Tag: Cronaca

  • Inter e Telecom condannate, Vieri risarcito per 1 milione di euro

    Inter e Telecom condannate, Vieri risarcito per 1 milione di euro

    Christian Vieri alla fine ha avuto ragione, certo la sua richiesta di risarcimento danni per 12 milioni di euro a Telecom e 9,5 milioni alla società del patron Massimo Moratti è stata notevolmente ridimensionata ma i giudici hanno condannato le due società a risarcire un milione di euro all’ex attaccante della nazionale italiana.

    Bruttissima caduta di stile per il colosso telefonico comandato dal numero due interista, Marco Tronchetti Provera e per la società guidata dal patron Massimo Moratti a causa di un fascicolo che, secondo l’accusa, sarebbe stato formato da Emanuele Cipriani, titolare dell’agenzia investigativa Polis d’Istinto, su richiesta dell’Inter, che voleva capire come mai il rendimento atletico del bomber fosse calato drasticamente.

    La vicenda partì dal lontano 2006, anno dello scandalo calciopoli in cui le intercettazioni fornite dalla Telecom furono decisive per la condanna di Luciano Moggi e company nell’ambito dello scandalo calciopoli. Christian Vieri scoprì nell’ambito dell’inchiesta Telecom l’esistenza di un dossier su di lui, frutto di pedinamenti e acquisizione indebita di tabulati telefonici. Vieri era stato controllato per mesi, durante la stagione 2000-01 e poi ancora nel 2004, per controllarne la vita “fuori dal campo”.

    Christian Vieri ©Valerio Pennicino/Getty Images

    Una collaborazione quella fra la Telecom e l’Inter che è stata gravemente denunciata anche da Luciano Moggi nel lontano 2006 quando fu nominato Commissario della FEDERCALCIO Guido Rossi che sancì formalmente la retrocessione in serie B della Juventus per poi ottenere il posto di Amministratore Delegato dell’azienda telefonica nazionale e con la situazione mai veramente chiarita delle intercettazioni riguardanti Giacinto Facchetti misteriosamente sparite durante la calda estate del 2006 per poi riapparire 5 anni dopo a prescrizione avvenuta per la società nerazzurra.

    L’attaccante azzurro aveva instaurato la causa civile nel lontano 2008 chiedendo un risarcimento monstre alla due società. I giudici di primo grado hanno ritenuto che l’illecito ci fosse ma non hanno accontentato in toto le richieste di parte attrice in quanto Vieri riceverà la cifra di un milione di euro a fronte dei 12 chiesti alla Telecom ed i 9,5 all’Inter.

  • Carolina Kostner su Alex Schwazer: “Sono delusa, ma ha avuto coraggio”

    Carolina Kostner su Alex Schwazer: “Sono delusa, ma ha avuto coraggio”

    Durante la conferenza stampa di presentazione dello spettacolo di pattinaggio “Opera on Ice” che andrà in scena all’Arena di Verona il prossimo 22 settembre, inevitabili sono state le domande che i giornalisti hanno rivolto a Carolina Kostner in merito alla vicenda che ha visto Alex Schwazer, fidanzato da tempo della pattinatrice, coinvolto nel caso doping durante le Olimpiadi di Londra 2012. L’atleta bolzanina si è detta delusa da quanto successo ma allo stesso tempo ha voluto spezzare una lancia nei confronti del vipitense, dichiarando quanto segue:

    “Non posso negare di essere molto arrabbiata con Alex in quanto non condivido ciò che ha fatto nell’ambito sportivo, inciampando nel grande ed infinito tunnel del doping dove molti atleti finiscono. Lo sport a questi livelli è indubbiamente duro ed in questi anni l’ho visto soffrire tante volte perchè sei sempre messo sotto pressione. Devo però dire che come persona lo ammiro in quanto ha raccontato al mondo il suo dramma, non nascondendosi come fanno tanti atleti beccati con le mani nel sacco. So che ha pagato da quando è stato scoperto e sicuramente pagherà ancora per i suoi errori, ma spero che così facendo si sia liberato dai suoi demoni e che torni ad essere la persona che ho conosciuto 4 anni fa”.

