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  • All Star Game NBA 2011: Skills Challenge

    All Star Game NBA 2011: Skills Challenge

    Lo Skills Challenge è una prova di abilità che solitamente mette in mostra le capacità dei playmaker.

    Quest’anno sarà il voto del pubblico a determinare 4 dei 5 partecipanti: in una lista di 8 dei migliori play della Lega accederanno all’evento in 4 che andranno a sfidare poi Chris Paul, atleta invece designato direttamente dalla NBA.

    I risultati della votazione non sono ancora stati resi noti. I giocatori da votare erano questi 8:

    Stephen Curry dei Golden State Warriors, Tony Parker dei San Antonio Spurs, Baron Davis dei Los Angeles Clippers, Derrick Rose dei Chicago Bulls (Campione 2009), Tyreke Evans dei Sacramento Kings, John Wall dei Washington Wizards, Derek Fisher dei Los Angeles Lakers e Russell Westbrook degli Oklahoma City Thunder.

    Le prove di abilità dello Skills Challenge comprendono la corsa ad ostacoli, dribbling tra i birilli, passaggi nel cerchio e tiro da postazione predefinita. Si qualifica chi ottiene il minor tempo possibile.

    Lo scorso anno trionfò Steve Nash che quest’anno sarà assente ma potrebbe esserci Derrick Rose (campione 2009, come già detto, ma sotto votazione popolare per la partecipazione).

    Questo l’albo d’oro della competizione:

    2010 – Steve Nash, Phoenix
    2009 – Derrick Rose, Chicago
    2008 – Deron Williams, Utah
    2007 – Dwyane Wade, Miami
    2006 – Dwyane Wade, Miami
    2005 – Steve Nash, Phoenix
    2004 – Baron Davis, New Orleans (ora ai Clippers)
    2003 – Jason Kidd, New Jersey (ora a Dallas)

  • All Star Game NBA: Ufficializzati i roster al completo

    All Star Game NBA: Ufficializzati i roster al completo

    Sono ufficiali le formazioni che giocheranno l’All Star Game NBA tra qualche giorno a Los Angeles. Dopo l’elezione tramite voto popolare dei quintetti di partenza dell’Est e dell’Ovest (leggi l’articolo), sono stati gli allenatori a completare i roster con le 7 riserve.

    Purtroppo non hanno trovato spazio tra gli uomini che entreranno dalla panchina nessuno dei nostri connazionali, nè Andrea Bargnani, nè Danilo Gallinari, nè Marco Belinelli, che assisteranno alla manifestazione solo da semplici spettatori.

    le riserve della squadra della Eastern Conference saranno Joe Johnson ed Al Horford degli Atlanta Hawks, Chris Bosh dei Miami Heat (che completa il trio visto che James e Wade partiranno titolari) e i fantastici 4 dei Boston Celtics ovvero Rajon Rondo, Paul Pierce, Ray Allen e Kevin Garnett che arriva alla sua 14 esima convocazione per la partita delle Stelle e raggiunge i miti Jerry West e Karl Malone nonchè il suo attuale compagno ai Celtics Shaquille O’Neal, l’unico dello starting five biancoverde ad essere rimasto fuori. Boston inoltre avrà anche l’allenatore della squadra dell’est, coach Doc Rivers che ormai può annoverare il miglio record nella Conference prima della pausa per la manifestazione, irraggiungibile sia dai Bulls che dagli Heat.

    Nella Western Conference invece avremo come cambi il duo Spurs (quindi fidato per Popovich) Duncan-Ginobili, poi prenderanno parte anche Russell Westbrook (Thunder), Dirk Nowitzki (Mavericks), Pau Gasol (Lakers), Deron Williams (Jazz) e Blake Griffin dei Clippers, spettacolare ala grande che nel suo primo anno da rookie sta facendo meraviglie a non finire! Un solo dubbio in questa formazione, visto che ancora non è stato rimpiazzato Yao Ming, inabile per infortunio, anche se nel ruolo di centro potrebbe essere spostato Gasol dalla panchina ed il suo posto a sedere sarebbe preso (secondo indiscrezioni dell’ultima ora) da Kevin Love dei Minnesota Timberwolves, miglior rimbalzista del campionato.

    Questo il quadro completo dei convocati:

    Eastern Conference:

    F — Amar’e Stoudemire, New York
    F — LeBron James, Miami
    C — Dwight Howard, Orlando
    G — Derrick Rose, Chicago
    G — Dwyane Wade, Miami
    Head coach: Doc Rivers, Boston

    Panchina: Kevin Garnett, Ray Allen, Paul Pierce, Rajon Rondo (Boston), Chris Bosh (Miami), Al Horford, Joe Johnson (Atlanta)

    Western Conference:

    F — Carmelo Anthony, Denver
    F — Kevin Durant, Oklahoma City
    C — Yao Ming, Houston
    G — Kobe Bryant, L.A. Lakers
    G — Chris Paul, New Orleans
    Head coach: Gregg Popovich, San Antonio

    Panchina: Tim Duncan, Manu Ginobili (San Antonio), Pau Gasol (Los Angeles Lakers), Dirk Nowitzki (Dallas), Deron Williams (Utah), Russell Westbrook (Oklahoma City), Blake Griffin (Los Angeles Clippers)

    Unica variazione sarà la sostituzione di Yao (centro titolare dell’Ovest) con Kevin love, come già detto, in pole position.

  • NBA: I quintetti dell’All Star Game

    NBA: I quintetti dell’All Star Game

    Si sono chiuse le votazioni per stabilire i 2 quintetti di partenza dell’All Star game di Los Angeles (in programma dal 18 al 20 febbraio).

