Tag: doping

  • Doping, Asafa Powell e Tyson Gay positivi

    Doping, Asafa Powell e Tyson Gay positivi

    Atletica leggera mondiale nella bufera dopo la notizia della positività ad un controllo antidoping di due atleti cardini di tutto il panorama mondiale. Sotto choc è l’intera Giamaica, dominatrice degli ultimi anni nel settore della velocità, con la positività riscontrata in ben cinque suoi atleti fra cui l’ex primatista mondiale dei 100m Asafa Powell. Se la Giamaica piange certamente non ride la sua acerrima rivale, gli Stati Uniti d’America devono infatti far fronte alla positività del suo velocista più rappresentativo, Tyson Gay che è anche il secondo uomo più veloce di sempre dopo Usain Bolt. Lo scandalo è arrivato puntualmente prima di una manifestazine importante e significativa come i Campionati Mondiali che si terrano a Mosca nel mese di agosto e dove sia Powell che Gay devono dire addio.

    Tyson Gay, positivo ad un controllo antidoping © Christian Petersen/Getty Images
    Tyson Gay, positivo ad un controllo antidoping © Christian Petersen/Getty Images

    Tutti i protagonisti si sono dichiarati assolutamente innocenti e fuori da qualsiasi giro di doping denunciando un ipotetico sabotaggio in cui la IAFF (la Federazione Mondiale) deve fare assolutamente chiarezza. Oltre ad Asafa Powell la Giamaica vede positivi anche altri atleti di grido come Nesta Carter, oro nella staffetta 4X100 ai giochi olimpici di Pechino e Sherone Simpson, anche lei oro nella 4×100 donne ai giochi di Atene 2004. La positività di questi 5 atleti è stata poi confermata dal direttore dell’agenzia nazionale antidoping (Jadco) Herb Elliott, che ha aggiunto di essere in attesa del risultato delle controanalisi.

    Deluso, sorpreso ed amareggiato anche Tyson Gay che viene pizzicato positivo ad un controllo a sorpresa ma che ancora non si conosce la sostanza incriminata. Gay ha subito dichiarato di essere stato sempre dentro le regole dello sport e di essere fidato di qualcuno poco onesto. Adesso dobbiamo attendere le controananlisi prima di emettere le classiche sentenze che comunque non devono risparmiare nessuno qualora la positività dovesse essere confermata in nome di una disciplina cardine e più rappresentativa di tutto lo sport mondiale.

  • Doping, positiva Veronica Campbell Brown

    Doping, positiva Veronica Campbell Brown

    Atletica mondiale sotto shock per la notizia della positività ad un diuretico della velocista giamaicana Veronica Campbell Brown. La trentunenne plurimedagliata olimpica e mondiale è stata trovata positiva durante un controllo antidoping in occasione della seconda tappa del Challenge IAFF stagionale svoltosi proprio a Kingston, in Giamaica, il 4 maggio scorso. E’ un diuretico lo sostanza illecita che inchioda la Brown alle sue responsabilità di atleta e soprattutto di donna, una sostanza che molto verosimilmente dovrebbe servire come “coprente”.

    Ovviamente la notizia è di quelle sconfortanti che colpisce oltre al Mondo dell’atletica leggera, seconda disciplina dopo il ciclismo ad essere più colpita da casi di positività al doping, anche una nazione orgogliosa dei suoi tanti campioni olimpici, Usain Bolt su tutti.

    Il palmares di Veronica Campbell Brown parla da solo con ben sette medaglie olimpiche in quattro edizioni dei giochi culminate dalle due medaglie d’oro ai giochi di Atene 2004 e Pechino 2008 nei 200 metri, la distanza preferita dall’atleta giamaicana e nove medaglie mondiali con i titoli iridati di Osaka 2007 sui 100m ed a Daegu nel 2011 nei 200m, un palmares secondo solo all’intramontabile ed indimenticabile Merlene Ottey. La positività della Brown viene accolta dal Mondo dell’atletica leggera come una notizia quasi attesa e che colpisce una nazione dominante nella velocità mondiale e che ha destato da sempre dei sospetti sull’onesta sportiva ed umana dei propri atleti.

