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  • Consigli Fantacalcio 38° giornata Serie A 2018/19

    Consigli Fantacalcio 38° giornata Serie A 2018/19

    Siamo giunti all’ultimo appuntamento con la Serie A 2018/19 e ci sono ancora alcuni verdetti da emettere: chi andrà in Champions League insieme a Juventus e Napoli, chi in Europa League con la Lazio? Chi retrocederà facendo compagnia a Frosinone e Chievo?

    Con il ritorno della Serie A torna anche il Fantacalcio e di conseguenza anche la nostra rubrica Consigli Fantacalcio.

    La trentottesima ed ultima giornata della Serie A 2018/19, si svolgerà su 2 giorni: sabato e domenica. Si partirà con un doppi anticipo al sabato, uno alle 18 ed uno alle 20.30. La domenica si aprirà con una gara alle 15, ci sarà un’ulteriore partita alle 18 e poi 6 gare in contemporanea alle ore 20.30 che andranno a chiudere la giornata e di conseguenza anche il campionato.

    Ad aprire le danze toccherà, nell’anticipo del sabato alle 18, alla sfida tra le due già retrocesse Frosinone-Chievo. Alle 20.30 toccherà poi a Bologna-Napoli. La domenica si aprirà con una gara alle 15 che promette gol e spettacolo, Torino-Lazio. Alle 18, sempre di domenica, si sfideranno Sampdoria e Juventus. Alle 20.30, sempre domenica, si giocheranno sei gare che completeranno il programma e decideranno i destini di Champions League e salvezza: Atalanta-Sassuolo, Cagliari-Udinese, Fiorentina-Genoa, Inter-Empoli, Roma-Parma e Spal-Milan. Queste gare andranno a chiudere la diciannovesima giornata del girone di ritorno e faranno calare il sipario sul campionato di Serie A 2018/19.

     

    CONSIGLI FANTACALCIO 38° GIORNATA SERIE A

    FROSINONE – CHIEVO sabato 25/5 ore 18

    CONSIGLIATI: CIANO (F), VIGNATO (C)

    SCONSIGLIATI: CAPUANO (F), TOMOVIC (C)

    SORPRESE: DIONISI (F), GRUBAC (C)

     

    BOLOGNA – NAPOLI sabato 25/5 ore 20.30

    CONSIGLIATI: ORSOLINI (B), MILIK (N)

    SCONSIGLIATI: MBAYE (B), MAKSIMOVIC (N)

    SORPRESE: POLI (B), VERDI (N)

     

    TORINO – LAZIO domenica 26/5 ore 15

    CONSIGLIATI: BELOTTI (T), MILINKOVIC-SAVIC (L)

    SCONSIGLIATI: ANSALDI (T), CATALDI (L)

    SORPRESE: MEITE’ (T), PAROLO (L)

     

    SAMPDORIA – JUVENTUS domenica 26/5 ore 18

    CONSIGLIATI: QUAGLIARELLA (S), CRISTIANO RONALDO (J)

    SCONSIGLIATI: COLLEY (S), CACERES (J)

    SORPRESE: CAPRARI (S), DYBALA (J)

     

    ATALANTA – SASSUOLO domenica 26/5 ore 20.30

    CONSIGLIATI: ILICIC (A), BERARDI (S)

    SCONSIGLIATI: MANCINI (A), DJURICIC (S)

    SORPRESE: BARROW (A), LOCATELLI (S)

     

    CAGLIARI – UDINESE domenica 26/5 ore 20.30

    CONSIGLIATI: JOAO PEDRO (C), OKAKA (U)

    SCONSIGLIATI: KLAVAN (C), HALFREDSSON (U)

    SORPRESE: DESPODOV (C), PUSSETTO (U)

     

    FIORENTINA – GENOA domenica 26/5 ore 20.30

    CONSIGLIATI: CHIESA (F), CRISCITO (G)

    SCONSIGLIATI: VITOR HUGO (F), BESSA (G)

    SORPRESE: VLAHOVIC (F), LAPADULA (G)

     

    INTER – EMPOLI domenica 26/5 ore 20.30

    CONSIGLIATI: POLITANO (I), FARIAS (E)

    SCONSIGLIATI: MIRANDA (I), VESELI (E)

    SORPRESE: VECINO (I), BENNACER (E)

     

    ROMA – PARMA domenica 26/5 ore 20.30

    CONSIGLIATI: DZEKO (R), KUCKA (P)

