Tag: Cronaca

  • Spionaggio De Santis, Inter “seguito solo da Facchetti”

    Spionaggio De Santis, Inter “seguito solo da Facchetti”

    Non solo Champions. De Santis Inter, una partita che si giocherà in tribunale quest’oggi a Milano nell’ambito della spy-story che vede protagonisti l’ex arbitro di Serie A e il presidente Moratti. Lo scorso autunno il fischietto di Tivoli aveva chiesto un maxi risarcimento pari a 21 milioni di euro al club nerazzurro. Oggetto della disputa il pedinamento attuato dalla società di corso Vittorio Emanuele ai suoi danni durante l’anno 2003.

    Un’inchiesta che avrebbe potuto avere dei risvolti interessanti anche nello scandalo Calciopoli, come riporta oggi Tuttosport. Come andrà a finire? Entro breve il tribunale civile di Milano si esprimerà in merito alla vicenda, con l’ex nerazzurro Bobo Vieri diretto interessato.

    PEDINAMENTO – Un ruolo fondamentale in tutta la vicenda viene rivestito dalla Telecom, la principale azienda italiana di telecomunicazioni, il cui presidente è quel Tronchetti Provera che attualmente rappresenta una delle figure più rivelanti all’interno del consiglio di amministrazione dell’Inter. L’Intelligence Telecom, guidata da Tavaroli, aveva spiato De Santis perché sospettato da Moratti e il compianto Facchetti (allora vicepresidente nerazzurro) di danneggiare l’Inter  . Emblematico il nome dato al dossieraggio, “Operazione ladroni”. Il pedinamento è stato ammesso da Tavaroli, Plateo, Cipriani e lo stesso Tronchetti Provera, dichiarando inoltre che anche la Juventus era stata fatta oggetto di controlli.

    massimo moratti | © Valerio Pennicino/Getty Images

     

    MAXI-RISARCIMENTO – Oggi la decisione del tribunale di Milano sulla richiesta del maxi-risarcimento da parte di De Santis nei confronti della società nerazzurra, nella figura del presidente Massimo Moratti. In ballo ci sono 21 milioni di euro, una cifra pazzesca, considerando che anche Bobo Vieri per il medesimo motivo ha presentato una domanda in termini economici paragonabile a quella del fischietto italiano. Qualora venisse accolta la richiesta di De Santis, l’Inter si vedrebbe costretta a versare oltre 40 milioni di euro nel giro di pochi mesi. Sempre nella giornata di oggi verrà discusso un ultimo tentativo di riconciliazione fra le parti.

    GIUSTIZIA SPORTIVA – In ogni caso la vicenda poteva comportare problemi ben maggiori al clan nerazzurro. Infatti secondo gli avvocati di De Santis, Paolo Gallinelli e Federico Lucarelli, l’intero fascicolo Telecom avrebbe portato informazioni fondamentali circa il materiale per Calciopoli, che a distanza di 3 anni avrebbe sconvolto le gerarchie del calcio italiano, sebbene gli stessi legali dell’arbitro abbiano affermato di non avere prove al riguardo. L’Inter uscì salva dalla giustizia sportiva, poiché fu Facchetti ad essere indicato come la persona che per conto dei nerazzurri chiese a Tavaroli di spiare De Santis. Quando il pedinamento venne a galla, il numero due della società milanese era già scomparso, e il procuratore federale Palazzi in coppia con Borrelli decise di archiviare il fatto per prescrizione e improcedibilità. Per lo stesso motivo l’Inter utilizzerà lo “Scudo” Facchetti (espressione coniata da Tuttosport) per chiedere l’annullamento della richiesta avanzata dall’arbitro.

    JUVENTUS – Quello che sta per consumarsi quindi è soltanto l’ultimo capitolo dell’eterna lotta tra Inter e Juventus, in relazione allo scandalo Calciopoli. I bianconeri, rinvigoriti anche dall’azione energica del nuovo presidente Agnelli, sono pronti a registrare un successo importante, mentre la società nerazzurra potrebbe incassare un brutto colpo all’immagine di onestà e legalità mostrata per tutti questi anni sia all’interno delle aule di tribunale che fuori.

