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  • Debiti Serie A: Moratti ha speso 1160 milioni per l’Inter

    Debiti Serie A: Moratti ha speso 1160 milioni per l’Inter

    Debiti Serie A. Mondo del calcio in piena crisi, fair play finanziario alle porte e presidenti italiani che tagliano le spese. Il periodo che sta attraversando la serie A non è dei migliori e un’inchiesta della Gazzetta dello Sport ha sottolineato come i dieci patron delle maggiori società della massima serie abbiano speso di tasca loro circa 2.5 miliardi di euro! Cifre da capogiro che fanno capire quanto possa essere difficile gestire un club, puntando più sui soldi che sulle idee. Ora è arrivato il tempo del “taglio dei costi” causato soprattutto della crisi mondiale che ha causato una notevole riduzione dei guadagni nelle maggiori attività dei vari presidenti italiani. Pochi giorni fa Zamparini, presidente del Palermo, ha dichiarato che ormai ha speso tutto nel calcio.

    Ultimamente voci di possibili cessioni societarie sono aumentate a dismisura. Lo stesso patron siciliano aspetta l’arrivo degli arabi per poterlo aiutare negli investimenti in società. Anche il Milan di Silvio Berlusconi sta trattando (nonostante le varie smentite) la cessione del club che comanda dal lontano 1986 ed infine Moratti, presidente dell’Inter, colui che detiene il record di investimenti personali in un club, valuta la possibilità di inserire imprenditori cinesi in società. Periodo difficile, sotto tutti i punti di vista, dai risultati in campo europeo, ai guadagni sempre più bassi e infine all’appeal in discesa rapida.

    Maurizio Zamparini
    Zamparini, presidente del Palermo © Tullio M. Puglia/Getty Images

    Nonostante tutto, il calcio rimane lo sport più seguito in Italia, nonché quello che fa girare il maggior numero di soldi. Il problema è il modo di investire sbagliato, spesso portato avanti per la voglia di vincere o di provare a vincere (dipende dai casi) e in alcuni casi anche per interessi personali che ben si uniscono con il mondo pallonaro. In questa inchiesta sono state scelte le dieci società con i presidenti più spendaccioni: Fiorentina, Genoa, Inter, Juventus, Lazio, Milan, Napoli, Palermo, Sampdoria e Udinese.

    FIORENTINADiego Della Valle – Il patron viola, proprietario dell’industria Tod’s (azienda di calzature), ha investito in dieci anni di presidenza nella società toscana ben 165 milioni di euro di capitali privati per poter rilanciare il club (acquistato nell’estate 2002 dopo il fallimento) nelle zone nobili della Serie A, con una risalita lampo dalla ex C2 fino alla massima serie.

    GENOAEnrico Preziosi – E’ il re dei giocatoli per bambini. Grazie alla sua azienda “Giochi Preziosi”, ha potuto investire importanti somme personali nel mondo del calcio, a volte senza successo (vedi Saronno e Como fallite). Il presidente rossoblu, dal 2003 proprietario del Genoa, ha speso ben 64 milioni di euro di tasca propria per le varie ricapitalizzazioni.

    INTERMassimo Moratti – Amministratore delegato della Saras (raffinazione del petrolio) di cui il fratello è presidente (dopo aver ereditato l’industria dal padre). E’ al momento il presidente più spendaccione della Serie A con i suoi 1160 milioni di euro investiti personalmente nella società, riuscendo a centrare importanti vittorie solo nell’ultimo periodo. Ora ha deciso di chiudere la cassaforte, entrando nell’ottica delle idee di un autofinanziamento societario (così come richiedere il fair-play finanziario).

    JUVENTUSAndrea Agnelli – Uno dei più “giovani” (per esperienza) dei presidenti di serie A. Ha ereditato dal padre la gestione della Fiat e dal 2010 la presidenza della società bianconera. In soli due anni ha speso 141 milioni di euro in capitali personali, che però gli sono valsi uno scudetto e soprattutto la costruzione del nuovo Juventus Stadium che porterà notevoli benefici nel corso degli anni al club juventino.

    LAZIOClaudio Lotito – Imprenditore nel campo dei servizi di pulizia, manutenzione e sanificazione. Acquista la società biancoceleste nel 2004, ad un passo dal fallimento, investendo 21 milioni di euro (ma questi soldi non vengono conteggiati nel calcolo dei 2.5 miliardi di euro dell’inchiesta). Il patron laziale è uno dei pochi presidenti a non aver utilizzato capitali propri nella gestione del club.

