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  • David Stern addio alla NBA nel 2014. Sarà Adam Silver il nuovo commissioner

    David Stern addio alla NBA nel 2014. Sarà Adam Silver il nuovo commissioner

    David Stern dice addio alla NBA di cui è l’attuale commissioner: dal febbraio 2014, data in cui si compiranno i 30 anni del suo mandato (entrò in carica nel lontano 1984), il ruolo chiave nella gestione della Lega sarà affidato al suo vice Adam Silver.

    Dopo mesi (circa un anno precisamente) in cui si erano rincorsi parecchi rumors su un’eventuale decisione del genere, il 70enne Stern ha deciso di fugare ogni dubbio circa il suo futuro ed ha dichiarato di aver fatto sapere ai 30 proprietari delle franchigie NBA la sua strategia di uscita dal mondo della pallacanestro professionistica americana.

    Il numero 1 attuale della Lega andrà in pensione nel febbraio 2014 (quindi resterà in carica ancora per circa 15 mesi) dopo ben 30 anni di attività, poi lascerà il comando al suo fido vice Adam Silver. Già nei difficili momenti dello scorso anno, con l’ingarbugliata situazione del lockout che ha bloccato il campionato fino a Natale 2011, Stern aveva anticipato il desiderio di farsi da parte ma poi puntualmente arrivavano le smentite di rito.

    Arrivato nella Lega nel 1966 come consulente legale, Stern è riuscito a scalare ben presto posizioni nelle gerarchie della Lega anche per la sua forte personalità e nel 1984 ha avuto il ruolo di commissioner.

    Personaggio molto controverso, da un lato è riuscito a portare l’NBA ai vertici dello sport mondiale rendendola ricca e dandole grandissima esposizione a livello internazionale. Dall’altro però pesano anche alcune decisioni che hanno fatto storcere il naso sia ai tifosi che ai maggiori analisti di questo sport e che hanno minato la sua reputazione e la sua integrità.

    David Stern | © Patrick McDermott/Getty Images

    La sua fortuna è stata quella di essersi trovato al posto giusto nel momento giusto visto che il suo inizio come commissioner è coinciso con il momento migliore della NBA in cui spopolavano talenti del calibro di Magic Johnson, Larry Bird ma soprattutto Michael Jordan. Con Stern al comando la Lega ha iniziato a guardare al di là dei confini nazionali, arrivando fino all’espansione in Canada (Toronto e Vancouver, successivamente però poi fatta fuori dallo stesso commissioner), i momenti bui sono stati invece i 4 lockout (l’ultimo lo scorso anno) e le varie vicende dei trasferimenti (o sparizioni addirittura) di franchigie più o meno storiche, con città e tifosi che hanno perso la propria squadra e che sono stati “costretti” a vederla poi giocare in altri luoghi degli Stati Uniti restando per lo più impotenti.

    Il ruolo di commissioner, come già detto, dal febbraio 2014 passerà ad Adam Silver che avrà davanti comunque un difficile compito: quello di tenere in alto il nome della NBA che Stern è stato così bravo a promuovere durante il suo mandato. Silver avrà anche una grossa opportunità, quella di dimostrare che la Lega non si piega ai piccoli o grandi giochi di potere (sensazione che sotto la guida di Stern si è sempre avuta) ma che ha a cuore la passione dei suoi tifosi che poi alla fine è la parte portante di tutto il movimento. Vedremo se Silver riuscirà ad essere il commissioner ideale, intanto ringraziamo anticipatamente Stern per tutto ciò che ha fatto per la NBA.

  • Seattle SuperSonics, la lunga strada verso il ritorno in NBA

    Seattle SuperSonics, la lunga strada verso il ritorno in NBA

    Rivedremo mai i Seattle SuperSonics in giro sui parquet NBA? La risposta potrebbe essere (il condizionale è d’obbligo però in questi casi) positiva. E’ notizia delle ultime ore che il comune della città del Nord-Ovest del Pacifico ha approvato un piano finanziario per la costruzione di una nuova Arena che permetterebbe alla città di riavere una squadra di basket.

