Tag: diego armando maradona

  • “MaraCavani” il sogno si fonde con la realtà

    “MaraCavani” il sogno si fonde con la realtà

    Se il campionato 2010/11 non può definirsi ancora concluso il grosso del merito lo si deve al Napoli di Mazzarri e De Laurentiis autori fino al momento di un campionato stratosferico che riporta nella mente dei tifosi partenopei alle imprese del Napoli di Ferlaino e Maradona.

    Il paragone tra il Pibe de Oro e Cavani è improponibile a livello di tempra e classe ma “il Matador” sta infrangendo ogni record possibile cucendo in maniera indelebile il suo nome nella storia calcistica partenopea. Quattro triplette stagionali, tra in campionato e al San Paolo, superato il record di Antonio Vojak, che nel 1932/33 con 22 reti, portò il Napoli al quarto posto in campionato. Maradona faceva da solo la differenza, l’uruguaiano invece esalta il gruppo finalizzando l’enorme mole di gioco prodotta dai terribili ragazzi di Mazzarri.

    Il campionato del Napoli è stato straordinario anche se in più occasioni snobbato dalle “big”, chiunque pensava in un calo, in un ridimensionamento, invece a 7 partite dalla fine il traguardo scudetto è ancora a portata di mano. Tra mille scongiuri e scaramanzie gli azzurri hanno tutto il diritto di crederci sopratutto in virtù degli alti e bassi di Inter e Milan e un calendario che sulla carta è favorevole.

    Domenica prossima a Bologna mancherà Cavani e sarà un nuovo banco di prova per Lavezzi e compagni ma il sogno sembra sempre più reale e il Napoli potrà contare sui suoi tifosi passionali in casa come in trasferta.

  • Messi giura amore eterno al Barcellona

    Messi giura amore eterno al Barcellona

    In un’intervista concessa a Sky Sport per la trasmissione “I Signori del Calcio“, il giocatore attualmente più forte al mondo Lionel Messi ha giurato fedeltà eterna al Barcellona respingendo con molto savoir faire l’interessamento del presidente dell’Inter Massimo Moratti da sempre suo grande estimatore e che sogna sempre di vederlo un giorno indossare la maglia nerazzurra.
    La stella del Barça si è raccontato a 360 gradi, dal paragone con Maradona alla sua nazionale, l’Argentina, dal suo approdo in blaugrana al rapporto con l’allenatore Guardiola con il rivale Cristiano Ronaldo e con l’ex compagno di squadra Ibrahimovic.

    La Pulce, Pallone d’Oro 2009 e 2010, ama la “sua” Barcellona fin da quando vi arrivò all’età di 12 anni grazie alla visione dell’allora direttore sportivo Rexach che gli offrì la possibilità di pagargli le cure per una particolare malattia che gli bloccava la crescita. La stella argentina ha espresso il desiderio di terminare la sua carriera calcistica nelle fila della squadra catalana ringraziando allo stesso tempo Moratti per l’interesse mostrato. Su Guardiola l’attaccante spende parole d’elogio definendolo come un tecnico che è riuscito ad unire un gruppo cambiando la mentalità dello spogliatoio: “Con Guardiola non abbiamo mai avuto problemi. E’ stato lui che mi chiesto di avanzare la mia posizione in modo che potessi giocare più vicino alla porta con ottimi risultati“.

    Inevitabili le domande sul confronto con Maradona: Messi è designato da tutti come il degno erede del Pibe de Oro, la somiglianza tra i due sia tecnica che fisica è sbalorditiva anche se il giocatore non si considera tale perchè come lui stesso spiega “Diego è Diego e ce ne può essere solo uno“. I due però non sono riusciti la scorsa estate a portare fino in fondo l’Argentina ai Mondiali sudafricani venendo eliminati ed umiliati dalla Germania nei quarti di finale. L’obiettivo ora però è la Coppa America che verrà giocata proprio in Argentina. Un appuntamneto che la Seleccion non può assolutamente fallire: “Vogliamo vincerla e sarebbe bellissimo conquistarla nel nostro paese“.

    Infine chiusura dedicata agli ex compagni Ronaldinho e Ibrahimovic e il suo principale antagonista Cristiano Ronaldo: “Dinho con me è stato fantastico, mi ha dato un sacco di consigli utili e lo ringrazierò a vita. Con Ibra avevamo una buona intesa, insieme abbiamo vinto la Liga. Ma lui ha avuto problemi non di natura tecnica di cui non voglio parlare e che lo hanno portato al divorzio con il Barcellona. Con Ronaldo ci rispettiamo, ci salutiamo quando ci incontriamo ma è tutto qui“.