    Veronica Campbell Brown positiva al doping | © FRANCK FIFE / Getty Images
    Veronica Campbell Brown positiva al doping | © FRANCK FIFE / Getty Images

    La velocista vive ed è cresciuta sportivamente negli Stati Uniti e, nonostante i tanti successi e la popolarità raggiunta in questi anni, non è mai entrata nei cuori dei tanti tifosi giamaicani visto che non si allena con i due gruppi principali nei quali si divide la velocità olimpica giamaicana.

    Nessuna dichiarazione al momento è stata rilasciata dall’entourage della velocista e nè tantomeno dall’uomo più veloce del Mondo, Usain Bolt che verrà molto verosimilmente chiamato a difendere tutto il movimento.

  • Doping, Mauro Santambrogio positivo all’Epo

    Doping, Mauro Santambrogio positivo all’Epo

    Nuovo caso di doping nel Mondo del ciclismo e secondo corridore “pescato” a barare durante l’ultima edizione del Giro d’Italia vinto dal siciliano Vincenzo Nibali. Infatti ancora non si sono spente del tutto le luci della vergogna e dello scandalo che hanno colpito uno dei ciclisti più importanti del ciclismo italiano, Danilo Di Luca positivo all’Epo durante l’ultimo Giro d’Italia, che un suo compagno, Mauro Santambrogio, ha pensato bene di imitarlo venendo pescato positivo all’Epo durante un controllo nella prima tappa proprio della corsa rosa 2013 dove il 28enne, compagno di squadra dell’ex 2Killer di Spoltore” alla Vini Fantini – Selle Italia, aveva vinto la tappa di Bardonecchia sul Jafferau e concludendo la corsa a tappe nella classifica generale in nona posizione ricevendo da tutti i complimenti per una prestazione ottima in una carriera sin lì anonima.

    Mauro Santambrogio festeggia la vittoria a Bardonecchia ©LUK BENIES/AFP/Getty Images
    Mauro Santambrogio festeggia la vittoria a Bardonecchia ©LUK BENIES/AFP/Getty Images

    Ed infatti lo stupore fra i tanti appassionati di questo fantastico sport non risulta essere più una consuetudine, oramai l’abitudine ad apprendere notizie sulla positività di corridori è diventata quasi paragonabile ad andare a prendersi un caffè la mattina nel proprio bar di fiducia. Ovviamente la domanda che ci si pone è sempre la stessa: dover vincere a tutti i costi attenendo le luci della ribalta sta diventando giorno dopo giorno sempre più importante da essere poi considerati degli emeriti stupidi? perchè per fortuna, almeno in Italia di stupidità dobbiamo parlare considerati gli ottimi controlli che vengono effettuati all’interno del territorio italiano a differenza di quanto succede in altre nazioni, Spagna su tutte. Il povero team manager della Vini Fantini – Selle Italia, Luca Scinto, ha reagito cpsì a caldo su Twitter dopo aver appreso l’ennesima pessima notizia riguardante un suo corridore: “Avete ragione, massacratemi tutti io mi fidavo sono dei pazzi e mi hanno preso per il c….” aggiungendo, “E’ la fine, siamo disperati“.

    Mauro Santambrogio come da prassi è stato immediatamente sospeso dall’Unione Ciclistica Internazionale che rimane in attesa di conoscere il risultato delle controanalisi che con ogni probabilità, il corridore italiano chiederà nella speranza di un intervento divino che possa cancellare l’ennesima, e purtroppo sappiamo non ultima farsa del ciclismo italiano ed internazionale.

