, inserita nell’ambito del progetto Uniti oltre le frontiere, “è finalizzata al riscatto sociale degli africani nella Piana e senza scopo di lucro”  come si legge nel comunicato della società la quale ha comunque tenuto a precisare che “gli eventuali proventi attivi verranno investiti per intero nell’assistenza degli stessi immigrati. Le difficoltà non mancano – si legge ancora – e c’è la consapevolezza che ci sarà ancora molto da lavorare, specialmente nel superamento di certe barriere sociali ma, di sicuro, rimarrà sempre il segno di un gruppo disomogeneo per nazionalità e tribù di africani che si sono integrati per dare un messaggio d’amore e solidarietà che già li rende campioni nella partita della loro vita. Dare la vera opportunità di affrancare se stessi: questa l’idea che ha dato vita al progetto Uniti oltre le frontiere. Essere i protagonisti di un riscatto che rappresenti la rinascita per gli extracomunitari presenti sul territorio, che scaturisca dal basso e dai sacrifici degli stessi africani. Abbiamo scelto il calcio per portare avanti il nostro progetto poiché oltre ad essere lo sport più seguito, è il gioco di squadra per eccellenza e rappresenta l’armonia della collaborazione. Nel mondo del pallone ci sono tanti ruoli, all’interno della società, della squadra che scende in campo, dei supporter ma tutti indispensabili per far sì che possa nascere una grande famiglia”.

    L’iniziativa ha suscitato grande interesse anche nella Figc, a cui la Koa Bosco è affiliata già da diverse settimane. Tanto che il presidente regionale della Lega Nazionale Dilettanti Saverio Mirarchi ha già donato due reti per le porte alla squadra. La Koa Bosco, che si sta allenando nei campi di Via Garanta a Palmi ma che disputerà le gare casalinghe al “Giovanni Paolo II” di Rosarno, sicuramente rappresenterà un emblema nella lotta al razzismo in Italia, argomento che sta molto a cuore sia a Figc che a Uefa e Fifa che tanto stanno facendo in tal senso.

     

  • Roby Baggio lascia la Figc. Colpa dell’immobilismo all’italiana

    Roby Baggio lascia la Figc. Colpa dell’immobilismo all’italiana

    Come un fulmine a ciel sereno, Roberto Baggio annuncia il suo addio alla Federazione Italiana. Si è affidato ai microfoni del Tg1 per spiegare le ragioni di questo addio improvviso. Nessuna ragione personale ma qualcosa di più grave. L’immobilismo della Figc. “Non amo le poltrone, a me piace fare le cose. Il mio progetto è rimasto lettera morta”, questa è stata la frase clou della sua dichiarazione di addio alla Federazione, anche se l’ex trequartista del Brescia ci tiene a sottolineare che non si tratta di una chiusura totale nei confronti della Figc, aggiungendo che sarebbe disponibile a qualsiasi ruolo o iniziativa per il bene dello sport. Siamo alle solite, il calcio italiano fa una vittima illustre che poteva dare nuovo slancio al calcio italiano, ancorato invece alle vecchie facce, quelle che da anni lo stanno portando verso il baratro.

    Adesso il 45enne ex Divin Codina è libero. Coerente con le proprie idee, mal digerite dalla vecchia e logora Figc. Lascia così l’incarico di Presidente del Settore Tecnico della Figc.

    Baggio lascia l'incarico di Presidente del Settore Tecnico della Figc © ALEJANDRO PAGNI/AFP/Getty Images
    Baggio lascia l’incarico di Presidente del Settore Tecnico della Figc © ALEJANDRO PAGNI/AFP/Getty Images

    Il progetto – Immobilismo e poca voglia di cambiare. Roberto Baggio, uno dei calciatori più amati dal pubblico italiano nel recente passato (nonostante abbia vestito le maglie di tutte le big del nord), incolpa la Figc di non voler mandare avanti il suo progetto. O meglio, il Roby Nazionale sarebbe ancora in attesa di qualcuno che si prenda l’incarico di leggere le sue idee, tutte scritte in un fascicolo di 900 pagine presentato nel dicembre 2011, nella quale hanno lavorato circa 50 persone. Un lavoro enorme, per niente apprezzato dalla Figc, come più volte “denunciato” da Baggio in questi mesi.

    Eppure c’è chi gli va già contro avendo lui partecipato poco alle riunioni di Consiglio Federale. Baggio replica a queste accuse con la solita classe, spiegando che da Presidente del Settore Tecnico non aveva alcun diritto al voto e gli argomenti trattati, poco si accostavano al suo ruolo all’interno della Figc.

