Diego Maradonaha lasciato nella mattina di oggi l’ospedale di Dubai dove era stato ricoverato la scorsa giornata per un’operazione ai calcoli renali. L’intervento è riuscito perfettamente e Diego ha potuto riabbracciare la propria famiglia tornando a casa.
La paura è passata. La notizia del ricovero in ospedale di Maradona aveva fatto in poco tempo il giro del mondo. Ansia e preoccupazione attanagliavano i fan del “Pibe de Oro” e tutti gli appassionato di calcio. Ieri la società in cui ora allena, l’Al Wasli, aveva comunicato sul proprio profilo di Twitter che l’allenatore aveva dovuto essere trasportato a Dubai “dopo aver sofferto di lievi complicazioni di calcoli renali”. Nella tarda serata Maradona ha affrontato un piccolo intervento chirurgico, il quale si è svolto senza alcuna ulteriore complicazione e così l’ex idolo di Napoli non ha dovuto osservare un periodo di degenza ospedaliera superiore rispetto a quanto previsto dai medici, venendo dimesso questa mattina. La figlia di Diego, Dalma, ha voluto ringraziare l’intero staff che ha contribuito a rimuovere il calcolo renale, rimettendo quindi in piena forma il proprio padre. Subito dopo l’operazione Maradona ha pregato i medici perché voleva guardare alla televisione una partita degli Emirati Arabi Uniti. La leggenda argentina dovrà osservare ora alcuni giorni di riposo all’interno della propria abitazione, potendo recuperare le piene forze la prossima settimana, quando è previsto il suo ritorno ad allenare.
Dal suo arrivo a Dubai, con annuncio ufficiale a maggio, Maradona non è riuscito a raccogliere risultati confortanti per il suo club. L’Al Wasli è attualmente al sesto posto in classifica dopo 11 partite giocate, con 15 punti ottenuti, frutto di 4 vittorie, 3 pareggi e 4 sconfitte. La vetta occupata dall’Al-Ain è distante già 12 punti. L’ex ct dell’Albiceleste dovrà riuscire nell’impresa di recuperare posizioni in campionato affinché la sua gestione non venga etichettata come fallimentare nel suo primo anno negli Emirati.
Nemmeno è iniziata che già si conta la prima vittima, la Dakar 2012 comincia come peggio non poteva essere con l’ennesima morte di un motociclista, il 38enne argentino Boero alla sua seconda e purtroppo ultima partecipazione al rally raid più famoso al mondo.
Fatale è stata per Boero la caduta nella prima frazione della corsa, una speciale di 57 km di cui gli ultimi due a segnare la fine dell’argentino.
L’argentino ha rimediato una bruttissima botta al torace causandogli un arresto cardiaco. A nulla sono valsi gli immediati soccorsi, arrivati 5 minuti dopo il tragico incidente. Boero muore alle 13 locali per arresto cardiaco rendendo inutili tutti i tentativi effettuati per rianimarlo. L’anno scorso sempre l’argentino era stato protagonista di un’altra disavventura smarrendosi nella quinta tappa nel deserto di Atacama, in Cile un ulteriore dimostrazione della pericolosità e delle insidie, purtroppo fatali, che la Dakar presenta in ogni sua edizione.
Boero è la 57esima vittima nella storia del Rally Raid più famoso e difficile al mondo, la triste lista in Argentina fù aperta nel 2009 dal francese TerryLong ed oltre a MartinezBoero, primo pilota argentino deceduto alla Dakar, altri due argentini sono rimasti uccisi: Sonia Alejandra Escudero, spettatrice a Cordoba nel 2010, dopo l’uscita del percorso di un pick up e MarceloReales, un contadino di Tinogasta morto lo scorso anno dopo essere stato investito alla guida del suo camioncino dal mezzo del concorrente argentino EduardoAmor.
