Novanta minuti da dentro o fuori. Una finale di Champions League in palio partendo da quell’1 a 0 che all’andata premiò un Chelsea arcigno contro un Barcellona impreciso e sfortunato. Stasera si gioca al Camp Nou, il tempio dei catalani. Ed è anche sul fattore ambientale che fa affidamento Guardiola per cercare di ribaltare la beffarda sconfitta dell’andata arrivata per opera del gol messo a segno da Drogba a fine primo tempo. Dal canto loro gli inglesi ci sperano, e come dargli torto: il successo ottenuto nei primi 90’ consente di poter giocare per due risultati su tre. E forse anche più visto che, in caso di ko di misura con gol, sarebbero i ragazzi di Di Matteo a prendere la strada di Monaco di Baviera, sede designata per la finalissima.
Guardiola ha deciso di non fare più esperimenti: dentro tutti i big tranne Fabregas che ancora una volta dovrebbe partire dalla panchina. Il tecnico catalano, a parte gli infortunati Afellay e David Villa non ha problemi di formazione. Nel suo 4-3-3 davanti a Valdes ci sarà una difesa formata da Piquè e Mascherano centrali con Dani Alves e Puyol esterni. Solo panchina dunque per Adriano. In mezzo al campo il trio formato da Xavi, Busquets e Iniesta mentre il trio d’attacco è quello composto da Sanchez, Messi e Pedro. Due i diffidati che dovranno prestare massima attenzione per non essere costretti, in caso di qualificazione, a saltare la finale: si tratta di Puyol e Mascherano.
Un solo indisponibile tra le file del Chelsea: si tratta di David Luiz. Di Matteo schiererà i suoi con un prudente 4-2-3-1. In porta c’è Cech. Davanti a lui una linea difensiva formata da Cahill e Terry centrali con Ivanovic e Cole laterali. Davanti alla difesa agiranno Mikel e Meireles mentre toccherà al trio Lampard, Mata, Ramires supportare l’unica punta Drogba, preferito a Torres. Tanti i giocatori diffidati e a rischio squalifica tra gli inglesi in vista di una possibile finale: si tratta di Ivanovic, Cole, Meireles e Ramires
Il successo che Roberto Di Matteo sognava alla vigilia. Una vittoria senza subire gol che mette in condizione il Chelsea di poter affrontare la sfida di ritorno del Camp Nou con due risultati su tre e qualcosina in più visto che si potrebbe anche perdere con un gol di scarto. Opportunisti gli inglesi, abili a trasformare in gol con Drogba l’unica vera palla gol della partita. Tanto rammarico invece per gli spagnoli che tengono in mano il pallino del gioco per 90’ ma che non riescono a trovare il pari, sfiorandolo specie nel recupero con un palo colpito da Pedro.
Un match tutto cuore e sacrificio quello del Chelsea, arroccato sin dall’inizio nella propria difesa e affidatosi a veloci ripartenze. Poche ma letali, come quella che ha portato al gol vittoria. Il muro eretto da Di Matteo è stato solido e per la seconda volta di fila in una trasferta di Champions il Barcellona non riesce a trovare la via della rete.
Nel corso della prima frazione di gioco le occasioni per i blaugrana non mancano: al 9’ è Sanchez con un delizioso pallonetto a centrare in pieno la traversa. Un episodio che sembra mettere paura ai padroni di casa che stentano a creare palle da gol e in due casi con Fabregas rischiano seriamente di finire sotto, ma Cech e la difesa salvano. Quando il primo tempo sembra destinato a concludersi sullo 0 a 0 ecco che da una palla persa da Messi e recuperata da Ramires nasce il gol del Chelsea: merito di Drogba abile a centro area a depositare in rete il pallone appena servitogli dal compagno di squadra.
Ad inizio ripresa ricomincia l’assalto del Barcellona con Sanchez che al minuto 11 ha palla del pari su assist di Fabregas ma sbaglia clamorosamente. Guardiola decide cosi di togliere l’ex giocatore dell’Udinese inserendo Pedro. Cambia poco perché il team iberico continua a spingere ma non trova molti spazi. Specie Messi è molto limitato dal solido muro inglese che trema però proprio prima del gong: prima Cech si fa trovare pronto su una deviazione di Puyol a seguito di un calcio piazzato di Messi, poi al 93’ ecco che Pedro raccoglie una palla vagante in area di rigore e con un bel tiro a giro centra il palo, sulla sfera si avventa Busquets che spara alto. Finisce così con il successo del Chelsea.
