Nel primo pomeriggio è arrivata l’ufficialità che si attendeva da qualche giorno, il capocannoniere dei mondiali di Brasile 2014, il talento colombiano James Rodriguez è un calciatore del Real Madrid.
Carlo Ancelotti potrà contare su un ulteriore campione che va ad inserirsi nella rosa delle Merengues già abbondantemente piena di talento.
James Rodriguez
James Rodriguez è stato protagonista di un mondiale eccezionale con la sua Colombia: vincitore della Scarpa d’Orodel Mondiale con 6 reti realizzate (tutte di pregevole fattura) e premiato dagli utenti del sito della FIFA con il premio del gol più bello di Brasile 2014 (la rete dell’uno a zero contro l’Uruguay negli ottavi di finale). Il colombiano arriva dal Monaco senza alcuna contropartita partita tecnica e con un esborso cash da parte dei Blancos di 80 milioni di euro, una bella plusvalenza per la squadra del Principato che lo aveva acquistato dal Porto nel 2013 per 40 milioni di euro. Rodriguez ha messo la firma su un contratto di 6 anni con un ingaggio da 7 milioni di euro.
El sueño ya es REAL. Feliz de hacer parte del mejor club del mundo. #HalaMadrid @realmadrid
Questo il messaggio pubblicato da Rodriguez sul proprio profilo Twitter per manifestare la propria gioia per il trasferimento al Real Madrid. Il giovane campione colombiano ha già svolto le visite mediche e sarà presentato questa sera al Santiago Bernabeu indossando la maglia Merengues numero 10.
James Rodriguez è il secondo grande colpo estivo del Real Madrid, qualche giorno fa era arrivata l’ufficialità dell’acquisto dal Bayern Monaco del fresco campione del mondo Toni Kroos.
Questo ennesimo acquisto dalle cifre faraoniche (il terzo più costoso nella storia del Real Madrid dopo quelli di Gareth Bale dal Tottenham e Cristiano Ronaldo dal Manchester United) ha fatto storcere il naso a molti per quanto riguarda la questione del tanto pubblicizzato Fair Play Finanziario.
Effettivamente le spese sono molte come fanno notare i detrattori dei madrileni, ma in difesa del Real arriva il fatto che i Blancos hanno parecchi introiti e che con la cessione di Morata alla Juventus hanno già incassato 18 milioni e che paiono ormai prossimi gli addii di Khedira, destinato alla Premier League e molto probabilmente con la maglia dell’Arsenal, e di Di Maria che è corteggiato da tempo dal Paris Saint Germain.
Nonostante il Fair Play Finanziario e le susseguenti sanzioni imposte dall’Uefa, il primo botto del calciomercato europeo è arrivato proprio dal Paris Saint Germain. La società transalpina del patron NasserAl–Khelaifi ha ufficializzato ieri con un comunicato apparso sul proprio sito ufficiale ha confermato i rumors che ormai da qualche giorno stava riempiendo le pagine dei giornali ed i siti di calciomercato, David Luiz lascia il Chelsea e si trasferisce in Francia al Paris Saint Germain:
Per soddisfare il desiderio del giocatore di preparare e giocare nelle migliori condizioni possibili la Coppa del Mondo nel suo paese, la volontà di entrambi i club e David Luiz era quella di raggiungere più velocemente possibile un accordo tra una parte, Paris Saint- Germain e il Chelsea FC, e l’altra tra il Club di Parigi e il giocatore per formalizzare il trasferimento dalla apertura della finestra di trasferimento.
David Luiz
Questo il testo del comunicato che in sostanza conferma l’avvenuto acquisto da parte dei parigini del forte difensore brasiliano che per affrettare i tempi, ha svolto le visite mediche proprio in Brasile, a Rio de Janeiro alla presenza del responsabile medico del PSG Eric Rolland, e del ds aggiunto Olivier Letang, dove in ritiro con la propria nazionale si sta preparando per disputare il mondiale.
Le cifre non sono ancora note ma si parla di circa 50 milioni di euro che il Psg verserà al Chelsea. I Blues si liberano così di un giocatore, pagato 25 milioni nel 2011 al Benfica, che non sembra aver mai trovato il feeling giusto con il tecnico Josè Mourinho che spesso infatti lo ha schierato a centrocampo, non certo il ruolo naturale di Luiz.