La Dakar nella sua storia non ha risparmiato nemmeno il suo creatore, il francese ThierrySabine, morto nel 1986 in Mali a causa dello schianto dell’elicottero che lo trasportava mentre Il primo morto in assoluto fu nel 1979 il motociclista PatrickDodin in una caduta, mentre cercava di allacciarsi il casco che si era allentato alla fine della tappa Agadez-Tahoua. Anche l’Italia ha perso nel 2005 uno dei suoi più abili e valenti motociclisti, quel Fabrizio Meoni vincitore delle edizioni 2001 e 2002, l’italiano perse la vita l’11 gennaio all’età di 47 anni per un arresto cardiaco nel corso dell’undicesima tappa tra Atar e Kiffa in Mauritania. Lo stesso giorno, una bambina di cinque anni muore dopo essere stata investita da un camion di servizio che aveva abbandonato la corsa ennesima dimostrazione di come oramai, da molti anni, il raid fa parlare più delle sue tragedie che delle imprese sportive facendo sorgere ai più, molti dubbi circa l’utilità a disputare la competizione che di sportivo ha purtroppo ben poco.
Calcio scommesse , Gervasoni fa i nomi dei calciatori di Serie A coinvolti nello scandalo scommesse. Nella deposizione rilasciata agli inquirenti e al procurato capo di Cremona Roberto Di Martino, l’ex difensore del Bari tira in ballo Lazio, Lecce, Chievo e Genoa. Oltre alle squadre e le relative partite truccate, Gervasoni parla anche dei giocatori corrotti che venivano contattatidagli slavi e il capo degli zingari Gegic.
Tutti dentro signori e signore, va in scena il più grande scandalo del calcio italiano, difronte al quale anche lo stesso Moggi e la presunta cupola si tolgono il cappello e fanno chapeau. Aveva ragione Di Martino quando nelle giornate precedenti sosteneva come lo scandalo scommesse fosse soltanto al primo stadio. Se la maggior parte degli addetti ai lavori sospettava che le leghe minori fossero oggetto delle attenzioni privilegiate da parte di vere e proprie associazioni a delinquere finalizzate alle scommesse illegale, in pochi potevano immaginare che lo scandalo si sarebbe allargato anche alla Serie A, mietendo vittime illustri. Di ieri la notizia del coinvolgimento del centrocampista biancoceleste Mauri e il capitano del ChievoPellissier. Oggi la mannaia mediatica cade su Milanetto del Genoa e alcuni importanti giocatori di Lecce e Bari.
Il nome di Omar Milanetto è stato fatto da Gervasoni in merito alla partita Lazio-Genoa del 14 maggio scorso, terminata 4-2 per i padroni di casa. Nella deposizione, tratta dal “Messaggero“, Gervasoni spiega : “Ho appreso da Gegic che gli slavi si incontrarono lo stesso giorno della partita con Zamperini, che poi li mise in contatto con Mauri della Lazio. Gli slavi si incontrarono anche con Milanetto del Genoa, che a sua volta incontrò altri giocatori della sua squadra”. Milanetto attualmente milita nel Padova, dopo essersi trasferito quest’estate dal club rossoblu.
Oltre al centrocampista ex Genoa, Gervasoni tira in ballo anche gli ex giocatori del Lecce Rosati e Benussi. Oggi Rosati è al Napoli, come vice De Sanctis, mentre Benussi difende i pali del Palermo. I due portieri sarebbero coinvolti nella combine di Lecce-Lazio, ultima partita della stagione 2010-2011, conclusasi con il punteggio di 2-4 in favori degli ospiti biancocelesti. Gervasoni afferma: “Gegic mi disse che tramite Zamperini, lui e gli slavi si misero di nuovo in contatto con Mauri della Lazio per manipolare la suddetta partita. Successivamente, avuto questo contatto con Mauri, furono corrotti 6 o 7 giocatori del Lecce tra i quali ricordo solo Benussi e Rosati”.