    MILANSilvio Berlusconi – Magnate milanese nel settore della televisione. Acquista la società rossonera nel 1986 investendo parecchi capitali personali. Circa 600 milioni di euro che sono serviti a vincere tanto nel calcio (sia in ambito nazionale che europeo) che in politica, visto che spesso le sue campagne elettorali coincidevano con qualche colpo a sorpresa del club. Con la crisi mondiale i suoi guadagni sono calati, tanto da far pensare ad una cessione societaria.

    NAPOLIAurelio De Laurentiis – Il produttore cinematografico, presidente della società partenopea dal 2005, in seguito al fallimento del club con conseguente partenza dall’ex C1. E’ riuscito, grazie ad un’ottima gestione dei ricavi, ad investire poco o nulla, tanto da far diventare nel giro di pochi anni, il Napoli un modello da imitare sotto il punto di vista dell’organizzazione e delle spese.

    PALERMOMaurizio Zamparini – Imprenditore immobiliare commerciale. Costruisce e avvia grandi centri commerciali per poi rivenderli. Dal 2002 è presidente della società siciliana, rilevata dai Sensi per 15 milioni di euro. In dieci anni ha rimesso quasi 60 milioni di euro di fondi personali, tanto da “denunciare” la sua impossibilità a continuare questa avventura, cercando nuovi acquirenti per il club.

    SAMPDORIARiccardo Garrone – Presidente dell’azienda petrolifera ERG, acquista la Sampdoria nel 2002. Nonostante sia chiamato dai liguri “braccino corto” per il suo modo di operare in fase di mercato, il buon Garrone ha investito privatamente ben 181 milioni di euro per il rilancio del club blucerchiato. Risultati? Una qualificazione ai preliminari di Champions League e poco altro.

    UDINESEGiampaolo Pozzo – Imprenditore nella lavorazione del legno, acquistò l’Udinese nel luglio 1986. Dopo i primi anni di assestamento, con conseguenti investimenti personali (circa 20 milioni in totale nei 26 anni di presidenza) è riuscito ad organizzare al meglio la società, permettendo di farla “vivere” senza bisogno di ricapitalizzazioni. Negli ultimi anni, grazie a questo modo di lavorare, ha potuto acquistare anche due società straniere (Granada e Watford).

  • Hernanes e Klose i vecchi trascinano la nuova Lazio. Video

    Hernanes e Klose i vecchi trascinano la nuova Lazio. Video

    Nella partita di ieri sera valida per l’andata dei play off di Europa League la Lazio è riuscita a superare il Mura 05, squadra sicuramente inferiore alla rosa biancoazzurra per due a zero infatti Klose e compagni mettono ko gli sloveni, non brillando però particolarmente e sprecando troppe buone occasioni. Lo stesso Vladimir Petkovic non si dice pienamente soddisfatto del match disputato dai suoi ragazzi data anche la tanta differenza di livello tra le due squadre: il tecnico della società laziale ha infatti dichiarato di volere qualcosa di più e che la squadra al momento si trova all’80% della forma finale che può raggiungere.

    Nota positiva dell’incontro è stato invece il fatto che la Lazio non ha subito alcun gol, riuscendo a creare continuamente azioni pericolose e andando ad insaccare due volte la rete avversaria grazie ai gol di Hernanes e Klose. Fin dai primi minuti di gioco i biancoazzurri si trovano infatti a tu per tu con i difensori del Mura 05 ma, come accade spesso in queste amichevoli estive i ragazzi di Pektovic faticano a trovare la rete; bisogna infatti aspettare il 31′ di gioco per la prima rete dove un ottimo tiro dalla distanza di Hernanes, lascia di stucco Drakovic finendo sotto il sette.

    Klose © Paolo Bruno/Getty Images

    Il raddoppio della Lazio arriva nella ripresa dove al 58′ di gioco Klose, con un gran colpo di testa, riesce finalmente a bucare la rete avversaria: nel frattempo gli sloveni cercano di reagire ma la differenza tattica e tecnica dei giocatori in campo permette ai laziali di dormire sonni tranquilli. Prima della fine dell’incontro la Lazio sfiora infatti più volte il terzo gol ma non riesce a finalizzare, chiudendo di fatto la partita con uno 0-2 che la mette praticamente già dalla parte dei qualificati alla fase a gironi: per gli sloveni infatti non sarà cosa semplice riuscire a vincere nella gara di ritorno che si disputerà giovedì prossimo in casa biancoazzurra.