  • Calcioscommesse, Ilievski parla di Sculli, Signori e Serie A truccata

    Calcioscommesse, Ilievski parla di Sculli, Signori e Serie A truccata

    Altra puntata del calcioscommesse, stavolta particolarmente inquietante. Nei giorni scorsi Repubblica ha raggiunto in Macedonia Ilievski, che insieme a Gegic fa parte del cosiddetto gruppo degli zingari. Sconcertanti le dichiarazioni del latitante numero uno dello scandalo scommesse, che fra gli altri tira in ballo il calciatore del Genoa Sculli e Beppe Signori. Ilievski stravolge ciò che si era pensato fino ad oggi, addossando ogni colpa agli stessi calciatori di Serie A e B. Le procure di Cremona e Bari avranno senz’altro letto quanto sostenuto dallo “Zingaro” e le indagini potrebbero avere una svolta clamorosa nei prossimi giorni.

    NOI? NO, I CALCIATORI – Ilievski è come una trota che risale il fiume controcorrente. A chi gli dice che con la sua organizzazione combinava le partite in Italia, risponde che in realtà sono gli stessi calciatori fra di loro a truccarle, per poi vendere le informazioni a chi come lui cerca delle “dritte” sicure per investire grosse somme di denaro. Durante l’intervista chiarisce come ci siano 30 calciatori realmente affidabili, di cui il 90% gioca in Serie B, ed il restante 10% nella massima serie. Oltre alle percentuali tira in ballo anche i nomi di alcuni di questi ed elenca nel dettaglio le squadre.

    SCULLI – E’ Giuseppe Sculli il primo nome tirato in ballo da Ilievski, durante l’intervista rilasciata a Repubblica presso la cittadina di Skopje. In relazione alla partita Lazio-Genoa (conclusasi con il risultato di 4-2), lo Zingaro spiega come a truccare la partita sia stato lo stesso ex giocatore biancoceleste “insieme ad altri suoi amici di Genova”. Secondo quanto affermato da Ilievski, non sarebbe quindi coinvolto il vice-capitano della Lazio Mauri, come sospettato dagli stessi inquirenti.

    RISPOSTA LAZIO – Ferma la condanna della società laziale in merito alle affermazioni dello Zingaro, con il direttore sportivo Tare che si dice assolutamente sereno e tranquillo, riponendo grande fiducia nelle decisioni che da qui a poco verranno prese dalle procure di Cremona e Bari.

    SIGNORI – E’ poi il turno di Beppe Signori, al quale viene affibbiato l’appellativo di boss del calcioscommesse in Italia. Dichiarazioni che vanno prese con le pinze, trattandosi di semplici confidenze rilasciate ad un giornalista e non di atti processuali. Lo stesso legale dell’ex attaccante biancoceleste ha tenuto a precisare che il proprio assistito non ha mai incontrato né parlato con Ilievski, rimanendo a completa disposizione della magistratura affinché venga dimostrata la sua totale estraneità ai fatti. L’avvocato di Signori ha poi minacciato di querelare qualsiasi testata che avesse accostato il nome della bandiera del Bologna allo scandalo scommesse.

    massimo cellino | © Enrico Locci/Getty Images

    SEI SQUADRE “AFFIDABILI” – Infine Ilievski ha dichiarato di aver scommesso sulle partite di alcune squadre in particolare, grazie alle quali (citando testualmente) avrebbe fatto “un mucchio si soldi”. Queste squadre sono Sampdoria, Cagliari, Siena, Chievo, Lecce, Bari. Anche in questo caso dichiarazioni da prendere con le molle, e smentite che non si sono fatte attendere. In particolare si registra l’amarezza con cui il presidente sardo Cellino ha appreso l’intervista di Repubblica, ricordando come anche in passato Ilievski avesse fatto il nome della società rossoblu, con le indagini della procura che già allora avevano dato un esito completamente negativo.

    Spetterà ora agli inquirenti se credere o meno alle parole che giungano da Skopje. In caso venissero confermate, per la Serie A si tratterebbe forse del punto più basso mai raggiunto nella sua storia.

