Tag: calciopoli

  • Radiazione Moggi: l’Alta Corte se ne lava le mani

    Radiazione Moggi: l’Alta Corte se ne lava le mani

    Arriva un’altra spallata per il presidente Abete e sopratutto per il modo di gestire da parte della Figc l’ormai incresciosa vicenda Calciopoli. Il Processo di Napoli ha tolto il coperchio su una giustizia sommaria e piena di angoli bui. Il presidente Abete per scongiurare il ritorno nel calcio di Moggi lo scorso 19 gennaio inviò una richiesta di parere all’Alta Corte del Coni sulla possibilità di radiazione di Big Luciano e di altri 41 tesserati.

    L’Alta Corte ha respinto al mittente la richiesta bollandola come “inammissibile” e spiegando di non poter intervenire “su una controversia in atto per la quale sia stata avviata una procedura avanti a organi della giustizia sportiva o in ordine alla quale vi sia la possibilità di proporre ricorso all’Alta Corte”.

    La patata bollente adesso torna nelle mani del presidente Abete e c’è curiosità nel mondo pallonaro per capire quale altra decisione possa prendere.

  • Moratti a ruota libera: Moggi, Calciopoli e il fair play

    Moratti a ruota libera: Moggi, Calciopoli e il fair play

    La sconfitta con l’Udinese non ha intaccato le certezza di Massimo Moratti convinto di aver svoltato con l’avvento di Leonardo in panchina. Il patron nerazzurro interventuto ad un seminario a Coverciano non si è sottratto alle domande dei giornalisti parlando a ruota libera di mercato, Mourinho e sopratutto ribadendo la sua posizione su Calciopoli e Luciano Moggi.

    Per lo Special One sempre parole d’elogio e stima nominandolo come suo migliore allenatore di sempre. “Il fatto che l’Inter abbia vinto dopo Calciopoli dimostra quanto questa sia stata una vera truffa per il calcio italiano, una prova in più di quanto stava accadendo”
    – Moratti ha proseguito – “Era frustrante quando dicevano che spendevo e non vincevo. Calciopoli è stata una cosa veramente volgare oltre ad una fregatura economica. Se ho mai pensato di prendere Luciano Moggi? Non mi piace smentire, per carattere, cose che si pensano che siano vere, e comunque non ho mai pensato di prendere Moggi”

    Sull’avvento del fairplay finanziario si dice ottimista per regolamentare il calcio “Quando Platini mi accennò del fair-play, per qualcuno sembrava che fosse una cosa contro di me. Io dico invece, finalmente, perché quel giorno smetterò di mettere soldi tutti i giorni nel calcio”.

  • Calciopoli: j’accuse di De Santis, il dossier Telecom e cachemire nerazzurri

    Calciopoli: j’accuse di De Santis, il dossier Telecom e cachemire nerazzurri

    Ieri le stanze del Tribunale di Napoli hanno ospitato la prima udienza del 2011 al Processo a Calciopoli che presto, a meno di clamorosi ritardi, partorirà la sentenza di primo grado dando una impronta la processo allo stato attuale contorto e con tanti angoli in chiaroscuro.

    L’udienza è partita con la “battaglia” tra i pm e il colleggio della difesa per l’acquisizione del dossier Telecom con lo spionaggio a Luciano Moggi, Massimo De Santis e Paolo Bergamo mentre ha rigettato il documento Telecom del processo Stasi sul delitto di Garlasco e sull’attendibilità del lavoro dei carabinieri sulle celle.

    Massimo De Santis prende la parola e monopolizza l’attenzione “Mi è stato insegnato che le intercettazioni sono mezzo di ricerca della prova, ma qui l’intercettazione è diventata prova. Non mi è stato permesso di difendermi perché c’erano spezzoni di telefonate, che sono rimaste nell’ombra. Poi scopro che Facchetti e Moratti, dietro suggerimenti di un arbitro, Nucini, organizzavano insieme a Tavaroli indagini illecite. Che fine hanno fatto queste indagini? Mi viene mossa l’accus di aver procacciato informazioni, ma chi è che mi ha fornito queste informazioni? Un tale Pepe Guglielmo, autista del Csm, zio di un calciatore attuale della Juventus, che mi chiedeva consigli su quale procuratore potesse seguire il nipote, mi chiedeva di Zavaglia. Se fossi stato il braccio armato di Moggi mi sarebbe stato facile indirizzarlo”.

