Ennesima operazione di calciomercato incomprensibile da parte del Genoa, che cede la comproprietà di Merkel e Alhassan all’Udinese per garantirsi Floro Flores. Una decisione che farà sicuramente discutere e aprirà i processi sportivi contro il presidente del Grifone Enrico Preziosi e il nuovo direttore sportivo rossoblu Rino Foschi. Oltre al 50% dei due calciatori, il Genoa ha dovuto versare nelle casse friulane altri tre milioni di euro. La notizia è stata riportata questa mattina dal noto giornalista esperto di calciomercato Carlo Laudisa, che tramite il profilo personale di Twitter ha rivelato la trattativa tra i due club. Va aggiunto inoltre che Floro Flores non è l’unico rinforzo per la squadra allenata da Gigi Delneri. Da questa mattina infatti c’è un nuovo calciatore che si allena con i rossoblu.
DI CHI STIAMO PARLANDO?– Di lui, Matuzalem. Il brasiliano della Lazio infatti inizierà a conoscere l’ambiente genoano a partire dalla giornata di oggi, dopo che è stato raggiunto ufficialmente l’accordo tra i presidenti Preziosi e Lotito.
IL REGISTA CHE MANCAVA – Matuzalem è quel regista di qualità tanto desiderato da Delneri quanto necessario per la squadra rossoblu, che in questi mesi ha evidenziato palesi difficoltà nel proporre il suo gioco.
PERCHE’ PROPRIO MERKEL? – In ogni caso rimane incomprensibile la scelta di “perdere” Merkel, che in questi primi anni di Serie A aveva dimostrato di possedere i numeri giusti per fare bene in un campionato difficile come quello italiano. A sorridere è l’Udinese, che con Merkel può iniziare a ricostruire il proprio centrocampo dopo le partenze di Asamoah e Isla.
CALCIOMERCATO GENOA – In queste ultime ore si parla anche di una possibile trattativa con il Napoli che vedrebbe Frey trasferirsi in azzurro in cambio di Rosati e la comproprietà di Vargas. Operazione mal digerita però dal presidente del Napoli De Laurentiis, che preferirebbe invece il giovane Perin e l’attaccante Ciro Immobile.
Ennesimo ko stagionale per il Genoa di Luigi Delneri, che a Pescara incappa nella ottava sconfitta nelle ultime nove partite di campionato disputate. Per l’ex tecnico di Juventus e Chievo quello di oggi in Abruzzo è il settimo ko da quando è subentrato a De Canio dopo la sconfitta interna contro la Roma. Un percorso costellato da prestazioni deludenti che hanno fatto rabbrividire i tifosi del Grifone in più di una circostanza, con l’episodio più eclatante registratosi la settimana scorsa a Marassi nel match contro il Chievo, quando i giocatori rossoblu hanno rivissuto quei terribili momenti che avevano macchiato il finale della scorsa stagione. Le prossime ore saranno decisive per il futuro del Genoa, con Delneri a rischio esonero e la concreta possibilità dell’ennesima rivoluzione orchestrata dal presidente Preziosi.
IL BARATRO– La situazione in classifica del Genoa è drammatica. I rossoblu sono al penultimo posto in classifica, davanti soltanto al Siena di Serse Cosmi. I punti in classifica sono 12 dopo 16 giornate, e quando ormai mancano tre turni al termine del girone d’andata il timore di rivivere l’incubo retrocessione è più che giustificato.
IL CONFRONTO – Se poi mettiamo a confronto il ruolino di marcia dei due allenatori, per Delneri la situazione si fa imbarazzante. Rispetto a otto giornate fa, quando De Canio venne esonerato dalla panchina rossoblu, il Grifone ha racimolato soltanto tre punti. In classifica poi si è assistito ad un crollo verticale, che fin qui ha trascinato il Genoa nel baratro.
LE PROSSIME PARTITE – Prima della sosta natalizia il Genoa affronterà il Torino a Marassi domenica prossima in quello che si preannuncia a tutti gli effetti come una sfida da dentro o fuori per la squadra genoana, e poi andrà a San Siro per cercare di bloccare l’Inter, impresa quest’ultima non di certo semplice. Il girone d’andata infine si concluderà con il match contro il Bologna sempre a Marassi. Fino a quando durerà la pazienza di Preziosi?
