Tag: Cronaca

  • Hector Camacho gravissimo, il pugile ferito da proiettile al volto

    Hector Camacho gravissimo, il pugile ferito da proiettile al volto

    L’ex pugile portoricano Hector Camacho è stato gravemente ferito nella notte scorsa, intorno all’una, da un proiettile di pistola sparato da un’automobile che lo ha raggiunto in pieno volto mentre si trovava al volante della sua autovettura. Il fatto è avvenuto a Bayamon, in Portorico, e l’ex pugile si trovava in auto in compagnia di un’altra persona che, secondo quanto trapela, sarebbe rimasta uccisa: Camacho, invece, è ora ricoverato in gravi condizioni presso l’ospedale San Juan, ed il direttore del centro sanitario ha espresso molta cautela a proposito delle sue condizioni, spiegando in che modo è stato colpito: “Il proiettile ha urtato contro un osso e ha deviato senza toccare il cervello”.

    Quel che ha molto impressionato l’opinione pubblica è stata la pubblicazione da parte del sito “Primera Hora” della foto dell’ex pugile disteso su una barella, avvolto da coperte sporche di sangue e con una maschera d’ossigeno che copre il suo volto e la crudezza di tali immagini ha evidenziato fin da subito la gravità dell’accaduto, ancor di più perchè lo stesso sito portoricano ha sottolineato che l’ex pugile si trova in “stato di incoscienza”.

    Gravissimo il pugile Hector Camacho
    Gravissimo il pugile Hector Camacho | © Jed Jacobsohn/Getty Images

    Oltre all’apprensione per le sue condizioni, l’attenzione si è subito focalizzata sulla ricerca delle cause della sparatoria, anche alla luce di alcuni episodi che avevano coinvolto lo stesso Hector Camacho evidenziandone i problemi con la giustizia per violenza domestica, con maltrattamenti ai danni di suo figlio in casa della sua ex moglie e successiva denuncia, e per possesso di sostanza stupefacenti: si tratterà, dunque, di capire se i proiettili fossero destinati a colpire il passeggero o lo stesso cinquantenne ex pugile, ex campione del mondo in tre categorie e protagonista del pugilato mondiale soprattutto fra il 1980 ed il 1990, con epici incontri con grandi campioni quali Duran, De La Hoya, Julio Cesar Chavez, ed appendendo i guantoni al chiodo il 14 Maggio 2010 dopo la sconfitta ai punti contro il pugile messicano Saul Duran.

  • Berlusconi condannato a 4 anni nel processo diritti tv Mediaset

    Berlusconi condannato a 4 anni nel processo diritti tv Mediaset

    Quattro anni di reclusione per “una evasione notevolissima” perpetrata tra il 2002 – 2003. È questa la sentenza di condanna emessa dai giudici del tribunale di Milano a carico di Silvio Berlusconi. Sentenza giunta in primo grado nell’ambito del processo per l’acquisizione dei diritti tv di Mediaset. All’ex premier sono stati inflitti anche tre anni di interdizione dai pubblici uffici.

    Il pronunciamento della corte milanese arriva dopo quasi dieci anni di indagini e sei anni di processo: un iter “lumaca”, ostacolato da richieste di ricusazione avanzate dai legali e l’istanza di astensione presentata dal giudice. In mezzo altri ostacoli, tra il Lodo Alfano e il conseguente ricorso alla Consulta, la richiesta di trasferimento del procedimento a Brescia, i continui legittimi impedimenti dovuti alla carica istituzionale rivestita dall’allora Presidente del Consiglio. Il provvedimento, in ogni caso, non è ancora esecutivo essendo la sentenza di primo grado. Il dato che emerge, tuttavia, è la misura della condanna. Quattro anni. Due mesi in più rispetto a quanto chiesto nella requisitoria dalla pubblica accusa.

    Le accuse – I giudici milanesi, dunque, hanno ritenuto concreta la tesi costruita dal pm Flavio De Pasquale. Tesi secondo cui Mediaset, negli anni novanta, attraverso un sistema di prezzi gonfiati finalizzati alla frode, acquistava i diritti televisivi e cinematografici da intermediari e sub intermediari della major americane. Un gioco niente male, che ha consentito al padre del Biscione, sempre secondo l’accusa, un accumulo di fondi neri di circa 270 milioni di euro. A suo solo beneficio. La sentenza emessa dal Tribunale di Milano ha interessato anche gli altri imputati del procedimento sui diritti tv. Per il “socio occulto” Frank Agrama la condanna ammonta a tre anni di reclusione. Condanne anche per Daniele Lorenzano, produttore ed ex manager Fininvest (3 anni e 8 mesi), Gabriella Galetto, ex manager del gruppo in Svizzera (1 anno e 6 mesi). L’accusa di riciclaggio per Paolo Del Bue è stata derubricata e mandata in prescrizione. Assolto Fedele Confalonieri.