    Carolina Kostner © TOSHIFUMI KITAMURA/AFP/Getty Images

    Con queste parole Carolina Kostner ha quindi confermato quanto dichiarato da Schwazer durante le prime interviste dopo essere risultato positivo al test anti doping: il marciatore aveva infatti detto che la sua compagna di vita non era a conoscenza della sua decisione di assumere l’EPO e che la Kostner aveva saputo il tutto quando a Londra è uscito il comunicato stampa del Coni.

    La stessa pattinatrice ha però voluto guardare anche l’altro lato della medaglia, ricordando che quando Alex Schwazer vinse a Pechino 2008 la marcia dei 50 km i giornali gli dedicarono solamente un giorno di notorietà mentre ora, che è finito tra i positivi dei test di Londra, è stato piazzato in prima pagina per interi giorni.

  • I segreti della Cina olimpica, immagini shock

    I segreti della Cina olimpica, immagini shock

    A volte la realtà è diversa da quella che percepiamo con gli occhi. Dietro un’apparente e transitoria gioia per una medaglia (d’oro) si possono celare anni di sofferenze e pianti. Da Pechino 2008 in avanti la Cina è l’indiscussa fuoriclasse dei Giochi. Fotografie, video, attimi di una vittoria che abbia come sfondo la scalata della bandiera cinese scivolano via attraverso i tubi catodici installati nel pianeta. Questa la superficie, quanto arriva a galla di ciò che viene definito come il miracolo della Repubblica Popolare. Chi si arresta alla prima fermata, senza continuare il viaggio che porta al cuore del fenomeno cinese, è perduto. L’arma più pericolosa per distruggerlo è il qualunquismo, la cui peculiarità è quella di chiudere gli occhi e associare pericolosamente due sostantivi inconciliabili, con il concetto di paranormale che tange la linea ombrosa del doping.

    PROGETTO 119 – Il segreto del successo della Cina è racchiuso sotto questo nome. Come sottolineato dal sito Linkiesta.it (“Progetto 119: ecco la fabbrica cinese dei campioni di nuoto”), il grande pubblico è venuto a conoscenza di tale piano soltanto a partire dal 2004.
    In realtà le sue origini risalgono agli anni ’80 (Tempi.it, “Ecco perché la Cina trionfa alle Olimpiadi”). L’obiettivo del regime comunista era quello di scalzare gli Stati Uniti d’America dal tetto più alto del mondo. In quel periodo iniziarono ad essere costruite le basi per il successo a cui oggi assistiamo impotenti. Oltre 3 mila centri di allenamento finalizzati alla conquista del Gold, la cui scritta campeggia su ciascuna bandiera che fa da cornice alla struttura. Sessioni di training infinite: protagonisti giovanissime “cavie” di bambini che ancora non conoscono la tabellina del sette.

    alla ricerca del Gold | ©AFP/AFP/GettyImages

    Metodi rigidi e incessanti sul modello dei “fratelli” sovietici, come sostiene Vladimir Ujba, capo dell’Agenzia Federale Medico-Biologica russa (Italian.ruvr.ru, “La Cina è in testa alle Olimpiadi grazie ai metodi di allenamento sovietici), il quale auspica anche per il suo Paese un ritorno al passato, sulle orme delle atlete della Germania Est come Petra Schneider. A tal proposito troviamo conferme da Sir Matthew Pinsent (Tempi.it), canottiere inglese inviato dal Cio per una relazione sugli allenamenti a cui vengono sottoposti i bambini cinesi, secondo il quale nessun’altra Nazione “forgia” le giovani promesse, e che per quanto difficile possa sembrare di fronte agli occhi di un esterno, il sistema cinese non è sanzionabile.

    NON TUTTO E’ ORO CIO’ CHE LUCCICA – Alcuni di questi bambini vengono prelevati con la forza dalle proprie famiglie ed “immagazzinati” nelle Gold, dove cresceranno fino a diventare una delle “solite” medaglie d’oro cinesi (Pianetamamma.it“L’allenamento disumano dei bambini cinesi per le Olimpiadi”). La stessa sorte che è toccata alla controversa nuotatrice Ye Shiwen, la 16 enne trionfatrice dei 400 misti. Forse ora le parole della giovane cinese hanno un sapore diverso. Le immagini che vi proponiamo descrivono particolarmente bene quanto pronunciato dalla Ye: “I miei risultati vengono dal duro lavoro e dall’allenamento”.

