Tag: Cronaca

  • Moto 2: Tomizawa è grave dopo incidente a Misano

    Moto 2: Tomizawa è grave dopo incidente a Misano

    Sono gravissime le condizioni di Shoya Tomizawa. Nel corso del Gran Premio di San Marino sul circuito di Misano, lo sfortunato pilota giapponese ha perso il controllo della sua moto in curva venendo investito da Alex De Angelis e da Scott Redding che lo seguivano a distanza ravvicinata [guarda il video dell’incidente]

    L’esito è stato tragico: Tomizawa è stato soccorso e rianimato per aver subito un arresto cardiaco riportando vari traumi tra cui cranico e polmonare. In questo momento lo stanno trasportando all’ospedale di Riccione in ambulanza dove i medici cercheranno di salvargli la vita.

  • Moto 2: video dell’incidente di Shoya Tomizawa

    Terribile incidente a Misano durante gara di moto 2, il nipponico Shoya Tomizawa a 14 giri dalla fine è scivolato toccando il cordolo venendo poi investito da De Angelis e Redding. Le condizioni del pilota della Suter sembrano gravi ma la gara non è stata sospesa, nessuna conseguenza per gli altri piloti coinvolti.

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  • Calciopoli: adesso la Juve è pronta alla battaglia

    Calciopoli: adesso la Juve è pronta alla battaglia

    Andrea Agnelli è pronto alla battaglia e ai proclami è pronto a far seguire i fatti cercando con fermezza e convinzione di chiudere definitivamente il capitolo Calciopoli accertandosi che la Figc sia scrupolosa e tassativa cosi per come lo fu nei confronti della Vecchia Signora.

    L’anno zero dei bianconeri della nuova Triade (Agnelli, Marotta e Paratici) aveva il difficile compito di resettare quattro anni di nefandezze e scelte sbagliate che in qualche modo avevano compromesso il bilancio indebolito ulteriormente dai mancati introiti della Champions League.

    E’ ovvio che in sede di calciomercato Marotta abbia dovuto far delle scelte impopolari puntando su possibili talenti e non su talenti affermati ma solo alla fine del campionato potremo definire se il Dg ha dato il via ad un nuovo ciclo

    Ma il nuovo corso sembra pronto a prendersi le critiche adesso sicuro che il lavoro “martellante” di Del Neri e le intuizioni di Marotta e Paratici faranno ricredere tutto. La credibilità della “Nuova Vecchia Signore” però passa anche dalle stanze di Tribunale e in questo caso sarà Andrea Agnelli in persona a condurre la battaglia e chiedere giustizia e verità.

    Come anticipato da Tuttosport e confermato da Repubblica la Juventus rompe gli indugi ed è pronta a spedire in Federazione cento intercettazioni che incastrerebbero Inter e Cagliari. Come ricorderete il presidente Abete nei primi giorni d’agosto dichiarò all’uscita di un consiglio federale di esser stupito per il mancato invio del Tribunale di Napoli delle nuove intercettazioni.

    La Juve vuole risposte e adesso è passata al contrattacco. Intanto secondo indiscrezioni che trapelano da più parti Nicola Penta, consulente tecnico di Luciano Moggi, è pronto a presentare cento nuove intercettazioni che proverebbero il coinvolgimento Collina, Rosetti, Lanese e l’ex designatore Boschi.

  • Agnelli prepara la rivoluzione “nel futuro contratti a rendimento”

    Andrea Agnelli, giovane e ambizioso presidente della Juventus, è in questi giorni nell’occhio del ciclone insieme a Marotta per la conduzione della campagna acquisti ritenuta dai tifosi non ideale per una società gloriosa come quella bianconera.

    Negli “amanti” della Vecchia Signora è ancora stampata in maniera indelebile l’immagine della Triade e sopratutto le intuizioni durante il calciomercato di Big Luciano.

    Quella Juve è ormai passata e il giovane rampollo vuol esser precursore di un nuovo modo di amministrare le società di calcio. La difficoltà nel reperire fondi e sopratutto la necessità di equiparare la società agli stretti vincoli del fair play finanziario hanno portato Agnelli a meditare una sorta di rivoluzione nei contratti dei giocatori comparando i compensi con i risultati aziendali della società.