  • Tragedia nello Ski Cross, muore il canadese Nick Zoricic

    Tragedia nello Ski Cross, muore il canadese Nick Zoricic

    Ancora una volta la tragica fatalità colpisce il mondo sportivo e dopo le numerose tragedie del 2011, anche il 2012 diventa funesto e triste per lo sport internazionale con l’incidente che ha colpito il 29enne canadese Nick Zoricic che ha perso la vita durante una gara di Ski Cross a Grindewald, in Svizzera.

    Ancora una volta il destino decide, inesorabilmente, di giocare un brutto scherzo diventando molto crudele con lo sfortunato sciatore canadese che non è riuscito ad evitare le barriere di protezione finendoci a sbattere violentemente il capo.

    La dinamica dell’incidente è molto chiara: Nick Zoricic  è pienamente in corsa nella gara svizzera e nel tentativo di sopravanzare i suoi avversari, perde il controllo dopo un salto andando a sbattere violentemente contro le barriere di protezione. La sequenza è drammatica, per il canadese Zoricic, l’impatto risulta essere violentissimo e le sue condizioni sono da subito apparse gravissime.

    Nick Zoricic © Streeter Lecka/Getty Images

    Come succede in queste situazioni, ed ancora freschi risultano purtroppo essere gli attimi di attesa per il povero Marco Simoncelli durante il maledetto gran premio della Malesia di motogp, la sensazione del dramma e della tragedia è apparsa sin da subito evidente, inutili sono risultati i tentativi di rianimare il povero canadese che muore per un grave trauma cerebrale alle 12.35 con la notizia che viene appresa attraverso il comunicato ufficiale della federazione internazionale. Tuttavia, come dimostrano le immagini, il salto è molto pericoloso e risulta veramente incomprensibile la mancanza assoluta di vie di fuga nel tracciato svizzero. Ovviamente la gara è stata annullata, Zoricic aveva cominciato la sua carriera nello sci alpino per poi passare allo Skicross, 36 le gare disputate nel circuito di Coppa del mondo i risultati sportivi più importanti rappresentati da un sesto posto assoluto raggiunto nel 2011 ed  un 8° posto ai mondiali del 2001 a Deer Valley nello Utah.

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  • Calcioscommesse, Manganelli fa tremare la Serie A

    Calcioscommesse, Manganelli fa tremare la Serie A

    Lo scandalo del calcioscommesse è pronto ad andare nuovamente in onda con una trama difficilmente immaginabile fino all’estate scorsa. A darne l’annuncio è nientemeno che il capo della Polizia Manganelli, il quale ha anche rigettato qualsiasi ipotesi di amnistia ventilata nei giorni scorsi. Lo spettacolo non riguarderà soltanto i giocatori di seconda e terza fascia, gli attori principali saranno gli stessi calciatori della Serie A, tra cui alcuni nomi eccellenti. Non ci resta che aspettare la presentazione del casting, che con tutta probabilità avverrà nei prossimi giorni.

    PUGNO DURO – Manganelli ha voluto lanciare un chiaro segnale a tutto il mondo del calcio, quando ieri mattina ha parlato dell’inchiesta sul calcioscommesse durante il primo seminario sulla legalità nello sport, tenutosi all’interno della Scuola di formazione della Polizia di Stato a Roma. Ha esplicitamente affermato che presto ci saranno importanti novità, chiarendo come le indagini siano giunte ad un momento cruciale. Riguardo l’amnistia paventata dallo stesso pm di Cremona Roberto Di Martino la scorsa settimana, Manganelli ha dichiarato che non ci sarà alcun provvedimento in questa direzione, rilanciando con forza il concetto di fermezza.

    SERIE A COINVOLTA – Fino ad oggi il calciatore più famoso finito in manette è stato Cristiano Doni. Entro breve però il centrocampista dell’Atalanta potrebbe essere in buona compagnia. I nomi che circolano in queste ultime ore stanno facendo tremare il campionato di Serie A. La prossima stagione i tifosi italiani rischiano di fare i conti con una raffica di asterischi affianco ciascuna squadra della massima serie. Secondo il sito di Sportmediaset, rischiano grosso le tifoserie di Lazio, Chievo e Bologna. Sarebbero infatti finiti nel mirino degli investigatori il vice-capitano biancoceleste Stefano Mauri, il leader gialloblu Pellissier e il difensore degli emiliani Portanova. In oltre gli stessi Bonucci e Almiron, per la loro precedente esperienza a Bari, sarebbero coinvolti nell’inchiesta soprannominata Last Bet.