    ALCUNE IMMAGINI DEGLI ALLENAMENTI A CUI VENGONO SOTTOPOSTI I GIOVANISSIMI ATLETI CINESI

  • Ariel il cane-bagnino di Francesco Totti diventa un eroe

    Ariel il cane-bagnino di Francesco Totti diventa un eroe

    Il migliore amico dell’uomo si rende nuovamente protagonista nella vita di due persone che, nella giornata di oggi, hanno rischiato di morire. Ma questa volta Ariel, la protagonista del fatto accaduto, è un po’ speciale in quanto è il cane di Francesco Totti. Il bel labrador fa parte da molti anni dei cani-bagnino nella Scuola Italiana Cani Salvataggio e, verso mezzogiorno, ha tirato in salvo ben due persone: una bambina di otto anni e un uomo di sessantaquattro anni si erano allontanati troppo dalla riva a causa del forte vento e rischiavano di annegare tra le onde del mare di Sant’Agostino.

    Prontamente sono quindi intervenute le unità cinofile composte oltre che da Ariel da Attila e Mia, altri due labrador bagnini, che hanno tratto in salvo le due persone trascinandole a riva. Ad oggi le vite salvate dalla Scuola Italiana Cani Salvataggio, composta da 350 cani con i rispettivi conduttori e volontari, sono arrivate a quota dodici di cui addirittura tre sono state arte del cane del calciatore giallorosso.

    Francesco Totti © Dino Panato/Getty Images

    Francesco Totti e Ilary Blasi diventarono i padroni di Ariel e Flipper, l’altro labrador della famiglia, poco dopo la nascita del primogenito Christian: lo sponsor della Roma volle infatti regalare alla coppia i due cani meravigliosi, razza che più si adatta alla vita con i bambini. Il capitano giallorosso ha però deciso di affidarli proprio alla Sics per farli diventare dei bagnini.

    Una buona notizia per il giocatore che, proprio nell’amichevole di ieri contro il Gaz Metan Severin, vinta 2-0 grazie alle reti di Burdisso e Lopez, è stato sostituito dopo soli 37′ di gioco in quanto non riusciva a tenere il ritmo e si sentiva troppo stanco. Un brutto colpo per il capitano della Roma in quanto nella conferenza stampa post partita l’allenatore Zeman ha lanciato una frecciatina al romano spiegando che è normale che tutti risentano della forte e dura preparazione fisica ma che gli altri hanno stretto i denti rimanendo in campo per tutti i 90′ del match mentre lui si è fatto togliere.

  • Palermo in lutto, morta la figlia di Igor Budan

    Palermo in lutto, morta la figlia di Igor Budan

    Palermo e l’intero mondo del calcio si tinge di nero per la prematura scomparsa di Amber, figlia di Igor Budan, giocatore croato in forza alla formazione rosanera siciliana. Nella notte di oggi la figliola dell’attaccante è stata colpita da una menengite fulminante che non ha lasciato alcuna speranza alla creatura che aveva compiuto da poco i due anni di vita. La bimba era stata infatti il frutto dell’amore tra il calciatore e la moglie Dina, i quali avevano deciso di mettere al mondo una sorellina per la loro primogenita Viktoria, ed era quindi nata Amber il 15 marzo 2010 proprio a Palermo.

    Nei giorni precedenti alla tragica notte di oggi un virus comune aveva colpito la bimba ma le condizioni andavano sempre peggiorando e quindi nella giornata di ieri Igor Budan aveva deciso di lasciare Varese, dove il club palermitano si era riunito per fare le dovute visite pre ritiro, e di ritornare a Palermo per stare vicino alla moglie nelle cure della figlia; purtroppo però nella notte le cose sono degenerate e non c’è stato più nulla da fare per salvare la piccola.

    Igor Budan © Giuseppe Bellini/Getty Images

    Il Palermo, che ha ricevuto la notizia proprio dal calciatore nella mattinata di oggi durante le prove fisiche, ha voluto stringersi nelle condoglianze per la famiglia annunciando il lutto sul proprio sito con queste poche ma sentite parole: Il presidente Maurizio Zamparini e l’intera famiglia rosanero si stringono attorno ad Igor Budan per la prematura scomparsa della figlia Amber.