    E’ lo stesso Agnelli in una intervista concessa a Sky Sport a portare alla luce la nuova idea svelando in qualche modo i motivi dei rifiuti di Di Natale e Borriello. Nella rosa bianconera è il giovanissimo Marco Motta ad aver accettato la nuova tipologia di contratto ma diffonderla a tutto l’organico sembra davvero una chimera.

    Ecco l’intervista:
    “Viviamo un momento di trasformazione del calcio – confessa il numero uno bianconero ai microfoni di Sky Sport – in Europa sul piano regolamentare e in Italia con il contratto collettivo scaduto. Abbiamo l’opportunità di migliorare il calcio e il nostro obiettivo è di essere trainanti. Vorremmo che si arrivasse a far combaciare i risultati aziendali con il trattamento economico dei giocatori bianconero – che però in questo momento non sono pronti a recepire il discorso. Noi siamo orgogliosi che il primo contratto aperto lo abbia firmato Motta, un giovane. In serie A un giocatore guadagna in media 700 mila euro. Siamo di fronte a gente che in cambio può concedere qualche cosa

  • Suarez crede nell’Inter ed elogia Benitez

    Luis Suàrez, indimenticato regista della grande Inter di Helenio Herrera, ha parlato a Fcinter1908, dove ha fatto il punto sul mercato interista, su Benitez e sull’assegnazione del pallone d’oro. Il grande centrocampista spagnolo, ha rassicurato molti tifosi interisti, un po’ preoccupati per la mancanza di grandi colpi di mercato. Poi ha elogiato il nuovo tecnico Rafa Benitez, sommerso dalle critiche per via di un inizio di campionato poco brillante, spiegando che la squadra manca in questo periodo di forza fisica.

    ECCO LE PAROLE DI SUAREZ

    Sig. Suarez buongiorno. Cosa ne pensa del mercato dell’Inter?

    L’Inter è una squadra forte che ha vinto tutto l’anno scorso, per cui non aveva bisogno di fare grandi acquisti. Doveva solo puntellare la rosa con giocatori di prospettiva e cosi’ ha fatto. Poi vedrà che se avrà bisogno di ulteriori rinforzi la società interverrà a gennaio.

    Tanti tifosi sono scontenti di questo mercato, forse perchè influenzati dai « botti » di mercato del Milan ?

    Io non credo che i tifosi debbano preoccuparsi. Di certo l’Inter non puo’ impedire alle squadre avversarie di rinforzarsi e il Milan è stato bravo a prendere due giocatori molto forti a prezzi interessanti. Poi come sempre il campo darà il suo responso, ma secondo me non devono preoccuparsi. La società sa come muoversi e se non l’ha fatto ha le sue ragioni. Del resto sul mercato non c’erano giocatori molto piu’ forti di quelli che ha già e quelli davvero bravi costavano troppo.

    Secondo lei Benitez soffre la sindrome del dopo Mourinho ? Lo ritiene la scelta migliore per sostituire il portoghese ?

    Personalmente non credo. Benitez è un allenatore di alto livello, molto esperto e quindi sa che all’esterno il paragone è inevitabile. Ma sa di avere la fiducia della società. Io lo ritengo un’ottima scelta. Eppoi non si puo’ ancora giudicare il suo lavoro. Quest’anno c’è stato il Mondiale che ha fatto rientrare i vari nazionali in ritardo e quindi ha avuto pochissimo tempo per allenare la squadra al completo. Con il tempo riuscirà a dare la sua impronta all’Inter e vedrà che tutti apprezzeranno il suo lavoro.

    I giocatori dell’Inter le sembrano appagati dal « triplete » o li vede sempre « affamati » ?