    VIDEO HIGHLIGHTS MURA 05 – LAZIO

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    Tabellino
    Mura 05-Lazio 0 – 2

    Marcatori: 31′ Hernanes, 58′ Klose.
    Mura 05 (4-4-2): Drakovic, Travner, Kramar (61′ Sres), Marusko, Janza, Buzeti, Vas, Horvat, Bohar (85′ Majer), Eterovic (77′ Kouter), Fajic. All. Cifer
    Lazio (4-3-3): Marchetti, Konko, Biava, Dias, Cavanda, Onazi, Ledesma, Hernanes (59′ Lulic), Candreva, Klose (82′ Floccari), Mauri (70′ Zarate). All. Petkovic
    Arbitro: Courtney (Irlanda del Nord)

  • Lotito nei guai, Massimo Erodiani lo accusa di combine

    Lotito nei guai, Massimo Erodiani lo accusa di combine

    Veni, vidi e calcioscommesse. Iniziamo così oggi, in onore di Claudio Lotito, consapevoli del suo feeling con le lettere classiche, perite qualche centinaio di anni fa. Dopo l’epica corsa sui 200 metri nel campo della Salernitana per conquistare la qualificazione ai prossimi Giochi Olimpici di Roma 2020, il presidente della Lazio è caduto l’ennesima volta. Stavolta i gavettoni non c’entrano nulla, sebbene il tempo faccia presagire il contrario. Anche per Lotito infatti è tempo di tormenti, è tempo di calcioscommesse. Strana la vita. L’uomo che ha rinnovato i mores romanorum del lontano 200 a.C. si vede costretto ad affrontare un rozzo barbaro che di nome fa Massimo e di cognome Erodiani. Non è che per caso il numero uno laziale è vittima di una congiura? Tu quoque, Massime?

    Da quanto emerso dagli interrogatori di ieri pomeriggio, Massimo Erodianiavrebbe confermato alla Procura che Claudio Lotito sapesse delle combine relative a Siena-Lazio della stagione 20062007 e della partita di Coppa Italia di due anni fa tra Lazio-Albinoleffe. Quanto basta per far scattare l’allarme ai piani alti di Formello, già colpito in passato dalla piaga del calcioscommesse relativamente al caso Mauri. Presumibile come il presidente biancoceleste verrà ascoltato da Palazzi nei prossimi giorni.

    claudio lotito | ©Giuseppe Bellini/Getty Images

    Sono due le accuse che Massimo Erodiani rivolge a Lotito: il silenzio e il silenzio. Due silenzi diversi, ma entrambi pericolosi. Il primo sarebbe stato dopo Siena-Lazio della stagione 2010-2011, quando l’ex difensore biancoceleste Paolo Negro regalò il successo ai toscani negli ultimi minuti del match (grazie ad un autogol, ndr), tre punti che consentirono al Siena di restare in Serie A, condannando il Chievo alla retrocessione. Al silenzio seguì l’allontanamento di Paolo Negro dalla società.

    Il secondo silenzio citato da Erodiani ci fu nel novembre del 2010, quando Lazio e Albinoleffe terminò 3-0 in favore dei capitolini, risultato che secondo quanto dichiarato dal pentito (confermato anche dallo stesso Gervasoni) sarebbe stato in realtà combinato prima del match dai calciatori delle due squadre (sconfitta con over senza segnare neanche una rete).

    Lotito, prepara l’elmetto, c’è Annibale che ti aspetta a Cannes.

  • Indiscrezioni maglia Lazio 2013, “prima squadra della Capitale”

    Indiscrezioni maglia Lazio 2013, “prima squadra della Capitale”

    Mese di Giugno, tempo di programmazione in vista della prossima stagione per le squadre del nostro campionato, impegnate fra trattative di calciomercato, attività di scouting alla ricerca di nuovi talenti nella vetrina Europea di Polonia ed Ucraina e nell’ ultimazione degli ultimi dettagli in vista della presentazione delle divise ufficiali per la prossima stagione: un aspetto che assume fondamentale rilevanza in termini di marketing e, dunque, di fatturato, rappresentando una voce importante in termini di merchandising.