    daniele portanova | © GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images

    PORTANOVA SI TIRA FUORI – Il centrale difensivo del Bologna si è presentato ieri presso la procura di Bari volontariamente per dichiarare la sua estraneità all’intera vicenda. Secondo il quotidiano Il resto del Carlino, Portanova avrebbe confermato agli inquirenti di aver ricevuto tre giorni prima del match Bologna Bari (ultima partita del campionato scorso, conclusosi con il risultato di 4-0 in favore dei pugliesi) la telefonata di Andrea Masiello (ora in forza all’Atalanta), specificando però come sia normale per ex compagni di squadra telefonarsi alla vigilia di una gara che li vede avversari. Ha inoltre dichiarato di aver ricevuto la visita di alcuni parenti dell’ex difensore del Bari, verosimilmente per convincerlo ad attuare la combine, chiarendo di averli mandati via senza che neanche potessero finire il discorso.

    IACOVELLI – Il nome di Portanova era stato riferito agli inquirenti da Angelo Iacovelli, l’infermiere che avrebbe fatto da mediatore tra i giocatori del Bari e i clan locali, il cui scopo era quello di servirsi delle scommesse per riciclare denaro. Durante il suo interrogatorio, Iacovelli affermò di aver avuto rassicurazioni da Masiello riguardo Bologna Bari, per via dell’accordo raggiunto con il difensore del Bologna.

  • Cori razzisti contro Juan, a quando la squalifica del campo?

    Cori razzisti contro Juan, a quando la squalifica del campo?

    Ennesimo episodio ieri pomeriggio a Roma, durante il derby, di imbecillità umana con i cori razzisti rivolti dalla curva nord della Lazio al giocatore brasiliano e centrale della Roma, Juan.

    Oramai non se ne può più dei soliti “buu” che provengono dalle curve di mezza serie A, purtroppo la cultura e l’intelligenza media di chi si ritiene un tifoso del calcio è, per la maggior parte, notoriamente ampiamente sotto la norma anche perché, basta vedere la civiltà e la compostezza nei comportamenti, dei tifosi del rugby nella stessa città capitolina durante le partite della nazionale azzurra al “Sei Nazioni”.

    Ieri pomeriggio gli insulti beceri e vigliacchi rivolti al centrale della Roma sono stati talmente chiari ed inequivocabili che hanno spinto perfino l’arbitro a far richiamare, tramite lo speaker della stadio Olimpico, gli idioti pena la sospensione dell’incontro.

    Juan ©FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images

    Queste le dichiarazione di Juan dopo la partita: A Roma non mi era mai capitato, ma neanche in Germania e neanche in Brasile. Mi dispiace tantissimo anche perché prima della partita siamo entrati tutti con la maglia contro il razzismo. Voglio sottolineare che ho rispetto per i tifosi della Lazio, per i giocatori, ho fatto un gesto solo perché ho sentito quei “buu” e non mi è piaciuto. Mi dispiace più per loro che per me, perché io ho la personalità per stare tranquillo e sereno. De Rossi e altri compagni mi hanno abbracciato? Non solo della mia squadra, anche della Lazio, quelli che conosco Klose, Dias, Matuzalem. Mi hanno detto di stare tranquillo, ma io lo ero. Come ho detto, mi dispiace perché prima della partita abbiamo cercato di trasmettere qualcosa di buono ai tifosi, perché questo è un derby che tutti sentono tanto, ma è bellissimo da giocare e vedere. Cosa ha fatto l’arbitro? Ero concentrato nella partita, non ho visto. Ho parlato un po’ con Mauri. Mi dispiace tantissimo per il gesto che hanno fatto loro. Non ho mai mancato di rispetto per la Lazio, mi sono sempre comportato bene.

