Tag: Cronaca

  • Riccò in prognosi riservata. Ha rischiato di morire

    Riccò in prognosi riservata. Ha rischiato di morire

    Poteva avere un pericolo ben peggiore e buttare ancora una volta il ciclismo nel dramma ma per fortuna le condizioni di Riccardo Riccò sembrano in progressivo miglioramento.

    Il ciclista della Vacansoleil è stato ricoverato domenica pomeriggio in seguito ad un malore avuto nella notte tra sabato e domenica in seguito ad un allenamento. Riccò è attualmente tenuto in prognosi riservata presso il S.Agostino Estense di Modena e per le 17 di oggi pomeriggio è atteso un nuovo comunicato stampa da parte dell’equipe di medici.

    Il Cobra avrebbe dovuto prender parte al Giro del Mediterraneo, in programma sempre in Francia dal 9 al 13 febbraio. Anche se nessuno si permette di far ipotesi l’accostamento al doping aleggia nel pensiero di tifosi e addetti ai lavori visto che già nel 2008 Riccò venne trovato positivo al potentissimo Cera e squalificato per due anni.

  • La panolada della discordia. Moratti sorride, Nicchi sbotta

    La panolada della discordia. Moratti sorride, Nicchi sbotta

    Il rapporto tra l’Inter e Tagliavento si incrinò lo scorso anno in quel famoso incontro con la Sampdoria che costò a Mourinho la squalifica per l’ormai famoso gesto delle manette. Da allora il cammino del miglior arbitro italiano e quello dei nerazzurri ha smesso di coincidere se non nel derby d’andata perso contro il Milan.

    Ieri sera nel big match contro la Roma vinto dai nerazzurri per 5-3 ha fatto reincontrare l’Inter e Tagliavento ma l’accoglienza non è stata delle migliori. L’arbitro, al primo giallo, eccessivo forse, per Kharja da un settore di San Siro è partita una improvvisa e quanto inopportuna panolada che ha lasciato in molti perplessi.

    Le telecamere hanno subito ripreso il sorriso compiaciuto e soddisfatto del presidente Moratti ma hanno fatto inbufalire il presidente dell’Aia Nicchi. Il patron nerazzurro forse memore di lanci motorini e di bombe carta era compiaciuto della maturità raggiunta dal suo tifo ma il gesto dei tifosi è apparso inadeguato e prematuro.

    L’Inter quest’anno per ben due volte ha usufruito delle sviste arbitrali per concludere la partita in undici nonostante la condotta violenta di due suoi tesserati poi squalificati con prova tv.

    Nicchi questa mattina ha difeso l’operato di Tagliavento “Ha condotto bene in porto la partita. La panolada è stata una cosa assurda, senza senso. Non è una cosa violenta ma non era necessaria”

    LA PANOLADA DI SAN SIRO
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  • Kubica operato, mano salva ma la prognosi resta riservata

    Kubica operato, mano salva ma la prognosi resta riservata

    E’ durata 7 ore l’operazione per ricostruire la mano destra e per ridurre diverse fratture compresa quella alla gamba sinistra a cui è stato sottoposto Robert Kubica rimasto vittima di un gravissimo incidente stamattina mentre stava percorrendo la prima prova speciale del Rally Ronde di Andora in località San Lorenzo di Testico nel savonese.
    Il pilota polacco della Lotus Renault ha perso il controllo della Skoda Fabia che stava guidando forse per del ghiaccio sull’asfalto al km 4.6 del percorso andando a sbattere contro un guardrail e poi schiantandosi contro il muro di una chiesetta. Nell’impatto Robert ha perso immediatamente conoscenza mentre è rimasto illeso il suo navigatore, nonchè amico, Jacub Gerber a bordo della stessa vettura.

