Il processo a Calciopoli in corso presso il Tribunale di Napoli resta nelle mani della giudice Casoria la Corte d’Appello del capoluogo campano ha infatti rigettato la richiesta di ricusazione richiesta dall’ex pm Narducci e dal suo collega Capuano. La Casoria è stato un giudice giusto e privo di animosità verso i pm si legge nelle cinque pagine di motivazione scritte dal presidente della Corte d’Appello Di Mauro, nonostante qualche animosità caratteriale tra la stessa Casoria e le sue colleghe Gualtieri e Pandolfi che non hanno comunque nuociuto al regolare svolgimento del processo. Il Processo dunque può entrare nella fase calda ed emettere verdetto per la fine di settembre essendo cosi scongiurata l’ipotesi di prescrizione tanto di attualità in questi giorni.
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Revoca Scudetto 2006, Moratti rinunci alla prescrizione
Da quando è apparsa la nota sul sito della Figc con i risultati del lavoro di ricostruzione condotto dal procuratore federale Palazzi si è assistito ad un incredibile tam tam mediatico con notizie e titolone che attestavano tutto e il contrario di tutto. In casa Inter, per dirla con le parole di Moratti, si evince un cauto ottimismo avallato poi da un comunicato stampa di chi aveva fretta di chiudere la vicenda, dall’altro lato in casa bianconera dopo aver letto tra le righe la requisitoria di Palazzi è partito un monito alla Figc ricordando nel finale come il palmares non abbia prescrizione. Da ieri mi domando e domando a chi mi sta vicino chi ne è uscito vincitore. Poi mi sono risposto, sicuramente Zamparini e Zanzi le cui posizioni sono state archiviate per non aver commesso il fatto, poi? Nessun altro. Chi ha voluto leggere tra le righe di Palazzi ha capito che la posizione di Moratti, dell’Inter e del compianto Facchetti non era cosi diversa da quella tenuta da Milan, Lazio, Fiorentina, Reggina e Juventus e se il materiale attuale fosse stato in possesso all’epoca della prima sentenza non solo Guido Rossi non avrebbe potuto assegnare lo scudetto “dell’onestà” ma i nerazzurri si sarebbero trovati a pagare in termini di punti e magari lo scudetto a questo punto sarebbe nelle mani della Roma. La prescrizione dell’Inter e di Moratti non permette alla Federazione di chiedere il deferimento e quindi i nerazzurri non dovranno scontare nessuna pena se non quella di esser ancora sotto giudizio per quel che può valere lo scudetto del 2006. La sensazione che si ha è quella che il 18 luglio il presidente Abete comunicherà la revoca dello scudetto con buona pace di Moratti e di chi in questi anni si attribuiva meriti di lealtà ed onestà. Voglio però chiudere con una provocazione. Perchè Moratti non rinuncia alla prescrizione?
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Archiviazione e prescrizione, le reazioni di Juve e Inter
Il giorno tanto atteso è arrivato e come era prevedibile ha riportato in auge rancori mal celati e uno nuovo stato di insoddisfazione nel mondo dei tifosi. L’archiviazione per prescrizione decisa da Palazzi non fa una grinza dal punto di vista della giustizia sportiva tanto che da più parti era stata paventata come ipotesi più ovvia, ma lede quel famigerato codice etico con cui Guido Rossi assegnò lo scudetto all’Inter nel 2006.
L’errore fatto da molti ieri è pensare infatti che l’archiviazione della posizione di Inter e di Moratti coincida con la non restituzione dello scudetto, in realtà per i titoli non vi è prescrizione e a decidere sarà il consiglio federale e il presidente Abete nelle sedute tra il 5 e il 18 luglio.
Le reazioni in casa Juve e Inter sono ovviamente contrastanti, le due società hanno riversato in due comunicati il proprio stato d’animo, quello dei nerazzurri, comunque cauto in attesa di leggere il lavoro di Palazzi, è orientato al cauto ottimismo e lo stesso Moratti si dice fiducioso anche dal dibattito che si scatenerà nel Consiglio.