    Silvio Berlusconi
    Silvio Berlusconi © Valerio Pennicino/Getty Images

    Gli imputati condannati dovranno inoltre versare la somma di 10 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate. In ogni caso, sull’intero procedimento, compreso il giudizio finale, pesa come un macigno la decisione della Corte Costituzionale che, di fatto, potrebbe far saltare tutto. In pratica, un responso su un presunto conflitto di attribuzione tra la Camera dei deputati e il palazzo di Giustizia. Nel marzo del 2010, i giudici milanesi si erano rifiutati di rimandare una udienza dedicata all’imputato Silvio Berlusconi, nonostante il premier fosse impegnato in attività di governo. Le toghe, in pratica, avrebbero dovuto attendere l’esito della Consulta prima di emettere una sentenza.

    Le reazioni – In merito alla condanna, un no comment secco è arrivato dai legali di Berlusconi. «Vogliamo prima leggere le motivazioni». Non dello stesso parere il fronte politico, che già subito dopo il verdetto si è spaccato sui quattro anni inflitti all’ex premier. Se, infatti, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, parla di «ennesima prova di un accanimento giudiziario nei confronti di Silvio Berlusconi», Antonio di Pietro, di Idv, difende la sentenza affermando che «nonostante tutte le leggi ad personam, alla fine, tutti i nodi sono venuti al pettine». Per il Pd, Dario Franceschini, ha stemperato il clima. «Le sentenze si rispettano, non si commentano» ha sottolineato il già segretario democratico. E intanto su tutti i siti internet dei più importanti quotidiani del mondo la notizia rimbalza imponendosi come “news” di primo piano.

  • Dopo il doping accuse di corruzione per Lance Armstrong

    Dopo il doping accuse di corruzione per Lance Armstrong

    La caduta di un mito, la discesa all’inferno di uno degli eroi del nuovo millennio nel Mondo dello sport e della vita reale. Lance Armstrong dopo il ciclone doping che lo ha investito negli scorsi giorni mettendolo davanti alla gogna mediatica e sociale di tutto il Mondo sportivo e non, deve far fronte ad una nuova gravissima accusa.

    L’ex vincitore di sette Tour de France consecutivi, che per voce dell’ Unione Ciclistica Internazionale non verranno assegnati, viene accusato da un suo ex compagno di squadra di aver corrotto dei corridori per truccare l’esito di alcune competizioni ciclistiche molto remunerative negli Stati Uniti.

    L’accusatore ha il nome di Stephen Swart, compagno del texano nel 1994 e nel 1995 alla Motorola. Swart rivolge ad Armstrong accuse ben precise ed inequivocabili: “Ci promise quei soldi perché non fossimo aggressivi e non cercassimo di vincere”.Questa la dichiarazione a dir poco scioccante che mette delle nuove ombre sulla carriera ma soprattutto sulla vita di un uomo che ad oggi fatichiamo a considerarlo ancora tale e di cui ci si attende nei prossimi giorni una difesa agguerrita da parte dei suoi avvocati.

    Lance Armstrong
    Lance Armstrong ©ROGERIO BARBOSA/AFP/GettyImages

    Lance Armstrong avrebbe offerto  la bellezza di 50 mila dollari per combinare il risultato di alcune prove ciclistiche svoltesi negli Stati Uniti che valevano complessivamente un milione di dollari. La competizione incriminata è il “Thrift Drug Triple Crown of Cycling“,  un trittico di gare vinto proprio da Lance Armstrong nel 1993. Oltre alla corruzione Armstrong dovrà anche rispondere nei prossimi giorni dell’accusa di spergiuro, un accusa molto grave soprattutto per la ferrea giustizia americana che si basa molto sulle dichiarazione effettuate dai teste e degli imputati, infatti Armstrong ha dichiarato in più occasioni sotto giuramento in tribunale di non essersi mai dopato e dopo le vicende della scorsa settimana si attendono nuovi guai per l’ex stella del ciclismo mondiale.