Chelsea Barcellona, le pagelle: Terry 7: Se per la sesta volta contro di lui Messi non va a segno un motivo c’è. Guida alla grande una difesa che riesce a contenere efficacemente ogni offensiva blaugrana. Drogba 7: Eccolo il grande attaccante: decisivo in gare come queste quando tocca un pallone e lo trasforma in oro. Un gol preziosissimo il suo che potrebbe valere tanto nel ritorno. Lampard 7: E pensare che fino a qualche mese fa era stato accantonato. Può dare ancora tanto ai blues. Mascherano 5: Sul gol sembra assente visto che Drogba è tutto solo al centro dell’area. Una leggerezza che rischia di pesare molto. Messi 5: Imbecca la classica serata no. Perde palla dando il via al gol del Chelsea e in più non riesce mai a concludere pericolosamente dalle parti di Cech. Sanchez 5,5: Ha il merito di farsi pericoloso in più occasioni, ma se non la metti dentro ti serve veramente a poco.
Chelsea (4-3-3): Cech 6,5; Ivanovic 6,5, Cahill 6,5, Terry 7, Cole 6,5; Mikel 6,5, Meireles 6,5, Lampard 7, Mata 5,5 (27′ st Kalou 6), Drogba 7, Ramires 7 (43′ st Bosingwa sv). In panchina: Turnbull, Essien, Sturridge, Malouda, Torres. Allenatore: Di Matteo 7. Barcellona (4-3-3): Valdes 5,5; Dani Alves 5,5, Mascherano 5, Puyol 6, Adriano 5,5; Xavi 6 (42′ st Cuenca sv), Busquets 5,5, Iniesta 6; Sanchez 5,5 (21′ st Pedro 6), Messi 5, Fabregas 5,5 (34′ st Thiago Alcantara sv). In panchina: Pinto, Piqué, Bartra, Keita. Allenatore: Guardiola 5,5.
La video sintesi della partita:
[jwplayer config=”30s” mediaid=”134162″]
I primi 90’ di una doppia sfida quasi scontata per gli allibratori, tutta da giocarsi invece per i protagonisti delle due squadre. Stasera Chelsea e Barcellona scenderanno in campo per la seconda semifinale di Champions League. Due squadre che arrivano a questa sfida dopo cammini differenti: il Chelsea con qualche piccola difficoltà, vedi il ko del San Paolo di Napoli e la conseguente vittoria nel match di ritorno arrivata dopo i supplementari e il match sofferto nei quarti contro il Benfica.
Il Barcellona sin qui ha viaggiato un po’ sul velluto, incontrando come unico intoppo il gol del milanista Nocerino. Blaugrana favoriti dunque, ma il Chelsea ci vuole provare. Ma come ha detto Roberto Di Matteo a Stamford Bridge ci vorrà una prova impeccabile condita da una vittoria, magari senza subire reti. Perché uno 0 a 0, come nel caso del Milan, potrebbe servire a poco.
Il tecnico italiano avrà a disposizione l’intera rossa ad eccezione di David Luiz. Nel suo 4-2-3-1 Di Matteo schiera, davanti al portiere Cech, una difesa formata da Ivanovic e Cole esterni, Cahill e Terry centrali. Davanti alla difesa agiranno Mikel e Lampard con il trio Ramires, Mata, Kalou ad agire giusto alle spalle di Drogba. Solo panchina dunque per Essien, Malouda e Torres, i quali potrebbero tornare utili a gara in corso.
Dall’altro lato Guardiola, che deve fare a meno del solito Villa, non cambierà il suo 4-3-3. Davanti a Valdes difesa formata da Piqué e Mascherano centrali, con Dani Alves e Puyol che avranno il compito di spingere sulle corsie laterali. Il trio davanti alla difesa sarà formato da Xavi, Busquets e Iniesta con Sanchez e Fabregas che agiranno accanto al fenomeno Messi.