Il neoarrivato andrà a comporre una coppia centrale tutta verdeoro con il connazionale Thiago Silva, parliamo di coppia e non di trio brasiliano in quanto pare scontato che Marquinhos, pagato 35 milioni lo scorso anno alla Roma, sarà sacrificato sul mercato, in pole position ci sarebbe il Barcellona che ha bisogno di sostituire Charles Puyol e vorrebbe così puntare sul giovane centrale brasiliano del Psg.
Dunque nonostante le imposizioni dell’Uefa il Psg è riuscito comunque a mettere a segno un gran colpo.
Da quanto si parla di fair play finanziario. E da quanto tempo si discute su questi emirati ricchissimi che fanno il calciomercato delle proprie squadre come se giocassero al fantacalcio o semplicemente alla playstation. Le regole della UEFA però parlano chiaro e, secondo l’emittente inglese Sky Sports sono state inflitte delle sanzioni piuttosto pesanti ai due club: 60 milioni di euro da pagare nell’arco di tre anni e rosa ridotta a 21 giocatori per la prossima edizione della Champions League (o in ogni caso per la stagione europea in generale) anziché 25. Secondo L’Equipe i parigini avrebbero avanzato una proposta di patteggiamento ed è probabile che la stessa cosa l’abbia fatta il City. Ci sono altre sette squadre europee che tremano per un’eventuale pena, tra cui potrebbe anche esserci un’italiana.
Matuidi e Verratti
Da quando esiste, il fair play finanziario ha già “colpito” varie squadre: il Besiktas è stato escluso per due stagioni dalle coppe europee per dei debiti scaduti. Sempre in Turchia (insieme alla squadra greca del PAOK), il Bursaspor ha ricevuto sanzioni per aver violato le licenze UEFA. A causa di pagamento arretrato di stipendi sono state escluse dalle competizioni europee l’anno scorso anche Malaga, Hajduk Spalato (Croazia), Osijek (sempre Croazia), Rapid Bucarest e Dinamo Bucarest (in Romania) e Partizan Belgrado (in Serbia). Poi ovviamente ci sono i grandi club (tra cui City e PSG) che nonostante ogni anno (o quasi) finiscano la stagione con un saldo nettamente negativo continuano a spendere e investire sul mercato a cifre esorbitanti (basta pensare ai 40 milioni che il Bayern ha pagato per Javi Martinez, i 38 milioni che lo United ha speso per un inutilizzato Fellaini, i 30 milioni del Real Madrid per Illarramendi o semplicemente i 100 che, proprio i galacticos hanno speso per Gareth Bale, i 64 milioni del PSG per Cavani che ha segnato “appena” 16 gol.
Si avvicinano le prime scadenze del fair play finanziario. Spesso si sente parlare di fair play finanziario, ma spesso ci si chiede cos’è. E’ una regola secondo cui i club possono spendere fino a 5 milioni di euro in più di quanto guadagnano ogni anno. Tuttavia, possono superare questa soglia entro un certo limite, se il debito viene coperto totalmente da un pagamento diretto da parte del proprietario del club.
I limiti sono di 45 milioni di euro per le stagioni 2013/14 e 2014/15, di 30 milioni di euro per le stagioni 2015/16, 2016/17 e 2017/18. Entro metà giugno i giudici dell’UEFA emetteranno le sentenze verso i club che non avranno rispettato questa regola, che rischiano sanzioni fino all’esclusione dalle Coppe europee. Dei 237 club che in questa stagione hanno partecipato alle Coppe, 137 sono a posto, ma gli investigatori monitorano da vicino gli altri 76. In questo quadro l’Italia non è messa male: secondo quanto riferisce La Gazzetta dello Sport sono appena due infatti i club di Serie A sotto osservazione: Milan e Inter. Sia i rossoneri che i nerazzurri hanno cominciato a spendere meno, soprattutto a livello di stipendi.