Finisce nel mirino degli investigatori Palermo-Bari disputata nel maggio scorso e che aveva visto la vittoria dei rosanero per 2-1 contro i biancorossi già condannati alla Serie B. Secondo Gervasoni sarebbero stati numerosi i calciatori del Bari coinvolti nella combine: il portiere Padelli, i difensori Parisi, Rossi, Masiello e il centrocampista Bentivoglio. Di seguito le dichiarazioni dell’ex Bari rilasciate agli investigatori riguardo questo match di campionato: “La prima partita di A combinata di cui parlai è Palermo-Bari del 7 maggio 2011, finita 2-1: il risultato concordato era di un over con la sconfitta del Bari, con almeno due gol di scarto: si tratta di notizie che mi ha riferito Gegic nell’immediatezza della partita, in quanto ho scommesso sulla medesima. Ricordo che sempre secondo quanto lui mi riferì, era stato Carobbio a mettersi in contatto con i giocatori del Bari o con qualcuno che gli stesse vicino. Gegic mi riferì che erano stati corrotti i seguenti giocatori del Bari: Padelli, Bentivoglio, Parisi, Andrea Masiello e Rossi”. Miccoli mandò all’aria il piano involontariamente, sbagliando il rigore che avrebbe consegnato l’over agli scommettitori.
Altra partita nell’occhio del ciclone è Chievo-Novara, sfida valevole per i sedicesimi di Coppa Italia (edizione 2010-2011), terminata con il punteggio di 3-0 in favore dei clivensi. Tra i giocatori corrotti Gervasoni cita Pellissier e Luciano, oltre all’attaccante del Novara Nicola Ventola (ora ritiratosi dal calcio professionistico), Fontana e l’ex Bertani. Ecco la deposizione di Gervasoni su Chievo-Novara: “Quando mi contattarono i fratelli Cossato in prossimità della partita Atalanta-Piacenza mi rappresentarono di avere dei contatti nel Chievo, in particolare Pellissier ed Eriberto. I due predetti consentivano ai fratelli Cossato di manipolare le partite del Chievo qualora se ne presentasse l’occasione. Tra i loro referenti c’era anche Italiano. Quanto alla partita Chievo-Novara di coppa Italia anno 2010 ho appreso da Gegic che gli slavi offrirono 150.000 euro ai giocatori del Novara perché perdessero con il Chievo con un over. Ricordo di avere appreso che gli slavi si incontrarono con Ventola nell’albergo e consegnarono a un albanese che giocava nel Novara (dovrebbe trattarsi di Shala) circa 150.000 euro che gli stessi divisero anche con altri giocatori, tra i quali il portiere Fontana. Bertani fece da tramite in quanto non partecipò attivamente alla trasferta”.
Il calcioscommesse sta assumendo forme inimmaginabili prima d’ora, mettendo a serio rischio la credibilità del calcio nostrano.
Sergio Pellissier, capitano del Chievo alla ricerca del centesimo gol in maglia gialloblu, non ha motivi per esultare in questi ultimi giorni dell’anno, segnati dalla seconda fase dello scandalo scommesse del calcio italiano.
Al contrario, il suo nome è finito nel mirino per un’intercettazione “sospetta” riportata dal quotidiano la Repubblica, e riguardante i documenti allegati alle intercettazioni di Cristiano Doni ed i suoi interlocutori. In tal caso, l’intercettazione di riferisce ad una telefonata fra il capitano del Chievo, Pellissier appunto, ed un uomo dal marcato accento meridionale, al quale l’attaccante si rivolge in tono amichevole chiedendo testualmente: “Si può sapere quanto mi fai prendere da queste cose?”, con la pronta risposta dell’ interlocutore: “dai 250 ai 400”, la seguente risata di Pellissier e l’interlocutore che aggiunge: “Ho esagerato?” e Pellissier che precisa: “No anche un po’ di meno”.
Il punto rilevante della questione riguarda il peso che si vorrà attribuire a tali parole, anche se la telefonata in questione è comunque stata considerata “rilevante”, poichè Pellissier è ritenuto coinvolto come compartecipe della manipolazione delle partite in cui è impegnata la squadra.