    La prima cosa che risalta agli occhi è la presenza, come centro ad Ovest, di Yao Ming, alle prese con l’ennesimo infortunio al piede (che potrebbe mettere a serio rischio la sua carriera NBA). Nonostante il problema fisico del cinese i votanti hanno voluto lo stesso esprimere all’asiatico la loro preferenza. Yao comunque sarà costretto per forza di cose a rinunciare e molto probabilmente il suo sostituto sarà Andrew Bynum dei lakers (tra l’altro secondo nella classifica dei centri della Western Conference.

    Da premettere che il giocatore più votato è stato Kobe Bryant (con 2 milioni e 380 mila voti, seguito da un trio della Florida: Howard dei Magic (2 milioni e 100 mila), James (2 milioni e 53 mila) e Wade (2 milioni e 48 mila voti) degli Heat.

    Per completezza riportiamo i 2 quintetti iniziali (ovviamente al momento includiamo Yao Ming visto che non si conosce ancora il nome del giocatore che gli subentrerà). Ricordiamo che le riserve della gara delle “Stelle” vengono definite dagli allenatori: al momento si sa che il coach Western sarà Popovich (inarrivabile il record Spurs da parte dei Lakers di Jackson che comunque avendo allenato lo scorso anno sarebbe impedito), mentre a giocarsi quello della Eastern ci sono in corsa Rivers (Celtics) e Spoelstra (Heat).

    Eastern Conference:

    F — Amar’e Stoudemire, New York
    F — LeBron James, Miami
    C — Dwight Howard, Orlando
    G — Derrick Rose, Chicago
    G — Dwyane Wade, Miami
    Head coach: da definire

    Western Conference:

    F — Carmelo Anthony, Denver
    F — Kevin Durant, Oklahoma City
    C — Yao Ming, Houston
    G — Kobe Bryant, L.A. Lakers
    G — Chris Paul, New Orleans
    Head coach: Gregg Popovich, San Antonio

    Questo invece l’elenco completo dei voti ricevuti dai giocatori delle 2 Conference:

    EASTERN CONFERENCE

    Forwards: LeBron James (Mia) 2,053,011; Amar’e Stoudemire (NYK) 1,674,995; Kevin Garnett (Bos) 1,407,601; Paul Pierce (Bos) 804,838; Chris Bosh (Mia) 571,734; Carlos Boozer (Chi) 504,610; Danilo Gallinari (NYK) 390,658; Josh Smith (Atl) 387,843; Luol Deng (Chi) 291,118; Danny Granger (Ind) 279,522.

    Guards: Dwyane Wade (Mia) 2,048,175; Derrick Rose (Chi) 1,914,996; Rajon Rondo (Bos) 1,587,297; Ray Allen (Bos) 890,951; Raymond Felton (NYK) 397,301; John Wall (Was) 337,368; Gilbert Arenas (Orl) 312,903; Brandon Jennings (Mil) 301,225; Jamal Crawford (Atl) 246,130, Joe Johnson (Atl) 224,571.

    Centers: Dwight Howard (Orl) 2,099,204; Shaquille O’Neal (Bos) 906,284; Joakim Noah (Chi) 432,127; Andrew Bogut (Mil) 301,896; Al Horford (Atl) 287,083; Roy Hibbert (Ind) 250,614; Andrea Bargnani (Tor) 215,123; Brook Lopez (NJ) 166,844; JaVale McGee (Was) 146,474; Ben Wallace (Det) 113,443.

    WESTERN CONFERENCE

    Forwards: Kevin Durant (OKC) 1,736,728; Carmelo Anthony (Den) 1,299,849; Pau Gasol (LAL) 1,100,772; Blake Griffin (LAC) 1,033,646; Tim Duncan (SA) 839,599; Dirk Nowitzki (Dal) 785,120; Lamar Odom (LAL) 529,854; Kevin Love (Min) 492,173; Luis Scola (Hou) 411,576; Rudy Gay (Mem) 284,021.

    Guards: Kobe Bryant (LAL) 2,380,016; Chris Paul (NOH) 1,281,591; Manu Ginobili (SA) 748,840; Steve Nash (Pho) 718,934; Russell Westbrook (OKC) 660,244; Deron Williams (Utah) 657,806; Tony Parker (SA) 436,958; Jason Kidd (Dal) 394,793; Monta Ellis (GSW) 390,237; Vince Carter (Pho) 353,143.

    Centers: Yao Ming (Hou) 1,146,426; Andrew Bynum (LAL) 974,546; Nene (Den) 599,048; Marc Gasol (Mem) 524,932; Emeka Okafor (NOH) 435,218; Brendan Haywood (Dal) 352,811; Marcus Camby (Por) 279,026; Chris Kaman (LAC) 196,268; Andris Biedrins (GSW) 175,547; DeMarcus Cousins (Sac) 152,976.

  • La NBA acquisice i New Orleans Hornets di Marco Belinelli

    La NBA acquisice i New Orleans Hornets di Marco Belinelli

    Da 2-3 giorni la notizia era nell’aria ma ora è ufficiale: la NBA ha reso noto poche ore fa di aver acquisito i New Orleans Hornets, squadra in cui da quest’anno milita il nostro connazionale Marco Belinelli. Trattativa tenuta sottotraccia per diverso tempo, ma che è balzata agli onori della cronaca nelle ultime 48 ore.