Michel Platini, presidente UEFA
Il segretario generale dell’UEFA Gianni Infantino, ha spiegato la situazione delle italiane: “Pensano troppo a tagliare i costi e poco ad aumentare gli utili. Se Londra può permettersi 6 squadre in Premier con un fatturato sui 2 miliardi, perché Milano deve limitarsi a 2 squadre e meno di 500 milioni? Per un verso è un buon segno, ma occorrono stadi, marketing e il resto…”
Tutti i 74 club tenuti sotto osservazione, dovranno fornire entro il 17 marzo informazioni sul bilancio 2013 e sulle prospettive 2014. Il Milan non corre grandi rischi; è l’Inter che rischia: a fine aprile infatti i PM dell’UEFA prenderanno le prime decisioni: archiviare il caso, patteggiare, imporre sanzioni minori o rinviare a giudizio all’organo giudicante. In ambito europeo, c’è grande curiosità per vedere se l’UEFA avrà la forza di punire anche grossi club dai grossi introiti come il PSG o il Manchester City, colossi economici in Europa.
Anche Michel Platini ha parlato del fair play finanziario, sostenendo che: “Il calcio è sempre più bello, ma certe pessime abitudini sono continuate: adotteremo misure drastiche per il bene del pallone“
Lo spauracchio del calcio europeo si chiama Fair Play finanziario, quell’insieme di regole contabili che definiscono i paletti invalicabili per le società di calcio al fine di veder garantita la partecipazione alle Coppe Europee. Come noto, tali regole sono state fortemente volute dal numero uno Uefa Michel Platini in persona e, ora, la loro attuazione è entrata nel vivo. I principi cardine del Fair Play Finanziario sono, essenzialmente, due: i costi non devono superare la massima deviazione consentita rispetto al pareggio di bilancio; i debiti devono essere pagati puntualmente. Alla luce di ciò, dunque, è necessario andare a “fare i conti in tasca” ai principali club europei al fine di comprendere in che condizioni siano i loro bilanci e quanto possibile sia il raggiungimento dell’obiettivo Fair Play Finanziario. In tal senso, un noto analista di calcio business, il Dott. Paolo Ciabattini, ha analizzato con attenzione i principali club del panorama continentale, fornendo una precisa disamina della situazione in riferimento al “primo periodo di monitoraggio”, ossia nel periodo 2011-2013.
Fair Play finanziario, la virtù premia sul campo | foto da web
In quell’arco temporale, dunque, il Barcellona risulta essere il club europeo con un utile aggregato conseguito pari a 43,5 milioni di euro e, dunque, ampiamente nel rispetto dei paletti del Fair Play. Il Manchester United, invece, in quel periodo di osservazione, ha fatto registrare una perdita aggregata di 17 milioni di euro che, però, non preoccupa ai fini del Fair Play Finanziario perchè risulta essere comunque inferiore rispetto al limite fissato di 30 milioni di euro. Situazione rosea anche in casa Real Madrid, a rivelare ulteriormente l’egemonia del calcio spagnolo nel periodo 2011-2013, con un utile aggregato per le merengues pari a 80 milioni di euro.
Il Bayern Monaco Campione d’Europa in carica ha, poi, fatto registrare un utile pari a 22 milioni di euro riuscendo a competere egregiamente pur ricavando molto meno delle inglesi e delle spagnole dai diritti televisivi, soprattutto grazie agli introiti derivanti dallo stadio di proprietà che, in termini di tagliandi, fa registrare quasi sempre il tutto esaurito.
Per i top club europei, dunque , non sembrano esservi grossi grattacapo all’orizzonte a proposito del raggiungimento dell’obiettivo Fair Play Finanziario. A conti fatti, dunque, considerando il fatto che i club vincenti sul campo coincidono – nel periodo di riferimento analizzato – con i club che hanno compiuto lo sforzo di chiudere il bilancio in utile, sembra che la virtù finanziaria possa essere un fattore vincente soprattutto in campo Europeo dove la programmazione e le competenze dirigenziali valgono più delle spese folli. In fondo, il messaggio del Fair Play finanziario è proprio questo e bisognerà abituarsi in fretta a recepirlo.