    Quando vinci tutto quello che hanno vinto questi ragazzi è bellissimo. Quindi credo che loro vorranno ripetersi per dimostrare a tutti di essere ancora piu’ forti. Non vedo appagamento. Certo che ora tutte le altre squadre vorranno dimostrare di essere all’altezza e di conseguenza raddoppieranno gli sforzi quando incontreranno l’Inter. Per questi motivi i ragazzi sanno che dovranno impegnarsi ancora di piu’. Ma sono tranquillo visto che sono tutti ottimi professionisti e dei bravi ragazzi.

    La sconfitta contro l’Atletico e il pareggio contro il Bologna sono dei campanelli d’allarme ?

    Gli ultimi due risultati sono figli di una condizione fisica precaria. Come dicevo prima, parecchi giocatori hanno ripreso gli allenamenti da poco tempo a causa del Mondiale Sudafricano e quindi non sono ancora in forma e se non sei al top nel calcio moderno arrivi sempre dopo sulla palla, trovando difficoltà contro chiunque. Sono sicuro che giocando, tutti arriveranno al top della condizione e rivedremo la squadra dell’anno scorso.

    L’Inter è ancora la squadra da battere ?

    Assolutamente si, anche se ovviamente sia la Roma che il Milan con gli ultimi acquisti si sono avvicinate. La Roma ha inserito Borriello, buon giocatore, in una squadra che ormai gioca a memoria e quindi non potrà che migliorare. Il Milan ha acquistato due grandissimi attaccanti, bisognerà pero’ vedere se l’allenatore riuscirà a dare anche equilibrio a questa squadra, visto che per caratteristiche nessuno dei 4 attaccanti ha predisposizione al sacrificio. Sulla carta è davvero forte. Come sempre pero’ sarà il campo a darci tutte queste risposte.

    Sneijder vincerà il « Pallone d’Oro » ?

    Molto difficile fare un pronostico. Mai come quest’anno ci sono 4-5 candidati seri alla vittoria finale. Del resto il premio dovrebbe andare al giocatore che è stato bravo durante tutto l’anno e non in una singola manifestazione come puo’ essere il Mondiale. Penso a Iniesta che ha segnato si il gol importantissimo che ha fatto vincere alla Spagna la Coppa del Mondo, ma che durante il resto dell’anno aveva giocato poco. Al contrario uno come Maicon, pur essendo uscito ai quarti dal mondiale con il Brasile, ha giocato il resto della stagione a livelli altissimi. Lo stesso Milito fino alla finale di Champions era stato devastante. Sneijder ovviamente è uno dei camdidati piu’ seri, visto quanto fatto anche al Mondiale oltre che con l’Inter, ma quest’anno il risultato sarà incerto fino a dicembre.

  • Borriello infiamma la Capitale

    Marco Borriello alle 15:30 è sbarcato all’aeroporto di Ciampino, ad attenderlo c’erano un centinaio di irriducibili tifosi giallorossi che lo hanno salutato intonando “vinceremo il tricolor”.

    L’ormai ex bomber rossonero si è poi spostato a villa Pacelli per salutare la società prima di espletare il rituale delle visite mediche.

    Nella Capitale l’annuncio ufficiale dell’ingaggio dell’attaccante ha mandato in visibilio i tifosi facendo ritrovare l’entusiasmo dei tempi dello scudetto.

  • Elezioni anticipate? Berlusconi corre ai ripari, ecco Ibra

    Elezioni anticipate? Berlusconi corre ai ripari, ecco Ibra

    Rinforzi? Spendo 65 milioni l’anno. Ibrahimovic? Non si sposerebbe con lo spogliatoio, porterebbe scompiglio.

    Queste le dichiarazioni del patron del Milan, nonchè presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al raduno di Milanello dello scorso 20 luglio. Oramai ci siamo abituati o meglio, i politici stessi, ci hanno abituato coi fatti a non credere alle loro fallaci parole. Nonostante ciò, abiurare in poco più di un mese una linea filosofica improntata all’austerity, e dunque scaturita dalla necessità (così ci hanno fatto credere), spinge quantomeno a delle riflessioni. Prima non c’erano i soldi, e poi tadan!: 45 milioni (probabilmente ottenuti in parte da una o più cessioni). Prima Ibra è apostrofato come un “bad boy” spacca-spogliatoio, poi, folgorato sulla via di Damasco, diventa un bravo ragazzo. Evitiamo questa volta di sfogliare la margherita Ibra-sì Ibra-no ritenendo lo svedese utile o meno alla causa rossonera, e addentriamoci alla ricerca delle motivazioni che hanno spinto la dirigenza del diavolo alla sovversione del diktat “guardare e non toccare”.

