Tag: calciopoli

  • Pescara, entusiasmo alle stelle. Zeman show

    Pescara, entusiasmo alle stelle. Zeman show

    In conferenza lo stesso Zeman stampa ha negato l’esistenza di un ‘effetto Zeman’, attribuendo ‘all’effetto Pescara’ la ribalta mediatica che, grazie ai risultati ottenuti in avvio di stagione, la squadra abruzzese sta vivendo. Tuttavia è innegabile che da quando sulla panchina biancazzurra si è seduto lui si siano moltiplicati come d’incanto articoli, copertine, servizi televisivi etc etc. Se dalle testate sportive era abbastanza ipotizzabile, ben più clamore desta l’interesse di organi di informazione come ‘La Repubblica’ che nel loro inserto hanno dedicato spazio al tecnico boemo e alla squadra dannunziana. Recentemente Sky Sport ha intervistato per “I signori del calcio” il tecnico biancazzurro Zdenek Zeman, un viaggio nei ricordi tra la sua Praga e l’arrivo in Italia, il calcio, la vita privata e molto altro, che segue di qualche giorno un prestigioso articolo di un importante periodico. Il settimanale ‘L’Espresso’, infatti, con un articolo a firma di Malcom Pagani intitolato ‘Bomber Zeman’, ha dedicato all’allenatore ex Roma un articolo di tre pagine nel n.37 anno LVII del quale riportiamo gli spunti più interessanti.

    VERITA’. Doping, Calciopoli, passaporti falsi per far diventare italiani giocatori sudamericani. Lei spiegò e poi pagò. Si è mai pentito? “Eventualmente, avrei dovuto star zitto prima. La verità è pericolosa. Una volta detta, è inopportuno rimangiarsela. Avevo ragione. Non c’era nulla da smentire”. Il calcio è uscito dalle farmacie? “spero di si ma non se sono convinto. Se si trovano dopati negli altri sport, non fatico a credere che qualcuno cerchi rimedi artificiali alla propria incapacità. Nell’ambiente c’è troppa gente che non c’entra niente”.

    PASSATO, PRESENTE E FUTURO. Pescara è l’ultima occasione? “In che senso? Non sono ancora morto”. Lei ha 64 anni. “Oggi sono qui. Penso di restare anche domani. Dopodomani si vedrà. Non ho più ambizioni. Le soddisfazioni che potevo ottenere le ho ottenute già tutte”. Non esageri. “ho avuto offerte da Real Madrid e Barcellona e ho declinato l’invito”. Perché? “Avevo preso un impegno, dato la mia parola, promesso. HA idea di quanto sia fondamentale riconoscersi?”. Ha rimpianti? “Neanche l’ombra. Per me è come esserci stato. Ho allenato le migliori squadre al mondo”.

    CALCIO MODERNO. “Il calcio ha perso le sue radici. Non ride, non si stupisce, tiene lontana l’emozione. Lo sport è diventato business ed è ovvio che, se il campionato è soltanto un affare, esistano regole d’ingaggio diverse”. Il dopo calcio poli? Occasione mancata? “Non si è verificata nessuna rivoluzione. Non è cambiato nulla semplicemente perché le infezioni si debellano diversamente. Quelli che hanno sbagliato sono rimasti, salvo rarissime eccezioni, al loro posto”. Quindi? “Il sistema è malato”. E lei, dentro il recinto, si muove a fatica. “Con l’establishment sicuramente non ho relazioni serene. C’è da cambiare, rivoltare e innovare abbandonando il passato che inquina il presente. Però sono felice che la gente mi voglia bene. Mi fermano per strada. Si vede che qualcosa di utile, alla fine, ho seminato”. Il calcio non è democratico? “Secondo me no. Se lo fosse, paradossalmente, parlerebbe un linguaggio comune. Ascolto dichiarazioni fuori luogo, tycoon esagitati, balle in libertà”.