    Adesso gli organi competenti dovranno prendere dei seri provvedimenti contro questi incresciosi episodi e figli di un ignoranza umana senza confini e limiti. Le multe che le società pagano oramai settimanalmente non sembrano essere rimedi più efficaci per sensibilizzare un pubblico che forse, se fosse costretto a vedere la propria squadra del cuore giocare a porte chiuse o addirittura in un altro stadio per un po’ di partite, ci penserebbe prima di lasciare libero sfogo a quello stupido e mortificante ululato.

  • E’ morto Germano Mosconi, il giornalista famoso su Youtube

    E’ morto Germano Mosconi, il giornalista famoso su Youtube

    Il primo marzo 2012 passerà alla storia sicuramente per l’improvvisa morte di Lucio Dalla ma a condividere la morte con il cantante e tifoso bolognese c’è anche Germano Mosconi giornalista veronese divenuto famoso sul web per una serie di imprecazioni blasfeme comparse in rete qualche anno fa. Stimato professionista aveva numeroso seguito nel triveneto lanciando al successo Telenuovo e il Nuovo Veronese, cronista delle grandi imprese dell’Hellas Verona ha collaborato con la Gazzetta dello Sport e raccontato le imprese sportive dei tanti campioni veronesi. Appassionato di golf è stato il primo a presentare al grande pubblico Matteo Manassero anticipandone il successo, nel 2005 ha curato per qualche tempo le relazioni esterne del Verona.

    Germano Mosconi esempio e guida per i tanti giovani che negli anni si sono affiancati a lui per conoscere il giornalismo deve però gran parte del suo successo mediatico ad una serie di video misteriosamente apparsi in rete che lo ritraevano in una serie di fuori onda conditi da parolacce ed espressioni blasfeme. I video riscossero cosi tanto successo che a Germano Mosconi furono dedicate tante pagine Facebook e spazi sui forum dei giovani. Questo tipo di successo però lo ha sempre mortificato, malato da tempo lascia la moglie Elsa e la figlia Margherita.

  • Addio Lucio Dalla, Bolognese vero e grande uomo

    Addio Lucio Dalla, Bolognese vero e grande uomo

    Avrebbe compiuto 69 anni fra tre giorni, così come una delle sue più note canzoni raccontava: 4 Marzo 1943 la sua data di nascita. Lucio Dalla da Bologna, il poeta, cantautore dal viso simpatico con gli occhiali tondi, i suoi buffi cappelli e la voce inconfondibile. Lui che si sentiva a casa a Piazza Grande, vivendo sotto le stelle, sulle panchine della sua Bologna: “a modo mio avrei bisogno di sognare anch’io“.

    La capacità di sognare di certo non gli ha mai fatto difetto, con la sua fervida creatività ed immaginazione, che lo ha reso uno dei cantautori italiani più apprezzati, da “Disperato erotico stomp” a “Com’è profondo il mare”, “Banana Republic” ed il sodalizio fraterno con Francesco De Gregori, ripreso nel 2010 dopo una lontananza durata trent’anni circa. E poi, ancora, l’immensità di “Caruso”, laddove il mare luccica e tira forte il vento, il suo successo più grande, di respiro internazionale, ripreso anche dalla grande interpretazione del maestro Luciano Pavarotti, e poi l’ironia di “Attenti al lupo” degli anni ’90, con cui divenne ancor più popolare anche al grande pubblico.

    Eclettico, versatile, amante dell’arte a tutto tondo, in ogni sua espressione: per questo, negli ultimi anni, si era cimentato nella scrittura di programmi televisivi, poi nella pittura, e nello scouting, alla ricerca di nuovi talenti da lanciare, di persone come lui. Oltre alla sua Bologna, Lucio Dalla amava le isole Tremiti, dove risiedeva per alcuni periodi dell’anno, affascinato dal modo di vivere degli isolani, e dal senso di comunità che si avverte in un contesto simile: ecco perchè Lucio Dalla era così fiero di essere il direttore artistico del festival “Il mare e le stelle”, e di celebrare con le sue parole la bellezza di quell’arcipelago, che oggi perde il suo cantore.

    Lucio Dalla | © Roberto Serra/Getty Images

    Amante del jazz, e di tutto ciò che tale genere musicale rappresenta ed ha rappresentato, Lucio Dalla ci ha lasciati a causa di un improvviso infarto dopo la tappa di Montreux del suo tour: una serata stancante, probabilmente, quella di ieri, anche se Lucio appariva in perfetta forma sul palco, felice di poter scherzare in francese con il suo pubblico.