    SCONSIGLIATI: KLUIVERT (R), GAZZOLA (P)

    SORPRESE: DE ROSSI (R), BRUNO ALVES (P)

     

    SPAL – MILAN domenica 26/5 ore 20.30

    CONSIGLIATI: PETAGNA (S), PIATEK (M)

    SCONSIGLIATI: SCHIATTARELLA (S), MUSACCHIO (M)

    SORPRESE: PALOSCHI (S), CASTILLEJO (M)

  • Capolavoro Roma, Di Francesco riscrive la storia

    Capolavoro Roma, Di Francesco riscrive la storia

    Un’impresa, una parte di storia del calcio che viene riscritta, la Roma di Di Francesco riesce a compiere quello che prima della gara sembrava impossibile: rimontare la sconfitta dell’andata e conquistare la semifinale di Champions League.

    Una partita praticamente perfetta quella dei giallorossi, un gol segnato subito, una difesa perfetta che non concede niente al temibile attacco dei catalani, il rigore trasformato da De Rossi ad inizio ripresa e il gol decisivo di Manolas a meno di dieci minuti dalla fine.

    Il destino ci ha messo lo zampino anche in questa serata, De Rossi e Manolas, autori di due sfortunati autogol al Camp Nou, diventano marcatori ed eroi della serata dell’Olimpico. 

    Meriti ai calciatori, ma anche al tecnico Di Francesco che si è giocato questa sfida con la difesa a tre, molto spesso alta e pronta a rilanciare l’azione.

    Il migliore in campo è stato quello che a gennaio sembrava dovesse lasciare la Serie A: Edin Dzeko, glaciale sotto porta, abile a far salire la squadra e a pressare la difesa avversaria, una prestazione da 9 in pagella.

    Veniamo al racconto della gara.

    La Roma prova a rendersi aggressiva ma al 3° minuto i giallorossi si fanno trovare scoperti e prima Sergi Roberto calcia in porta ma Alisson è bravo e blocca agevolmente, poi ci prova anche Messi ma il pallone finisce alto. Sembra una Roma in difficoltà ma al 6° De Rossi pennella un lancio perfetto per Dzeko che in area controlla e batte ter Stegen. I blaugrana non hanno una reazione intensa, anzi sono i padroni di casa a rendersi pericolosi con il colpo di testa di Schick fuori non di molto al 13°. La Roma gioca bene e al 25° Kolarov si porta alla conclusione dall’interno dell’area, Piqué in contrasto salva in corner. Al 29° Fazio crossa in maniera perfetta per Schick che solo in mezzo all’area colpisce di testa ma non inquadra lo specchio. Ancora Roma, al 37° Dzeko si fa trovare pronto a colpire di testa sul cross di Florenzi ma ter Stegen con il riflesso alza in corner. Il Barcellona prova a rendersi pericoloso su calcio di punizione ma Messi calcia ampiamente alto. Il primo tempo si chiude sul 1-0.

    Si riparte con gli stessi 22 in campo. Il secondo tempo ricomincia come era finito il primo, pressing intenso e potenziali occasioni per i giallorossi, pochissimo Barcellona. Al 58° Dzeko è bravissimo ad anticipare Piqué in area, lo spagnolo interviene in scivolata e commette fallo, dal dischetto De Rossi è freddissimo e porta i suoi sul 2-0. La Roma rifiata, il Barcellona cerca di spingersi in avanti ma Alisson non corre rischi. Al 67° grande occasione per Nainggolan che cerca di colpire al volo ma il suo tiro è debole e ter Stegen blocca. Al 73° si rivede Messi ma il suo tiro da fuori viene bloccato agevolmente da Alisson. Al 79° l’Olimpico grida al gol, un cross perfetto di Florenzi pesca El Shaarawy sul secondo palo, il Faraone colpisce al volo ma il riflesso di ter Stegen è mostruoso e il Barça si salva. Al 83° però il gol arriva, corner di Under, anticipo perfetto di Manolas e colpo di testa vincente. Al 92° brivido per la Roma, Alisson non si intende con il difensore e commettono un pasticcio in uscita, il tentativo da lontano di Dembelé finisce sopra la traversa non di molto. Finisce così, impresa della Roma che riesce a ribaltare il pesante k.o. dell’andata e a volare in semifinale.

     

    ROMA – BARCELLONA 3-0 (6° Dzeko, 58° rig. De Rossi, 82° Manolas)

    Roma (3-5-2): Alisson; Manolas, Fazio, Juan Jesus; Florenzi, De Rossi, Nainggolan (77° El Shaarawy), Strootman, Kolarov; Dzeko, Schick (72° Under).