    Di certo passare da poveracci, costretti ad elemosinare Boateng dal Genoa, a guest-star del calciomercato estivo 2010, rappresenta un cambio di rotta celante una causa da perorare che va al di là dei successi sportivi. A maggior ragione se si pensa che il presidente rossonero, alias quello che tira fuori il portafoglio, riteneva “il Milan allo stesso livello dell’Inter” quando ancora non c’erano “quel bel ragazzo di Yepes”, Sokratis al secolo “l’uomo che fermò Messi al Mondiale”, e Boateng, purtroppo ancora privo di una magnificenza presidenziale che non tarderà ad investirlo.

    Se poi passi in rassegna mentale che all’orizzonte di Silvio Berlusconi, patron del Milan, nonché presidente del Consiglio, nonché cornificato politicamente da Gianfranco Fini, si prospettano le elezioni anticipate, sei il più grande degli screanzati. Eh certo!: hai dimenticato di ringraziare Fini per averti appena regalato un campione in più da ammirare in Serie A. Per una volta la demagogia potrebbe servire a qualcosa di buono, ammesso che i quasi cinque milioni di tifosi milanisti decidano di votare appellandosi, unilateralmente, ai meriti politici.

    Dopo la smobilitazione per la cessione di Kakà era importante infervorare nuovamente la piazza. Tutto questo, oltre alla frase “se c’è qualcuno che copre tutto quello che ho speso sono disposto a vendere”, è l’ennesima testimonianza che il Milan è diventato un giocattolo per accattivare la massa di imbecilli, uno specchietto per le allodole. Caro Silvio ho una una notizia per te: noi non siamo imbecilli. Ah, dimenticavo: Grazie Fini!

  • Da Quelli Che… sms ai boss della ‘ndrangheta

    Simona Ventura e il suo Quelli Che… sono stati inconsapevolmente d’aiuto alla ‘ndrangheta per informare i boss detenuti in carcere in regime di 41 bis. I malavitosi, venivano informati attraverso il serpentone dei messaggi che compariva in sovraimpressione durante la trasmissione.

    Il contenuto dei messaggi apparentemente anonimo appariva chiaro ai boss che dal linguaggio criptato ottenevano informazioni utili. A rivelarlo è l’ex procuratore nazionale antimafia aggiunto, Enzo Macrì, nel corso di un’audizione alla Commissione parlamentare antimafia proprio sulla situazione dei detenuti in regime di carcere duro.

  • La rivoluzione italiana:Abete…ma lascia stare!!!

    Giancarlo Abete, romano annata 1950. Svolge in ordine cronologico le mansioni di imprenditore, politico e dirigente sportivo. Democristiano per devozione, copre tre legislature in qualità di deputato. I riflettori della notorietà si accendono quando prende parte alla vittoriosa spedizione azzurra del 2006 nelle vesti di capo-delegazione. Sull’onda della popolarità viene eletto presidente della FIGC. Mission: “moralizzare il calcio italiano, utilizzando i successi della Coppa del Mondo e delle competizioni per club come stimolo ed esempio”. Ovvero: ricordati chi siamo e facci rimanere così. Ergo, non toccare niente!