La posizione ufficiale dei nerazzurri. “L’ F.C. Internazionale prende atto e comunica che la Procura Federale della Figc ha archiviato la posizione del club e dei suoi tesserati all’esito dell’indagine relativa ai fatti risalenti alla stagione 2004-2005. Resta quindi definitivamente confermato, che nessun procedimento disciplinare potrà essere promosso nei confronti dell’Inter e dei suoi tesserati per rilievi che, d’altra parte, non hanno mai trovato alcun riscontro in nessuna sede giudiziaria”. Infine Moratti ha chiuso parlando di persona: “La situazione è abbastanza definita sotto l’aspetto sostanziale, con tutto il rispetto la Federazione ne può discutere ma il caso dovrebbe essere chiuso perchè si tratta di un’archiviazione. Per me è normale, non soffro questo tipo di paure. Ho solo constatato come è andata”.
Ovviamente di tutt’altro tenore la reazione in casa bianconera il cui comunicato è arrivato in tarda serata proprio per studiare la formula giusta ed incisiva. La Vecchia Signora chiedendo di poter aver nel minor tempo possibile il lavoro di Palazzi per capire le motivazioni di tale prescrizione ricorda che “il palmares non si prescrive” parafrasando tra l’altro una frase del presidente Abete di qualche tempo fa “l’etica non ha prescrizione”.
Il cumunicato dei bianconeri. “Le archiviazioni disposte e notificate in data odierna dal Procuratore della Figc operano un’importante distinzione tra soggetti a vario titolo coinvolti nei fatti del 2006. Infatti per alcuni il provvedimento usa la formula di non sussistenza dei fatti contestati, mentre per altri sottolinea la non procedibilità o l’intervenuta prescrizione. In data odierna i legali della società hanno inoltrato richiesta di ricevere in via d’urgenza le motivazioni e gli atti sottostanti a tale provvedimento e inoltre di ricevere le motivazioni, gli atti e le indagini in relazione all’esposto presentato in data 10 maggio 2010. Solamente quando questi atti saranno resi noti, il Consiglio Federale e l’opinione pubblica potranno stabilire se, sulla base di una mera prescrizione, i motivi etici che furono alla base dell’assegnazione dello scudetto 2006 all’F.C.Internazionale hanno retto alla prova del tempo e delle circostanze, emerse stranamente molti anni dopo. Il palmares non si prescrive“.
Le disposizioni di archiviazione del procuratore Palazzi si differenziano per posizioni, per Zamparini e Zanzi ad esempio non viene citata la prescrizione, evidenziando la totale estraneità dalle accuse mosse. Quella dell’Inter e di Moratti invece, parla di archiviazione per sopraggiunta prescrizione, posizioni differenti che il procuratore pare abbia circonstanziato nella sua ricostruzione e che forse avvalorerà la decisione del presidente Abete.
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Archiviazione e prescrizione, per lo scudetto 2006 decide la Figc
Come ampiamente previsto il lavoro di Palazzi ha partorito l’archiviazione per prescrizione nei confronti di Inter e Massimo Moratti. Le norme federali in materia erano chiare e chiaro allo stesso modo era l’utilizzo alla lettera a cui il procuratore avrebbe fatto affidamento. Quel che non cambia però è l’assegnazione dello scudetto del 2006, anche se alcune testate sportive hanno infatti titolato con “lo scudetto resta nerazzurro” o simili non è cosi, la revoca dello scudetto non ha prescrizione e a tal proposito dovrà pronunciarsi il consiglio federale il prossimo 5 luglio per poi dare un esito nella seduta del 18. Questo il comunicato apparso sul sito della Figc Il Procuratore federale, esaminati gli atti dell’indagine inerente alle trascrizioni delle conversazioni telefoniche depositate presso il Tribunale di Napoli nel noto processo penale in corso di svolgimento ed espletata la conseguente attività istruttoria in sede disciplinare, ha disposto l’archiviazione del procedimento, non essendo emerse dalle risultanze istruttorie e dai contatti telefonici in atti fattispecie di rilievo disciplinare procedibili, non coperte da giudicato ovvero non prescritte ai sensi dell’art. 18 del C.G.S. vigente all’epoca dei fatti. Pertanto, con provvedimento a parte, è stata disposta l’archiviazione degli atti: 1. nei confronti del presidente del Palermo sig. Maurizio Zamparini e della Società Palermo: perché non sussistono fatti di rilevanza disciplinare con riferimento alla condotta del presidente medesimo. 2. nei confronti del sig. Roberto Zanzi, all’epoca dei fatti, dirigente dell’Atalanta e della società Atalanta: perché non sussistono fatti di rilevanza disciplinare. 3. nei confronti del sig. Massimo De Santis, all’epoca dei fatti, arbitro internazionale della Can A e B: perché non sussistono fatti di rilevanza disciplinare. 