    Allenatore: Di Francesco.

    Barcellona (4-4-2): ter Stegen; Semedo (84° Dembelé), Pique, Umtiti, Jordi Alba; Sergi Roberto, Busquets (84° Paco Alcacer), Rakitic, Iniesta (80° Andrè Gomes); Messi, Suarez.

    Allenatore: Valverde.

    Arbitro: Turpin.

    Ammoniti: Fazio (R), Juan Jesus (R), Piqué (B), Messi (B), Suarez (B)

  • Ultima spiaggia per la Roma. A Leverkusen per vincere

    Ultima spiaggia per la Roma. A Leverkusen per vincere

    Una partita da dentro o fuori, stasera la Roma si gioca il suo futuro in Champions League contro il Bayer Leverkusen. Maledetta fu l’ultima gara contro il Bate Borisov, eppure l’esordio con il Barcellona poteva far presagire qualcosa di positivo. Non è finita, ma quella della BayArena è l’ultima spiaggia. Vincere per poter sperare ancora nella qualificazione, nella peggiore delle ipotesi almeno non perdere sarebbe positivo perché una sconfitta costringerebbe la squadra di Rudi Garcia a dover fare nove punti nelle tre partite di ritorno, il che sarebbe praticamente impossibile. Meglio non fare calcoli e giocare da Roma questa sera, andando anche contro i pronostici e i numeri che vedono i giallorossi sfavoriti.

    Miralem Pjanic | Foto Twitter
    Miralem Pjanic | Foto Twitter

    Due vittorie nelle ultime dodici sfide in Germania, l’ultima soddisfazione è datata 2001, contro l’Amburgo. Squadra ostica il Leverkusen che nei preliminari, se stiamo a vedere le coincidenze, eliminò l’altra romana, la Lazio, perdendo a Roma ma rifilando un passivo pesante in casa, dove gli avversari hanno dimostrato di essere difficili da battere. Gioca un calcio moderno la formazione tedesca, che non ha nella difesa il reparto migliore, ma che dal centrocampo in su, con tre uomini di qualità dietro a una punta esperta, sa fare la differenza.

    La Roma ha iniziato a carburare davanti, non ha mai fatto fatica a dire il vero a trovare la via della rete, ma dietro sembrano arrivare i maggiori problemi, lo dicono i numeri, le reti subite. Le soluzioni non mancano, ma la retroguardia giallorossa ha spesso traballato, tanti, forse troppo dall’inizio di stagione a questa parte, sintomo che qualcosa non va. Invertire la rotta, trovare solidità, quella che servirà ancor di più alla Roma per arginare gli uomini offensivi del Bayer, senza rinunciare alle ripartenze ripartenze, l’arma con cui colpire un reparto arretrato non certo irresistibile.

    Ancora fuori Totti, Strootman e Keita, Dzeko è disponibile ma non verrà rischiato, almeno dall’inizio da Garcia, che ne ha fatto a meno anche contro l’Empoli.

    Alessandro Florenzi | Foto Twitter
    Alessandro Florenzi | Foto Twitter

    Rispetto alla sfida vinta con i toscani cambia un centrale, visto che probabilmente Castan si siederà in panchina, sostituito al fianco del confermato Manolas da Rudiger, a corrente alternata in questo inizio di stagione. Digne e Torosidis saranno i laterali, con il greco favorito su Maicon. Saranno chiamati a tenere bassi gli esterni avversari e ad attaccare, mentre a centrocampo non si può non prescindere da Pjanic e De Rossi. Il “folletto” bosniaco è capace di dare geometrie e segnare gol come quello di sabato da calcio da fermo, l’italiano invece è fondamentale per carisma e capacità di andare in rete. Nainggolan si riprende la mediana, davanti ci saranno Florenzi, Salah e Gervinho, la velocità sarà quindi l’arma da sfruttare.

    Dall’altra parte i due centrali Tah e Toprak sono più fisici e potranno soffrire gli attaccanti, laddove Donati, ex Inter, e Wendell saranno i terzini, il secondo non certo un difensore. Kramer e Kampl faranno filtro in mezzo, cercando di spezzare le manovre romaniste, mentre Bellarabi, Calhanoglu e lo svizzero Mehmedi saranno alle spalle del “Chicharito” Hernandez. Il messicano rileverà Kiessling, non al meglio e quindi non rischiato con ogni probabilità dal tecnico Schmidt che dovrà fare a meno ancora degli indisponibili Hilbert e Haranguiz.