    Interessante anche la deposizione dellex assistente arbitrale Enrico Ceniccola “Hanno parlato di ‘combriccola romana’, ma allora come mai hanno accusato solo me e De Santis? Hanno tirato fuori la storia delle magliette in regalo dopo Lecce-Juve, ma succedeva ovunque, anzi in quel periodo il Milan regalava borsoni, abbigliamento e orologio dell’Adidas, e l’Inter tutto della Nike, oltre ad un maglione di cachemire. Contini, Babini, Brighi e Copelli avevano un rapporto quotidiano e amichevole con il dirigente del Milan Meani, e non sono in questo processo”.

  • Calciopoli 2: Palazzi riparte con Bergamo

    Calciopoli 2: Palazzi riparte con Bergamo

    Proprio a ridosso delle festività natalizie il procuratore federale Stefano Palazzi dà il via alla serie di interrogatori per il secondo filone dell’inchiesta a Calciopoli. Il lavoro certosino dei legali della difesa e sopratutto del consulente di Luciano Moggi, Nicola Penta, hanno portato alla luve una lunga sequela di intercettazione omesse nella prima parte del processo.

    Palazzi partirà oggi risentendo l’ex designatore arbitrale Paolo Bergamo. Al vaglio in Calciopoli 2 c’è la posizione dei club esclusi cinque anni fa e sopratutto la posizione dell’Inter e la consequenziale assegnazione dello scudetto 2006. Le richieste di revisione portate da Andrea Agnelli però saranno vagliate attentamente e difficilmente si avrà un responso prima che ad emetterlo non sia il tribunale di Napoli.

  • Calciopoli, processo ridicolo per Agnelli ma Moratti non ci sta

    Calciopoli, processo ridicolo per Agnelli ma Moratti non ci sta

    Continua il tam tam mediatico e di dichiarazioni botta e risposta tra i vertici della Juventus e dell’ Inter sul processo Calciopoli. Gli ultimi squilli di tromba provengono dal n.1 juventino e cioè, il presidente Andrea Agnelli che ha dichiarato senza neanche troppi giri di parole, che tutto il procedimento è un’ autentica farsa a dimostrazione del fatto che i legali juventini non hanno avuto nemmeno il tempo di leggere tutte le carte del procedimento.

    A rincarare la dose ci pensa l’avv. Prioreschi, legale di Luciano Moggi che nella trasmissione “Signora Mia” ha dichiarato, su domanda di un telespettatore se vale la prescrizione per la violazione dell’art. 1 da parte dell’Inter per le sue telefonate fatte riemergere dai consulenti di Moggi,: “Io lascio il campo ai miei colleghi che nel collegio difensivo si occupano di giustizia sportiva. A mio parere, però, non c’è la prescrizione, perché la violazione dell’art. 1 è stata reiterata ogni giorno, dal 2006 fino a quando non sono uscite le loro telefonate”. L’avvocato ha spiegato che nel 2006, appena scoppiato lo scandalo, i dirigenti interisti sapevano che anche loro telefonavano e sono stati zitti, poi gli hanno assegnato lo scudetto e sono stati zitti. Prioreschi ha concluso “Pertanto, visto che l’art. 1 parla di lealtà, a mio parere questo tacere da parte dei dirigenti interisti è andato contro la lealtà sportiva e reiterato la violazione dell’l’art. 1”.

    Il presidente dell’ Inter Massimo Moratti, ha voluto replicare alle dichiarazione di Andrea Agnelli, lamentando di non sapere assolutamente cosa abbia in testa il giovane rampollo di casa Agnelli e di essere a conoscenza che il procuratore Palazzi lo attende per porgli qualche domanda in merito al periodo tormentato degli anni 2003/2206 rendendosi disponibile a qualsiasi tipo di chiarimento.