4. nei confronti del presidente del Cagliari sig. Massimo Cellino e della società Cagliari: perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei fatti. 5. nei confronti del presidente del Chievo sig. Luca Campedelli e della società Chievo Verona: perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei fatti. 6. nei confronti del sig. Rino Foschi all’epoca dei fatti, dirigente del Palermo e della società Palermo: perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei fatti, con riferimento alla condotta del dirigente medesimo. 7. nei confronti del sig. Luciano Spalletti, all’epoca dei fatti, allenatore dell’Udinese e della società Udinese: perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei fatti. 8. nei confronti del sig. Sergio Gasparin, all’epoca dei fatti, dirigente del Vicenza e della società Vicenza: perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei fatti. 9. nei confronti del direttore sportivo sig. Nello Governato: perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei fatti. 10. nei confronti del presidente dell’Empoli sig. Fabrizio Corsi e della società Empoli: perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei fatti. 11. nei confronti del presidente del Livorno sig. Aldo Spinelli e della società Livorno: perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei fatti. 12. nei confronti dell’allora socio di riferimento dell’Internazionale sig. Massimo Moratti e della società Internazionale: perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei fatti. 13. nei confronti dell’allora presidente dell’Internazionale (deceduto l’anno 2006) sig. Giacinto Facchetti e della società Internazionale: perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedibili ovvero non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei fatti. 14. nei confronti del presidente della Reggina sig. Pasquale Foti e della società Reggina: perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedibili in quanto non coperte da giudicato. 15. nei confronti del sig. Leonardo Meani, all’epoca dei fatti, dirigente della società Milan e della società Milan: perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedibili in quanto non coperte da giudicato e comunque non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei fatti. 16. nei confronti dei sigg. Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, all’epoca dei fatti, Commissari Can A e B, del sig. Gennaro Mazzei, all’epoca dei fatti, Vice Commissario Can A e B e del sig. Tullio Lanese, all’epoca dei fatti, presidente dell’Aia: perché non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedibili in quanto non coperte da giudicato e comunque non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei fatti.
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Revoca scudetto e prescrizione, la Lega chiude Calciopoli?
Domani è un giorno cruciale per il calcio italiano, il procuratore Stefano Palazzi consegnerà infatti il suo lavoro di ricostruzione del secondo filone dell’inchiesta a Calciopoli nata dalle intercettazioni uscite nel corso del dibattimento nelle aule del Tribunale di Napoli. Il nodo cruciale è l’assegnazione dello scudetto del 2006, l’esposto presentato un anno fa dalla Juventus per mano del suo presidente Andrea Agnelli mirava e spronava la Lega Calcio ad attuare il medesimo comportamento per tutte le squadre coinvolte nello scandalo e far chiarezza sul perchè questo ramo di intercettazioni non era venuto a galla. Ricordiamo, lo scdetto vinto sul campo dalla Juventus fu assegnato “a tavolino” da Guido Rossi commissario speciale della Lega Calcio che dopo aver consultato tre saggi decise di premiare i nerazzurri per “l’assoluta trasparenza etica”. Le nuove intercettazioni però dimostrano che la deprechevole abitudine, tra l’altro non vietata, di sentire i designatori e perchè no chiedere qualche aiutino era praticata anche dai dirigenti nerazzurri che stando alle indiscrezioni adesso dovrebbero venir penalizzati con la restituzione dello scudetto, ma allo stesso tempo tutelati dalla prescrizione. La gogna mediatica che però si abbaterebbe sulla società del patron Moratti, qualora si verificazzero le indiscrezioni, obbligherebbe questa volta l’Inter a rivolgersi all’Alta Corte di giustizia del Coni, al Tar del Lazio fino al Consiglio di Stato. Ambienti vicini ai nerazzurri svelano infatti la volontà di Massimo Moratti di cedere la presidenza al figlio come protesta e per tutelare l’Inter se lo scudetto dovesse esser riscucito. Qualsiasi decisione prenderà la Lega Calcio il 18 luglio Calciopoli continuerà ancora a lungo, di questo siamo certi.