    La Roma per sperare, servirà la gara perfetta, e gli uomini di Rudi Garcia hanno nelle corde la possibilità di battere un seppur forte Bayer Leverkusen. Il fischio d’inizio sarà alle 20.45. Vietato sbagliare.

     

  • De Rossi, bandiera eterna e 500 volte giallorosso

    De Rossi, bandiera eterna e 500 volte giallorosso

    Che fosse un predestinato si era visto dai primi calci tirati ad un pallone. Daniele De Rossi, romano e romanista doc ha scritto e sta scrivendo pagine indelebili della storia della Magica, insieme a Totti, due amici prima che compagni. Quante presenze, gol pesanti, sia con la maglia giallorossa che con quella azzurra della Nazionale. Un centrocampista a tuttotondo, ma non solo. Da sempre e per sempre nella Roma, fin da piccolo, esclusa una piccola parentesi. Figlio d’arte, sboccia subito, con l’esordio in prima squadra, le prime sfide dal sapore europeo, le prime di una lunga serie. Adesso, arrivato ormai a quota 500 presenze sabato contro l’Empoli, gara in cui ha potuto anche festeggiare la sua rete numero 52 in carriera, ha ancora tanto da dare per i colori che ha sempre amato.

    Adem Ljajic e Daniele De Rossi
    Adem Ljajic e Daniele De Rossi

    Quello tra Danielino e la Roma è un amore sbocciato presto, all’età di 11 anni, dopo aver fatto prima il terzino e l’attaccante nell’Ostiamare, squadra dove è nato. Papà Alberto, ex giocatore e a quei tempi allenatore della Primavera, gli avrà fatto scattare la scintilla decisiva. Dopo il no secco due anni prima nonostante la chiamata da parte del club capitolino arriva la decisione, quella che lo porterà alla Roma, da dove non si slegherà più. Viene arretrato a centrocampo, il ruolo che più gli si addice, lo diciamo ora che di partite sue ne abbiamo viste, ma la scelta di cambiare la sua posizione in campo fu la più giusta.

    Tanta “garra”, direbbero alla sudamericana, la nostra grinta e cattiveria agonistica per capirci, forza e polmoni, una visione di gioco ottimale, intelligenza tattica e una grande capacità in fase realizzativa. I primi assaggi delle sue qualità De Rossi li dà con la maglia della Primavera. Arriva il 2001 poi, la Roma dello Scudetto, infarcita di campioni e con un “genio” come Fabio Capello in panchina. Qualcosa di calcio ci avrà capito e il coraggio di buttarlo in campo in Champions League nel secondo tempo a soli 18 anni fu il sintomo che in quel ragazzo c’erano doti fuori dal comune. Personalità da vendere per il ragazzo, l’emozione, quella tanta, ma nascosta dalla stoffa di quello che sarebbe diventato un campione. Non si era sbagliato chi ne parlava bene quella volta.

    Crescita giorno dopo giorno, allenamenti, voglia di arrivare, ma in quella stagione l’allenatore non lo gettò nella mischia in serie A forse per non bruciarlo. L’esordio nel nostro campionato è lontano 12 anni, era il 23 gennaio del 2003, contro il Como, ma la gioia più grande è la prima dall’inizio, quella che non scorderà mai. In casa, lui che prima era abituato ad andare in curva, davanti al pubblico romanista, da titolare segna il suo primo gol con la Roma. In più la squadra vince con il Torino, il massimo per un ragazzo con la ” Lupa ” nel cuore, non avrebbe potuto chiedere inizio migliore.

    A 21 anni diventa già una pedina fondentale, cui è difficile rinunciare, il suo primo gol in Champions arriva contro i marziani del Real Madrid, non certo una rete come le altre, anche se il risultato non sorrise alla Roma. Inizia a fare partite di grande spessore, tanto da diventare inamovibile, reti anche pesanti, non c’è allenatore che non lo stimi per le sue immense qualità e per la sua polivalenza. Il 2004 lo vede esordire anche con la maglia azzurra, dove Lippi non fa fatica a sfruttarne le doti. Anche lì, esordio con gol, ma non è l’unica soddisfazione di quell’anno, in cui è uno dei principali artefici della vittoria degli Europei Under 21. Se non si era ancora capito, questo poteva essere un campione vero, un leader in campo e le prestazioni non fanno che certificarlo. Nel Mondiale tedesco, quello storico vinto dagli azzurri, è uno dei protagonisti, tanti lo vogliono, ma mai e poi mai direbbe addio alla sua Roma.