  • Bufera al Giro d’Italia, tappa e Di Luca cancellati

    Bufera al Giro d’Italia, tappa e Di Luca cancellati

    Giornata nera, anzi nerissima per tutta la carovana del Giro d’Italia che in un giorno solo ha visto saltare una delle tappe più belle dell’edizione 2013 con le salite del Gavia e dello Stelvio per il maltempo e la neve e che deve fare i conti con l’ennesimo scandalo doping riguardante uno dei ciclisti italiani più rappresentativi e che stava ben figurando in questa edizione. Danilo Di Luca, vincitore della corsa rosa nel 2007 e secondo nel 2009, è stato trovato positivo all’Epo in un controllo a sorpresa effettuato a Pescara il 29 aprile scorso. Il corridore abruzzese era stato già squalificato due anni per la positività al Cera riscontrata proprio durante quel Giro del 2009 chiuso dietro al russo Denis Menchov e con questa sua nuova positività rischia la radiazione anche se, con ogni probabilità, la cronoscalata di ieri è di fatto la sua ultima gara in carriera.

    Di Luca in maglia rosa al Giro 2009 ©DAMIEN MEYER/AFP/Getty Images
    Di Luca in maglia rosa al Giro 2009 ©DAMIEN MEYER/AFP/Getty Images

    Durissime le parole di Luca Scinto, D.S. della Fantini Vini la squadra che ingaggiò Di Luca prima dell’inizio della corsa rosa contro il parere proprio di Scinto ma per volere personale dello sponsor nella persona di Valentino Sciotti, amico personale dell’ex “Killer di Spoltore“. Queste le dichiarazioni di Scinto dopo aver appreso la notizia della positività di Di Luca: “Di Luca è un cretino, non l’avevo mai voluto e deve farsi curare perchè ha compiuto un gesto folle mettendo a rischio il lavoro di una quarantina di persone, quelle che lavorano per la squadra. Curioso e per certi versi anche imbarazzante il twitter di Lance Armstrong sulla vicenda di Di Luca, il texano che ha visto la sua carriera cancellata dall’uso maniacale e sistematico dell’Epo ha così commentato: “So di non avere alcun credito quando si parla di doping, ma non riesco a pensare come si possa essere così stupidi come Danilo Di Luca”.

    La notizia della positività all’Epo di Di Luca era arrivata subito dopo la resa degli organizzatori per la disputa della tappa numero 19, la neve ha impedito di fatto la scalata sulle salite storiche del Gavia e dello Stelvio facendo saltare anche il piano B che prevedeva il passaggio della carovana rosa sul Passo del Tonale, anch’esso reso impraticabile dalle condizioni meteo avverse che hanno accompagnato la corsa rosa sin dalla prima tappa. Si spera adesso che non salti anche la tappa di domani con l’arrivo spettacolare sulle Tre Cime di Lavaredo.

     

  • Doping: farsi le canne non sarà più proibito per gli sportivi

    Doping: farsi le canne non sarà più proibito per gli sportivi

    Farsi le canne non sarà più proibito per gli sportivi. Le nuove norme appena approvate concedono maggiore tolleranza sull’uso della cannabis da parte degli atleti. (altro…)

  • Doping, Cipollini accusato dalle carte di Fuentes

    Doping, Cipollini accusato dalle carte di Fuentes

    Come distruggere un mito; o come distruggere il proprio stesso mito costruito in lunghi anni di successi, di sprint in volate, di braccia alzate al cielo in segno di vittoria. Mario Cipollini, soprannominato “il Re Leone”, è stato questo per il ciclismo italiano, il più forte velocista della sua generazione, ed oggi anche sul suo personaggio si allunga l’ombra del doping, la più oscura e terribile che possa riguardare qualsiasi sportivo. Tutto ciò emerge dalla carte dell’ormai celebre Operacion Puerto, il processo di Madrid in cui è coinvolto il dottor “Doping” Fuentes, da cui sono emersi nei giorni scorsi altri clamorosi sviluppi  che riguarderebbero il mondo del calcio. Nei fascicoli i riferimenti appaiono in codice, e nel caso di Cipollini il suo nome sarebbe declinato al femminile, ossia “Maria”, ed a questo sarebbe associato anche il numero di fax dell’abitazione di Cipollini stesso, a Lucca, ed alcuni flussi di pagamento che il medico ricevette dall’ex ciclista. A questo si aggiunge, poi, una tabella, una sorta di programma giornaliero, che il dottor Fuentes avrebbe stilato per Cipollini, prevedendo Epo, ormoni della crescita e anabolizzanti, con precisa indicazione di date e periodi in cui alternarli, prima di giungere alla fatidica “E”, ossia i prelievi di sangue finalizzati a ripulirlo dalle scorie prima di reimmettere in circolo, sempre in periodi predefiniti, solo la parte corpuscolare. Una pratica, questa, già contestata a Ivan Basso, portandolo alla squalifica.