Chelsea Barcellona, le probabili formazioni:
CHELSEA (4-2-3-1): Cech; Ivanovic, Cahill, Terry, Cole; Mikel, Lampard; Ramires, Mata, Kalou; Drogba. In panchina: Turnbull, Bosingwa, Essien, Raul Meireles, Malouda, Sturridge, Torres. Allenatore: Di Matteo
Un mancato prolungamento che, se confermato, potrebbe aprire nuovi scenari su alcune delle più prestigiose panchine europee. E’ quello tra Laurent Blanc e la nazionale francese. Tra le parti l’accordo scadrà al termine degli Europei in programma tra Polonia e Ucraina in estate, ma la federcalcio transalpina ancora non ha deciso sul da farsi. Presumibilmente la Fff vorrebbe ancora temporeggiare e decidere il tutto sulla base dei risultati ottenuti da Blanc agli Europei. Ma nonostante l’intenzione dell’ex difensore di rimanere sulla panchina dei Galletti, bisognerà ancora attendere, e il rischio è quello di fallire nella massima competizione continentale e di trovarsi senza una panchina in vista della prossima stagione.
Proprio per questo Blanc si sta cominciando a guardare intorno, come si intuisce, velatamente, dalle dichiarazioni rilasciate al quotidiano Le Parisien. “La mia intenzione – ha dichiarato – è continuare a fare il commissario tecnico della Francia e non ho cambiato idea. Ma ancora non ne abbiamo parlato e io non sono il tipo che bussa alle porte“. Frasi sibilline che vanno ad aggiungersi alle indiscrezioni rivelate del giornale parigino secondo cui Inter e Chelsea, alla cui guida al momento ci sono due traghettatori quali Stramaccioni e Di Matteo, si sarebbero già fatte avanti per sondare un po’ il terreno.
“Si tratterebbe di sfide eccezionali e a un certo punto – ha affermato Blanc – potrei decidere di andare ad allenare un club. Non voglio mettere pressioni a nessuno, dico solo come la penso. Sento spesso che è il patron a decidere se prolungare o meno il contratto di un giocatore o di un allenatore, è vero, ma può anche essere il lavoratore a decidere cosa fare“. In caso di un suo addio Blanc avrebbe già individuato il suo successore. Anch’esso una vecchia conoscenza del calcio italiano. “Didier Deschamps, abbiamo fatto lo stesso percorso“. Una dichiarazione che arriva a poche ore dalle indiscrezioni secondo le quali l’anno prossimo Deschamps non sarà alla guida del Marsiglia. Solo casualità o c’è altro?
Chelsea e Real Madrid raggiungono Barcellona e Bayern Monaco in semifinale di Champions. Questo l’esito della doppia sfida dei quarti di finale, se per le merengues il discorso qualificazione era stato già archiviato dopo il 3-0 rifilato all’Apoel conquistato nel match d’andata giocato a Cipro, i londinesi hanno dovuto faticare più del previsto al cospetto di un Benfica che non si è mai arreso anche quando sotto di un gol è stato costretto a giocare in inferiorità numerica per oltre un tempo per l’espulsione del capitano Maxi Pereira.
I Blues di Di Matteo passano con al 21′ con Lampard, freddo nel trasformare il penalty concesso dal direttore di gara Skomina per una spallata di Javi Garcia su Cole, l’arbitraggio poi ha scatenato le proteste del ds delle Aquile Rui Costa al termine della gara, nonostante l’uomo in meno e i due gol da recuperare nel computo tra punteggio della gara d’andata e il primo tempo di quella del ritorno, i lusitani non si perdono d’animo e si gettano in avanti alla ricerca del gol del pari che avrebbe potuto riaprire i giochi concedendo tanti varchi per gli attaccanti del Chelsea, in particolar modo con Fernando Torres.
La rete del pari, meritata, arriva un pò tardi a 4 minuti dallo scadere dei 90 minuti regolamentari con Javi Garcia che sugli sviluppi di un corner anticipa tutti di testa compreso Cech, la squadra di Jesus crede nell’impresa e si riversa tutta in avanti ma al 92′ a punire troppo severamente un Benfica generosissimo ci pensa l’ex Porto Meireles che in contropiede, uno contro uno, scaglia la sfera sotto l’incrocio dei pali. Per il Chelsea si tratta della quarta semifinale nelle ultime sei stagioni e la sesta nelle ultime nove edizioni della Champions League. Ora ci sarà il proibitivo confronto con il Barcellona, per Di Matteo l’esame Guardiola: l’andata si giocherà allo Stamford Bridge il 18 aprile mentre il match di ritorno sei giorni più tardi, il 24, nell’inviolabile Camp Nou.