    Nel 2006 è il miglior giovane e nella stagione successiva, dove la guida tecnica passa da Spalletti a Ranieri, la musica non cambia, lo dimostra il premio come miglior calciatore italiano. Se uno a 24 anni è già capitano a un Mondiale, quello non felice in Sud Africa, e indossa la 10 che era stata fino a quel momento di Totti non si può non confermare che quella sia la carriera di un predestinato, erede del “Pupone”, suo modello di calciatore, amico e compagno di mille battaglie.

    Arriva Luis Enrique, non cambia niente, l’unico che non lo vede e lo fa stare in panchina è Zeman, quella con il boemo è una stagione complicata per la Roma e per lo stesso De Rossi, che però zitto da vero professionista aspetta il momento per dimostrare di essere ancora quello di sempre. Non ce n’era bisogno, ecco che con l’arrivo di Rudi Garcia torna a prendere le redini del centrocampo. Gioca con una naturalezza e ormai è anche maturato, aiuta i compagni, è sempre nel posto giusto al momento giusto, impiegato anche come difensore centrale, fa prestazioni sublimi.

    Nel maggio del 2014 diventa il terzo calciatore con più presenze in serie A nella storia della Roma, ma la storia l’ha scritta proprio sabato, arrivando a 500. “Capitan futuro” a 32 anni ha ancora tanto da dare, nessuno più di lui in grado di raccogliere l’eredità di Francesco Totti. Sembra ancora un ragazzino, forse con un pò di barba in più di 14 anni fa, ma con la stessa fame di sempre. Un grande giocatore dietro la figura di un grande uomo, ecco chi è Daniele De Rossi, l’eterna bandiera, come recitava lo striscione esposto al Colosseo per celebrarlo. Sabato la Curva vuota, non una gran risposta, ma stasera, dove saranno già 501 per il centrocampista romano, c’è bisogno del sostegno di tutta la parte giallorossa della Capitale, anche a distanza, perchè vincere in Germania sarebbe il regalo più grande.

  • Serie A, il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto

    Serie A, il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto

    Siamo alla fase cruciale della stagione in Serie A, siamo all’ultimo step che pare anticipato rispetto alle previsioni di quest’estate. Tuttavia gli ultimi 20 minuti di Roma-Juventus hanno detto poche cose ma in modo netto e conciso. La Juventus è la squadra più forte in questo momento e i punti di vantaggio sulla Roma sono veritieri, ma il vantaggio costruito da madama è molto probabilmente figlio di una gestione diversa e più condizionata, da parte di Rudi Garcia sui suoi uomini.

    Gli ultimi venti minuti del match di ieri sera hanno fatto capire anche al più nostalgico tifoso giallorosso che, se vuoi competere con una squadra quadrata e impenetrabile, dal punto di vista del rendimento, come la Juventus devi attingere da tutte le tue forze senza guardare nomi o cognomi di chi hai in rosa. Non è un caso infatti che il miglior calcio espresso dalla Roma nel finale di partita sia avvenuto dopo i cambi di Francesco Totti e Daniele De Rossi.

    Francesco Totti e Daniele De Rossi in panchina | Foto Twitter
    Francesco Totti e Daniele De Rossi in panchina | Foto Twitter

    Nessuno discute la classe e l’immensa portata caratteriale che ha la presenza del capitano giallorosso in campo, tuttavia se la condizione ballerina di Totti non è al top in una sfida così importante forse è meglio far giocare chi tecnicamente è più debole ma può portare maggiore dinamismo. La stessa cosa vale per De Rossi, in 20 minuti ha fatto due entrate sulle gambe degli avversari che, se fosse stato un match di coppa europea, sarebbero stati sanzionati con due gialli e la conseguente espulsione, segno di una esagerata foga agonistica e di poca tranquillità nell’affrontare l’avversario. Oltre a questo i giocatori giallorossi, tutti, dovevano fare la partita della vita per riaprire il campionato a cominciare proprio dai due calciatori simbolo ed invece la riscossa è avvenuta da chi è partito dalla panchine e la rete che ha riaperto il match è arrivata dal giocatore più saggio e che per tutti i novanta minuti è apparso più tranquillo, al pari proprio dell’avversario.