In ogni caso, la società gialloblu, ed in particolare il presidente Luca Campedelli, si sono schierati dalla parte del giocatore, pur imponendogli ed imponendosi la linea del “no comment”, almeno finchè le cose saranno chiarite, anche se il presidente Campedelli ha comunque voluto precisare che “si butterebbe nel fuoco credendo all’estraneità di Pellissier ai fatti in questione”, riservandosi comunque di agire nelle opportune sedi per difendere la reputazione del Chievo Verona e dei suoi tesserati.
Il legale dell’attaccante valdostano, l’avvocato Malagnini, inoltre, ha precisato quanto emerso già dal mese di giugno, all’avvio dell’inchiesta da parte della procura di Cremona, ossia che non sussiste la volontà di indagare il giocatore e che, pertanto, il polverone solleavato da tale intercettazione può essere racchiuso in un’ unica parola: “Millanterie”.
Quel che realmente è stato, e quel che dovrà essere, lo si potrà scoprire soltanto quando la giustizia sportiva deciderà come pronunciarsi in merito, e sarà necessario attendere comunque almeno la fine di gennaio.
Calcioscommesse, altra puntata dello scandalo made in Italy che sta facendo il giro del mondo. Durante il suo interrogatorio l’ex difensore del Bari Gervasoni avrebbe fatto il nome di Stefano Mauri, in merito alle due partite incriminate della Lazio nella scorsa stagione, Lazio – Genoae Lecce – Lazio.
Le parole di Gervasoni sono un fiume in piena che attraversa Roma prendendo la freccia per Formello, la sede operativa dei biancocelesti allenati da Edi Reja. I tifosi della Lazio confidano che l’ex Bari stia sparando gli ultimi botti prima del nuovo anno, escludendo che possa continuare anche dopo Capodanno. E’ ormai certo però che l’artificiere Gervasoni sappia muoversi piuttosto bene nello sganciare autentiche bombe contro i calciatori italiani della massima serie, e dopo aver incendiato la credibilità ormai logora del capitano bergamasco Doni è pronto ad infiammare il Colosseo, emulando un illustre antenato, Nerone. Riuscirà “Cesare” Lotito a spegnere l’incendio prima che sia troppo tardi?
In queste ore Stefano Mauri sta assistendo impotente allo spettacolo dei fuochi d’artificio orchestrato da Gervasoni. Gli inquirenti possono annoverare sul proprio taccuino un nuovo nome che è destinato a suscitare scalpore nell’Italia calcistica. Non dimentichiamo che il centrocampista laziale rappresenta una delle bandiere del club e attualmente ne è il vice-capitano dopo Rocchi. Quando la punta ex Empoli siede in panchina, è proprio Mauri a vestire la fascia di capitano della Lazio, attualmente impegnata nei sedicesimi della Europa League. Il nome del calciatore biancoceleste ha sicuramente maggiore peso rispetto a quello dell’atalantino Doni. Ad aggravare la situazione è la consapevolezza che non si tratta di un nome fatto a caso.
Ancora oggi non si sono spente le risate che hanno accompagnato le dichiarazioni di Santoni riguardo la presunta colpevolezza di Buffon, Gattuso e Cannavaro, i tre azzurri “mondiali” che, secondo l’ex preparatore del Ravenna, avrebbero ripetutamente scommesso cifre altissime, oltre centomila euro al mese. Nel pomeriggio è arrivata la risposta netta da parte del pm Di Martino, il quale ha chiarito come i nomi dei tre calciatori azzurri non siano mai stati rilevati nelle intercettazioni, e che scommettere su partite non coinvolte nello scandalo non abbia alcuna rilevanza penale. Dopo le parole del procuratore capo di Cremona, lo stesso Santoni ha spiegato come i nomi di Buffon, Gattuso e Cannavaro fossero stati fatti a caso, senza alcuna logica.
Gervasoni ha spiegato agli investigatori come il nome di Mauri gli sia stato fatto dallo stesso capo dei zingari Almir Gegic, per le partite Lazio – Genoa e Lecce – Lazio, finite entrambe con roboanti 4-2 in favore dei biancocelesti, nelle quali l’azzurro ha realizzato due doppiette. Inoltre “Il Messaggero” nella figura del giornalista Massimo Martinellispiega come ad inchiodare l’attiva illecita del centrocampista “ci sarebbero anche riscontri tecnici, come li chiamano in gergo. Cioè tracciati Gps registrati dai localizzatori nascosti nelle automobili. Oppure spostamenti ottenuti seguendo le tracce dei telefonini impresse sui ripetitori di segnale“.