    La storia dei Sonics è nota un pò a tutti, appassionati e non della NBA: fondati nel 1967 i gialloverdi scomparvero dalla grande pallacanestro americana nel 2008, quando il proprietario Clayton Bennett (che aveva acquistato il team nel 2006 dal fondatore della Starbucks Howard Schultz) spostò la franchigia nella sua città natale, Oklahoma City, cambiando anche nome e colori sociali alla squadra che diventò così Oklahoma City Thunder. Bennett lasciò, con un accordo economico, sia il nome SuperSonics che i colori sociali alla città di Seattle, pagando quasi 80 milioni di dollari (suddivisi in 2 rate) per uscire dal contratto di locazione della Key Arena, il palazzo utilizzato per le partite casalinghe dei Sonics, che sarebbe scaduto nel 2010. Nell’accordo Bennett espresse la volontà di mantenere però la storia dei Sonics anche ad Oklahoma City benchè di quella squadra non potesse utilizzare nulla. Sono molti gli analisti della NBA (in primis l’ex ala grande di Sixers, Suns e Rockets Charles Barkley) che però non riconoscono ai Thunder il titolo conquistato nel 1979 dai Sonics ed il record vincente (con oltre 1000 successi) nelle 41 stagioni disputate a Seattle.

    La questione del trasferimento dei SuperSonics ha avuto molte conseguenze in territorio americano, da ricordare il film-documentario sportivo “Sonicsgate-la morte di una squadra”, interamente realizzato dai tifosi gialloverdi per sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto successo nel 2008: scavando a fondo infatti i fans dei Sonics sono riusciti a risalire ad alcune mail tra il commissioner NBA David Stern ed il proprietario Clay Bennett dalle quali è emerso il tentativo, quasi fraudolento, di acquistare la franchigia con il chiaro intento di spostarla ad Oklahoma City. Facendo leva sul fatto che la Key Arena non potesse ospitare più eventi di basket in quanto obsoleta (ma l’arena era stata rinnovata una decina di anni prima e risulta tutt’ora molto funzionale per gli eventi sportivi), Bennett ha chiesto al comune di Seattle un nuovo stadio da 500 milioni di dollari (per non trasferire la squadra nell’Oklahoma) da far pagare ai contribuenti con le loro tasse, una mossa astuta in quanto una cifra del genere difficilmente può essere racimolata a breve periodo (ma non solo). Trovando l’opposizione della città ha avuto campo libero e con l’appoggio di Stern ha attuato il piano di delocalizzazione, portato avanti con successo.

    In effetti, nel quasi perfetto meccanismo degli sport americani, questa è l’unica pecca: si tende il più possibile a rendere equilibrate le squadre con l’utilizzo del salary cap (che limita le società più ricche nell’acquisizione dei giocatori miliori) e del Draft (che assegna i migliori prospetti universitari ai team che sono risultati nella stagione precedente i peggiori della Lega per aiutare a migliorarli) ma non c’è nessuna regola che vieta gli spostamenti delle franchigie di città in città se approvati dal consiglio dei proprietari. E questa è una cosa che non riguarda solo la NBA ma anche le altre Leghe professionistiche come la MLB, la NHL e la NFL. Il risultato è che molti tifosi da un momento all’altro potrebbero anche trovarsi senza una squadra per cui tifare, come successo a quelli di Seattle.

    Il “dolore” e la rabbia nella Emerald City sono stati ancora più grandi dato che nel 2007 i Sonics ebbero la fortuna di selezionare al Draft Kevin Durant, un fenomeno assoluto che potenzialmente potrebbe diventare il numero 1 in NBA al pari di LeBron James. Dal 2008 l’ex beniamino di casa (rookie of  the year con i SuperSonics nel 2007) è stato visto compiere magie con la maglia dei Thunder (capocannoniere nelle ultime 3 stagioni) e nello scorso torneo la sua definitiva esplosione ha condotto Oklahoma City alla Finale NBA persa per 4-1 con gli Heat.

    Ecco perchè l’annuncio di un accordo tra il comune di Seattle ed il miliardario Chris Hansen viene visto con molte speranze di riavere indietro la propria squadra dai tifosi gialloverdi. Hansen ha investito 490 milioni dollari nella costruzione della futura Arena (anche se 200 sono fondi pubblici che Hansen restituirà nel giro di 30 anni da obbligo contrattuale) e proprio ieri il consiglio ha dato l’OK all’iter con una votazione di 6 favorevoli e 2 contrari. Hansen ha anche detto che oltre ai Sonics mira a portare a Seattle anche una franchigia di hockey, dato che il nuovo palazzetto, polifunzionale, potrà ospitare anche la NHL. Hansen ha chiaramente detto che ha in mente un progetto vincente che potrebbe riportare a Seattle i tempi d’oro del basket degli anni ’90 quando i SuperSonics erano una potenza della NBA grazie alle Star Gary Payton e Shawn Kemp, guidati in panchina da coach George Karl (ora allenatore di Danilo Gallinari a Denver) che li condusse alla finalissima del 1996, contro gli imbattibili Chicago Bulls di Michael Jordan (record di 72 vinte e 10 perse in regular season), persa però per 4-2.

