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  • NBA, free agent: Le ultime voci di mercato e trattative [2 luglio 2010]

    Sono tante le voci che si rincorrono nella NBA dopo l’apertura del mercato avvenuta ieri, 1 luglio 2010.
    La più rilevante riguarda il probabile accordo che il capitano dei Boston Celtics, Paul Pierce, avrebbe trovato con la franchigia del Massachusetts.
    Secondo alcune fonti l’accordo avrebbe durata quadriennale, con 3 anni garantiti e l’ultimo anno di contratto a discrezione della dirigenza biancoverde. Le cifre ancora non sono state rese note ma si parla di un accordo superiore ai 20 milioni di dollari all’anno. Pierce, e comunque questo pare certo, nella stagione 2010-2011 percepirà uno stipendio non inferiore ai 21,5 milioni.
    Sul capitano dei Celtics nelle ultime ore si era fatto forte il pressing dei Dallas Mavericks ma a quel punto Danny Ainge, G.M. di Boston, avrebbe chiuso l’affare con la sua stella in un incontro molto rapido e amichevole che ha lasciato Pierce molto soddisfatto. Molto probabilmente il capitano chiuderà la carriera in biancoverde. Come cambio dalla panchina per Pierce, la dirigenza starebbe pensando a 2 nomi: uno è quello di Antoine Wright in scadenza con i Toronto Raptors, ottimo difensore e tiratore discreto dalla lunga distanza, l’altro nome è quello di Rasual Butler, a fine contratto con i Los Angeles Clippers, tiratore fenomenale ma poco attento in difesa, fisico longilineo che può essere utilizzato anche come ala grande e guardia tiratrice. ne sapremo di più nelle prossime ore.

    Importante anche il rumors che sta venendo fuori prepotentemente dal Texas dove gli Houston Rockets stanno cercando di operare un “sign and trade” con i Raptors per ottenere le prestazioni sportive di Chris Bosh: a Toronto andrebbe un pacchetto di giocatori molto vantaggioso per i canadesi. I nomi sono quelli di Shane Battier, Luis Scola ma soprattuto Trevor Ariza, arrivato solo un anno fa a Houston per essere la nuova stella della franchigia texana. Occorre più tempo per verificare l’attendibilità della notizia ma pare che ci siano effettivamente i fondamenti per la trattativa.

    Altra notizia importante viene da atlanta dove gli Hawks hanno prposto a Joe Johnson, la stella della squadra, un rinnovo di 6 anni a 20 milioni di dollari, il massimo che possono permettersi in Georgia. I 120 milioni per Johnson sono un grosso sacrificio economico, ma gli Hawks puntano in alto e non vogliono perdere il loro leader. Johnson è comunque impegnato a ricevere le delegazioni di altre squadre NBA per verificare tutte le offerte.

    Passiamo ai Phoenix Suns con 2 notizie molto importanti: la prima riguarda il rinnovo di Channing Frye con la franchigia dell’Arizona per 5 anni a 30 milioni di dollari. Tassello molto importante questa stagione nella squadra di coach Alvin Gentry, Frye ha favorevolmente sorpreso e impressionato sia lo staff dirigenziale (che lo ha strappato nella scorsa Estate ai Portland Trail Blazers) che i tifosi meritandosi ampiamente il rinnovo.
    La seconda notizia, se possibile, è ancora più importante e riguarda il probabile accordo di Amar’è Stoudemire con i Suns: “Stat” è corteggiatissimo in queste ore (Houston, New York, Miami in prima fila) ma è molto legato a Phoenix e se le cose andranno per il verso giusto potrebbe esserci nei prossimi giorni il lieto fine.

    Abbiamo già dato l’anticipazione nell’articolo precedente di John Salmons che nelle ultime ore si è riavvicinato ai Milwaukee Bucks e potrebbe restare in rossoverde. La conferma della fortissima guardia tiratrice darebbe una nuova dimensione ai “Cervi” grazie alle ultime acquisizioni di Maggette, Douglas-Roberts e Gooden che diventano una delle formazioni più forti, complete e insidiose di tutta la Eastern Conference. Ottimo il lavoro del G.M. John Hammond.

    I Memphis Grizzlies, dopo l’accordo con Rudy Gay, stanno tentando di ottenere dai New Orleans Hornets il fortissimo playmaker Chris Paul che ha fatto sapere che gradirebbe un trasferimento adn una squadra di vertice. Il problema qui sta nel fatto che i Grizzlies non lo sono, ma possono offrire agli Hornets una contropartita interessante come O.J.Mayo, giocatore molto gradito alla dirigenza della Louisiana. Paul è corteggiato da mezza NBA e la situazione è in costante evoluzione, non mancano le pretendenti al titolo quali Lakers e Magic ma non è da sottovalutare l’ingaggio di Byron Scott da parte dei Cleveland Cavaliers che è stato l’allenatore che ha lanciato Paul agli Hornets ed è legato al giocatore da un rapporto indissolubile. Anche in questa ottica si spiega l’inserimento nella lista dei cedibili dei Cavs di Mo Williams e Delonte West, 2 playmaker che diverrebbero inutili. La possibile trattativa per Paul potrebbe riavvicinare LeBron James a Cleveland, visto che a quel punto ma ncherebbe trovare solo un’ala grande di valore assoluto, magari inserendo Jamison in una possibile trattativa. Scenari interessanti che potrebbero avere degli sviluppi da seguire con attenzione.

    Una delle situazioni più complicate in NBA è quella di Carlos Boozer, ala grande degli Utah Jazz: tutti lo vogliono ma nessuno alla fine sferra l’attacco decisivo. Negli ultimi giorni ci sono stati contatti con Miami Heat e Chicago Bulls ma si è rimasti molto sul vago. I Jazz comunque sarebbero ben lieti di tenersi la loro ala, ma a cifre molto ragionevoli e sicuramente non superiori ai 20 milioni di dollari che sono richiesti da Boozer.

    Anche i Lakers si stanno muovendo, alla ricerca di un playmaker e di un tiratore. Per il ruolo di play, oltre a voler rifirmare Derek Fisher, su espressa richiesta di coach Phil Jackson , si sta facendo avanti l’ipotesi Steve Blake, svincolato dai cugini dei Clippers. Per quanto riguarda il tiratore invece il nome è quello di Mike Miller, seguito però anche dai rivali Cleveland Cavaliers che stanno cercando di muoversi il più rapidamente possibile per cercare di convincere LeBron James a restare in Ohio con acquisizioni di primo piano.

    Denver è in cerca di un lungo: i Nuggets sarebbero interessatissimi a portare in Colorado il centro lituano dei Golden State Warriors Andris Biedrins, ma i californiani non sono disposti a svenderlo.

    Ultimissima che riguarda uno dei mager rimasti senza lavoro dopo il licenziamento dei Cavaliers: Danny Ferry sarebbe in trattativa con i Portland Trail Blazers, dato che pochi giorni fa la franchigia dell’Oregon ha dato il benservito, dopo tantissimi anni di stretta collaborazione, al G.M. Kevin Pritchard

  • NBA: La lista e l’analisi dei free agent per il mercato più interessante della storia della NBA

    Parte oggi il mercato della NBA, e sarà l’Estate più calda dell’intera storia della NBA: mai così tanti campioni si sono ritrovati nella condizione di essere free agent tutti nello stesso anno!
    Volendo, anche una franchigia dalle potenzialità modeste, attingendo al mercato di questi 2-3 mesi potrebbe diventare una squadra da titolo, se ha creato spazio salariale per firmare qualcuno di questi grandi nomi.

    Di seguito proponiamo una scala gerarchica in base ai rapporti di forza che si sono venuti a creare nell’ultima stagione con annessa analisi del giocatore in questione. Alla fine daremo anche i nomi di 2 atleti che sebbene abbiano ancora il contratto garantito, secondo le ultime voci avrebbero chiesto di cambiare squadra.