    La notizia della sua morte improvvisa, dunque, è stata uno choc per tutti, che ha lasciato il segno soprattutto negli ambienti musicali, laddove Lucio era molto amato dai colleghi ed amici con i quali ha collaborato nei lunghi anni di carriera, da Ron a De Gregori, a Gianni Morandi, bolognese come lui oltre che presidente onorario della sua squadra del cuore, il Bologna, appunto, che Lucio seguiva con grandissima passione e che oggi lo saluta con grande commozione, “per lui che era un bolognese vero, ed uno dei più grandi artisti che la musica italiana abbia mai avuto”.

    Un amore viscerale quello per squdra di calcio della sua città, che rifletteva l’amore infinito per l’essenza profonda della sua Bologna, città aperta e libera, dove era possibile dormire sull’erba ed aver amici in Piazza Grande, come il grande Lucio sottolineava nella strofa finale della sua Piazza Grande: “e se non ci sarà più gente come me voglio morire in Piazza Grande, fra i gatti che non han padrone come me, attorno a me…”

    A modo mio, quel che sono l’ho voluto io: a modo suo, un grande uomo. Ci mancherai.

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  • Calcioscommesse, Doni interrogato 3 ore in Figc

    Calcioscommesse, Doni interrogato 3 ore in Figc

    E’ stato un lungo interrogatorio, durato circa tre ore, quello cui è stato sottoposto questa mattina Cristiano Doni, ex capitano dell’Atalanta, davanti ai rappresentanti della procura federale della Figc, nello studio milanese di Via Montenero del suo legale, l’Avvocato Salvatore Pino, in merito all’ormai nota inchiesta della procura di Cremona sul Calcioscommesse, denominata “Last bet”, che ha coinvolto – tra gli altri – l’ex centrocampista nerazzurro, in particolare per alcuni match della scorsa stagione, come Atalanta-Piacenza, Atalanta-Ascoli e Padova-Atalanta.

    In merito all’interrogatorio odierno, pare non ci sia “nulla di nuovo da segnalare”, considerando che – secondo quanto emerso – Doni avrebbe confermato ciò che aveva già sostenuto durante l’interrogatorio reso alla procura di Cremona, ed in particolare nei confronti dell’autorità giudiziaria della città lombarda.

    In particolare, secondo quanto è emerso, questa mattina il calciatore non avrebbe rivelato alcun elemento che possa condurre al coinvolgimento di altri soggetti al di fuori di quelli già segnalati, anche se avrebbe riferito alcuni particolari ed alcuni dettagli particolarmente interessanti per la giustizia sportiva.

    Cristiano Doni arrestato nell'inchiesta Last Bet | ©Claudio Villa/Getty Images

    Il legale di Doni, inoltre, al termine dell’interrogatorio non ha voluto confermare che si sia discusso della partita tra Atalanta e Pistoiese, di oltre dodici anni fa, dell’agosto 2000, che secondo lo stesso Doni sarebbe stata oggetto di “combine”. Il legale Salvatore Pino, però, si è semplicemente limitato a sottolienare che, in riferimento a tale partita, si tratterebbe comunque di “un episodio già prescritto”.

    Al termine dell’interrogatorio, durato appunto tre ore circa, l’ex capitano dell’Atalanta ha comunque preferito non sottoporsi alle domande dei cronisti, andando via subito in taxi: dopo la decisione comunicata dal presidente del Coni Gianni Petrucci – presa di comune accordo con il presidente della Figc Giancarlo Abete – in merito alla necessità di non prendere assolutamente in considerazione l’ipotesi amnistia, probabilmente l’umore di Doni e degli (ormai ex) giocatori coinvolti non sarà affatto dei migliori.