    Una persona dagli enormi valori morali (come ha dimostrato liberandosi dall’incarico) lascia una delle poltrone più importanti all’interno della Figc. Una figura che avrebbe potuto rilanciare il calcio italiano ma che viene sottomesso dalla solita vecchia gente all’interno della stessa Federazione. L’Italia si dimostra vecchia in tutti i campi, dal calcio alla politica, la sostanza non cambia!

  • Abete, lotta al razzismo è priorità: “No al Fai da te”

    Abete, lotta al razzismo è priorità: “No al Fai da te”

    Dopo le polemiche seguite ai cori razzisti durante l’amichevole disputata a Busto Arsizio lo scorso 3 Gennaio tra Pro Patria e Milan, con conseguente reazione di Boateng e di interruzione dell’incontro, e l’episodio di presunto insulto razzista  rivolto in campo a Fabiano Pereira, calciatore del Casale Monferrato, nel match del torneo Berretti contro la Pro Patria, interviene sulla questione il presidente della Figc Giancarlo Abete. Il numero uno della Federcalcio affronta in primis il tema dell’interruzione dei match a causa di episodi del genere, con i due recentissimi precedenti di Pro Patria-Milan e di Casale Monferrato-Pro Patria: Abete, in tal senso, si dichiara contrario al “fai da te”, ossia alle decisioni di interruzione dei match che non provengano dal responsabile dell’ordine pubblico, bensì dai calciatori in campo o dai dirigenti delle squadre perchè, altrimenti, “con 700 mila partite sarebbe il caos”.

    Nello specifico, poi, Abete affronta i due casi di “interruzione per razzismo” al fine di delineare un quadro più chiaro in merito alle responsabilità dei soggetti coinvolti nella decisione di interrompere la gara. A proposito dell’episodio di Pro Patria-Milan, Abete sottolinea che, nel caso di Boateng, “è stato comprensibile il suo gesto” ma che è necessario ricordare l’esistenza di una norma, una circolare ministeriale non una regola sportiva, che regolamenta la titolarità dell’interruzione che spetta al responsabile dell’ordine pubblico e che, nel caso dell’interruzione definitiva, “non esiste un’autonomia decisionale da parte dell’arbitro perchè ci deve essere la condivisione da parte di tutti i soggetti che hanno la responsabilità della sicurezza di tutto lo stadio” così come precisato anche nel corso dell’incontro con il Capo della Polizia Antonio Manganelli.

    Abete lotta razzismo priorità | © Claudio Villa/Getty Images
    Abete lotta razzismo priorità | © Claudio Villa/Getty Images

    Dopo il suo no al “fai da te”, il presidente Abete affronta in senso più ampio la problematica razzismo, che parte dalla società civile e si diffonde nel mondo del calcio, dove sembra trovare terreno molto fertile: le soluzioni per contrastare il fenomeno non possono prescindere da due aspetti essenziali, ossia le sanzioni “per quelli che usano comportamenti di discriminazione” e l’attività formativa, finalizzata a parlare della problematica che non riguarda soltanto l’Italia ma, più in generale la società europea e mondiale, e soprattutto ad intervenire alla radice del problema al fine di “intercettare il problema alla base”. Quest’attenzione alla risoluzione del problema con azioni “a monte” piuttosto che a valle rientra, sempre secondo il presidente Abete, nell’ambito del tentativo di recupero dei valori, “è il nostro obiettivo per il 2013 ed eliminare i fenomeni di razzismo è una priorità”.

    Infine, esulando dal tema-razzismo, le parole di Abete connesse al sistema calcio italiano individuano come punto di riferimento la Germania, traendo spunto dal fatto che Guardiola abbia deciso di “sposare la causa” del Bayern Monaco, una squadra con una grande storia ma anche con una grande politica sportiva, così come la Bundesliga, modello di riferimento “per la qualità dell’ ospitalità negli stadi, per la competitività e per l’equilibrio economico – finanziario”. Pertanto, la Germania può essere considerata l’unico modello nel panorama europeo, perchè Inghilterra e Spagna hanno diversi problemi, e dunque “noi dobbiamo andare proprio in quella direzione”.