  • Caso Mauri, settimana chiave per riciclaggio in Svizzera e calcioscommesse

    Caso Mauri, settimana chiave per riciclaggio in Svizzera e calcioscommesse

    Si decideranno questa settimana le sorti di Stefano Mauri, indagato per riciclaggio in Svizzera e nell’ambito dell’inchiesta calcioscommesse.

    Martedì mattina il giocatore laziale sarà infatti a Berna, in Svizzera, accompagnato dalla madre per essere ascoltato come testimone e chiarire la propria posizione alle autorità elvetiche; venerdì invece sarà la volta del consulto Di Martino-Palazzi, relativamente all’inchiesta di Cremona.

    In primis il giocatore dovrà spiegare alle autorità elvetiche le motivazioni del conto aperto in una banca svizzera e soprattutto da dove siano provenuti i soldi fatti transitare e ivi depositati: ascoltato come testimone, Mauri dovrà sostenere un interrogatorio orale e svolgere un test scritto, in cui dovrà emergere in pratica la propria versione dei fatti relativamente alla vicenda del presunto riciclaggio, e fornire argomentazioni sufficienti a fugare ogni dubbio circa un suo coinvolgimento in eventuali traffici.

    Stefano Mauri
    Stefano Mauri © Giuseppe Bellini/Getty Images

    Berna infatti ha avuto accesso agli atti della Procura di Cremona, mettendo inizialmente in relazione la vicenda del conto corrente bancario con la pista italiana del calcioscommesse, pur arenandosi su delle incongruenze di tipo temporale (le partite della Lazio finite sotto l’osservatorio degli inquirenti sono successive alla data dell’ultimo accredito di denaro sul conto svizzero in questione): i riferimenti sono oramai gli “storici “ match Lazio – Genoa e Lecce – Lazio, giocatesi nel maggio del 2011 , mentre l’ultimo deposito sul conto risalirebbe addirittura all’anno precedente, il 2010.

    E’ al vaglio degli inquirenti svizzeri quindi un’altra possibilità, vale a dire che il conto bancario in questione possa fungere da “polmone” di raccolta di capitali in “nero”, operando di fatto come un centro di riciclaggio.

    Venerdì sarà invece la volta dell’inchiesta calcioscommesse: il pm Di Martino riceverà il procuratore Figc Palazzi per ricevere il materiale raccolto in sede penale: possibile il deferimento per Stefano Mauri, che a riguardo dell’inchiesta “italiana” ha da sempre dichiarato e sostenuto la propria estraneità ai fatti.

  • Passaporti falsi, nuovi indagati in serie A

    Passaporti falsi, nuovi indagati in serie A

    Il calcio italiano non conosce mai pace, appena messosi alle spalle con tante ombre e pochissime luci lo scandalo del calcioscommesse, ecco riemergere una piaga che ha già toccato il massimo Campionato italiano nel lontano 2001 e che aveva visto come principalmente protagonista l’Inter ed uno dei giocatori simboli di quel periodo, l’uruguaiano Alvaro Recoba.

    I passaporti falsi tornano ad essere al centro delle indagini, questa volta della procura di Fermo coadiuvata dal nucleo dei Carabinieri sempre della Compagnia di Fermo per un indagine risalente al 2011 e nata per caso.

    Passaporti falsi, la Serie A trema ancora

    Infatti i militari italiani si sono accorti del malaffare a causa di un controllo di routine effettuato ad un imprenditore italiano, quest’ultimo era in possesso di un documento intestato a un romeno: una carta d’identità stampata su carta originale, che proveniva direttamente dall’Ufficio anagrafe del Comune di Fermo. Il vaso di Pandora era ormai scoperchiato facendo emergere un giro di documentazione falsa del servizio anagrafe del comune di Fermo che consentiva di ottenere in maniera molto semplice la cittadinanza italiana a persone provenienti dal Sudamerica (principalmente Brasile e Argentina) attraverso la procedura denominata “iure sanguinis” (che consente ai figli di italiani all’estero di vedersi riconosciuta la cittadinanza italiana e il relativo diritto di voto).

    La Procura ha inscritto nel registro degli indagati 34 persone, tra ex e attuali amministratori locali, dirigenti comunali, procuratori di calciatori, quasi tutti residenti tra Fermo e Porto San Giorgio. Soppressione e distruzione di atti, produzione di atti falsi, abuso di ufficio, falso ideologico, associazione per delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina le ipotesi di reato. Tra questi ci potrebbero essere nomi illustri del calcio nostrano dato che i carabinieri hanno già accertato 45 identità non proprio lecite e già sospese con un provvedimento di autotutela.