    La lite tra il primo ed il secondo tempo tra Holebas e De Sanctis poi, aumenta la sensazione che per la Roma era la partita della vita nella testa dei giocatori, ma che non sono riusciti a trasformare quanto avevano in testa sul terreno di gioco, segno di grande inferiorità nei confronti di chi ormai da tre anni è regina indiscussa della Serie A e che pur cambiando tecnico e modulo di gioco (non ieri sera) ha una capacità mentale di mangiarsi l’avversario, chiunque esso sia, mostruosa almeno in Italia.

    Il bicchiere è mezzo pieno per i giallorossi perché in quei venti minuti finali hanno l’esempio di quello che devono fare nelle prossime partite, correre, aggredire, segnare, vincere riposarsi e poi ricominciare. Ma è una cosa che si può fare solo se hai fiducia dei tuoi mezzi e se usi le energie di tutti senza badare ai cognomi di chi hai in rosa, in questo Garcia la scorsa stagione era stato bravissimo, in questa sembra diventato succube delle scelte. Ad inizio stagione guardando qualitativamente le due rose tutti eravamo d’accordo nel dire che la Roma aveva raggiunto la Juventus, poi però una ha sfruttato tutti i suoi uomini compresi quelli che sembravano perduti per sempre (Pepe) l’altra no.

    Per la Roma il bicchiere è mezzo vuoto perché nello scontro diretto in casa ha perso l’occasione di togliere punti alla Juventus e staccare il Napoli, due piccioni con una fava, inoltre ha dato un altro punto di vantaggio ai bianconeri. Perché se il campionato di Serie A finisse a pari punti gli scontri diretti diventerebbero determinanti, quindi oggi la Roma deve finire la stagione con un punto in più della Juventus quindi da 9 punti siamo passati a 10.

    La Juventus vede il bicchiere mezzo pieno perché ha tenuto a bada la lupa che abbaiava famelica nel suo terreno di caccia e ne esce come detto con un altro piccolo margine di vantaggio. L’aver giocato la partita di ieri, in casa della Roma, senza Pogba e Pirlo essere andata in vantaggio per prima e aver rischiato di chiudere definitivamente il discorso è un’iniezione incredibile di autostima.

    Al tempo stesso resta anomalo per la Signora vedere il bicchiere mezzo vuoto, dopo tre anni di successi e di consapevolezze, ma la verità è che a questa squadra manca il killer instinct fatale, quello che dopo la rete di Tevez avrebbe fatto scattare la molla e avrebbe definitivamente ucciso il campionato di Serie A. In Italia potrebbe essere un piccolo problema ma in Europa questo fattore potrebbe essere determinante a cominciare dal ritorno di Champions League a Dortmund, perché la Juventus a Torino aveva avuto le occasioni per chiudere il discorso qualificazione anticipatamente e non lo ha fatto. Il dato positivo su cui deve lavorare Allegri è che se la Juventus gioca in modo tranquillo e con la testa sgombra in casa della Roma può fare altrettanto in casa dei tedeschi e allora di conseguenza il killer instinct può arrivare quando meno te lo aspetti e potrebbe ulteriormente trasformare questa squadra.

  • Consiglio Federale: lunedi si decide il nuovo Presidente

    Consiglio Federale: lunedi si decide il nuovo Presidente

    Il giorno decisivo sarà lunedi prossimo, l’11 agosto, il giorno del Consiglio Federale che deciderà il successore di Giancarlo Abete. Ma già quest’oggi potrebbe essere stata una giornata di quelle che lasciano il segno. Lui, come l’altro candidato alla presidenza Demetrio Albertini, non erano presenti a Firenze dove si è svolta l’elezione dei due consiglieri federali  della Lega Pro nel gran giorno in cui sono stati stabiliti i tre gironi della prossima Lega Pro Unica. Per una volta uniti, i due contendenti, hanno deciso di non darsi battaglia in pubblico, almeno per oggi.

