Tag: Cronaca

  • Zaccheroni choc: “dietro la Juve c’è ancora Giraudo”

    Zaccheroni choc: “dietro la Juve c’è ancora Giraudo”

    Alberto Zaccheroni ha da poco chiuso la sua avventura in bianconero e dimostrando un encomiabile obiettività confessa di non aver meritato la riconferma. In una intervista concessa a “Il Giornale” svela spunti interessanti sulla nuova Juve lasciandosi sfuggire un particolare su Giraudo e il suo rapporto con gli Agnelli:

    Se fosse rimasto, Alberto Zaccheroni sarebbe stato l’unico allenatore in serie A ad aver vinto uno scudetto. Lui e Mourinho, via tutti e due…

    “Uguali ma poi diversi, lui ha sempre bisogno di trovare un nemico, se non lo trova all’esterno, lo cerca all’interno e offende, questo non mi piace. Tatticamente vale poco, mandai dei tecnici a studiarlo a Riscone, nel ritiro atesino dell’Inter. Tutte le sere mi chiamavano e mi dicevano: “Mister, ce ne andiamo, qui non si impara niente”. Quando ha detto che l’Inter avrebbe vinto anche senza di lui ho capito che se ne sarebbe andato. Ma a Madrid farà bene, nessuno come lui sa motivare i giocatori, sfrutta il patrimonio della società, la felicità di ogni presidente”.

    Lui se n’è andato, lei…
    Non mi sarei riconfermato neppure io senza il quarto posto. Eppure era già tutto fatto, mi chiedevano di rinnovare, dicevo che non avevo tempo, troppi impegni, 14 partite in 42 giorni e più della metà dei giocatori infortunati o reduci da infortuni“.

    Com’è finita?

    “La svolta a Siena, 3-0 dopo pochi minuti, poi Grygera si perde Maccarone e c’è il crollo, andiamo a Londra e succede il disastro contro il Fulham. In una squadra ci vuole qualità, e c’era, gambe, e non c’erano, testa, e quella dopo Siena non c’era più. Eravamo lì senza Iaquinta, Amauri, Buffon, Chiellini, Sissoko, Marchisio e forse ne dimentico qualcuno, quel Fulham era poco. Il primo tempo era sempre ottimo, nel secondo sparivamo. E meno male che c’era Del Piero”.

    Ma come?
    “Lui non ha più la forza di prima ma resta l’unico che la mette dentro. L’ho usato con parsimonia, lo sostituivo, lo mettevo in panchina, mi ha sempre seguito. Non ha più i novanta minuti ma resta il migliore. E con lui mai una incomprensione, neppure quella volta del cambio con Marchisio che poi non feci, scrissero che era come Totti, decideva lui al posto dell’allenatore. Ma anche in quella occasione avevamo avuto la stessa intuizione”.

    E con gli altri?
    “Ero benvoluto da tutti, sapevano in quali condizioni lavoravo. Blanc è sottostimato eppure aveva messo in piedi una squadra di grande qualità. Felipe Melo eccezionale, negli allenamenti nell’uno contro uno nessuno voleva marcarlo, ha una forza fisica atomica, Sissoko ne ha passate di tutti i colori, ha vissuto un dramma, lasciamo perdere, è finita che si è dovuto far carico dei sei fratelli minori della moglie, psicologicamente era distrutto. Buffon mi aveva proposto per la nazionale, Diego un fuoriclasse che non è riuscito ad adattarsi. Andrà via. Quando Del Neri arrivò al Porto disse: Diego? Grande talento ma con me non gioca”.

    Tutti con l’allenatore…

    “Tranne uno. Venne da me e mi disse: Mister, io sono qui ma non conti su di me”.

    Adesso?

    La Juventus sta facendo una grossa squadra. Anche perché Giraudo, sebbene da Londra, continua a gestire il patrimonio di Agnelli. La Juve sarà l’antagonista principale dell’Inter”.

  • Sud Africa 2010: è allarme sicurezza. Scontri e feriti a Johannesburg

    A pochi giorni dal calcio d’inizio si tornano a vivere momenti di tensione in Sud Africa. A Johannesburg dove andava di scena l’amichevole tra la Nigeria e la Corea del Nord si è assistito ad una ressa davanti ai cancelli che ha costretto la sospensione della partita.