Il calciomercato Napoli si trova davanti ad una svolta importante. Per gennaio è infatti atteso l’assalto all’attaccante del Genoa Ciro Immobile, sbarcato in Liguria soltanto quest’estate e adesso già in procinto di lasciare il club di Enrico Preziosi. Un avvio di stagione in chiaro-scuro per il talentuoso attaccante dell’Under 21, che non si è mai realmente sbloccato con la maglia del Grifone. Oscurato nelle prime partite dal totem Borriello, Immobile ha poi conquistato il posto da titolare al fianco dell’ex romanista, per poi caricarsi sulle spalle tutto il peso del reparto offensivo dopo l’infortunio rimediato dall’ex Roma un mese fa. I numeri non hanno dato ragione al napoletano, che ha comunque sofferto il caos generalizzato vigente ancora oggi all’interno dell’ambiente rossoblu.
LO SCAMBIO– Immobile arriverebbe a Napoli nell’ambito dell’operazione Vargas, con il cileno che andrebbe a rinforzare l’attacco genoano. A darne notizia questa mattina in edicola è il Corriere dello Sport, che rivela come Ciro Immobile sia tenuto in grande considerazione da Walter Mazzarri. Il tecnico livornese infatti reputa Immobile il sostituto ideale per Cavani, la cui assenza dall’undici titolare incide pesantemente sull’andamento degli azzurri proprio perché un vice-Cavani manca alla rosa partenopea.
LA COPPIA DEI SOGNI – Immobile a Napoli ricomporrebbe la coppia che ha fatto divertire una città intera (Pescara) per dodici mesi. Insigne-Immobile è qualcosa di più che un semplice tandem d’attacco. Lo dicono i numeri, lo conferma l’indice di gradimento dei tifosi. Dopotutto lo scorso anno, con Zeman in panchina, Immobile e Insigne misero insieme qualcosa come 46 gol. Cifra assurda per due calciatori, sopratutto se si considera il contesto in cui sono stati realizzati.
IL NAPOLI AI NAPOLETANI – Uno, Insigne, è nato a Napoli. L’altro, Immobile, a Torre Annunziata. Si potrebbero riunire a gennaio, sotto lo stesso cielo, ai piedi del Vesuvio.
Ci si aspettava un derby della Lanterna incandescente e con un bello spettacolo. Le formazioni non hanno affatto deluso, soprattutto con i padroni di casa della Sampdoria, che grazie a una secca vittoria per 3 a 1 scacciano i fantasmi di una classifica da incubo e tornano a vincere un derby, salvando la panchina di Ferrara. È il derby dei giovani, con Immobile da un lato e Mauro Icardi dall’altro. Proprio il giovane argentino alla sua prima da titolare metterà il sigillo decisivo a due minuti dal termine, realizzando la sua prima rete in Serie A, e regalando una vittoria nel derby che non dimenticherà facilmente. Del Neri a questo punto è un dead man walking. Si attendono news dall’alto, con Preziosi indirizzato verso l’esonero.
LA PARTITA
Novità nelle formazioni per la Sampdoria dove Ferrara sceglie un 4-5-1 con Munari e Kristicic sugli esterni, lanciando il giovane Icardi come unica punta, mentre Del Neri non cambia il 4-4-2 schierando il tandem offensivo con la coppia Borriello-Immobile.
Nei primi quindici minuti è un derby assolutamente noioso con le due squadre fin troppo bloccate, per la paura di scoprirsi e subire un gol che potrebbe bloccare psicologicamente entrambe le rose. Parte sicuramente meglio il Genoa che cerca con le verticalizzazioni verso Immobile e Borriello di trovare il varco giusto, ma è la Sampdoria a sbloccare il risultato. Minuto 16: Maresca dal limite dell’area fa partire un tiro fortunato, che si trasforma in un assist perfetto per Poli che da solo davanti a Frey non sbaglia e porta i suoi in vantaggio facendo esplodere la curva doriana. Sono ancore i padroni di casa a sfiorare il raddoppio alla mezz’ora con Icardi che salta Frey ma da posizione troppo defilata manca la rete del raddoppio. C’è da attendere solo 5 minuti per vedere il Genoa subire il secondo gol, con la sfortuna tutta dalla parte dei rossoblu: Icardi è incontenibile, calcia trovando però la respinta di Frey , ma il rimpallo è sfortunato e Bovo in corsa non riesce a fermarsi poggiando in maniera goffa e involontaria la palla in rete. Il Genoa sparisce dal campo e il passivo non è più pesante al termine della prima frazione di gioco, solo per la scarsa vena realizzativa di Icardi e Munari che sbagliano un paio di occasioni nitide nel finale.