Fair play finanziario, questo sconosciuto. Cerchiamo di fare chiarezza su uno dei concetti maggiormente discussi in ambito calcistico-gestionale, andando a comprendere quale sia la ragione alla base della sua introduzione e come questo possa influire sulle vicende quotidiane dei diversi club. L’idea di fari play finanziario nasce nel 2009 dalla considerazione, tutto sommato ovvia, che nel calcio moderno le maggiori disparità tra club – in termini di competitività – nascano proprio dall’aspetto economico, ossia dalle diverse disponibilità che, di conseguenza, influenzano le possibilità di investimento. Il fair play finanziario, dunque, è divenuto uno degli undici valori promossi dall’Uefa e, in particolar modo, dal suo presidente Michel Platini. Il concetto è semplice: cercare di far sì che tutti i club possano avere possibilità economiche quanto più equilibrate al fine di salvaguardare la giusta competizione, evitando lo strapotere (in termini economici oligopolio) di pochi eletti, quali Real Madrid, Bayern Monaco, Barcellona, Manchester United e, new entry, il Paris Saint Germain, facendo in modo da evitare che le squadre che rispettano le regole soccombano di fronte ai milioni sonanti delle super big.
Nel dettaglio, gli obiettivi del fair play finanziario di sostanziano in diversi punti, tra cui i più salienti sono: stimolare l’auto-sostenibilità delle società nel lungo periodo, stimolare la crescita delle infrastrutture, valorizzare i settori giovanili, incoraggiare le società a competere entro i propri introiti. Il primo ed il secondo punto, dunque, mirano a creare un circolo virtuoso che leghi insieme costruzione di strutture di proprietà (stadi, musei, spazi dedicati) che possano divenire fonti di guadagno stabili e durature nel tempo, in modo da sganciare le società di calcio dalla dipendenza-diritti televisivi. Il modello italiano, in tal senso, è la Juventus che da tre anni ha intrapreso questa strada, a sua volta emulando il modello inglese che, per anni, ha fatto scuola. La valorizzazione del settore giovanile, poi, rientra fra i punti chiave proprio perchè permette di sganciarsi dalle logiche delle folli aste di mercato: il vivaio è un “prodotto” da curare con pazienza e progettualità e, solo così, darà i suoi frutti. L’ultimo punto legato al fair play finanziario è, poi, collegato all’obiettivo “No debito“, considerando che molte società, soprattutto negli anni trascorsi, erano solite chiudere il bilancio in perdita.
Su questo punto la stessa Uefa effettua un’azione di monitoraggio finalizzata a verificare che non siano presenti debiti arretrati, che siano fornite informazioni finanziarie inerenti l’orizzonte temporale futuro (una sorta di budget finanziario) e che, soprattutto, si raggiunga il pareggio di bilancio. Gli esiti di tale monitoraggio sono, poi, fortemente connessi alle sorti sportive dei club: le sanzioni, infatti, per mancato rispetto dei “punti” fissati per il fair play finanziario possono comportare anche la mancata iscrizione alle competizioni europee, quali Champions League ed Europa League, così come già sperimentato da alcuni club come Malaga,Partizan Belgrado, Dinamo Bucarest e Rapid Bucarest.
Fino al 2018, tuttavia, sarà concesso un “margine” di deficit pari a cinque milioni di euro ed ulteriori possibili “aggiustamenti” a patto che le eventuali perdite, non superiori ad un tot fissato, vengano ripianate con tempestività. Nonostante tali deroghe, però, a partire da quest’anno il periodo di “prova” è terminato e la mannaia delle decisioni Uefa in agguato non consente ai club di dormire sonni tranquilli: saranno puniti i club che sforeranno di 45 milioni. Basti pensare che, in questi giorni, è prevista un’ispezione presso la sede del Psg proprio per verificare alcuni documenti finanziari e, in particolare, l’accordo di sponsorizzazione che lega il club parigino all’ente turismo Qatar e che frutta al club il 50% dei suoi ricavi annui, circa 200 milioni di euro, permettendogli di abbattere le perdite di bilancio. In tal caso, il forte sospetto è che l’operazione sia una “manovra interna” e che nasconda, dunque, un aumento di capitale considerando che il Psg è di proprietà proprio del Qatar Sport Investment. Ma il presidente Platini farà un “torto” al principale club francese? In passato l’ex numero dieci aveva annunciato di “non voler guardare in faccia nessuno” e, ovviamente, se di fair play si parla è necessario che le regole siano uguali per tutti.