    Prepariamoci quindi ad incassare un’altra bomba dai contenuti devastanti in una società italiana che sembra giorno dopo giorno sempre più dominata dall’illegalità e dal malaffare generalizzato.

     

  • Shock nello sci, Manuela Di Centa accusata di doping

    Shock nello sci, Manuela Di Centa accusata di doping

    L’Epo ci ha reso protagonisti negativi delle recentissime Olimpiadi di Londra 2012 e, a pochi mesi da quella vicenda che ha beccato Alex Schwazer con le mani nel sacco, il doping si riporta in casa azzurra. Questa volta però non sono ne i controlli ne qualche esito positivo a mettere nei guai gli italiani ma un film-documentario finlandese intitolato “Sinivalkoinen vahle”, più semplicemente “La menzogna bianco-blu”. In questa pellicola sono infatti riportate testimonianze e quant’altro sul mondo sportivo affacciandosi in particolare su accuse di doping e insinuazioni di vittorie falsate per quanto riguarda campioni olimpici, mondiali ed europei.

    Tra i tanti quello che più ha fatto scalpore è stato quanto dichiarato da Sandro Donati, consulente Wada, che ha puntato il dito contro Manuela Di Centa spiegando:

    “Secondo un’indagine di polizia effettuata nel Centro di studi biomedici di Ferrara una decina di anni fa si sarebbe appurato che Manuela Di Centa è una dei 33 atleti indagati che sicuramente hanno fatto uso di Epo”.

    Manuela Di Centa © Mike Powell/ALLSPORT

    Accuse decisamente pesanti che però sembrano non aver fatto preoccupare la sciatrice azzurra: durante la sua carriera, nella quale ha conquistato ben sette medaglie olimpiche, la Di Centa non è infatti mai risultata positiva a tutti i controlli effettuati. Inoltre, subito dopo le prime voci, Manuela è stata intervistata da La Stampa ma, le uniche parole che ha rilasciato sono state: “Quando e se vedrò il film risponderò. Comunque c’è già stata una sentenza”.

    Non bastasse all’interno del film, che uscirà in Finladia il 5 ottobre, vi sono le interviste all’ex fondista italiano Giuseppe Pulié e dell’altro atleta azzurro Silvano Barco: il primo spiega che all’interno della squadra italiana di sci di fondo dagli anni ’80 fino agli anni ’90 è stato fatto uso di auto-emotrasfusioni, nonostante dal 1985 fossero vietate. Stesse dichiarazioni arrivano poi da Barco il quale si era già pentito di quanto fatto negli anni passati spiegando a tutti quanto avvenuto. C’è dunque grande attesa per l’uscita di questo documentario che sarà pieno di sorprese per l’intero mondo sportivo: si vocifera inoltre che all’interno di esso vi siano anche il finlandese Jarno Punkkinen, Juha Mieto, Kaarlo Kangasniem e tanti altri.

  • Omicidio a Napoli, ucciso cugino di Salvatore Masiello

    Omicidio a Napoli, ucciso cugino di Salvatore Masiello

    A dover fare i conti con la malavita napoletana questa volta è toccato a Vincenzo Masiello, vittima di neanche 23 anni che è stato ucciso da sette proiettili: il giovane ragazzo è infatti finito nel mirino di un killer che, a bordo di una moto, si è dileguato tra i Quartieri Spagnoli freddando con un’intera carica il cugino del calciatore del Torino Salvatore Masiello. Un dramma che porta a quota 44 il numero di omicidi avvenuti dall’inizio del 2012 solamente nella città campana, anche se ancora non si è capito se l’uccisione di Vincenzo è stata arte della camorra o di altri problemi tra il ragazzo e i vertici napoletani.

    Si dice che tutto questo sia avvenuto a causa di un evento avvenuto poche ore prima: secondo quanto è stato dichiarato Vincenzo Masiello nei giorni scorsi avrebbe avuto un confronto molto acceso con una donna del Quartiere e alla fine sarebbe addirittura arrivato alle mani, sferrandole uno schiaffo in viso. Sfortunatamente per lui la donna sarebbe la compagna di un noto malvivente della zona che non ci ha messo tanto a decidere su come punire il giovane sprovveduto.

