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  • Calciopoli, Moggi al contrattacco: “siamo noi i defraudati”

    Luciano Moggi galvanizzato dalle parole di Roberto Mancini a fine udienza ha chiesto la parole per rilasciare dichiarazioni spontanee e dar vita dunque al contrattacco a chi lo accusa di esser a capo di una cupola. I bersagli dei suoi strali sono Carlo Ancelotti e Leornado Meani, contestando la posizione di quest’ultimo che da addetto all’arbitro non figurava nel quadro dirigenziale rossonero “In realtà l’addetto all’arbitro fa parte della struttura societaria”.

    Moggi poi si sofferma su tre partite del Milan con Ancelotti allenatore, Parma-Milan, Reggina-Milan e Atalanta-Milan – arbitrate rispettivamente da Pieri, Racalbuto e Bertini – in cui, stando alle moviole dell’epoca, ci furono episodi controversi giudicati in senso favorevole ai rossoneri. “Se è vero – ha sottolineato Moggi – come si dice questi arbitri facevano parte della cupola, avrebbero dovuto decidere diversamente. Sentendo queste cose, probabilmente i defraudati siamo stati noi”.

    Il tu di De Santis? “Lui darebbe del tu anche al Presidente della Rapubblica” – e continua – “Per regolamento alla fine delle gare io potevo parlare tutto il tempo che volevo con l’arbitro. E in ogni caso non l’ho mai chiamato De Santis che, per dirla tutta, non mi stava neanche tanto simpatico”.

  • Mancini ridimensiona le accuse del 2006. Altro flop dei pm

    E’ durata poco più di dieci minuti la deposizione di Roberto Mancini nell’aula del Tribunale di Napoli dove è in corso il processo a Calciopoli. L’ex tecnico interista ha ridimensionato le accuse sulla presunta cupola moggiana confessate nel 2006 avvalorando la tesi di una prassi consolidata quella di andar a trovare gli arbitri negli spogliatoi e magari aver furenti battibecchi a fine partita.

    E’ il pm Capuano a tener a battesimo Roberto Mancini e l’oggetto del contendere inizia con la “famosa” telefonata tra Facchetti e Bergamo alla vigilia di Cagliari-Inter arbitrata da Bertini “Io spesso ho avuto episodi di liti con arbitri ma a fine gara, presi dalla foga, se ne dicono tante. – la risposta del Mancio – Di certo quelle cose non le ho dette come sono state poi verbalizzate”.

    Si passa ad un Roma-Inter arbitrata da Rosetti che Mancini definì uno di quelli di Torino “Nella foga della partita ho fatto accenno ai suoi amici di Torino e alludevo a Moggi, perché pensavo che, essendo lui di Torino, avesse a che fare con quelli della sua città. Ma non so niente di particolare a riguardo. Ho fatto un collegamento facile perché pensavo fossero amici. Conosco Moggi da sempre, ma nello specifico il collegamento con Rosetti era dovuto al fatto che l’arbitro è di Torino“.

    Il rapporto con Moggi e gli spogliatoi arbitrali “Ho visto Moggi più di una volta nello spogliatoio degli arbitri, ma quiesta era una prassi anche di altri dirigenti di società. Era una cosa che capitava. Magari negli altri casi si poteva trattare di dirigenti addetti agli arbitri, ma non so fornire il nome degli altri dirigenti che mi è capitato di vedere nella mia carriera”.

    Dall’uomo che avrebbe dovuto avvalorare la tesi dei pm e la bontà delle indagini condotte dalla procura nel 2006 arriva l’ennesimo autogol che rischia di far saltare definitivamente il castello accusatorio. Particolare inquietante è anche l’uso da parte del pm Capuano di una intercettazione saltata fuori grazie al lavoro della difesa.

    La finale di Supercoppa italiana Inter-Juve. In quell’occasione, disse Mancini quattro anni fa, Moggi scese quasi in campo, posizionandosi tra le due panchine durante i supplementari. Adesso il tecnico marchigiano specifica meglio: “Di sicuro era fuori dal terreno di gioco. Ricordo che è successo in quella occasione, non so se è successo in altre, non venne allontanato dall’arbitro”. Il pm Capuano a questo punto contesta a Mancini la diversa versione fornita nel 2006: “Lei aveva detto di ricordarlo in altre circostanze. E poi aveva anche detto di non avere mai visto altri dirigenti entrare negli spogliatoi degli arbitri”.

