Tag: Cronaca

  • Festini a luci rosse, Messico decimato in Coppa America

    Festini a luci rosse, Messico decimato in Coppa America

    A pochi giorni dall’inizio della Coppa America in Argentina, uno scandalo sessuale colpisce i giovani calciatori messicani “beccati” e derubati in una festino proibito dopo l’amichevole vinta contro l’Ecuador per 1-0. E’ proprio il caso di dire che gli otto messicani coinvolti, Marco Fabián, Javier Cortés, Israel Jiménez, Nestor Calderón, David Cabrera, Néstor Vicente Vidrio, Jorge Daniel Hernández e Jonathan dos Santos, fratello del più famoso Giovani, l’hanno combinato grossa ed oltre al danno, gli 8 protagonisti della bravata hanno perso la nazionale sono stati squalificati per 6 mesi da tutte le competizioni, dovranno pagare una multa di 4.200 dollari ciascuno, vi è anche la beffa in quanto sono stati scoperti a causa del furto subito proprio dalle prostitute, di numerosi effetti personali orologi, pc, vestiti e denaro (per un valore totale di circa 16 mila dollari).

    La Nazionale Messicana | ©Stephen Dunn/Getty Images
    Infatti se non vi fosse stata la denuncia, probabilmente gli 8 giocatori messicani l’avrebbero passata liscia. Ma proprio la denuncia per furto di numerosi oggetti personali ha logicamente fatto scattare le indagini, e le immagini delle telecamere a circuito chiuso dell’hotel di Quito che ospitava il ritiro della seleccion ha subito smascherato il festino proibito, registrando i movimenti dei giocatori in compagnia di ragazze non registrate alla reception.

  • River Plate, rabbia e distruzione nella notte della retrocessione

    River Plate, rabbia e distruzione nella notte della retrocessione

    La rabbia e la delusione per la retrocessione del River Plate in serie B hanno tormentato la notte di Buenos Aires, fra scontri, feriti, violenze e tensioni. Un bilancio da guerriglia urbana, con sedici poliziotti feriti ed un tifoso in ospedale in gravi condizioni ed in pericolo di vita, oltre che sessantacinque feriti meno gravi fra i tifosi del River Plate. Un risultato sportivo pesante e “drammatico” sportivamente, con la prima retrocessione della storia per il club dopo 110 anni dalla sua fondazione, un esito difficile da accettare ma, nonostante ciò, la furia dei tifosi e gli atti vandalici procurati appaiono assolutamente ingiustificabili.

    © ALEJANDRO PAGNI/AFP/Getty Images
    Allo stadio “Monumental” gli scontri ed i disordini sono iniziati già prima del fischio finale della partita di ritorno dei play out contro il Belgrano, quando il risultato di 1-1 già lasciava presagire il funesto risultato finale, alla luce del 2-0 della partita di andata a Cordoba, e sono proseguiti al termine della gara quando all’esterno dello stadio la Polizia è stata costretta a sparare proiettili di gomma per tentare di disperdere la folla, ed a ricorrere anche agli agenti a cavallo. I danni al Monumental sono davvero molto seri, al punto che ora è a rischio la possibilità di adoperare l’impianto di Buenos Aires per la prossima Coppa America, in programma dal primo al 24 Luglio, e sono proseguiti nonostante la polizia avesse attivato gli idranti per placare la furia della folla: alla fine, i tifosi sono riusciti anche a colpire la storica bacheca dei trofei del River Plate ed i giocatori sono stati costretti ad essere scortati fuori dal campo dalle forze dell’ordine intervenute e mobilitate, con oltre 2 mila unità di agenti. Una guerriglia urbana che il giorno dopo lascia soltanto distruzione ed amarezza nel presidente Daniel Alberto Passarela, nei giocatori, e nei tifosi, quelli “veri” soprattutto.