  • Gianfelice Facchetti: “su mio padre, solo calunnie”

    Gianfelice Facchetti: “su mio padre, solo calunnie”

    E’ un periodo di ricordi e di riflessioni per Gianfelice Facchetti, figlio dello scomparso Giacinto, capitano dell’Inter e della Nazionale. Ricordi dolci, che lo hanno ispirato nella stesura del suo libro, “Se no che gente saremmo”, presentato allo spazio Oberdan di Milano, e dedicato proprio allo scomparso papà, dove racconta “le storie che valeva la pena raccontare, salvandone il sale e mettendolo alla luce perchè brillasse”, come lui stesso scrive.

    La storia di un lottatore, in campo e nella vita, ma sempre generoso ed altruista che, anche venti giorni prima di arrendersi al male, rispondeva di non voler mollare, “Sono un lottatore, mi dò da fare”.

    Tutto ciò, dunque, per restituire alla memoria del campione scomparso una dimensione diversa, la giusta considerazione ed il giusto rispetto, sottraendo la sua figura alla gogna mediatica scatenatasi nel post- calciopoli, proteggendolo sì, ma evitando di provare a controllare qualsiasi dettaglio che potesse scalfire il suo ricordo, con la consapevolezza che il mito di Facchetti è, comunque, già al sicuro.

    Nonostante ciò, però, il figlio di Giacinto non si sottrae ad un commento piccato nei confronti di coloro che, nei confronti del padre, hanno costruito solo “falsità e calunnie, provando a montargli addosso una bicicletta ma senza catene e con le ruote sgonfie“.

    La sua corsa, infatti, riferendosi ai suoi anni da dirigente dell’Inter che coincidono con le stagioni immediatamente precedenti allo scoppio dello scandalo di Calciopoli, secondo Giuanfelice Facchetti, è stata sempre “leale e coragggiosa”.

    Alle dichiarazioni di Gianfelice, inoltre, nel corso della presentazione, si sono associati i presenti, quali il presidente Massimo Moratti, il giornalista di fede interista Beppe Severgnini, Marco Tronchetti Provera e Roberto Boninsegna, ex compagno di squadra e, soprattutto, amico che è rimasto vicino a Giacinto Facchetti anche nella sua ultima estate, come rivela il Gianfelice, portandogli spesso in dono, da Mantova, Lambrusco e salame.

  • “Agnelli ossessionato dall’Inter”? Noi da La Russa

    “Agnelli ossessionato dall’Inter”? Noi da La Russa

    La nuova versione di Controcampo va in scena a notte fonda con ambizioni minori rispetto al passato e con delle prospettive differenti cercando di muovere la discussione partendo ovviamente dagli spunti di giornata ma mossi poi dall’interazione con il pubblico che da casa può prender parte al dibattito colloquiando in studio con Abbantantuono, la zanzara Cruciani e Brandi.
    Ignazio La Russa ©Tiziana Fabi/Getty Images

    La notte fonda e una giornata devastante mi avevano portato a seguire la trasmissione in dormiveglia, anzi, credevo di esserlo quando per commentare il disastro nerazzurro è stato chiamato in causa l’interista doc e Ministro delle Difesa Ignazio La Russa.

    Il ministro incarnando in pieno il suo ruolo si è sfiancato prima nel difendere le scelte di Moratti e poi nel cercare di difendere Gasperini ma ottenuto il suo punto più alto quando è stato pungolato su Calciopoli e le ultime dichiarazioni di Andrea Agnelli. Questa volta non si è aspettato il consenso dell’Onu o l’intervento della Nato La Russa è partito subito scagliandosi, come un normale tifoso “Il comunicato della Juventus che vorrebbe l’esclusione dell’Inter dall’Europa? Il presidente Agnelli mi sembra veramente un bugiardo: mi pare che abbia l’ossessione dell’Inter, glielo si legge negli occhi”.