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Revoca Scudetto 2006, Moratti “un’ingiustizia togliercelo”
Domani o al massimo dopodomani il procuratore federale Stefano Palazzi consegnerà alla Federcalcio il lavoro d’indagine condotto sulle nuove intercettazioni salatate fuori nel processo a Calciopoli in corso a Napoli e che dimostrerebbero il coinvolgimento dell’Inter e di conseguenza l’ingiusta attribuzione dello scudetto del 2006. Rumors indirizzano il lavoro di Palazzi verso la prescrizione per quanto riguarda le nuove società coinvolte mentre in risposta all’esposto della Juventus ci dovrebbe esser la nuova revoca e la consequenziale non assegnazione del titolo. Ipotesi però che il presidente Moratti non vuole nemmeno prender in considerazione e come ribadito ancora oggi all’uscita delle stanze della Lega Calcio reputa ingiusta”Non considero che possa succedere una cosa di questo genere” . Ambienti vicini al presidente però sembrano convinti che in caso di sentenza avversa ai nerazzurri il patron per protesta ma anche per defilarsi dall’inevitabile gogna mediatica possa abidicare in favore del figlio già parte integrante nella scelta di Gasperini come nuovo tecnico dell’Inter. la decisione definitiva seppur indirizzata dal responso di Palazzi dovrebbe arrivare nella seconda metà di Luglio probabilmente nel consiglio federale in programma il 18 di Luglio.
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Scudetto 2006, ci siamo. Chi festeggerà?
Solo la giustizia all’italiana può tenere in ballo uno scudetto per cinque anni e far andare in fibrillazione un l’intero sistema calcio che aspetta ancora una volta, con trepidante attesa, gli esiti del lavoro del procuratore federale Palazzi. Da sensazioni e indiscrezioni delle maggiori testate il titolo dovrebbe venire definitivamente revocato con buona pace dei tifosi bianconeri e nerazzurri ma all’Inter allora beneficiaria in qualità “regina degli onesti” non sarà ascritto nessun torto aggiuntivo in quanto ogni possibile reato è adesso prescritto.
Mentre ancora in molti si interrogano sul perchè le intercettazioni attuali furono scartate nel 2006 e ancor più perchè Guido Rossi decise di interpretare a favore dell’Inter il parere dei tre saggi. Il valore etico di quello scudetto è ovviamente altissimo e seppur non porterà conseguenze penali e sportive cambierà ancora una volta la storia del nostro calcio. Quando in molti iniziavano a paventare il nuovo ricorso ai tre saggi Abete ha deciso di smentire tutto attribuendosi cosi la paternità di una scelta che per forza di cose scontenterà tutti “Non ho mai avuto bisogno di stampelle, non serviranno. I tempi della decisione? Tutto sta nel parere, la sostanza sta nelle riflessioni e nei documenti che Palazzi porterà alla nostra attenzione. Dalla relazione inizierà eventualmente un percorso che porterà ad un deferimento a ad un’archiviazione qualora non ci siano norme sportive violate o sia scattata la prescrizione”.
Scudetto 2006. Come andrà a finire?