  • Pallavolo: Italia batte Korea e vola in finale

    Pallavolo: Italia batte Korea e vola in finale

    L’Italvolley asfalta la Korea del Sud e si aggiudica il lascia passare per la Final Eight di World League, a dire il vero gli uomini di Berruto non ha trovato negli avversari uno scoglio insormontabile, alla vigilia lo stesso mister azzurro aveva deciso di fare riposare Buti e sostituirlo con De Togni, autore di un’ottima prova, come del resto, quella di tutto il sestetto.

    savani | © FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images
    Tra i protagonisti, in assoluto sono da menzionare Michal Lasko, 14 punti per lui, Savani 11 e Zaytsev 10, quest’ultimo autore sia del primo set point, sia della palla del match. 25-15; 25-13;  25-21; un 3-0 che non ammette repliche quindi, con i coreani mai in partita e con gli azzurri concentrati fin dall’inizio, tanto che durante il secondo set, Berruto ha deciso di far rifiatare le sue bocche da fuoco, ovvero Lasko e Zaytsev, sostituendoli con Sabbi e Rosso, beniamino di casa e autore del secondo set point, che ha fatto esplodere il Pala Fabris. Come detto ben poca cosa i coreani, che però hanno mostrato in alcune azioni d’attacco di non essere del tutto sprovveduti, specie nell’ultimo set, più combattuto e che ha visto le due squadre procedere punto a punto sino al secondo time out tecnico. Poi l’Italia piazza un break, grazie a quattro punti consecutivi di Lasko e da allora in poi la partita si può definire conclusa, con Zaytsev a siglare il match point. A conclusione della partita Berruto ha detto: «Sono soddisfatto. Il nostro prossimo obiettivo è vincere il girone. La prestazione odierna è il termometro di quanto volevamo questo risultato, una qualificazione davvero meritata. E’ stata una prestazione perfetta in un ambiente che ci ha testimoniato tutto il suo affetto». Pool D: Italia-Corea del Sud 3-0, 3-0 (25-15 25-13 25-21); Francia-Cuba 2-3, 1-3 (25-21 20-25 15-25 23-25). Classifica: Italia 25, Cuba 20, Corea del Sud 10, Francia 5.

  • Calciopoli e Scommessopoli. Israele e Grecia come l’Italia

    Calciopoli e Scommessopoli. Israele e Grecia come l’Italia

    “Mal comune mezzo gaudio”? Un detto popolare dal sapore di magra consolazione e dal messaggio molto superficiale per introdurre due notizie che, a prima vista, possono sembrare riferite a vicende prettamente italiane ma che, con uno sguardo più attento, rimandano fuori dai nostri confini e, più precisamente, in Israele e Grecia.  

    dal web
    Nel primo caso si tratta di uno scandalo molto simile alla “nostra” Calciopoli del 2006, con match truccati, arbitri corrotti, e l’Hapoel Tel Aviv, vincitore di sei campionati consecutivi, nell’occhio del ciclone, con gli arresti di alcuni vertici del club, come Tomel Sinai e Gael Hatzor. Uno scandalo che, però, potrebbe rivelarsi di dimensioni ancora più ingenti rispetto a quelle attuali, coinvolgendo altri club e, soprattutto, i dirigienti federali, come il presidente della Federazione (IFA), Luzon, che è stato già interrogato dagli inquirenti per sospetta complicità con i dirigenti dell’Hapoel nel truccare le partite e nel “pilotarne” i risulati. Nel mirino, per ora, tre incontri sospetti, anche se il presidente Luzon ha respinto le accuse rivoltegli definendosi estraneo alle designazioni arbitrali.   In Grecia, invece, è di attualità lo scandalo Scommessopoli, al pari dell’Italia, che coinvolge – così come nel nostro paese – giocatori di fama nel campionato greco, che avrebbero predisposto una vera e propria organizzazione criminale finalizzata a truccare gli esiti delle partite in relazione delle puntate delle scommesse: per ora gli arrestati sono solo dieci, ma vi sarebbero oltre settanta ricercati dalla polizia. Tale scandalo non risulta essere nuovo, ma risale già al 2009 quando la Uefa aveva aperto un’inchiesta su molte partite sospette della serie B Greca, con un range di variazione – nella scala della non trasparenza – da leggermente sospette a corrotte. Di “gaudio”, dunque, pare esserci davvero ben poco: uno scenario desolante, che andrebbe frenato al più presto prima che la degenerazione diventi irrimediabile e comprometta definitivamente la credibilità di questo che era (ed è ancora) lo sport più bello del mondo.