    Inutile nascondere il dolore che affligge l’intero club in questo momento particolare e soprattutto il presidente rosanero, il quale aveva scoperto il talento croato quando era ancora a Venezia e che è da sempre legatissimo ad Igor Budan unico rimasto fedele al Palermo, e per il quale ha voluto ritagliare un posto come dirigente una volta che il calciatore terminerà la sua carriera sportiva.

  • E’ morto Alfredo Provenzali, voce di Tutto il calcio minuto per minuto

    E’ morto Alfredo Provenzali, voce di Tutto il calcio minuto per minuto

    Questa mattina il mondo del calcio è un po’ più solo. Alfredo Provenzali non c’è più. Il giornalista Rai, voce storica della trasmissione radio “Tutto il calcio minuto per minuto” è morto a Genova, all’età di 78 anni. Il destino ha voluto che lasciasse questo mondo proprio il giorno del suo 78° compleanno, oggi 13 luglio. La nuova stagione di Serie A, B e Lega Pro non avrà più la sua voce. Gli italiani erano ormai abituati da 20 anni ad accendere la radio la domenica e ascoltarlo mentre distribuiva con maestria la palla a ciascun telecronista, rendendo il calcio alla radio come un qualcosa di sublime, epico. Ora Alfredo Provenzali è scomparso, e con lui un giornalismo sano, genuino, forse inarrivabile. Mancherà a noi, mancherà a tutti, il suo saluto inconfondibile poco prima delle 15.

    Ha speso una vita per quella che è la sua creatura più bella, “Tutto il calcio minuto per minuto”. Quasi mezzo secolo trascorso prima dietro la regia della trasmissione, poi alla guida del timone di una barca inaffondabile, frutto dell’esperienza e dell’amore verso il mondo del calcio. Celebre e famoso in ogni angolo della penisola italiana e in ciascuna macchina che abbia una radia al suo interno, Alfredo Provenzali ha segnato un’epoca, attraversando 5 generazioni, facendosi amare da ciascuna di loro.

    alfredo provenzali

    Un successo ineguagliabile per chiunque. Gli epigoni, chi verrà dopo di lui, nessuno potrà avvicinare il mito del giornalista Rai nato il 13 luglio a Genova 78 primavera fa. Era malato da alcuni mesi, e per questo non aveva potuto ritirare il premio Agnes assegnatoli quest’anno.

    A dare l’annuncio della sua morte è stata l’edizione delle 7.30 del Gr1, che ha mandato in onda da prima la storica sigla della trasmissione Tutto il calcio minuto per minuto. Le parole di addio al più grande giornalista Rai sono state pronunciate dal collega Riccardo Cucchi, che ha voluto ricordarlo in maniera commossa e sincera, citando le indimenticabili radiocronache di Mondiali e Olimpiadi, di ciclismo e nuoto, che hanno avuto un unica voce, quella di Alfredo Provenzali.

    ALFREDO PROVENZALI E TUTTO IL CALCIO MINUTO PER MINUTO, VIDEO

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  • Muore in campo Arjuna Luiz Venutto Ramos, giovane promessa brasiliana

    Muore in campo Arjuna Luiz Venutto Ramos, giovane promessa brasiliana

    Un nuovo lutto colpisce il mondo del pallone. A soli 17 anni, l’attaccante del São Bernardo, Arjuna Luiz Venutto Ramos, muore durante una partita del campionato under 17 brasiliano tra São Bernardo e Portuguesa Santista. Un’arresto cardiaco che non ha lasciato scampo al giovane attaccante brasiliano. Accasciatosi al suolo in mezzo al campo in preda a delle convulsioni, è stato trasportato immediatamente in ospedale, ma un ultimo e fatale arresto cardiaco durante il trasporto ha accertato la morte del giovane Arjuna Luiz Venutto Ramos.

    Il medico sociale del São Bernardo, Rui de Oliviera, ha subito assicurato che durante le visite mediche del giocatore non era stato accertato nessun tipo di problema cardiaco e che aveva l’idoneità per poter giocare al livello agonistico. Un futuro da predestinato, per Venutto Ramos, da molti esperti veniva paragonato al campione brasiliano Pelè.