- Revoca? (68%, 27 Voti)
- Conferma? (32%, 13 Voti)
Totale Votanti: 40
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Andrea Agnelli tira le orecchie alla Gazzetta
Oggi, giorno dopo il cda bianconero, sul web si è scatenato il dibattito, come abbiamo già avuto modo di scrivere, tra i tifosi bianconeri se i 120 milioni più i 72 di prestito concessi da Exor sono un esempio di “riattaccamento” della famiglia Agnelli (Elkann) alla Vecchia Signora o l’ultima esempio di un cambiamento di asset strategico. Ad avvalorare la prima tesi oggi compare sulla Gazzetta dello Sport un’intervista esclusiva al presidente della Juventus Andrea Agnelli, occasione si per spiegare il nuovo progetto bianconero, la voglia di rilancio, le aspettative derivanti dall’entrata in funzione del nuovo stadio e l’investimento sul vivaio e i giovani. Ma è stata sopratutto l’occasione di lanciare una punzecchiatura alla rosea, seppur in conclusione d’intervista. Alle domande del direttore della Gazzetta Monti su Calciopoli, il presidente risponde per le rime prendendo si le distanze da Moggi ma attribuendo alla rosea l’inizio del tam tam mediatico da cui poi nacque lo scandalo. Di seguito vi riportiamo i passi significativi dell’intervista. Martedì la Juve è intervenuta per la prima volta ufficialmente nel Processo di Napoli. Qualcuno ha scritto che la società ha scaricato Moggi. Altri l’esatto contrario. Qual è la vostra posizione su Calciopoli? «L’avvocato Giuseppe Vitiello ha detto cose assolutamente chiare sia dal punto di vista giuridico che fattuale. In sintesi: le accuse sono infondate. Semmai dovessero emergere comportamenti penalmente rilevanti sarebbero da ascrivere a Moggi personalmente. E comunque riteniamo che questi fatti non sussistano» . E dal ricorso presso la giustizia sportiva cosa vi attendete? Chiederete che vi siano restituiti i due scudetti, compreso quello assegnato all’Inter? «Dal ricorso ci attendiamo anzitutto risposte. E che la giustizia sia davvero uguale per tutti. La restituzione degli scudetti è altra cosa, e dipende dall’esito del processo penale alla fine dei tre gradi di giudizio. Solo allora si potrà richiederla. Ma l’esito del ricorso, che attendiamo con pazienza da ben 14 mesi, è fondamentale: non si può comprendere il processo di Napoli se non si ricorda come iniziò e che cosa divenne il processo sportivo» . Dunque che cosa fu secondo lei? «Fu un processo sommario, in tempi brevissimi, istruito in un clima di clamore mediatico che ne condizionò l’esito. Fu proprio la Gazzetta a innescarlo rivelando le intercettazioni. La Procura federale aprì il procedimento sulla scorta di quanto aveva appreso dai giornali» . In verità, la Gazzetta rivelò che le intercettazioni trasmesse dalla federazione alla magistratura giacevano da mesi in un cassetto. Oltre alla Gazzetta, la Repubblica, il Corriere della Sera, la Stampa e quasi tutti gli altri giornali le pubblicarono. Davvero pensa che Calciopoli sia stata innescata dai media oppure dai comportamenti scorretti di Moggi e degli altri imputati? «Rivelare intercettazioni coperte da segreto è un reato. Uno può decidere se pubblicarle o no. Ma oggettivamente da quella decisione è scattato il processo. E il clima che lo ha accompagnato fino alla sentenza» . Insomma, lei ritiene che la Juve non fu condannata per quanto emerso da quelle intercettazioni, bensì fu vittima di un massacro mediatico. . . «La riprova la trovo oggi su Sette. Testualmente il presidente Giancarlo Abete dice: “Prima si truccavano le partite per conseguire il risultato sportivo, adesso abbiamo dei criminali che usano lo sport per arrivare a facili guadagni”. Non ho parole né commenti» . Sia lei sia John Elkann avete dichiarato che la nuova Juve deve guardare al futuro. Ma qual è il peso del passato sulla sua presidenza? «Il passato evidentemente pesa. La Juve è andata una sola volta in Serie B a causa di Calciopoli. Questo rimarrà sempre. Ma il piano che abbiamo presentato oggi è la dimostrazione che guardiamo avanti, eccome» .