Nella ripresa Del Neri cambia tutto inserendo Vargas e Bertolacci per Bovo e Tozser. Il Genoa sembra dare segnali di ripresa prima con Borriello e poi con Immobile che dalla distanza provano a impensierire un prontissimo Romero, senza però riuscire mai a trovare la finalizzazione decisiva. L’ingresso di Vargas cambia radicalmente la partita, consentendo al Genoa di spingere con continuità sulle fasce. La zampata vincente la trova Ciro Immobile al 27’ , sfruttando un’azione di mischia in area, quasi in replica del primo gol sampdoriano, agganciando un tiro da fuori area di Vargas e battendo Romero. La favola della Sampdoria porta il nome di Mauro Icardi, che a 19 anni nella sua prima da titolare segna il suo primo gol in Serie A proprio nel derby, chiudendo di fatto ogni velleità di rimonta genoana: a due minuti dal finale, arriva la verticalizzazione di Tissone con il giovane Icardi che taglia tutta l’area e beffa Frey con un rasoterra letale. This is the end, parafrasando i Doors. La curva doriana torna a festeggiare.
PAGELLE SAMPDORIA GENOA
POLI 7 Si prende le chiavi del centrocampo doriano, e lo guida con la fermezza di un veterano. Splendida il suo gol, con un aggancio al volo di gran classe e un gol da rapinatore d’area puro.
ICARDI 7,5 Man of the Match. Entra da comprimario nell’autorete di Bovo. Non bastasse, prima da titolare e prima rete in Serie A proprio nel derby di Genoa. Che vuoi di più dalla vita?
TISSONE 6,5 Entra nel finale e regala una verticalizzazione perfetta per Icardi. Scelta azzeccatissima di Ferrara.
BOVO 4,5 Prima sbaglia un controllo in maniera goffa e poi nel tentativo di rimediare frana sul pallone realizzando un autogol da spedire a Paperissima.
IMMOBILE 6 Il mezzo voto in più è per la rete del 2 a 1. È l’unico davanti che ci crede fino alla fine.
VARGAS 6,5 Cambia il volto del match, realizzando belle discese e trovando anche con fortuna l’assist per la rete di Immobile
Il derby è sempre il derby, e sotto la lanterna Sampdoria-Genoa è la partita più sentita, più importante, da vincere a tutti i costi ed in qualsiasi modo.
Ancor di più dato l’attuale momento difficile attraversato dalle due squadre che, in due, hanno inanellato ben dodici sconfitte consecutive, e dai rispettivi allenatori che sentono sempre più in bilico la loro posizione: in casa Sampdoria, Ciro Ferrara è reduce da sette stop consecutivi e, pertanto, appare più che probabile che l’”apertura di credito” ricevuta dal presidente Garrone potrà concludersi in caso di un altro risultato negativo, per di più nel match contro i cugini-rivali. Da buon napoletano, Ciro Ferrara sembra intenzionato a tentarle tutte pur di contrastare la sfortuna che sta accompagnato questo difficile periodo, con episodi in gara e numerosi infortuni importanti tra cui quello del brasiliano Eder che lo costringerà a saltare la stracittadina: per la serie “non è vero ma ci credo”, Ciro porterà una manciata di sale in panchina a mò di gesto scaramantico, in puro stile Trapattoniano. Quel che è certo, però, è che la tegola dello stop di Eder lo costringerà a modificare il modulo provato in settimana, passando dal 4-4-2 al 4-3-3 con il tridente leggero formato da Icardi, Estigarribia – reduce dall’impegno con la Nazionale Paraguayana – e Kristicic.
In casa Genoa, invece, il friulano Gigi Del Neri non dovrebbe adottare particolari accorgimenti scaramantici ma anche la sua posizione non sembra delle più rosee: dal suo arrivo, la squadra ha sempre perso. Quattro sconfitte consecutive, che si aggiungono all’ultimo stop della precedente gestione De Canio. Almeno stando ai numeri, la cura Del Neri non è stata affatto “assorbita” dai rossoblu ed, in particolare dopo la sconfitta di domenica scorsa contro il Napoli per 2-4 sono emerse anche alcune crepe all’interno dello spogliatoio con lo stesso Del Neri che ha accusato il giovane Ciro Immobile di essere “troppo egoista” in campo.