    Ecco dunque la lista dei free agent (con almeno 15 nomi di lusso). Occhio alla top ten che si preannuncia fenomenale:

    40) Zydrunas Illgauskas (Centro, 35 anni, Cleveland Cavaliers): L’età è quella che è, ma la mano resta sempre pericolosa, anche dai 5-6 metri. Potrebbe essere molto utile per quelle squadre che hanno dei giovani centri in squadra e devono fare esperienza, visto che i suoi consigli potrebbero risultare molto utili.

    39) Amir Johnson (Ala Grande, 23 anni, Toronto Raptors): Durante l’infortunio di Chris Bosh, quest’anno, si è trovato catapultato in squadra e non ha demeritato, portando alla causa tantissima difesa, energia e anche qualche punto. Ancora in crescita tecnica, le squadre che stanno ricostruendo potrebbero anche puntare su di lui per il ruolo di ala grande.

    38) Kris Humpries (Ala Grande, 25 anni, New Jersey Nets): Nella stagione fallimentare di New Jersey ecco una piccola luce nel buio: il sostituto di Yi Jianliang ha prodotto alcune prestazioni fuori dal normale, ma è la continuità che manca. Un posto da titolare in una squadra di medio-bassa classifica potrebbe lanciarlo sul grande palcoscenico della NBA, anche perchè di “lunghi” nella Lega c’è sempre bisogno.

    37) Richard Jefferson (Ala Piccola, 30 anni, San Antonio Spurs): Stagione quasi fallimentare a San Antonio, in cerca di rilancio dopo una vita passata ad essere una delle stelle dei New Jersey Nets assieme a Jason Kidd e Vince Carter. Gli ultimi 2 anni a Milwaukee e San Antonio non gli hanno fatto certo onore ma il talento c’è e va riportato in superficie. Sarebbe ottimo anche come sesto uomo di lusso nel ruolo di ala piccola.

    36) Josh Howard (Ala Piccola, 30 anni, Washington Wizards): Talento pazzesco, ma qui il limite sono gli infortuni e la fragilità delle sue ginocchia, motivo per cui i Dallas Mavericks lo hanno tradato a metà stagione ai Wizards. Molto difficile che ritrovi l’esplosività perduta assieme ai suoi legamenti, ma la mano non cambia neanche se si hanno 60 anni e Howard se riuscisse a riciclare il suo gioco un pò più lontano da canestro potrebbe ancora dire la sua.

    35) Kyle Korver (Ala Piccola, 29 anni, Utah Jazz): Tremendo tiratore da 3, quest’anno ha avuto quasi il 54% dalla lunga distanza. Squadre povere nel settore degli specialisti da dietro l’arco dovrebbero farci un pensierino per risolvere i loro problemi.

    34) Wes Matthews (Guardia Tiratrice, 23 anni, Utah Jazz): Compagno di squadra di Korver a Utah, ha sorpreso il mondo intero in questa stagione: non draftato (ovvero nel Draft 2009 è finito fuori dai primi 60!) ha avuto un’occasione con i Jazz e ha dato prova di costanza, applicazione e sacrificio, riuscendo a prendersi in breve tempo il posto in squadra e diventando pericolosissimo sia dalla lunga distanza che da dentro l’area vista anche la stazza non indifferente. Molto vicino comunque al rinnovo con i Jazz.

    33) Drew Gooden (Ala Grande, 28 anni, Los Angeles Clippers): Per anni ci si è chiesti dove fosse il talento di questo “omone” che ha fallito in ogni squadra dove ha giocato, prima di arrivare, nell’ultimo giorno di mercato della scorsa stagione, ai Los Angeles Clippers, dove accanto a Kaman ha trovato la sua dimensione e fatto intravedere ottime cose: il problema è che dopo un anno di inattività per guai al ginocchio, il posto di ala grande titolare nei Clippers, sarà preso dalla prima scelta assoluta dello scorso Draft, ovvero Blake Griffin e ciò potrebbe spingere Gooden a trovarsi una nuova sistemazione.

    32) Derek Fisher (Playmaker, 36 anni, Los Angeles Lakers): Nella regular season sembra essere sempre un corpo estraneo nei Los Angeles Lakers, ma quando sente aria di playoff, il playmaker gialloviola si scatena e diventa essenziale per Kobe e compagni (e lo ha dimostrato ampiamente nella sua lunga carriera). Dovrebbe rinnovare per un’altro anno con i bi-campioni NBA.

    31) Nate Robinson (Playmaker, 26 anni, Boston Celtics): 175 centimetri scarsi di esplosività, non per niente ha vinto le ultime 2 edizioni dello Slam Dunk Contest all’All Star Game. Ma la testa va “curata” visti i numerosi sbalzi di concentrazione durante le partite che possono anche pregiudicare la vittoria di una gara.

    30) Jason Williams (Playmaker, 34 anni, Orlando Magic): Tornato in NBA dopo un anno sabbatico, il playmaker bianco dei Magic si ritrova senza una squadra ma le possibilità che Orlando lo rifirmi sono comunque alte: la sua esperienza sarà fondamentale anche in futuro per ritornare in Finale NBA.

    29) Ronnie Brewer (Guardia Tiratrice, 25 anni, Memphis Grizzlies): Non sarà mai un grande realizzatore ma la sua difesa è sempre di primo piano: autentico rubapalloni, non faticherà a trovare un ingaggio, anche se i problemi fisici quest’anno lo hanno molto limitato rispetto al solito standard di livello di gioco a cui ci aveva abituati.

    28) Travis Outlaw (Ala Piccola, 25 anni, Los Angeles Clippers): Ala piccola di livello assoluto, con un’altezza da ala grande che gli permette di tirare in testa agli avversari senza possibilità di essere stoppato dai suoi pari ruolo (un pò come succede per il fenomeno degli Oklahoma City Thunder Kevin Durant). Se è in serata può letteralmente incendiare il canestro avversario a suon di triple e tiri dalla media distanza, il suo pezzo forte del repertorio, ma quando si intestardisce nei momenti in cui la palla non entra risulta a dir poco dannoso per sè e per la squadra. Va “curato” in questi particolari e potrebbe essere un “big player” nei prossimi anni.

    27) Jermaine O’Neal (Ala Grande, 31 anni, Miami Heat): In forte parabola discendente come si è potuto vedere nell’ultimo anno disputato ad Indiana per poi essere ceduto prima a Toronto e poi a Miami. Il motivo di tutto ciò è oscuro, coi Celtics nei playoff ha avuto una percentuale realizzativa che ha sfiorato il ridicolo, ma il giocatore ammirato nei primi anni a Portland e in seguito ai Pacers non può essere scomparso nel nulla: serve dargli fiducia e non mortificarlo al primo errore, anche perchè è uno dei pochi “lunghi” che può abbinare classe e talento sia in attacco che in difesa vista la tecnica di tiro non indifferente.

    26) Shaquille O’Neal (Centro, 38 anni, Cleveland Cavaliers): Sull’orlo dei 40 anni, ormai più utile per far numero che per altri scopi, ha scritto la storia della Lega nei suoi anni ad Orlando, Lakers e Miami. Ma Shaq potrebbe ancora essere decisivo se centellinato con sapienza visto che la sua stazza sotto i tabelloni può risultare ancora decisiva per qualsiasi squadra.

    25) Mike Miller (Guardia Tiratrice, 30 anni, Washington Wizards): Ecco uno dei giocatori più completi dell’intera NBA: grandissimo tiartore dalla lunga distanza, ottimo passatore e anche efficace rimbalzista (quest’anno ha sfiorato più volte la tripla doppia, e nei Wizards sarebbe stata un’impresa di non poco conto!), appetito da diverse squadre non solo per le doti già elencate prima ma anche per un’intelligenza cestistica molto elevata, altruista quando serve, ma anche pronto a prendersi le sue responsabilità nei momenti difficili del match. Un jolly da non lasciarsi sfuggire, piace ad Orlando che lo portò nella Lega scegliendolo al Draft.