    “Agnelli ha passato tutta l’estate a parlare dell’Inter e credo che ieri abbia perso l’occasione per festeggiare la bella partita che ha fatto la Juventus nel nuovo stadio. Invece si attarda in queste cose. A chi ha fatto l’esposto? Alla Uefa di Platini? Un vecchio vizio di amicizie”

    Il ministro è un fiume in piena a dimostrazione che il caldo argomento gli faccia dimenticare la veste ufficiale che occupa del nostro paese e continua “Io credo che la Juventus, in questi cinque anni, abbia commesso una miriade di errori, soprattutto a livello di scelte tecniche. Come mai non è più riuscita a vincere uno scudetto? Evidentemente qualche anomalia prima ci doveva essere. E come mai l’Inter finché quell’anomalia c’era non riusciva a vincere e quando è stata scoperta l’anomalia ha cominciato a vincere?”

    Ricordiamo a La Russa che la crisi dell’Italia visto il velato invito ad Agnelli di occuparsi della Fiat dovrebbe riguardare in prima persona lui. Un ministro non può dire di voler metter una pietra sopra su una questione in cui vi è in corso ancora un processo. Per quanto riguarda il coinvolgimento di Platini oltre di cattivo gusto sarebbe da equiparare alla posizione di Guido Rossi.

  • Calciopoli, Narducci alla Gazzetta “Moggi truccava i sorteggi”

    Calciopoli, Narducci alla Gazzetta “Moggi truccava i sorteggi”

    Passano gli anni ma l’argomento Calciopoli resta sempre di tremenda attualità a conferma di quanto i tifosi siano assetati di verità e di giustizia. La crociata iniziata dalla Juventus con l’insediamento di Andrea Agnelli nella poltrono di presindente ha poi alzato il tono dello scontro con dichiarazioni quotidiane di protagonisti e non che con diverso titolo entrano a piedi uniti sull’argomento.

    Giuseppe Narducci ©Getty Images
    Quest’oggi la Gazzetta dello Sport pubblica una intervista all’ex pm e adesso assessore nel comune di Napoli Narducci. Il principale accusatore del sistema Moggi nonostante l’oramai posizione defilata continua a ritenere vera la sua teoria di un “sistema Moggi” creato per favorire la Juventus. Inevitabile la domanda sul “Piaccia o non Piaccia” e la risposta inequivocabile confermando nessuno coinvolgimento da parte dell’Inter. Di seguito vi riportiamo uno stralcio dell’Intervista sulla Gazzetta dello Sport. Dottor Narducci, la sua è stata una fuga da Calciopoli? “No. Il mio lavoro nel processo era comunque finito. L’inchiesta era partita nel settembre del 2004. C’è stata, anche se ormai molti lo dimenticano, una prima sentenza emessa, quella con rito abbreviato. Ho battuto il mio record personale con oltre diciotto ore di requisitoria. Ormai Calciopoli attende solo la sentenza. E io ho potuto scegliere di mettermi al servizio della città”. Ma perché lei disse «Piaccia o non piaccia, non ci sono telefonate di altri dirigenti coi designatori» quando queste chiamate esistevano? “Quella frase è stata sempre e volutamente equivocata. Era inserita nel contesto del processo e significava che non avevamo altre telefonate “penalmente rilevanti” nel fascicolo. Come potevamo pensare che in un’intera stagione, con 170 mila telefonate intercettate, Bergamo e Pairetto non avessero parlato con altri dirigenti di società? Saremmo stati degli stupidi”. La Federcalcio sottolinea che quelle «altre telefonate» non le ha mai avute. “La Federcalcio venne da noi appena scoppiato pubblicamente il caso Calciopoli, siamo ai primi di giugno 2006. Ci chiese immediatamente tutta la documentazione in nostro possesso e noi aderimmo all’invito. Consegnammo le carte sulle quali stavamo lavorando”. Quindi a Borrelli e a Rossi consegnaste solo le informative dell’inchiesta? “Noi ci concentravamo sulla nostra indagine, sul reato. Dopodiché, più tardi, le telefonate sono entrate nella disponibilità di tutte le parti”. Recentemente i periti della difesa di Luciano Moggi hanno trovato nei brogliacci telefonate segnate dai carabinieri con «baffi» rossi, quindi giudicate rilevanti secondo un ipotetico codice di lavoro, che si riferivano proprio alle intercettazioni bis. “Vorrei proprio vederli quei brogliacci: sono in bianco e nero, come sono stati visti i colori?”. Comunque quelle chiamate ci sono. “Si parla delle telefonate di Facchetti e di altri dirigenti come se ci fosse un filo diretto analogo a quello che noi abbiamo evidenziato per Moggi e l’associazione sotto processo. Si è cercato di far passare il concetto che tutti facevano le stesse cose e che quindi non c’era colpevolezza. Non è vero! C’è stata una campagna furibonda per affermare: tutti responsabili, nessun responsabile. Non era così”. Ma ci sono decine di chiamate in cui i dirigenti dell’Inter, e non solo loro, parlano con i designatori. “Quelle telefonate non hanno valore penale. Non c’entrano niente con la struttura di potere che scoprimmo e che governava tutto il calcio professionistico italiano. Un qualcosa di unico che non aveva paragoni con il passato, un’associazione che non metteva insieme solo uomini e società, prima fra tutte quella di Luciano Moggi, ma anche alcuni pezzi delle strutture federali. L’associazione aveva in mano i designatori. C’erano i cellulari con schede svizzere che solo in parte abbiamo potuto ascoltare, quando ne identificavamo uno da intercettare i numeri cambiavano. E c’erano i sorteggi”. Che notai e diversi «giornalisti-sorteggiatori» hanno definito regolari. “Ci sono le testimonianze degli impiegati della Commissione Arbitrale, Dario Galati e Manfredi Martino. I giornalisti che partecipavano al sorteggio erano inconsapevoli di quello che avveniva e non avevano alcuna possibilità di controllo”.