  • Calciopoli 2: a Napoli arriva Mancini, l’ultimo asso dell’accusa

    E’ giorno di udienza al tribunale di Napoli dove è in corso il processo ai protagonisti di Calciopoli. Dopo Ancelotti arriverà, finalmente, a deporre Roberto Mancini e sulle sue dichiarazioni l’accusa tenta di blindare la sentenza finale.

    Per i pm, infatti, la testimonianza dell’ex allenatore nerazzurro avvalora ancor più di Ancelotti la tesi di un complotto e sopratutto di una cupola con a capo Luciano Moggi. E’ l’ultimo testimone chiamato a deporre dell’accusa, poi toccherà alla difesa iniziare a controbattere chiamando a deporre la lunga lista di testimoni presentata dagli avvocati di Moggi e dagli altri imputati.

    A campionato concluso dovrebbero iniziare il prossimo mese gli interrogatori di Palazzi per la riapertura del Processo Sportivo che, ancora una volta, in poco più di un mese dovrà prendere un decisione su eventuali omissis della prima trance del processo e sopratutto valutare “lo scudetto degli onesti” assegnato da Guido Rossi all’Inter.

  • Calciopoli 2, intercettazione: Bertini si lamenta con Bergamo delle pressioni di Facchetti

    Calciopoli 2, intercettazione: Bertini si lamenta con Bergamo delle pressioni di Facchetti

    Alla vigilia di un altra importante giornata dibattimentale del processo a Calciopoli nelle aule del tribunale di Napoli salta fuori una nuova intercettazione tra l’arbitro Bertini e l’ex designatore Paolo Bergamo. E’ il 12 maggio 2005 e si è conclusa da qualche ora la partita di Coppa Italia tra Cagliari e Inter finita sullo 1-1.

    Bertini si lamenta delle pressioni ricevute ad inizio partita da Giacinto Facchetti. L’allora presidente dell’Inter si lamenta del momento difficile della sua squadra esortando prima della partita l’arbitro ad attenzione per “smuovere la casella giusta”

    Bergamo: Pronto?
    Bertini: Sei a letto Paolo, eh?
    Bergamo: No… Allora?
    Bertini: Comè andata? Che mi dici?
    Bergamo: Ma io ho visto l’ultima mezz’ora perché mi avevano avvertito di questo… di questo fallo di mano che no… non era mica espulsione…oh…
    Bertini: Quella non è espulsione…
    Bergamo: No, non è mica una chiara occasione da goal.
    Bertini: Poi si può fare una disquisizione di carattere tecnico su tutto, ma non si ha la… forse una mancata percezione di dove fosse come posizione, ma non può essere ritenuta un’occasione…
    Bergamo: No… un’occasione di.. assolutamente.
    Bertini: E’ stato quello che… l’unica cosa…
    Bergamo: Protestavano un po’ quelli dell’Inter… sono un po’ insofferenti quando…
    Bertini: Eh me ne son accorto. E’stata una remata dal primo minuto poi, dal primo minuto, non capisco, non capisco perché. Tra l’altro c’è stato Facchetti che all’inizio della partita è venuto dentro lo spogliatoio a salutare con quel fare sempre… ‘Sa, questa è la tredicesima partita, per ora siamo in perfetta parità, quattro perse, quattro vinte e quattro pareggiate, e per l’Inter non è che sia un grande score’ ha detto. Quindi l’abbiamo preparata in questo modo la partita.
    Bergamo: Mmhh
    Bertini: E non è stato piacevole, non è stato piacevole.
    Bergamo: Bisogna che ci parli, sì… più tranquillo in campo. Ci avevo già parlato, gli avevo già detto; ma questo non capisce un ca**o…
    Bertini: Ma io ho l’impressione…Non so neanche l’interlocuzione più giusta quale possa essere… Questo veramente… a volte è imbarazzante… Una premessa del genere… ci siamo… ci siamo guardati tutti, prima della partita.
    Bergamo: Ascoltami, quando avrai buttato giù con me, chiama Gigi, che s’è accorto che m’hai già chiamato..
    Bertini: Sì, sì, certo… e quindi… niente, insomma… questa situazione… te l’ho detto, appunto.
    Bergamo: Grazie. Comunque la partita… un clima…
    Bertini: Al di là di questo la partita è andata bene…
    Bergamo: Per quella parte che si diceva ti ci penso io…
    Bertini: Sì, perchè poi tra l’altro non ha neanche senso, non mi sembra di aver fatto… Anzi.. anzi! Va buo’…
    Bergamo: Buonanotte, ci sentiamo.
    Bertini: Ci sentiamo domani.
    Bergamo: Ciao, grazie.
    Bertini: Ciao, grazie.