    A questo punto però arriva la nota dolente: per riavere indietro i SuperSonics Hansen dovrà cercare di fare quello che Bennett fece 4 anni fa, ovvero strappare ad altri tifosi una franchigia NBA per portarla a Seattle (e rinominarla con il nickname Sonics). Un “circolo vizioso” a cui però non si può mettere fine. Ci sarebbe anche la possibilità di un team di espansione ma la NBA, in forte crisi economica, non vede di buon occhio questa ipotesi che stravolgerebbe tra l’altro gli equilibri di Division e Conference. La franchigia indiziata maggiormente a cambiare aria sono i Sacramento Kings, con i Maloofs (i proprietari) sommersi dai debiti che hanno fatto saltare un accordo tra città e Lega per la costruzione di una nuova arena che avrebbe permesso ai neroviola di restare a Sacramento. I Maloofs hanno rifiutato già una prima proposta di Hansen che intendeva rilevare la franchigia versando loro 400 milioni di dollari (un centinaio in più rispetto al reale valore di mercato). La questione è destinata a continuare ed una situazione simile viene vissuta nell’hockey dato che gli Oilers si sono interessati alle vicende di Seattle dato che ad Edmonton è (almeno per ora) fallito il tentativo di costruzione di un’avveniristica arena per i giovani campioncini del team canadese.

    Nelle prossime settimane si attendono ulteriori sviluppi, ma siamo certi che il ritorno dei Seattle SuperSonics non sia poi così lontano…

  • Metta World Peace, 7 giornate di squalifica per la gomitata ad Harden

    Metta World Peace, 7 giornate di squalifica per la gomitata ad Harden

    La NBA ha sospeso Metta World Peace (ex Ron Artest) per 7 giornate a causa del bruttissimo fallo nei confronti di James Harden nella partita giocata domenica sera dai Los Angeles Lakers contro gli Oklahoma City Thunder.

    World Peace salterà quindi l’ultima giornata di regular season e 6 partite del primo turno della post season, i Lakers attendono di sapere contro quale avversario giocare, se contro i Denver Nuggets di Danilo Gallinari oppure contro i campioni in carica dei Dallas Mavericks.

    Vedendo il fallo dell’ex Artest sicuramente la squalifica è un pò soft, in molti si aspettavano una vera e propria stangata per il numero 15 gialloviola che però non è arrivata.

    World Peace avrà anche una perdita in denaro decurtata dal suo lauto stipendio, con lui fuorigioco e con Barnes indisponibile a causa di problemi alla caviglia è probabile che in quintetto vada Devin Ebanks, non proprio una sicurezza nel ruolo ma che a dire la verità non ha demeritato nella sfida contro i Thunder.

    Metta World Peace, Los Angeles Lakers | © Harry How/Getty Images

    Il commissioner David Stern ha precisato che da ora in avanti la tutela dei giocatori e la sicurezza in campo saranno tra le priorità della NBA, è evidente che visto e rivisto il fallaccio di Artest sia di una gravità assurda perchè avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi sul malcapitato James Harden (che ancora si sta sottoponendo agli accertamenti del caso e che ancora non sa quando potrà tornare a giocare). La curiosità è che se i Thunder passeranno il primo turno playoff e lo stesso faranno i Lakers, le 2 squadre si incontreranno nel turno successivo (le Semifinali di Conferece) con World Peace che tornerebbe abile ed arruolato per la serie. Qui sarà interessante vedere come Harden e World Peace affronteranno le sfide.

    Sicuramente la punizione pare un pò leggera se proporzionata al gesto di cui si è reso protagonista Metta World Peace. Dopo una vita passata sui parquet in cui è stato anche spesso sospeso per dei comportamenti sopra le righe si spera che questa sia stata l’ultima bravata di un giocatore tanto bravo quanto indisciplinato.

    Per vedere il video della terribile gomitata che Metta World Peace ha rifilato al povero James Harden clicca qui.

  • Addio lockout, la NBA riparte a Natale

    Addio lockout, la NBA riparte a Natale

    Svolta clamorosa ma per molti versi tanto attesa in NBA: l’associazione dei giocatori e quella dei proprietari, sotto la supervisione del commissioner David Stern, sono finalmente arrivate ad un accordo nell’ultima interminabile riunione (ben 15 ore di meeting) svoltasi a New York che si è conclusa felicemente alle 3 del mattino.