  • Leonardo “ebbrezza” da Psg? Ritirata la patente a Rio

    Leonardo “ebbrezza” da Psg? Ritirata la patente a Rio

    Anche i gentleman possono sbagliare: nonostante l’aplombe più british che brasilero, nonostante la camicia sempre a posto, le parole giuste e moderate snocciolate con perfeta dizione anche nelle situazioni più complesse, all’alba di stamattina l’ormai ex allenatore dell’ Inter, Leonardo, è stato fermato dalla Polizia a Rio de Janeiro mentre percorreva Rua Marques de Paranà per essere sottoposto al test alcolemico dalla stradale, ma Leo si è rifiutato di compiere l’ accertamento e, per questo, è stato multato con circa 418 euro, 957, 70 reais, e poi ha fatto ritorno a casa: inoltre, nella mattinata di oggi, è stato anche deciso il ritiro di patente per il tecnico brasiliano.

    Leonardo | © Andreas Solaro/Getty Images
    Per tornare a casa, poi, Leonardo ha contattato un suo amico e la Polizia ha dato il via libera: ora, però, Leonardo verrà sottoposto ad un processo amministrativo legato al ritiro di patente, a Rio de Janeiro. Questo del rifiuto di sottoporsi al test alcolemico della Polizia stradale ricorda un episodio molto simile a quello che coinvolse il suo connazionale Adriano, quando giocava nella Roma, anche se la fama dei due (sia in Brasile che in Italia) è molto differente, soprattutto in relazione alle vicende ed allo stile di vita fuori dal terreno di gioco. Per Leonardo, dunque, alla vigilia di un passo importante della sua carriera lavorativa, che con tutta probabilità lo porterà a ricoprire il ruolo di grande responsabilità di direttore sportivo del Paris Saint Germain targato Qatar, un momento di “svago” un po’ diverso dalla sue abitudini e dalla sua tradizionale compostezza, sia in campo che fuori dal campo. Ma anche i migliori possono sbagliare.

  • Signori in lacrime: “Io innocente, sono stato massacrato”

    Signori in lacrime: “Io innocente, sono stato massacrato”

    Beppe Signori parla in conferenza stampa e prova a chiarire il campo dalle tante voci e dalle pesantissime critiche dei giorni scorsi, in cui dopo lo scoppio della vicenda scommessopoli si era chiuso in un silenzio impermeabile.    

    © OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images
    L’ex capitano del Bologna ha dichiarato il suo amore per le scommesse, ma non per quelle illegali: a lui piace scommettere per puro divertimento, come quando scommise con compagni e giornalisti di riuscire a mangiare entro 30 passi una merendina, “la scommessa del Buondì Motta”. L’ex calciatore è parso visibilmente emozionato, con la voce rotta, ma ha cercato di farsi forza per poter ringraziare lucidamente coloro che gli sono stati vicini in questi giorni, manifestandogli affetto e precisando di non fare parte di alcuna organizzazione, nè tantomeno di esserne a capo.     Ripercorre, poi, le immagini degli ultimi quindici giorni con l’arrivo in questura, le impronte digitali da rilasciare, il suo corpo appoggiato ad una parete, la lunga attesa, lo shock, i giornalisti, gli avvocati. Tutto un fraintendimento secondo l’ex attaccante della Lazio, anche perchè nelle intercettazioni raccolte lui non è mai coinvolto. L’unico episodio che ammette possa incrinare la sua posizione difensiva è l’incontro del 15 Marzo, quando i suoi due commercialisti lo invitano ad incontrare “due sconosciuti”, ossia Erodiani e Bellavista: quando fu redatto il famoso “papello”, per il quale Signori serviva da garanzia per avvicinare giocatori di serie A, per le future combine. Ma lui non diede la sua disponibilità, almeno stando alla sua versione dei fatti. Una vicenda ancora tanto intricata, dalla quale sarà difficile uscirne completamente “illesi”, anche per uno della sua tempra. Ora Signori desidera solo allontanarsi dal mondo del calcio e dagli ambienti ad esso “paralleli”, lasciando da parte anche i contratti firmati con Mediaset e con Sky 365, canale – ironia della sorte – di scommesse.