    La squadra era stata messa in vendita dal proprietario George Shinn che qualche mese fa aveva scoperto di avere un tumore e che proprio per questo motivo dedicherà tutto il suo tempo alle cure necessarie e non potrà più occuparsi della franchigia.
    In un primo tempo si era tentato di vendere la squadra (o meglio far acquisire il pacchetto maggioritario del team) al socio di minoranza di Shinn, ovvero Gary Chouest che detiene circa il 35% della squadra. La Lega ha rivelato che Chouest ha desistito dai suoi propositi a causa della difficile situazione economica della Louisiana, stato in cui si trova la città di New Orleans, già falcidiata negli ultimi anni dai danni provocati dall’uragano Katrina che ha quasi raso al suolo la “Big Easy” ed ultimamente messa in ginocchio dalla fuoriuscita di petrolio della piattaforma offshore della British Petroleum e che ancora versa in difficili condizioni economiche.

    David Stern, commissioner NBA ha anche fatto sapere che la città non corre il rischio di perdere gli Hornets visto che negli Stati Uniti le franchigie possono essere spostate di città in città se gli altri proprietari delle squadre esprimono voto favorevole tramite un’apposita assemblea.
    L’acquisto (che costerà oltre 300 milioni di dollari) dovrà essere ratificato la settimana prossima proprio dall’assemblea dei proprietari, ma il voto favorevole sembra una pura formalità.
    Ma nonostante queste rassicurazioni non c’è niente di sicuro sul futuro della squadra che non sarebbe per la prima volta alle prese con un cambio di città: fondati a Charlotte nel 1988 (città di fondazione), gli Hornets si sono trasferiti a New Orleans nel 2002 (seconda città ad ospitarli), ma a causa dei danni provocati dall’uragano Katrina hanno dovuto lasciarla nel 2005, rimanendo per 2 stagioni ad Oklahoma City (terza città della storia della franchigia). Tornati quindi in Louisiana nel 2007, gli Hornets (definiti i “vagabondi” della Lega viste queste vicissitudini) non sono mai riusciti a creare un legame forte con i tifosi. Nel 2007-2008, nonostante la conquista delle semifinali di Conference (KO contro gli Spurs in 7 gare tiratissime), la media spettatori è stata di 14.181 (la 26esima su 30), salita poi a 16.968 la stagione successiva (fuori però al primo turno nei playoff). Nel 2009-2010, in una stagione chiusa con 37 vinte e 45 perse e l’esclusione dalla post season (complice l’infortunio della star Chris Paul), la media è scesa a 15.057 (la sesta peggiore della lega), precipitando a 13.860 nelle prime dieci gare casalinghe della stagione in corso, cifra che fa degli Hornets la squadra col 24esimo pubblico dell’NBA in questa stagione.

    Altro particolare importante: secondo il commissioner Stern, senza l’intervento dell’NBA l’addio a New Orleans sarebbe stato praticamente certo, complice la clausola che consentiva alla franchigia di lasciare la città senza dover versare alcuna penale  se la media degli spettatori alla New Orleans Arena nelle gare dal 1 dicembre al 17 gennaio fosse stata inferiore a 14.213 spettatori . Gli Hornets, partiti a sorpresa con 8 vittorie nelle prime 8 gare, hanno subito una flesione portando il loro record attualmente a 13 vinte e 7 perse sotto il nuovo coach Monty Williams, che ha regalato al nostro Belinelli un posto da titolare e restituito entusiasmo a Chris Paul, che in estate aveva dichiarato di volersene andare (destinazione Knicks di un altro italiano, Danilo Gallinari, pista che però non sembra del tutto tramontata) e che ora potrebbe restare. Per lo sport americano una franchigia di proprietà della Lega non è comunque un inedito: infatti la Major League Baseball acquistò i Montreal Expos alla fine del 2001, annunciandone poi il trasferimento a Washington per la stagione 2005. Per gli Hornets, almeno a parole, non dovrebbe esserci questo rischio: fondamentalmente si vuole mantenere il basket in città (anche se la squadra più seguita restano i Saints nella NFL che sono tuttora i campioni della Lega) visti tutti gli sforzi, economici e sociali, dopo le disavventure ambientali già citate. Ma le voci di possibili acquirenti che vorrebbero spostare il franchise a Las Vegas, Anaheim (ennesima città californiana dopo Los Angeles che ha Clippers e i campioni in carica dei Lakers, e Sacramento), Kansas City ed addirittura Seattle (che dopo avere perso i Sonics nel 2008, andati ad Oklahoma City e rinominati Thunder, ha di nuovo voglia di basket NBA e di far rivivere i tanto amati Sonics) sono piuttosto ricorrenti. Per saper come andrà a finire (difficile fare previsioni ora) bisognerà aspettare e vedere come si evolverà la situazione in Louisiana.

  • NBA: Belinelli e gli Hornets ancora OK, Lakers forza 12

    NBA: Belinelli e gli Hornets ancora OK, Lakers forza 12

    Dopo il primo anticipo domenicale che ha visto la vittoria dei Toronto Raptors di Andrea Bargnani sui Boston Celtics (leggi l’articolo) altre 3 partite disputate nella notte NBA.

    Gli Hornets raggiungono gli Spurs in testa alla Lega grazie alla vittoria all’Arco Arena di Sacramento. Punteggio molto basso con Belinelli che comunque piazza 12 punti ma non con percentuali eccellenti. Il miglior marcatore è West con 17 punti, 16 sono di Ariza. Okafor domina a rimbalzo prendendone 12 (con 6 punti dal campo) mente Paul abbina una grande regia e 14 assist mettendo a referto anche 9 punti, 7 rimbalzi e 5 palloni rubati. Ai Kings non bastano i 15 punti del rientrante Donte Greene (che aggiunge anche 10 rimbalzi) e gli 11 di Head, male Evans che segna solo 9 punti con un brutto 4/12 dal campo.