  • Milan – Napoli… da Maradona vs Van Basten ai giorni nostri

    Milan – Napoli… da Maradona vs Van Basten ai giorni nostri

    Domani sera il Napoli arriva a San Siro per giocarsi un match scudetto, la suggestione dell’incontro e l’importanza della posta in palio non possono che riportare la memoria agli otto anni che vanno dalla 1986/87 alla stagione 1993/94 e alle sfide tra il Milan di Sacchi e gli olandesi e il Napoli di Maradona.

    Sfide infinite e confronti spesso decisivi per la vittoria del tricolore: in molti dicono che il primo maggio 1988 nacque il Milan di Sacchi con quella vittoria al San Paolo per 3-2 firmata da una doppietta di Virdis e Van Basten mentre per gli azzurri a segno Maradona e Careca. Da quella vittoria nacque il ciclo degli invicibili e il San Paolo a fine partita gli decretò un lungo e sportivo applauso.

    L’anno successivo, l’Inter di Trapattoni fa corsa solitaria e per MIlan e Napoli non resta che contendersi le briciole. I partenopei fanno un sol boccone dei rossoneri con un perentorio 4-1 con un beffardo colpo di testa da 30 metri di Maradona. A fine stagione il Milan alzerà la Coppa dei Campioni, il andrà in Uefa.

    La sfida del 90 fu da sparti acque con il Napoli in declino e il Milan lanciato verso la conquista dell’Europa.Massaro, Maldini e Van Basten impongono un netto e induscitibile verdetto tanto che lo stesso Maradona confessa la differnza di valore delle due squadre definendo i rossoneri extraterresti.

    Saltiamo ai giorni nostri… il Napoli è passato dal “Ma-Gi-Ca” al tridente atipico con Cavani, Lavezzi e Hamsik e pur non avvicinando il valore di quel Napoli dimostra l’enorme lavoro fatto dal presidente De Laurentiis e da Mazzarri per render questo sogno possibile. Il calcio adesso è diverso, è basato più sulla forza fisica che sull’esaltazione del gesto tecnico ma è bello rivedere riassistere ad una sfida epica e ricca di ricordi. Adesso bisogna aspettare in poltrona e sperare di assistere ad una partita vera.

  • Il mitico Carmando riparte dalla Salernitana

    Il mitico Carmando riparte dalla Salernitana

    A Napoli è stato un uomo simbolo, un’icona da preservare, quasi un tutt’uno con Diego Armando Maradona. Da brividi il ricordo del famoso bacio che Diego era solito dare sulla sua fronte, prima dell’inizio di ogni partita. Un rapporto quasi tra padre e figlio, quello tra Salvatore Carmando, detto “a’ vicchiarella” (la vecchina) e il fuoriclasse argentino, che addirittura lo volle al suo fianco durante i mondiali messicani vinti dall’Argentina.

    Un portafortuna, Carmando, che però, in sintonia con i tempi che passano e che cambiano, è stato poi “accantonato” dalla società azzurra, anche se, nel frattempo, sono diventati maturi i tempi della pensione (estate 2009) e lo storico massaggiatore, da uomo di mare quale si definisce, ha tirato i remi in barca dedicandosi alla famiglia. Almeno così aveva fatto, o meglio aveva provato a fare. E’ notizia di oggi, infatti, il suo ingresso nello staff sanitario della Salernitana Calcio, anche se si parla di una collaborazione a titolo gratuito. C’è da dire, che Carmando non aveva digerito l’esclusione dal Napoli e, in una recente intervista, si era sfogato dicendo di essere stato cacciato come un cane, da una società che non meritava, tra l’altro, di avere dei tifosi così straordinari.

    In un primo momento, Carmando aveva preso tempo e si era dimostrato incerto sull’accettare l’offerta ricevuta. Probabile che il buon 67enne abbia avuto un po’ di nostalgia del campo e forse avrà voluto lanciare anche un messaggio a De Laurentiis & C. In effetti, la società, avrebbe potuto conservare un posto ad uomo che ha fatto la storia del Napoli e che, ne siamo sicuri, ha ancora tanto da dare sotto il profilo professionale ed umano.

    Auguri “vicchiarella”.