    Nell’ attesa di un nuovo capitolo sulla vicenda, occorre per chi vi scrive, fare chiarezza su alcuni punti: sulla condotta di Luciano Moggi non vi è nulla da dire, l’ ex Dg juventino ha abusato fin troppo della sua posizione di potere andando oltre il lecito consentito dal punto di vista sportivo. Dal punto di vista penale la situazione cambia notevolmente, il processo in corso a Napoli ha scoperchiato il c.d. “vaso di pandora” sui rapporti che molte squadre (compresa l’ Inter), tenevano in maniera poco ortodossa da un punto di vista etico – sportivo con i maggiori dirigenti della categoria arbitrale. Purtroppo la gravità della situazione sta nel fatto che, quando il tempo ha consentito un’ analisi ed un controllo maggiore da parte sia dei legali di Moggi che degli inquirenti, verificando che la c.d. cupola in realtà non esiste, questo è avvenuto nella sede penale e non in quella sportiva, rendendo appunto tutto il procedimento “Calciopoli” del 2006 privo di qualsivoglia fondamento giuridico sia dal punto di vista della ragionevole durata del procedimento sia sulle garanzie riconosciute alla difesa dell’ imputato.

  • Calciopoli: Sim svizzere intercettabili, stoccata della Casoria ai pm

    Calciopoli: Sim svizzere intercettabili, stoccata della Casoria ai pm

    Si è definitivamente rotto il vaso di Pandora che negli ultimi cinque anni ci ha fatto credere l’esistenza di una “sola” cupola facente riferimento a Luciano Moggi che mirava a modificare il reale corso del campionato. Le nuove intercettazioni hanno dimostrato che alcune prassi erano ormai consolidate e oltre alla Juventus a far pressione sulla classe arbitrale erano praticamente tutte le squadre di serie A e in alcuni casi il contenuto intercettato è addirittura più bollente di quelle di big Luciano.

    Per confezionare l’impianto accusatorio il colonnello Auricchio e i pm dell’accusa hanno omesso ad arte una parte di verità ma sopratutto hanno ipotizzato prove più schiaccianti nelle famose sim svizzere “ahinoi” non intercettabili. Bene nell’udienza di ieri viene smentita anche quest’ultima finta verità come dimostra il perito della difesa l’ing De Falco “Il cellulare è parte della rete, quindi quando lo accendo tutti sanno dove sono. La rete vede il telefonino e se non lo ha nei database chiede al gestore straniero se può dare la linea. Non è segreta per niente.I telefonini sono tutti intercettabili se si conosce il numero del telefonino. Quando c’è una telefonata il gestore non segna solo il numero della sim ma anche il numero del telefonino. Sarebbe stato interessante vedere se questi numeri erano associati anche ad altri numeri cellulari ma non è stato fatto. Non vi è collegamento tra zona e persona ma anche in termini di zona e abitazione della persona siamo a percentuali molto basse, al di sotto del 5%. I carabinieri hanno fatto il ragionamento per cui essendo le celle in quel quartiere, e abitando il Fabiani in quel quartiere, e essendo alcune rivolte a Messina, le hanno attribuite a lui. Inoltre, c’erano anche agganci a celle in posti diversi dove si trovava il Messina in trasferta, ma solo per 5 giornate e non per le altre trasferte.”

    Il pm in evidente difficoltà ha ribbattuto alla deposizione di De Falco rilevandoo una mancanza di approfondimento nel lavoro del consulente ma a ribattere è il giudice Casoria “Ha ragionato come hanno ragionato i Carabinieri”. facendo intuire il suo parere sul processo.

  • Ecco la vera Calciopoli, il Napoli fallì per i brogli di Tanzi

    Ecco la vera Calciopoli, il Napoli fallì per i brogli di Tanzi

    Tutti parlano di Calciopoli, di un sistema consolidato per falsare il reale esito del campionato di calcio italiano, in mano ad una presunta cupola capace di muover le fila, gestire le designazione e sopratutto il destino di ogni squadra di serie A.