Tra le italiane, nessun problema fair play finanziario – ad oggi – per le big, ad eccezione dell‘Inter che potrebbe chiudere in rosso di 70 milioni il bilancio di quest’anno. Thohir dovrà compiere molti sforzi per ripianare: sarà sufficiente?
L’Unione Europea ha fatto luce sulla situazione nel mondo del calcio, proseguendo sulla linea promossa in questi anni dal presidente Uefa Michel Platini orientato al fair play finanziario ed al riordino dei conti delle società per evitare buchi di bilancio e indebitamento selvaggio. Ma, più in particolare, sotto accusa della Commissione Sport dell’Ue risulta essere l’orientamento al profitto e le regole attualmente in vigore che favoriscono esclusivamente i grandi club, i più potenti, penalizzando i club minori che, per questo, non hanno possibilità di crescita e di poter essere competitivi. Per questo motivo, dopo la “fotografia” della Commissione Sport dell’Unione Europea, emerge la necessità di misure necessarie alla protezione degli interessi dei più deboli e, soprattutto, per la valorizzazione dei giovani, affinchè i club abbiano incentivo a puntare sui propri vivai: intenti che dovranno essere tradotti in cinque regole fondamentali ad evitare il default del calcio.
Serve, dunque, un limite agli eccessi richiesti dai grandi club che, invece, punterebbero al Supercampionato europeo: al contrario, è necessario ricorrere alla cosiddetta “tassa sul fair play” che funga da redistribuzione di risorse tra i potenti del calcio e i club medio-piccoli, oltre che la promozione di una precisa regola sul tetto massimo del numero di calciatori tesserabili. Inoltre, un altro punto molto delicato, che viene contestato dallo studio della Commissione Sport dell’Ue, è il fatto che negli ultimi anni dal 1995 al 2011 il costo sostenuto dai club per l’acquisto dei calciatori è aumentato di ben sette volte ma che soltanto il 2% degli importi relativi ai trasferimenti spetta ai club “cedenti”, ossia ai club che hanno fatto crescere nei propri settori giovanili i calciatori. Questo aspetto determina una situazione assolutamente “insufficiente per garantire una vita regolare ai piccoli club” e, pertanto, si rende necessario un cambiamento di prospettiva per avere una maggiore equità, sia dal punto di vista delle disponibilità economiche che – di riflesso – in termini calcistici perchè, ovviamente, la minore disponibilità economica influisce sulla possibilità di acquisire rinforzi e, di conseguenza, sulla competitività nei campionati e nelle coppe europee.
In tal senso, è la presidentessa della Commissione Europea per lo Sport Androulla Vassoliou a proporre la necessità di definire nuove misure anti- default del calcio per regolamentare i trasferimenti affinchè introducano un maggior senso di perequazione delle risorse. Fra le proposte allo studio di un’apposita Commissione che inizierà i propri lavori nel prossimo mese di Aprile dovrebbero avere la priorità l’introduzione della tassa sul fair play, le misure per garantire maggiore trasparenza sui trasferimenti, il tetto massimo sul numero di calciatori in rosa, regolamentare i prestiti ed un limite alla “proprietà di terzi” al fine di porre un freno agli investimenti nel calcio, definiti “spropositati” dalla relazione della Commissione Sport dell’Ue.
Si prospetta, così, una vera e propria rivoluzione nel mondo del calcio, orientata al rispetto di queste nuove cinque regole, che dovranno essere la base per costruire un movimento calcistico fondato su valori nuovi e su pilastri che, finora, non gli sono mai appartenuti, soprattutto a causa dello strapotere dei grandi club che, allo stato dei fatti, rischia di condurre al default del calcio.
Sponsor Psg, i francesi fanno una pernacchia al fair play finanziario e si mettono al sicuro almeno per i prossimi 4 anni grazie all’accordo stipulato nella giornata di ieri con la Qatar tourism authority. La sponsorizzazione avrà valore retroattivo e consentirà al club parigino di ripianare le perdite di oltre 150 milioni di euro generate durante l’ultimo anno, dopo una campagna acquisti eccellente che in estate ha portato sotto la Torre Eiffel calciatori del calibro di Ibrahimovic, Thiago Silva ed Ezequiel Lavezzi. L’accordo prevede inoltre un incremento degli introiti annuale fino a raggiungere la cifra astronomica di 200 milioni di euro nel 2016, anno in cui la sponsorizzazione avrà termine, sebbene nulla vieti di pensare che essa venga in futuro rinnovata per la soddisfazione di entrambe le parti.