  • Diego Armando Maradona, 50 anni di magie

    5 Luglio 1984 ore 18.31. Al prezzo simbolico di 1000 lire, settantamila spettatori riempirono il San Paolo per dare il benvenuto a chi avrebbe dato loro una speranza, un sorriso, un’occasione di riscatto. Diego Armando Maradona entrò in punta di piedi, palleggiando con l’amico pallone e a tutti fu chiaro che da quel momento la storia di Napoli e del Napoli sarebbe cambiata, la geografia del calcio avrebbe ridisegnato i suoi confini, l’azzurro del cielo e del mare si sarebbero fusi con i colori italiani più nobili. E’ a Napoli che inizia la sua storia. L’Argentina, la povertà, il Barcellona, sono solo riflessi di un passato che aveva ancora tutto da immaginare e da costruire. L’arrivo a Napoli è stata una tappa obbligata di un percorso che non avrebbe potuto avere altre destinazioni.

    La scintilla con la gente, con la sua gente, fu immediata, la vicinanza sociale era troppo forte ed innata per non esplodere in un abbraccio collettivo e in una solidarietà speciale, espressa in favore di un popolo molto simile a lui, alle sue origini, al suo modo di intendere la vita e di lottare contro i potenti e i soprusi. In breve tempo Napoli divenne la sua patria, la sua tana, il suo rifugio di vita, anche se non sempre le esperienze furono delle migliori e col tempo Maradona imparò ad “amare” anche i lati oscuri della città, i suoi vizi e le sue trappole, sempre più presenti, sempre più evidenti, sempre più irrinunciabili. Un campione controverso, ma generoso e guascone, un Masaniello reincarnato nelle sembianze di un giocoliere del calcio, di un genio mai vissuto prima e mai esistito più poi. Solo la pulce Messi, a volte sembra ricordarne la genialità e la stravaganza, ma Diego era ben altro. Il pensiero prima dell’azione, l’azione prima dell’istinto, l’istinto prima di tutto.

    Tanta generosità, in campo e fuori, ma anche tanti crucci e capricci. Un figlio non riconosciuto, amici interessati ai suoi guadagni, una dama bianca affamata e senza scrupoli con cui convivere, con cui lottare, con cui farci all’amore. Ma chi ama si sa può tradire e Diego alla fine si è ritrovato solo e sconfitto, destinato a partire come un clandestino, a lasciare la sua città dalla più angusta e meschina porta secondaria. Non una via d’uscita, non un’ancora di salvezza, ma un desiderio di ritrovare un respiro nuovo, un’isola di serenità. L’inizio di un declino. Quello fisico del calciatore, quello morale e spirituale di un uomo sempre in bilico e più volte giunto faccia a faccia con la morte, ma mai arresosi alle avversità, alle accuse infamanti, alle malattie sue e della società, una società deviata, che a volte lo ha esageratamente osannato e altre volte spudoratamente pugnalato alle spalle.

    Nei sette anni passati e giocati a Napoli, Maradona ha segnato 84 gol in 188 partite. Il primo sorriso regalato a tutti i tifosi è datato 10 maggio 1987. Il Napoli vince il suo primo scudetto. Lui mantiene la promessa fatta e il legame con i napoletani diventa eterno, l’amore nei suoi confronti infinito.

    L’anno prima, il Pibe de Oro si era concesso il lusso di vincere praticamente da solo la Coppa del Mondo in Messico, una coppa vinta dribblando tutta l’Inghilterra e spingendo in rete un pallone con la mano di Dio. Poi le altre gioie con il Napoli, la Coppa Uefa, il secondo tricolore e le lacrime di Italia 90, quando i napoletani furono al suo fianco nella semifinale contro l’Italia e il resto del paese lo volle poi punire e veder piangere per aver eliminato gli azzurri, spingendo la Germania verso la vittoria finale.

    Infine, il controllo antidoping che lo inchioda il 17 marzo del 1991. A Napoli si sa il 17 non porta bene, ma la scaramanzia purtroppo era stata già annientata dalla triste realtà. Maradona fugge e lo fa prima di tutto da se stesso. Poi però, dopo altri travagli e sofferenze ritorna alla grande e negli USA guida l’Argentina con la forza e il coraggio di un Dio del calcio, ma fa di nuovo paura e quindi viene nuovamente annientato dai potenti, da sempre i suoi nemici, da sempre i suoi primi detrattori. Pochi mesi fa, lo abbiamo rivisto serio e felice sulla panchina della sua Nazionale. Non è andata bene, ma il segnale al mondo c’è stato. Diego è lì, c’è ancora, e i suoi 50 anni rappresentano mezzo secolo di vita di un uomo totale, che ha regalato carezze al pallone e spiazzato tutti sempre con finte incredibili. A Napoli è già festa. Noi possiamo solo ringraziarlo e fargli tanti auguri.