    24) Tracy McGrady (Guardia Tiratrice, 31 anni, New York Knicks): Lontano anni luce dal fenomeno che ha monopolizzato l’NBA negli anni passati tra Orlando Magic e Houston Rockets, visibilmente ingrassato, è in cerca di una squadra da titolo con campioni veri per fare il gregario (prima volta nella sua carriera) ed aiutare i suoi eventuali nuovi compagni a conquistare l’NBA.

    23) Raymond Felton (Playmaker, 26 anni, Charlotte Bobcats): Piccolo playmaker dalle mani buone ma con poca sapienza in regia, tuttavia sarebbe un’ottimo cambio per chi già possiede un buon regista per fargli tirare il fiato nei momenti di stanca delle partite. Se non sviluppa la sua visione di gioco non potrà ambire ad essere un titolare fisso e un uomo franchigia come più volte espresso nelle sue interviste. Comunque il talento non manca e neanche i suoi corteggiatori.

    22) Al Harrington (Ala Piccola, 30 anni, New York Knicks): Giocatore tuttofare, segna da 2 e da 3, prende rimbalzi e contribuisce, se tutto va per il verso giusto, alle vittorie di squadra. Ma se le cose vanno male finisce molto spesso con il perdersi nel marasma generale senza riuscire a trascinare i compagni, è questo il vero limite di un giocatore che avrebbe potuto sicuramente dare di più al mondo del basket americano. Tuttavia ci sono ancora almeno 5 anni di carriera, si attendono progressi nella sua tenuta mentale.

    21) Channing Frye (Ala Grande, 27 anni, Phoenix Suns): Reduce dalla migliore stagione della sua carriera ha mostrato evidenti miglioramenti, soprattutto mettendo in piedi un tiro da 3 letale che nessuno si aspettava da un quasi centro come lui. Ala grande che Portland ha mandato a Phoenix ma visti i problemi nel settore lunghi con gli infortuni di Oden e Przbylla avrebbe fatto meglio a tenere. Non mancano le pretendenti per lui ma i Suns vorrebbero tenerlo, sempre a cifre ragionevoli.

    20) Brendan Haywood (Centro, 30 anni, Dallas Mavericks): Centro da non sottovalutare, non spettacolare ma molto concreto, ha cambiato marcia ai Mavs quest’anno con il suo arrivo dai Wizards in cambio di Josh Howard. Peccato che i texani non abbiano sfruttato il secondo posto ottenuto in regular season ma le sue quotazioni sono in ascesa e non avrà difficoltà a trovare una squadra in vista del nuovo anno agonistico.

    19) J.J. Redick (Guardia Tiratrice, 26 anni, Orlando Magic): In ombra per un paio d’anni nella panchina degli Orlando Magic, è letteralmente esploso quest’anno: guardia bianca con un tiro letale, ha mostrato oltre alla sua tecnica di tiro e ai punti che può mettere assieme in una serata, anche un notevole progresso nella tenuta mentale. Molte volte ha salvato i Magic con le sue “bombe”, è chiamato alla riconferma per stabilizzarsi nella cerchia dei migliori tiratori NBA.

    18) Udonis Haslem (Ala Grande, 30 anni, Miami Heat): Sempre molto concreto e tenace, standard di rendimento molto stabile, non accusa cali a livello mentale. Può essere molto utile sia da titolare in ala grande che uscendo dalla panchina vista la grande disponibilità che dà al coach e alla squadra. Prezioso, a cifre ragionevoli Miami potrebbe tenerlo, visto che punta a creare una squadra con 3 “big free agent” per competere immediatamente per il titolo.

    17) Linas Kleiza (Ala Piccola, 25 anni, Olympiacos Pireo): Può sembrare strano vederlo così in alto, ma basta pensare alle ultime 2 stagioni di Denver per capire il perchè: anno 2008-2009 (con il lituano) e Denver dà filo da torcere ai Lakers in Finale di Conference. Anno 2009-2010 (con Kleiza all’Olympiacos) e i Nuggets vengono distrutti dai Jazz al primo turno dei playoff. Se inserito nel giusto roster è un tassello a cui non si può rinunciare, a Denver farebbero carte false per riaverlo ed accoppiarlo a Melo Anthony nei ruoli di ala (sempre che Anthony resti ai Nuggets!)

    16) Josh Childress (Ala Piccola, 27 anni, Olympiacos Pireo): Compagno di squadra, quest’anno, all’Olympiacos di Kleiza, è pronto a ritornare in NBA, ma bisogna dare tanti soldi a questo atleta che sa fare tutto ma che in alcuni momenti spegne la lampadina nella sua mente.

    15) Tyrus Thomas (Ala Grande, 24 anni, Charlotte Bobcats): Il problema per questo atleta dai mezzi fisici straordinari è il prezzo che richiede per il nuovo contratto: a Charlotte non sono disposti ad investire così tanto anche se lui ha trovato nel North Carolina la sua dimensione reale dopo il fallimento ai Bulls. Situazione in evoluzione, dopotutto è stato sempre una seconda scelta assoluta!

    14) John Salmons (Guardia Tiratrice, 30 anni, Milwaukee Bucks): Dopo la strepitosa metà stagione (febbraio-maggio) dopo il suo arrivo a Milwaukee che è stata trascinata ai playoff da questo folletto dalla mano sartoriale, ecco che le ambizioni di Salmons iniziano a venire a galla: vuole una squadra da titolo e probabilmente i Bucks lo perderanno, ecco perchè la franchigia del Wisconsin si è cautelata prendendo dai Golden State Warriors il suo sostituto naturale Corey Maggette.

    13) Luis Scola (Ala Grande, 30 anni, Houston Rockets): Uno dei giocatori più graditi a qualsiasi General Manager NBA, grazie alla sua applicazione e alla sua durezza nel gioco fisico anche contro avversari molto più quotati e grossi. Houston tentenna nella decisione se rinnovare il contratto e l’argentino rischia di allontanarsi inesorabilmente dal Texas.

    12) David Lee (Ala Grande, 27 anni, New York Knicks): Straordinario rimbalzista che nell’ultima stagione si è scoperto anche realizzatore. Molte volte vicino ai 20 punti e 20 rimbalzi, altre volte ha toccato e superato queste cifre riuscendo ad attirare l’attenzione su di sè di oltre mezza NBA. Portland farebbe carte false per prenderlo ed affiancarlo a Camby, Aldridge e Oden per il settore lunghi più forte e completo dell’intera Lega. Lui vorrebbe restare a New York se si realizzasse il sogno LeBron James, ma il suo desiderio contrasta con i soldi che richiede alla dirigenza arancioblu per i suoi servigi.

    11) Ray Allen (Guardia Tiratrice, 35 anni, Boston Celtics): Il tiratore più forte attualmente in NBA (in questi giorni c’è anche la discussione su chi tra lui e il grande numero 31 degli Indiana Pacers, tal Reggie Miller, che bruciava la retina avversaria suon di triple, alcune volte impossibili, sia più forte dalla lunga distanza) ha il contratto scaduto con i Celtics e vorrebbe restare sempre in una squadra da titolo, se non con i biancoverdi almeno con franchigie di pari livello. Il record di tiri da 3 punti segnati in una gara di Finale NBA (ben 8 bombe quest’anno in gara 2 contro i Lakers) potrebbe giocare a suo favore e dargli un’altra possibilità in un club pronto a diventare campione.