     

    Cipollini accusato dalle carte di Fuentes | © Christian Petersen/Getty Images
    Cipollini accusato dalle carte di Fuentes | © Christian Petersen/Getty Images

    I fatti in questione si riferiscono all’anno 2002, una delle stagioni più brillanti in termini di risultati per la carriera di Mario Cipollini, con la vittoria della classica di Primavera, la Milano-San Remo,  ed il terzo posto alla classica per velocisti Gand-Wevelgem. Ma, sempre nell’anno 2002, arrivò il ritiro a sorpresa alla Vuelta alla quattordicesima tappa, a tre settimane di distanza dal Mondiale di Zolder, l’attesa corsa iridata, motivando quella decisione che aveva spiazzato tutti affermando di conoscere bene il proprio corpo e di preferire “non intaccare una condizione già ottima a poca distanza dal Mondiale”: proprio quel Mondiale di Zolder che, poi, Mario Cipollini vinse. Ad oggi, se ciò che appare dai fascicoli del dottor Fuentes venisse confermato, è chiaro che i disegno di Cipollini si riconduce ad una precisa strategia, concordata con lo stesso dottor Fuentes ed il suo staff, seguendo passo passo i suoi dettami.

    In quei giorni, secondo quanto emerge dalle carte del dottor Fuentes e secondo quanto riporta la Gazzetta dello Sport, Cipollini avrebbe effettuato prelievi di tre sacche di sangue, nel periodo dal 20 al 24 Settembre 2002, da 250 ml, per poi reimmettere in circolo il sangue ripulito dalle scorie, a scaglioni. L’ultima sacca sarebbe stata utilizzata già durante il Mondiale, dopo la tappa di Salice Terme e prima di recarsi in Belgio, per evitare di trasportare il materiale scottante all’estero: nelle tabelle di Fuentes veniva indicato chiaramente l’arco di tempo in cui effettuare “l’operazione” e, sempre negli stessi fascicoli, è stato individuato un poco equivocabile cerchietto sulla data del 9 Ottobre 2002.

    Dopo aver appreso la notizia dell’individuazione del suo nome – seppur in codice – fra le carte di Fuentes, Mario Cipollini non ha voluto commentare, preferendo attendere di visionare quegli scottanti documenti.

     

  • Doping, anche il Milan nei faldoni di Fuentes

    Doping, anche il Milan nei faldoni di Fuentes

    Sempre più scottanti le rivelazioni che possono scaturire dall’Operacion Puerto, che riguarda in prima persona il Dottor Doping, come è stato ribattezzato il medico delle Canarie Eufemiano Fuentes, sotto processo a Madrid con l’accusa di essere a capo della maggiore e più articolata rete di doping mai scoperta in Europa. Il Dottor Doping, dunque, avrebbe avuto un ruolo attivo e di primo piano nel favorire la diffusione di sostanze dopanti nel mondo del calcio, con il diretto coinvolgimento di molte società di primo piano del panorama continentale, considerando che i riferimenti in questione compaiono proprio nei faldoni sequestrati allo stesso Fuentes nel corso dell’operazione condotta dalla Guardia Civil. Sigle ed abbreviazioni che, però, se decifrate a dovere riconducono a Rsoc che significherebbe Real Sociedad, anche se in un primo momento lo stesso Fuentes aveva ironizzato sulla circostanza, affermando che si trattasse di “una buona marca di vino”.