    Report domenica su Rai Tre ha svelato il retroscena, stranamente ignorato dai grandi media sempre alla ricerca di scoop. Callisto Tanzi tra i suoi tanti illeciti che hanno gettato sul lastrico centinaia di famiglia ha anche il fallimento del Napoli Calcio fatto retrocedere grazie al controllo di due società di serie A nel 2001.

    Tanzi controllava il Parma direttamente mentre il Verona attraverso il delfino Pastorello e ironia della sorte quest’ultimi alla penultima giornata di quel campionato si scontrarono e vinsero i veneti mandando il popolo partenopeo dell’allora presidente Corbelli nello sconforto.

    La ricostruzione di Report:
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  • Intercettazione tra Meani e Paparesta: “il dossier e il saluto al boss”

    Intercettazione tra Meani e Paparesta: “il dossier e il saluto al boss”

    Oggi nell’udienza del Processo a Calciopoli il giudice ha dato nel 23 novembre 2010 la data ultima per presentare nuove intercettazioni e sentire il lungo elenchi di testimoni. E come per incanto in una sola giornata ne sono uscite due nuovi che pongono l’indice sul Milan e in particolare sull’operato di Galliani e sui rapporti tra Meani e Paparesta, intercettati mentre parlano del famoso dossier consegnato a Letta, del ringraziamento al “boss”. Dall’audio si evince la paura di Paparesta di esser scoperto con le mani nella marmellata, mentre il delegato agli arbitri rossonero sembra più spigliato e sicuro.

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  • Tavaroli diserta ma Bertini mette sale all’udienza

    Tavaroli diserta ma Bertini mette sale all’udienza

    Doveva esser il giorno di Tavaroli ma nelle stanze del tribunale partenopeo non s’è visto, anche Bigon, chiamato dai legali di Lillo Foti, ha declinato l’invito ma l’udienza è stata ravvivata dalla dichiarazione spontanea di Paolo Bertini, ex arbitro tra i protagonisti del processo sportivo che nella sua esposizione ha toccato temi molto rilevanti mettendo in evidenza ancora una volta le incongruenze della tesi accusatoria.

    L’arbitro, con dati alla mano, ha riscontrato come in quel famoso 2005 la Juventus ebbe con lui una media punti inferiore a quella tenuta in campionato e sopratutto quella con il Milan nei suoi arbitraggi fu addirittura superiore. Oltretutto l’arbitro confessò che l’errore più grave di quell’anno fu la mancata espulsione di Nesta in un Milan-Atalanta che poteva valere lo scudetto. Di seguito vi riportiamo la lunga deposizione di Bertini:

    “Mi scuso se non sarò chiaro o se avrò difficoltà comunicative, ci tenevo a dire alcune cose importanti. Volevo rimarcare: sono un arbitro di calcio da una vita, oggi a 46 anni sono ancora un arbitro. In questa vita ho rispettato regole scritte nel regolamento e quelle non scritte tramandate da mio padre arbitro e dall’Aia. Io sono stato ligio a questo atteggiamento. Non ho mai fatto parte di alcuna associazione a delinquere, mi è suonato alieno essere accostato ad una fattispecie così. Potevo essere associato a una non associazione: ogni partita si è sottoposti a critiche, i club sono sempre scontenti. Ogni gara si crea una non associazione: anche con Moggi e la Juve era una non associazione perché anche la Juve così come tutte le squadre arbitrate sono state scontente del mio operato e di altri. Perché è normale sbagliare: l’arbitro va in campo e sbaglia, a volte non sbaglia ed è criticato lo stesso, spesso ingiustamente”