In mattinata sono arrivate le dichiarazioni ufficiali dell’agente di Mauri, Tiziano Gonzaga, che in una nota all’Ansa afferma l’assoluta estraneità ai fatti del proprio assistito: “In riferimento a notizie di stampa circa le indagini sul calcio scommesse condotte dalla Procura della Repubblica di Cremona, Tiziano Gonzaga, agente del calciatore Stefano Mauri, fa presente che il calciatore è totalmente estraneo ai fatti per i quali si procede e si tutetelera’ contro chi lo associa a illeciti“.
Non dorme sogni tranquilli. oltre Stefano Bettarini (diventata ormai un cult l’intercettazioneche lo vede protagonista con la segretaria della Lega Calcio), anche l’attaccante del ChievoSergio Pellissier, al quale viene contestata una clamorosa intercettazione con un oscuro interlocutore. Ecco uno stralcio di quest’ultima:
Pellissier: “Si può sapere quanto mi fai prendere da queste cose?”
Interlocutore: “Dai 250 ai 400”.
Pellissier ride.
Interlocutore: “Ho esagerato?”
Pellissier: “No..anche un po’ di meno”.
La bomba del calcioscommesse è pronta a scoppiare, riuscirà a rompere il giocattolo preferito degli italiani?
Calcioscommesse, Bettarini finisce nel mirino degli inquirenti dopo un’intercettazione con una segretaria della Lega Calcio. Nel frattempo Gervasoni vuota il sacco e fa i nomi di altri giocatori di Serie A coinvolti nello scandalo scommesse.
Il calcio italiano non ha pace. Dopo l’arresto di Doni, le dichiarazioni bomba dell’investigatore di Calciopoli, i tifosi si risvegliano con il calcioscommesse in prima pagina su tutti i giornali e i principali mass media. Ci si chiede quando tutto questo finirà e verrà messa la parola fine sulla vicenda che ha scosso l’intero ambiente del pallone nel giugno scorso. I tanti commenti che si leggono sui forum in questi giorni indicano lo stato d’animo in cui versano migliaia di supporter del calcio, delusi da ciò che sono costretti a vedere con i propri occhi.
La novità di oggi è l’intercettazione che vede coinvolto Bettarini. Se fosse vera, e lo è, rappresenterebbe uno degli snodi cruciali dello scandalo. La parte interessante della vicenda non è tanto la presenza del nome Stefano Bettarini, quanto l’interlocutore. L’ex calciatore di Sampdoria e Fiorentina, nonché della Nazionale azzurra, intratteneva conversazioni con una segretaria della Lega Calcio, riguardanti le scommesse effettuate dal calciatore. Il fatto è grave e nulla lascia pensare che si risolvi anche stavolta in una bolla di sapone. Ricordiamo che Bettarini hapatteggiato una squalifica di 14 mesi durante il processo sportivo di questa estate. La segretaria, dopo l’interrogatorio del giocatore toscano, lo avrebbe chiamato dicendogli:
“Non possono farti niente: se non giocavi, non hai mai scommesso sul Chievo, cioè non c’entri un c… Non possono darti la squalifica perché tu non stavi più giocando”
Quando sembravano rimarginarsi le ferite post Calciopoli, mitigate grazie al mondiale vinto dagli uomini di Lippi, cinque anni dopo lo sport italiano si ritrova nuovamente ad un bivio. E’ giusto credere nelle partite della domenica? Davvero ciò che vediamo è reale e non una sporca combine studiata a tavolino da qualche personaggio di bassa statura morale da cui ricavare cospicuo denaro? Domande alle quali gli organi competenti dovranno rispondere, altrimenti si rischia un esodo di massa dagli stadi e saloni di casa di proporzioni bibliche.