  • Agnelli, ma perchè mancava Moggi?

    Agnelli, ma perchè mancava Moggi?

    Nemmeno il calcio giocato è riuscito a far passare in secondo piano il ricorso fatto dalla Juventus al Tnas e all’Uefa per valutare l’operato di Guido Rossi e giudicare la posizione dell’Inter non tirata in ballo al momento del processo. Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, ieri in una intervista concessa a Rai Uno ha parlato a ruota libera abbracciando temi d’attualità come il nuovo stadio, l’acquisto di Pirlo e la possibilità di intervenire ancora sul mercato. Il nocciolo dell’intervista è ancora una volta Calciopoli e la revoca dello scudetto. Il presidente ha tenuto a precisare di non aver astio nei confronti dell’Inter a prescindere ma solo come effetto collaterale della decisione presa dall’allora presidente Guido Rossi

    Andrea Agnelli ©Valerio Pennicino/Getty Images
    “Sul campo ne abbiamo vinti assolutamente 29, da questo punto di vista siamo consapevoli di cosa ha detto il campo. Noi abbiamo dichiarato nella conferenza stampa del 10 agosto di aver fatto un esposto all’Uefa. Noi come Figc, siamo uno degli organismi dell’organismo centrale Uefa. Noi abbiamo chiesto all’Uefa di verificare l’operato del Commissario straordinario Guido Rossi nel 2006 e della decisione del Consiglio Federale di oggi. L’Inter è un danno collaterale. Se avessero assegnato quello scudetto al Chievo, oggi sarebbe il Chievo il danno collaterale. Ma la nostra disputa è con la Federazione” Ferrea, decisa la posizione di Agnelli tanto da instaurare un nuovo interrogativo. Precisiamo, la Juventus ha tutto il diritto di reclamare parità di trattamento ed equità di giudizio ma adesso a non esser chiara è la strategia del club. Se gli scudetti sono 29 perchè la Juventus ha lasciato Moggi da solo a difendersi? Perchè l’ex dg e Giraudo non erano presenti all’inaugurazione del nuovo stadio, frutto tra l’altro di una loro intuizione?