    Bella partita a Detroit dove i Pistons padroni di casa superano i Wizards ancora orfani di Wall all’overtime. Washington subisce la rimonta di Detroit guidata da un grande Villanueva ( per lui 25 punti ed 11 rimbalzi), ha l’opportunità di vincere l’incontro sullo scarico di Arenas per Blatche a tempo scaduto ma l’ala grande sbaglia il tiro. In overtime il palcoscenico se lo prende Rip Hamilton ( 27 punti alla fine) che spezza l’equilibrio a favore dei Pistons e regala la vittoria a Detroit. A Washington non bastano i 20 punti di Blatche, i 20 di McGee (con 16 rimbalzi) e i 19 di Arenas.

    Gara senza storia quella di Los Angeles tra Lakers e Warriors: il derby californiano va ai gialloviola guidati da un Gasol perfetto dal campo con 28 punti (10/10 dal campo, 8/8 ai tiri liberi) 9 rimbalzi, 5 assist e 4 stoppate. 20 punti per Bryant, ben 17 in soli 19 minuti di gioco per un giocatore miglioratissimo di questi Lakers, Shannon Brown, che non fa mai mancare il suo apporto ed il suo contributo. Doppia doppia per Odom da 15 punti e 10 rimbalzi. Warriors annichiliti, si salvano solo Dorell Wright con 16 punti e Stephen Curry con 13, male Monta Ellis che chiude con 5 miseri punti ed un orrendo 20% dal campo (2/10).

    Risultati NBA del 21 novembre 2010

    Sacramento Kings-New Orleans Hornets 71-75
    Sac Greene 15, Head 11, Evans 9, Landry 9
    N.O. west 17, Ariza 16, Belinelli 12

    Detroit Pistons-Washington Wizards 115-110 (overtime)
    Det Hamilton 27, Villanueva 25, Stuckey 15
    Was Blatche 20, McGee 20, Arenas 19

    Los Angeles Lakers-Golden State Warriors 117-89
    Lak Gasol 28, Bryant 20, Brown 17
    G.S. Dorell Wright 16, Curry 13, Lin 13

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  • Belinelli beffa Miami, i Lakers stendono Bargnani, bene Gallinari

    Belinelli beffa Miami, i Lakers stendono Bargnani, bene Gallinari

    12 le partite giocate nella notte NBA.

    I Bucks espugnano il parquet dei Pacers e ringraziano la coppia Salmons-Jennings (rispettivamente 22 e 18 punti). Da segnalare anche la doppia doppia di Mbah a Moute da 10 punti e 15 rimbalzi. Ad Indiana non bastano i 19 punti a testa di Granger e Collison ed i 14 punti con 12 rimbalzi e 6 stoppate del centro Roy Hibbert.

    30 punti e 16 rimbalzi di Dwight Howard lanciano i Magic contro i Nets che si dimostrano ancora una volta troppo giovani e forse ingenui per approfittare delle debolezze dell’avversario. Vince Carter, ex di giornata, piazza 19 punti.

    Un grande Varejao da 23 punti e 12 rimbalzi ben coadiuvato da Mo Williams e Daniel Gibson (22 punti a testa) permette ai Cavs di espugnare Philadelphia. Ai Sixers non bastano le ottime prestazioni di Jrue Holiday al suo massimo in carriera con 29 punti e di Elton Brand con 20 punti.

    Prima vittoria stagionale per i Detroit Pistons guidati da un Ben Gordon da 20 punti. A farne le spese i Charlotte Bobcats, lontani parenti della bella squadra che lo scorso campionato raggiunse i playoff. Non servono i 28 punti di un infuocato Stephen Jackson.

    Secondo successo consecutivo per i Knicks che ritornano al Garden dopo i lavori per le perdite di amianto nell’impianto. Al Madison ancora protagonista Toney Douglas, che dopo i 30 punti di ieri a Chicago ne infila 19 con 10 rimbalzi. Bene Gallinari con 16 punti (4/9 da 3). I Wizards che ritrovavano proprio ieri sera, dopo la lunga sospensione inflittagli della lega, Gilbert Arenas (18 punti i soli 26 minuti sul parquet) hanno in Blatche il miglior marcatore con 22 punti. Leggermente in ombra la prima scelta assoluta John Wall con soli 13 punti (e 9 palle perse).

    Amaro ritorno al Garden di Boston per il coach dei Bulls Tom Thibodeau (assistente di Doc Rivers per 3 anni ed un titolo NBA) che viene battuto in overtime (l’ennesimo tra Bulls e Celtics degli ultimi anni) per 110-105. Allen segna 25 punti, Garnett 16 con 10 rimbalzi e Rondo guida la squadra con 10 punti ed 11 assist, mentre per i Bulls sono inutili i 26 punti di un ottimo Noah (anche 12 rimbalzi per lui). Bene anche Deng (20 punti) e Rose che chiude quasi in doppia doppia (18 punti e 9 assist) ma l’esperienza biancoverde è stata superiore.

    Atlanta vince anche a Minneapolis ed infila la sesta “W” consecutiva restando l’unica squadra imbattuta nella Eastern Conference. 22 punti di Jamal Crawford ma soprattutto la superba prestazione di Josh Smith da 20 punti (9/13 al tiro) con 8 rimbalzi, 6 assist 2 steal e 5 stoppate (specialità nella quale continua ad essere leader con oltre 4 a partita) a fronte di nessuna palla persa permettono ai “Falchi” di continuare a volare alto e stare davanti ai tanto osannati Miami Heat in classifica. Per Minnesota 18 punti a testa per 3 giocatori: il rookie Wes Johnson, Love e Brewer.