  • Napoli, Lavezzi: il San Paolo ha rivisto Maradona

    Napoli, Lavezzi: il San Paolo ha rivisto Maradona

    Nonostante la sconfitta per 1-2 contro il Milan, i tifosi del Napoli hanno potuto ammirare, nel posticipo di lunedì, una di quelle giocate che al San Paolo non si vedevano da molto, ormai troppo tempo. Per un attimo, la memoria azzurra è rimasta folgorata da un bagliore carico di vecchi ricordi, da quella luce accecante che era solita accendersi ogni qual volta sul terreno di gioco lasciava la sua firma in calce il grande Diego Armando Maradona.

    Una firma, quella del Pibe de Oro, che è rimasta indelebile negli occhi della gente di Napoli e che è stata rivissuta  con emozione quando Lavezzi ha estratto dal suo cilindro di scugnizzo argentino una prodezza incredibile, un vero e proprio tocco magico degno di un portentoso illusionista. Al 77esimo minuto, il Pocho, si è catapultato nell’area avversaria cercando di penetrare la difesa rossonera, ma in seguito all’intervento di Papastathopoulos e, in seconda battuta, di Nesta, ha perso l’equilibrio ed è finito a terra.

    Tuttavia, con un movimento repentino all’indietro e il riflesso di un felino, Lavezzi è riuscito a mettere la punta della scarpa sotto il pallone e ad alzarlo per il più beffardo e delizioso dei pallonetti, che ha lasciato di stucco Abbiati e tutti i presenti. La sfera ha accarezzato la base inferiore della trasversale e si è adagiata in rete sotto l’attenta vigilanza di Cavani, pronto ad intervenire su un’eventuale ribattuta del legno. L’esplosione del San Paolo è stata immediata ed è stato in quel preciso attimo che sono piovuti tutti i paragoni e gli accostamenti possibili alle invenzioni fenomenali di Maradona. Un urlo, quello dello stadio di Fuorigrotta, che ha riscaldato gli infreddoliti tifosi azzurri e che ha regalato agli amanti del gioco del calcio una vera e propria pagina da amarcord.

  • Kumi Yokoyama, il clone di Maradona è una donna giapponese. Video

    Kumi Yokoyama, la giovanissima giapponese è riuscita a regalare la finale alla propria selezione ai Mondiali femminili Under 17 con un gran gol che per qualità e velocità dei dribbling ricorda le prodezze di Maradona. La Yokohama dopo aver marcato l’intera difesa entra in area superando il portiere della Corea del Nord.

  • Il Napoli presenta “Principito” Sosa

    Ancora tempo di conoscenze in casa Napoli. Dopo la “pantera” Dumitru e il “guerriero” Yebda, è toccato al “principito” argentino José Ernesto Sosa presentarsi nella sala stampa di Castel Volturno dinanzi a telecamere e taccuini.

    Le prime dichiarazioni sono sulla sua posizione in campo. Sosa si definisce un centrocampista con possibilità di giocare anche più avanti, a ridosso delle punte. L’argentino ci tiene a spiegare bene le sue caratteristiche, visto che al Bayern è stato impiegato in un ruolo non suo, non potendo così esprimersi al meglio delle sue potenzialità.

    Riguardo, invece, al suo soprannome, Sosa spiega che l’appellativo “principito” gli è stato attribuito per la sua somiglianza con l’uruguaiano Francescoli (ex giocatore, tra le altre, di Cagliari e Torino), a sua volta chiamato “El Principe”, proprio come l’interista Milito.

    Consapevole dell’importante occasione e voglioso di mettersi subito in mostra, magari cercando di segnare quanti più gol possibili, “Il Principito” Azzurro si dice entusiasta della sua nuova avventura ed onorato di essere arrivato a Napoli, nella squadra in cui ha giocato il grande Maradona, ovviamente l’idolo di tutti gli argentini .

    Soddisfatto del neo acquisto, il Direttore Sportivo Bigon, che ha sottolineato come la trattativa intavolata con il Bayern Monaco per portare a Napoli l’ex centrocampista dell’Estudiantes, sia stata molto semplice, grazie soprattutto alla cordialità e alla professionalità dei rappresentati del club bavarese, primo fra tutti Rumenigge.