    Doping, anche il Milan nei faldoni di Fuentes | ©Tullio M. Puglia/Getty Images
    Doping, anche il Milan nei faldoni di Fuentes | ©Tullio M. Puglia/Getty Images

    Ma oltre alla Real Sociedad, nel calcio iberico potrebbe esserci il possibile coinvolgimento anche del Real Madrid, considerando che nei faldoni di Fuentes è stata individuata la parola “Alfredo” con possibile associazione al presidente onorario delle merengues, Alfredo Di Stefano: associato al nome del Real vi è anche il numero 10, che ovviamente non corrisponde ad un numero di maglia ma alla dose di IG, l’ormone della crescita “incriminato”. Ed è proprio alla sigla IG, Insulin Growth Factor, che è associato anche il nome del Milan, come riporta il settimanale iberico El Periodico che rivela che il riferimento al Milan compare nel quarto faldone, foglio 844, del Dottor Fuentes intitolato “Prospetto 2005”, proprio l’anno in cui la squadra rossonera raggiunse la finale di Champions League. Se fosse confermato, l’associazione della squadra rossonera all’ormone della crescita, una delle sostanze più severamente vietate dalla normativa anti-doping, il capo d’accusa sarebbe molto grave ed, ovviamente, lo sarebbe anche il coinvolgimento della società rossonera: in tal senso, sempre stando alle indiscrezioni che trapelano dalla lettura dei faldoni del dottor Fuentes, il numero associato al Milan – che dovrebbe corrispondere al dosaggio di IG – sarebbe 40, quindi quattro volte superiore rispetto a quello associato al Real Madrid. Il Milan, però, ha smentito fermamente ogni possibile coinvolgimento con una nota ufficiale sul proprio sito in cui si legge che: “L’A.C. Milan non ha mai avuto direttamente o indirettamente contatti di alcuna natura con il dott. Eufemiano Fuentes”, e che il Milan “agirà nelle sedi competenti nei confronti di chiunque affermi, prospetti o insinui fatti in termini diversi da quelli sopra precisati”.

    Nel caso della Real Sociedad la dirigenza ha deciso di collaborare con la giustizia ed ha ammesso l’acquisto di sostanze vietate nel periodo 20o1-2006 durante la presidenza di Josè Luis Astiazaran, tra l’altro una figura di rilievo del movimento spagnolo considerando che è attualmente il presidente della Liga professionisti. Una “confessione” che ha aperto uno squarcio sull’intero movimento sportivo (considerando che nell’inchiesta sono coinvolti molti ciclisti, ndr) ed anche calcistico e che ha costretto a correre ai ripari prevedendo una legge anti-doping che, fino a qualche anno fa, neppure esisteva.

    Uno squarcio che, però, si è trasformato ben presto in un vero e proprio baratro in cui è finito il dottor Fuentes e che, gradualmente, si sta ampliando sempre più, coinvolgendo anche la Germania, da dove veniva richiesto Dolobene, un farmaco contenente eparina anticoagulante. La difesa del medico Fuentes, però, punta a dimostrare che tali sostante – innegabilmente dopanti – non erano nocive per la salute degli atleti per tentare di evitare la condanna penale.

  • Alex Schwazer, il dramma della fragilità

    Alex Schwazer, il dramma della fragilità

    Il doping è antisportività, è slealtà con gli altri e con se stessi, è la morte dei valori sani, ma può essere in alcuni casi anche il baratro profondo di chi si sente fragile e impreparato ad affrontare le pressioni e le aspettative, di chi è forte nel fisico e nelle prestazioni atletiche ma è troppo debole mentalmente per reggere il gap tra i propri muscoli e la propria razionalità e, in un grido soffocato dalla paura di ammetterlo a sè stesso, ricorre alle scorciatoie più dannose, senza pensare alle conseguenze ancor più devastanti dei problemi iniziali. Alex Schwazer risponde perfettamente a questo identikit, come lui stesso ha raccontato nella prima intervista televisiva rilasciata dopo lo scandalo doping, alla trasmissione televisiva “Le Invasioni Barbariche” condotta da Daria Bignardi su La 7.