    E per tutta risposta Abete chiosò, con fare da protagonista,“dis-obbedisco”. Difatti, nel 2008 detronizzò Donadoni restituendo a Lippi una panchina azzurra che sembrava gli spettasse come fosse un diritto inalienabile. Nel più classico dei: “era uscito a comprare le sigarette ma la poltrona è sua ”. Sappiamo tutti come è andata a finire, ma siccome è semplice parlare col senno di poi è bene citare un dato interessante. All’indomani dell’eliminazione agli ottavi per mano dei futuri campioni spagnoli, una ragguardevole maggioranza degli spettatori del TG1 perorò in un sondaggio la continuazione del ciclo Donadoni . La nomina di Lippi vale quanto l’esclusione di Cassano perché ne è conseguenza, eppure le rimostranze per gli errori non hanno lo stesso appeal mediatico. E fu così che nel presepe dell’opinione pubblica Lippi venne messo in croce, mentre Abete recitò il ruolo di “Barabba”.

    Ok, non sarà un granché come designatore di commissari tecnici, ma la trafila politica implica una miglior inclinazione alle negoziazioni, e diciamolo pure, agli “inciuci” sottobanco, vero? Ehm…no! Per l’appunto il buon Giancarlo riesce nell’ardua quando paradossale impresa di farsi soffiare Euro 2016 dalla Francia, ed Euro 2012 nientemeno che dall’impareggiabile candidatura del tandem Polacco-Ucraino. Le conseguenze di questa debacle dirigenziale non sono da sottovalutare giacché, grazie ai fondi Uefa investi nei suddetti eventi, avremmo potuto rimodernare gli stadi aspirando ai floridi standard anglo-spagnoli. Limitandoci, dunque, a concupire le strutture straniere continuando a chiederci a cosa sia dovuta la retrocessione del calcio italiota: “Chi ha mangiato il gelato?” disse colui che impugnava il cucchiaio sporco di gianduia. Anche in questo frangente stendiamo un velo pietoso.. amen!

    E non è finita qui. L’ultima marachella ha urtato non poco la suscettibilità dei Presidenti di Lega, che è confluita addirittura nella diserzione del Consiglio federale del 16 luglio. Mi riferisco ovviamente “all’embargo extracomunitari”, regola secondo la quale ogni team può tesserare “un solo” giocatore facente parte di una comunità esterna a quella europea. Diversamente, prima erano possibili due tesseramenti di questo tipo. Il provvedimento filo-leghista, come detto, ha scatenato le invettive dei club in quanto ha scombussolato (in corsa) l’intero calciomercato delle società italiane. Il motivo snocciolato a supporto della norma è la tutela e la valorizzazione del patrimonio calcistico italiano, il che mi spinge a tirare le seguenti conclusioni:

    1)      Se non è extracomunitario non vuol dire che non sia straniero

    2)       Se una società dovesse puntare su un singolo calciatore extracomunitario, a causa della norma che nega un doppio tesseramento, scommetterebbe su un papabile titolare, o sbaglio?

    Il sillogismo fila, e la norma si rivela controproducente. Non sarebbe stato meglio imporre alle formazioni italiane di corrispondere un minutaggio stagionale da parte di giocatori italiani? Magari il minutaggio sarebbe potuto partire da una base non considerevole per poi accrescere negli anni, così da non sconvolgere gli equilibri e impedire alcuni club come l’Inter. In questa maniera ci sarebbe la garanzia comprovata di vedere più italiani in campo, con un provvedimento forzato ma non forzante perché dà tempo a tutti di mettersi in riga. Per pensare una cosa del genere, che non cozza contro gli interessi di nessuno e aderisce a un fine condivisibile, occorre solo un po’ di fantasia. Materiale che forse mancherà al reduce di una classe dirigente che si è estinta per effetto della propria inefficienza.

    Giancarlo Abete è “il Principe”. Quello di Machiavelli però. “Un po’ golpe un po’ lione”. Capace di tirare fuori lo specchio quando si vince, e di schivare le sconfitte con suoi “mi dispiace di circostanza” che occultano la propria compartecipazione negli errori. Infine, un’altra deprecabile arte fa sì che si rispecchi nel profilo machiavellico: la demagogia. Baggio, Rivera e Sacchi che si vanno ad aggiungere a Riva ed Albertini. Insomma una squadra di pallone con tanto di allenatore pronta a riaccendere il tizzone dell’entusiasmo. Parliamoci chiaramente: Baggio, al quale vanno i più sinceri auguri, ce lo ricordiamo per come riusciva ad evadere dal possibile con la palla tra i piedi. In tutta franchezza, fare il presidente del settore tecnico alias “la ragazza immagine” mi sembra un insulto. Lo stesso vale per Rivera, uomo dei quattro a tre nelle semifinali e non in qualità di “responsabile scolastico”. In ultimo c’è il sedicente erudito Sacchi. Fanno specie già le dichiarazioni al debutto:

    “Questo non è un paese per giovani”

    Infatti, chiamano un sessantaquattrenne per cambiare le cose. E quando gli chiedono lumi sulle cifre che percepirà:

    “La federazione non diventerà povera con il mio contratto…”

    A parte che ricorrere a un eufemismo sul tema ci suggerisce che non prenda poi due spicci, comunque per quello che ha avuto dal calcio italiano magari poteva pure accettare uno stipendio simbolico. Sono sicuro che con i suoi introiti possa aprire più di una scuola calcio, e questo è un controsenso per uno che fa il coordinatore delle nazionali giovanili. Or dunque veniamo alle competenze. E’ scellerato pensare che ci sia qualcuno più preparato di lui in materia? I trascorsi a Parma e Madrid come consulente non hanno lasciato traccia. Come allenatore vanta un palmares eccezionale, ma ha allenato pur sempre squadre di grande caratura. Si dice sia un grande tattico e un geniale innovatore, quando poi ha scopiazzato il calcio totale degli olandesi. Si dice che le sue squadre vincessero grazie ai suoi schemi:  io già lo immagino in allenamento che fa provare le rovesciate a Van Basten. Sta di fatto che molti suoi calciatori sono poi diventati allenatori. Perché? Lui era un gran maestro, o loro avevano una grande intelligenza tale da poter fare a meno del più grande allenatore italiano di sempre (secondo il Times)? Insomma, è nato prima l’uovo o la gallina?. Come dicevano i latini la virtù sta nel mezzo: Sacchi è stato un bravo allenatore al pari di altri che hanno avuto meno fortuna. Comunque sia, le sue competenze non sono consone al ruolo che andrà a ricoprire.

    L’ultimo soldatino che andrà in guerra per Abete, pardon per l’Italia, sarà Cesare Prandelli. L’uomo della rivoluzione: ha aperto le porte a Cassano, Amauri e Balotelli. Il perfetto ossimoro vivente di Lippi, e questo già la dice lunga sulla coerenza logica di Abete che difende le scelte di Lippi salvo poi aderire a una politica antitetica. Nella lista di convocati non figura Pazzini. Strano dato che con Cassano l’intesa è già affinata, e il suo stato di forma dovrebbe essere dei migliori visto che la sua Samp a breve affronterà i preliminari di Champions. Una leggenda narra che dopo il gol alla Fiorentina, Pazzini abbia sussurrato parole poco mielate al neo cittì azzurro, reo di averlo confinato in panchina durante la permanenza in maglia viola. Tuttavia, è solo una voce; come quella che il figlio di Lippi le aveva prese da Cassano. Non resta che appellarci al buon grado di Cesare.

    Arriva il momento del congedo: ho analizzato per filo e per segno la nuova classe dirigente che prenderà in custodia il calcio nostrano. Mi sono reso conto che quella intrapresa non è una vera rivoluzione, perché le rivoluzioni sono quelle dove cade la testa del tiranno. E allora…Abete fatti da parte, perché come disse Garibaldi: “l’Italia o si fa o si muore!

    a cura di Domenico Maione

  • Frank Latta: un onda travolge la leggenda del surf

    E’ stata un onda a metter fine alla vita di Frank Latta, uno dei migliori surfisti di tutti i tempi. Latta, nonostante i 63 anni non aveva mai abbandonato la sua grande passione per il mare e per il surf.

    Ha perso la vita a Nambucca Heads sulla costa del Galles dove un onda lo ha travolto quando era in mare con altri surfisti. Sono ancora al vaglio degli inquirenti le dinamiche della morte.