Finisce in goleada l’altro quarto di finale, al Bernabeu. L’Apoel ne prende 5 dal Real ma è comunque vincitore morale del match, essendo riuscito a violare la porta difesa da Casillas per ben due volte, e della competizione per essere arrivato fino ai quarti di finale contro ogni aspettativa. Con il discorso qualificazione già praticamente chiuso, Ronaldo e compagni si divertono in un vero e proprio “tiro a segno”, la squadra di Mourinho va al riposo sul 2-0 con le reti dell’asso portoghese e di un ritrovato Kakà. Nella ripresa esce fuori l’orgoglio dei ciprioti che trovano un gol storico con Manduca al 67′ che fa esplodere di gioia gli oltre 3 mila supporters arrivati al Bernabeu ma CR7 poco più tardi punisce ancora l’Apoel con un calcio di punizione delizioso a giro imparabile per il portiere facendo 3-1. Il Real non è sazio e cala il poker con Callejon a 10 dal termine, gli ospiti accorciano nuovamente le distanze grazie al penalty di Esteban Solari, fratello di Santiago che giocò nelle fila del Real dal 2000 al 2005. Non è ancora finita qui perchè c’è ancora il tempo per il 5-2 definitivo di Di Maria che beffa il portiere Chiotis con un pallonetto. Ad attendere il Real Madrid in semifinale il Bayern Monaco che aveva eliminato il Marsiglia con due 2-0. Le due gare di semifinale con i tedeschi (andata all’Allianz Arena il 17 aprile e ritorno al Bernebeu il 25) e l’eventuale finale dividono Mourinho dalla storia, lo Special One potrebbe essere infatti il primo tecnico a conquistare 3 Champions League alla guida di 3 club diversi dopo averla alzata al cielo con Porto nel 2004 e Inter nel 2010.
Stasera con Chelsea – Benfica e Real Madrid – Apoel cala il sipario sui quarti di finale di Champions League. Le gare di andata hanno premiato entrambe le squadre che una settimana fa hanno giocato in trasferta ma mentre per il Real quella di stasera al Bernabeu sarà una semplice passeggiata forte del 3-0 ottenuto in Cipro per i londinesi il discorso qualificazione non è ancora chiuso anche se la rete di vantaggio siglata da Kalou al Da Luz che attualmente fa pendere l’ago della bilancia dalla parte dei Blues è di un’importanza rilevante dal momento che costringerà i lusitani a scoprirsi sin dalle battute iniziali di gara. La squadra allenata da Roberto di Matteo, unico italiano rimasto in Champions dopo l’eliminazione del Milan di ieri, potrà avere così a disposizione praterie per poter colpire con velocissime ripartenze.
Il tecnico italiano, che ha preso il posto dell’esonerato Villas Boas , in un mese di lavoro è riuscito a ricompattare il gruppo recuperando i senatori dello spogliatoio come Lampard, Drogba e Terry portando quei risultati che erano mancati con il suo predecessore: la grandiosa rimonta contro il Napoli dall’1-3 dell’andata ha ridato nuova linfa agli inglesi che in quest’ultimo scorcio di stagione si giocheranno la quarta semifinale nelle ultime sei stagioni e la qualificazione in Champions del prossimo anno. Di Matteo non avrà a disposizione il difensore più in forma del momento e grande ex del match David Luiz infortunatosi alla caviglia, al suo posto al fianco di Terry e davantia Cech dovrebbe esserci Cahill, a sinistra agirà Cole mentre a destra il ballottaggio è tra gli ex Porto Bosingwa e Paulo Ferreira; in mediana il trio è composto da un altro ex Porto Meireles, Ramires e Lampard, in avanti a sostegno di Fernando Torres ci saranno Mata e Sturridge con Drogba che partirà inizialmente dalla panchina.