    Trasportato all’ospedale di Pietra Ligure in gravi condizioni, Kubica è stato operato d’urgenza per tamponare l’emorragia interna, ridurre le fratture riportate e rivascolarizzare l’arto danneggiato. L’intervento è stato eseguito dall’equipe del professor Igor Rossello che al termine ha spiegato come l’operazione di ricostruzione pare abbia scongiuarto l’amputazione della mano ma che ci vorranno diversi giorni, una settimana circa, per sapere se Robert potrà riacquisire la funzionalità della stessa. Se così fosse ci vorrà un anno di riabilitazione prima che il pilota di Formula 1 possa recuperare la completa funzionalità dell’arto.
    Kubica, che era già scampato alla morte in passato uscito miracolosamente indenne dopo il terribile impatto con la sua Bmw a 280 km/h contro un muretto di cemento a Montreal durante il Gran Premio del Canada del 2007, si trova attualmente nel reparto di rianimazione del nosocomio ligure ancora in prognosi riservata.

  • Incidente a Kubica, è in condizioni gravi

    Incidente a Kubica, è in condizioni gravi

    E’ ricoverato all’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure nel savonese in prognosi riservata Robert Kubica che questa mattina è stato vittima di un incidente mentre stava partecipando al Rally Ronde di Andora.
    Il pilota polacco della Lotus Renault, che proprio giovedì aveva staccato il miglior tempo nel terzo e ultimo giorno della prima parte di test disputati a Valencia prima dell’inizio del Mondiale di Formula 1 previsto per il 13 marzo in Bahrain, è uscito di strada al km 4.6 del percorso in località San Lorenzo nel comune di Testico andandosi a schiantare contro il muro di una chiesettaal volante di una Skoda Fabia.

    Kubica, che è stato estratto dalla vettura solo grazie al pronto intervento dei vigili del fuoco, è stato immediatamente trasportato nel nosocomio ligure dove gli sono state riscontrate diverse fratture. Le sue condizioni sono gravi.
    Illeso miracolosamente invece il navigatore di Robert, Jacub Gerber; il Rally è stato sospeso.

  • Sampdoria nel caos, class action dei tifosi contro Garrone

    Sampdoria nel caos, class action dei tifosi contro Garrone

    Si è rotto il giocattolo Sampdoria. Se la cessione di Cassano aveva visto i tifosi schierarsi, seppur a malincuore, nei confronti della società chiedendo rispetto per il presidente Garrone le cessioni di Marilungo e Pazzini hanno cambiato la situazione.

    I tifosi sono scontenti del ridimensionamento della società e con modi più o meno leciti stanno protestando verso le scelte della dirigenza. Di Carlo è sempre più in bilico anche se obiettivamente è difficile allenare in questo caos e i tifosi hanno dato mandato ad un gruppo di avvocati di studiare la possibilità di una class action nei confronti della dirigenza.

    I tifosi contestano l’eccessiva smobilitazione dell’organico con la conseguente perdita di valore degli abbonamenti pagati e chiedono pertanto tutela. La cosa certa è che la bella Sampdoria dello scorso anno non esiste più.

  • Roma, che vuò fà l’americano?

    Roma, che vuò fà l’americano?

    La Roma sembra vicinissima, questa volta, a cambiare presindenza passando nelle mani della cordata americana guidata dal misterioso Thomas Di Benedetto. All’apertura delle buste avvenuta ieri l’offerta a stelle striscie è apparsa da subito quella più convincente sia in termini di offerta che di prospettive future per il club.

    Parafrasando la Carosone e giocando un pò sul titolo proviamo a riassumere le indiscrezioni che arrivano intorno al nuovo corso giallorosso. L’offerta d’acquisto pare si aggiri intorno ai 120 milioni di euro, alla ricapitalizzazione parteciperà anche Unicredit che resterà azionista di minoranza trattenendo per se una quota tra il 20-30%.

    Il nuovo assetto societario dovrebbe prevedere Di Benedetto nella veste di presidente, Montali dovrebbe acquisire ancor maggior potere diventando la figura di riferimento tra squadra e società, come uomo mercato potrebbe tornare Baldini mentre la conduzione tecnica vede in bilico la posizione di Ranieri e tra i papabili pare ci siano Carlo Ancelotti, da sempre allettato nel guidare la sua Roma e l’outsider André Villas-Boas tecnico del Porto dei miracoli e considerato il nuovo Mourinho.

