Tag: Curiosità

  • J.Cesar, il nuovo attaccante nerazzurro

    Piede raffinato, numeri da giocoliere. No, non si tratta dell’ennesimo funambolo brasiliano. O meglio, è brasiliano ma di professione fa il portiere. Addirittura secondo alcuni è il migliore al mondo nel suo ruolo, avendo raccolto il testimone di un Buffon tormentato dai continui infortuni. In lacrime ai microfoni di “O Globo”, sembrava pensarla diversamente sul suo conto in occasione di Brasile-Olanda, quando, proprio un suo errore di posizione, spianò la strada alla doppietta del compare nerazzurro Sneijder.

    L’opinione pubblica verde-oro perdonò il “misfatto” dirottando su Felipe Melo i moti di crocefissione. In nerazzurro viene idolatrato per le sue gesta, e amato per il suo amore. Sì, perché il brasiliano non perde occasione per salutare i propri tifosi augurandogli “buone vacanze”, neanche al Mondiale, mentre si sta giocando una fetta di carriera.

    La reattività e i riflessi hanno fatto del numero uno nerazzurro un estremo difensore di prima fascia. Degno erede del connazionale Dida dei tempi d’oro, lo emula talvolta anche nelle defaillance. Già, perché lui è un portiere d’istinto per non dire pazzo. Una caratteristica che ben si sposa con le doti di un grande attaccante. Infatti, se chiedete a J.Cesar l’identità della sua musa lui vi risponderà “Ronaldinho”. Gli addetti ai lavori raccontano dei proficui insegnamenti che Dinho dispensava all’allievo J.Cesar durante gli allenamenti in nazionale. Guardando i risultati si evince chiaramente la mano del maestro. Inter non temere: se il Milan prende Ibra ci pensa J.Cesar. Ecco un piccolo assaggio del suo repertorio:
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    Eh già, abbiamo perso un grande attaccante. Tuttavia, non si può imputare niente al brasiliano, l’estro è un dono di Dio, ma la corsa ce la devi mettere tu. Ronaldinho docet.

  • Da Bale a Farfan che gol!

    Ieri vi avevamo descritto le prodezze del giovane terzino Gareth Bale mostrandovi il gol di rara bellezza con cui ha impreziosito la seconda giornata di Premier League del suo Tottenham (guarda il gol e la scheda) che dalla Germania nella partita di coppa Farfan risponde con un altro eurogol.

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  • This is Gareth Bale [Scheda + Video]

    This is Gareth Bale [Scheda + Video]

    Cresciuto sui fangosi campetti di Cardiff, il gallese Gareth Bale fu “assoldato” dai talent scout del Southampton, squadra con la quale ha debuttato in Premier. A sedici anni e mezzo l’esordio in nazionale maggiore (il più giovane di sempre). Nel 2007 il Tottenham sborsa 5 milioni di pounds per assicurarsi le sue prestazioni. Annovera un bagaglio tecnico sconfinato: specialista nei calci piazzati, riesce ad imprimere un effetto unico nel suo genere, per ulteriori informazioni chiedere al Derby Country.

    A detta di Mourinho ha i numeri per diventare più forte di Ashley Cole. Velocissimo sulla fascia sinistra, può ricoprire le mansioni di terzino,centrocampista ed ala. Corrisponde all’identikit del moderno esterno”tuttofare”. Dopo alcune stagioni tribolate causa infortunio l’enfant prodige classe ’89, con quel look a metà tra Zac Efron e Cornelius de “Il pianeta delle scimmie”, è pronto a farci stropicciare gli occhi. Perché aspettare? Cominciate con questo:

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    Si tratta del gol decisivo rifilato allo Stoke City nella seconda giornata di Premier appena conclusasi. La sua squadra ha vinto 2-1 e per la cronaca aveva segnato anche il primo gol. Ah,dimenticavo: oggi giocava in difesa.