L’aspetto più curioso è, dunque, che una partita tanto importante e delicata già di suo, giunga in calendario nel momento più buio per il calcio del capoluogo ligure e che, dunque, con tutta probabilità potrà cambiare le sorti dell’avventura di uno dei due tecnici accomunati da un preoccupante comune denominatore: entrambi hanno allenato la Juventus ed entrambi non hanno raggiunto i risultati sperati in casa bianconera e, dopo tale esperienza, anche le successive non sono state particolarmente brillanti.
In tal senso, però, c’è un aspetto positivo da considerare: comunque finirà Sampdoria-Genoa, si interromperà la striscia negativa di una delle due squadre ed, ovviamente, in caso di pareggio si muoverebbe la classifica di entrambe. Quel che più ci si augura, però, è che questo Derby della Lanterna possa svolgersi all’insegna dello sport, senza violenze e tensioni: il questore di Genova Massimo Maria Mazza ha “dato fiducia” alla città e ai tifosi, confermando l’orario del fischio d’inizio inizialmente stabilito dalla Lega: 20.45, posticipo della tredicesima giornata.
La gara in notturna, si sa, ha sempre un fascino in più e ci si augura che la città possa goderne in pieno, considerando la stracittadina come una festa ed , in tal senso, si sono espressi anche i due presidenti Garrone e Preziosi che hanno promosso anche l’iniziativa del “derby dei piccoli” fra le formazioni giovanili dei due club, che prenderà il via alle ore 18.15 sempre allo stadio Luigi Ferraris: una lodevole iniziativa per restituire ad una partita troppo spesso condita da eccessiva tensione, la giusta dimensione.
Luigi De Canio non è più l’allenatore del Genoa, con lui diventano 3 le panchine di Serie A saltate in questa stagione dopo quelle di Ficcadenti (Cagliari) e Di Carlo (Chievo). Il presidente Enrico Preziosi, dopo la pesante sconfitta rimediata con la Roma, ha deciso di cambiare la guida tecnica del Grifone generando grande sorpresa nello stesso De Canio. Arrivato a Genova nella passata stagione con i rossoblù terzultimi in classifica a cinque giornate dal termine, il tecnico lucano era riuscito a salvare i genoani all’ultima giornata. Dopo aver meritato sul campo la riconferma, in questa stagione De Canio non è riuscito però ad evitare l’esonero da parte del presidente genoano nonostante i 9 punti conquistati nelle prime 8 giornate, frutto di 10 gol fatti e 12 subiti. Evidentemente il decimo posto in classifica ed una squadra troppo discontinua sia nei risultati che nella gestione della partita hanno convinto Preziosi a cambiare qualcosa.
Il presidente del Genoa ha spiegato così l’esonero: “Con De Canio ho un ottimo rapporto, per questo motivo provo un grande dispiacere nel doverlo allontanare come allenatore del Genoa. C’è chiaramente qualcosa che non va nella squadra, non sarei stato contento nemmeno se avessimo portato a casa i tre punti contro la Roma”. Inoltre come evidenziato dallo stesso Preziosi, il Genoa in questa stagione per ben 3 volte è passato in vantaggio (contro Roma, Juve e Catania) e altrettante volte ha perso mostrando chiare difficoltà nella gestione della partita. De Canio nel post-partita di ieri, aveva giustificato questo problema con l’inesperienza di alcuni giocatori giovani inseriti nell’undici genoano, ma si sa, quando le cose non vanno a pagare è sempre colui che siede in panchina.
Il prossimo allenatore del Genoa sarà Gigi Del Neri, ex allenatore della Samp, molto stimato da Preziosi: “Lo inseguivo da un anno, ha dimostrato durante la sua carriera di essere un ottimo allenatore. Credo che all’interno della rosa ci siano gli uomini giusti per poter adottare il suo modulo, il 4-4-2. Arriva qui con un grande entusiasmo. Ho cambiato anche idea sul mio impegno, prometto ai tifosi che nel mese di gennaio faremo qualcosa di importante per cercare di poter riportare il Grifone di nuovo in alto”. L’ex tecnico del Chievo dei miracoli torna quindi ad allenare in Serie A dopo l’infelice esperienza vissuta alla Juventus nella stagione 2010/2011. Il nuovo tecnico del Genoa verrà presentato domani alle ore 12 presso la sala stampa di Villa Rostan.