Ecco il contenuto dell’intercettazione
Bettarini: “… sono andato, dall’avvocato di quello … di giù, che è messo malissimo, e hai già… capito no?”
Donna: “Sì”
B: “Una volta che ho letto le intercettazioni che io non ho …”
D: “Sì … sì”
B: “Ho capito che nascondere che io scommettessi era una cagata micidiale …”
D: “Esatto!”
B: “Va bene? allora, quando io ho letto queste cose, loro mi hanno chiesto: “Ma lei scommette ogni tanto?”. E io gli ho detto: “Certo! ogni tanto scommettevo” …”
D: “Beh è ovvio!”
B: “Però io non volevo …”
D: “Quindi li hai spiazzati…”
B: “E li ho spiazzati, però, quello che ti voglio dire …”
D: “Eh …”
B: “E’ che loro … io volevo evitare di dirlo, perché‚ per andare incontro alla sanzione capito? Che però, secondo me, se capiscono che io non ero un atleta tesserato, ma solo tesserato per pubblicità…, ehh …”
D: “No, sei fuori! Comunque, ma …”
B: “Sono fuori no?”
D: “Ma sicuramente, ma non possono farti niente, se non giocavi, non hai mai scommesso sul Chievo, cioè non c’entri un c… col Chievo, quindi, ma non possono neanche … ma di che cosa ti accusano?”
B: “No no sono d’accordo…”
D: “… non possono darti la squalifica per per te che non giocavi più, capito? Perch‚ tu non stavi più giocando …”
B: “No, a me più che la squalifica, mi preoccupava la.. la …”
D: “I soldi?”
B: “… la multa … esatto, brava!”
D: “Beh chiaro … ma no, secondo me tu … ma no non ti daranno neanche la multa vedrai …”
B: “Speriamo …”
D: “No sono sicura … no sono sicura …”
La difesa di Bettarini all’Ansa “Ancora una volta vengo sbattuto in prima pagina per una vicenda nella quale ho avuto un ruolo assolutamente marginale. Ho subito ammesso sia alla stampa sia in tv a Matrix di essere uno scommettitore e l’ho confermato mesi dopo ai Procuratori Federali quando mi hanno interrogato – le parole dell’ex difensore – Al processo sportivo ho patteggiato la pena subendo una squalifica perche’ pur non giocando e non frequentando uno spogliatoio da oltre cinque anni, risultavo ancora tesserato per una societa’ di calcio per soli motivi di immagine. Ora si scopre che parlavo con una segretaria della Lega Calcio della mia vicenda sportiva commentando, come si fa con una buona amica, quello che mi stava accadendo e si afferma che avrei addirittura spiazzato i Procuratori Federali con ammissioni che, invece, avevo gia’ reso pubbliche immediatamente dopo aver appreso dalla stampa e sottolineo solo dalla stampa, di essere indagato a Cremona. Il testo della intercettazione con la signora e’ chiaro – prosegue Bettarini – ma, cio’ nonostante, il tono allusivo dato da chi commenta la notizia, vuole come sempre, farmi sembrare piu’ coinvolto di quanto lo sia davvero, nei reati all’esame dei Giudici di Cremona. La realta’ e’ e sara’ sempre quella che ho confessato dal primo giorno e cioe’ – conclude – che scommettevo naturalmente sperando di azzeccare le scommesse senza neppure troppo fidarmi dei mille millantatori che bazzicano quell’ambiente.”
Adriano si regala a Natale una follia in pieno stile Far West. A farne le spese una giovane ragazza, amica dell’attaccante brasiliano, la quale è rimasta ferita alla mano da un colpo di pistola.
EL PISTOLERO – E così Adriano scopre di avere un talento innato per il tiro a segno. Verità o leggenda delle favelas? Stando al racconto della 20enne Adriene Pinto il calciatore del Corinthians avrebbe preso in mano la pistola della sua guardia da corpo e per sbaglio avrebbe aperto il fuoco, colpendo la mano sinistra della stessa ragazza. Il fatto sarebbe accaduto all’interno della macchina di Adriano, dopo una serata trascorsa in una discoteca di Rio de Janeiro, nella notte di Natale.