  • Cannavaro: “Materazzi? Io ho vinto medaglie vere”

    Dal raduno del Sestriere anche capitan Cannavaro riapre la polemiche sulle maglie sfoggiate da Marco Materazzi per sbeffeggiare, a suo modo, la Juventus. Inutile dire che il gesto del difensore nerazzurro è sembrato ai più inopportuno ma non intacca la sicurezza di Cannavaro “Materazzi può esibire tutte le maglie che vuole, io ho vinto medaglie vere”.

    Il capitano azzurro parla anche del clima ostile contro l’Italia “Io mi sento italiano al 100%, e quando vedo il tricolore anche in altri sport mi emoziono: non so perchè per altri non sia così. Non so se c’entri o meno anche la politica, penso che ognuno sia libero di fare quel che vuole, dico solo che io all’Inno mi emoziono”.

    E sul suo futuro “Sono un capitano senza contratto. L’opzione per il rinnovo della Juventus è scaduta. Andare al Mondiale senza contratto non sarà un problema. Alla mia età riesco a gestire queste cose. Ripeto, la Juve ha in questo momento cose più importanti a cui pensare Il Napoli? Non mi vuole ma io voglio il Napoli”.

  • Calciopoli 2: Giraudo querela Meani e Milanchannel

    Torna ad interessarsi di calcio e degli sviluppi di Calciopoli anche Antonio Giraudo e lo fa per querelare Leonardo Meani e Milanchannel per un servizio redatto dal canale tematico rossonero. L’ex dirigente bianconero ha deciso di adire le vie legali perchè si è sentito offeso dall’attribuzione da parte dell’ex addetto agli arbitri del Milan di una frase a suo dire mai usata.

    Meani gli attribuì falsamente l’espressione “il nostro amico a Siena è stato eccezionale” in una conversazione telefonica di Giraudo con Innocenzo Mazzini.

  • Calciopoli 2, Meani: “ci difendevamo dal sistema Juve. E su Facchetti…”

    Le nuove intercettazioni tirate fuori dai consulenti della difesa di Luciano Moggi hanno di fatto riaperto un secondo capitolo del famoso scandalo soprannominato Calciopoli quattro anni or sono e con tempi diversi tutti i protagonisti di allora riprendono la parola per togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

    Questa volta a parlare è l’addetto agli arbitri del Milan Leonardo Meani che dopo anni rompe il silenzio per spiegare la sua posizione e rispondere a tutti quelli che a suo dire hanno sparlato sulla vicenda. Dai microfoni di Milanchannel Meani spiega il suo lavoro nel Milan “Conoscevo molti arbitri e guardalinee perché arrivavo da quel mondo. Dura dire non sentiamoci più perché fai l’arbitro ma il Milan non era un grumo di potere: forse ero semplicemente una persona che analizzando in maniera attenta ciò che accadeva ero arrivato a certe conclusioni, pur non avendone la certezza”

    “Sono stato educato ad essere rispettoso delle situazioni: c’era una giustizia sportiva che faceva il suo corso e ho accettato serenamente sia il giudizio, sia il processo sportivo e la punizione – ha aggiunto Meani – Sono accadute cose che ti segnano, anche se era lontana da me l’idea di compiere cose non lecite, un’idea che non è nemmeno nella mia indole” Meani passa poi ad analizzare gli episodi che hanno scaturito la squalifica:

    “E’ tutto esploso dopo Siena-Milan. Ancelotti si sentiva defraudato e io, dopo aver visto Mazzei in tribuna a Siena, non l’avevo più sentito. Così lo chiamo e lui comincia dando del demente al guardalinee che aveva annullato il gol a Shevchenko – continua l’ex-addetto agli arbitri del Milan – E’ in quel senso che ho chiesto due guardalinee intelligenti, in contrapposizione al demente. Ho chiesto Puglisi o qualcuno sveglio, senza chiedere regali, al contrario di Giraudo, che chiama Mazzini dicendo che “il nostro amico a Siena è stato eccezionale”.