    10) Rudy Gay (Ala Piccola, 23 anni, Memphis Grizzlies): Atletismo incredibile e talento in esplosione per il capitano dei Memphis Grizzlies. A soli 23 anni è uno dei pezzi pregiati di questo mercato e i Minnesota T-Wolves farebbero follie per portarlo in squadra. In rampa di lancio per diventare un All Star al pari di altri campioni, potrebbe spostare gli equilibri della Lega con un eventuale trasferimento, almeno così sperano i Timberwolves…

    9) Yao Ming (Centro, 29 anni, Houston Rockets): Sarebbe uno dei top five tra i free agent di questa Estate, ma i dubbi sulle sue condizioni fisiche (caviglie e piedi visto il grande peso che sono costretti a sopportare quando scende giù dopo ogni salto) sono un’incognita da non sottovalutare. Probabilmente resterà a Houston, visto che è vicinissimo ai 30 anni ed è stato una vita intera in Texas,  ma New York un pensierino lo farebbe volentieri al centrone cinese per ritornare in alto e ai fasti di Pat Ewing che ha scritto la storia dei Knicks nel ruolo di centro.

    8) Carlos Boozer (Ala Grande, 28 anni, Utah Jazz): Etica del lavoro e forza mentale sono i punti forti di questa ala grande scelta qualche anno fa dai Cleveland Cavaliers addirittura al secondo giro del Draft e che in pochi anni è diventato uno dei lunghi più forti della Lega, che andando ai Jazz ha scomodato anche il paragone con il grandissimo Karl Malone, assieme a John Stockton la storia della franchigia di Salt Lake City. Le mani sono ottime anche dai 6 metri, la potenza devastante e anche se manca qualche centimetro è superlativo anche a rimbalzo arrivando sempre abbondantemente sopra la doppia cifra. Teoricamente sarebbe quasi da 20 punti e 20 rimbalzi a serata, gran colpo per chi vorrà metterlo sotto contratto visto che i Jazz e la politica al risparmio della dirigenza non sembrano dargli conferma nello Utah.

    7) Joe Johnson (Guardia Tiratrice, 29 anni, Atlanta Hawks): Voci contrastanti su questa guardia tiratrice dalla stazza fuori dal normale: proprio questo è il punto di forza di Johnson che sfrutta i centimetri e i chili in più per fare ciò che vuole contro i diretti avversari. C’è chi lo da in partenza, chi invece lo conferma agli Hawks visto che la squadra ha già un’ossatura molto forte. Molto difficile capire cosa farà, certamente Atlanta per tenerlo dovrà fare un super contratto al suo leader se non vorrà diventare una squadra da Draft Lottery il prossimo anno.

    6) Paul Pierce (Ala Piccola, 32 anni, Boston Celtics): Teoricamente il capitano dei Celtics sarebbe libero sul mercato, ma in realtà non è proprio così perchè dopo una vita passata in biancoverde basterà sedersi ad un tavolo e trovare un accordo tramite 2 parole tra amici di vecchia data per la permanenza di “The Truth” nel Massachusetts. Le sorprese sono escluse, almeno apparentemente…

    5) Amar’è Stoudemire (Ala Grande, 27 anni, Phoenix Suns): La novità dell’ultim’ora per questa ala grande dallo strapotere fisico quasi imbarazzante, dal talento meraviglioso e dalla capacità di essere un “finisher” devastante è che si è riavvicinato ai Phoenix Suns e nelle prossime ore ci potrebbe essere la tanto attesa firma per la permanenza nell’Arizona. I problemi sorgerebbero qualora non si giunga al lieto fine con Stoudemire che non gradirebbe l’ennesima trattativa saltata e potrebbe voltare le spalle alla franchigia arancioviola.

    4) Dirk Nowitzki (Ala Grande, 32 anni, Dallas Mavericks): Il leader indiscusso dei Dallas Mavericks ha deciso un pò a sorpresa di uscire dal contratto non esercitando la sua opzione di rinnovo. La mossa è di difficile comprensione ma dovrebbe rifirmare per i Mavs anche perchè per accontentare il tedesco la proprietà, con Mark Cuban in testa, proverà a far arrivare in Texas il fenomeno LeBron James. Difficile, ma per Cuban niente appare impossibile.

    3) Chris Bosh (Ala Grande, 26 anni, Toronto Raptors): L’ala grande più talentuosa di tutta l’NBA è stanca del Canada e tra tutti i giocatori in scadenza e senza contratto è quello più sicuro di non rifirmare per la squadra di appartenenza. Le opzioni sono chiare: o firmare per una squadra texana (visto che lui è nativo di Dallas) per riavvicinarsi a casa, oppure andare a Miami, Chicago o New York assieme a James e Wade per vincere subito il titolo NBA. C’è anche l’opzione Lakers ma per averlo, attraverso un “sign and trade” coi Raptors, i gialloviola campioni dovrebbero mettere sul piatto della bilancia Lamar Odom ed Andrew Bynum! Difficile, ma per accontentare Kobe Bryant non ci si pone limiti.

    2) Dwyane Wade (Guardia Tiratrice, 28 anni, Miami Heat): Guardia tiratrice dal talento smisurato, la migliore della Lega. Wade è di Chicago ma ultimamente le voci su di un suo passaggio ai Bulls si sono affievolite, a Miami è a casa e si trova ottimamente. Se gli Heat, che hanno il monte salari più basso della Lega, riuscissero ad affiancargli altri 2 fenomeni tra i free agent che sono sul mercato, allora Dwyane non si muoverebbe, altrimenti restano vive le opzioni New York e forse anche Clippers per via dello scenario Hollywoodiano che Wade gradisce particolarmente essendo fenomeno sia dentro che fuori dal campo.

    1) LeBron James (Ala Piccola, 25 anni, Cleveland Cavaliers): Il primo posto è suo, il free agent più ambito nella storia della Lega. Più di mezza NBA è in fila per assicurarsi i suoi servizi sul parquet, giocatore a dir poco devastante che ha solo 25 anni, su cui si può costruire la fortuna di una franchigia. All around player, sa fare tutto e con estrema naturalezza, punti, rimbalzi, assist, stoppate, palle rubate, attacco e difesa più una leadership indiscussa all’interno dello spogliatoio vista la sua forte personalità! stupisce che a Cleveland non sia riuscito ad arrivare sinora al bersaglio grosso, ovvero il titolo di campione NBA. M.V.P. delle ultime 2 stagioni, Chicago smonterebbe la squadra per firmarlo e farne l’erede di Michael Jordan, i Clippers documenti falsi per contrastare lo strapotere dei cugini gialloviola dei Lakers e del mito Kobe Bryant, New York ne farebbe la pietra miliare per il prossimo decennio per vincere più titoli possibili e farne uno degli atleti più ricchi del Mondo intero grazie ai guadagni di una grande città come la “Grande Mela”, Cleveland invece punta a convincerlo dandogli carta bianca per comporre lui stesso la squadra con atleti a lui graditi, e staff dirigenziale e tecnico, facendo leva anche sul fatto che James è nativo di Akron, cittadina a pochi chilometri da Cleveland, e che in Ohio LeBron è riverito più di un Imperatore. Situazione molto fumosa e ingarbugliata, una città intera soffre, spera e attende la sua decisione che potrebbe cambiare il destino della franchigia. L’impressione è che Cleveland resti la prima opzione ma mai come questa volta le certezze potrebbero prima vacillare e poi crollare da un momento all’altro! Non resta che attendere…

    Menzioni speciali per 2 atleti che non si liberano dagli attuali contratti, ma che hanno manifestato, come già detto all’inizio, il desiderio di cambiare aria, e sono:

    1) Chris Paul (25 anni) dei New Orleans Hornets, assieme a Deron Williams il più forte playmaker della Lega e che è in partenza per altri lidi, visto anche il progetto degli Hornets che sta ricostruendo partendo dai giovani. Non che Paul sia vecchio, anzi ha solo 25 anni, ma avendo raggiunto già un certo status nella Lega, ha voglia di vincere e non può farlo certamente con una squadra che puntando sui giovani sarà competitiva al massimo tra 4-5 anni. Lakers, Blazers, Mavericks sono alla finestra, ci vogliono ottime contropartite ma gli Hornets non precluderanno i sogni del numero 3. La sua permanenza pare veramente difficile.