  • Da Quelli Che… sms ai boss della ‘ndrangheta

    Simona Ventura e il suo Quelli Che… sono stati inconsapevolmente d’aiuto alla ‘ndrangheta per informare i boss detenuti in carcere in regime di 41 bis. I malavitosi, venivano informati attraverso il serpentone dei messaggi che compariva in sovraimpressione durante la trasmissione.

    Il contenuto dei messaggi apparentemente anonimo appariva chiaro ai boss che dal linguaggio criptato ottenevano informazioni utili. A rivelarlo è l’ex procuratore nazionale antimafia aggiunto, Enzo Macrì, nel corso di un’audizione alla Commissione parlamentare antimafia proprio sulla situazione dei detenuti in regime di carcere duro.

  • Il ritorno di Zanetti e Cambiasso nella Seleccion

    Il ritorno di Zanetti e Cambiasso nella Seleccion

    Il c.t. Batista ha diramato la lista dei 23 convocati per l’amichevole che vedrà la seleccion affrontare gli iberici neo campioni del mondo. Nell’elenco figurano i due interisti epurati dal “regime” Maradona in occasione del Mondiale. Presumibilmente il trentasettenne Zanetti, fresco di rinnovo con l’Inter, sfoggerà la fascia da capitano anche in Nazionale.

    Durante la rassegna sudafricana l’Argentina aveva patito la mancanza di un frangiflutti dinanzi alla difesa, costringendo il solo Mascerano, attualmente in orbita di mercato Inter, agli straordinari. Anche la difesa aveva risentito di un vero leader, come è stato evidenziato in occasione della kermesse sudafricana quando, la retroguardia del pibe de oro, fu completamente asfaltata dalla forza d’urto teutonica. L’esclusione dei campioni d’europa, dunque, è da considerarsi il peccato sussurrato al boia che decapitò Diego Maradona, reo di aver portato all’insurrezione la stampa argentina. Dalle convocazioni si evince che Batista è un tipo sveglio, ha già imparato la prima lezione: ascoltare. La seconda è di certo più ardua: vincere.

  • Coutinho folgora anche Menezes

    Il giovane Coutinho ha impressionato tutti sin dal suo debutto in maglia nerazzurra. Benitez vuol puntare su di lui per la prossima stagione e in Italia sono in molti a scommettere sul suo futuro.

    Che il giovane brasiliano debba esser un predestinato lo si capisce anche dall’inaspettata convocazione da parte di Menezes per il raduno del brasile a Barcellona dal 2 all’8 settembre. Insieme a Coutinho ci sono gli altri “italiani” Pato, Thiago Silva ed Hernanes.

    I 22 convocati:
    Portieri:
    Diego (Almeria), Gomes (Tottenham);

    Difensori: Andrè Santos (Fenerbahce), Dani Alves (Barcellona), Marcelo (Real Madrid), Rafael (Manchester United), Alex (Chelsea), David Luiz (Benfica), Henrique (Racing Santander), Thiago Silva (Milan);

    Centrocampisti: Carlos Eduardo (Hoffenheim), Douglas Costa (Shaktar Donetsk), Fernandinho (Shaktar Donetsk), Hernanes (Lazio), Lucas (Liverpool), Ramires (Chelsea), Sandro (Tottenham);

    Attaccanti: Alexandre Pato (Milan), Andrè (Dinamo Kiev), Hulk (Porto), Philippe Coutinho (Inter), Robinho (Manchester City).

  • Basket: il video della maxi rissa tra Grecia e Serbia

    Due minuti di follia pura hanno guastato l’entusiasmo del torneo dell’Acropoli. Protagonisti, loro malgrado, sono i giocatori di Grecia e Serbia che hanno dato vita ad una maxi rissa con tanto di colpi proibiti costringendo gli arbitri a sospendere l’incontro.