    Dunque, la scelta della divisa da gioco e della sua immagine, è un punto da ponderare a dovere in sede di programmazione: in casa Lazio, secondo quanto emerge da alcune indiscrezioni, la politica intrapresa in tal senso è stata di tipo particolarmente “aggressivo” ed, anche se la presentazione della nuova maglia biancoceleste avverrà nel mese di Luglio, trapela già qualche dettaglio significativo.

    Il simbolo della S.S. Lazio | © GABRIEL BOUYS/AFP/GettyImages

    Così come in casa Juve la nuova maglia riporterà la scritta “trenta sul campo” oltre che la storica frase di Giampiero Boniperti “vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta”, all’interno della maglia laziale per la stagione 2012-2013 sarà presente la scritta “Lazio, la prima squadra della capitale” ideata dal nuovo sponsor tecnico, Macron, che ha preso il posto della Puma.

    Come spesso accade in termini di strategie di marketing, al lancio di un nuovo prodotto corrisponde una politica mirata a “far parlare di sè” per promuovere il lancio e, con la fase provocatoria, tale obiettivo verrà probabilmente raggiunto in breve tempo, anche sulla sponda giallorossa della capitale che, probabilmente, mal digerirà questa “frecciatina” indiretta.

    Il messaggio, infatti, sarebbe riferito all’ ordine cronologico di fondazione del club biancoceleste rispetto a quello giallorosso, considerando che la Lazio è stata fondata nel 1900, il 9 Gennaio, in Piazza della Libertà, mentre l’As Roma ben ventisette anni dopo, il 7 Giugno 1927 in Via Forlì. Un confronto “storico”, dunque, voluto dal presidente Claudio Lotito per assicurarsi il supporto dei tifosi biancocelesti, onorando la storia e le origini del club. In tali casi, però, l’unica controprova in merito al successo dell’iniziativa verrà fornita dai numeri, gli indicatori più importanti per dimostrare se le vendite risponderanno positivamente o meno.

  • La Lazio ha scelto Petkovic, oggi l’annuncio

    La Lazio ha scelto Petkovic, oggi l’annuncio

    In molti lo hanno definito il “perfetto sconosciuto” considerando che il suo nome non è mai stato, almeno finora, nella top list dei tecnici europei: la Lazio di Lotito, però, per il post-Edi Reja ha preferito compiere una scelta di rottura, come si suol dire in questi casi.

    L’uomo “nuovo” è, dunque, Vladimir Petkovic, soprannominato il Dottore, che è già approdato a Formello,  dove ha visitato il centro di allenamento, e con tutta probabilità firmerà a breve il contratto che lo legherà al club biancoceleste per due anni a seicento mila euro a stagione: una riduzione di stipendio di ben un milione di euro rispetto al suo precedente ingaggio con il club turco del Samsuspor ma, naturalmente, il prestigio del club capitolino è un’altra storia, anche perchè la parentesi turca si è rivelata molto negativa, con l’esonero a gennaio e la successiva retrocessione del club. Turchia a parte, finora il bosniaco ha avuto soltanto esperienze in Svizzera – la sua seconda patria – allenando con buoni risultati lo Young Boys, portandolo anche ai preliminari di Champions League nel 2010, e di recente il Sion, condotto alla salvezza.

    Molto aperto e disponibile Petkovic che, nonostante il clima tutt’altro che sereno di questi giorni per il caso-Mauri legato al calcioscommesse, ha saputo pazientare in attesa che il “suo giorno” arrivasse: non ha imposto condizioni al club, anche se pare aver richiesto la presenza di suoi uomini di fiducia nello staff con cui dovrà collaborare.

    Probabilmente, dunque, il suo staff sarà composto da tre persone, due italiani e uno svizzero: il suo vice non sarà Simone Inzaghi, che pare destinato a divenire il nuovo tecnico della Primavera laziale, bensì un uomo di maggiore esperienza come Arno Rossini,svizzero del Canton Ticino, che Petkovic conosce già molto bene, poichè è stato il suo allenatore quando militava nel Bellinzona. Anche il preparatore atletico sarà scelto da Petkovic e, con tutta probabilità, potrebbe essere Paolo Longoni, italiano con esperienze in Svizzera ed in Francia, mentre il terzo componente dello staff sarà addetto alla “tecnologia”, indirizzando il suo lavoro, in particolare, sullo studio delle statistiche e sulla preparazione di report ad hoc sugli avversari, affinchè diventino un supporto agli allenamenti.