Il Benfica arriva allo Stamford Bridge consapevole della difficoltà della gara ma non per questo partirà già da sconfitto: il tecnico Jorge Jesus vuole riportare le Aquile in semifinale di Champions a distanza di 22 anni dall’ultima volta e sa che per centrare l’obiettivo servirà la partita perfetta affidandosi alle doti tecniche di Aimar e confidando nelle doti realizzative di Oscar Cardozo. In difesa Emerson scalerà al centro della difesa a far coppia con Luisao con l’inserimento a sinistra di Capdevila con Maxi Pereira sulla corsia opposta, a centrocampo il belga Witsel con Gaitan e Javi Garcia e l’ex Roma Artur tra i pali. Al Benfica servirà vincere con almeno due gol di scarto oppure uno segnando più di una volta, con lo 0-1 si va ai supplementari. Chi passa il turno alla semifinale si “regala” il Barcellona.
PROBABILI FORMAZIONI CHELSEA – BENFICA
CHELSEA (4-3-3): Cech; Bosingwa, Cahill, Terry, Cole; Ramires, Meireles, Lampard; Sturridge, Torres, Mata.
Panchina: Turnbull, Ivanovic, Paulo Ferreira, Essien, Mikel, Kalou, Drogba.
Allenatore: Di Matteo.
BENFICA (4-3-1-2): Artur; Maxi Pereira, Luisao, Emerson, Capdevila; Gaitan, Javi Garcia, Witsel; Aimar; Rodrigo, Cardozo.
Panchina: Eduardo, Luis Martins, Matic, Nolito, Saviola, Bruno Cesar, Nelson Oliveira.
Allenatore: Jesus.
Al Santiago Bernabeu il discorso qualificazione è già chiuso, la rivelazione di questa edizione della Champions League Apoel aveva resistito per 70 minuti nella gara d’andata giocata a Nicosia prima di inchinarsi al Real andato in gol con Benzema per due volte e Kaka. Proprio l’ingresso in campo del brasiliano ex Milan, insieme al connazionale Marcelo, cambiò il volto ad un match rivelatosi complicato servendo prima l’assist per l’attaccante francese e poi raddoppiando mettendo al sicuro il risultato. Stasera Kaka sarà in campo dal primo minuto, il tecnico Josè Mourinho inoltre concederà spazio a diversi elementi che hanno giocato poco, come Altintop in difesa. Torna titolare anche Di Maria che giocherà sul settore avanzato di destra con Cristiano Ronaldo a sinistra, Benzema sarà il centravanti mentre Xabi Alonso sarà affiancato da Granero con Sahin che si accomoderà in panchina così come Fabio Coentrao. Ad attendere le merengues in semifinale c’è già il Bayern Monaco che ha eliminato il Milan. Per l’Apoel la serata del Bernabeu sarà il giusto premio per aver disputato una inaspettata quanto sorprendente Champions cercando di chiudere nel migliore dei modi questa favola.
PROBABILI FORMAZIONI REAL MADRID – APOEL NICOSIA
REAL MADRID (4-2-3-1): Casillas; Altintop, Pepe, Ramos, Marcelo; Granero, Xabi Alonso; Di Maria, R. Kaka, Ronaldo; Benzema.
Panchina: Adan, Albiol, Coentrao, Sahin, Callejon, Ozil, Higuain.
Allenatore: Mourinho.
All’indomani dell’eliminazione del Milan ad opera del Barcellona nei quarti di finale di Champions League, la stampa italiana solleva unanime la voce per l’ennesima “spinta” arbitrale concessa ai blaugrana negli ultimi quattro anni. Nessuno vuole mettere in discussione la forza della squadra di Guardiola , che con il suo gioco ha fatto innamorare tutti gli esteti del calcio, ma se il Barca è arrivato alla conquista di due Coppe Campioni negli ultimi quattro anni è anche perché è stata in grado di sfruttare al massimo i volontari assist dei direttori di gara. Tutto ebbe inizio con Ovrebo tre stagioni fa. Da lì in avanti gli episodi chiave degli incontri sono quasi sempre girati a favore dei blaugrana.
CHELSEA BARCELLONA, ritorno semifinale Champions League 2009 – Nel match di andata giocato in Spagna gli inglesi erano riusciti ad imporre lo 0-0 casalingo ai catalani. A Stamford Bridge la squadra allenata da Hiddink passò in vantaggio grazie al gol di Essien nei primi minuti di gara. Il resto dell’incontro venne letteralmente dominato dai Blues, ai quali vennero negati nei 90′ minuti ben quattro rigori, che consentirono al Barcellona di restare in partita. In pieno recupero arrivò poi il gol di Iniesta per l’1-1 finale, che qualificava i ragazzi di Guardiola alla finale di Roma, dove i blaugrana travolsero per 2-0 il Manchester United.