    Juventus – Milan

    “L’errore dell’arbitro è tanto più rimarcato se messo in comparazione con le immagini tv, quella è un’altra partita, un’altra realtà: l’arbitro non potrà mai essere comparato con un sistema elettronico di 30 telecamere. Quindi io ho sbagliato, ma l’ho fatto ovviamente pensando di fare bene, all’istante, non per svantaggiare o avvantaggiare qualcuno. L’ho fatto anche contro la Juve. Anche a favore e contro le squadre in competizione con la Juve. Quando mi hanno accusato non s’è preso in considerazione che nel 2004-2005 per aver arbitrato 5 partite, 3 delle quali della Juventus, la Juve con me ebbe una media punti inferiore del campionato, con me meno punti che con gli arbitri qui. Con me il Milan, il competitore, ottenne più punti della Juve e più punti della sua media punti. Per essere uno dell’associazione ci sono dati che non tornano. Nella gara denominata partita regina di tutte le partite, Juve-Milan: voglio rimarcare (ho rivisto 15 volte quella gara, non mi dò pace) fu una partita arbitrata assolutamente bene. Lo dissero gli osservatori, qualche critico più oggettivo di altri. In quella gara ci sono dati oggettivi: 23 volte ho arbitrato in quella stagione, ho comminato 35 ammonizioni per squadra di casa e 41 per quella in trasferta, una media di ammonizioni di 1,52 per la squadra di casa e 1,78 per gli ospiti. Punizioni fischiati sono stati 449 a favore di squadra 437 per gli ospiti: equilibrio marcato. Questi sono dati ufficiali forniti alla Figc. Ho fischiato 4 rigori: 2 e 2 e 3 espulsioni. In Juventus-Milan una media di falli fischiati 42, 15 per la Juve, 27 per il Milan: un solo ammonito, contro la Juve. Uno scostamento rispetto alla media di 4,5 falli in meno alla Juve rispetto alla media e +8 per gli ospiti in quella partita. Io ho solo questo e le risultanze degli osservatori per confutare questa accusa: l’osservatore fu soddisfatto, commisi l’errore di fermare Kakà che subì un fallo con ammonizione perché era un fallo duro e invece Kakà poteva continuare a giocare. Fermai per un mancato vantaggio al Milan: questo è l’errore umano in quella partita”.

    Fiorentina – Inter
    “Per Inter-Fiorentina le ammonizioni di due giocatori viola che non giocarono contro la Juve: nel processo sportivo l’accusa di Borrelli, sentito da lui, portai il filmato della gara e facendo vedere che quella gara che le ammonizioni non potevano non essere comminate. Ho rivisto poi la gara e il tema dell’accusa: i giocatori viola diffidati erano tre e Dainelli commise cinque falli e non lo ammonii e quello fu un errore. Sulle altre gare ho dati simili. Io in quel campionato ho commesso molti errori, ma il più importante l’ho commesso con l’assistente durante Atalanta-Milan: era nello stesso giorno di Roma-Juve, in quella gara non ho espulso Nesta per fallo da ultimo uomo. Era un contropiede, ero a 50 metri dal fallo e il mio assistente non prese provvedimento, non mi aiutò: quella partita era sull’1-1, avrei dovuto lasciare il Milan in 10 e poteva decidere il campionato, avvantaggiai il Milan che al 94′ segnò vincendo. Ho subito critiche enormi: venni massacrato, anche da Moggi sui giornali. Nell’arbitraggio non potrò più fare errori, ne ho fatti tanti. Qui mia controparte la Figc che mi ha assolto nei due processi sportivi: ho pagato molto, quattro anni di vita cancellati, con conseguenze familiare e di lavoro. Confido in un giudizio rapido: abbiamo rinunciato ai testi per arrivare prima possibile ad un giudizio”

  • Calciopoli: la morte del papa aiutò Galliani

    Calciopoli: la morte del papa aiutò Galliani

    File scottanti, intercettazioni bollenti, omissioni pericolose. Il processo napoletano a Calciopoli sta delineando un profilo completamente diverso da quello disegnatoci nell’estate del mondiale tedesco dalla giustizia sportiva tramite la ricostruzione del colonnello Auricchio e dei pm.

    Assodato che l’Inter non meriti la corona dell’onestà il lavoro dei periti della difesa stanno scovando nuove intercettazione che comproverebbero l’interessamento anche di Adriano Galliani nella lotta di potere per assicurarsi i servigi dei designatori e cercar di modificare a tavolino l’esito del campo.