ADRIANO SI DIFENDE – L’ex attaccante di Parma e Inter si difende dall’accusa della ragazza, sostenendo come non sia lui il colpevole dell’accaduto. In aiuto di Adriano arriva anche la testimonianza della guardia del corpo, che afferma di non aver mai prestato la propria pistola al giocatore 29enne. Per completezza occorre segnalare che al momento dello sparo erano presenti anche altri due amici della punta del Timao. Le prime perizie sembrano confermare la tesi del brasiliano, non essendo state rilevate tracce di polvere da sparo nella sua mano.
I PRECEDENTI – Dal suo ritorno in Brasile Adriano si è reso protagonista più volte di episodi che l’hanno immortalato nelle pagine di cronaca più che in quelle sportive. Tutti lo ricorderanno al fianco di un esponente della malavita di Rio con in mano un fucile. Allora l’attaccante si difese sostenendo che fosse un semplice giocattolo.
FRATELLI – Le disavventure di Adriano ci ricordano da vicino un altro giocatore spesso finito nell’occhio del ciclone mediatico per le sue follie extra calcistiche: Mario Balotelli. L’ultima impresa del giovane italiano è stata quella di aver incendiato la propria casa sparando deifuochi d’artificio dal balcone. E se fossero in realtà fratelli?
Qualche giorno prima del Natale una intervista al Corriere dello Sport ad un investigatore, per il momento anonimo, del pool che ha condotto le indagini sulla presunta cupola che poi sfociò in Calciopoli nel 2006 è forse passata un po troppo inosservata ma conferma ancora una volta un buco terribile e tanti nuovi misteri nel modo di condurre le indagini e sopratutto delle omissioni che hanno permesso di costruire un castello accusatorio parziale. Come dimostrato dalla relazione di Palazzi e comunque dal grandissimo numero di intercettazioni portate alla luce dai consulenti di Luciano Moggi quelle indagini non furono, obiettivamente, scrupolose lasciando adito ad un clima di sospetto che ha reso Calciopoli un capitolo senza fine.
Andando un po a ritroso e cercando sempre di intuire le mosse dei vari protagonisti però le confessioni dell’investigatore al Corriere dello Sport ci possono aiutare a contestualizzare la posizione di Diego Della Valle e di conseguenza della Fiorentina. Il patron dei viola da questa estate ha messo da parte l’attesa e il solito aplomb per scagliarsi ripetutamente contro Moratti, Guido Rossi e chi nel 2006 condannò il suo comportamento a tutela della Fiorentina. Della Valle ha iniziato prima a chiedere la verità a Moratti promuovendo per primo il tavolo di confronto e adesso è arrivato a denunciare Guido Rossi. In estate iniziò a circolare in rete le indiscrezioni, a dire il vero mai confermate, di un carabiniere pentito disposto a far luce sul modus operandi degli inquirenti e svelando i tanti buchi delle intercettazioni ipotizzando che proprio questo materiale possa esser “l’arma” di Della Valle per smontare Calciopoli. Con il passare dei mesi del carabiniere non si è avuta più traccia fino al dossier del Corriere dello Sport. E se il carabiniere fosse l’investigatore? Nell’intervista al Corriere ha svelato di una intercettazione ambientale fatta in una cena organizzata dai Della Valle, per l’accusa simbolo del tentativo di illecito per salvare i viola, in realtà nel corso della cena non si è mai parlato della Fiorentina e di ogni illecito e la presenza di tale colloquio agli atti avrebbe potuto ridimensionare ulteriormente la posizione della Fiorentina.
Sergio Buso non c’è più. L’ex giocatore e allenatore del Bologna è morto all’età di 61 anni dopo aver lottato a lungo contro la leucemia. I funerali si svolgeranno quest’oggi alle ore 16 presso la chiesa di Sant’Egidio a Taranto, città natale della moglie di Buso. L’ex portiere di Padova, Bologna, Cagliari e Pisa riuscì a conquistare la Coppa Italia nella stagione ’73-’74 con la maglia felsinea.