    Infine, una battuta sul suo numero di maglia. Sosa giocherà col 77, un raddoppio di numero appositamente voluto, visto che in patria ha indossato per 5 stagioni (dal 2002 al 2007) il “singolo” 7, che gli ha consentito di raggiungere il suo recordo di gol.

    La speranza, ovviamente, per lui e per i tifosi del Napoli è che Sosa possa non solo giocare, ma, appunto, giocare al raddoppio.

    

  • Fisco: Bentornato Maradona!

    Per i suoi cinquant’anni, Diego Armando Maradona, si è limitato a chiedere una partitella con gli amici. A Salvatore Bagni, ex giocatore del Napoli nonché suo grande amico, l’onere di affittare il campo: il San Paolo.

    “Era un fiume in piena, Diego. Mi ha ripetuto più volte d’impegnarmi, di non perdere tempo, perché l’idea di ritornare a Napoli e di rivedere tutti i compagni di un tempo sarebbe stato il più bel regalo che gli avessi potuto fare.”

    Naturalmente il vocio di un’ imminente rimpatriata del Pibe de Oro, atteso a Napoli il 30 ottobre per festeggiare mezzo secolo di vita, hanno fatto rizzare le orecchie al Fisco. Equitalia, la società alla quale è demandata la riscossione per conto dello Stato, ha rivendicato in una nota.

    “Le somme che deve perché ha evaso, sono soldi che l’ex campione argentino deve allo Stato italiano, quindi a tutti i cittadini”

    Equitalia si appresta, inoltre, a deprecare la condotta del fenomeno argentino, da molti considerato il miglior calciatore della storia, assimilandola ad un modello culturale triviale.

    “Le frasi dell’ex calciatore Salvatore Bagni riportate dagli organi di stampa e riguardanti le pendenze con il Fisco di Diego Armando Maradona dimostrano, ancora una volta, come sia necessario un cambiamento del modello culturale che ha favorito l’evasione fiscale nel nostro Paese”.

    La società concessionaria della riscossione fiscale, annuncia tolleranza zero al dispetto di qualsivoglia eccezione:

    “Il fatto che Maradona sia stato un grande calciatore e sia ancora molto amato dai tifosi non lo pone in una posizione diversa rispetto agli altri contribuenti chiamati a compiere i propri doveri di fronte al Fisco”.

    In occasione della partita d’addio al calcio di Ciro Ferrara, Maradona, fece ritorno in Italia subendo all’aereoporto la confisca di orecchino e rolex per il valore economico di diverse migliaia di euro. Molto probabilmente questa volta rinuncerà a monili o orologi, e chiederà l’ora a qualche passante.

  • Anche Cambiasso e Zanetti nella nuova Argentina di Batista

    Anche Cambiasso e Zanetti nella nuova Argentina di Batista

    Dopo la delusione mondiale, l’Argentina del nuovo c.t. Sergio Batista ricomincia anche dai due interisti esclusi al mondiale sudafricano dall’ex tecnico Diego Armando Maradona. Esteban Cambiasso, e Javier Zanetti, sono pronti per ricominciare una nuova avventura con la maglia della Seleccion, dopo aver vinto tutto conl’Inter la passata stagione.

    Sono felice di avere questa opportunità, non mi aspettavo di poter tornare nel giro. Sono un giocatore in più nel gruppo, è una cosa fantastica essere qui” – le parole di Zanetti. Molto contento anche Cambiasso: “La chiamata mi ha fatto sentire veramente bene, ogni volta che esce l’elenco della Seleccion spero di vedere il mio nome”.

    Il ct si affiderà anche a loro per il difficile impegno contro i campioni del Mondo e d’Europa in carica della Spagna nell’amichevole di lusso in programma il prossimo 7 settembre al Monumental di Buenos Aires, la casa del River Plate. Oltre a Zanetti e Cambiasso fanno parte del gruppo albiceleste anche i nerazzurri Milito e Samuel e gli “italiani” Burdisso, Lavezzi, Andujar e Bolatti.

    Questi i convocati di Batista

    Portieri
    Romero, Andujar, Marchesin
    Difensori
    Demichelis, Samuel, Burdisso, Heinze, Zabaleta, Milito G., Zanetti
    Centrocampisti
    Mascherano, Gago, Banega, Di Maria, Cambiasso, Bolatti, D’Alessandro
    Attaccanti
    Higuain, Tevez, Aguero, Messi, Milito, Lavezzi