    2) Carmelo Anthony (26 anni): La situazione qui è un pò complicata perchè Anthony ha esercitato (non come i suoi colleghi Bosh, James, Wade, scelti tutti nello stesso anno al Draft) l’opzione di rinnovo per un ultimo anno ma i Nuggets, benchè abbiano proposto anche il rinnovo per altre 3 stagioni dopo il 2011, non vorrebbero perdere la loro stella a parametro zero come rischiano ora i Cavaliers, gli Heat e i Raptors. Ecco perchè oltre al rinnovo da 65 milioni di dollari, la dirigenza di Denver sta guardando a possibili scambi con altre franchigie in modo che se Anthony non dovesse firmare l’estensione, sarebbe ceduto all’istante per continuare ad essere competitivi grazie ad una trade che lasci inalterato il livello di talento della squadra. Situazione in evoluzione, Anthony è legato a Denver e ai Nuggets ma non si opporrebbe ad una cessione per far guadagnare qualcosa alla sua squadra.

  • NBA playoff 2010, Finali di Conference: Artest manda i Lakers in paradiso

    Va ai Los Angeles Lakers Gara 5 delle Finali della Western Conference dei playoff NBA. Finisce 103-101 per i gialloviola allenati da Phil Jackson, ma all’inizio del terzo periodo i campioni in carica erano in vantaggio addiritura di 17 punti. La franchigia dell’Arizona non si dà per vinta e con i fondamentali punti della panchina riesce a rimontare e a pochi secondi dalla fine anche a pareggiare con una tripla di Jason Richardson. Partita che sembra essere destinata all’overtime, fin quando una magia del deludente Ron Artest (solo 4 punti per lui, 2 nel finale, quelli decisivi) regala un’incredibile vittoria alla sua squadra, avendo raccolto il tiro decisivo fuori bersaglio di Kobe Bryant e insaccando a meno di un secondo dalla sirena finale.
    Con questa vittoria L.A. torna a condurre nuovamente la serie sul 3-2, dopo una partita che li ha visti a tratti devastanti e a tratti inguardabili, sciupando il loro vantaggio tra il terzo e il quarto periodo. Sconfitta che brucia in casa Suns dopo la prova a dir poco notevole, in casa dei campioni. Non bastano i 29 punti e gli 11 assist di Steve Nash e il notevole apporto dalla panchina di Channing Frye (doppia doppia anche per lui, 14 punti e 10 rimbalzi). Per i Lakers in grande spolvero il solito Bryant con 30 punti e 11 rimbalzi, 9 assist e 4 stoppate, un galvanizzato Fisher autore di ben 22 punti, e la coppia Odom-Gasol (17 punti e 13 rimbalzi l’americano, 21 punti e 9 rimbalzi lo spagnolo).Gli uomini di Alvin Gentry si giocheranno il possibile riaggancio ai Lakers a Gara 6 in programma sabato notte a Phoenix. Per la franchigia della California doppio match-point in vista della finale NBA: in caso di sconfitta a Phoenix, Los Angeles si giocherà tutto a Gara 7 in casa allo Staples Center, con un occhio anche ad Est dove stanotte si gioca Gara 6 di Boston-Orlando, con i biancoverdi in vantaggio per 3-2 nella serie, ma avendo sciupato un vantaggio di 3-0. In attesa di una possibile rivincita per Kobe & compagni…

    Risultati NBA del 27 maggio 2010

    Los Angeles Lakers – Phoenix Suns 103-101
    –> Lak: Bryant 30, Fisher 22, Gasol 21 – Pho: Nash 29, Stoudemire 19, Frye 14

    LE SERIE DELLE FINALI DI CONFERENCE:

    Magic-Celtics 2-3
    Lakers-Suns 3-2

  • NBA playoff 2010, Finali di Conference: Suns da urlo, Lakers piegati nuovamente in Arizona

    Una straordinaria prova di squadra dei Phoenix Suns permette alla franchigia dell’Arizona di pareggiare la serie di Finale di Western Conference contro i Los Angeles Lakers, nonostante una prova magistrale del talento gialloviola Kobe Bryant.
    Tanta pressione ora sulle spalle dei campioni in carica, che vanno ad affrontare una gara 5 quasi decisiva vista l’importanza di ritornare in Arizona per gara 6 con il vantaggio del risultato della serie.

    La partita è equilibrata nel primo quarto, ma i Suns la spezzano nel secondo dove vanno al riposo sul 64-55 con 9 punti di vanatggio.
    Il ritorno di L.A. in campo è sontuoso e alla fine del terzo periodo i gialloviola hanno ricucito quasi tutto lo svantaggio, solo 1 punto infatti divide le 2 squadre.
    Il quarto parziale però vede la riscossa dei padroni di casa: dopo il primo canestro firmato da Farmar per il +2 Lakers, ecco uscire la panchina dei Suns che con un parziale di 14-2 mette in chiaro le cose, riporta in doppia cifra il vantaggio arancioblu, stordisce i campioni in carica (3 triple in fila di Jared Dudley, Channing Frye e Leandro Barbosa) e consente di arrivare sino alla fine del match in relativa tranquillità con i liberi di Steve Nash, Amar’è Stoudemire e Jason Richardson a chiudere definitivamente l’incontro.

    Come già detto a Los Angeles non basta la straordinaria prestazione di Kobe Bryant che chiude quasi in tripla doppia con 38 punti (15/22 dal campo), 10 assist e 7 rimbalzi (anche 6 triple per il talento in maglia numero 24), Lamar Odom e Pau Gasol aggiungono 15 punti a testa, 13 sono di Ron Artest e 12 del centro Andrew Bynum, sempre limitato dai problemi al menisco.
    Ma tutto ciò non è bastato in considerazione della straordinaria prova corale dei Suns, che non solo hanno avuto il solito apporto dai titolari (Stoudemire 21 punti e 8 rimbalzi, Nash 15 punti e 8 assist, 11 punti di Jason Richardson e 8 di Grant Hill), ma hanno trovato lo straordinario contributo di una panchina che si sta rivelando la vera arma in più per la franchigia dell’Arizona: i numeri dicono 54 punti, 23 rimbalzi, 13 assist e ben 9 triple. Los Angeles viene schiantata a rimbalzo (36-51) e subisce l’aggressività dei Suns che vanno 32 volte in lunetta.
    Gara 5 è in programma a Los Angeles giovedì e sarà una partita indicativa per far capire da che parte potrà pendere l’inerzia della serie.