BARCELLONA ARSENAL, ritorno quarti finale Champions League 2011 – Ancora una volta il Barcellona si trovava nella condizione di ribaltare un risultato negativo del match d’andata, con gli inglesi di Arsene Wenger vincitori per 2-1 all’Emirates Stadium. Al Camp Nou, sul risultato di 1-1, ancora favorevole quindi all’Arsenal, l’arbitro svizzero Busacca decide di espellere l’attaccante olandese Van Persie per doppia ammonizione, dopo aver calciato il pallone a gioco fermo. Un espulsione giudicata come “vergognosa” dal tecnico dei Gunners nelle interviste del post-partita. Con l’Arsenal in dieci uomini i blaugrana trovarono la rete del 2-1 con Xavi e due minuti più tardi fu Messi a realizzare il penalty del 3-1 che consegnò ai catalani la finale di Wembley, dove il Barcellona sconfisse nuovamente nel replay della finale di due anni prima lo United di Sir Alex Ferguson con il punteggio di 3-1.
[jwplayer config=”60s” mediaid=”131769″]
Anche ieri sera contro il Milan, al Barcellona è stato regalato un rigore piuttosto discutibile quando il risultato era ancora favorevole ai rossoneri (1-1 ndr), in quanto la trattenuta di Nesta era iniziata a gioco fermo. Nonostante ciò l’arbitro olandese Kuipers ha fatto proseguire l’azione per poi fischiare il penalty alla squadra di Guardiola.
C’è un proverbio che calza a pennello sul Barca: la fortuna aiuta gli audaci. Chi scende in campo, su qualsiasi campo, per dominare la partita attraverso il gioco, senza fermarsi neanche sul 5-0, chi rivoluziona il modo di fare calcio (vedere i primi 10′ minuti della partita di ieri), forse riesce a conquistarsi anche la grazie della Dea bendata.
Il Manchester City inciampa nuovamente nella corsa al titolo, e stavolta lo fa in casa dove fino ad ora aveva vinto 15 partite su 15. La truppa di Mancini pareggia in casa contro il Sunderland e si avvicina a meno 2 dallo United che però ha una partita in meno, da disputare nel monday night in casa del Blackburn. Il Sunderland di O’Neill sta disputando una stagione da incorniciare dal punto di vista del gioco, e oggi ha sorpreso il City con una squadra cortissima e giocando di rimessa con ripartenze velocissime.
Il Mancio mette in campo dal primo minuto Balotelli e Dzeko a sostituire Aguero infortunatosi in settimana a un piede, e in mezzo alla difesa si rivede capitan Kompany. Inizia il match e il City controlla il gioco con il possesso palla ma inizia a soffrire da subito i contropiedi del Sunderland, con Sessegnon che è imprendibile e Bendtner che è bravo a tenere palloni e far salire i suoi. Fino al 30′ succede un po’ poco fino a quando il Sunderland trova il gol del vantaggio con Larsson che dal limite dell’area piazza un piattone nell’angolino sul quale Hart non può fare niente. A questo punto il City si sveglia un po’ e inizia a pressare più forte e al 42′ Dzeko cerca lo slalom in area, e dopo aver saltato il primo uomo non fa niente per evitare il secondo andando chiaramente a cercare il contatto, per l’arbitro è rigore e Balotelli con freddezza spiazza il portiere. Il primo tempo sembra finito, ma al terzo minuto di recupero il Sunderland batte una punizione veloce, il City dorme e Bendtner sovrasta Richards e insacca di testa per il 2-1.
Inizia il secondo tempo e Mancini sostituisce subito Richards con Johnson, ma il cambio non paga e il Sunderland al 54′ trova il gol del 3-1 con un contropiede fulmineo, in tre passaggi i Black Cats vanno in porta su l’asse Sessegnon, Bendtner e Larsson autore della doppietta personale. A questo punto il City inizia a riversarsi nella metà campo avversaria senza però creare niente di pericoloso, con una manovra lunga e disordinata. La tensione sale e la regia inglese regala una ripresa di Mancini sconsolato in panchina, con la partita all’84’ che sembra ormai finita, ma SuperMario Balotelli riceve palla largo sulla sinistra, salta due uomini e piazza un bolide in rete per il 2-3 e per la speranza Citizens. Passa appena un minuto e il City è ancora in avanti, e dopo un paio di rimpalli Pizarro apre sulla sinistra per Kolarov che dai venticinque metri spara un missile a pelo d’erba che si insacca in rete per il 3-3 finale.