    I New Orleans Hornets di Marco Belinelli danno una lezione ai Miami Heat di Wade e James e restano imbattuti in stagione con 5 successi e nessuna sconfitta. Okafor devastante per i “Calabroni” con 26 punti e 13 rimbalzi, Paul segna solo 13 punti ma distribuisce ben 19 assist e mette a referto ben 5 recuperi. Solo 8 punti per Belinelli che nei 31 minuti in campo ha fornito un’ottima prova contro avversari di livello sicuramente superiore. Per gli Heat ci sono i 28 punti e 10 rimbalzi per Wade e i 20 punti e 10 assist per James.

    I tiri liberi condannano i Memphis Grizzlies ad una bruciante sconfitta dopo 2 overtime a Phoenix. Troppi i liberi sbagliati nei momenti decisivi, sul finire dei tempi regolamentari: Gay fa 1/2 per il 97-99 che permette poi a Richardson di mandare il match al prolungamento e nel primo supplementare un nuovo 1/2, questa volta di Conley, nega la possibilità del possibile vantaggio a 5 secondi dalla fine con Nash che sbaglia l’ultimo tiro. Nel secondo overtime poi la maggior esperienza dei Suns ha fatto la differenza. Richardson strepitoso con 38 punti, 25 sono di Nash. Per Memphis ritorno sul parquet per una pedina molto importante, Zach Randolph che chiude con 12 punti e 14 rimbalzi, Gay e Gasol ne mettono 26 a testa mentre sono 23 quelli di Mayo. Nonostante la sconfitta a Memphis si può sorridere visto il recupero di Randolph ed una squadra che cresce comunque di partita in partita. I playoff sono alla portata.

    Dopo la vittoria contro Oklahoma City i Clippers tornano sulla terra. Carmelo Anthony con 30 punti si prende il palcoscenico, a poco servono i 26 punti e 10 rimbalzi del sempre più convincente rookie Blake Griffin che se continua su questi ritmi e livelli non farà certo fatica a portarsi a casa il premio di matricola dell’anno.

    Continua la marcia inarrestabile dei campioni in carica dei Los Angeles Lakers che battono allo Staples Center i Toronto Raptors di Andrea Bargnani (14 punti ma prova incolore per l’italiano): Gasol con 30 punti e Bryant con 23 guidano i gialloviola al sesto successo in stagione. Barbosa ne mette 17 per i Raptors ma la squadra sembra veramente molto debole, sarà un anno molto difficile in Canada.

    I Warriors si confermano la sorpresa di questo inizio di stagione e battono i Jazz di un Deron Williams da 23 punti. Doppia doppia per Jefferson da 16 punti e 15 rimbalzi. Per Golden State 23 punti per il numero 1 tra i marcatori, Monta Ellis, 20 per Curry (al rientro dopo l’infortunio), 14 e 15 rimbalzi per Lee ed infine solo 8 punti ma conditi da ben 20 rimbalzi per un Andris Biedrins in netta crescita. Stupisce il punteggio molto basso (85-78) tra 2 delle formazioni più offensive della Lega e che molte volte vanno sopra (abbondantemente) i 100 punti segnati per partita.

    Risultati NBA del 5 novembre 2010

    Indiana Pacers-Milwaukee Bucks 90-94

    • Ind: Granger 19, Collison 19, Hibbert 14; Mil: Salmons 22, Jennings 18, Mbah a Moute 10, Maggette 10

    Orlando Magic-New Jersey Nets 105-90

    • Orl: Howard 30, Nelson 20, Carter 19; N.J.: Outlaw 17, williams 15, Harris 14

    Philadelphia 76ers-Cleveland Cavaliers 116-123

    • Phi: Holiday 29, Brand 20, Louis Williams 16; Cle: Varejao 23, Mo Williams 22, Gibson 22

    Detroit Pistons-Charlotte Bobcats 97-90

    • Det: Gordon 20, Hamilton 16, Prince 14; Cha: Jackson 28, Wallace 13, Augustin 12

    New York Knicks-Washington Wizards 112-91

    • N.Y.: Douglas 19, Stoudemire 18, Gallinari 16; Was: Blatche 22, Arenas 18, Wall 13

    Boston Celtics-Chicago Bulls 110-105 (overtime)

    • Bos: Allen 25, Garnett 16, Davis 15; Chi: Noah 26, Deng 20, Rose 18, Gibson 18

    Minnesota Timberwolves-Atlanta Hawks 103-113

    • Min: Wes Johnson 18, Love 18, Brewer 18; Atl: Jamal Crawford 22, Smith 20, Bibby 15

    New Orleans Hornets-Miami Heat 96-93

    • N.O.: Okafor 26, West 15, Paul 13, Ariza 13; Mia: Wade 28, James 20, Bosh 15

    Phoenix Suns-Memphis Grizzlies 123-118 (2 overtime)

    • Pho: Richardson 38, Nash 25, Turkoglu 18; Mem: Gay 26, Gasol 26, Mayo 23

    Denver Nuggets-Los Angeles Clippers 111-104

    • Den: Anthony 30, Harrington 18, Afflalo 16; Cli: Griffin 26, Gordon 21, Craig Smith 18

    Los Angeles Lakers-Toronto Raptors 108-103

    • Lak: Gasol 30, Bryant 23, Blake 14; Tor: Barbosa 17, DeRozan 15, Bargnani 14, Calderon 14

    Golden State Warriors-Utah Jazz 85-78

    • G.S.: Ellis 23, Curry 20, Lee 14; Uta: Deron Williams 23, Jefferson 16, Miles 12, Millsap 12

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  • Oggi al via i Mondiali di basket in Turchia

    Oggi al via i Mondiali di basket in Turchia

    Comincerà oggi la 16esima edizione dei Campionati Mondiali di basket che si svolgeranno in Turchia fino al 12 settembre e che designeranno o i nuovi successori della Spagna sul tetto del Mondo oppure vedranno la riconferma del paese iberico come la migliore nazionale di basket del pianeta.