    Dal punto di vista tecnico si partirà dalla conferma di tutti i pezzi pregiati, dal rinnovo di Mexes per poi proseguire con la ricerca di giocatori pronti a colmare le lacune. La prima spesa dovrebbe esser per il portiere per poi continuare con i terzini e un innesto di qualità a centrocampo.

  • Cessione Roma: Di Benedetto in vantaggio su Angelucci

    Cessione Roma: Di Benedetto in vantaggio su Angelucci

    E’ tutto da prender con le pinze e la clamorosa smentita del fondo arab di Aabar ne sono la prova, ma le indiscrezioni vogliono la cordata americana capeggiata dall’italo americano Thomas Di Benedetto in vantaggio sulla famiglia Angelucci.

    E’ questo ciò che trapela dal palazzo di Unicredit dove oggi pomeriggio con la presidente Sensi in videoconferenza si sono aperte le buste delle cinque offerte d’acquisto della As Roma Calcio. Pare che una proposta d’acquisto sia già stata scartata mentre tre delle restanti quattro paiono ben formulate e con gli americani in vantaggio sugli italiani e sul fondo lussemburghese.

    Una confessione delll’a.d. di banca Unicredit, Ghizzoni, potrebbe aiutare ad intuire il vantaggio degli americani in quanto ha ipotizzato, cosi come chiesto da Di Benedetto, che Unicredit possa rimanere come socio di minoranza e partecipare alla ricapitalizzazione.

  • Aabar si chiama fuori, chi è che gioca con la Roma?

    Aabar si chiama fuori, chi è che gioca con la Roma?

    Aabar non ha formulato nessuna offerta per l’acquisto della Roma. A smentire l’interesse del fondo di investimento arabo è Mohamed Al-Husseiny, Chief Executive Officer del fondo azionista al 4,99 per cento di Unicredit “Sono in grado di confermare che i recenti colloqui e speculazioni su Aabar interessato di acquistare l’AS Roma sono infondate: Aabar non ha presentato un’offerta di acquisto per la Roma e non intende farlo in futuro”.

    Ma se non ci sono gli arabi dietro la Claraz SA a chi appartiene questa offerta? E sopratutto chi ha interesse a metter in mezzo i sultani di Abu Dabi? Andando a ritroso si vedono ancora una volta delle analogie con la vicenda Soros, la trattativa si bloccò ad un passo dalla firma per la clamorosa indiscrezione di una cordata araba pronta ad alzare l’offerta, gli arabi non uscirano mai allo scoperto ma la trattativa con Soros si arenò e la Roma restò in mano alla famiglia Sensi.

    La presenza ventilata di Aabar potrebbe questa volta scoraggiare Di Benedetto e la cordata americana a tutto vantaggio di Antonio Angelucci, imprenditore con interessi nella sanità ed editore. Domani Rothschild, Unicredit e Roma 2000 inizieranno a vagliare le offerte e si scoprirà se anche questa volta ci sarà un buco nell’acqua.

  • Radiazione Moggi: l’Alta Corte se ne lava le mani

    Radiazione Moggi: l’Alta Corte se ne lava le mani

    Arriva un’altra spallata per il presidente Abete e sopratutto per il modo di gestire da parte della Figc l’ormai incresciosa vicenda Calciopoli. Il Processo di Napoli ha tolto il coperchio su una giustizia sommaria e piena di angoli bui. Il presidente Abete per scongiurare il ritorno nel calcio di Moggi lo scorso 19 gennaio inviò una richiesta di parere all’Alta Corte del Coni sulla possibilità di radiazione di Big Luciano e di altri 41 tesserati.

    L’Alta Corte ha respinto al mittente la richiesta bollandola come “inammissibile” e spiegando di non poter intervenire “su una controversia in atto per la quale sia stata avviata una procedura avanti a organi della giustizia sportiva o in ordine alla quale vi sia la possibilità di proporre ricorso all’Alta Corte”.