    Tuttosport, oggi, proprio dopo la piccata risposta dell’ad rossonero alle accuse di Marotta, pubblica una intercettazione tra Meani, Ramaccioni e lo stesso Galliani in cui quest’ultimo svela le pressioni per fal saltare la giornata di campionato per recuperare Kaka e Shevechenko. Di seguito vi lasciamo l’intercettazione riportata da Tuttosport

    Ecco la telefonata Meani-Ramaccioni- Galliani del 3 aprile 2005(L’audio dell’intercettazione)

    Meani. Ciao Silvano ( Ramaccioni, il team manager, ndr) sono Leonar­do. Allora cosa han fatto? Hanno fatto slittare il campionato, allora, praticamente Ramaccioni. Sì, Sì Se vuoi ti pas­so il presidente, te lo passo. E’ sli­tatto.

    Galliani: Leonardo?
    M: Dottore?
    G. Allora abbiamo slittato, giochia­mo sabato alle 20.30, anzi alle 18 col Brescia, poi domenica andiamo Siena.
    M. Senza Kakà senza l’altro
    G. Ma secondo lei io dormo?
    M. No
    G. Lei pensa che io dormo, ma por­ca troia. Anche perché quel figlio di puttana di Moggi, le racconto: Mog­gi, che è un figlio di puttana, faccio sentire anche a Costacurta così si carica. Ha pure chiamato Preziosi ( e gli ha detto) Adriano l’ha fatto ap­posta così recupera i sudamerica­ni, c’hanno Shevchenko che sta meglio, hanno spostato di una set­timana. Con l’Inter ce l’abbiamo già. Dopo pensiamo a quelli di Torino l’abbiamo già sistemata perché l’ac­coppiata Moggi- Capello è?
    M. : E’ micidiale?
    G. : Come Capello- Sensi, via Ca­pello, Sensi è tornato amico. L’ab­biamo purgato già l’anno scorso ( la Roma di Capello perse lo sprint scudetto col Milan, ndr), lo purghia­mo anche quest’anno ( allenando la Juve, ndr). Fa niente ( ride). Capito Leonardo. E’ pieno di uccelli padu-l­i, se non tiri le corde, non capisco­no?
    M: Anche se ho visto che nel sor­teggio gli è saltato fuori Collina ( ar­bitrerà Fiorentina- Juve 3- 3 del 10 aprile 2005, ndr): e ciò è positivo.
    G. : Tranquillo, vigilare su tutto.

    La telefona­ta Meani- Galliani del 19 aprile 2005
    Galliani: Ha parlato con qualcuno dei due ex designatori?
    Meani: Dio bono, altro che parlato. Non ha visto che in macchina c’era Ancelotti e gli bestemmiavo paro­lacce, e Ancelotti mi fa: ma che co­sa gli dici.
    G. A chi?
    M. A Bergamo e Mazzei, perché Pairetto è in Germania
    G. : E che dicono questi signori?
    M. : Si cagano addosso: frasi di cir­costanza? “ chi va a pensare un er­rore del genere da uno così ( Baglio­ni, ndr)”. Con una squadra come il Milan a un minimo dubbio si sta giù con la bandiera, non si va su a van­vera. Questa è gente che non è pre­parata psicologicamente. Cosa vi preoccupate più del Palermo? Ha visto la designazione? Ci mandano persino Puglisi ( amicissimo di Mea­ni, ndr). Adesso, gli ho detto, vieta­to sbagliare e vietato sbagliare dal­l’altra parte ( della Juve, ndr), nel senso contrario però. Questo è un periodo pericolosissimo.
    G. : Lo so, lo so.
    M.: Anche perché lui mi fa: siete an­dati in vantaggio lo stesso? ( dopo l’annullamento del gol di Sheva, il Milan segnerà con Crespo l’ 1- 0, ndr). Gli ho detto: comincia a darmi il mio gol. Dottore, ha parlato ieri con Collina ( con cui doveva parlare segretamente per un futuro da desi­gnatore: ricordiamo che allora per la scelta del designatore serviva il placet del presidente di Lega, Gal­liani, ndr)? La cercava.
    G. : No.
    M. : Guardi che la chiamerà.
    G. : Adesso, lo cerco io.