Il Barcellona fa la storia, le ragazze guidate da Lluís Cortés hanno strapazzato il Chelsea con un netto 4-0 nella finale della Champions Leaguefemminile di Goteborg. Il club catalano diventa così la prima società calcistica ad avere in bacheca sia la Champions maschile che quella femminile.
Un successo sostanzialmente mai messo in discussione, l’equilibrio pronosticato alla vigilia si è spezzato dopo 36 secondi quando, dopo una super azione di Martens che aveva colpito la traversa al 26° secondo, una carambola su Leupolz ha causato l’autogol per il vantaggio del Barcellona.
Sbloccata la gara le blaugrana, stasera in maglia rosa, dopo uno spavento per un tocco poco sopra la traversa da due passi di Harder, hanno accelerato e con Alexia hanno trovato al 14° la rete del 2-0 dal dischetto per un fallo commesso da Leupolz (inizio shock per lei) su Jenny Hermoso.
Alexia non contenta del gol segnato al 21° ha trovato un assist perfetto per Bonmati che ha vinto un rimpallo su un’incertissima Carter ed ha deposito alla spalle di Berger il pallone del 3-0.
Il Chelsea non ha dato segni di reazione ed il Barcellona ha continuato a giocare e a creare ed al 36° ha calato il poker sul prato dello stadio Ullevi: strepitosa accelerazione sulla fascia da parte di Martens che ha portato a spasso la difesa inglese poi dal fondo ha servito un pallone che Graham Hansen ha dovuto semplicemente spingere oltre la linea di porta.
Il 4-0 con cui le due squadre sono rientrate negli spogliatoio aveva il sapore della sentenza già scritta.
Così è stato, il Chelsea ha provato a partire a tutta velocità ma il Barcellona si è ben difeso e sostanzialmente Panos non ha dovuto compiere nessun intervento di alta difficoltà.
Al fischio finale è stato trionfo per la Spagna che incide per la prima volta la propria bandiera nell’albo d’oro della Champions League Femminile.
Il Chelsea invece dovrà leccarsi le ferite, piuttosto pesanti, e provare nella prossima stagione a prendersi quella coppa, in fondo erano alla loro prima finale e magari proveranno ad emulare proprio quel Barcellona che nel 2019 perse pesantemente 4-1 la propria prima finale contro il Lione per poi rifarsi con gli interessi questa sera.
CHELSEA – BARCELLONA 0-4 (1° aut Leupolz, 14° rig. Alexia, 21° Bonmati, 36° Hansen)
Chelsea (4-3-3): Berger; Carter, Bright, Eriksson, Charles; Leupolz (46° Reiten), Ingle, Ji (73° Cuthbert); Kirby, Harder, Kerr (73° England).
Allenatore: Hayes.
Barcellona (4-3-3): Panos; Torrejon (82° Crnogorcevic), Guijarro, Maria Leon, Ouahabi (82° Serrano); Bonmati, Hamraoui, Alexia (71° Losada); Graham Hansen (62° Mariona), Hermoso (71° Oshohala), Martens.
La Juventus Femminile diventa F4bulous, le bianconere di Rita Guarino battono 2-0 il Napoli e conquistano matematicamente lo Scudetto 2020/21 con due giornate d’anticipo.
Un percorso netto, venti vittorie su venti partite, questo lo straordinario bottino che ha permesso alla Juventus di conquistare per la quarta volta di fila la Serie A Femminile passando così da Lead3rs (Hashtag scelto per il 3° titolo) a F4bulous.
Un successo che solo il Milan ha provato a mettere in discussione, perdendo il primo scontro diretto a San Siro solo per 1-0 ed arrivando alla sfida di Torino con soli 3 punti di distacco dalla capolista bianconera.
La netta affermazione delle ragazze di Guarino nello scontro diretto del 7 marzo ha definitivamente messo il lucchetto alla stagione, rendendo la conquista del campionato semplicemente una questione temporale.
Miglior attacco, 69 gol segnati con Cristiana Girelli capocannoniere a quota 21, e miglior difesa con solo 10 gol incassati nelle venti partite sino a qua disputate, questi sono gli strepitosi numeri delle F4bulous bianconere.
Dunque un 2020/21 fatto solo di soddisfazioni? Non esattamente.
I numeri come detto, relativamente al cammino in Serie A, non mentono ci sono stati però comunque anche alcuni fattori negativi.
Il primo è sicuramente l’ennesima eliminazione al primo turno di Champions League.
E’ vero che il sorteggio non è stato proprio fortunatissimo abbinando il Lione alla Juventus, le francesi però quest’anno non sono parse l’invincibile armata delle scorse stagioni e forse l’impresa non era poi così impossibile.
Il secondo è la dolorosa eliminazione nella semifinale di Coppa Italia contro la Roma.
