Tag: europei 2016

  • Come gli Europei di calcio hanno influenzato l’economia

    Come gli Europei di calcio hanno influenzato l’economia

    Si sono conclusi ormai da quasi un mese gli Europei di calcio 2016, quest’anno ospitati dalla Francia nazione che ha visto trionfare tra le sue mura la nazionale Portoghese. Quest’anno, per la prima volta, 24 squadre delle 54 federazioni affiliate all’UEFA si sono date battaglia, tra sorprese e grandi delusioni, per conquistare la coppa Henri Delaunay.

    Questo notevole aumento della partecipazione alla competizione ha favorito una crescita dei campionati europei da diversi punti di vista. Ma questa crescita si è riversata anche sui mercati? Proviamo a scoprirlo analizzando alcune statistiche condotte da IG Markets:

    Vendita al dettaglio di articoli sportivi

    Partiamo dalle aziende che si occupano della vendita di articoli sportivi. Qui a dominare il mercato sono in primis Nike e Adidas che hanno la possibilità di far indossare i propri prodotti ai più importanti calciatori impegnati nel torneo che inevitabilmente porta alla massima esposizione mediatica per un brand.

    Da alcune ricerche antecedenti all’avvio dell’europeo è emerso che i grandi brand riescano ad avere grandi benefici da questi singoli eventi. Nike, ad esempio, ha ottenuto un fatturato di $ 30,60 miliardi nell’ultimo anno finanziario, rispetto ai $ 20.12 miliardi di quattro anni fa, mentre Adidas ha registrato un fatturato € 17,60 miliardi, cresciuto non poco rispetto ai € 13.32 miliardi registrati quattro anni prima. In contrapposizione a questi dati è invece da considerarsi il fatturato di Puma di € 3,39 miliardi €, rispetto ai € 3,01 di quattro anni fa.

    Viaggi e turismo

    E’ inevitabile che un grande evento sportivo attiri un gran numero di visitatori e turisti portando grandi benefici alle aziende di trasporto. Ipotizzando anche la necessità di interventi alle infrastrutture, allora questo può dare una spinta alle imprese di costruzioni, che si aggiudicano le gare di appalto per la preparazione dell’evento. Inoltre a trarne vantaggi sono anche le imprese locali e i negozianti.

    Pubblicità e Media

    Non trascurabili sono i guadagni notevolmente aumentati delle emittenti televisive ed i vari media, grazie ad un incremento della domanda di pubblicità durante gli eventi sportivi. Certamente durante l’evento è da considerarsi anche una piccola diminuzione della produttività se si considera che molti dei lavoratori appassionati di calcio hanno perso del tempo per seguire le partite.

    Per trarre il massimo beneficio da una importante manifestazione sportiva come gli Europei, si richiede il massimo sforzo ed impegno da parte delle aziende. Infatti solo coloro che avranno pianificato gli investimenti in modo strategico riusciranno ad ottenere un ritorno. Gli eventi sportivi possono allo stesso tempo anche danneggiare le aziende che hanno speso troppo senza una corretta pianificazione.

    Ad esempio TF1 ha trasmesso 22 partite durante gli Europei 2016. L’azienda ha pagato 40 milioni di euro per i diritti, inclusi 25 milioni di euro per le partite condivise con il peer francese M6. Non è certo che questo abbia generato dei profitti, ma offre senza dubbio una buona visibilità ed un miglioramento del brand. Tuttavia sarà possibile riscontrare gli effetti positivi per le emittenti solamente a partire dalla seconda metà dell’anno.

  • Olanda fuori dagli Europei, disastro inaspettato

    Olanda fuori dagli Europei, disastro inaspettato

    Olanda è riuscita nell’impresa di compiere una figuraccia storica; l’anno in cui la rassegna continentale è stata allargata a 24 squadre, la nazionale di Danny Blind è stata la più grande delusione di queste qualificazioni europee. L’Olanda ha perso per due volte con Repubblica Ceca e Islanda, oltre che una volta con la Turchia; cinque sconfitte maturate su dieci partite ufficiali per quella che è la prima mancata qualificazioni ad un Europeo dal 1984.