    Tutto scocca da un fallo del serbo Teodosic (Olympiacos) sul greco Fotsis (Panathinaikos). L’arbitro fischia ma il greco si infuria e con uno sputo dà il via all’incredibile. Il serbo Krstic lancia persino una sedia e colpisce il greco Bourussis che sanguina da un orecchio.

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  • Ufficiale: Rossi lascia “l’amata” Yamaha

    Ufficiale: Rossi lascia “l’amata” Yamaha

    Dopo sette anni Valentino Rossi scende dalla sua amata M1. Oggi è arrivata l’ufficialità del divorzio, che conferma i rumors delle ultime settimane. Sul sito della casa giapponese Lin Jarvis, direttore generale della Yamaha Motor Racing, non lesina ringraziamenti al pilota italiano:

    A nome della Yamana, voglio esprimere la nostra sincera gratitudine per i meravigliosi 7 anni che abbiamo passato insieme. Valentino si è unito alla Yamaha nel 2004 in un momento in cui Yamaha stava lottando nelle corse dopo 11 anni senza una vittoria nel campionato del mondo. La vittoria di Valentino nel suo primo Gran Premio con Yamaha in Sudafrica nel 2004 è stata un momento incredibile ed è stata solo la prima di tante altre gare vinte che hanno emozionato i fans della MotoGP e quelli della Yamaha in tutto il mondo. La sua impareggiabile classe come pilota e come sviluppatore gli ha permesso di vincere quattro titolo MotoGp con noi e ha aiutato la Yamaha a fare diventare la YZR-M1 il punto di riferimento della MotoGp

    Il motociclista, cresciuto a Tavullia a pane e frizione, esterna in una lettera l’intento di intraprendere nuove sfide e saluta affettuosamente, come solo un vero amante saprebbe fare, la sua M1:

    Adesso però è arrivato il momento di trovare nuove sfide, il mio lavoro qua è finito. Purtroppo anche le più belle storie d’amore finiscono, ma ti lasciano un sacco di bei ricordi, tanti momenti paragonabili a quel bacio che ci siamo dati sull’erba di Welkom dove lei mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto “ti amo”

    Il dottore ha già firmato il contratto con la Ducati, con la quale convolerà a nozze la prossima stagione dando adito ad un binomio, moto-pilota, 100% italiano. Un’altra sdolcinata unione verrà dunque a consumarsi tra Valentino e la scorbutica moto di Borgo Panigale. Ecco il titolo della nuova love-story: Il campione e la sua bella tinta di rosso. D’altronde, che ci vuoi fare? Il rosso, è  il colore dell’amore…

  • La rivoluzione italiana:Abete…ma lascia stare!!!

    Giancarlo Abete, romano annata 1950. Svolge in ordine cronologico le mansioni di imprenditore, politico e dirigente sportivo. Democristiano per devozione, copre tre legislature in qualità di deputato. I riflettori della notorietà si accendono quando prende parte alla vittoriosa spedizione azzurra del 2006 nelle vesti di capo-delegazione. Sull’onda della popolarità viene eletto presidente della FIGC. Mission: “moralizzare il calcio italiano, utilizzando i successi della Coppa del Mondo e delle competizioni per club come stimolo ed esempio”. Ovvero: ricordati chi siamo e facci rimanere così. Ergo, non toccare niente!

    E per tutta risposta Abete chiosò, con fare da protagonista,“dis-obbedisco”. Difatti, nel 2008 detronizzò Donadoni restituendo a Lippi una panchina azzurra che sembrava gli spettasse come fosse un diritto inalienabile. Nel più classico dei: “era uscito a comprare le sigarette ma la poltrona è sua ”. Sappiamo tutti come è andata a finire, ma siccome è semplice parlare col senno di poi è bene citare un dato interessante. All’indomani dell’eliminazione agli ottavi per mano dei futuri campioni spagnoli, una ragguardevole maggioranza degli spettatori del TG1 perorò in un sondaggio la continuazione del ciclo Donadoni . La nomina di Lippi vale quanto l’esclusione di Cassano perché ne è conseguenza, eppure le rimostranze per gli errori non hanno lo stesso appeal mediatico. E fu così che nel presepe dell’opinione pubblica Lippi venne messo in croce, mentre Abete recitò il ruolo di “Barabba”.