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Calciopoli e Scommessopoli. Israele e Grecia come l’Italia
“Mal comune mezzo gaudio”? Un detto popolare dal sapore di magra consolazione e dal messaggio molto superficiale per introdurre due notizie che, a prima vista, possono sembrare riferite a vicende prettamente italiane ma che, con uno sguardo più attento, rimandano fuori dai nostri confini e, più precisamente, in Israele e Grecia. Nel primo caso si tratta di uno scandalo molto simile alla “nostra” Calciopoli del 2006, con match truccati, arbitri corrotti, e l’Hapoel Tel Aviv, vincitore di sei campionati consecutivi, nell’occhio del ciclone, con gli arresti di alcuni vertici del club, come Tomel Sinai e Gael Hatzor. Uno scandalo che, però, potrebbe rivelarsi di dimensioni ancora più ingenti rispetto a quelle attuali, coinvolgendo altri club e, soprattutto, i dirigienti federali, come il presidente della Federazione (IFA), Luzon, che è stato già interrogato dagli inquirenti per sospetta complicità con i dirigenti dell’Hapoel nel truccare le partite e nel “pilotarne” i risulati. Nel mirino, per ora, tre incontri sospetti, anche se il presidente Luzon ha respinto le accuse rivoltegli definendosi estraneo alle designazioni arbitrali. In Grecia, invece, è di attualità lo scandalo Scommessopoli, al pari dell’Italia, che coinvolge – così come nel nostro paese – giocatori di fama nel campionato greco, che avrebbero predisposto una vera e propria organizzazione criminale finalizzata a truccare gli esiti delle partite in relazione delle puntate delle scommesse: per ora gli arrestati sono solo dieci, ma vi sarebbero oltre settanta ricercati dalla polizia. Tale scandalo non risulta essere nuovo, ma risale già al 2009 quando la Uefa aveva aperto un’inchiesta su molte partite sospette della serie B Greca, con un range di variazione – nella scala della non trasparenza – da leggermente sospette a corrotte. Di “gaudio”, dunque, pare esserci davvero ben poco: uno scenario desolante, che andrebbe frenato al più presto prima che la degenerazione diventi irrimediabile e comprometta definitivamente la credibilità di questo che era (ed è ancora) lo sport più bello del mondo.
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La Juve prende le distanze da Moggi e Calciopoli
Curiosità ed interesse destava l’udienza in programma oggi al Tribunale di Napoli per via della difesa della Juventus affidata all’avvocato Vitiello. I tifosi e non aspettavano le parole del legale della Vecchia Signora per capire finalmente la posizione della società dopo che nel 2006 l’arringa dell’avvocato Zaccone fu in linea di massima un ammissione di colpevolezza. L’avvocato Vitiello ha incentrato su due punti fondamentali la sua disanima, la prima prendendo le distanze da Moggi, dal suo operato “ipoteticamente scorretto” “La Juventus ha sempre vinto sul campo per meriti propri, per forze proprie e non aveva la necessità di ricorrere a sistemi. -dice Vitiello – Un’eventuale attività dolosa, fosse anche l’istigazione all’alterazione del sorteggio di un arbitro che comunque non rappresenta illecito sportivo, esorbita delle incombenze dei limiti funzionali del direttore generale e qualora fosse avvenuto, è avvenuto in autonomia dalla società che in alcun modo appare coinvolta in questa vicenda“ La seconda parte dell’arringa è invece tenuto a screditare la costruzione dell’accusa, le indagini di Auricchio montate attraverso i giornali e senza un riscontro certo “Auricchio lo avete sentito: avete voi stesso ritenuto anonime le citazioni di giornali. Vanno dichiarate inutilizzabili per cose riferite da articoli di giornale di dubbia fonte le cose dette dal colonnello qui e che fanno continuo riferimento agli articoli di giornale, senza contezza diretta dei fatti, sono nulle. Nulli gli atti di questioni acquisite senza rogatoria e non parliamo soltanto delle schede svizzere”. Inammisibile anche la richiesta di risarcimento del Brescia uno per aver violato i dettami del giudizio sportivo rivolgendosi alla magistratura ordinaria, seocndo per la mancanza di coinvolgimento diretto della Juventus nella retrocessione delle Rondinelle. Dello stesso tenore le arringhe dei legali di Reggina, Lazio e di Ambrosino e Germignani. Il giudice Casoria ha poi fissato nel 5 luglio la prossima udienza rimodulando l’agenda e annunciando la sentenza per la fine di settembre.