  • Scudetto 2006, Abete bacchetta la Juve

    Scudetto 2006, Abete bacchetta la Juve

    Non poteva mancare la parola del presidente di Lega nella prima giornata di serie A, Abete interviene ai microfoni di “Primo Stadio”, il programma condotto da Enrico Varriale sviscerando i temi di attualità del nostro calcio.

    Abete e Platini©Valerio Pennicino/Getty Images
    A tenere banco è ancora una volta la Revoca dello Scudetto 2006 e il ricorso presentato dalla Juventus all’Uefa per valutare la posizione dei nerazzurri. Abete bacchetta in qualche modo i bianconeri per aver portato all’estero un problema “italiano” dimenticando però che fu proprio lui qualche mese fa a demandare ad altri una decisione che per logica doveva toccare alla Lega. “Esposto Juve all’Uefa? Dimostra che i bianconeri stanno proseguendo sulla loro strada, credo sarebbe meglio a mio avviso cercare di risolvere i problemi del nostro calcio all’interno del nostro paese. Come finirà la questione scudetto 2006? C’è una decisione presa nel 2006, c’è un procedimento penale ancora in atto. E’ un contenzioso a 360°, come abbiamo visto e considerati i vari ricorsi mi sembra ancora molto lunga la strada verso una soluzione. L’auspicio è quello che venga svelenito un clima troppo avvelenato”.

  • Scudetto 2006, Tnas competente. L’Inter rischia la Champions

    Scudetto 2006, Tnas competente. L’Inter rischia la Champions

    Revoca o non revoca? Leggittimità o non leggitimità? Sono questi i due più grandi interrogativi che girano intorno allo scudetto del 2006. La Juventus dopo che la decisione di “non competenza” da parte del Consiglio Federale ha deciso di ricorrere al Tribunale nazionale arbitrale per lo sport trovando questa volta però una porta aperta e la possibilità di tenere ancora il processo dentro confini sportivi.

    Massimo Moratti©Christophe Simon/Getty Images
    Il Tnas ha deciso infatti di rigettare le istanze di Inter e Figc dichiarandosi competente di tre punti su quattro dell’istanza presentata dalla Juventus. Di seguito vi riportiamo il comunicato ufficiale:

    “Il Presidente del Tribunale Nazionale di Arbitrato per lo Sport, Alberto De Roberto, in merito alla controversia Juventus F.C. SpA / Federazione Italiana Giuoco Calcio e F.C. Internazionale Milano SpA, avente a oggetto l’atto del Consiglio Federale del 18 luglio 2011 di rigetto dell’istanza di revoca dell’assegnazione dello scudetto stagione sportiva 2005/2006, respinge le istanze di incompetenza del Tribunale in merito ai seguenti punti, legati ad altrettante domande arbitrali presentate della Juventus Fc Spa: Il Collegio Arbitrale: I. revochi, con effetto ex tunc, per i vizi di legittimità dedotti nella presente istanza: a. il provvedimento del Consiglio Federale della F.I.G.C. in data 18 luglio 2011 di reiezione dell’istanza di revoca, presentata dalla Juventus Football Club s.p.a. in data 18 luglio 2011; b. l’atto del Commissario Straordinario della F.I.G.C., Avv. Guido Rossi, adottato in data 26 luglio 2006; c. il titolo di Campione d’Italia per gli anni 2005-2006 assegnato al Football Club Internazionale Milano s.p.a.; II. dichiari “non assegnato” il titolo di Campione d’Italia per gli anni 2005-2006. Dichiara la manifesta incompetenza del Tribunale in relazione al seguente punto delle domande arbitrali della Juventus F.C. Spa. III. dichiari e quantifichi, secondo un equo apprezzamento, il diritto soggettivo della Juventus Football Club s.p.a. al risarcimento dei danni patiti e patiendi, patrimoniali e non patrimoniali, causati dai provvedimenti indicati supra sub a. e b.”