    Van Persie, autore dell'autogol che ha estromesso l'Olanda dal prossimo Europeo
    Van Persie, autore dell’autogol che ha estromesso l’Olanda dal prossimo Europeo

    L’Olanda è sempre stata la patria dei tulipani fioriti, dei giocatori apprezzati e riconosciuti in Europa e non solo, si pensi ai tre olandesi del Milan di Sacchi, nel segno dell’Europeo vinto nel 1998; nel segno delle tre semifinali continentali; nel segno del quarto posto conquistato ai Mondiali del 1998 proprio in Francia; nel segno della finale persa nel Mondiale in Sudafrica del 2010, ai tempi supplementari e il terzo posto sfilato al Brasile soltanto quindici mesi fa.

    Quando arriva una debacle cosi inevitabilmente parte la gara alle colpe, a chi ha sbagliato, a come rifondare, da dove ripartire; se si stesse a sentire quello che è il sentimento popolare le colpe sono, in maggioranza, da attribuire alle stelline della nuova guardia, ragazzi talentuosi, dotati di ottimi mezzi come  Depay, Blind, figlio del CT, Kongolo, Wijnaldum, Klaassen forse non ancora pronti a prendere il posto dei veterani, e criticati pubblicamente da Davids,  Robben, Sneijder e Van Persie. Un ricambio generazionale vero e proprio ancora non si è avuto e non ha ancora portato i frutti sperati. Il C.T. ha sicuramente le sue colpe ma esse vanno spartite: l’Olanda ha pagato dei buchi strutturali nelle zone nevralgiche del campo, e nell’ultima gara disputata, anche la fortuna non è andata in aiuto della nazionale, l’autorete di testa di Van Persie  è stato l’emblema della nottataccia.

    Forse vedere il prossimo Europeo in Francia dalle spiagge limpide e dagli alberghi darà un bagno di umiltà ai giocatori per permettergli di fare quel salto di qualità principalmente mentale per tornare a essere dei tulipani fioriti.

  • Italia: vittoria e primo posto nel girone

    Italia: vittoria e primo posto nel girone

    Italia, missione compiuta, primo posto nel girone conquistato con 24 punti frutto di 7 vittorie e 3 pareggi; gli azzurri sono imbattuti da 50 gare nelle qualificazioni Europei/Mondiali.

    Graziano Pellè, autore della rete decisiva per l'Italia
    Graziano Pellè, autore della rete decisiva per l’Italia

    Il lavoro che sta svolgendo Conte è sotto gli occhi di tutti, sicuramente il sistema di gioco 4-2-4 è un sistema dispendioso, soprattutto per gli esterni che attaccano e tornano in fase di non possesso: Candreva, Darmian e Florenzi sono giocatori che molte nazionali invidiano. L‘Italia c’è lo ha dimostrato e volerà in Francia con l’obiettivo di tentare di essere protagonista, e per migliorare il torneo disputato quattro anni fa occorre portare la coppa in Italia. Da notare che il particolare meccanismo della compilazione delle teste di serie fa si che l’Italia non lo sia nel sorteggio di Parigi, ovvero quello che deciderà quali saranno i gironi di giugno.

    Nel primo tempo grande prova di gioco degli azzurri i quali non sono riusciti a concretizzare il gioco propositivo. In almeno cinque occasioni l’Italia è andata vicino alla rete ma Florenzi, Eder, Soriano e Pellè non sono riusciti a trovare la precisione per battere Nyland apparso in giornata di grazia. La Norvegia ha avuto il merito di passare in vantaggio con l’unico tiro in porta effettuato nel corso del primo tempo: dopo una respinta fortuita di Chiellini è stato Tenney, giocatore del Norwich, a trovare un contro balzo all’angolino.

    Nella ripresa l’Italia ci ha provato a raddrizzare il risultato; Soriano ha calciato debolmente dal limite, Eder si è divorato il pareggio quando era tutto solo.  A venti minuti dalla fine della gara ecco l’ingresso in campo di Candreva e il cambio di modulo a 4-2-4; l’Italia riprende a macinare gioco e perviene al pareggio grazie a Florenzi abile a sfruttare un retropassaggio errato di Aleesami su crossi di Giovinco. Ma il pareggio non è bastato ai ragazzi di Conte: Florenzi serve l’assist a Pellè che lo trasforma in un tiro di esterno incrociato per il gol della vittoria.