    Il format è il solito, ovvero 24 squadre divise in 4 gironi: ogni gruppo quindi sarà composto da 6 squadre ed accederanno agli ottavi di finale le prime 4 di ogni girone. Tra le squadre partecipanti non ci sarà l’Italia, che non si è qualificata e non ha richiesto la wild card.

    Presenti, invece, le nazionali più forti. La Spagna, campione in carica, ha un gruppo piuttosto complicato con Lituania, Francia, Libano, Canada e Nuova Zelanda, mentre sembra più facile la strada degli U.S.A.:i campioni olimpici infatti affronteranno Croazia, Brasile, Tunisia, Slovenia e Iran. I padroni di casa della Turchia se la dovranno vedere con gli arcirivali della Grecia e con la Cina del grande assente Yao Ming. Russia, Porto Rico, e Costa d’Avorio sono poi le altre squadre del Gruppo C.
    Più equilibrio invece nel girone A dove Argentina e Serbia si daranno battaglia per il primato mentre le defezioni tedesche tagliano i teutonici fuori dal discorso primo posto.

    E proprio sulle assenze bisogna fare il punto: infatti questa edizione dei Campionati del Mondo sarà molto povera di “Stelle” internazionali.
    Molti dei giocatori che giocano in NBA infatti hanno dato forfait in vista della nuova stagione agonistica che sarà molto intensa. Basti pensare che anche la nazionale americana non è la stessa che ha vinto l’oro olimpico ma è completamente rivoluzionata a causa delle defezioni di Dwyane Wade, Lebron James, Chris Bosh, Kobe Bryant, Dwight Howard, Chris Paul, Carmelo Anthony, dovendo affidare le redini della squadra ad un ragazzino di appena 21 anni, Kevin Durant degli Oklahoma City Thunder, che si troverà ad essere la punta di diamante di una formazione giovanissima ma che ha grossi problemi in zona pitturata.
    L’Argentina non avrà il suo leader Manu Ginobili e neanche Andres Nocioni che si è infortunato proprio pochi giorni fa prima dell’inizio della rassegna iridata. La Germania dovrà fare a meno di Dirk Nowitzki, stella di assoluta prima grandezza nella NBA con i Dallas Mavericks e non ci sarà neanche il suo gregario, il centro Chris Kaman. Tanta attesa però per il suo sostituto Tibor Pleiss, appena selezionato nell’ultimo Draft NBA dagli Oklahoma City Thunder di Durant e di cui si dice veramente un gran bene.
    La Serbia potrà disporre invece di Nenad Krstic, anch’egli giocatore dei Thunder, ma che salterà le prime 3 partite assieme a Teodosic (2 giornate di squalifica per quest’ultimo) dopo la vergognosa rissa avvenuta nell’amichevole Serbia-Grecia di qualche giorno fa. Il Brasile dovrà rinunciare forzatamente ad Hilario Nenè: il centro dei Nuggets ha grossi problemi al ginocchio e salterà la competizione, ma il C.T. Magnano potrà contare sul giocatore dei Cavs, Varejao, e sul nuovo Spurs Thiago Splitter. Anche Barbosa ha dato al sua adesione per questa edizione del Mondiale. La Slovenia dovrà fare a meno di Beno Udrih, mentre la Cina dovrà sopperire all’assenza di Yao Ming che è tornato da circa 2 settimane ad allenarsi dopo la brutta frattura al piede di 14 mesi fa nei playoff NBA del 2009 contro i Lakers. Russia invece senza Kirilenko, assenza pesante visto che A.K. 47 era (e resta) il vero leader della squadra. la Turchia dovrà giocare senza il centro titolare Okur a causa dell’infortunio al tendine d’achille patito dalla stella dei Jazz. Grandi defezioni anche per la Francia: non ci sarà Tony Parker, nè Turiaf, nè Pietrus, nè tantomeno il centro Joakim Noah e queste sono assenze che pesano tanto. La Spagna non potrà contare invece sull’apporto della Superstar Pau Gasol.
    Forse un’edizione un pò “zoppa” per via di queste assenze ma che potrà dare sicuramente qualche spunto di riflessione partita dopo partita.
    Anche se non gode di fiducia illimitata potremmo assistere al successo degli Stati Uniti, che potrebbero essere contrastati solo dalla Spagna di Sergio Scariolo.
    Team U.S.A. farà affidamento sul talento puro e cristallino di Durant che nell’ultima stagione NBA ha dimostrato di potersela giocare alla pari con i più grandi fenomeni del basket pur avendo solo 21 anni. E’ lui il nuovo che avanza e che potrebbe dettare legge in questo sport per i prossimi 10-15 anni: i miglioramenti del numero 35 degli Oklahoma CityThunder sono spaventosi di anno in anno ed il ragazzo ha un’etica lavorativa fuori dal comune che abbinata alle sue incredibili doti fisiche ne fanno una macchina da punti inarrestabile. Sarà proprio lui la stella di questa edizione del Mondiale e grazie a lui gli U.S.A. riescono a mantenere lo status di favoriti anche se ci sarà da sudare parecchio contro le irriducibili potenze europee.