    LO scontro tra JUventus e Inter ha però superato i confini nazionali per via di una denuncia presentata dai legali bianconeri lo scorso due settembre atta al chiedere la valutazione del comportamente dell’Inter. Da Nyon nelle ultime ora sono arrivati i primi segnali con l’apertura di una indagine che qualora verificasse il coinvolgimento dell’Inter in Calciopoli provocherebbe l’estromissione immediata dalla Champions League.

  • Della Valle “Calciopoli non è finita, vado avanti”

    Della Valle “Calciopoli non è finita, vado avanti”

    ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images
    Era attesa da più di una settimana ma i suoi contenuti seppur forti e sempre orientati in una direzione scontenteranno chi, forse alimentando il mistero, professava l’annuncio di nuove prove che avrebbero ancora una volta rimescolato le “colpe” dei protagonisti dello scandalo di Calciopoli. Diego Della Valle ha scelto la sala stampa della Tod’s per ricevere i giornalisti e parlare a ruota libera dei “mali” del calcio non risparmiando qualche stoccata al nuovo nemico Moratti e ad una parte dei presidenti rei a suo dire di voler amministrare in un regoime oligarchico. “Quando ho chiesto di sederci attorno ad un tavol – ha spiegato l’ex-patron viola – mi auspicavo si potesse andare oltre le polemiche per chiarire la questione Calciopoli e fare un gradino in avanti, ma tutto ha preso la piega da polemica strumentale. La reazione di Moratti si commenta da sola e non ne voglio parlare più”. Calciopoli e la Fiorentina “Chi ha istruito il processo contro la Fiorentina o aveva poca professionalità oppure aveva un chiaro obiettivo di fare un processo a metà. Non ho capito, rileggendo le carte, per cosa siamo coinvolti e i responsabili di questo non pensino che tutto finisca sotto silenzio, non mi fermerò qui”. Della Valle e gli altri presidenti “Ci sono varie categorie di presidente: quelli per bene, che magari non hanno grande esperienza e poi ci sono quelli per cui il calcio è il loro pane quotidiano, con i quali si fa fatica a parlare. Conosco i protagonisti con i quali mi sono relazionato quando si discuteva di diritti televisivi: con alcuni si ragiona in modo serio, con altri non è possibile eppure sono sempre a parlare di calcio. Quando li vedo mi viene la pelle d’oca”. Lo sciopero “E’ una vergogna che in un momento come questo non si trovi neanche l’accordo sul contratto collettivo e si tengano in bilico gli italiani che hanno ben altri problemi. Considero tutto questo contendere una piccola banalità, senza entrare nel merito della ragione”. La Fiorentina, Firenze e i Della Valle< em> “A Firenze ci siamo trovati bene, siamo stati trattati bene anche se poi l’enfatizzazione di alcuni giornalisti ha fatto sembrare le cose diverse da quelle che erano. Siamo in un mondo in cui un calciatore non fa in tempo a dichiarare amore alla nuova squadra, poi magari dopo 4 mesi è spinto dal procuratore ad andarsene. E’ un mondo franco in cui si può dire e fare tutto, non c’è una reputazione ma nella vita la reputazione è importante”.

  • Calciopoli, Moratti replica e Della Valle annuncia una nuova puntata

    Calciopoli, Moratti replica e Della Valle annuncia una nuova puntata

    Come era lecito aspettarsi Massimo Moratti replica all’ennesimo provocatorio invito lanciato da Diego Della Valle ma