  • Razzismo nel Calcio le nuove regole sulla sospensione dei match

    Razzismo nel Calcio le nuove regole sulla sospensione dei match

    Sono passati ormai alcuni giorni, ma l’episodio è ancora fresco nella memoria di molti sportivi: durante una normalissima amichevole, nemmeno fra due tifoserie colme di tensione fra loro, una parte del pubblico presente allo stadio ha dato il peggio di sè e si è tornati a parlare del razzismo nel calcio. Pro Patria e Milan stavano giocando da pochi minuti quando Boateng, esasperato dai cori razzisti provenienti dagli spali, ha scagliato il pallone in tribuna prima di abbandonare il terreno di gioco seguito da tutti i suoi compagni. Il giorno successivo all’accaduto, il gesto del rossonero ha spaccato a metà l’opinione pubblica: giusto abbandonare il match per via della gravità degli insulti o sbagliato perchè comunque Boateng è un professionista e come tale deve comportarsi continuando a svolgere il suo lavoro? Argomento molto delicato da affrontare e sul quale è intervenuto  L’osservatorio sulle manifestazioni sportive che ha elaborato norme più rigide  riguardo la sospensione di una partita di calcio in accordo con la Figc.

    Milan contro il razzismo | © Paolo Bruno/Getty Images
    Milan contro il razzismo | © Paolo Bruno/Getty Images

    NUOVE NORME – Ecco alcuni stralci del testo della nuova normativa da attuare nei casi di razzismo. “In presenza di segnali di razzismo, intolleranza o antisemitismo, l’arbitro provvederà, anche su segnalazione dei calciatori, ad investire, tramite il “quarto uomo”, il Dirigente del servizio di ordine pubblico, unico responsabile della decisione di sospendere la gara” – si legge nella parte iniziale delle nuove linee individuate a seguito dell’incontro tra il Capo della Polizia Antonio Manganelli ed i vertici della Federazione Italiana Giuoco Calcio.  In pratica cosa vuol dire? Semplicemente che l’arbitro non è più in grado di sospendere il match. Infatti lo stesso direttore di gara provvederà, anche dopo aver accolto una segnalazione, ad informare il Dirigente del servizio di ordine pubblico che potrà decidere di sospendere momentaneamente la sfida, avvisando lo speaker dello stadio di lanciare vari comunicati di ammonimento, o non farla iniziare proprio.

    PREVENZIONE – Intanto fra la Polizia e gli stewart presenti nei vari stadi, saranno svolte esercitazioni per prepararsi ad eventuali episodi e verranno organizzate “periodiche esercitazioni finalizzate a testare il flusso delle informazioni, l’efficacia dei piani di emergenza, nonché la conoscenza delle procedure da parte degli steward e degli operatori delle Forze di polizia”.  Verranno inoltre portate avanti ulteriori campagne informative per sensibilizzare sul tema della lotta al razzismo e i responsabili dei cori o dei gesti razzisti verranno puniti con il Daspo. L’Osservatorio ha inoltre sottolineato come certi episodi rimangano comunque  collegati a certi gruppi ben ristretti: “Nell’adottare tale provvedimento l’Osservatorio ha anche evidenziato come la stagione calcistica corrente sia caratterizzata da una ulteriore flessione degli episodi di violenza, e che anche le manifestazioni di razzismo e intolleranza, da contrastare comunque con forza, assumono carattere episodico e sono sempre riferibili a ristretti gruppi, individuabili prevalentemente tra alcune tifoserie” – si legge nella parte conclusiva della determinazione approvata all’unanimità.

  • Roberto Baggio contro la FIGC “Ha dimenticato il mio progetto”

    Roberto Baggio contro la FIGC “Ha dimenticato il mio progetto”

    Roberto Baggio, numero 10 simbolo del calcio italiano oramai “in pensione” dal calcio giocato e attuale Presidente del settore Tecnico della Federcalcio, non le ha mandate certo a dire, e a margine di un evento ufficiale come la cerimonia di benvenuto alla federazione danese tenutasi a Milano in occasione del match di qualificazione per i mondiali con la Danimarca, ha apertamente manifestato il proprio disappunto nei confronti della stessa FIGC, che a detta del “Divin Codino” lo terrebbe in stand-by da addirittura 10 mesi relativamente al progetto da lui portato avanti in seno alla Federazione stessa.

    Roberto Baggio infatti, membro della Figc impegnato nei lavori di riqualifica interni alla Federazione stessa, ha lamentato infatti la scarsa considerazione mostrata dai vertici nei confronti del proprio progetto sulla formazione dei formatori, a detta dell’ex numero dieci una fase fondamentale del sistema calcio da cui non si può prescindere per giungere all’obiettivo finale della formazione dei calciatori del futuro: fase questa che necessita di un’importante adeguamento ai tempi ed innovazione.