    Ok, non sarà un granché come designatore di commissari tecnici, ma la trafila politica implica una miglior inclinazione alle negoziazioni, e diciamolo pure, agli “inciuci” sottobanco, vero? Ehm…no! Per l’appunto il buon Giancarlo riesce nell’ardua quando paradossale impresa di farsi soffiare Euro 2016 dalla Francia, ed Euro 2012 nientemeno che dall’impareggiabile candidatura del tandem Polacco-Ucraino. Le conseguenze di questa debacle dirigenziale non sono da sottovalutare giacché, grazie ai fondi Uefa investi nei suddetti eventi, avremmo potuto rimodernare gli stadi aspirando ai floridi standard anglo-spagnoli. Limitandoci, dunque, a concupire le strutture straniere continuando a chiederci a cosa sia dovuta la retrocessione del calcio italiota: “Chi ha mangiato il gelato?” disse colui che impugnava il cucchiaio sporco di gianduia. Anche in questo frangente stendiamo un velo pietoso.. amen!

    E non è finita qui. L’ultima marachella ha urtato non poco la suscettibilità dei Presidenti di Lega, che è confluita addirittura nella diserzione del Consiglio federale del 16 luglio. Mi riferisco ovviamente “all’embargo extracomunitari”, regola secondo la quale ogni team può tesserare “un solo” giocatore facente parte di una comunità esterna a quella europea. Diversamente, prima erano possibili due tesseramenti di questo tipo. Il provvedimento filo-leghista, come detto, ha scatenato le invettive dei club in quanto ha scombussolato (in corsa) l’intero calciomercato delle società italiane. Il motivo snocciolato a supporto della norma è la tutela e la valorizzazione del patrimonio calcistico italiano, il che mi spinge a tirare le seguenti conclusioni:

    1)      Se non è extracomunitario non vuol dire che non sia straniero

    2)       Se una società dovesse puntare su un singolo calciatore extracomunitario, a causa della norma che nega un doppio tesseramento, scommetterebbe su un papabile titolare, o sbaglio?

    Il sillogismo fila, e la norma si rivela controproducente. Non sarebbe stato meglio imporre alle formazioni italiane di corrispondere un minutaggio stagionale da parte di giocatori italiani? Magari il minutaggio sarebbe potuto partire da una base non considerevole per poi accrescere negli anni, così da non sconvolgere gli equilibri e impedire alcuni club come l’Inter. In questa maniera ci sarebbe la garanzia comprovata di vedere più italiani in campo, con un provvedimento forzato ma non forzante perché dà tempo a tutti di mettersi in riga. Per pensare una cosa del genere, che non cozza contro gli interessi di nessuno e aderisce a un fine condivisibile, occorre solo un po’ di fantasia. Materiale che forse mancherà al reduce di una classe dirigente che si è estinta per effetto della propria inefficienza.

    Giancarlo Abete è “il Principe”. Quello di Machiavelli però. “Un po’ golpe un po’ lione”. Capace di tirare fuori lo specchio quando si vince, e di schivare le sconfitte con suoi “mi dispiace di circostanza” che occultano la propria compartecipazione negli errori. Infine, un’altra deprecabile arte fa sì che si rispecchi nel profilo machiavellico: la demagogia. Baggio, Rivera e Sacchi che si vanno ad aggiungere a Riva ed Albertini. Insomma una squadra di pallone con tanto di allenatore pronta a riaccendere il tizzone dell’entusiasmo. Parliamoci chiaramente: Baggio, al quale vanno i più sinceri auguri, ce lo ricordiamo per come riusciva ad evadere dal possibile con la palla tra i piedi. In tutta franchezza, fare il presidente del settore tecnico alias “la ragazza immagine” mi sembra un insulto. Lo stesso vale per Rivera, uomo dei quattro a tre nelle semifinali e non in qualità di “responsabile scolastico”. In ultimo c’è il sedicente erudito Sacchi. Fanno specie già le dichiarazioni al debutto:

    “Questo non è un paese per giovani”

    Infatti, chiamano un sessantaquattrenne per cambiare le cose. E quando gli chiedono lumi sulle cifre che percepirà:

    “La federazione non diventerà povera con il mio contratto…”

    A parte che ricorrere a un eufemismo sul tema ci suggerisce che non prenda poi due spicci, comunque per quello che ha avuto dal calcio italiano magari poteva pure accettare uno stipendio simbolico. Sono sicuro che con i suoi introiti possa aprire più di una scuola calcio, e questo è un controsenso per uno che fa il coordinatore delle nazionali giovanili. Or dunque veniamo alle competenze. E’ scellerato pensare che ci sia qualcuno più preparato di lui in materia? I trascorsi a Parma e Madrid come consulente non hanno lasciato traccia. Come allenatore vanta un palmares eccezionale, ma ha allenato pur sempre squadre di grande caratura. Si dice sia un grande tattico e un geniale innovatore, quando poi ha scopiazzato il calcio totale degli olandesi. Si dice che le sue squadre vincessero grazie ai suoi schemi:  io già lo immagino in allenamento che fa provare le rovesciate a Van Basten. Sta di fatto che molti suoi calciatori sono poi diventati allenatori. Perché? Lui era un gran maestro, o loro avevano una grande intelligenza tale da poter fare a meno del più grande allenatore italiano di sempre (secondo il Times)? Insomma, è nato prima l’uovo o la gallina?. Come dicevano i latini la virtù sta nel mezzo: Sacchi è stato un bravo allenatore al pari di altri che hanno avuto meno fortuna. Comunque sia, le sue competenze non sono consone al ruolo che andrà a ricoprire.

    L’ultimo soldatino che andrà in guerra per Abete, pardon per l’Italia, sarà Cesare Prandelli. L’uomo della rivoluzione: ha aperto le porte a Cassano, Amauri e Balotelli. Il perfetto ossimoro vivente di Lippi, e questo già la dice lunga sulla coerenza logica di Abete che difende le scelte di Lippi salvo poi aderire a una politica antitetica. Nella lista di convocati non figura Pazzini. Strano dato che con Cassano l’intesa è già affinata, e il suo stato di forma dovrebbe essere dei migliori visto che la sua Samp a breve affronterà i preliminari di Champions. Una leggenda narra che dopo il gol alla Fiorentina, Pazzini abbia sussurrato parole poco mielate al neo cittì azzurro, reo di averlo confinato in panchina durante la permanenza in maglia viola. Tuttavia, è solo una voce; come quella che il figlio di Lippi le aveva prese da Cassano. Non resta che appellarci al buon grado di Cesare.

    Arriva il momento del congedo: ho analizzato per filo e per segno la nuova classe dirigente che prenderà in custodia il calcio nostrano. Mi sono reso conto che quella intrapresa non è una vera rivoluzione, perché le rivoluzioni sono quelle dove cade la testa del tiranno. E allora…Abete fatti da parte, perché come disse Garibaldi: “l’Italia o si fa o si muore!

    a cura di Domenico Maione

  • E’ Quaresma mania. La trivela torna a colpire

    Arrivato in Italia con i galloni del predestinato, Quaresma non è mai riuscito a dimostrare il suo valore ai tifosi nerazzurri vivendo due stagioni da comparsa e non riuscendo ad instaurare alcuni feeling con i tifosi.

    Passato ad inizio mercato ai turchi del Besiktas dopo un avvio difficile ha sbalordito tutti mettendo a segno un gran gol e sopratutto rispolverando la trivela.

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