    Vladimir Petkovic | ©SEBASTIAN DERUNGS/AFP/Getty Images

    Prima ancora dell’ufficialità che, come detto, sembra una pura formalità, Vladimir Petkovic ha deciso di giocare d’anticipo, definendo in linea di massima quella che sarà l’impostazione del suo lavoro, con grande meticolosità: anche in chiave tattica sembra aver già le idee chiare, incentrando il gioco sull’uomo di maggior qualità del centrocampo laziale, ossia il brasiliano Hernanes, puntando sul suo modulo prediletto, il 3-4-3di chiaro stampo offensivo, ma con la capacità di adattarsi ed evolversi, plasmando la squadra a seconda delle circostanze, delle necessità e dell’avversario.

    Il Dottore, dunque, ha già iniziato a studiare ed a calarsi nella parte, con grande motivazione e volontà di dimostrare che – nonostante la sua carriera di allenatore sia iniziata solo nel 2008 – la scelta della Lazio non sarà un azzardo ma, bensì, un’intuizione positiva.

    I tifosi biancocelesti se lo augurano, sperando che la parabola di Petkovic non somigli a quella compita da Luis Enrique nello scorso campionato alla Roma, mentre Petkovic – dal canto suo – si augura di non dover intraprendere la sua avventura italiana con una pesante penalizzazione in classifica.

  • Zeman da eretico a re del mercato

    Zeman da eretico a re del mercato

    Il suo ritorno in serie A con il Pescara, il record di gol segnati nel campionato cadetto, ed il calcio spettacolo nuovamente espresso sembrano aver risvegliato l’attenzione su uno dei personaggi più “sui generis” del campionato italiano, Zdenek Zeman. Il tecnico boemo, impassibile come una sfinge, sembra essere, infatti, l’oggetto del desiderio di quei club che sono alla ricerca di una guida tecnica per la prossima stagione, che sia in grado di plasmare la squadra, regalandole principi tattici, filosofia di gioco spregiudicato e spettacolo in campo, in risposta all’ormai noto dogma zemaniano del “basta segnare un gol in più degli avversari per vincere la partita”.

    Su tutte, in particolare due grandi “decadute” come Lazio e Fiorentina sembrano seguire da vicino il tecnico, considerando che, per ragioni diverse, entrambe hanno la necessità di trovare una guida per la prossima stagione: la Lazio perchè “orfana” di Edi Reja, dopo il tira e molla sulla sua permanenza che si è poi concluso con la decisione del tecnico goriziano di andar via; la Fiorentina per il post-Delio Rossi, alla luce del burrascoso addio del tecnico a seguito dello scontro fisico con Ljaljc.

    Nei giorni immediatamente seguenti alla vittoria del Pescara contro la Sampdoria, che ha sancito la matematica promozione in Serie A, pareva certa la riconferma di Zeman sulla panchina abruzzese, per “esportare” il progetto biancoazzurro anche nella massima serie, per dimostrare che le sue idee di gioco, nonostante il passare degli anni, sono ancora molto valide: negli ultimi giorni, però, il tecnico boemo non è stato presente alle diverse riunioni tecniche svoltesi con il presidente Sebastiani ed il direttore sportivo Delli Carri, finalizzate alla programmazione della prossima stagione e, quindi, anche delle questioni di mercato, oltre a disertare, nel pomeriggio di ieri, la visita della squadra al Pescara store, per salutare i tanti tifosi che attendevano, sotto la pioggia, i loro beniamini.

    Zeman eroe di Pescara | ©Getty Images
    Probabilmente, il mister aveva solo bisogno di riposare e di allontanarsi da tutto dopo una stagione così intensa ma i malpensanti associano tale situazione a segnali inequivocabili di un improvviso raffreddamento dei rapporti con il Pescara, cui potrebbe far seguito l’eventualità di un suo trasferimento altrove. In tal senso, pare ci sia già stato un primo contatto telefonico fra la Fiorentina e Zeman, con il club Viola che sarebbe fortemente interessato ad assicurarselo per la prossima stagione, al punto da proporgli di portar con sè i suoi gioiellini più preziosi, ossia i giovani Insigne e Verratti che, però, piacciono anche ad altri club.