    Questi i gironi sorteggiati per il Mondiale di Turchia 2010:

    Gruppo A (Kayseri): Serbia, Argentina, Australia, Giordania, Germania, Angola
    Gruppo B (Istanbul): Croazia, Brasile, Tunisia, Slovenia, Iran, Stati Uniti
    Gruppo C (Ankara): Cina, Turchia, Russia, Porto Rico, Costa d’Avorio, Grecia
    Gruppo D (Izmir): Lituania, Libano, Francia, Spagna, Canada, Nuova Zelanda

    Il percorso fino alla Finale di Istanbul del 12 settembre:

    OTTAVI DI FINALE
    1^ GRUPPO A vs 4^ GRUPPO B……….Q1 (4 settembre)
    2^ GRUPPO D vs 3^ GRUPPO C……….Q2 (4 settembre)
    1^ GRUPPO C vs 4^ GRUPPO D……….Q3 (5 settembre)
    2^ GRUPPO B vs 3^ GRUPPO A……….Q4 (5 settembre)
    1^ GRUPPO B vs 4^ GRUPPO A……….Q5 (6 settembre)
    2^ GRUPPO C vs 3^ GRUPPO D……….Q6 (6 settembre)
    1^ GRUPPO D vs 4^ GRUPPO C……….Q7 (7 settembre)
    2^ GRUPPO A vs 3^ GRUPPO B……….Q8 (7 settembre)

    QUARTI DI FINALE
    Q1 vs Q2………..S1 (8 settembre)
    Q3 vs Q4………..S2 (8 settembre)
    Q5 vs Q6………..S3 (9 settembre)
    Q7 vs Q8………..S4 (9 settembre)

    SEMIFINALI
    S1 vs S2………….F1 (10 settembre)
    S3 vs S4………….F2 (11 settembre)

    FINALE
    F1 vs F2 (ISTANBUL – DOMENICA 12 SETTEMBRE)

  • Basket: Italia, nuovo ko. Il Montenegro vince 71-62.

    Basket: Italia, nuovo ko. Il Montenegro vince 71-62.

    Altra sconfitta per la nazionale italiana guidata da Simone Pianegiani. L’Italia cede nel finale (71-62) dopo aver disputato, tuttavia, un’ottima partita con alcuni segnali positivi e, grazie alla vittoria della Finlandia con Israele, vi sono ancora speranze di qualificazione diretta all’ Europeo del prossimo anno.

    Partenza con tanti errori da ambo le parti. I punti azzurri arrivano tutti da Bargnani (8) e Belinelli (6) nei primi 10’. Il massimo vantaggio del Montenegro è +4 (12-8), prontamente ricucito da un Belinelli finalmente ispirato. Alla prima pausa è 15-14. Il Montenegro accelera e con un 12-3 si porta a +5 (27-22 a -5’05”), ma l’ Italia tira bene da tre e con una tripla di mancinella nel finale, consente alla compagine azzurra di andare al riposo avanti di 2 (32-34), con 5/14 da tre (dopo lo 0/7 iniziale.

    il secondo tempo vede Mordente al posto di Beli e con, purtroppo, lo show di Pekovic, 8 punti in 2’40”, ma l’Italia non demorde e con Carraretto resta lì (40-40 a -6’13”). Una tripla di Maestranzi e un libero di Ress costringono Vujosevic al timeout (40-44) con l’Italia che difende bene l’area. Il Montenegro sembra in crisi sul -5 (41-46), ma Borisov e Cook in un amen pareggiano quando l’inerzia pareva in mano ai nostri. Arriva anche il 4° fallo del Beli e il break interno diventa di 9-0, per il 50-46 di fine terzo quarto. La Nazionale ora fatica contro la zona, non riesce a dar palla sotto e sparacchia da tre ma Mancinelli riesce a tenere a galla l’ Italia  (52-50 a -7’). Sul 57-52 Vujosevic toglie Pekovic che ha 4 falli e gli azzurri ne approfittano, pareggiando con un trepunti del Mago e un’entrata del Beli. L’illusione dura il tempo di rivedere Pekovic in campo: gioco da tre punti, errore dall’arco di Bargnani e tripla di Jeretin (ancora lui, 10 punti nella ripresa) ed ecco il -6 (63-57) a 2’46” dalla sirena. Un altro errore di Andrea dai 6,25 e l’ennesimo gioco da tre di Pekovic (arrivato a 25, 17 dei quali nel secondo tempo) chiudono i conti sul 66-57 a -2’02”.

    Una notizia importante arriva dagli Stati Uniti, ed è l’ approdo di Marco Belinelli, ai New Orleans Hornets, del talentuoso play Chris Paul. finisce così, l’ avventura della guardia azzurra con Andrea bargnani ai Raptors dopo solo un anno di convivenza.

  • NBA: Chris Paul, futuro avvolto nel mistero

    Pare aver assunto i contorni di una telenovela la situazione di Chris Paul, talento cristallino dei New Orleans Hornets, sulla quale si sta muovendo mezza NBA per cercare di strapparlo alla franchigia di appartenenza.

    Riepiloghiamo brevemente la situazione: nella scorsa settimana il talentuoso playmaker dei “Calabroni” aveva espressamente dichiarato di voler essere ceduto visto che il vento che tirava (e tira tutt’ora) a New Orleans non pare dei migliori per cercare di competere con le squadre migliori e più forti della Lega per vincere il titolo NBA.
    Le mosse di mercato della dirigenza della franchigia della Louisiana non lasciano infatti spazi a dubbi e Paul questo lo ha ben capito. Subito dopo le sue dichiarazioni si sono mosse in primis Orlando Magic e New York Knicks, pronte a tutto pur di riuscire nell’operazione commerciale.
    Le trattative non hanno avuto però buon esito, per motivi diversi: New York, a livello di giocatori di talento non poteva offrire granchè agli Hornets, mentre Orlando non sembrava disposta ad accollarsi sia l’ingaggio di Paul che quello del centro Emeka Okafor (con contratto lungo e pesante, cosa che invece avrebbero fatto i Knicks) perchè il salary cap è già al limite del reale. Tutto naufragava quindi nel nulla.