Debiti Serie A. Mondo del calcio in piena crisi, fair play finanziario alle porte e presidenti italiani che tagliano le spese. Il periodo che sta attraversando la serie A non è dei migliori e un’inchiesta della Gazzetta dello Sport ha sottolineato come i dieci patron delle maggiori società della massima serie abbiano speso di tasca loro circa 2.5 miliardi di euro! Cifre da capogiro che fanno capire quanto possa essere difficile gestire un club, puntando più sui soldi che sulle idee. Ora è arrivato il tempo del “taglio dei costi” causato soprattutto della crisi mondiale che ha causato una notevole riduzione dei guadagni nelle maggiori attività dei vari presidenti italiani. Pochi giorni fa Zamparini, presidente del Palermo, ha dichiarato che ormai ha speso tutto nel calcio.
Ultimamente voci di possibili cessioni societarie sono aumentate a dismisura. Lo stesso patron siciliano aspetta l’arrivo degli arabi per poterlo aiutare negli investimenti in società. Anche il Milan di Silvio Berlusconi sta trattando (nonostante le varie smentite) la cessione del club che comanda dal lontano 1986 ed infine Moratti, presidente dell’Inter, colui che detiene il record di investimenti personali in un club, valuta la possibilità di inserire imprenditori cinesi in società. Periodo difficile, sotto tutti i punti di vista, dai risultati in campo europeo, ai guadagni sempre più bassi e infine all’appeal in discesa rapida.
Nonostante tutto, il calcio rimane lo sport più seguito in Italia, nonché quello che fa girare il maggior numero di soldi. Il problema è il modo di investire sbagliato, spesso portato avanti per la voglia di vincere o di provare a vincere (dipende dai casi) e in alcuni casi anche per interessi personali che ben si uniscono con il mondo pallonaro. In questa inchiesta sono state scelte le dieci società con i presidenti più spendaccioni: Fiorentina, Genoa, Inter, Juventus, Lazio, Milan, Napoli, Palermo, Sampdoria e Udinese.
FIORENTINA – Diego Della Valle – Il patron viola, proprietario dell’industria Tod’s (azienda di calzature), ha investito in dieci anni di presidenza nella società toscana ben 165 milioni di euro di capitali privati per poter rilanciare il club (acquistato nell’estate 2002 dopo il fallimento) nelle zone nobili della Serie A, con una risalita lampo dalla ex C2 fino alla massima serie.
GENOA – Enrico Preziosi – E’ il re dei giocatoli per bambini. Grazie alla sua azienda “Giochi Preziosi”, ha potuto investire importanti somme personali nel mondo del calcio, a volte senza successo (vedi Saronno e Como fallite). Il presidente rossoblu, dal 2003 proprietario del Genoa, ha speso ben 64 milioni di euro di tasca propria per le varie ricapitalizzazioni.
INTER – Massimo Moratti – Amministratore delegato della Saras (raffinazione del petrolio) di cui il fratello è presidente (dopo aver ereditato l’industria dal padre). E’ al momento il presidente più spendaccione della Serie A con i suoi 1160 milioni di euro investiti personalmente nella società, riuscendo a centrare importanti vittorie solo nell’ultimo periodo. Ora ha deciso di chiudere la cassaforte, entrando nell’ottica delle idee di un autofinanziamento societario (così come richiedere il fair-play finanziario).
JUVENTUS – Andrea Agnelli – Uno dei più “giovani” (per esperienza) dei presidenti di serie A. Ha ereditato dal padre la gestione della Fiat e dal 2010 la presidenza della società bianconera. In soli due anni ha speso 141 milioni di euro in capitali personali, che però gli sono valsi uno scudetto e soprattutto la costruzione del nuovo Juventus Stadium che porterà notevoli benefici nel corso degli anni al club juventino.
LAZIO – Claudio Lotito – Imprenditore nel campo dei servizi di pulizia, manutenzione e sanificazione. Acquista la società biancoceleste nel 2004, ad un passo dal fallimento, investendo 21 milioni di euro (ma questi soldi non vengono conteggiati nel calcolo dei 2.5 miliardi di euro dell’inchiesta). Il patron laziale è uno dei pochi presidenti a non aver utilizzato capitali propri nella gestione del club.