    Dopo Siena, analizza gli episodi con il Chievo e il dossier di Paparesta “In Milan Chievo non c’è un episodio che possa testimoniare una vis truffaldina: al telefono si possono dire tante cose ma alla parole devono seguire i fatti e non c’è alcun fatto. Sulla questione di Paparesta, ho solo detto che il dossier era nelle mani di Letta, che mi aveva chiamato dicendo che conosceva la vicenda”.

    E dulcis in fundo l’attacco alla Juventus e Facchetti: “Con il massimo rispetto che ho per Facchetti, anch’io come altri mi sono chiesto perché per una telefonate di tenore inferiore alle sue io sono stato intercettato per 3 mesi sulla mia utenza privata mentre il suo telefono non è mai stato messo sotto controllo – ha voluto sottolineare Meani – Se si parla di equità, indagine sul calcio seria e capillare, come mai non hanno intercettato anche il presidente. Magari non sarebbe uscito nulla ma adesso abbiamo solo le sue telefonate di rimbalzo.”

    “Non voglio l’Inter penalizzata però mi chiedo perché la diversità di trattamento con il Milan se le telefonate erano le stesse? Ha ragione il pm: ci difendevamo perché eravamo vittime di un sistema fatto dalla Juve e dai suoi designatori. Il Milan doveva prendere quello scudetto. Mi sono sentito in pace solo dopo la vittoria in Champions: è la dimostrazione che esiste un Dio nel calcio”.

  • Moggi: “se va via Mourinho all’Inter arriva Capello”

    Luciano Moggi nel suo consueto appuntamento della domenica in “Studio Stadio”, trasmissione di approfondimento di 7 Gold ha lanciato interessanti segnali di mercato per la prossima stagione. L’ex dg bianconero si è detto sicuro dell’arrivo di Fabio Capello sulla panchina dell’Inter qualora Mourinho dovesse cedere alle avance del Real Madrid, sempre per quanto riguarda gli allenatori dà per certo il passaggio di Prandelli alla guida della Nazionale con Marcello Lippi al Milan come direttore tecnico:

    Mourinho al Real Madrid? Io credo che la squadra spagnola punterà ancora una volta su Capello. Di certo se Mourinho andrà in Spagna, Capello allenerà l’Inter! La pista Benitez è solo un depistaggio, così come non è mai stata una pista concreta per la Juventus che sarà allenata da Del Neri. Prandelli sarà il prossimo allenatore della Nazionale con Lippi che potrebbe finire al Milan come Direttore Tecnico.”

    E altra stoccata alla Gazzetta dello Sport parte attiva in Calciopoli
    “Chissà se Ruggero Palombo avrà il coraggio di rispondermi a quanto gli ho scritto dalle pagine di Libero di ieri. Il suo compagno di banco Maurizio Galdi e il colonnello Auricchio sono amici dal 2003 ed è stato utilizzato per apprendere notizie investigative nell’ambito del calcio, mentre il Maresciallo Di Laroni chiedeva a Galdi in merito alle modalità del sorteggio arbitrale. Ecco perché la Gazzetta dello Sport conosceva le sentenze in anticipo, perché è stata parte attiva in Calciopoli. Si saranno pure inventati qualcosa appositamente?”

    Leggi il resto delle considerazioni di Moggi sul blog di Stefano Discreti

  • Carraro: “Scudetto del 2006? L’errore è di Guido Rossi”

    Non è tardata la replica di Franco Carraro a Guido Rossi che in un intervista concessa all’Ansa ha attribuito la paternità dell’assegnazione dello scudetto 2006 ai comportamenti di Luciano Moggi e Franco Carraro. L’ex presidente della Federcalcio torna a ribadire l’onestà del suo lavoro dimostrata dalle assoluzione in ogni grado di giudizio:

    “Il GUP di Napoli, la Corte di Cassazione, il Tar del Lazio, la Procura della Corte dei Conti, la Camera di Conciliazione e Arbitrato per lo Sport presso il Coni, hanno riconosciuto la correttezza del mio comportamento sul piano penale, amministrativo, contabile e sportivo. Ritengo che Rossi abbia commesso qualche errore, tra cui l’assegnazione dello scudetto all’Inter”.

    “L’8 maggio 2006, senza che nessuno me lo chiedesse, ho dato le mie dimissioni per la responsabilità oggettiva che compete al presidente della Figc. Ritengo che Giacinto Facchetti sia stata una splendida persona nella vita e nello sport e che Moratti sia un uomo perbene”.