    Una folto nuvolo di persone ha tentato di sfondare i cancelli chiusi per precauzione dalla polizia durante il match ma alla riapertura si è sfiorata la tragedia, decine di persone affollando lo stadio hanno finito per schiacciare i tifosi presenti sugli spalti.

    Nella calca sono rimasti feriti 12 tifosi, tra cui un bambino, e un poliziotto che è stato schiacciato contro un cancello ed è in gravi condizioni. Lo stadio Makhulong, dove sono avvenuti gli incidenti, ha una capienza di 10mila posti a sedere, che sono rimasti in buona parte liberi.

  • Oriali punzecchia, il Milan risponde. E siamo solo a giugno…

    Oriali punzecchia, il Milan risponde. E siamo solo a giugno…

    Lele Oriali in una intervista rilasciata al Corriere dello Sport ha definito Rafa Benitez come una persona che suscitava bei ricordi negli interisti “a noi interisti ha dato un grande gioia: la vittoria nella finale di Champions 2004-2005 contro il Milan. Ha una certa affinità con noi nerazzurri”.

    La risposta rossonera non si è fatta attendere ed è addirittura attraverso il sito ufficiale della società. Nell’articolo presente pur non facendo mai riferimento all’Inter la società rossonera ha tenuto a precisare le tappe e la rivincita nei confronti del LIverpool sul campo riprendendosi quanto lasciato due stagioni dopo con la doppietta di Pippo Inzaghi.

    Non manca certo il contro sfottò ricordando come nel 2008 proprio Rafa Benitez eliminò i nerazzurri in Champions League. Ecco il testo del comunicato:

    Ma guarda il nostro calcio. Non finisce mai di stupire. Ferma l’orologio del tempo, abbatte i luoghi comuni. Gli anni passano, non ci sono più le mezze stagioni…Cose che si dicono, che si sanno. E invece nel calcio no! Nel calcio gli anni non passano, fanno il salto triplo. O meglio fino ad un certo punto passano…2002…2003…2004…2005…2006…poi si fermano e fanno un gran balzo direttamente al 2008. E il 2007? Saranno state le sabbie mobili, sarà colpa di una pianta carnivora. Insomma, inghiottito. Eppure è l’anno in cui il Milan dimostrò di non essere stato schiantato proprio da nessuno, il 2007. L’anno in cui Paolo Maldini, con le sue braccia perfettamente oliate, alza al cielo di Atene la Settima Coppa dei Campioni della storia rossonera.

    L’avversario? Rafa Benitez, naturalmente. Dimenticato? Spiacenti. Ma noi e Rafa siamo uno a uno. Ad Istanbul, ai rigori, bravo lui. Ad Atene, nei novanta minuti, bravi noi. Anche se in tempi di triplette (anche qui il 2007 ci ricorda qualcosa…), le doppiette non vanno di moda, Rafa si riprese piuttosto bene dal 2007, raddoppiando l’impresa con tanto di smottamenti l’11 Marzo 2008. Nulla contro Rafa, sia ben chiaro. Leale e giusto nell’esultanza a Istanbul, altrettanto leale e sereno ad Atene. Sarà dura, però, trovarle le affinità, perchè non è un tecnico che gode per le sconfitte altrui. Comunque sia, Atene 2007 c’è stata. C’è stata la Settima. C’è stato tutto. Perchè nel calcio ci sta tutto, non qualcosa.

    I rapporti tra i due club di Milano sembrano ormai deteriorati e di battuta in battuta il prossimo campionato si prospetta più infiammato che mai.

  • Tempesta Ciro Ferrara: Del Piero un problema, Melo irrispettoso, e su Mou…

    Un vero e proprio fiume in piena, Ciro Ferrara che in un intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport ritorna a parlare della sua esperienza in bianconero:“Giocatori che si sono lamentati di me poi hanno fatto peggio: si vede che sono proprio asini. Del Piero è la storia, ma vuole giocare sempre e questo a volte diventa un problema e lo sara’ anche il prossimo anno. Melo è supponente, Felipe deve imparare a farsi volere bene dai compagni. E’ tutt’altro che un cattivo ragazzo, però la supponenza con la quale si allenava ha indispettito molti, e in campo questo si nota”. 