La leucemia ha vinto un’altra partita nel mondo del calcio. Buso non ce l’ha fatta a sconfiggere una malattia che ogni anno colpisce migliaia di persone in Italia, per la quale la scienza ancora non riesce a trovare una cura definitiva per combatterla efficacemente. L’ex tecnico del Bologna era malato da tempo, ma nonostante le condizioni si fossero aggravate, nell’ultimo periodo aveva ugualmente deciso di affiancare il suo amico Donadoni nell’estate 2011, quando l’ex ct della nazionale allenava il Cagliari (per poi essere esonerato da Cellino prima dell’avvio del campionato). La collaborazione con Donadoni fu una delle più prolifiche. Insieme a Napoli nelle stagioni 2008-2009 e 2009-2010, e nel biennio azzurro culminato con l’eliminazioni ai Quarti del Campionato Europeo contro la Spagna. Tra le sue esperienze ricordiamo l’anno in cui allenò il Bologna, dopo essere subentrato a Carlo Mazzone nel ’99 e la Fiorentina nel 2004. L’ultima sua panchina da allenatore fu a Catanzaro, nell’anno seguente.
Sergio Buso era noto agli addetti ai lavori per essere un profondo conoscitore dell’aspetto tattico. La sua figura fu determinante nella crescita professionistica di Walter Mazzarri, attuale allenatore del Napoli, considerato oggi uno dei migliori allenatori italiani emergenti. Per la sua sconfinata conoscenza calcistica venne definito dall’allora presidente del Bologna Gazzoni come “la Treccani del calcio”.
Buso si aggiunge ad una lunga lista di vittime per leucemia nel mondo del calcio. Ricordiamo Andrea Fortunato, il promettente difensore centrale di Genoa e Juve, il quale ricevette anche due chiamate in nazionale durante le qualificazioni ai mondiali statunitensi del ’94. Fortunato si spense all’età di 23 anni.
Ieri era il giorno più atteso nelle stanze della Procura di Cremona e dall’opinione pubblica, dopo gli arresti dell’inchiesta Last Bet Cristiano Doni era chiamato al colloquio di garanzia, incontro importante per capire come l’ex capitano dell’Atalanta si sarebbe posto davanti alle nuove accuse e al coinvolgimento sempre maggiore nello scandalo del calcio scommesse. Cristiano Doni dopo aver avuto la possibilità di colloquiare con il suo legale, l’avvocato Salvatore Pino, per circa un ora e mezza ha deciso di svuotare il sacco confermando quasi totalmente le accuse per le partite Atalanta-Piacenza e Ascoli-Atalanta mentre ha smentito qualsiasi coinvolgimento sulla presunta combine tra le società in Padova-Atalanta.
Cristiano Doni ha tenuto a precisare che ha sempre agito per conto personale e che l’Atalanta ne è stata sempre allo oscuro così come ha smentito qualsiasi contatto e conoscenza con il gruppo degli “zingari” che secondo l’accusa si occupa nell’intermediazione tra i giocatori e il gruppo di Singapore. L’ex giocatore è apparso visibilmente provato dai giorni di carcere e forse finalmente cosciente delle sue reali colpe tanto che le indiscrezioni che provengono dalla procura e confermate dal legale parlano di un colloquio proficuo che è servito agli inquirenti a far chiarezza su altri dettagli utili per circostanziare ancora meglio l’intero illecito. Cristiano Doni già questa mattina lascerà il carcere di Cremona avendo ottenuto gli arresti domiciliari e insieme a lui a passar il Natale con i propri cari andranno Santoni, Carobbio e Benfenati.
L’avvocato Salvatore Pino intervenuto dopo l’interrogatorio ai microfoni di Sky Sport ha raccontato di Doni provato e ferito dallo scandalo e preoccupato per la sua famiglia e per il coinvolgimento dell’Atalanta. Il legale comunque racconta di una posizione del suo assistito più delineata e meno grave di quella paventata prima dell’incontro di ieri.