    David Stern e Billy Hunter | © Patrick McDermott/Getty Images

    Dopo 6 lunghissimi mesi e 149 giorni di blocco, il lockout è ormai alle porte! L’ufficialità che scriverà la parola fine sulla serrata del basket americano avverrà subito dopo la ratifica dell’accordo che prevede la semplice maggioranza dei votanti per essere effettivamente esecutiva (50% più 1 degli aventi diritto), ma a detta di molti esperti la votazione ormai appare come una pura e semplice formalità. Infatti i giocatori che hanno temporaneamente lasciato l’America per giocare con club europei disputeranno il prossimo turno di campionato e quello di Eurolega e poi faranno ritorno negli Stati Uniti grazie alla clausola di uscita dei loro contratti.

    L’intesa raggiunta nella notte (a cavallo del Thanksgiving Day, il Giorno del Ringraziamento negli States) in un ufficio legale di Manhattan è un accordo sommario, dato che ci sarebbero da limare ancora alcuni dettagli, ma a tutti pare, ad oggi, che il più sia stato fatto e sarebbe un’ipotesi inverosimile se tutto all’improvviso crollasse.

    Una notizia che tutti i tifosi, i fans e gli appassionati del basket a stelle e strisce attendevano ormai da tempo e sulla quale, diciamoci la verità, in molti avevano perso le speranze.

    Il via alla stagione agonistica 2011/2012 è fissato per il 25 dicembre giorno di Natale, una data a cui la Lega teneva in particolar modo visti gli ascolti ottenuti negli ultimi anni. Il calendario però e fittissimo di impegni: innanzitutto il sindacato dei giocatori dovrà ritirare la denuncia contro la NBA presentata qualche giorno fa, in seguito potrà avvenire la già citata votazione dell’accordo trovato nella notte. Le 2 parti per il momento hanno deciso di comune accordo di non rivelare i dettagli del nuovo contratto collettivo prima di averli chiariti con i propri membri ma a meno di inaspettati ritardi il 9 dicembre prenderanno il via i training camp per le 30 squadre. Visto il tempo esiguo e limitato, il mercato andrà in scena durante la preparazione, una soluzione complessa e difficile da gestire per i General Manager delle franchigie ma inevitabile per permettere a David Stern ed alla Lega di raggiungere l’obiettivo prefissato, ovvero partire con la regular season e salvare le gare in programma a Natale.

    Secondo le indiscrezioni provenienti dagli Stati Uniti l’accordo (pur restano segreto come detto in precedenza) sarebbe stato trovato sulla base paritaria per la spartizione dei proventi (50%-50%) tra giocatori e proprietari anche se agli atleti sembra sia stata concessa, alla fine,  qualcosina in più rispetto agli owners.

    Queste le parole del commissioner Stern all’uscita dagli uffici:

    • Abbiamo raggiunto un accordo di massima, ci sono ancora aspetti da limare ma siamo ottimisti che vada a buon fine e che la stagione inizierà il 25 dicembre.

    Soddisfatto anche il rappresentante legale dei giocatori Billy Hunter:

    • Abbiamo pensato che fosse nell’interesse di tutti raggiungere un accordo per salvare la stagione

    Le partite da disputare nella stagione regolare per ogni squadra saranno 66 invece delle canoniche 82. Su questo punto ci sarebbero 2 correnti di pensiero in vista del torneo: c’è chi spinge per mantenere immutato il calendario stilato qualche mese fa, chi invece vorrebbe una nuova programmazione per rendere paritarie le forze in causa per ogni team dato che alcune franchigie potrebbero essere avvantaggiate dalle 16 gare cancellate finora (nelle quali avrebbero affrontato top team) mentre altre svantaggiate (se avessero avuto un inizio più soft con formazioni di bassa classifica). Chi spinge per avere un nuovo calendario avrebbe proposto per ogni team 2 sfide con le rivali della Conference opposta (una in casa ed una in trasferta) per un totale di 30 partite a cui si aggiungono 2 sfide con le squadre della stessa Conference ma di Division differente (sempre un match casalingo ed uno fuori) per 20 gare complessive. Le rimanenti 16 partite saranno effettuate con le formazioni della stessa Division (4 team per 4 incontri ciascuno) dato che alla vincitrice del proprio raggruppamento è riservato in ogni caso un posto nei playoff anche se questa arrivasse a fine stagione con un record non eccellente. Il totale, felice coincidenza, sarebbe proprio di 66 gare (30 più 20 più 16), una proposta molto interessante che in molti stanno portando avanti da più anni, sia per snellire il solito calendario da 82 partite (ritenuto esagerato e troppo fitto di impegni) sia per lo spettacolo dato che i giocatori sarebbero più riposati e senza impegni ravvicinati (tipo i back to back, match in cui una squadra gioca in 2 serate di seguito) aumenterebbero lo spettacolo sul parquet. Nei prossimi giorni su questo punto si attendono novità importanti.