    “Penso che Rossi, anche grazie alla qualità e alla quantità delle sue relazioni nel 2006 abbia dato un importante contributo al calcio italiano in un momento delicato ma ritengo anche che abbia commesso, come tutti, qualche errore, tra cui l’assegnazione dello scudetto all’Inter. Carraro si dice poi “disponibile a un sereno confronto con Rossi in qualsiasi sede“.

  • Calciopoli: nuova intercettazione tra la Fazi e Collina. “Le alleanze”

    Spuntano come funghi a ciel sereno dopo il nubifragio nuove e succulenti intercettazioni dal lavoro dei legali di difesa di Luciano Moggi. Questa volta al telefono c’è la “donna” di Moggi Maria Grazia Fazi e l’attuale designatore Pierluigi Collina, è il 13 febbraio del 2005 e l’occasione per la chiamata sono gli auguri per il 45.o compleanno dell’ex arbitro.

    Dopo gli auguri e i convenevoli i due proiettano la loro discussione sulle alleanze all’interno della Lega Calcio che porteranno alla nomina dei nuovi designatori per la sostituzione di Bergamo e Pairetto ai più ormai invisi all’interno della federazione.

    Fazi: ”Insomma hai deciso o no continui ad arbitrare?”.
    Collina: ”mah…non so e poi non dipende da me…dipende da quello che mi vogliono far fare…”.
    Fazi: ”Pensaci bene Pierluigi..io ti dico una cosa oggi puoi contrattare…domani non lo sai. Io in Federazione sento dei nomi allucinanti (si parla del prossimo designatore, ndr)”.
    Collina: ”Tipo?”.
    Fazi: ”Tipo Braschi, Lanese e’ il primo che vuole mettere i piedi li’ dentro e se ce li mette non credo che li tolga tanto presto. Sai finche’ e’ il Braschi stupido diventa un Baldas, capisci che voglio dire?”.
    Collina: ”Si, si..”
    Fazi: ”Baldas te lo togli dai piedi come vuoi, ma qualcun altro…se rimanessero loro due un altro anno (Bergamo e Pairetto, ndr) e ti garantissero si’ loro un altro anno e poi arrivi tu… io mi farei un altro anno di arbitraggio senno’ pensaci Pierlui’…”. Collina: ”Anche Braschi come nome?”.
    Fazi: ”Ehhh si!, Braschi e’ la cordata Abete…”.
    ”Collina”:”Ah si?”.
    Fazi: ‘Urca ti dovrei raccontare un po’ di cosette mica abbiamo litigato… ti vorrei fare il quadro e poi tu decidi. Ti voglio bene… hai questa possibilita’ sfruttala bene… devi essere tu a valutare tutti i pro e tutti i contro. Pero’ quello che deve farti pensare e’: ‘e se ci va qualcun altro? Uno si augura il Baldas di sei anni fa (ex designatore), ma se ci va qualcun altro…”
    Collina: ”L’unica soluzione ponte da trovare sarebbe la conferma…”
    Fazi:”Ma questa conferma pare che non ci sia. Una domanda ti volevo fare: ma se tu avrai la deroga potresti andare a fare il Mondiale?”.
    Collina: ”No perche’ la deroga per fare il Mondiale deve avere data a livello internazionale mentre io potrei averla a livello nazionale. Per cui io finirei di arbitrare il 31 dicembre del 2005 a livello internazionale e quindi non potrei fare il Mondiale: mentre se avro’ la deroga di un anno varrebbe in Italia fino al 30 giugno 2006”.
    Fazi: ”E tu pensi che sul piatto potresti mettere tra un anno il campionato italiano con la jella di quest’anno chiamiamola cosi’? Ma va a ‘ffa ll’ovo Collina: non voglio dire parolacce”.
    Collina: ”(Ride) C’e’ una serie di pro e contro da valutare”.
    Fazi: ”Se vuoi te li racconti tutti quando passi…”.
    Collina: ”Questo mi fa piacere… sentire la tue opinione…”.
    Fazi: ”Ti posso dire le strada che sta facendo Lanese e la devi sapere, quella che sta percorrendo Abete, quella che vuol fare Carraro, quella che vuol fare l’altra cordata… tu devi avere un quadro completo… anzi di piu’…”.