  • Donato Bergamini, è stato omicidio. Lo confermano i Ris

    Donato Bergamini, è stato omicidio. Lo confermano i Ris

    Dopo la riapertura del caso e le prime informazioni trapelate nei giorni scorsi dalle analisi condotte dai Ris di Messina, esiste una certezza finalmente acquisita sulla morte di Donato Bergamini, ex calciatore del Cosenza in serie B, morto nel Novembre 1989 a seguito di circostanze finora rimaste misteriose, investito da un camioni in corsa e trascinato sull’asfalto per circa sessanta metri nei pressi di Roseto Capo Spulico, nell’alto Jonio Cosentino, sulla Statale 106. Negli anni trascorsi finora, l’interrogativo più frequente era stato il seguente: omicidio o suicidio?

    Oggi, esiste una risposta, un punto di partenza: è stato omicidio, poichè quando fu investito dal Fiat Iveco, Denis, così era chiamato dagli amici, era già morto. La conclusione, attesa da 22 anni dalla famiglia del calciatore che non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio, è contenuta nella relazione depositata quest’oggi dai Ris di Messina presso il Tribunale di Castrovillari. La notizia di fondo, dunque, è che qualcuno ha ucciso il calciatore e poi ha inscenato il suicidio per depistare le possibili indagini investigative, supportato anche dalla versione dei fatti dell’unica testimone presente, ossia la compagna di Bergamini, Isabella, che ha sempre dichiarato di aver visto Denis “buttarsi a pesce sotto il tir in corsa” e, subito dopo, di aver rassicurato il conducente del tir dicendogli che “Denis aveva voluto suicidarsi“.

    Donato Bergamini

    Il fitto mistero, comunque, in questi 22 anni ha lasciato molti spiragli aperti alle ipotesi investigative, soprattutto considerando che coloro che conoscevano e frequentavano Denis in quel periodo faticavano a credere all’ipotesi del suicidio, perchè ricordavano il centrocampista di buon umore, sia nello spogliatoio che con i compagni, scherzoso ed allegro: tutt’altro che depresso per amore, anche perchè era stato lui a lasciare Isabella e non il contrario. Inoltre, il mistero più fitto coinvolge anche la telefonata improvvisa ricevuta da Bergamini mentre si trovava, il 18 Novembre 1989, in ritiro con la squadra, e che lo spinse a lasciare Cosenza alle 15.30 e dirigersi in direzione Taranto, percorrendo proprio la Statale 106 in compagnia di Isabella, la sua ex ragazza.

    Le supposizioni più insistenti, soprattutto nell’immediatezza dell’accaduto, riguardavano un possibile coinvolgimento della ‘ndrangheta cosentina ed, in particolare, un coinvolgimento del calciatore stesso in presunti traffici di sostanze stupefacenti, con l’acquisto (probabilmente impostogli da ambienti malavitosi, ndr) di un’auto dal doppio fondo nel portabagagli, di quelle solitamente adoperate per il trasporto di droga. Inoltre, pare che Bergamini fosse spaventato da alcune misteriose ed insistente telefonate che riceveva in quei giorni, che lo inquietavano particolarmente almeno stando alle dichiarazioni del papà del giocatore e di Michele Padovano, ex compagno di squadra di Denis ai tempi del Cosenza di Gigi Simoni.

    La perizia depositata dai Ris, dunque, sarà ora un nuovo punto di partenza per riaprire concretamente il caso “omicidio Bergamini” e dare giustizia ad un ragazzo che ha perso la vita a soli 27 anni, e la cui memoria, fino ad oggi, ha subìto soltanto false notizie ed illazioni infondate. Denis Bergamini, però, non è mai stato dimenticato dalla città di Cosenza e, soprattutto, dal tifo rossoblu più acceso, al punto da intitolargli la Curva Sud dello stadio San Vito, il cuore del tifo cosentino, che ha sempre invocato verità per Denis.

  • Morte Donato Bergamini, per i Ris fu omicidio volontario

    Morte Donato Bergamini, per i Ris fu omicidio volontario

    Era il 18 Novembre 1989 quando l’allora calciatore del Cosenza, Donato “Denis” Bergamini, morì in un tardo pomeriggio di una grigia giornata di pioggia all’età di soli 27 anni, sulla Statale 106 Ionica, nei pressi di Marina di Roseto Capo Spulico, paesino ai confini fra la Calabria e la Basilicata, investito da un camion che transitava lì, quando Bergamini si trovava sul ciglio della strada.
    Uno scenario fitto di mistero che, in questi lunghi anni, ha destato molti dubbi da parte della famiglia del calciatore e di coloro che hanno seguito l’inchiesta, sollevando soprattutto un delicato interrogativo: suicidio o omicidio?