    Nel finale dell’intervista poi esprime anche dei suoi pareri nei confronti di Josè Mourinho, suo ex avversario in campionato: “Con me fu un vero signore al momento dell’esonero. Considerata la rivalità che c’è tra Inter e Juve, si può dire che la sensibilità sia venuta dalla persona meno attesa. Io credo che se ne sia andato perché l’Inter non è una squadra giovane. Se fosse rimasto avrebbe dovuto fare scelte difficili, tagliando giocatori ai quali e’ molto legato. E io so bene quanto sia complicato”.

  • Prandelli saluta Firenze: “vi porterò sempre nel mio cuore”

    Cesare Prandelli dopo aver rescisso il contratto con la Fiorentina scrive una lettera aperta a tutti i tifosi viola che con lui in queste stagioni hanno esultato e sofferto insieme a lui. Persona semplice e schietta, Prandelli parla alla sua gente da amico e le sue parole sono sincere e sentite dalla prima all’ultima:

    ”A chi mi incontra per strada e mi chiama Cesare; a chi ha preso la pioggia, il sole, il vento al Franchi; a chi ha fatto le vacanze a Folgaria, a Castelrotto e a Cortina; a chi ha pianto per un rigore sbagliato o per la gioia di Anfield; a chi ha creduto come me e si e’ emozionato per una solitaria bandiera viola ad una finestra;

    a chi ha pensato che, nonostante sbagliassi qualche cambio, ero comunque una persona per bene; a chi ha saputo capire ed apprezzare il significato del silenzio; a chi ha fatto centinaia di chilometri per dire ‘io c’ero’, quelli di Verona, di Torino e che hanno pianto di gioia con noi; a quelli che ci aspettavano all’aeroporto la notte per cantare ‘forza viola’; a chi urlava ‘falli correre’ e a chi ha corso; a chi mi diceva, toccandomi ogni volta l’anima, ‘Grande Mister, uno di noi’ oppure ‘quando parlo con te e’ come se parlassi con un parente’, fratello, zio cugino, padre non fa differenza.

    A tutti, a Firenze con la sua eleganza un po’ malinconica, la sua diffidenza e la sua generosita’, devo dire solo due cose: grazie e vi portero’ sempre nel mio cuore. Cesare”

  • Adriano incastrato da una intercettazione

    Adriano è stato interrogato, per il momento come persona informata sui, nel’inchiesta della procura brasiliana sui narcos della favela Vila Cruzeiro. La posizione dell’Imperatore potrebbe però cambiare e aver un coinvolgimento diretto per la presenza di una intercettazione dove prometteva di inviare dei soldi al capo dei narcos Franco Anastasio.

    Secondo il sito Uol Noticias il sospetto dell’avvenuta transazione è molto alto e a tale scopo il pm Alexandre Temistocles ha avviato il controllo dei conti bancari riferibili ad Adriano e non è escluso che lo stesso possa esser riascoltato. L’indagine, non pregiudica comunque la sua aprtenza per l’Italia programmata per domenica.

  • Borriello attacca Saviano: “ha lucrato sulla mia città”

    “Per me, Saviano è uno che ha lucrato sulla mia città. Non c’era bisogno che scrivesse un libro per sapere cos’è la camorra. Lui però ha detto solo cose brutte e si è dimenticato di tutto il resto”

    Marco Borriello in una intervista concessa a GQ e da oggi in edicola va giù pesante su Roberto Saviano e sulla popolarità raggiunta sparlando di Napoli. Il bomber rossonero, epurato da Marcello Lippi, è sulla stessa lunghezza d’onda del suo presidente Silvio Berlusconi minimizzando il lavoro e il coraggio dello scrittore.

    Il rossonero, cresciuto in uno dei posti a più alta densità mafiosa, e rimasto senza padre proprio per mano della Camorra spiega cosa vuol dire vivere quella realtà “San Giovanni a Teduccio, a Napoli, il quartiere con il piu’ alto tasso di famiglie malavitose in Italia, pare. Come si cresce in un ambiente del genere? Non e’ la giungla, ma nemmeno Disneyland. Diciamo che ti tempra e ti insegna a stare sveglio fin da piccolo. Prendi un bambino di 8 anni di Napoli e uno venuto su altrove: la differenza si vede. Crescere senza una figura maschile di riferimento è stato duro. Per fortuna, abbiamo avuto una mamma che ci ha fatto anche da papà. Comunque è un’esperienza che mi ha rafforzato e reso più responsabile. Altrimenti non sarei andato via da casa a 14 anni”.