    Oltre ai Viola, come detto, anche la Lazio sarebbe disposta a tutto pur di assicurarselo, al punto che il ds Igli Tare avrebbe seguito dallo stadio alcune delle ultime gare del Pescara, tentando un pressing ravvicinato nel tentativo di riportarlo nella Capitale che lo ha tanto amato: data l’accesa concorrenza, però, se l’operazione Zeman sfumasse, il presidente Claudio Lotito potrebbe decidere di “ripiegare” su Luigi Del Neri, ex tecnico di Chievo, Atalanta, della Roma, della Sampdoria e della Juventus, che porterebbe con sè il suo modulo 4-4-2 e la sua impostazione di gioco, focalizzata soprattutto sul gioco degli esterni di fascia.

    In ogni caso, comunque, a prescindere dalla sua prossima destinazione, il personaggio-Zeman calamiterà ancora a lungo l’attenzione su di sè.

  • Panchina Lazio, è volata Di Matteo – Zola

    Panchina Lazio, è volata Di Matteo – Zola

    Cosa bolle in casa Lazio? Ci eravamo lasciati con l’addio (definitivo) di Edi Reja. I nomi che ruotano intorno alla panchina biancoceleste sono sempre i soliti, non ci si può sbagliare. Di Matteo o Zola, questo il dilemma. Lotito sta ancora sfogliando la margherita, con i petali che man mano diventano più pesanti. Se si continua così c’è il serio rischio che il fiore appassisca, dopo giorni e notti di attesa inutile, per certi versi dannosa. Sette giorni fa la situazione era decisamente più serena, con Di Matteo che sembrava a un passo dall’arrivo nel Belpaese. Nessuno però, forse nemmeno lo stesso tecnico italiano, aveva tenuto in considerazione l’altra ipotesi, remota sì ma pur sempre verificabile. Adesso che il trionfo in Champions è realtà le carte sono di nuovo rimescolate.

    Ma non era marzo pazzarello? Il maggio calcistico ha confezionato agli appassionati storie incredibili. Il best-seller porta la firma di Di Matteo con il suo Chelsea, che in un notte bavarese che pareva già scritta è riuscito a riscrivere le pagine dell’ultimo capitolo Champions. E forse ha cambiato anche il suo di destino, perché ora Abramovich ci sta pensando più di una volta prima di lasciare libero il tecnico del nothing is impossible. Per buona pace di Lotito, il quale aveva contattato l’allenatore dei Blues pochi giorni prima della finale di Monaco strappando qualcosa che si avvicinava a una promessa con tanto di stretta di mano virtuale. Tutto da rifare ora.

    gianfranco zola-roberto di matteo | © Michael Cooper/Getty Images

    L’altro petalo della margherita si chiama Gianfranco Zola. Anche lui italiano, anche lui con il passato inglese, anche lui Blues. Magic Box fu a un passo dal sedere sulla panchina della Lazio qualche mese fa, in una delle tante finte di Edi Reja. Vado, anzi no, resto. Al dribbling del tecnico goriziano c’è cascato pure lui, il numero 10 di Cagliari e Parma. Adesso il personalissimo Scherzi a parte è ai titoli di coda, acqua passata. Il cellulare di Zola non suona da febbraio, interesse scemato o soltanto rinviato a mesi con temperature più calde, degne della terra sarda? La sfida è aperta, il motto resta quello di sempre: Italians do it better

  • Roberto Di Matteo, fra la Storia e la Lazio

    Roberto Di Matteo, fra la Storia e la Lazio

    Il toto allenatore in casa Lazio è già iniziato per trovare un degno successore di Edi Reja, che ha chiuso definitivamente il suo capitolo sulla panchina biancoceleste, e gli uomini del presidente Claudio Lotito sembra si stiano muovendo in maniera decisa per convincere Roberto Di Matteo a sedere sulla panchina laziale nella prossima stagione. Di certo, il pensiero dell’attuale mister del Chelsea in queste ore non sarà rivolto al futuro, bensì all’immediato presente, che significa per lui finale di Champions League contro il Bayern Monaco, a Monaco di Baviera, in programma proprio questa sera all’ Allianz Arena. Un appuntamento da brividi per il giovane allenatore, che ha già scritto un pezzo di storia del club londinese di Abramovich eliminando il colosso Barcellona in semifinale, e che punta a realizzare l’impresa di una vita proprio nella tana dei tedeschi, lasciando il suo nome di “mister precario” impresso negli annali del calcio Europeo.