    Ed è strano guardare dallo schermo il viso di questo ragazzo che, nel suo italiano inconfondibilmente indurito dall’accento altoatesino, prova a spiegare in maniera schietta e sincera quello che è stato il suo dramma interiore, il suo percorso a ostacoli che lo ha portato dalla gloria dell’oro olimpico di Pechino 2008 al fango del mese di Agosto scorso, in quella conferenza stampa in cui, tra le lacrime, i singhiozzi e le mani nei capelli, ha ammesso la sua verità che, però, per molti sembra difficile da credere.

    Alex Schwazer, il dramma della fragilità | © Stefania/Getty Images
    Alex Schwazer, il dramma della fragilità | © Stefania/Getty Images

    Alex Schwazer ha ribadito anche ieri la medesima versione, raccontando di come il suo ego da campione osannato e invincibile, dopo il 2008 abbia iniziato una paurosa discesa, fra insicurezze e stanchezza, bisogno di staccare la spina represso dalla propria voglia di vincere e di migliorarsi ancora, che lo spinse a pretendere troppo, a logorarsi mentalmente. Arrivò, così, la ricerca su internet, il viaggio in Turchia, e l’Epo, con le iniezioni quotidiane (fatte da solo) che lo fecero star male, fino a dover rinunciare alla 20 km, e poi a giorni alterni, ma sempre con la consapevolezza di “fare la cosa sbagliata, ma non riuscivo a fermarmi”.

    La sua marcia si interrompe con la confessione del 7 Agosto, nella suddetta conferenza stampa, e da allora dismette i panni di sportivo per provare a ricominciare la propria vita, lontano dalla strada e dagli allenamenti sfiancanti, dai 50 chilometri da macinare quotidianamente. Diventa uno studente di Economia o, almeno, “ci provo”, rimane vicino alla fidanzata Carolina Kostner, cerca di rimettere insieme i pezzi del proprio essere, di ricercare se stesso e ricostruire la propria autostima frantumata dagli eventi, provocati dalla sua stessa ingenua fragilità: “sono stato un idiota”.

    Fino ad ammettere, ancora una volta, il vero “perchè” di tutto questo: “uno si dopa se non va d’accordo con se stesso e cerchi qualche scorciatoia”. Alex Schwazer, però, non ha l’indole di chi riesce a vincere in maniera sporca, e questo si nota dalla sua commozione nel rivivere i momenti dei suoi successi “puliti”, nella consapevolezza che la sua reputazione è, ormai, molto incrinata nonostante la sua colpa sia andata avanti per due settimane, al contrario di chi – come Lance Armstrong – ha ingannato tutti ed ha vinto, dopandosi, per sette anni.

    Per questo motivo, l’intervista di Alex Schwazer termina con la sua unica speranza, ossia che la giustizia sportiva possa alleggerire la squalifica di quattro anni attribuitagli. Ma, probabilmente, anche se ciò dovesse accadere, Alex Schwazer non tornerebbe a gareggiare.

  • L’UCI cancella Armstrong dal ciclismo, revocati i 7 Tour

    L’UCI cancella Armstrong dal ciclismo, revocati i 7 Tour

    È arrivata veramente la fine sportiva di uno degli atleti che ad oggi, ha segnato in maniera indelebile ed in modo negativo, la storia del proprio sport. L’Unione Ciclistica Internazionale ha deciso di togliere i sette Tour de France all’americano Lance Armstrong depennandolo conseguentemente dal ciclismo mondiale.

    Infatti l’ex numero uno del ciclismo mondiale è stato definitivamente radiato dall’UCI che ha accolto in pieno le richieste dell’USADA, l’agenzia antidoping americana, che ha fatto luce su una delle frodi sportive più grandi di tutti i tempi.