MILAN – Silvio Berlusconi – Magnate milanese nel settore della televisione. Acquista la società rossonera nel 1986 investendo parecchi capitali personali. Circa 600 milioni di euro che sono serviti a vincere tanto nel calcio (sia in ambito nazionale che europeo) che in politica, visto che spesso le sue campagne elettorali coincidevano con qualche colpo a sorpresa del club. Con la crisi mondiale i suoi guadagni sono calati, tanto da far pensare ad una cessione societaria.
NAPOLI – Aurelio De Laurentiis – Il produttore cinematografico, presidente della società partenopea dal 2005, in seguito al fallimento del club con conseguente partenza dall’ex C1. E’ riuscito, grazie ad un’ottima gestione dei ricavi, ad investire poco o nulla, tanto da far diventare nel giro di pochi anni, il Napoli un modello da imitare sotto il punto di vista dell’organizzazione e delle spese.
PALERMO – Maurizio Zamparini – Imprenditore immobiliare commerciale. Costruisce e avvia grandi centri commerciali per poi rivenderli. Dal 2002 è presidente della società siciliana, rilevata dai Sensi per 15 milioni di euro. In dieci anni ha rimesso quasi 60 milioni di euro di fondi personali, tanto da “denunciare” la sua impossibilità a continuare questa avventura, cercando nuovi acquirenti per il club.
SAMPDORIA – Riccardo Garrone – Presidente dell’azienda petrolifera ERG, acquista la Sampdoria nel 2002. Nonostante sia chiamato dai liguri “braccino corto” per il suo modo di operare in fase di mercato, il buon Garrone ha investito privatamente ben 181 milioni di euro per il rilancio del club blucerchiato. Risultati? Una qualificazione ai preliminari di Champions League e poco altro.
UDINESE – Giampaolo Pozzo – Imprenditore nella lavorazione del legno, acquistò l’Udinese nel luglio 1986. Dopo i primi anni di assestamento, con conseguenti investimenti personali (circa 20 milioni in totale nei 26 anni di presidenza) è riuscito ad organizzare al meglio la società, permettendo di farla “vivere” senza bisogno di ricapitalizzazioni. Negli ultimi anni, grazie a questo modo di lavorare, ha potuto acquistare anche due società straniere (Granada e Watford).
Nei giorni scorsi, quando Zamparini aveva deciso di togliere il posto di allenatore a Sannino consegnando il Palermo nelle mani di Gasperini, il presidente dei rosanero aveva spiegato di non aver intenzione di effettuare altri cambiamenti: probabilmente però si riferisse solamente alla parte della squadra in quanto in queste ore a saltare sarà il posto di Giorgio Perinetti. Il direttore sportivo del club siciliano è stato infatti messo fuori dallo staff per l’avvio di campionato alquanto deludente: il motivo principale è che è stato proprio lui a voler puntare su Sannino e quindi Zamparini ha deciso di mandar via entrambi, complici di un inizio assolutamente da dimenticare. Altra causa di questo imminente divorzio sembra essere il mercato estivo in quanto Perinetti non è riuscito a mettere in pratica alcune cessioni che Zamparini voleva effettuare.
Inizialmente si diceva fossero solamente voci ma ora la cosa è certa e c’è già il nome del sostituto: si tratta di Pietro Lo Monaco il quale ha rotto di recente con il Genoa e si ritrova quindi alla ricerca di una società con cui poter collaborare. I sospetti che la scelta ricada su di lui sono avvenuti dopo la partita tra Cagliari e Palermo in quanto il ds di Torre Annunziata era presente in tribuna ed ha guardato attentamente il match, nell’ultima apparizione di Sannino sulla panchina rosanero.
Quel che è certo è che Lo Monaco quando si siederà sulla poltrona di Perinetti non avrà vita facile: la situazione a Palermo non è delle migliori e l’aria è alquanto tesa. Nemmeno l’arrivo di Gasperini ha sbloccato la squadra e, finchè non arriveranno i primi risultati positivi il clima non sarà dei migliori. Il compito di Lo Monaco è sicuramente quello di mettere a segno alcuni movimenti che siano in grado di aiutare la squadra in questo momento difficile ma ovviamente dovrà fare tutto questo stando agli ordini di Zamparini, conosciuto per essere un presidente esigente e assolutamente presente. Se il ds ha voluto interrompere il rapporto con il Genoa per i problemi con Preziosi per incompatibilità di carattere, figuriamoci cosa ne uscirà dalla collaborazione con Maurizio Zamparini.