    Tra domenica e lunedì c’è stato un vertice di mercato della dirigenza degli Hornets con il giocatore, dal quale è emerso (parole del General Manager di New Orleans) che Paul non vuole andare via e restare in Louisiana per vincere, e la sua dichiarazione (di voler partire per una squadra da titolo) ci sarebbe stata solo ed esclusivamente per spronare la squadra.
    Difficile da credere, anche se le dichiarazioni di facciata (anche di Chris Paul stesso!) sembrano aver fugato ogni dubbio sulla permanenza del numero 3.
    Pare infatti impossibile non notare che i New Orleans Hornets sono quasi in smobilitazione, alla ricerca sul mercato di giocatori giovani e con contratti bassi (da prendere cedendo, invece, i “Big” della squadra con contratti invece molto pesanti a livello salariale) per cercare di costruire un nuovo gruppo, un nuovo spogliatoio che nell’arco di 3, 4 o 5 anni porti la franchigia ai livelli massimi e con costi contenuti (sulla scia tracciata qualche anno fa dai Portland Trail Blazers o meglio ancora dagli Oklahoma City Thunder!).
    La cosa è lapalissiana, difficile nascondersi dietro un dito e dichiarare che New Orleans potrà competere per i traguardi più prestigiosi visto l’attuale roster: oltre a Paul e ad un David West che sembra sempre più in fase calante, il resto della squadra è tutto in evoluzione e non offre garanzie di vittoria.
    Infatti molte voci in NBA dicono che le squadre che seguono Paul non hanno perso le speranze neanche dopo queste ultime dichiarazioni, anzi la lista delle pretendenti si sarebbe allungata: oltre agli Orlando Magic ed ai soliti New York Knicks, si sono messe in fila Dallas Mavericks, New Jersey Nets, Charlotte Bobcats, Memphis Grizzlies, Portland Trail Blazers, con il ritorno di fiamma dei Los Angeles Lakers e a sorpresa (visto che nel ruolo sono coperti da Tony Parker) anche i San Antonio Spurs!
    Lasciando stare le squadre che, come gli Hornets, sono in ricostruzione, pare difficile non essere affascinati dall’idea di andare a giocare in squadre che possono competere per il titolo quali Lakers in primis, poi Magic, Mavericks, Spurs e Blazers (quest’ultimi con Paul farebbero il salto di qualità definitivo!).
    Per ora ci si attiene alle parole di giocatore e dirigenza, ma nei prossimi giorni non si escludono sorprese: il problema per le squadre che vogliono prendere il fortissimo playmaker sarà accollarsi il pesante ingaggio non solo di Emeka Okafor (che verrà inserito sicuramente in tutte le proposte di trade), ma anche quello di un altro giocatore che nelle ultime ore si sarebbe aggiunto alla lista dei partenti secondo i progetti del nuovo G.M. degli Hornets, ovverro Dell Demps. Il giocatore che Demps vorrebbe fare fuori sarebbe James Posey, che assieme a Paul ed Okafor libererebbe ben 33 milioni di dollari in questa stagione e 36 nella prossima. Una boccata di ossigeno per le disastrate casse di New Orleans, che resterebbe con tanti giovani dal basso contratto per ricostruire il futuro. Il problema sta nel fatto che le franchigie più forti hanno già il cap abbastanza intasato, figurarsi aggiungervi 36 milioni di dollari, quelle che hanno spazio salariale libero non hanno i giocatori talentuosi che richiederebbero gli Hornets. Ecco perchè la situazione appare molto difficile da districare. Ma nella NBA, se si vuole fare qualcosa, prima o poi una soluzione la si trova sempre ed alla fine ogni tassello va al suo posto.

  • NBA: Paul vuole andare via dagli Hornets

    Chris Paul non vuole più giocare per i New Orleans Hornets. E’ quanto ha dichiarato il giocatore in un’intervista in cui ha fatto capire che la situazione della sua squadra che non gli permetterà nei prossimi anni di battersi per il titolo NBA, lo ha portato a questa decisione.
    Paul vorrebbe essere scambiato per andare a giocare o ai New York Knicks, o agli Orlando Magic, oppure ai Los Angeles Lakers, seguendo l’esempio di James e Bosh che si sono uniti a Wade ai Miami Heat per fare piazza pulita dei prossimi campionati.
    Il numero 3 dei “Calabroni” ha il contratto in scadenza nel 2013-2014 ma teoricamente andrà in scadenza l’anno prima visto che nel 2012-2013 potrà decidere se continuare a percepire il suo normale contratto oppure se svincolarsi con un anno di anticipo (un pò come James e Bosh quest’anno). La situazione è delicata e ora la palla passa alla sua squadra, gli Hornets, che dovranno valutare bene la situazione e decidere il da farsi. Ma sono poche le speranze di rivedere Chris Paul con la maglia azzurra di New Orleans.

    Rashad McCants invece sarebbe stato contattato dai Cleveland Cavaliers per il ruolo di ala piccola, ruolo per il quale sono anche in trattativa per Matt Barnes, visto che in quella posizione c’è un enorme buco lasciato vuoto da LeBron James. McCants, che è stato vicino alla madre ammalata di cancro, alla fine potrebbe decidere di firmare con la franchigia dell’Ohio.

    I Portland Trail Blazers hanno fatto sapere a Rudy Fernandez che è quasi improbabile che venga ceduto in Europa. Se vorrà andare via da Portland dovrà scegliersi un’altra squadra NBA in modo che i Blazers possano ricevere una contropartita tecnica di valore.