    Risultati NBA del 25 maggio 2010

    Phoenix Suns – Los Angeles Lakers 115-106
    –> Pho: Stoudemire 21, Nash 15, Barbosa 14, Frye 14 – Lak: Bryant 38, Gasol 15, Odom 15

    LE SERIE DELLE FINALI DI CONFERENCE:

    Magic-Celtics 1-3
    Lakers-Suns 2-2

  • NBA playoff 2010, Finali di Conference: Los Angeles Lakers – Phoenix Suns

    2 squadre molto diverse tra loro, che arrivano nel momento clou della stagione nel pieno della forma: sia Lakers che Suns hanno eliminato nelle serie precedenti i rispettivi avversari (Utah e San Antonio) con secchi 4-0 che non hanno ammesso repliche!
    Dicevamo di 2 squadre con modi diametralmente opposti di vedere il basket: gioco veloce e spumeggiante quello dei Suns, che predilige prendere gli avversari in contropiede e avere più possessi possibili nell’arco della gara, un gioco più manovriero quello dei Lakers, basato sul famoso “triangolo” di Phil Jackson che ha già reso noti a tutto il mondo i suoi risultati con i Bulls di Jordan e che ora sta riproponendo in questi anni a L.A. con i medesimi risultati e successi.
    I Lakers arrivano a questa sfida da campioni in carica e da favoriti per la vittoria finale del titolo già da inizio stagione, i Suns invece sono la sorpresa della stagione dato che in molti li pronosticavano addirittura fuori dai playoff e invece si ritrovano a giocarsi la Finale NBA.
    Dopo la poco convincente prestazione del primo turno dei playoff dove Oklahoma City ha letteralmente fatto sudare la qualificazione ai detentori del titolo, i Lakers hanno battuto agevolmente i Jazz, segno che i giovani Thunder avevano tutte le armi per passare il turno e hanno avvisato Kobe e compagni per il prossimo anno. Continuano a destare preoccupazione le condizioni di Bynum dato che il ginocchio sembra scricchiolare sempre di più.
    Dopo 4 anni Phoenix torna in finale di Conference. Nella stagione 2005-2006 furono i Mavericks a fermare la loro corsa verso l’anello. Ora ci riprovano da sfavoriti, nonostante l’ottimo record in stagione. E lo fanno dopo aver battuto al primo turno una squadra ostica come Portland, aiutata dai problemi fisici della squadra dell’Oregon e partendo con una sconfitta casalinga che aveva fatto storcere il naso ai critici.
    Nel secondo turno però è arrivato il capolavoro di Gentry e del suo team. Trovatisi di fronte alla loro bestia nera, i San Antonio Spurs, hanno dominato la serie portandola a casa in sole quattro gare e non dando alcuna chance di passare agli “Speroni”.
    Le gare sono state tutte quante tirate fino al termine, ma la sensazione, guardandole, è stata che i Suns avessero sempre nel loro arco una freccia nuova da potersi giocare per portare a casa la gara, cosa invece che è mancata alla squadra di Popovich.
    Per la serie contro i californiani Gentry potrà recuperare Lopez, importante soprattutto per dare sostanza in difesa contro i forti lunghi di Los Angeles. Di certo non potrà essere al top e giocare molti minuti, ma la sua presenza può dare fiducia ad un ambiente che già di suo pare essere libero mentalmente e pronta a giocarsi le sue carte.

    In stagione le sfide sono terminate a favore dei Lakers per 3-1, vincendo gare dai punteggi molto alti e dimostrando quindi di saper giocare anche ai ritmi elevatissimi degli avversari. L’unica vittoria stagionale da parte della squadra guidata da Nash è arrivata grazie ad una ottima prestazione da parte della panchina, mentre quella di Los Angeles è stata incapace di rispondere. Nelle vittorie di Los Angeles invece sottotono Nash e Richardson, mentre Bynum ha messo in crisi i lunghi di Phoenix. Le prime 3 gare hanno sempre avuto uno scarto superiore ai 15 punti, sia quelle portate a casa dai gialloviola che quelle vinte dagli arancioblu dell’Arizona.
    L’ultima gara è stata quella più equilibrata, con i Lakers che hanno avuto la meglio di 6 punti. E questa è stata probabilmente la gara più significativa per la serie, che sarà presumibilmente piuttosto incerta nei punteggi.

    Lakers che scenderanno in campo con Derek Fisher e Kobe Bryant come guardie, Ron Artest e Lamar Odom come ali e Pau Gasol come centro. In attesa di notizie certe su Bynum che se giocherà manderà Gasol a fare l’ala e Odom in panchina. Poi ci sarà anche bisogno di Farmar Walton e Brown.
    Phoenix dovrebbe schierare questo quintetto: Steve Nash e Jason Richardson come guardie, Grant Hill e Amar’è Stoudemire come ali e Jarron Collins come centro. Dalla panchina entrerà subito in campo Channing Frye per rilevare Collins che non ha molto minutaggio e poi i vari Jared Dudley (uno dei migliori tiratori da 3 dell’intera Lega), Goran Dragic e Leandro Barbosa. Da valutare le condizioni di Robin Lopez (fratello del più noto Brook dei Nets) che potrebbe essere molto utile, vista l’altezza nel contrastare Gasol.

    Le chiavi della serie: Phoenix dovrà cercare di giocare al suo ritmo, fatto di corsa e di attacchi nei primi secondi dell’azione per evitare che la difesa di Los Angeles si schieri. Sarà inoltre importante trovare l’uomo libero oltre l’arco, mettendolo in ritmo per il tiro da tre, vera cartina tornasole del gioco dei Suns. Se il tiro dall’arco sarà efficace Phoenix riuscirà ad aprire la difesa dei Lakers e a dare due dimensioni entrambe pericolose al suo attacco, in caso contrario la squadra di coach Jackson avrà vita facile ad arginare la squadra dell’Arizona. I Lakers, invece, avranno dalla loro la versatilità su entrambi il lati del campo di Odom. E’ lui il vero ago della bilancia di Los Angeles all’interno di questa serie, potendo dare una grossa mano in difesa sui lunghi perimetrali avversari, sia in attacco, allargando a sua volta l’area per gli uno contro uno di Gasol con Stat e aiutandolo a rimbalzo.
    La vera svolta però nel vedere un Odom protagonista sarebbe anche la conseguenza importante di un Bryant non esageratamente egoista in attacco. Quando Kobe non è in versione one man show, infatti, Odom è uno dei primi a beneficiarne, potendo contare su più palloni giocabili e sugli scarichi dello stesso Kobe.
    Scontro importante sarà la battaglia tra ali grandi ovvero Amar’è Stoudemire dei Suns e Pau Gasol dei Lakers: chi riuscirà ad imporsi darà una grossa mano al suo team per passare alla finale di Conference, chi soccomberà costringerà la propria franchigia all’eliminazione.
    Nash avrà l’arduo compito di imporre il ritmo alla gara, cosa che Fisher dei gialloviola non può fare essendo più un uomo d’ordine: come ha già dimostrato Oklahoma City, più si fanno correre i Lakers, più si avrà la possibilità di batterli (e Utah questo non è riuscita a capirlo soccombendo sotto i colpi degli avversari). Altro aspetto importante sarà la probabile marcatura di Grant Hill su Kobe Bryant: limitare il numero 24 vorrebbe dire essere già a metà dell’opera per eliminare i campioni in carica e Hill, sebbene i 37 anni, sta vivendo una seconda giovinezza, migliorando di partita in partita. In pratica la serie vivrà su questi fattori!

    Si parte stanotte con gara 1 in programma alle 21.00 negli U.S.A. (le 3 di notte in Italia)
    Gara 1 Phoenix Suns @ Los Angeles Lakers lunedì 17 maggio 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 2 Phoenix Suns @ Los Angeles Lakers mercoledì 19 maggio 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 3 Los Angeles Lakers @ Phoenix Suns domenica 23 maggio 2010 8.30 PM (02.30 in Italia)
    Gara 4 Los Angeles Lakers @ Phoenix Suns martedì 25 maggio 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 5 * Phoenix Suns @ Los Angeles Lakers giovedì 27 maggio 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 6 * Los Angeles Lakers @ Phoenix Suns sabato 29 maggio 2010 8.30 PM (02.30 in Italia)
    Gara 7 * Phoenix Suns @ Los Angeles Lakers lunedì 31 maggio 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)

    *se necessaria

  • NBA playoff 2010, semifinali di Conference: Suns sul 2-0. Guarda il video degli highlights

    Phoenix batte nuovamente gli Spurs e si porta 2-0 nella serie mantenendo il vantaggio campo. A trascinare i padroni di casa un Amar’è Stoudemire da 23 punti e 11 rimbalzi, ben assistito da Steve Nash e Jason Richardson (entrambi 19 punti). Essenziale nella vittoria la panchina di Phoenix con Dudley e Frye sugli scudi: 11 punti per il primo, 15 per il secondo con una precisione chirurgica dall’arco dei 3 punti (5/6). Ottima la prova, sia in attacco che in difesa, per un Grant Hill tornato sfavillante come quando era più giovane. Ben 18 punti conditi da 6 assist.
    Per San Antonio si è messo in evidenza il solito Tim Duncan con 29 punti e 10 rimbalzi, Parker ha contribuito con 20 mentre si è svegliato Richard Jefferson che ha chiuso in doppia doppia con 18 punti e 10 rimbalzi. Ginobili si è limitato all’assistenza per i suoi compagni (11 punti e 11 assist).
    Decisivi i 18 rimbalzi offensivi dei Suns (49-37 per gli arancioblu il totale) che tirano 9/19 da 3 e vanno in lunetta 37 volte contro le 22 degli Spurs. Non basta ai neroargento il 50% dal campo. Risultato molto simile a quello di gara 1 (111-102 nella prima partita, 110-102 ieri sera) con la serie che si trasferisce ora in Texas e gara 3 in programma venerdì 7 maggio. Agli Spurs serve necessariamente una vittoria per riaprire la serie. Un 3-0 Suns equivarrebbe a sicura eliminazione.