    Albertini, però, non ha nulla da perdere, Quando si è candidato aveva dalla sua parte soltanto il 30% dei voti: 10% allenatori, 20% atleti. La Lega Dilettanti e la Lega Pro non si sono fino a ora scomposte, decidendo di seguire il percorso tracciato dai rispettivi presidenti Carlo Tavecchio e Mario Macalli e regalando al primo dei due un pacchetto che vale da solo la maggioranza assoluta: 34% rappresentato dalla Lega Dilettanti e 17% per la Lega Pro. In data odierna la Lega Pro si è mantenuta compatta dalla parte di Tavecchio, queste le parole del Presidente Macalli:

    “La Lega Pro è unita, poi che una Lega con 60 società possa perdere quattro, cinque o sei adesioni al momento del voto non mi meraviglia affatto. Come Lega Pro quando abbiamo preso un impegno lo abbiamo sempre mantenuto. Abbiamo perso dei voti anche quando eravamo un blocco di granito.  Rispetto chi non la pensa nella stessa maniera. L’importante -evidenzia- è che la maggioranza di questa lega sia quella che ha dimostrato di essere questa mattina. Tutte le richieste su cui ci sono state votazioni oggi sono state votate all’unanimità, non a maggioranza.”

    Demetrio Albertini
    Demetrio Albertini

    Sono oramai quotidiane le prese di posizione tra i favorevoli all’elezione di Tavecchio e i contrari. A dire la loro sono stati due pilastri della nazionale italiana: se per lo juventino Giorgio Chiellini: “Albertini è la persona giusta per cambiare il calcio italiano”; per il romanista Daniele De Rossi: “In America, Francia e Inghilterra per cose cosi sopo un giorno ti fanno dimettere. Non giudico la persona, ma le parole di Tavecchio sono gravi

    L’Italia ha già perso quello scarso credito internazionale che vantava, si è già esposta a un nuovo biennio di risolini da parte della Fifa e della Uefa per via delle frasi di un potenziale presidente fuori luogo, Tavecchio ha perso completamente credibilità ancor prima di essere eletto, ancor prima che si potesse entrare nel merito dei programmi, giudicare il suo operato e le sue intenzioni. Tavecchio ha già perso, soprattutto, perchè il contropotere, sul quale ha fatto leva magistralmente Andrea Agnelli, lo ha già messo spalle al muro. Lotito potrà anche riuscire a portarlo alla guida del calcio italiano ma non riuscirà mai a imporre in toto la propria visione e applicare a pieno il programma.

    Tavecchio ha già perso anche se probabilmente vincerà. Sarà il tempo a stabilire se, insieme a lui, è stato sconfitto tutto il movimento calcistico italiano.

  • Nell’intervallo di Italia-Uruguay lite tra Bonucci e Balotelli

    Nell’intervallo di Italia-Uruguay lite tra Bonucci e Balotelli

    Il caos scaturito nell’ambiente azzurro all’indomani della pessima figuraccia rimediata ai Mondiali, fa emergere situazioni che ci aiutano a capire il malumore dei “senatori” azzurri della spedizione in Brasile.  Ciò che è emerso oggi è quanto è avvenuto nell’intervallo di Italia-Uruguay e che avrebbe portato ad una lite tra Leonardo Bonucci e Daniele De Rossi uniti contro Mario Balotelli, sempre più isolato nel gruppo azzurro. Anche Cassano avrebbe litigato con Gianluigi Buffon: anche per questo Cesare Prandelli ha deciso di dimettersi.

    Già nel dopo partita si erano manifestati i primi indizi del malumore con le roventi dichiarazioni di Buffon e De Rossi: i due campioni del mondo pur non facendo nessun nome avevano chiaramente fatto intuire che il riferimento fosse a Balotelli.

    bonucci e balotelliLo stesso Prandelli, temendo che il comportamento in campo del suo ex, ormai, pupillo rischiava di danneggiare le sorti dell’intera squadra, aveva esortato l’attaccante a cambiare atteggiamento pena la sostituzione. Sostituzione puntualmente avvenuta a fine tempo e qui si inserisce la reazione di Bonucci.

    Secondo il giornalista Giampiero Timossi del Secolo XIX, infatti  Balotelli sarebbe stato “aggredito” da Bonucci mentre ancora protestava per la sostituzione. “Imbecille, esci da qua e stai zitto“, le presunte parole del difensore juventino appoggiato da De Rossi.

    Un altro atteggiamento che non è piaciuto ai senatori è stato proprio quello di prima donna di Balotelli. Vip, isolato insieme a Fanny e ai suoi amici durante tutto il ritiro, e poi quell’album dei Mondiali alla pagina Italia con 23 Balotelli pubblicato su Istangram. Il gruppo, insomma, non l’avrebbe presa bene.