    L’intervista spazza poi dal gossip, all’omosessualità e l’ultima domanda è su Balotelli: Essere protagonisti del gossip e’ il prezzo della popolarita’.
    “Mi sono fidanzato a 22 anni con una ragazza di 19 che e’ subito diventata piu’ famosa di me. Adesso, appena mi vedono in giro con una mi tirano dentro, ma non e’ colpa mia. Io non sono malato di popolarita’. La mia e’ una vita tranquilla, faccio cose reali: vado al bar, al negozio, a spasso. Se mi chiedono un autografo sono contento”.
    L’omosessualita’ nel calcio? “Su alcuni ho avuto dei sospetti, ma i nomi non li faccio. Non omosessuali puri, forse. Magari bisessuali”.
    Meglio gli ipocriti che cambiano maglia ogni anno e le baciano tutte o gli isterici come Balotelli che la buttano a terra e mandano lo stadio a quel paese? “Meglio Balotelli, tutta la vita. Capisco i tifosi, ma capisco anche lui. Contro il Barcellona ha fatto un brutto gesto, pero’ e’ difficile stare sereni a 18 anni quando tutti i giornali parlano di te e hai lo spogliatoio contro. Al Milan lo accoglieremmo a braccia aperte. La nostra e’ una societa’ forte. E troverebbe compagni disposti ad aiutarlo, mica gente che lo prende a calci nel sedere”.

  • Rossi, Narducci, Moratti, Auricchio. Cos’hanno in comune?

    Guido Rossi, Giuseppe Narducci, Massimo Moratti e Attilio Auricchio son le quattro persone che hanno sconvolto il calcio italiano quattro anni or sono e oggi per uno strano scherzo del destino si ritrovano seduti allo stesso tavolo.

    Andiamo per gradi e facciamo qualche premessa:
    1) Da sempre l’Italia è il paese della dietrologia e del complotto ad ogni costo, da questo
    assunto son nati tanti scandali e non per ultimo quello che cambiò le gerarchie del calcio italiano con l’ormai famoso processo a Calciopoli.

    2) Il calcio genera potere e chi vince si sente forte e padrone della scena. Lo fu Moggi in passato e lo è Moratti adesso, il presidente deriso per gli acquisti di Vampete e i regali rossoneri di Pirlo e Seedorf si ritrova in un sol colpo a dar lo scacco matto a quel volpone di Florentino Perez.

    Fin qui il discorso fila e, nonostante i benpensanti, non fa una piega; è invece in ciò che segue che si fa strada la perplessità e il dubbio sull’opportunità di certi comportamenti.

    Il primo a sbagliar è stato Guido Rossi accettando l’invito al Bernabeu in qualità di tifoso vip ed alimentando ancor più il dubbio di una giustizia sportiva pilotata sopratutto dopo le nuove intercettazioni.

    L’errore successiva lo compie Massimo Moratti e di conseguenza Narducci e Auricchio. Venerdi scorso nell’inserto di Repubblica si poteva leggere un interessante intervista al pm Narducci, uomo dell’accusa ma anche grande sportivo. Il principale accusatore di Luciano Moggi si è preso la briga di andare a scavare a ritroso per capire l’origine del “male” scovando e curando la prefazione di un interessante libro sui mondiali argentini del ’78.

    Iniziativa encomiabile e che fa capire cosa si nasconde a volte dietro lo sfarzo e l’attenzione mediatica della massima competizione calcistica. L’inopportunità sta però nella presenza non richiesta, alla presentazione del libro, di Massimo Moratti a Palazzo Valentini con a fianco il colonnello Auricchio. Dulcis in fundo il presidente nerazzurro e il pm Narducci lasciano la sala chiudendosi nello stesso ascensore. Sicuramente non c’è nulla di male, sicuramente non si saranno detti alcunché ma ancora una volta la scelta è stata inopportuna. Siamo italiani e come si suol dire a pensar male si fa peccato ma quasi sempre s’indovina.

  • Calciopoli: parola alla difesa. In aula i protagonisti del sorteggio

    Il martedi è giorno di “Calciopoli” e dell’ennesima udienza al Tribunale di Napoli. Da oggi verranno ascoltati tutti i testimoni della difesa con il chiaro intento di smontare il quadro accusatorio disegnato dai pm. L’avvocato dell’ex designatore Pairetto chiamerà a testimoniare il notaio dei sorteggi Antonio Ioli di Roma, cioè la figura chiamata a tutelare il sorteggio ma che stranamente non fu mai sentito dagli uomini di Auricchio durante il processo sportivo.