Il Manchester City si è fatto “mangiare” dal punto di vista atletico e dalla grinta del Sunderland, messo in campo perfettamente da O’Neill che stavolta ha vinto lo scontro tra manager a livello tattico. Il City deve anche ringraziare un regalo dell’arbitro sul gol dell’1-1, quando Dowd regala il rigore a Dzeko, proprio nella settimana delle lamentele di Viera sui sospetti favoritismi per il Manchester United.
Il Chelsea di Roberto di Matteo espugna il Villa Park per 2-4, in una partita dai mille colpi di scena. Il manager italiano schiera ancora Torres dal primo minuto affiancato da Mata e da Sturridge. I Blue vanno in rete subito con Sturridge al 9′, dopo che Torres si è fatto murare a due metri dalla porta su assist di Mata. Il primo tempo scorre veloce, da segnalare solo un miracolo di Cech su conclusione ravvicinata di Aghbonlahor. Succede poi tutto nella ripresa, con il Chelsea che raddoppia al 50′ con il bomber aggiunto Ivanovic, che su un calcio d’angolo di Mata è il più lesto di tutti e insacca. Il match sembra scorrere per una comoda vittoria per il Chelsea, quando al 76′ l’Aston Villa accorcia le distanze con Collins di testa su assist diretto da rimessa laterale e dopo soli tre giri d’orologio i Villans pareggiano con Lichaj. Di Matteo non crede ai suoi occhi ma all’85’ i suoi vanno ancora avanti ed è di nuovo Ivanovic a segnare, questa volta di testa ancora su assist di Mata. L’Aston Villa si riversa in avanti e al 92′ il Chelsea trova il 4-2, finalmente con Fernando Torres, che interrompe un digiuno in campionato lungo una vita per un campione come lui.
Il Chelsea si porta a quota 53 a meno 2 dal Tottenham in campo domani, e a meno 5 dall’Arsenal che oggi ha perso il derby con il QPR per 2-1 con reti di Taarbat e Diakitè per i Rangers e Walcott per l’Arsenal. In chiave salvezza è il Bolton vince in trasferta contro il Wolverhapton per 2-3, condannando forse i Wolves alla retrocessione ora a meno 6 dalla zona salvezza con 7 partite alla fine, e il Wigan ha battuto in casa lo Stoke tenendo vive le proprie speranze di salvezza. Gli altri risultati sono Fulham-Norwich 2-1 ed Everton-Wba 2-0.
Dopo la vittoria contro l’Apoel nell’andata dei quarti di Champions League, Mourinho si è soffermato sul delicato momento che sta attraversando l’Inter. L’ex allenatore nerazzurro si è detto più che disponibile ad un suo ritorno in Italia, lasciando però un grande punto interrogativo circa l’arco temporale designato per il rientro alla Pinetina.
Non è la prima volta che il tecnico portoghese pronuncia testuali parole. Quando se ne andò dal Porto, quando venne esonerato da Abramovich, quando lasciò l’Inter dopo la finale del Bernabeu, Mourinho non ha mai perso l’occasione di lanciare un messaggio di affetto o qualcosa di più verso i suoi ex tifosi. Una promessa rimasta tale dal 2004.
Dopo il 3-0 rifilato all’Apoel, Mou è stato intervistato dal giornalista di Mediaset Premium Bruno Longhi, il quale ha riportato al tecnico del Real Madrid le domande di Lele Oriali, seduto in studio accanto al presentatore Marco Foroni. L’ex dirigente nerazzurro ha domandato se pensasse che il ciclo dell’Inter sarebbe terminato così presto (triplete 2009-2010 ndr) e se fosse possibile un suo ritorno all’Inter. Questa la risposta del vate di Setubal:
Ritornare a casa è sempre possibile, l’Inter è casa mia come casa sua (riferendosi ad Oriali), e per questo io penso che Gabriele debba ritornare. Ai tifosi dico che sono uno di loro, sono triste però ho sempre la speranza che tutto andrà migliorando e che la prossima stagione sarà diversa. La stagione che abbiamo fatto nel 2009-2010 è una stagione indimenticabile, irripetibile, e per questa ragione io penso che sia un peso difficile per i nuovi allenatori e per i nuovi giocatori.