    L’indagine avviata dopo il decesso, inizialmente parlava di omicidio colposo da parte del conducente del camion, “per imprudenza alla guida” anche se la ragazza che in quel momento si trovava in compagnia di Bergamini, e con la quale il calciatore aveva una relazione, Isabella Internò, ha sempre sostenuto che Denis si sarebbe volontariamente lanciato contro il camion in movimento, nell’intento – dunque – di suicidarsi. Una dichiarazione quella della ragazza, unica testimone, che creò da subito qualche crepa profonda nell’indagine, lasciando intendere la possibilità che, dietro al gesto del calciatore, ci potessero essere delle ombre molto oscure, dal totonero, al calcioscommesse, alla droga, a questioni familiari e personali, il tutto reso ancora più plumbeo dall’ingombrante ombra della ‘ndrangheta.

    Un’ipotesi, quella del suicidio che, dunque, la famiglia Bergamini non accettò mai, esprimendo il suo dissenso soprattutto per voce della sorella maggiore di Denis, Donata, e del padre del calciatore: secondo i familiari, infatti, si sarebbe trattato di omicidio volontario, e non di suicidio.

    Gli elementi in questione sono stati determinanti per la riapertura del caso, lo scorso anno, da parte del gip del Tribunale di Castrovillari, che accolse la richiesta della procura locale di riaprire l’inchiesta, dopo che la stessa – negli ultimi 22 anni – venne archiviata più volte, una di queste con l’assoluzione definitiva per il camionista coinvolto.

    Al momento della riapertura dell’inchiesta, lo scorso anno, inoltre, il gip Collazzo ha accolto la rubricazione dell’ipotesi di reato di omicidio volontario, così come richiesto dai familiari di Bergamini, originaria di Ferrara, e dal loro legale, l’avvocato Eugenio Gallerani, procedendo a riascoltare alcuni personaggi in qualche modo utili ai fini dell’inchiesta, come l’allora fidanzata di Bergamini e l’ex calciatore del Cosenza di quegli anni, e compagno di squadra di Denis, Michele Padovano.

    Donato Bergamini

    Oggi, 17 Febbraio 2012, i Carabinieri del Ris di Messina, comunicano i primi risultati delle analisi effettuate su alcuni indumenti che l’ex calciatore del Cosenza indossava al momento del decesso, evidenziando come si sarebbe trattato non di suicidio ma di omicidio volontario: infatti, non potrebbe essere spiegata altrimenti il fatto che non siano stati trovati danni di alcun tipo sulla catenina, le scarpe e l’orologio che Donato Bergamini indossava: se si fosse realmente “buttato” sotto al camion in corsa, venendo trascinato per circa sessanta metri dal Fiat Iveco 180 sull’asfalto, tali oggetti avrebbero di certo riportato danni considerevoli, finendo pressocchè maciullati, al pari del corpo del calciatore.

    A tal proposito, dunque, l’indagine dei Ris di Messina avrebbe accertato che le ferite sarebbero state procurate quando il corpo era già a terra, e non prima, e che Bergamini non avrebbe camminato, come invece sosteneva la ex ragazza, su una “piazzola di sosta piena di pozzanghere” prima di “buttarsi a pesce” sotto il camion, proprio perchè sotto la suola delle scarpe che indossava non è stata rinvenuta alcuna traccia di fango nonostante quel tardo pomeriggio di Novembre fosse molto piovoso.

    Nonostante le notizie sulle analisi compiute dai Ris di Messina siano ormai trapelate, la procura di Castrovillari – nella persona del procuratore Giacomantonio – non ha ritenuto opportuno commentarle in alcun modo, preferendo attendere che la relazione del Ris giunga ufficialmente a Castrovillari, presumibilmente entro la fine del mese di Febbraio. Sarà necessario, dunque, attendere ancora, ma pare di intravedere uno spiraglio di luce su una vicenda finora contraddistinta dalle tenebre.