  • Paoloni minacciato con una pistola

    Paoloni minacciato con una pistola

    La vicenda di Marco Paoloni, portiere coinvolto nello scandalo scommessse detenuto nel carcere di Cremona fino a ieri ed oggi agli arresti domiciliari, ha riferito di aver ricevuto una pesante intimidazione da un uomo armato di una pistola semiautomatica, un emissario di Bellavista (ex capitano del Bari) e di Giannone, che lo ha raggiunto a Benevento sotto l’albergo sotto il quale si trovava.

    campaniasulweb
    L’obiettivo della minaccia era quello di convincere il portiere a versare una somma di 300 mila euro: il portiere preparò così l’assegno frettolosamente e venne raggiunto dall’emissario sotto un albergo di Benevento, in pieno giorno, alle 12.30: all’arrivo dell’emissario di Bellavista e Giannone, un uomo barese, al portiere vennero richiesti ulteriori 50 mila euro, sotto la minaccia di estrarre l’arma dalla tasca della giacca. La motivazione delle minacce risiede nel fallimento delle puntate “organizzate” su Benevento – Pistoiese: il portiere, allora titolare del Benevento, aveva garantito che finisse con un over mentre il match terminò soltanto per 1-0, causando la mancata vincita al gruppo di Bellavista e soci. Inoltre, sempre dalle dichiarazioni di Paoloni, emergono conferme sull’altra partita, ormai celebre per la vicenda “combine”, Inter – Lecce, in cui il portiere Marco Paoloni avrebbe finto di essere l’attaccante del Lecce Daniele Corvia, con il quale Paoloni aveva giocato ai tempi della Primavera della Roma, per poter assicurare (in modo credibile) ad Erodiani che il match avrebbe potuto finire con un over, anche con il coinvolgimento di altri giocatori salentini, come il portiere ed alcuni difensori. Un ulteriore inquietante dettaglio che infarcisce la già complessa vicenda, un particolare non trascurabile per comprendere i reali risvolti di un indagine dai contorni oscuri e torbidi.

  • Arrestato Edmundo per un incidente causato nel 1995

    Arrestato Edmundo per un incidente causato nel 1995

    A San Paolo del Brasile, l’ex attaccante di Napoli e Fiorentina, Edmundo – oggi commentatore sportivo per la Tv di San Paolo Bandeirantes è stato arrestato dalla polizia per l’ esecuzione del mandato d’ arresto emesso martedì scorso dal giudice Carvalho de Figueiredo, della sezione penale di Rio, e condotto nella stazione di polizia di San Paolo, a Pinheiros.