    Passiamo ad analizzare il caso Cassano. L’attaccante barese, pare essersi lamentato nei giorni scorsi per il poco spazio avuto fino alla sfida con l’Uruguay, lamenti che a Buffon non erano andati molto a genio. Sempre secondo il giornalista del Secolo XIX, il capitano della Nazionale  avrebbe avuto un secondo litigio con Cassano, colpevole di aver sbuffato durante il discorso di Pirlo: “Non volevo chiudere cosi, è colpa di tutti, certo,  ma ai giovani dico che serve più amore per questa maglia e meno protagonismo”. Non pensate che questa maglia sia solo due eliminazione”. Buffon si è scagliato contro l’attaccante, ma è stato fermato all’ultimo.

    Nel frattempo Balotelli era salito sul pullman ignorando Pirlo e il suo saluto. To nel resort, solo, si è sfogato con l’ormai celebre messaggio su Twitter, e anche al suo ritorno in Italia è schizzato via da Malpensa sempre e solo accompagnato da Fanny.

     

  • Tutti contro Mario Balotelli e lui replica su Twitter

    Tutti contro Mario Balotelli e lui replica su Twitter

    Mario Balotelli e’ sempre stato osannato, fin troppo coccolato e messo al centro del progetto azzurro. Doveva rappresentare il futuro del calcio italiano, la stella, parole sue, a livello dei fenomenali Messi e Ronaldo. Crescerà, maturerà, prima o poi farà quel salto di qualità tanto sperato. E invece quel poi sta diventando pian piano un mai.

    Ha ancora una volta deluso tutti. Poteva essere il suo Mondiale: non lo è stato. Anzi, ne esce ridimensionato, isolato, ferito, anche dalle frecciate dei veterani Gianluigi Buffon e Daniele  De Rossi.

    Prandelli chiama alla calma Balotelli
    Prandelli chiama alla calma Balotelli

    A 24 anni c’è l’obbligo di tirare un bilancio. E l’analisi, chiara e lucida, ci dice che Balotelli non è un campione. Vero, sono stati soprattutto i media che lo hanno elevato a simbolo di ridimensionamento del calcio italiano. Ma lui ci ha giocato e grazie alla visibilità che i mezzi di comunicazione gli hanno fornito, si è arricchito ed è diventato un personaggio di fama mondiale. E quindi ora è giusto che si prenda le sue responsabilità e capisca che gli anni buttati cominciano a essere troppi. E che chi ha provato con pazienza ad aspettarlo, ora si è veramente stancato.

    La fotografia che racconta il Mondiale di Mario Balotelli è impietosa: lui solo, seduto in panchina con lo sguardo perso. Ha finito abbandonato da tutti, dal C.t. che lo ha sostituito evitandogli l’espulsione; dai veterani De Rossi e Buffon che, nel post, lo hanno, nemmeno troppo velatamente, massacrato. Abbandonato anche dal suo presunto talento.

    I tifosi, tanti, che hanno sostenuto la Nazionale in queste tre partite hanno individuato due capi espiatori: Cesare Prandelli e Mario Balotelli. A 24 anni doveva essere l’età giusta per spaccare il mondo; e invece il mondo ha spaccato Mario e, con lui, anche l’ormai ex C.t.

    L’etichetta di sbruffone sopravvalutato dovrà levarsela sul campo perchè ora, nessuno lo potrà più difendere. Nemmeno quel C.t. che ci aveva sempre provato.

    Dal suo lato, Supermario, non ha accettato le critiche mosse dai suoi compagni e dai sui canali social scrive:

    Sono Mario Balotelli ho 23 anni e non ho scelto di essere italiano . L ho voluto fortemente perché sono nato in ITALIA e ho sempre vissuto in ITALIA. Ci tenevo fortemente a questo mondiale e sono triste arrabbiato deluso con me stesso . Si magari potevo fare gol con la costa rica avete ragione ma poi? Poi qual’è il problema? Forse quello che vorreste dire tutti è questo? La colpa non la faccio scaricare a me solo questa volta perché Mario Balotelli ha dato tutto per la nazionale e non ha sbagliato niente.( a livello caratteriale) quindi cercate un’altra scusa perché Mario Balotelli ha la coscienza a posto ed è pronto ad andare avanti più forte di prima e con la testa alta. Fiero di aver dato tutto per il Suo paese. O forse, come dite voi, non sono Italiano. Gli africani non scaricherebbero mai un loro ” fratello” . MAI. In questo noi negri, come ci chiamate voi, siamo anni luce avanti. VERGOGNA non è chi può sbagliare un gol o correre di meno o di più. VERGOGNOSE SONO QUESTE COSE. Italiani veri! Vero?

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