    ITALIA – NORVEGIA 2-1 (23′ Tenney; 73. Florenzi; 82′ Pellè)

    ITALIA (3-5-2): Buffon; Barzagli [72. Candreva], Bonucci, Chiellini; Darmian, Florenzi, Montolivo [68. Bertolacci], Soriano, De Sciglio; Eder [63. Giovinco], Pellè. All: Conte

    NORVEGIA (4-3-3): Nyland; Hovland, Elbdellaoui, Aleesami, Forren; Tettey, Johansen, Henriksen; Skjelbred [51. Samuelsen], Soderlund [60. King], Berget [78. Berisha]. All: Hogmo

    Arbitro : Brych (Ger)

  • Conte Ct della nazionale, arriva l’annuncio ufficiale di Tavecchio

    Conte Ct della nazionale, arriva l’annuncio ufficiale di Tavecchio

    La notizia si è rincorsa per tutta la giornata in un crescendo di notizie, con l’ufficialità che non arrivava ma che minuto dopo minuto sembrava essere ad un passo, ebbene adesso lo possiamo dire in maniera ufficiale: Antonio Conte sarà il nuovo Ct della nazionale italiana.

    Antonio Conte
    Antonio Conte

    A dare la conferma tanto attesa ci ha pensato il neopresidente della Figc Carlo Tavecchio che  in serata ha rilasciato questa dichiarazione all’Ansa:

    Abbiamo raggiunto l’accordo: Conte è il nuovo c.t. azzurro.

    La conferma è arrivata dopo che nel pomeriggio lo sponsor tecnico della nazionale, la Puma, aveva confermato l’appoggio alla Federazione con un comunicato che così recitava:

    Sosterremo la Figc. Il nostro obiettivo è avere successo insieme.

    Dunque da questo 14 agosto 2014 inizia la nuova era della nazionale italiana con l’ex allenatore della Juventus che andrà a sedersi su quella panchina lasciata vuota da Cesare Prandelli la sera della sconfitta con l’Uruguay che costò l’eliminazione agli azzurri dal mondiale di Brasile 2014.

    La presentazione del nuovo commissario tecnico avverrà martedì 19 agosto alle 11.30 presso l’Hotel Parco dei Principi a Roma.

    Come riporta il comunicato emesso dal sito della Figc, Conte e Tavecchio si sarebbero sentiti nella mattinata di oggi telefonicamente ed il tecnico salentino avrebbe approvato in pieno l’idea del progetto per rilanciare la nazionale attraverso la formazione dei calciatori in appositi centri federali. Antonio Conte andrà anche a ricoprire il ruolo di coordinatore dei settori giovanili, figura che fino a poco tempo fa era stata ricoperta da Arrigo Sacchi.

    Per quanto riguarda il contratto si parla di un biennale, fino al 31 luglio 2016, ovvero dopo i campionati europei di Francia, con un compenso, che non viene nominato dal comunicato della federazione ma che, secondo i rumors circolati, dovrebbe aggirarsi sui 3,5-3,6 milioni di euro annuali 1,6 dei quali pagato dalla FIGC ed il restante dagli sponsor, principalmente la Puma. La Federazione infatti ha stipulato nuovi accordi di partecipazione con gli sponsor che prevedono anche l’utilizzo dell’immagine del nuovo CT come testimonial, rendendo così possibile la conclusione con buon esito dell’operazione.

    Antonio Conte, dimessosi all’inizio di questa nuova stagione sportiva dalla Juventus con la quale aveva vinto 3 scudetti consecutivi con lo straordinario risultato dei 102 punti ottenuti nella stagione appena conclusasi, ricomincia dalla nazionale dove molti confidano che la sua grinta, la sua voglia di cercare sempre il successo, possa permettere alla nazionale di rialzarsi dopo un mondiale disastroso come quello del Brasile.