    Intanto fa enormemente piacere dire che il lockout è ormai parte del passato, che prendano pure il via le danze che a giugno consegneranno ai posteri la nuova regina del basket NBA.

  • NBA, lockout: I giocatori rifiutano l’ultimatum e denunciano i proprietari

    NBA, lockout: I giocatori rifiutano l’ultimatum e denunciano i proprietari

    Potrebbe essere stata scritta la parola “fine” sulla stagione NBA 2011/2012: i giocatori hanno infatti rifiutato l’ultima proposta fatta loro qualche giorno fa dai proprietari. La situazione è decisamente critica perchè il sindacato degli atleti ha inoltre deciso di agire per vie legali contro l’associazione dei proprietari con un’azione di massa, la class action, per abuso di posizione dominante. Ormai solo un miracolo potrebbe riportare le parti in causa al tavolo delle trattative per cercare un nuovo accordo che quantomeno possa salvare il salvabile.

    • La proposta dei proprietari è inaccettabile. Siamo tutti uniti e adesso passiamo la palla agli avvocati. Siamo pronti a promuovere un’azione per la violazione delle leggi antitrust contro la NBA. E’ la decisione migliore per i giocatori, in molti, a livello individuale, hanno tante cose in gioco in termini di carriera e di posizione e crediamo che sia importante che tutti i giocatori ottengano un accordo per tutti coloro che arriveranno nella Lega nei prossimi 10 anni e anche oltre“.
    Nba | foto tratta dal web

    Queste le parole del rappresentante dei giocatori Derek Fisher in una conferenza stampa.

    Profondamente deluso il commissioner NBA David Stern che a questo punto vede lo spettro della cancellazione dell’intera annata farsi sempre più vicino e minaccioso:

    • Se penso che le possibilità di riprendere la stagione e che noi e i giocatori buttiamo al vento tutto il lavoro fatto sinora, credo che siamo di fronte a una vera tragedia“.

    Stern non ha ammesso che l’ennesimo rifiuto degli atleti e la causa che partirà nei prossimi giorni contro i proprietari avranno come logica conseguenza il protrarsi a tempo indeterminato del lockout ma da alcune fonti si è saputo che anche il commissioner pare ormai rassegnato a dover prendere in considerazione il fatto che tutta la stagione NBA debba essere necessariamente cancellata.

  • NBA, lockout: Martedì si decide, accordo oppure salta la stagione

    NBA, lockout: Martedì si decide, accordo oppure salta la stagione

    Altre 11 ore di trattative non sono bastate a scrivere la parola fine sul lockout NBA. Rispetto, però, alle altre riunioni c’è un lato positivo, ovvero il fatto che David Stern, commissioner della Lega, abbia detto chiaro e tondo ai giocatori che entro martedì si aspetta una decisione chiara e definitiva in merito: o viene accettata la proposta dei proprietari delle franchigie oppure salterà l’intera stagione 2011/2012 con buona pace di tutti (i limiti per ricucire lo strappo a quel punto sarebbero veramente minimi ed insufficienti).

    nba.com
    In sostanza il sindacato degli atleti entro martedì 15 novembre dovrà pronunciarsi positivamente o negativamente sull’ultima proposta che è stata fatta. Brevemente, la bozza di accordo prevede ricavi divisi in parti uguali (50% per entrambe le parti in causa) ma con qualche significativa concessione riguardo al salary cap fatta ai giocatori. Se la risposta sarà positiva ovviamente inizieranno i preparativi per dare il via alla tanto sospirata regular season, un campionato “mozzato” di sole 10 partite rispetto alla normalità, quindi con 72 match per squadra, che avrebbe nel 15 dicembre la data inaugurale. Tour de force per le squadre che sarebbero così chiamate a disputare nel corso di ogni singolo mese 18 partite anzichè le canoniche 15 per recuperare il tempo perduto. ma in sostanza la stagione sarebbe salva. In caso di risposta negativa è probabile che venga scritta la parola fine sul torneo che salterebbe del tutto: difficile infatti che poi i giocatori nei mesi e nelle riunioni successive accettino il 47% dei ricavi (Stern ha infatti messo in chiaro che questa sarà l’ultima proposta con divisione equa della “torta” dei guadagni, poi si passerà ad offerte al ribasso), anche perchè poi l’eventuale accordo sarà vincolante per una decina di anni (e forse più) e gli atleti non ci tengono per nulla a diminuire i propri salari in favore degli owners. Queste le parole di David Stern alla conclusione del meeting:

    • Non posso certo prevedere quello che farà il sindacato ma spero ardentemente che arrivi una risposta positiva in modo da poter partire il 15 dicembre con una stagione regolare da 72 partite“.