Si è conclusa di fatto, dopo appena due mesi, il rapporto di collaborazione che lega il Genoa di Enrico Preziosi e Pietro Lo Monaco. Tra l’ex amministratore delegato del Catania e il Presidente dei grifoni già da qualche giorno si intensificavano momenti di tensione dovute alle deleghe, sia sportive che amministrative, che Lo Monaco avrebbe voluto gestire in maniera autonoma e che invece non sono arrivate. Inoltre la notizia del deferimento dell’ad per una vicenda che risale al 2005 (quando era in forza nella società Catanese) avrebbe infoltito i dubbi del presidente sulla scelta di portare Lo Monaco a Genova. Goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso è anche la decisione del patron del Genoa, non condivisa dall’ex dirigente siciliano, di cedere in prestito Mattia Perin al Pescara; il dirigente avrebbe desiderato trattenere in Liguria il giovane portiere, reduce da un’ottima stagione a Padova e la decisione di Preziosi lo avrebbe mandato su tutte le furie.
Martedì 31 Luglio la società rossoblu comunicherà ufficialmente la scissione del rapporto di collaborazione anche se restano i dubbi sul contratto di 3 anni che Lo Monaco aveva già firmato e depositato. Molto probabilmente si arriverà a una transazione col Genoa che dovrà sborsare all’ad 800.000 euro. Anche il preparatore dei portieri Onorato, il preparatore atletico Tafuro e l’osteopata Conta, i quali non avevano sottoscritto alcun contratto con la società rossoblù, lasciano la società ligure.
Con la partenza di Lo Monaco il Genoa si vede costretto anche a rivedere i piani di mercato, l’ad infatti stava lavorando per portare in rossoblu Matias Martinez il cui arrivo era comunque subordinato alla cessione di Andreas Granqvist. Inoltre con la apartenza di Mattia Perin la società deve cercare un vice Frey che sarebbe già stato individuato in Massimiliano Benassi del Lecce ma il club salentino sarebbe però disposto a cederlo solo a titolo definitivo.
Il nome di Rodrigo Palacio figura nel registro degli indagati della magistratura di Genova. L’accusa è quella di frode sportiva, relativamente al derby del 9 maggio 2011 tra Genoa e Sampdoria, terminato 2-1 in favore dei rossoblu, e che mise i blucerchiati con un piede e mezzo fuori dalla Serie A. Oltre a Rodrigo Palacio, sono indagati anche altri tre ex calciatori del Genoa: Omar Milanetto, Mimmo Criscito e Dario Dainelli. Il capo d’accusa rimane il medesimo. Le indagini sarebbero scattate in seguito ad un’intercettazione telefonica, con protagonista il capo degli ultras genoani Massimo Leopizzi (anche lui indagato), il quale avrebbe parlato di una colletta da parte degli stessi giocatori della Sampdoria per convincere i rivali rossoblu a indirizzare la gara verso una vittoria o un pareggio, risultato che avrebbe consentito ai blucerchiati di sperare ancora nella salvezza. Qualcosa non funzionò però, dal momento che l’incontro vide il trionfo e l’estasi del Genoa e dei suoi tifosi, grazie alla rete dell’argentino Boselli al 97′ minuto, dopo un folle recupero.
La magistratura di Genova ha fatto sapere che nei prossimi giorni potrebbero esserci nuovi giocatori iscritti nel registro degli indagati, sempre in relazione al famigerato derby del 9 maggio dello scorso anno. Invece l’interista Palacio, insieme a Criscito, Milanetto e Dainelli, verranno ascoltati nei prossimi giorni dagli inquirenti.
Non figura tra gli indagati il presidente del Genoa Enrico Preziosi, come erroneamente sentenziato da alcuni giornali sportivi questa mattina. Il nome del numero uno rossoblu sarebbe stato pronunciato da Massimo Leopizzi durante una telefonata, dove il capo ultrà racconta di come Preziosi l’avesse chiamato per “regolare i conti” con il magistrato che negli anni passati l’aveva indagato per una presunta combine del Venezia. Il patron del Genoa non ha perso in ogni caso tempo nel criticare i mezzi di comunicazione che avevano tirato in ballo il suo nome in merito al derby della passata stagione, sottolineando come da qui in avanti farà tutto il possibile per difendere l’onore del Grifone qualora venisse trascinato nelle aule dei tribunali.