SIAMO ALLE SOLITE – Nulla di nuovo sotto il sole quindi. La sponsorizzazione del Psg è la classica “furbata” da parte dei potenti per aggirare le regole, per buona pace di Michel Platini e del suo fair play finanziario, che entrerà in vigore dalla prossima stagione. Grazie a questa sponsorizzazione infatti il Paris Saint Germain potrà continuare a spendere all’infinito per almeno altri quattro anni, senza che la sua politica economica pregiudichi la partecipazione della squadra alle competizioni europee.
E’ GIUSTO? – I tifosi di tutta Europa dovranno così mettersi l’anima in pace. La situazione attuale, dove soltanto tre o quattro squadre possono permettersi i calciatori più forti del pianeta, rimarrà tale anche in futuro, checché ne dica il presidente dell’Uefa Michel Platini. Cii saranno quindi club come Dortmund, Ajax, Juve, Milan, Arsenal, Liverpool, United, Atletico Madrid et similia che saranno costrette a vedere durante ciascuna campagna acquisti i soliti Psg, Real, Barça, City operare in maniera disinvolta e fuori da qualsiasi controllo, riducendosi a servo del padrone come successo non appena sei mesi fa sull’asse Parigi-Milano. E’ giusto?
Correva l’anno 2010. L’Inter guidata da Mourinho, macinava risultati e si apprestava a salire sul tetto d’Europa ( e poi con Benitez del mondo), guadagnandosi la conquista del Triplete mai riuscita a nessun club in Italia. Gli uomini che resero possibile quell’impresa furono, oltre allo Special one, i vari Julio Cesar, Lucio, Maicon, Milito, Eto’o e Sneijder. Uomini copertina di quel trionfo totale. In soli tre anni, l’Inter ha dovuto rinunciare a quasi tutti i suoi giocatori simbolo, rinnovandosi, sotto l’egida del Fair Play Finanziario. Se gli addii illustri su citati, sono stati quasi obbligati, rimane da capire l’involuzione totale di uno dei pochi campioni rimasti a vestire i colori nerazzurri: Wesley Sneijder. Il numero dieci olandese nell’anno del triplete, trascinò i suoi inventando calcio e assist per i compagni, bissando le ottime prestazioni anche al Mondiale sudafricano, arrivando in finale con gli Orange. Si parlò di Pallone d’Oro ‘scippato’ dall’argentino Messi, considerando come la Pulce in quell’anno non vinse nulla, e non brillò affatto con la nazionale Argentina.
CURA STRAMA?- L’arrivo del tecnico romano nella passata stagione sembrava avergli regalato le giuste motivazioni e ridato la voglia di fare bene, tanto che lo stesso olandese l’aveva definito molto simile allo Special One. Ma quest’anno complice il nuovo infortunio, e l’avvento del nuovo modulo con la difesa a tre, (e il raggiungimento del nuovo record di vittorie esterne) l’utilizzo di Sneijder più che una soluzione si è trasformato in un bel problema da risolvere. Arrivata la disponibilità fisica per giocare contro il Parma, Stramaccioni l’ha di fatto bocciato per scelta tecnica, ribadendo come in estate la società abbia iniziato a seguire delle linee guida ben precise verso i suoi top player.
BYE BYE WES?– Il discorso societario è ben chiaro: l’Inter in un periodo di vacche magre come quello che sta vivendo il calcio italiano, non ritiene più nessuno incedibile, tanto meno un giocatore che assolutamente da un anno a questo parte è più presente in infermeria che in campo. A questo punto, in sede di mercato per via dell’ingaggio fin troppo oneroso (6 milioni di euro percepiti dal giocatore) City, e United sono scappate via. L’unica pretendente valida è rimasta la squadra di Eto’o e Hiddink, l’Anzhi, verso la quale Sneijder non sembra essere molto affascinato. Branca quindi in attesa di un’offerta valida per gennaio, ha di fatto proposto un rinnovo contrattuale con riduzione istantanea all’ingaggio del giocatore (4,5 milioni con una durata più lunga), per cercare di capire se Sneijder, sia più legato alla moneta che ai colori nerazzurri. Wes sembra che non abbia gradito, sentendosi meno importante e fuori dal progetto.