Gli stessi tifosi dell’Inter però avranno iniziato a prendere con le molle tali dichiarazioni, le quali ritornano ciclicamente fin dalla conferenza inaugurale di Mourinho da neo allenatore del Real Madrid. Dichiarazioni uguali a quelle rilasciate al suo approdo in Italia, quando il portoghese volle assicurare i tifosi del Chelsea che un giorno sarebbe tornato in Inghilterra. Immancabile anche il riferimento al Porto, il suo primo amore. A giugno mancano poco meno di 3 mesi, Mourinho manterrà la promessa che da anni ripete ormai con una frequenza quasi mensile?
Due vittorie esterne nelle prime due sfide dei quarti di finale di Champions League. Se per il Real Madrid la trasferta nella capitale cipriota Nicosia era una pura formalità, quella del Chelsea in terra lusitana rappresentava un impegno insidioso poichè il Benfica in casa concede poco o nulla all’avversario (chiedere al Manchester United per credere, ndr).
APOEL – REAL MADRID – L’urna di Nyon aveva servito su un piatto d’argento la qualificazione alla semifinale a Mourinho, il Real si era ritrovato infatti sorteggiato con la squadra cenerentola della Champions ma, allo stesso tempo, autentica rivelazione per aver terminato in testa il proprio girone davanti a Zenit San Pietroburgo e Porto prima ed eliminato poi agli ottavi il più quotato Lione: l’Apoel. Lo splendido colpo d’occhio dei 23 mila del Neo GSP Stadium di Nicosia è di certo la nota più bella della serata, spinti dall’entusiasmo dei supporters il fortino dell’Apoel resiste per ben 70 minuti: i ciprioti tengono bene il campo nel primo tempo ma Mourinho nella ripresa indovina i cambi inserendo Kaka e Marcelo che si renderanno determinanti: l’ex Milan sale in cattedra pennellando prima il cross per la testa di Benzema e siglando poi la rete del raddoppio merengues dopo una discesa sulla sinistra proprio del connazionale terzino, rete che tramortisce i giocatori dell’Apoel in campo ma non i tifosi sugli spalti che continuano imperterriti nei loro cori. Lo 0-3 finale con il quale si chiude il match è di Benzema che firma la sua personale doppietta per il suo settimo centro in questa edizione della Champions League mettendo in cassaforte la qualificazione alla semifinale, improbabile, per non dire impossibile, infatti che nella gara di ritorno al Bernabeu il sorprendente Apoel di Ivan Jovanovic, che comunque vada a finire è stata protagonista indiscussa in Champions, riesca a recuperare le tre reti di svantaggio e a ribaltare addirittura il risultato.
BENFICA – CHELSEA – Al da Luz di Lisbona c’è il pubblico delle grandi occasioni, 60 mila “cuori rossi” per trascinare al successo il Benfica che vede la possibilità di centrare la semifinale di Champions che manca da 22 anni. Le Aquile però devono fare i conti con un Chelsea rivitalizzato dalla cura Di Matteo e che pare ormai aver voltato pagina dopo l’esperienza insoddisfacente in panchina di Villas Boas. Primo tempo equilibrato e giocato a ritmi bassi da entrambe le squadre senza particolari sussulti, nella ripresa, dopo la fase di studio preliminare, i padroni di casa alzano il ritmo alla ricerca della rete che servirebbe per giocare il ritorno con maggiore tranquillità concedendo però in questo modo ai londinesi veloci e pericolose ripartenze soprattutto con l’indiavolato Ramires. Ed è proprio grazie ad una sua accelerazione ad un quarto d’ora dal termine che il Chelsea trova il gol, lanciando in profondità sull’out di destro Fernando Torres il quale è bravo a resistere alla carica di un avversario e a servire al centro per Kalou che non deve far altro che spingere la sfera in rete alle spalle di Artur ipotecando la semifinale. Nonostante l’assalto finale, il Benfica non impegna mai seriamente Cech ritrovandosi così a giocarsi il tutto per tutto tra sette giorni a Stamford Bridge.