  • Euro 2016, la Francia ha scelto le 9 città ospitanti

    Euro 2016, la Francia ha scelto le 9 città ospitanti

    La FFF, la federcalcio francese, ha svelato oggi i nomi le sedi che ospiteranno gli incontri degli Europei che si terranno in Francia dal 5 giugno al 3 luglio del 2016. Le città scelte sono Parigi, Saint-Denis, Lille, Bordeaux, Nizza, Lione, Marsiglia, Lens e Nancy mentre Tolosa e Saint-Etienne sono state nominate “città di riserva”.

    Saranno costruiti 4 nuovi impianti per l’occasione a Lione, Bordeaux, Lille e Nizza mentre gli altri stadi che accoglieranno le sfide del campionato europeo sono lo Stade de France, costruito in occasione dei Mondiali del ’98, di Saint-Denis nella periferia nord di Parigi, il Parco dei Principi della capitale, il Velodrome di Marsiglia, il Félix Bollaert di Lens e il Marcel Picot di Nancy.

    Foto credits Goal

  • La rivoluzione italiana:Abete…ma lascia stare!!!

    Giancarlo Abete, romano annata 1950. Svolge in ordine cronologico le mansioni di imprenditore, politico e dirigente sportivo. Democristiano per devozione, copre tre legislature in qualità di deputato. I riflettori della notorietà si accendono quando prende parte alla vittoriosa spedizione azzurra del 2006 nelle vesti di capo-delegazione. Sull’onda della popolarità viene eletto presidente della FIGC. Mission: “moralizzare il calcio italiano, utilizzando i successi della Coppa del Mondo e delle competizioni per club come stimolo ed esempio”. Ovvero: ricordati chi siamo e facci rimanere così. Ergo, non toccare niente!

    E per tutta risposta Abete chiosò, con fare da protagonista,“dis-obbedisco”. Difatti, nel 2008 detronizzò Donadoni restituendo a Lippi una panchina azzurra che sembrava gli spettasse come fosse un diritto inalienabile. Nel più classico dei: “era uscito a comprare le sigarette ma la poltrona è sua ”. Sappiamo tutti come è andata a finire, ma siccome è semplice parlare col senno di poi è bene citare un dato interessante. All’indomani dell’eliminazione agli ottavi per mano dei futuri campioni spagnoli, una ragguardevole maggioranza degli spettatori del TG1 perorò in un sondaggio la continuazione del ciclo Donadoni . La nomina di Lippi vale quanto l’esclusione di Cassano perché ne è conseguenza, eppure le rimostranze per gli errori non hanno lo stesso appeal mediatico. E fu così che nel presepe dell’opinione pubblica Lippi venne messo in croce, mentre Abete recitò il ruolo di “Barabba”.

    Ok, non sarà un granché come designatore di commissari tecnici, ma la trafila politica implica una miglior inclinazione alle negoziazioni, e diciamolo pure, agli “inciuci” sottobanco, vero? Ehm…no! Per l’appunto il buon Giancarlo riesce nell’ardua quando paradossale impresa di farsi soffiare Euro 2016 dalla Francia, ed Euro 2012 nientemeno che dall’impareggiabile candidatura del tandem Polacco-Ucraino. Le conseguenze di questa debacle dirigenziale non sono da sottovalutare giacché, grazie ai fondi Uefa investi nei suddetti eventi, avremmo potuto rimodernare gli stadi aspirando ai floridi standard anglo-spagnoli. Limitandoci, dunque, a concupire le strutture straniere continuando a chiederci a cosa sia dovuta la retrocessione del calcio italiota: “Chi ha mangiato il gelato?” disse colui che impugnava il cucchiaio sporco di gianduia. Anche in questo frangente stendiamo un velo pietoso.. amen!