La love story tra l’olandese e l’Inter sembra ormai giunta al capolinea. Solo gennaio potrà fare chiarezza sul suo futuro, con il possibile intreccio di mercato legato all’arrivo di Paulinho, e al suo contemporaneo addio.
La formazione del Triplete, citata a memoria come quella della Grande Inter di Herrera, continua a perdere un altro pezzo importante.
La rivoluzione epocale dell’Inter annunciata e dichiarata, è ufficialmente iniziata, ma le novità che balzano agli occhi dei tifosi si notano più sul mercato in uscita che in quello entrata. Le regole imposte dal Fair Play Finanziario, costringono Moratti a tagliare il più velocemente possibile un monte ingaggi non più sostenibile per la società nerazzurra. A questo punto la lista dei possibili addii illustri si fa sempre più lunga, con Forlan, e gli storici eroi brasiliani del Triplete,Lucio, Julio Cesar e Maicon a rappresentare le prime pedine sacrificabili dello scacchiere nerazzurro. Senza dimenticare la possibile cessione (a fronte di un’offerta adeguata) di un giocatore importantissimo come Wesley Sneijder che nonostante l’ultima stagione al di sotto delle aspettative ha dimostrato in questo piccolo scorcio di Europeo di essere ancora un campione su cui sono puntati gli occhi di molti dei big club europei.
MAICON PER SAHIN? – La notizia di mercato dell’ultima ora, riportata dal Corriere dello Sport vedrebbe il terzino brasiliano Maicon in direzione Real Madrid. L’Inter sulla sua partenza punta forte per ricavarne un tesoretto utile da reinvestire sul mercato. La richiesta del club di Moratti sarebbe di circa 10 milioni (un’inezia considerando come soli due anni fa fu rifiutata un’offerta vicina ai 25 milioni), con il club spagnolo fermo all’asticella dei 5 milioni, visto il peso delle 31 primavere sulle spalle del calciatore. Oltre al Real Madrid, anche il Chelsea sarebbe realmente interessato a Maicon, ma secondo le ultime indiscrezioni giornalistiche l’idea più plausibile sarebbe uno scambio alla pari Real-Inter per portare in nerazzurro il turco di nascita tedesca Nuri Sahin. Maicon per Sahin sarebbe uno scambio equo visto che le merengues acquistarono solo lo scorso anno il centrocampista dal Borussia Dortmund per circa 10 milioni di euro. Rimane da capire se il Real e soprattutto Mourinho si priveranno di un calciatore classe 1988, spesso fermo a causa di un infortunio nella scorsa stagione, senza concedergli un’ulteriore chance nella prossima annata calcistica. L’ipotesi scambio alla pari garantirebbe in ogni modo la soddisfazione delle esigenze di entrambi i club, soprattutto viste le logiche del FPP, senza l’esborso di denaro cash.
CAMBIO SULLE FASCE- Oltre che a destra l’Inter si sta rifacendo completamente il look su entrambe le corsie laterali, pensando a trovare il giocatore utile per la fascia sinistra. È atteso perla prossima settimana, un momento in cui Branca potrebbe sferrare l’attacco decisivo per Alexandre Kolarov e Mathieu Debuchy. Per il 26enne sinistro del Manchester City la trattative è complicata, poiché l’ingaggio del serbo è davvero oneroso considerando l’attuale stipendio di 3 milioni di euro, con bonus sino ad arrivare a 5. Kolarov, dopo l’annata all’ombra di Clichy cerca una big che gli garantisca il posto da titolare, ma difficilmente farà sconti sull’ingaggio. Per il francese Debuchy che sta dimostrando il suo valore con la nazionale Francese all’Europeo l’affare è più avviato, nonostante una prima offerta ufficiale dell’Inter di 5 milioni di euro sia stata presentata e rifiutata. Secondo gli esperti di mercato con una cifra tra gli 8 e 10 milioni di euro l’affare si può chiudere.