    Risultati NBA del 5 maggio 2010

    Phoenix Suns – San Antonio Spurs 110-102
    –> Pho: Stoudemire 23, Nash 19, Richardson 19 – SA: Duncan 29, Parker 20, Jefferson 18

    LE SERIE DELLE SEMIFINALI DI CONFERENCE:

    Cavs-Celtics 1-1
    Magic-Hawks 1-0
    Lakers-Jazz 2-0
    Suns-Spurs 2-0

    Guarda gli highlights di Phoenix Suns – San Antonio Spurs

  • NBA playoff 2010, semifinali di Conference: Phoenix Suns – San Antonio Spurs

    La sfida che metterà di fronte Phoenix Suns e San Antonio Spurs vivrà molto sulla rivalità nata in questi anni, dove in alcuni scontri playoff del passato si sono registrati alti momenti di tensione. Dei 5 precedenti scontri nella post season solo una volta i Suns si sono sbarazzati degli Spurs (nel 2000 precisamente), ma quest’anno l’occasione appare veramente ghiotta visto che la squadra dell’Arizona parte decisamente favorita.
    Le possibilità ci sono tutte, anche se questi Spurs, dopo avere eliminato da testa di serie numero sette i Mavericks, sono saliti di livello, come loro abitudine, proprio nel momento più importante della stagione.
    Epico lo scontro del 2007 che in pratica si risolse solo con il famoso fallo di Robert Horry su Steve Nash, mandato a sbattere sui cartelloni di bordocampo con una poderosa spallata: risultato fu la squalifica dell’ala degli Spurs e di Amar’è Stoudemire che reagì al fallo dalla panchina mettendo un piede sul parquet (cosa vietata dal regolamento NBA a coloro che stanno in panchina) e perciò squalificato per una partita con il risultato che Tim Duncan nella partita successiva distrusse Phoenix che non aveva la sua ala grande per contrastare il caraibico, match che incanalò la serie a favore dei texani che passarono il turno per andare a vincere poi il titolo di campioni NBA contro i Cavaliers di James.
    Quella serie non è stata dimenticata dalle parti di Phoenix e dintorni e ancora si ha sete di vendetta sportiva visto il gioco sporco messo sul parquet da parte di San Antonio in tutte le partite disputate.
    Dal punto di vista tecnico si affrontano 2 squadre con filosofie di gioco totalmente opposte: “run and gun” per i Suns ovvero tirare subito alla prima occasione buona, gioco molto più manovriero per gli Spurs che utilizzano al massimo quasi tutti i 24 secondi per cercare la via del canestro (un pò come i Blazers che hanno affrontato gli arancioblu nel turno precedednte uscendone sconfitti).
    Durante la stagione gli scontri diretti sono a favore di Phoenix con 2 vittorie ad una, ma in stagione regolare gli Spurs si sono evidentemente risparmiati per essere al top proprio in questo momento decisivo.
    Dal punto di vista di organico rispetto all’ultima battaglia nei playoff le 2 squadre sono cambiate moltissimo: il nucleo dei neroargento è rimasto invariato visto che Duncan, Ginobili e Parker sono ancora in Texas, ma sono stati aggiunti ottimi giocatori come George Hill, Richard Jefferson, Dejuan Blair, Antonio McDyess, tutta gente che dà apporti di sostanza ai “Big Three”. Anche i Suns sono cambiati e della squadra del 2007 sono rimasti solo Barbosa, Nash e Stoudemire. Jason Richardson però è un’ottimo acquisto, dalla panchina entrano tanti giovani di energia come Channing Frye, Jared Dudley e Robin Lopez. Ma la sorpresa più grande è la condizione fisica stratosferica di un vecchietto terribile che di nome fa Grant Hill!

    Phoenix dovrebbe schierare questo quintetto: Steve Nash e Jason Richardson come guardie, Grant Hill e Amar’è Stoudemire come ali e Jarron Collins come centro. Dalla panchina entrerà subito in campo Channing Frye per rilevare Collins che non ha molto minutaggio e poi i vari Jared Dudley (uno dei migliori tiratori da 3 dell’intera Lega), Goran Dragic e Leandro Barbosa.
    San Antonio risponderà con Tony Parker e George Hill come guardie (ma nella serie contro Dallas Ginobili è partito titolare con Parker sesto uomo di lusso), Richard Jefferson e Tim Duncan come ali e Antonio McDyess come centro. Importante sarà l’apporto (se dalla panchina o meno lo vedremo tra qualche ora) proprio di Ginobili che nell’ultimo mese tra regular season e playoff ha tenuto medie quasi da MVP, di Dejuan Blair e di Roger Mason.
    Il numero 21 dei neroargento scenderà incerottato sul naso per la frattura rimediata nella durissima e fisica serie contro gli odiati Mavericks, infortunio che però non sembra limitarlo.

    Steve Nash sarà, molto probabilmente, la chiave della serie: per tutto il primo turno ha sofferto a causa di un infortunio all’anca ma, se è al meglio, sarà come al solito un vero rompicapo per gli Spurs.
    San Antonio, però, nel ruolo di point guard può rispondere, quest’anno, con ben due opzioni di livello: non solo Tony Parker, che contro Dallas è entrato alla grande nel clima playoff, ma anche con George Hill, che ormai parte stabilmente in quintetto e sta giocando alla grande, con una maturità inaspettata. Loro 2 potrebbero, alternandosi, riuscire a limitare Nash e a svoltare la serie per la propria squadra.
    Altro scontro importante sarà la battaglia tra ali grandi ovvero Amar’è Stoudemire dei Suns e Tim Duncan degli Spurs: chi riuscirà ad imporsi darà una grossa mano al suo team per passare alla finale di Conference, chi soccomberà costringerà la propria franchigia all’eliminazione.
    La vera variabile per i Suns potrebbe essere Jason Richardson, soprattutto se continuerà a mantenere le medie di tiro dalla lunga distanza (52%) che ha mantenuto nella serie contro Portland. Inoltre in difesa dovrebbe marcare il peperino Ginobili anche se coach Alvin Gentry potrebbe opporre all’argentino la ferrea marcatura del rinato Grant Hill.
    Dall’altro lato sarà invece l’altro nuovo arrivato importante, Richard Jefferson, ad essere fondamentale: si è visto nella serie contro i Mavs (soprattutto nella decisiva gara 2 a Dallas) che quando gira Jefferson, girano più facilmente tutti gli Spurs.