    Si assisterà poi a un lungo via vai di arbitri e guardalinee l’ex arbitro e attualmente commissario Can D Stefano Farina, gli ex assistenti Ivaldi e Pisacreta, quest’ultimo attualmente vicepresidente dell’Aia. Mancheranno Rosetti e Calcagno perchè impegnati nel Mondiale e l’attuale designatore Pierluigi Collina.

    Sarà ascoltato anche Enea Cocchi, il curatore fallimentare del Bologna del presidente Gazzoni che proprio questa mattina è stato querelato da Luciano Moggi per diffamazione.

    Ascoltato anche Pesciaroli, allora cronista e al momento ufficio stampa della Lega Pro, presente ai sorteggi estraendo le palline della discordia. Pesciaroli sollecitato dalle domande dal legale di Pairetto ha cosi risposto “Ero uno statistico degli arbitri, ho partecipato a quasi tutti i sorteggi avvenuti a Roma e a qualcuno di quelli avvenuti a Firenze. La presenza del notaio mi tranquillizzava anche se speravo da giornalista di poter tornare al giornale una volta dicendo che il sorteggio era stato truccato ma non ce n’è stato mai motivo… Il notaio era al centro del tavolo nella sede Aia di via Tevere. La stanza era così piccola che chi estraeva era quasi a portata di mano. Non ho mai avuto impressione che ci fosse qualcosa di sospetto. Magari avessi fatto questo scoop almeno avrei avuto la possibilità di allungarmi la carriera. Se avessi visto qualcosa di irregolare certo non me ne sarei stato zitto

    Iori: “il sorteggio era regolare”
    “Tutto quello che concerneva questi sorteggi è comunque nei verbali che sono agli atti di questo processo. Le palline le aprivano e io facevo provvedere a richiuderle e a rimescolarle nelle urne che erano trasparenti. Non si potevano leggere i contenuti nelle palline perchè i fogli erano piegati. Non ho mai avuto sosperti di irregolarità. Potrà essere successo una decina di volte in tutti gli anni nei quali ho svolto questo servizio. Nei verbali non ritenevo di scrivere dell’apertura delle palline perchè avevo il controllo della situazione e potevo rendermi conto se queste erano chiuse o visibilmente diverse le une dalle altre e quindi riconoscibili. Comunque quando io verbalizzo un’estrazione, verbalizzo l’estrazione. Io non consideravo anomalo che una volta ogni tanto le palline potevano aprirsi al momento dell’inserimento nell’urna perché poi facevo provvedere al rimescolamento. E poi comunque il foglietto all’interno era piegato. Non ho mai segnalato anomalie al riguardo”.

  • Calciopoli, Moggi al contrattacco: “siamo noi i defraudati”

    Luciano Moggi galvanizzato dalle parole di Roberto Mancini a fine udienza ha chiesto la parole per rilasciare dichiarazioni spontanee e dar vita dunque al contrattacco a chi lo accusa di esser a capo di una cupola. I bersagli dei suoi strali sono Carlo Ancelotti e Leornado Meani, contestando la posizione di quest’ultimo che da addetto all’arbitro non figurava nel quadro dirigenziale rossonero “In realtà l’addetto all’arbitro fa parte della struttura societaria”.

    Moggi poi si sofferma su tre partite del Milan con Ancelotti allenatore, Parma-Milan, Reggina-Milan e Atalanta-Milan – arbitrate rispettivamente da Pieri, Racalbuto e Bertini – in cui, stando alle moviole dell’epoca, ci furono episodi controversi giudicati in senso favorevole ai rossoneri. “Se è vero – ha sottolineato Moggi – come si dice questi arbitri facevano parte della cupola, avrebbero dovuto decidere diversamente. Sentendo queste cose, probabilmente i defraudati siamo stati noi”.

    Il tu di De Santis? “Lui darebbe del tu anche al Presidente della Rapubblica” – e continua – “Per regolamento alla fine delle gare io potevo parlare tutto il tempo che volevo con l’arbitro. E in ogni caso non l’ho mai chiamato De Santis che, per dirla tutta, non mi stava neanche tanto simpatico”.