    La patata bollente adesso torna nelle mani del presidente Abete e c’è curiosità nel mondo pallonaro per capire quale altra decisione possa prendere.

  • Giovanni Galeone, 70 anni di calcio

    Giovanni Galeone, 70 anni di calcio

    Una vita spesa per il calcio, prima da calciatore, anche se non di primissima fascia, e poi da allenatore ed insegnante di calcio: ora che le luci della ribalta sono lontane, anche dopo aver tagliato il traguardo dei 70 anni Giovanni Galeone fa parlare di sé. Una storia di calcio champagne legata a doppio filo con Pescara e la squadra di calcio biancazzurra, emblema di un’intera Regione, l’Abruzzo, che con lui ha sognato.

    Per tutti è stato, è e resterà “Il Profeta” o “Il Messia”, anche se l’età dovrebbe modificare questi appellativi unificandoli ne “Il Saggio”. L’indole, tuttavia, non si può cambiare neppur volendo e l’età che avanza è solo un dato anagrafico per chi, come lui, non può tradire una vita vissuta sempre al massimo.

    Giovanni Galeone, è di lui che stiamo parlando, compie 70 anni. Ha scritto pagine indelebili dell’epopea biancazzurra ed è destinato a restare, ad imperitura memoria, come l’allenatore più importante della lunga storia del calcio pescarese.

    Due promozioni in Serie A ed una salvezza nella massima serie lo hanno fatto entrare di diritto nel cuore del popolo pescarese. Un carattere vulcanico che si sposa alla perfezione con una città gaudente come Pescara ed un calcio spettacolare e redditizio hanno reso il legame tra ‘Il Gale’ e la città dannunziana inscindibile anche dopo il suo addio alla panchina biancazzurra. Iniziò la sua avventura in riva all’Adriatico con un manipolo di ragazzini destinati a giocare in Serie C e, dopo l’ormai celebre ripescaggio, condusse i suoi uomini in Serie A al termine di una cavalcata trionfale suggellata dalla vittoria finale sul Parma di Sacchi in uno Stadio Adriatico gremito e festante come non mai.

    Maestro di calcio e uomo sopra le righe, il tutto racchiuso in una persona. Espugnare San Siro mortificando l’Inter per 2-0 o schiantare la Juve in Abruzzo grazie alle perle di Junior e Pagano: tutto ciò che Galeone toccava diventava oro, come una sorta di Re Mida calcistico che a Pescara aveva trovato il suo regno. Non sono state tutte rose e fiori: esoneri, contestazioni e polemiche non sono mancate, ma il grido “Galeone-Gale-Galeone” è riecheggiato a lungo a Pescara, più forte del fragore delle onde che si infrangono sulla riva. Il secondo approdo in Serie A è stato meno inaspettato del primo, ma ha confermato tutte le caratteristiche dell’uomo e del tecnico Galeone.

    Quale altro allenatore, vincendo 4-2 con il Milan degli Imbattibili avrebbe spronato i suoi a cercare il quinto gol invece di difendere il risultato? Quale altro allenatore sarebbe stato in grado di conquistare Roma grazie ad una tripletta di Tita e poi scivolare dalla zona Uefa alla retrocessione senza rinunciare al suo credo calcistico, quel 4-3-3 spettacolare che ha incantato tutta Italia? Il resto è stato un mietere successi altrove (Perugia ed Udine) ed una storia ad intermittenza con Pescara, tra ritorni veri ed ipotesi mai concretizzate. Le sue parole regalate a “Il Riformista” esprimono meglio di ogni altra frase quello che Giovanni Galeone è stato, è e sempre sarà sia come uomo che come tecnico: “La verità è che non sono mai stato invidioso. Giusto un po’ d’invidia nei confronti degli intelligenti e dei colti. Per il resto, me ne sono fregato dei soldi, della fama e dei successi altrui. Quando ho potuto, ho brindato con lo champagne”.