    Edmundo ai tempi del Vasco da Gama | © Shaun Botterill/ Getty Images
    Tale provvedimento giudiziario fa riferimento ad un incidente causato nel 1995 a Rio de Janeiro, in cui la sua vettura si schiantò contro un’ altra causando la morte di tre persone e ferendone altrettante. Nel 1999, quando giocava nella Fiorentina, ci fu il provvedimento di condanna  per omicidio colposo e lesioni a quattro anni e mezzo di semilibertà,

  • Moggi dopo la radiazione “Non mi arrendo, farò ricorso”. Video

    Moggi dopo la radiazione “Non mi arrendo, farò ricorso”. Video

    Non intende fermarsi Luciano Moggi. La radiazione è come preventivato arrivata ma l’ex dg bianconero non ha nessuna intenzione di porre l’ascia di guerra ufficializzando il secondo grado di giudizio e poi all’Alta Corte del Coni. A raccogliere le prime dichiarazioni di Big Luciano è Fabio Biasin nel consueto appuntamento con il calcio dal suo punto di vista di LiberoTv.

    Luciano Moggi | © Giulio Piscitelli/Getty Images
    “Chi fa queste cose pagherà le conseguenze, evidentemente qualcuno non ci vuole nel calcio” – tuona Moggi – e poi annuncia “Non mi arrendo. Ora si va avanti con il secondo grado, poi il ricorso alla Corte del Coni. Intanto voglio leggere le motivazioni. Ma continuerò a lottare, non c’è nessun dubbio”. Moggi non rinuncia poi a commentare le vicende del calcio attuale dallo scandalo scommesse dove per forza di cose è ovviamente attendista anche se non risparmia qualche stoccata al garantismo attuale di Sandulli. Critica il comportamento di Leonardo riservando poi una stoccata al presidente dell’Inter “si vede che ha conosciuto Moratti” Le dichiarazioni a caldo di Luciano Moggi sulla radiazione

  • Moggi addio al calcio. E’ radiazione

    Moggi addio al calcio. E’ radiazione

    In tempi di schiaffi, di polemiche e di sgarbi, giunge, a dire il vero con il solito ritardo amministrativo, la tanto attesa sentenza della Figc sulla radiazione chiesta da Palazzi ai danni di Moggi, Giraudo e Mazzini. Fuori dal calcio, quindi, “Big Luciano” l’uomo di calcio più potente d’Italia, almeno fino all’estate 2006.

    Luciano Moggi | © Giulio Piscitelli/Getty Images
    Nella motivazione del verdetto si legge “la radiazione è del tutto proporzionata ai fatti commessi, tenuto conto della loro intrinseca gravità e delle conseguenze a cui hanno condotto il modo di concepire la competizione e i rapporti tra le societa’ partecipanti ai campionati e i tesserati”. “Condotta illecita e antidoverosa (…) sicuramente connotata dal carattere altamente inquinante della sistematicità e della stabilità organizzativa” parole che non lasciano spazio all’interpretazione e che suonano come una condanna definitiva non solo nei confronti dell’ex Dg della Juventus, ma soprattutto nei confronti delle vane speranze dei tanti tifosi juventini che da quasi un lustro devono soffrire per le disgrazie della propria squadra e speravano in un ritorno del loro caro dirigente per tornare ad essere vincenti. Le parole di commento alla sentenza sono state affidate a Paolo Trofino difensore di Luciano Moggi: “L’innocenza del mio assistito sta nelle altre 170 mila telefonate che solo in parte sono state messe agli atti. Tutti le avevano a disposizione, noi ce le siamo andate a cercare e ad ascoltare”. “Non ho seguito io il procedimento presso la Federcalcio – aggiunge Trofino – ma so per certo che Luciano si sente ingiustamente discriminato. Ora che cominciava a dimostrare la sua innocenza, e la squalifica sportiva stava per finire”. Un fulmine a ciel sereno quindi quello che ha colpito Big Luciano,“questa sentenza è rimasta per cinque anni nel limbo – conclude Trofino – È davvero troppo tempo. In qualsiasi sistema giuridico, per quanto rudimentale, non sarebbe possibile“. In tempi di schiaffi e di rivoluzioni a suon di si referendari, anche il calcio mette a segno la sua e chiude probabilmente una delle pagine più controverse di tutta la sua storia. O forse no?