    Non particolarmente entusiasti della proposta  ricevuta, Derek Fisher e Billy Hunter hanno così risposto in coro:

    • Non ci sono stati progressi sufficienti per arrivare a un accordo e questo e’ molto deludente visto che noi tutti vogliamo tornare a giocare. Sicuramente questa non e’ la miglior offerta del mondo ma abbiamo il dovere di proporla ai rappresentati delle squadre“.

    Il tempo corre e lunedì diventa un giorno cruciale in attesa che poi martedì si arrivi al tanto sospirato lieto fine!

  • NBA, lockout: Atleti rigettano ultimatum, situazione critica

    NBA, lockout: Atleti rigettano ultimatum, situazione critica

    Tira aria di tempesta in NBA. Il sindacato dei giocatori, addirittura con qualche ora di anticipo sulla scadenza effettiva, hanno rifiutato la proposta dei proprietari, l’ultimatum che il commissioner David Stern aveva posto agli atleti qualche giorno fa e che prevedeva la spartizione quasi paritaria degli introiti della Lega, con il 51% che sarebbe andato nelle tasche delle Star NBA ed il 49% agli owners.

    nba.com
    Ovviamente dopo questi ultimi avvenimenti non si prospetta nulla di buono ed il lockout pare destinato a protrarsi ancora per molto tempo, alcuni parlano addirittura per tutta la stagione 2011/2012. Una dura presa di posizione quella dei giocatori che mandano un chiaro messaggio a Stern ed ai proprietari, pensiero che viene spiegato dalle parole di Derek Fisher, rappresentante degli atleti:

    • Il nostro pensiero è chiarissimo. Al momento, l’offerta messa sul tavolo dalla NBA non è accettabileContinueremo a discutere e a portare avanti quello che per noi rappresenta una giusta causa al fine di trovare un accordo economico corretto e che faccia crescere il movimento. E senza questo tipo di decisioni che per noi sono indubbi miglioramenti, il nostro movimento non crescerà e non credo si riuscirà a trovare un punto di incontro. I giocatori sono chiaramente preoccupati perché vorrebbero tornare a fare ciò che più amano ma allo stesso modo desiderano anche andare avanti a negoziare per portare a casa un risultato importante. Ma non lo si può fare accettando tutto ciò che ci viene chiesto dai proprietari delle franchigie quasi noi fossimo la parte debole alla quale deve essere imposto un ultimatum.”

    Sono comunque presenti dissidi anche all’interno del sindacato con alcuni atleti che spingono per firmare l’accordo e tornare a giocare. In primis Paul Pierce, stufo dell’atteggiamento dei suoi rappresentanti e principale promotore della decertificaton, ovvero lo scioglimento del sindacato: al suo fianco ci sarebbero circa 200 atleti, numero sufficiente per avviare le pratiche di scioglimento (è richiesto, per farlo, il 30% degli iscritti), una questione spinosa che dovrà essere valutata attentamente da Fisher ed Hunter che forse stanno tirando troppo la corda nella questione della divisione dei proventi. Proprio il fatto di doversi “guardare” su 2 fronti (interno ed esterno) potrebbe portare il playmaker dei Lakers a chiedere un nuovo incontro ai proprietari per cercare un nuovo tipo di accordo che si aggira sul 53% degli introiti totali, ma da ciò che trapela dagli ambienti NBA sono proprio gli owners che forti di questo rifiuto al loro ultimatum pretenderebbero ora loro il 53% della “torta”, con l’inserimento nel nuovo contratto di salary cap hard e rinnovi contrattuali dei giocatori più corti e molto meno pesanti a livello di bilancio. Una situazione molto complicata, per nulla risolvibile in poco tempo e che addirittura potrebbe portare Stern alla cancellazione di altre 2-3 settimane di gare nei prossimi giorni. E la delusione dei tifosi cresce di giorno in giorno…

  • NBA, lockout: Ultimatum per i giocatori

    NBA, lockout: Ultimatum per i giocatori

    Sembra arrivata ad un punto di svolta la situazione in NBA per sbloccare o rendere definitivo per il resto della stagione (con buona pace di tutti i fans e degli appassionati) il lockout che ormai attanaglia la Lega da circa 6 mesi.