    ©Christophe Simon/Getty Images
    questa volta alle battute ironiche sostituisce un scambio di battute più ampio ma dall’uguale contenuto. L’Inter non solo eviterà ancora il dibattito chiesto dal patron della Fiorentina ma continuerà ad attenersi ad una sentenza, quella dal 2006, che la incoronò onesta assegnandogli lo scudetto. “E’ difficile comprendere il senso delle ripetute richieste di incontro che il signor Diego Della Valle, azionista di riferimento di Acf Fiorentina, avanza – si legge sul sito della società nerazzurra – la questione non è un fatto privato da decidere facendo quattro chiacchiere intorno ad un tavolo. La questione – continua Moratti – è stata già decisa dagli organi istituzionalmente competenti, e proprio il doveroso rispetto degli ambiti istituzionali consiglia a tutti di attenersi a quelle decisioni, come si conviene in un Paese civile, che non sostituisce chiacchiere tra privati ai giudizi delle autorità preposte” “Né l’Inter né il sottoscritto hanno intenzione di modificare questo atteggiamento, che non è dettato dal timore di alcunché, ma dalla sempre ribadita serena fiducia nel sistema delle istituzioni, tanto di quelle sportive, quanto delle autorità giudiziarie. Ogni diverso luogo di confronto non soltanto sarebbe del tutto non appropriato, ma addirittura irriguardoso rispetto ai giudizi già pronunciati e a quelli che dovranno esserlo. Tali continue richieste altro non fanno che cercare di tenere aperta, esasperandola inutilmente, una questione che ha già trovato conclusiva risposta proprio nelle sentenze che sembrano non piacere al signor Della Valle, ovviamente sensibile a quelle future. A tali decisioni, proprie degli organi istituzionali – conclude Moratti – l’Inter e il sottoscritto intendono attendersi confidando che ciò valga a porre fine a richieste che appaiono strumentali e alle quali non verrà dato ulteriore seguito”. Della Valle questa volta replica subito ma annuncia una nuova conferenza stampa per la prossima settimana “Si sta tentando strumentalmente di trasformare una questione molto seria in una sterile polemica estiva. A Moratti risponderò con una conferenza stampa la prossima settimana, prima dell’inizio del campionato. Sarebbe bello e utile allo spirito chiarificatore e di pacificazione, che ho auspicato fin dall’inizio, che Moratti fosse anche lui presente, in modo da poter chiarire entrambi, con civiltà, qual è stata la nostra posizione e quali sono stati i nostri comportamenti prima, durante e dopo lo scandalo del calcio. Nascondersi dietro una prescrizione ambigua non può certo bastare a tutti quelli che amano il calcio e la giustizia. Io credo, e lo ripeto, che abbiamo l’obbligo di fare chiarezza nei confronti dei nostri tifosi e del mondo del calcio, onde poter ricominciare la nuova stagione possibilmente con più serenità e meno violenza. Sarebbe un gesto apprezzato e un passo importante verso la rifondazione del calcio del futuro che tutti auspichiamo. Spero sinceramente che Moratti provi a trovare il coraggio necessario e accetti questa proposta, invece di alimentare polemiche a distanza che non risolvono nulla”. In molti intanto sul web iniziano a chiedersi il perchè di tanto livore da parte dei Della Valle nei confronti di Moratti vista l’amicizia di un tempo e si fa sempre più dilagante la convizione che l’imprenditore delle scarpe abbia in mano un jolly da giocare scombinando ulteriormente le carte in tavola.

  • Della Valle torna alla carica “Moratti ironico e maleducato”

    Della Valle torna alla carica “Moratti ironico e maleducato”

    Il patron Della Valle vuole chiarezza e i continui rifiuti accompagnati dal sarcasmo di Massimo Moratti non fa che alzare il tono dello scontro andando nella direzione opposta da quella auspicata dal presidente Abete. La Fiorentina subì un processo e pagò nel 2006 altri, pur coinvolti, non furono tirati in causa tuona Della Valle che auspica adesso un passo verso il chiarimento dell’Inter.

    Il comportamento di Moratti è inopportuno in quanto lo stesso presidente dell’Inter è stato considerato colpevole di un comportamento scorretto, sportivamente parlando, e avrebbe dovuto essere giudicato per questo se non fosse sopraggiunta una prescrizione arrivata con la precisione di un cronometro… Questi sono i fatti che nessun atteggiamento sprezzante e supponente può cancellare. Queste sono ombre, o più che ombre macigni, che Moratti – così Della Valle – ha sopra la sua reputazione…

    Moratti accetti un confronto leale prima che cominci il campionato in modo che si possa tentare di mandare allo stadio i tifosi con uno stato d’animo più sereno… Apsettiamo adesso una nuova puntata…