    Pat McQuaid, presidente dell’Unione Ciclistica Internazionale ha così seguito alla lettera le indicazioni fornite dall’agenzia antidoping americana che è riuscita a smascherare il texano con l’aiuto importantissimo dei suoi ex compagni di squadra che hanno lasciato dichiarazioni incredibili sul metodo corruttivo di Armstrong nell’ambito del ciclismo e sul fatto che in quel periodo, doparsi era l’unico metodo per rimanere competitivi.

    Seguono a ruota le parole sconcertanti, ma purtroppo vere, del capo dell’ agenzia antidoping mondiale (WADA)  John Fahey, che ha affermato che nell’era di Lance Armstrongnel ciclismo «si dopavano tutti» e questa «debacle» di credibilità può essere superata sono destituendo i dirigenti che avrebbero dovuto controllare.

    Pat McQuaid
    Pat McQuaid presidente dell’UCI ©FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images

    Armstrong adesso dovrà affrontare una vera e propria tempesta, la Nike lo ha abbandonato, la sua fondazione denominata Livestrong che svolgeva attività benefiche per la ricerca e la cura contro il cancro subirà dei notevoli danni d’immagine e per finire, una compagnia di assicurazioni del Texas ha avviato un’azione legale per recuperare 7,5 milioni di dollari di bonus da Armstrong. La SCA Promotions ha pagato un premio di rendimento al corridore dopo il suo sesto successo al Tour de France nel 2004, titolo che gli è stato revocato per doping insieme agli altri sei successi al Tour. L’avvocato della SCA, Jeffrey M. Tillotson, ha detto alla BBC Sport: «Faremo una richiesta formale di restituzione dei fondi. Se questo non avrà successo, si avvierà un procedimento legale formale nei confronti del signor Armstrong».

  • Carolina Kostner su Alex Schwazer: “Sono delusa, ma ha avuto coraggio”

    Carolina Kostner su Alex Schwazer: “Sono delusa, ma ha avuto coraggio”

    Durante la conferenza stampa di presentazione dello spettacolo di pattinaggio “Opera on Ice” che andrà in scena all’Arena di Verona il prossimo 22 settembre, inevitabili sono state le domande che i giornalisti hanno rivolto a Carolina Kostner in merito alla vicenda che ha visto Alex Schwazer, fidanzato da tempo della pattinatrice, coinvolto nel caso doping durante le Olimpiadi di Londra 2012. L’atleta bolzanina si è detta delusa da quanto successo ma allo stesso tempo ha voluto spezzare una lancia nei confronti del vipitense, dichiarando quanto segue:

    “Non posso negare di essere molto arrabbiata con Alex in quanto non condivido ciò che ha fatto nell’ambito sportivo, inciampando nel grande ed infinito tunnel del doping dove molti atleti finiscono. Lo sport a questi livelli è indubbiamente duro ed in questi anni l’ho visto soffrire tante volte perchè sei sempre messo sotto pressione. Devo però dire che come persona lo ammiro in quanto ha raccontato al mondo il suo dramma, non nascondendosi come fanno tanti atleti beccati con le mani nel sacco. So che ha pagato da quando è stato scoperto e sicuramente pagherà ancora per i suoi errori, ma spero che così facendo si sia liberato dai suoi demoni e che torni ad essere la persona che ho conosciuto 4 anni fa”.

    Carolina Kostner © TOSHIFUMI KITAMURA/AFP/Getty Images

    Con queste parole Carolina Kostner ha quindi confermato quanto dichiarato da Schwazer durante le prime interviste dopo essere risultato positivo al test anti doping: il marciatore aveva infatti detto che la sua compagna di vita non era a conoscenza della sua decisione di assumere l’EPO e che la Kostner aveva saputo il tutto quando a Londra è uscito il comunicato stampa del Coni.

    La stessa pattinatrice ha però voluto guardare anche l’altro lato della medaglia, ricordando che quando Alex Schwazer vinse a Pechino 2008 la marcia dei 50 km i giornali gli dedicarono solamente un giorno di notorietà mentre ora, che è finito tra i positivi dei test di Londra, è stato piazzato in prima pagina per interi giorni.