    nba.com
    Il commissioner David Stern ha reso noto che entro mercoledì il sindacato dei giocatori dovrà accettare una proposta del 51% sulla spartizione degli introiti, altrimenti la nuova (ed eventuale) offerta sarà al ribasso: non più del 47%, una specie di ultimatum (anche se a bene vedere lo è a tutti gli effetti)  che mette alle strette l’associazione degli atleti già fortemente in crisi per via di alcuni dissidi interni che potrebbero portare allo scioglimento del sindacato con pesanti e forse irrimediabili conseguenze. Una presa di posizione netta e chiara quella dei proprietari e di David Stern (come mai era avvenuto in precedenza) che vuole incrinare le certezze del sindacato giocatori che se dovesse continuare a rifiutare le proposte della controparte avrebbe il “merito” di far saltare completamente tutta la stagione agonistica! Queste le parole di Stern dopo l’ultimo incontro:

    • Speriamo che il rinvio porti il sindacato a definire la propria posizione e ad accettare l’accordo. Non farò percentuali o previsioni, niente del genere. Vogliamo che i nostri giocatori scendano in campo perché vogliamo avere un campionato“.

    A giudicare dalle parole del legale dei giocatori Jeffrey Kessler però è veramente difficile ipotizzare un accordo:

    • Non si lasceranno intimidire. Vogliono giocare, vogliono un campionato, ma non sacrificheranno il futuro di tutti i giocatori NBAdavanti a questo tipo di minacce. Derek Fisher non la vede così, Billy Hunter non la vede così, il comitato esecutivo non la vede così…!

    Proprio Fisher con un’ultima dichiarazione non lascia trapelare nulla di buono:

    • È un’altra giornata triste per i nostri tifosi e per tutti i lavoratori del settore. Noi abbiamo fatto uno sforzo per provare a concludere l’accordo…
  • La NBA e la sua stagione “fantasma”…

    La NBA e la sua stagione “fantasma”…

    Per tutti gli appassionati del basket NBA la data del 2 novembre 2011 era cerchiata in rosso sul calendario: nella notte avrebbe dovuto prendere il via l’attesissima regular season con 3 partite affascinanti, con il match tra i Dallas Mavericks neo campioni della Lega ed i Chicago Bulls che avrebbe dovuto prevedere anche la consegna degli anelli per il titolo conquistato qualche mese fa dai texani contro i Miami Heat in Finale, la sfida tra Houston Rockets e gli Utah Jazz e l’incontro tra i Los Angeles Lakers del neo assistant-coach Ettore Messina e gli Oklahoma City Thunder del fenomenale Kevin Durant, la stella della NBA nel prossimo decennio. Ed invece tutto questo rimarrà un programma senza via di realizzazione per via del lockout.