    Arjuna Luiz Venutto Ramos

    La lista dei giocatori che muoiono sul campo continua a salire. In primis fu Giuliano Taccola, nel 1969, l’attaccante della Roma morì a Cagliari, anch’egli durante il trasporto in ospedale per un arresto cardiaco, dopo aver accusato un malore a fine partita.
    Qualche anno più tardi arrivò il turno di Renato Curi, che perì durante un Perugia Juventus. Altro arresto cardiaco la causa della morte. Lo stadio di Perugia tutt’ora porta il suo nome.
    La morte che probabilmente ha shoccato di più il mondo del pallone è stata quella di Marc Vivien Foè, che perse la vita in mondovisione, durante la semifinale di Confederation Cup nel 2003.
    Altro dramma l’anno successivo, in Brasile, l’attacco cardiaco colpì Paulo Sergio Oliveira da Silva Serginho, durante Sao Caetano e San Paolo.
    Nel 2007 , Antonio Puerta fu colpito da vari arresti cardiaci durante una partita di Liga spagnola, tra Siviglia e Getafe. Morì tre giorni dopo.
    Per ultimo, il più fresco nella mente degli sportivi, Piermario Morosini che subì un arresto cardiaco il 14 aprile a Pescara, durante Pescara Livorno. Risultò inutile la corsa in ospedale.

  • Piermario Morosini morto per una cardiomiopatia aritmogena

    Piermario Morosini morto per una cardiomiopatia aritmogena

    E’ stata resa nota la perizia richiesta dalla Procura di Pescara sulla morte del giovane Piermario Morosini: a stroncare la vita del calciatore lo scorso 14 aprile durante l’incontro di calcio tra Pescara e Livorno, è stata una cardiomiopatia aritmogena, una malattia di probabile origine genetica che produce aritmie ventricolari.

    La cardiomiopatia aritmiogena è una causa frequente di arresto cardiaco negli sportivi di alto livello, infatti per la stessa patologia nell’agosto del 2007 è deceduto anche il calciatore del Siviglia, Antonio Puerta, quindi, purtroppo, la morte di Morosini non è un caso isolato. Secondo l’incaricato dalla procura di Pescara, il professor Cristian D’Ovidio, che aveva il compito di far luce sulla tragica morte del calciatore, la malformazione cardiaca del calciatore era in fase iniziale come si legge nelle 250 pagine della relazione stilata.

    piermario morosini | © Maurizio Lagana/Getty Images

    Nella relazione il professor D’Ovidio, in sintonia con la procura di Pescara, ha spiegato che, essendo in fase iniziale la patologia era molto difficile da scoprire. Dello stesso parere anche il perito della famiglia Morosini, la dottoressa Cristina Basso la quale ha confermato che la malattia era agli inizi del suo percorso e di come fosse molto difficile diagnosticarla.
    La stessa dottoressa ha inoltre aggiunto che Morosini “forse” poteva avere qualche chance in più di salvarsi se dopo il malore fosse stato tempestivamente utilizzato il defibrillatore.

    Sulla questione del mancato utilizzo del defibrillatore la Procura di Pescara ha aperto un fascicolo nel quale si ipotizza il reato di omicidio colposo (il defribillatore non fu utilizzato perchè, si sostenne dopo la tragedia, “c’era ancora attività cariaca”). Al momento non risultano ancora iscritti sul registro degli indagati nè i medici nè i paramedici presenti al momento del malore del giocatore sul terreno di gioco.
    Infine il cardiologo conclude la relazione sostenendo che nonostante gli atleti siano continuamente sotto controllo e monitorati, alcune patologie sono difficili da individuare, nel caso della cardiomiopatia aritmiogena neanche un ecocardiogramma avrebbe potuto metterla in evidenza.

  • Muore Sergio Pininfarina, il genio dell’auto

    Muore Sergio Pininfarina, il genio dell’auto

    Finisce oggi la fantastica vita di Sergio Pininfarina: uno tra i più noti designer del mondo e soprattutto uno dei senatori a vita italiani, arrivato all’età di 86 anni, è morto oggi nella sua casa di Torino.

    Il genio dell’auto era nato a Torino l’8 settembre 1926 e la sua carriera iniziò poco dopo la laurea in Ingegneria Meccanica presa al Politecnico di Torino nel 1950, quando ereditò nel 1961 dal padre l’azienda di famiglia e, dopo anni di lavoro, negli anni ottanta diede vita al successo del marchio Pininfarina, che diventò così un punto di riferimento per le migliori macchine sportive, arrivando a disegnare anche per la Ferrari.