    Roberto Baggio
    Roberto Baggio © TIZIANA FABI/AFP/Getty Images

    Baggio non ha nascosto la delusione per i silenzi ricevuti, non risparmiando né Abete, né Galliani e tantomeno Demetrio Albertini, tra l’altro ex compagno di Milan e di Nazionale; a detta di Baggio infatti i fondi, sebbene stanziati, sarebbero confluiti fino ad oggi solo in un’iniziativa gratuita tenutasi in Toscana cui hanno aderito varie società calcistiche, ma oltre a ciò non ci sarebbe stato nessun altro movimento concreto. A chi ha ipotizzati degli ostacoli di natura politica Baggio non ha voluto rispondere nulla, obiettando solo che non è certo colpa dei club la fase di stallo del progetto. Da parte sua, l’ex bianconero simbolo del calcio italiano è stato tacciato dalla federazione di scarso impegno e scarso apporto fornito da lui direttamente ad alcuni suoi appuntamenti istituzionali, controbattendo così alle sue parole.

    Quel che è certo è che la formazione citata nel progetto in esame, intesa in ambito calcistico ma soprattutto umana, ha sicuramente una carica innovativa che necessita di grande appoggio a tutti i livelli, politici e non solo, e pertanto un piena adesione ai principi del programma proposto è difficile che maturi istantaneamente, ma probabilmente ha bisogno di tempo.

  • Calciopoli, Bergamo e Pairetto condannati a risarcire la Figc

    Calciopoli, Bergamo e Pairetto condannati a risarcire la Figc

    La Corte dei conti del Lazio ha annunciato quelle che sono le decisioni sulla vicenda Calciopoli con riferimento agli allora vertici dell’Associazione Italiana Arbitri e ad alcuni direttori di gara i quali dovranno risarcire la Federazione Italiana Giuoco Calcio dei danni d’immagine subiti per un importo superiore di poco ai quattro milioni di euro. A pagare il prezzo più alto in questa vicenda è l’allora designatore Paolo Bergamo che sarà costretto a versare un milione di euro tondo tondo nelle casse della Figc.

    Pierluigi Pairetto, altro designatore, dovrà versare ottocentomila euro, trecentomila in più rispetto all’allora presidente dell’Aia Tullio Lanese. Condannato ad una pena pecuniaria pesante anche per l’ex vicepresidente della Figc Innocenzio Mazzini che dovrà sborsare settecentomila euro, ma sono tantissimi anche gli ex arbitri e assistenti condannati. Su tutti Massimo De Santis il quale dovrà pagare cinquecentomila euro. Centocinquantamila euro inflitti a Tiziano Pieri e Salvatore Racalbuto, cinquantamila a Salvatore Dattilo, Marco Gabriele e Paolo Bertini, trentamila e Gennaro Mazzei, ventimila Stefano Titomanlio, diecimila a Claudio Puglisi e Fabrizio Babini.

    Paolo Bergamo
    Paolo Bergamo © MARIO LAPORTA/AFP/Getty Images

    Due i proscioglimenti: si tratta di Marcello Ambrosino, con formula piena e Maria Grazia Fazi, quest’ultima a causa del fatto che la Corte dei conti del Lazio non aveva giurisdizione a decidere nei suoi confronti. I condannati avranno la possibilità, a questo punto, di presentare appello alle Corti riunite, ed è probabile che prima di una decisione definitiva trascorrano due anni. Una vicenda dunque destinata a protrarsi ancora nel tempo, nonostante la grana Calciopoli sia scoppiata ormai parecchi anni fa. Per la Figc invece i quattro milioni di euro servirebbero a rifarsi un’immagine sicuramente macchiata dopo la vicenda che coinvolse un po’ tutti da calciatori per passare a dirigenti, società ed arbitri con decisioni clamorose che fecero il giro del mondo colpendo club importantissimi, su tutti la Juventus.

  • Blitz della Finanza nella sede del Napoli e della Figc

    Blitz della Finanza nella sede del Napoli e della Figc

    Dopo i controlli a tappeto in quel di Cortina, e il rafforzamento dei controlli su tutto il nostro territorio, la ‘tanto temuta’ Guardia di Finanza ha colpito senza mezzi termini anche il mondo del Calcio. È infatti notizia dell’ultima ora che le fiamme gialle su mandato della Procura di Napoli stiano eseguendo dei controlli mirati sulla società sportiva del patron Aurelio De Laurentiis a Castel Volturno. Non bastasse si parla anche di un blitz negli uffici centrali della Figc a Roma.