    Salvatore Masiello © Maurizio Lagana/Getty Images

    A rafforzare questa ipotesi è il fatto che il cugino di Salvatore Masiello non ha avuto precedenti con la malavita di Napoli ma aveva solamente qualche denuncia per furti e rapine messe a segno durante gli anni dell’adolescenza, cosa abbastanza frequente tra i giovani ragazzi del luogo. Nonostante questo però i dubbi sono tanti: nessuno ha ancora capito il vero perché di questa cattiveria nell’eseguire l’omicidio visto che il killer ha sparato fino alla fine dei colpi a disposizione facendo finire a terra Vincenzo che non ha avuto nemmeno il tempo di difendersi o scappare. Il tutto sembra quindi essere stato organizzato alla perfezione e, quanto successo nei minuti successivi lascia davvero a bocca aperta.

    Durante i pochi frangenti che la polizia ha impiegato per arrivare sul posto i complici hanno infatti avuto il tempo per far sparire tutte le tracce utili a indagare sul caso: non sono infatti stati trovati tutti i bossoli, ed il sangue era stato in parte pulito. Ora chi di dovere cercherà di mettere fine a questo caso anche se non sarà di certo facile imporsi contro la malavita di Napoli.

  • Tragedia in Spagna: muore Victor Cabedo, giovane ciclista

    Tragedia in Spagna: muore Victor Cabedo, giovane ciclista

    Neanche il tempo di cominciare a vincere tra i professionisti che Victor Cabedo è rimasto vittima di un tragico incidente: secondo quanto rivelano i primi testimoni il talentuoso ciclista sarebbe infatti stato travolto da un auto mentre si allenava e, dopo l’impatto, è stato sbalzato in un burrone. Il tutto è successo nei pressi della località di Almedijar, dove il ventitrenne stava facendo la sua seduta quotidiana di preparazione, ma ancora non si è capito se la causa della morte è stato l’impatto o il successivo volo nel precipizio.

    Cabedo, promettente ciclista spagnolo, era riuscito ad entrare nel giro dei professionisti proprio due anni fa e, in questi ultime competizioni aveva messo a segno dei buoni risultati: il giovane aveva fatto il suo debutto nella gara del World Tour ad inizio anno con l’Euskaltel Euskadi, mentre poco fa aveva preso parte al Giro d’Italia arrivando al traguardo di Milano al 129esimo posto. In Spagna però era conosciuto soprattutto come futuro campione, notorietà che si era guadagnato con il successo nella 4° tappa del Giro delle Asturie dove arrivò primo.

    Victor Cabedo, promettente ciclista ucciso da un’auto

    “Non ci credo ancora, è una grande perdita umana. Era un ciclista molto promettente, avrebbe fatto grandi cose in squadra. Ma soprattutto era un bravo ragazzo che dalla vita avrebbe meritato sicuramente una chance in più”.

    Con queste poche parole Miguel Madariaga, manager della Euskaltel-Euskadi, ha inoltre espresso la sua vicinanza ai famigliari, dichiarando di voler inoltre aprire un nuovo dibattito per quanto riguarda la sicurezza dei ciclisti in strada. Non è infatti il primo incidente che avviene quando i corridori scendono in pista dove le strade sono aperte al traffico: sicuramente ora, con questo tragico avvenimento sulle spalle, qualcosa e qualcuno si muoverà per poter tenere al sicuro chiunque arrivi a correre in strada che sia per disputare una gara o anche semplicemente per fare allenamento.

  • In coma per gioco, giovane nuotatrice rischia la vita

    In coma per gioco, giovane nuotatrice rischia la vita

    Semplicemente un gioco finito male sembra essere il motivo per cui ora una giovane nuotatrice potrebbe perdere la vita: da sabato sera infatti E.V., quattordicenne romana tesserata con il Riano Sport Center di Roma è in stato di coma per aver ingerito troppo bicarbonato di sodio unito ad altri antinfiammatori e alla Citrosodina. La ragazza si trovava a Fontane Bianche in quanto stava disputando un ritiro con la propria società dove, assieme ai suoi 14 compagni di squadra, stava sostenendo alcuni allenamenti di preparazione alla nuova stagione. Inizialmente infatti si pensava che l’assunzione di tale quantità fosse dovuta ad un voler aumentare le prestazioniper qualche gara ma, a smentire questa ipotesi sono stati sia l’allenatore che la madre della ragazza: entrambi hanno dichiarato che il raduno era solamente un modo per stare assieme e fare alcuni giorni di vacanza per alleggerire il peso degli allenamenti e che non vi erano alcun tipo di gare in vista nei prossimi mesi.