    Nonostante l’impresa fin qui realizzata, però, sembra ormai chiaro che il magnate russo non abbia intenzione di confermarlo alla guida dei blues per la prossima stagione, indipendentemente dal risultato della finalissima di questa sera, lasciandosi tentare da soluzioni di maggiore esperienza per la prossima stagione, con in testa Fabio Capello: per tal motivo, dunque, gli emissari laziali guidati da Igli Tare vogliono mostrare ancora una volta tutto il loro apprezzamento ed il loro interesse nei suoi confronti e, questa sera, assisteranno allo stadio di Monaco alla finalissima.

    In tal senso, dunque, Roberto Di Matteo sembra aver ben captato l’interessamento laziale e, durante la conferenza stampa di ieri in preparazione della finale, si è detto ben predisposto in merito ad un suo ritorno in “Patria”, dichiarandosi possibilista ad un suo ritorno alla Lazio, considerando anche il suo passato da calciatore in maglia biancoceleste dal 1993 al 1996, per ben tre stagioni: “Ora penso alla finale di Champions, certo mi sento italiano e sarebbe bello tornare in Italia. Sono aperto a diverse soluzioni…” Soluzioni che, dunque, potrebbero riportarlo nel nostro campionato, riportandolo ad una realtà “diversa” rispetto a quella inglese, dove gli allenamenti settimanali sulla tattica sono più intensi e, di certo, anche le pressioni dell’ambiente esterno.

    Roberto Di Matteo | © AFP/GettyImages

    Un messaggio piuttosto chiaro rivolto all’indirizzo della Lazio ma anche del presidente del Chelsea, con il quale Di Matteo rivela di “non aver ancora parlato”: l’incontro avverrà di certo nei prossimi giorni e, a seconda degli umori-post finale, potrebbe anche rivelare qualche sorpresa.

    Tuttavia, Roberto Di Matteo ha comunque tracciato un punto fermo, precisando chiaramente che un eventuale ritorno in Italia, lasciando la Premier League che è divenuta la sua seconda casa, non sarebbe affatto una seconda scelta.

    Inoltre, la soluzione Lazio sarebbe, come detto, un vero e proprio tuffo nel suo passato, un’esperienza che Di Matteo ricorda con molto piacere, affermando che “a Roma mi sentivo a casa mia”, facendo poi riferimento, in particolare, a Gascoigne che ebbe modo di conoscere da compagno di squadra quando militava proprio nella Lazio di quegli anni: “Ero molto giovane quando sono approdato alla Lazio e c’era già Gascoigne, stella del calcio europeo. Era un bel personaggio, una persona singolare, scherzava sempre e dovevi stare attento. Era un calciatore di grandissimo talento”.

    Da domani, Roma potrebbe divenire nuovamente casa sua.

  • Divorzio Lazio Reja “sono stanco, non cambio idea”

    Divorzio Lazio Reja “sono stanco, non cambio idea”

    Dopo il divorzio annunciato e poi ritirato nella stagione in corso, questa volta per Edi Reja è tempo di salutare definitivamente la Lazio, affermando a chiare lettere di “essere stanco” e di non aver alcuna intenzione di “cambiare idea”. Il tecnico goriziano, infatti, ha voluto far luce sui motivi della sua decisione, analizzando i fattori che lo hanno indotto a scrivere la parola fine sulla sua avventura in biancoceleste. Non gli screzi con il presidente Lotito o con la dirigenza – al contrario di quanto si poteva ipotizzare – bensì le pressioni eccessive provenienti dall’ambiente circostante, dalla piazza romana così esigente nonostante i risultati positivi della sua Lazio.

    Una piazza che, però, non è riuscita a valutare positivamente l’operato di Reja e dei suoi ragazzi, nonostante per due stagioni consecutive siano riusciti a centrare la qualificazione in Europa: risultati che sembrano non bastare all’ambiente laziale, “come se non avessimo fatto nulla, è triste pensare che un quarto posto non valga niente”. Le ragioni del suo addio, dunque, potrebbero essere sintetizzate con riferimento a due aspetti cruciali: la negatività dell’ambiente e le eccessive pressioni della piazza, che lo hanno ferito in alcune circostanze, come nel caso in cui – dopo le sue dimissioni prima della gara contro l’Atletico Madrid in Europa League (poi ritirate, ndr) – lo definirono“un vigliacco”.