    Aurelio De Laurentiis | © Andreas Rentz / Getty Images

    Secondo le ultime indiscrezioni che filtrano nei mezzi di stampa, la Guardia di Finanza starebbe eseguendo una serie di acquisizioni di documenti, tutti relativi alle procedure di acquisto e cessioni dei diritti sulle prestazioni dei calciatori, aggiungendo inoltre i rapporti con gli agenti degli stessi e alle successive movimentazioni finanziarie. I magistrati a questo punto avrebbero disposto l’acquisizione di bilanci, contratti degli atleti tesserati, mandati ai procuratori, modelli depositati presso la Federazione, garanzie, pagamenti relativi agli ingaggi dei calciatori professionisti.

    Al momento non si conoscono ancora i nomi dei calciatori e il periodo in cui i contratti sono stati sottoscritti. Ovviamente essendo in viaggio per la trasferta europea contro il Psv, la dirigenza del Napoli non ha ancora fatto pervenire nessuna reazione ufficiale da parte della società. Rimane da capire da cosa possa essere stata scatenata tutta questa indagine, e cosa rischi realmente il Napoli se dovessero risultare delle incongruenze dal punto di vista finanziario e legislativo.

  • Stadio Franchi off-limits per Antonio Conte?

    Stadio Franchi off-limits per Antonio Conte?

    In attesa del prossimo martedì 2 Ottobre, quando si deciderà sul tentativo di conciliazione tra Antonio Conte e la Federcalcio in merito alla squalifica di dieci mesi inflitta al tecnico della Juventus nell’ambito dell’inchiesta sul calcioscommesse, nei prossimi impegni della squadra bianconera una questione centrale da affrontare sarà l’individuazione della “collocazione” per il mister salentino, in particolare nelle gare in trasferta. Dopo la presenza allo Stamford Bridge nella tribuna opposta rispetto alle panchine, il prossimo impegno fuori casa in calendario per la Signora sarà la delicatissima gara contro la Fiorentina in campionato che, tradizionalmente, è un match molto caldo data l’atavica rivalità con il club Viola.

    In quell’occasione, in programma martedì 25 Settembre alle 20.45, nell’anticipo del turno infrasettimanale, potrebbe esserci qualche delicata problematica logistica da affrontare, considerando che lo stadio Artemio Franchi di Firenze non dispone di spazi al chiuso, e che i quattordici skybox presenti sono già tutti occupati dagli sponsor o, comunque, dagli abbonati facoltosi del club che, di certo, non sarebbero disposti ad ospitare l’acerrimo rivale nel proprio box.

    Antonio Conte rischia di non trovar posto allo stadio Franchi | © ANDREAS SOLARO/AFP/GettyImages

    Le possibili soluzioni sarebbero, dunque, orientate a collocare mister Conte in una delle postazioni riservate alle emittenti televisive accreditate a seguire il match (tra cui anche quella di Juventus Channel, ndr) così come ha proposto il presidente Viola Andrea Della Valle, ipotizzando di farlo accomodare nella postazione Rai, oppure – in alternativa – nello spazio riservato al Gos (Gruppo Operativo Sicurezza), ossia la sala che viene adoperata dalle forze dell’ordine e che si trova fra la curva Fiesole e la tribuna centrale.

    L’obiettivo della Fiorentina nell’individuare la collocazione ottimale per il tecnico salentino sarebbe, dunque, quello di conciliare l’esigenza di non venir meno al senso di ospitalità , accogliendo il tecnico e la dirigenza bianconera nel miglior modo possibile, ma evitando – contemporaneamente – di creare inutili tensioni, “senza ledere i diritti dei nostri tifosi“, così come sottolineato dall’amministratore delegato del club Viola Sandro Mencucci.

    Quest’ultimo riferimento ai tifosi Viola si ricollega, in particolare, alla protesta del Centro di coordinamento viola club, sottoscritta nei giorni scorsi dal suo presidente Filippo Pucci ed indirizzata al presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, finalizzata a sollevare la problematica di “un tesserato Figc che furbescamente pretende di svolgere la propria professione disinteressandosi della squalifica” – con un inequivocabile riferimento ad Antonio Conte – affinchè la Federcalcio “non faccia finta di niente” ed agisca per evitare di incrinare la credibilità del nostro calcio.