    E non è finita qui. L’ultima marachella ha urtato non poco la suscettibilità dei Presidenti di Lega, che è confluita addirittura nella diserzione del Consiglio federale del 16 luglio. Mi riferisco ovviamente “all’embargo extracomunitari”, regola secondo la quale ogni team può tesserare “un solo” giocatore facente parte di una comunità esterna a quella europea. Diversamente, prima erano possibili due tesseramenti di questo tipo. Il provvedimento filo-leghista, come detto, ha scatenato le invettive dei club in quanto ha scombussolato (in corsa) l’intero calciomercato delle società italiane. Il motivo snocciolato a supporto della norma è la tutela e la valorizzazione del patrimonio calcistico italiano, il che mi spinge a tirare le seguenti conclusioni:

    1)      Se non è extracomunitario non vuol dire che non sia straniero

    2)       Se una società dovesse puntare su un singolo calciatore extracomunitario, a causa della norma che nega un doppio tesseramento, scommetterebbe su un papabile titolare, o sbaglio?

    Il sillogismo fila, e la norma si rivela controproducente. Non sarebbe stato meglio imporre alle formazioni italiane di corrispondere un minutaggio stagionale da parte di giocatori italiani? Magari il minutaggio sarebbe potuto partire da una base non considerevole per poi accrescere negli anni, così da non sconvolgere gli equilibri e impedire alcuni club come l’Inter. In questa maniera ci sarebbe la garanzia comprovata di vedere più italiani in campo, con un provvedimento forzato ma non forzante perché dà tempo a tutti di mettersi in riga. Per pensare una cosa del genere, che non cozza contro gli interessi di nessuno e aderisce a un fine condivisibile, occorre solo un po’ di fantasia. Materiale che forse mancherà al reduce di una classe dirigente che si è estinta per effetto della propria inefficienza.

    Giancarlo Abete è “il Principe”. Quello di Machiavelli però. “Un po’ golpe un po’ lione”. Capace di tirare fuori lo specchio quando si vince, e di schivare le sconfitte con suoi “mi dispiace di circostanza” che occultano la propria compartecipazione negli errori. Infine, un’altra deprecabile arte fa sì che si rispecchi nel profilo machiavellico: la demagogia. Baggio, Rivera e Sacchi che si vanno ad aggiungere a Riva ed Albertini. Insomma una squadra di pallone con tanto di allenatore pronta a riaccendere il tizzone dell’entusiasmo. Parliamoci chiaramente: Baggio, al quale vanno i più sinceri auguri, ce lo ricordiamo per come riusciva ad evadere dal possibile con la palla tra i piedi. In tutta franchezza, fare il presidente del settore tecnico alias “la ragazza immagine” mi sembra un insulto. Lo stesso vale per Rivera, uomo dei quattro a tre nelle semifinali e non in qualità di “responsabile scolastico”. In ultimo c’è il sedicente erudito Sacchi. Fanno specie già le dichiarazioni al debutto:

    “Questo non è un paese per giovani”

    Infatti, chiamano un sessantaquattrenne per cambiare le cose. E quando gli chiedono lumi sulle cifre che percepirà:

    “La federazione non diventerà povera con il mio contratto…”

    A parte che ricorrere a un eufemismo sul tema ci suggerisce che non prenda poi due spicci, comunque per quello che ha avuto dal calcio italiano magari poteva pure accettare uno stipendio simbolico. Sono sicuro che con i suoi introiti possa aprire più di una scuola calcio, e questo è un controsenso per uno che fa il coordinatore delle nazionali giovanili. Or dunque veniamo alle competenze. E’ scellerato pensare che ci sia qualcuno più preparato di lui in materia? I trascorsi a Parma e Madrid come consulente non hanno lasciato traccia. Come allenatore vanta un palmares eccezionale, ma ha allenato pur sempre squadre di grande caratura. Si dice sia un grande tattico e un geniale innovatore, quando poi ha scopiazzato il calcio totale degli olandesi. Si dice che le sue squadre vincessero grazie ai suoi schemi:  io già lo immagino in allenamento che fa provare le rovesciate a Van Basten. Sta di fatto che molti suoi calciatori sono poi diventati allenatori. Perché? Lui era un gran maestro, o loro avevano una grande intelligenza tale da poter fare a meno del più grande allenatore italiano di sempre (secondo il Times)? Insomma, è nato prima l’uovo o la gallina?. Come dicevano i latini la virtù sta nel mezzo: Sacchi è stato un bravo allenatore al pari di altri che hanno avuto meno fortuna. Comunque sia, le sue competenze non sono consone al ruolo che andrà a ricoprire.