    Il via di questa serie è fissato per stanotte alle 4.30. Questo il programma completo:
    Gara 1: San Antonio Spurs @ Phoenix Suns lunedì 3 maggio 10.30 pm (4.30 italiane)
    Gara 2: San Antonio Spurs @ Phoenix Suns mercoledì 5 maggio 9.00 pm (03.00)
    Gara 3: Phoenix Suns @ San Antonio Spurs venerdì 7 maggio 9.30 pm (03.30)
    Gara 4: Phoenix Suns @ San Antonio Spurs domenica 9 maggio 8.00 pm (2.00)
    Se necessarie:
    Gara 5: @ Phoenix martedi 11 maggio
    Gara 6: @ San Antonio giovedi 13 maggio
    Gara 7: @ Phoenix domenica 16 maggio

  • NBA, playoff 2010, primo turno: Phoenix Suns – Portland Trail Blazers

    Sicuramente l’accoppiamento tra Phoenix Suns e Portland Trail Blazers è quello più intrigante tra tutte le 8 sfide playoff. Il motivo è molto semplice in quanto stiamo parlando di 2 squadre con filosofie di gioco totalmente opposte: “run and gun” per i Suns ovvero tirare subito alla prima occasione buona, gioco molto più manovriero per i Blazers che utilizzano al massimo quasi tutti i 24 secondi per cercare la via del canestro.
    Phoenix è la squadra che corre di più, che segna di più (110 punti a partita) che tira meglio dal campo (49,2%) e da tre (41,2%). Alla prima occasione buona, come già detto, si tira.
    Portland soprattutto vorrebbe avere un’identità difensiva, condizionale d’obbligo perché lo slow pace imposto da McMillan falsa un po’ le conclusioni: Blazers terzi per punti concessi (solo 94,8), e migliori in assoluto per rimbalzi finiti nelle mani degli avversari (38,1) ma sono anche tra i peggiori in quanto a recuperi e permettono un 46,4% dal campo che è nient’altro che la media di Lega. Ma l’arrivo di Camby ed il ritorno in forma di Batum hanno migliorato sensibilmente la situazione nella propria metà campo, dando molta più solidità alla difesa.
    I Suns alla vigilia della stagione regolare non erano neanche pronosticati ai playoff e invece hanno strappato il terzo posto nella Western Conference.
    Grandi meriti anche a Portland, capace di una stagione a quota 50 vittorie nonostante l’impressionante sequenza di infortuni: Oden, Przybilla, Roy, Batum e Rudy Fernandez hanno saltato complessivamente 200 partite! E anche Outlaw ha giocato solo 11 partite prima della cessione a febbraio. Vista questa situazione molti addetti ai lavori hanno definito coach Nate McMillan “Miracle worker” ovvero tradotto letteralmente lavoratore del miracolo, perchè in pratica di questo si tratta, di un piccolo miracolo sportivo.
    Durante la regular season il bilancio è di 2 vittorie ad una per i Blazers (tra tutte le otto sfide del primo turno playoff questa è l’unica in cui la squadra che dispone del fattore campo a favore ha perso la serie nella stagione regolare). Altra particolarità è da rilevare nel fatto che la vittoria dei Suns è arrivata con punteggio bassissimo (cosa che non accade mai), mentre le 2 di Portland  sono avvenute quando si sono superati i 100 punti (cosa molto rara quando gioca la franchigia dell’Oregon).
    La tegola dell’ultima ora per gli oregoniani è l’infortunio al ginocchio di Brandon Roy, uomo simbolo dei rossoneri, che dovrà operarsi e termina, di fatto,  la stagione. Brutta notizia per McMillan che dovrà inventarsi nuove soluzioni offensive.

    Phoenix dovrebbe schierare questo quintetto: Steve Nash e Jason Richardson come guardie, grant Hill e Amar’è Stoudemire come ali e Jarron Collins come centro. Dalla panchina entrerà subito in campo Channing Frye, ex di turno, per rilevare Collins che non ha molto minutaggio e poi i vari Jared Dudley (uno dei migliori tiratori da 3 dell’intera Lega), Goran Dragic e Leandro Barbosa.
    Portland dovrebbe rispondere con Andre Miller e Rudi Fernandez come guardie (lo spagnolo sostituirà Brandon Roy), Nicolas Batum e LaMarcus Aldridge come ali e Marcus Camby come centro. Dalla panchina arriverà l’energia e la forza fisica di giovani come Bayless, Martell Webster, Jeff Pendergraph e Dante Cunningham e l’esperienza del veterano Juwan Howard.

    La chiave della serie sarà imporre il proprio stile di gioco e la propria filosofia cestistica. Chi ci riuscirà sicuramente uscirà vittorioso dalla serie. Inoltre se Lamarcus Aldridge confermerà i progressi fatti vedere in questo finale di stagione e si ergerà a leader di questo gruppo (soprattutto ora con l’assenza di Roy) Portland potrebbe avere buone possibilità di passare il turno. Ma se il talento dei Blazers non riuscirà a limitare lo strapotere fisico di Amar’è Stoudemire allora per Portland si potrebbe fare molto dura e i Suns rappresenterebbero un ostacolo insormontabile.

    Gara1 è in programma domenica notte, alle 4.30 italiane. Questo il programma completo:
    Gara 1: Portland Trail Blazers @ Phoenix Suns domenica 18 aprile 10.30 pm (4.30 italiane)
    Gara 2: Portland Trail Blazers @ Phoenix Suns martedì 20 aprile 10.00 pm (4.00)
    Gara 3: Phoenix Suns @ Portland Trail Blazers giovedì 22 aprile 10.00 pm (4.00)
    Gara 4: Phoenix Suns @ Portland Trail Blazers sabato 24 aprile 4.30 pm (22.30)
    Se necessarie:
    Gara 5: @ Phoenix lunedì 26 aprile
    Gara 6: @ Portland giovedi 29 aprile
    Gara 7: @ Phoenix sabato 1 maggio

  • NBA: All Star Game 2010: 3 Point Contest

    La gara del tiro da 3 punti è la competizione (assieme alla partita tra rookie e sophomore) che più ci interessa da vicino per la presenza di Danilo Gallinari. Ci saranno 6 specialisti che avranno a disposizione 25 tiri: Daequan Cook (Miami Heat), Paul Pierce (Boston Celtics), Chauncey Billups (Denver Nuggets), Danilo Gallinari (New York Knicks), Channing Frye (Phoenix Suns), Stephen Curry (Golden State Warriors). Cook è il campione in carica (e solo per questo è stato invitato poichè la sua percentuale al tiro è pessima, 30% quest’anno), e gli sfidanti promettono battaglia con Danilo in testa.
    Gallinari è il primo azzurro a prendere parte all’All Star Saturday. Il “Three Point Contest” si annuncia quindi decisamente interessante. Secondo gli addetti ai lavori il favorito, soprattutto per via della sua sontuosa tecnica al tiro, è proprio il Gallo ma Paul Pierce, Chaucey Billups, Channing Frye, Stephen Curry e il campione Cook, naturalmente non cederanno il passo così facilmente. Pierce e Billups si portano dietro qualche acciacco fisico e non sembrano motivatissimi infatti la NBA ha dovuto vincere le loro reticenze e perplessità a partecipare, Cook è in un momento di forma, come già detto, non brillantissimo (è tornato da poco per via di un brutto infortunio che lo ha tenuto fermo ai box a lungo), Curry e Frye rappresentano le variabili impazzite!
    Staremo a vedere, con occhio interessato, cosa combinerà il “Gallo”e soprattutto se saprà destreggiarsi al cospetto di tanti campioni.

    Di seguito le statistiche stagionali dei partecipanti nel tiro da 3

    Nome                                              tiri realizzati                 tiri tentati            percentuale

    Chauncey Billups, Denver                        88                               212                          .415
    Daequan Cook, Miami                                27                                 90                         .300
    Stephen Curry, Golden State                   78                               182                         .429
    Channing Frye, Phoenix                          119                               272                         .438
    Danilo Gallinari, New York                     126                               313                         .403
    Paul Pierce, Boston                                      77                               165                         .467