    Per mediare tra i “due fuochi”, dunque, e per evitare di andar contro il parere della questura di Firenze – che ha sconsigliato la sistemazione dell’allenatore in Tribuna Autorità per motivi di ordine pubblico- non è escluso che, per la prima volta, possa essere lo stesso Conte, di concerto con la dirigenza juventina, a voler rinunciare ad assistere alla partita dallo stadio, decidendo di rimanere in albergo e seguendo il match in televisione. Tuttavia, tale circostanza risulta difficile da ipotizzare soprattutto considerando la proverbiale grinta ed ostinatezza del tecnico leccese che, soprattutto in un match tanto importante per la sua squadra, non vorrà concedere agli storici rivali la soddisfazione di saperlo “esiliato” dallo stadio.

  • Rivoluzione: 12 riserve! Panchina lunga in Serie A

    Rivoluzione: 12 riserve! Panchina lunga in Serie A

    Nuova rivoluzione in Serie A, arriva la “panchina lunga“. Vi starete chiedendo: che diavoleria è mai questa? Niente di speciale d’accordo, ma forse è la prima volta che siamo noi ad anticipare la “moda” calcistica. Quest’anno la Figc ha deciso di aggiungere cinque posti a tavola in più. Fuori massaggiatori, fuori addetti stampa, via amuleti porta fortuna e similia varie: è tempo di calciatori. A molti sembrerà una sciocchezza, un semplice stretching  di una panchina posta su di un manto erboso che da le spalle, nella migliore delle ipotesi, a 10 mila persone. Invece la novità è piuttosto rivelante. Saranno tre le categorie coinvolte in questa sorta di rivoluzione culturale sportiva: allenatori, giocatori, società. Insomma, ce n’è per tutti i gusti.

    La panchina lunga in Serie A

    1) ALLENATORI: Finalmente potranno tirare un sospiro di sollievo. Già, perché ogni volta avere addosso la pressione di scegliere quello oppure quell’altro, per poi essere bersagliati da tutta la stampa il giorno dopo la partita, non era certamente salutare per la salute dei tecnici. Avere tutta la rosa a disposizione forse non fungerà da deterrente definitivo, ma offrirà agli allenatori qualche ora in più per dormire. In fondo, la notte prima degli esami è sempre stata quella più traumatica, e se nel calcio come nella vita gli esami non finiscono mai, è evidente come la panchina lungapossa (relativamente al rettangolo di gioco più famoso al mondo) cambiare le carte in tavola.

    una panchina di successo | ©Jasper Junien/Getty Images

    2) CALCIATORI: Ci sono poi loro, i giocatori. Le tribune sono solo un lontano ricordo da oggi, a meno che la rosa della squadra non conti più di 23 giocatori (in effetti in squadre come Juve, Inter e Milan forse qualche scontento continuerà ad esserci). Avere 12 riserve in panchina significa poter chiamare anche i giovani (finalmente), che potranno avere più possibilità di debuttare nel campionato più bello del mondo (siamo di parte, lo confessiamo giuria), a meno che non ti chiami Insigne o De Sciglio (loro non hanno di questi problemi).

    3) SOCIETÀ’: Il cerchio si chiude con i club, la piramide è così completata. Non a caso siamo partiti dall’anello più debole per arrivare al maestro dell’orchestra. Chi decide gli acquisti? Chi parla il politichese? Chi manda avanti la baracca? Esatto: presidente, direttore generale, ds. Finalmente ciascun acquisto avrà un senso, dal momento che non marcirà sempre in tribuna. Certo, magari marcirà in panchina, nessuno può dirlo. Da quest’anno anche i famosi doppioni potranno sedere al fianco del proprio allenatore, svolgendo così il proprio ruolo per cui sono stati cercati. E magari chissà, incrociare il suo sguardo e convincerlo a puntare su di lui.

    POSTILLA: Non l’abbiamo detto prima perché pensiamo sia un concetto scontato, però per onor di cronaca ci sentiamo ugualmente in dovere di aggiungere un’ultima postilla per completare l’articolo. In campo continueranno a scendere 11 calciatori e il numero di cambi consentiti durante l’arco dei 90′ minuti sarà sempre tre. Il caldo di questi giorni potrebbe giocare brutti scherzi. Tutto chiaro?