    L’ultimo soldatino che andrà in guerra per Abete, pardon per l’Italia, sarà Cesare Prandelli. L’uomo della rivoluzione: ha aperto le porte a Cassano, Amauri e Balotelli. Il perfetto ossimoro vivente di Lippi, e questo già la dice lunga sulla coerenza logica di Abete che difende le scelte di Lippi salvo poi aderire a una politica antitetica. Nella lista di convocati non figura Pazzini. Strano dato che con Cassano l’intesa è già affinata, e il suo stato di forma dovrebbe essere dei migliori visto che la sua Samp a breve affronterà i preliminari di Champions. Una leggenda narra che dopo il gol alla Fiorentina, Pazzini abbia sussurrato parole poco mielate al neo cittì azzurro, reo di averlo confinato in panchina durante la permanenza in maglia viola. Tuttavia, è solo una voce; come quella che il figlio di Lippi le aveva prese da Cassano. Non resta che appellarci al buon grado di Cesare.

    Arriva il momento del congedo: ho analizzato per filo e per segno la nuova classe dirigente che prenderà in custodia il calcio nostrano. Mi sono reso conto che quella intrapresa non è una vera rivoluzione, perché le rivoluzioni sono quelle dove cade la testa del tiranno. E allora…Abete fatti da parte, perché come disse Garibaldi: “l’Italia o si fa o si muore!

    a cura di Domenico Maione

  • Euro 2016: vince la Francia. Delusione azzurra

    Il patto tra Michel Platini e Nicola Sarkozi ha avuto la meglio e il Comitato Esecutivo della federazione internazionale ha assegnato l’organizzazione degli Europei 2016 alla Francia. Vincono i transalpini grazie ad un progetto più sostenibile ma sopratutto per l’appoggio diretto del governo francese rispetto al nostro esecutivo.

    L’Italia è stata scartata al primo al primo round. La Francia ha totalizzato 43 voti, mentre la Turchia 41 e l’Italia solamente 23 ed è stata eliminata al primo turno. Nella seconda fase la Francia si è aggiudicata l’organizzazione dell’evento per un solo voto, 7 contro 6 assegnati alla Turchia.

  • Europei 2016: l’Uefa boccia l’Italia, anche la Francia ci supererà nel ranking

    In attesa del parere definitivo l’Uefa ha praticamente estromesso l’Italia dalla “lotta” per accaparrarsi gli Europei del 2016. Il “rapporto di valutazione” apparso oggi sul sito ufficiale dell’Uefa boccia la proposta azzurra pur ritenendola di qualità.

    Per l’Uefa la relazione azzurra presenta dei deficit sia dal punto di vista degli stadi: dei 12 necessari solo l’Olimpico è pronto, otto avrebbero bisogno di massicci interventi e i restanti tre dovrebbero esser fatti interamente. I tempi di realizzazione per la commissione europea non sono veritieri in quanto solo lo stadio della Juventus è in fase di costruzione mentre sugli altri impianti è tutto fermo. Durante gli 8 interventi, i club continuerebbero a giocare le gare casalinghe negli stadi. Questo potrebbe complicare e allungare i lavori, creando difficoltà di programmazione con possibili conseguenze sulla data di consegna. Non convincono nemmeno i collegamenti tra alcuni impianti e gli aereoporti e i prezzi dei biglietti considerati troppo alti.

    Le candidature di Francia e Turchia sembrano esser in vantaggio anche per ragioni politiche, le due nazioni infatti sono rappresentate rispettivamente dal Presidente e dal suo vice. Per l’Italia la bocciatura potrebbe aver gravi ripercussioni anche dal punto di visti degli introiti dettati dal Ranking Uefa: se dovesse vincere la Francia anche il quarto posto sarebbe a rischio con gravi ripercussioni per tutto il movimento calcistico italiano. E’ ora di invertire la rotta!