    Una vita fatta di grandi soddisfazioni e di grandi successi compreso quello che lo vide a capo di Confindustria dall’88 al ’92 e quando fù nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 23 settembre 2005. Non bastasse l’ingegnere Sergio Pininfarina fù anche deputato al Parlamento Europeo dal 1979 al 1988.

    Le gioie per l’ottimo andamento dell’azienda e il salto di qualità viene però stroncata momentaneamente nel 2008 quando un terribile lutto colpisce Pininfarina: purtroppo Sergio perde infatti il figlio Andrea, all’epoca amministratore delegato dell’azienda, il quale perde la vita in un tragico incidente stradale mentre si recava al lavoro in sella al suo scooter.

    Sergio Pininfarina

    Nonostante questo tragico evento, la famiglia Pininfarina cerca di riprendersi e continua a dare vita a nuovi modelli di macchina non dimenticando le famosissime Alfa Romeo Spider “Duetto”, Lancia Flaminia, Lancia Flavia coupé, Dino 246 e Fiat “124 Sport Spider” e “Dino Spider”, nate agli inizi della carriera dell’azienda che si è fatta conoscere a livello mondiale come una delle migliori aziende automobilistiche.

    Il senatore a vita ed ex presidente di Confindustria Sergio Pininfarina ci lascia quindi con tanti ricordi e invenzioni geniali; purtroppo l’ingenere era da tempo malato ma fino all’ultimo gli sono stati vicini la moglie Giorgia e i figli Lorenza e Paolo che ora si occuperanno dell’azienda.

  • Muore a 23 anni Miki Roqué, difensore del Betis Siviglia

    Muore a 23 anni Miki Roqué, difensore del Betis Siviglia

    Ancora una tragedia, ancora un lutto sconvolge il mondo del calcio. Questa volta ci troviamo in Spagna dove a soli 23 anni è morto il il giovane ex calciatore del Betis Siviglia Miguel Roqué Farrero, detto “Miki Roqué“, difensore centrale costretto al ritiro nel marzo del 2011 per un cancro osseo. Roqué ha perso la sua partita più dura, sconfitto dall’avversario più temibile e spietato che potesse incrontrare nella sua giovane carriera, il cancro.

    Il giovane è morto nella giornata di ieri, in una clinica di Barcellona dove era ricoverato dopo che il 5 marzo 2011, in seguito ad un controllo di routine a causa di problemi alla schiena, al giovane Roqué era stato diagnosticato un cancro osseo. L’equipe medica si era subito attivata e il giovane difensore fu subito sottoposto a intervento chirurgico già il giorno seguente al suo ricovero, per cercare di rimuovere il tumore maligno. La triste notizia della sua scomparsa ha sconvolto il mondo del calcio spagnolo e quello mondiale in generale.

    Miki Roqué | © Richard Heathcote/Getty Images

    Roqué proveniva dalle giovanili dell’UE Lleida, a 17 anni venne acquistato dal Liverpool di Rafa Benitez dove esordì nella stagione 2006/2007. Dopo alcune esperienze nell’Oldham Athletic, nel Xerez e nel Cartagena, nel 2009 Roque iniziò la sua avventura nel Betis Siviglia, dove rimase per due stagioni nella formazione primavera prima di arrivare in prima squadra nell’ottobre 2010 dove debuttò in seconda divisione. La tragica notizia della morte di Miki Roque, ha raggiunto in Polonia i calciatori della nazionale spagnola, che addolorati si sono subito attivati con messaggi di cordoglio indirizzati alla famiglia dello sfortunato collega. Su Twitter alcuni giocatori hanno voluto dare il loro ultimo saluto al giovane compianto come per esempio Gerard Piqué che ha scritto: “Un grande abbraccio alla famiglia di Miki Roqué. Lo conosco da quando giocava nel Liverpool e io nello United. Riposa in pace amico“. “Notizia molto triste. Voglio mandare un grande abbraccio e un grande incoraggiamento per la famiglia di Miki Roque. Ci mancherai” – posta invece Iniesta.