    Giovane nuotatrice in coma © Tullio M. Puglia/Getty Images

    Il tutto è accaduto durante la sera di sabato dove sembra che i ragazzi stessero festeggiando presso la loro villetta: qui la nuotatrice si è sentita male ed è stato necessario il trasporto d’urgenza al pronto soccorso di Avola. Purtroppo però le condizioni sono peggiorate e la romana è stata sottoposta ad un intervento chirurgico presso il Policlinico Umberto I di Siracusa che le ha salvato la vita in corner ma, nonostante l’operazione, le condizioni sembrano non migliorare. Secondo le dichiarazioni raccolte il gruppo si era unito per passare assieme la serata e poi sono finiti per fare una sfida, la quale consisteva su chi assumeva più bicarbonato: anche la madre ha confermato questa ipotesi, spiegando che ne aveva acquistato una scatola per fare in modo che la figlia lo scogliesse nella vasca e si rilassasse dopo gli allenamenti. “Il collegiale l’ho organizzato io — ha spiegato il responsabile tecnico del nuoto del Riano Sport Center Alfredo Caspoli — e lo spirito era quello di un raduno ricreativo, tra vacanza e allenamento, non ci si stava preparando per nessuna gara. Dunque che bisogno c’era di prendere qualche medicina? Per fare quale prestazione? Le ragazze, finito l’allenamento sono tornate nella villetta e hanno fatto un gioco ingerendo bicarbonato al posto di qualsiasi altra bevanda gasata. La ragazza ne ha ingerito una dose maggiore e ha avuto un malore. L’abbiamo subito portata al pronto soccorso di Avola e poi al Policlinico perché la situazione si era aggravata. Siamo tutti addolorati e in ansia, speriamo riesca a farcela”.

  • Morte Piermario Morosini indagati i medici di Pescara e Livorno

    Morte Piermario Morosini indagati i medici di Pescara e Livorno

    Continua a far discutere la morte di Piermario Morosini, il centrocampista del Livorno deceduto in campo durante quel maledetto pomeriggio del 14 aprile scorso, quando il suo cuore smise di battere all’improvviso. Una morte che scosse tutto il mondo del calcio, e le cui immagini destarono profonda impressione. Da subito ci si era interrogati sulla dinamica dell’accaduto, su come fosse stato possibile che un ragazzo come Morosini morisse all’età di 25 anni rincorrendo un pallone da calcio. Nelle ore immediatamente successive al decesso, l’indice dei media fu puntato contro l’auto dei vigili urbani, la quale avrebbe bloccato l’ingresso sul terreno di gioco dell’ambulanza. Poi l’occhio del ciclone si spostò verso il mancato uso del defibrillatore (o quantomeno il suo utilizzo tardivo) da parte dei medici sociali dei rispettivi club.

    Omicidio colposo Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che il sostituto procuratore Valentina D’Agostino vuole fare luce. Il primo passo è stato quello di mettere per iscritto nel registro degli indagati i nomi di Ernesto Sabatini (medico sociale del Delfino Pescara), Manlio Porcellini (medico sociale del Livorno ed il primo ad aver soccorso Piermario Morosini pochi attimi dopo la sua caduta a terra. Con loro è indagato anche il medico del 118 di Pescara, Vito Molfese, che durante Pescara-Livorno era in servizio presso lo stadio degli abruzzesi.

    piermario morosini | ©Marco Luzzani/Getty Images

    Tutto già scritto La notizia non deve destare grande stupore, dal momento che quest’ultima era già nell’aria da alcuni mesi. L’iscrizione nel registro degli indagati precede con ogni probabilità la richiesta di incidente probatorio davanti al Gip.

    Malformazione congenita L’autopsia a cui era stato sottoposto Piermario Morosini il giorno dopo il decesso aveva rilevato una malformazione cardiaca congenita. Se confermata, le posizioni dei tre indagati per omicidio colposo verrebbero automaticamente archiviate dal Gip. Altrimenti, qualora venisse accertato che l’uso del defibrillatore avrebbe salvato la vita di Morosini, il Gip procederà al rinvio a giudizio dei tre indagati.