    Edy Reja © Dino Panato/Getty Images

    La decisione di Reja, dunque, è stata comunicata informalmente al presidente Claudio Lotito, con il quale in questi giorni il tecnico è rimasto in continuo contatto telefonico, anche alla luce del fatto che, dopo l’incontro di martedì scorso a Formello, il presidente ha invitato Reja a “prendersi una settimana di riflessione” prima di qualsiasi decisione definitiva. La settimana in questione è quasi terminata e la decisione di Reja non pare assolutamente esser cambiata, come lui stesso ribadisce perentoriamente: “Non resto e non torno indietro”, declinando, così, anche la proposta del presidente di rinnovare il contratto per una stagione ancora, in prospettiva di una serie di rinforzi importanti nel mercato estivo per tentare concretamente la qualificazione alla Champions League nella prossima stagione.

    Chiuso il capitolo Reja, quindi, per Lotito e Igli Tare è tempo di guardare avanti, sondando il terreno per individuare il tecnico laziale della prossima stagione: i nomi sul taccuino sembrano essere principalmente quelli di Gianfranco Zola, Roberto Di Matteo ed anche Pierluigi Casiraghi. Sul nome di Zola, però, in queste ore è giunta una secca smentita da parte del suo agente, Fulvio Marrucco, che ha rivelato chiaramente che – dallo scorso mese di Febbraio – “non c’è stato più alcun contatto con Lotito”. Se la pista Zola dovesse essere abbandonata, dunque, potrebbe essere considerata primaria quella che conduce all’attuale tecnico del Chelsea, che domani disputerà la finalissima di Champions League contro il Bayern, anche alla luce del passato di Di Matteo alla Lazio, in cui militò per tre stagioni, proprio prima di prendere la strada di Londra. Infine, l’alternativa Casiraghi, ex biancoceleste, che ha avuto la sua principale esperienza in panchina alla guida della Nazionale Under 21: sul suo conto, dunque, i dubbi sarebbero legati proprio alla mancanza di esperienza in una squadra di club di alto livello, con le conseguenti pressioni provenienti dalla piazza laziale.

  • Lazio, Di Matteo idea per la panchina

    Lazio, Di Matteo idea per la panchina

    La Lazio è già proiettata al prossimo futuro che molto probabilmente non vedrà più Edoardo Reja come allenatore. Il presidente Claudio Lotito è fermamente deciso a rafforzare la sua squadra in modo tale da alleviare le continue critiche ricevute dai tifosi.

    E non hanno tutti i torti i tifosi biancocelesti, se si pensa che la Lazio per 2 anni consecutivi è arrivata vicinissima alla qualificazione in Champions League nonostante in fase di mercato sia stato fatto troppo poco, sia per poter ambire al palcoscenico europeo sia per prevenire la maledizione di infortuni che si è abbattuta a Formello negli ultimi mesi.

     

    Roberto Di Matteo © IAN KINGTON/AFP/GettyImages

    IDEA DI MATTEO –  Roberto Di Matteo nuove allenatore della Lazio. E’ questa l’intenzione di Lotito che vorrebbe affidare un nuovo progetto innovativo all’attuale allenatore del Chelsea. Il successore di Villas Boas, nonostante gli ottimi risultati ottenuti verrà liquidato da Abramovich con o senza vittoria della Champions ed è per questo che Lotito ha avviato i primi contatti con l’ex giocatore della Lazio. Di Matteo per adesso è concentrato sulla finale di Champions League in programma sabato all’Allianz Arena di Monaco, ma da quanto riferisce il Corriere dello Sport, l’attuale allenatore dei blues sarebbe lieto di accettare la proposta del presidente biancoceleste e addirittura avrebbe consigliato alla dirigenza di trattare il centravanti del Trabzonspor Buruk Yilmaz, 3 reti in 14 presenze con la nazionale turca. Il costo del cartellino non proibitivo (8 milioni) e l’apertura del giocatore turco a giocare in Italia potrebbero velocizzare la buona riuscita della trattativa.

    E ZOLA? – Claudio Lotito non avrebbe ancora accantonato l’ipotesi Gianfranco Zola che fino ad un paio di settimane fa sembrava la soluzione più probabile. Negli ultimi tempi i rapporti tra i due si sono raffreddati e l’ex giocatore di Napoli e Chelsea non rappresenterebbe più la prima scelta per la panchina laziale. I prossimi giorni saranno decisivi in casa Lazio, anche perchè Lotito e Tare devono innanzitutto parlare con Edoardo Reja,  intenzionato a lasciare dopo due anni e mezzo, per poi affidare la panchina ad un nuovo tecnico.