    NBA.com
    Non vogliamo esaminare per l’ennesima volta le colpe, i meriti, i demeriti, le buone intenzioni delle parti in causa (associazione dei giocatori, capitanata da Derek Fisher, da un lato e i proprietari dall’altro, appoggiati dal Commissioner David Stern) vogliamo solo sottolineare il grave danno che questa situazione sta portando a tutti coloro che credono fermamente in questo sport, tutti noi tifosi che siamo pronti a “sacrificare” una fetta importante del nostro tempo per seguire le gesta degli atleti e le sorti delle squadre in nome di una passione innata che ci rende partecipi quotidianamente di uno spettacolo unico, di rara bellezza e che purtroppo per via delle ultime vicende ci lascia molto delusi. Ultimamente si è mosso anche il Presidente degli Stati Uniti Barak Obama, ma anche i suoi consigli sono caduti nel vuoto e tutto è rimasto esattamente come prima, anzi, forse, peggio di prima. La crisi economica che sta attanagliando gli sport americani è evidente ma i fatti degli ultimi mesi ci lasciano in dote una considerazione triste e desolante, ovvero quella che ormai l’unica cosa che conta in ambito sportivo sono i soldi, il denaro e le prospettive di guadagno. Da questa situazione, permetteteci di dire, ne escono male entrambe le parti, i giocatori che attraverso messaggi fiduciosi ai tifosi di voler trovare una soluzione sulla spartizione dei proventi tuttavia dimostrano che il motivo principale delle loro imprese sui parquet sono i ricchi contratti garantiti a cui non vogliono rinunciare per nessuna ragione, ed i proprietari che ora vorrebbero rimediare a tutti gli errori commessi in più di 10 anni di gestione dalla firma dell’ultimo contratto collettivo che ha dato la possibilità di elargire emolumenti principeschi ad atleti che in fondo non se lo meritavano e che ha creato così delle perdite consistenti all’interno del sistema ora non più sopportabili. E’ per questo che esaminando i fatti (che poi sono l’unica cosa che conta in questi momenti delicati) la soluzione, al di là dell’ottimismo di facciata che alcune volte risulta anche indecente perchè prende in giro i tifosi, è ben lontana dall’essere trovata, i più ottimisti sperano che, come già successo nel lontano 1998/1999, la stagione possa partire da gennaio 2012, una regular season “mozzata” che però salverebbe onore e “faccia” ad una Lega che sta perdendo molto, non solo in termini economici ma soprattutto in credibilità! I ben informati parlano addirittura di un anno di stop (come successe nella NHL nel 2004/2005 e che portò alla cancellazione dell’intero campionato), un’ipotesi quasi surreale. Surreale perchè basta dare tranquillamente un’occhiata, su siti specializzati, agli enormi guadagni che alla fine percepiscono le star del basket d’oltreoceano. Una vera valanga di soldi, per carità magari anche ampiamente guadagnati, ma rinunciare a qualche milione e dare un esempio di attaccamento ai valori dello sport sarebbe un gesto alquanto gradito e forse anche doveroso da parte di chi ha fatto le sue fortune (economiche, di immagine e non solo) proprio grazie all’attività sportiva. In molti riusciamo ad andare avanti nella nostra vita con poche migliaia di euro guadagnate nell’arco di un anno, non necessariamente deve esserci l’esigenza di avere uno stipendio milionario e di poter acquistare ogni genere di lusso. Evidentemente così non la pensa chi si è ormai abituato ad un determinato stile di vita al quale non vuole rinunciare anche a discapito di tutte quelle persone (chiamate comunemente fans) che hanno contribuito alle sue fortune. Perchè, ricordiamolo, che uno sport senza seguito non permette di essere pagati lautamente e profumatamente, uno sport senza seguito è più o meno come una macchina bellissima, costosissima e con tutti i comfort ma senza benzina: ovvero inutilizzabile perchè non potrà mai percorrere neanche un metro di strada…

  • NBA: Si torna indietro, il lockout prosegue e non si gioca fino a dicembre

    NBA: Si torna indietro, il lockout prosegue e non si gioca fino a dicembre

    Non è servito a nulla neanche l’intervento di Barak Obama (leggi l’articolo) per cercare di spronare le parti in causa (quella dell’associazione dei proprietari e quella dei giocatori) per porre fine alle discussioni e poter trovare una soluzione al lockout NBA.

    nba.com
    Chi si aspettava una stretta di mano e l’inizio delle operazioni per dare il via alla stagione regolare è rimasto purtroppo deluso, anzi, l’unico effetto sortito dalla riunione di ieri è stato, come già ampiamente preventivato e riportato qualche giorno fa (leggi l’articolo), la cancellazione di altre 2 settimane di gare, quindi niente NBA almeno fino agli inizi di dicembre. Il pomo della discordia riguarda sempre e solo la spartizione dei proventi con i giocatori che vogliono restare al di sopra del 52% ed i proprietari che chiedono una divisione “ex aequo” del 50%. Un probabile nuovo incontro è fissato per la prossima settimana, amaro è il commento del commissioner Davids Stern che aveva sperato nel “miracolo” fino all’ultimo:

    • Abbiamo sperato fino all’ultimo di poter trovare un accordo, ma il sindacato ha troncato le discussioni, il tempo stringe e il calendario è impietoso, per cui siamo costretti a cancellare altre partite“.

    E con questa cancellazione di 2 settimane ulteriori di gare svanisce anche l’ultima residua possibilità di vedere un campionato con le canoniche 82 partite. Questo invece il commento di Derek Fisher, presidente del sindacato giocatori:

    • Non siamo riusciti ad avvicinarci abbastanza, ovviamente vogliamo trovare un accordo, abbiamo fatto tante concessioni ma evidentemente per i proprietari non è sufficiente. Non sappiamo quando ci incontreremo ancora ma speriamo di poter arrivare a una soluzione il prima possibile“.

    Fare previsioni resta difficile, non sappiamo quando e come questa vicenda potrebbe trovare un lieto fine. Intanto a giovarsi di questa situazione sono le squadre europee che potranno contare sui giocatori NBA, che hanno firmato un contratto per giocare nel Vecchio Continente, ancora per qualche altra settimana.