Le giallorosse tra l’altro erano andate vicine già a fare il colpaccio nella semifinale di Final Four di Supercoppa, trofeo che poi però la Juventus ha vinto battendo in finale la Fiorentina.
Aggiungiamo che alcuni successi, come in casa con l’Empoli o in trasferta con Florentia e Napoli, sono arrivati con rimonte non poi così agevoli.
Tutti piccoli dettagli su cui la dirigenza dovrà lavorare anche perché far bene in Europa deve essere un obiettivo e mantenere la leadership in Italia non sarà semplice visto che le avversarie, Milan, Roma ed anche Sassuolo, hanno dimostrato di esser cresciute anno dopo anno.
Ci sarà tempo per fare i dovuti ragionamenti e gli interventi del caso, intanto a Torino è festa, le ragazze della Juventus hanno dimostrato di esser un gruppo favoloso, anzi F4BULOUS.
LA ROSA DELLA JUVENTUS WOMEN “F4BULOUS” CAMPIONE D’ITALIA 2020/21
Difensore centrale ma anche abile nel ruolo di centrocampista queste sono le caratteristiche principali di Mihashi Mana, calciatrice giapponese approdata questa stagione nella squadra femminile del Sassuolo.
Nata il 13 settembre 1994 a Takarazuka, nella prefettura di Hyogo, Mihashi Mana ha iniziato la sua carriera di calciatrice nel Takarazuka El Baile Ladies F.C poi ha giocato nella squadra dell’Università di scienze della salute e dello sport di Osaka prima di passare al Vegalta Sendai.
Dopo tre anni con la casacca della compagine della prefettura di Miyagi, Mihashi ha deciso di imbarcarsi in una nuova avventura scegliendo la Serie A Italiana, ed in particolare il Sassuolo, divenendo così la settima calciatrice giapponese con Nagamine Kaori, Morimoto Tsuru, Yamamoto Emi, Matsubayashi Miku, Kato Mizuho e Kunisawa Shino ed appunto la stessa Mihashi Mana, a giocare nel campionato di calcio femminile italiano.
Dotata di ottimo fisico, abile nel gioco aereo e con piedi buoni per impostare l’azione, Mihashi si è già messa in luce in questa prima parte di campionato fornendo buone prestazioni e segnando anche una rete.
Abbiamo deciso di scambiare qualche chiacchiera con Mihashi, che ha scelto d’indossare la maglia numero 6 del Sassuolo, per conoscerla meglio, per capire come mai abbia deciso di giocare al calcio e quali sono i suoi sogni ed i suoi obiettivi.
Come ti sei avvicinata al calcio? Perché hai deciso di praticare questo sport?
Ho iniziato a giocare perché mio fratello maggiore che ha 3 anni più di me giocava a calcio. Quando mi sono accorta che era divertente calciare il pallone con i miei amici e palleggiare, ho imparato esercitandomi sempre, ero ormai diventata pazza per questo sport.
Hai un idolo, un calciatore o una calciatrice a cui ti ispiri?
Hidetoshi Nakata. Ero molto affascinata da lui che giocava all’estero, al tempo delle scuole elementari chiesi ai miei genitori di comprarmi un’uniforme del Parma e quando mi allenavo la indossavo.
Se potessi scegliere un calciatore o una calciatrice giapponese (anche del passato) con cui vorresti giocare, chi sceglieresti?
Haruka Hamada, abbiamo giocato insieme al Vegalta Sendai per tre anni. E’ una giocatrice che per far vincere la squadra riesce a correre fino alla fine ed ha tecnica, sono molto entusiasta di averci giocato insieme, ho imparato molto da lei. E’ una delle giocatrici migliori.
Ti abbiamo vista giocare da difensore centrale ma anche davanti la difesa, qual è il tuo punto di forza e dove vorresti invece migliorare?
Anche in Giappone quando giocavo ho fatto esperienza in molte posizioni. Penso che poter giocare in qualsiasi posizione sia uno dei miei punti di forza. Tuttavia, mi piace partecipare alle azioni offensive, quindi mi piace giocare a centrocampo che può essere il punto di partenza degli attacchi.
Cosa ti ha portato a scegliere di venire a giocare in Italia? E perché hai scelto il Sassuolo?
Dieci anni fa ho avuto la possibilità di allenarmi in Italia solo per due settimane e da quel momento ho avuto il desiderio di giocare di nuovo a calcio in Italia in futuro. Oltre a questo ho voluto crescere anche umanamente entrando in contatto con culture e valori diversi da quelli del Giappone. Ho scelto il Sassuolo perché mi piace lo stile del suo calcio, spesso si gioca in possesso e ad uno o due tocchi. Un altro dei motivi è anche il fatto che io e le mie compagne giochiamo in un bell’ambiente.
Come è stato il tuo primo impatto con questa nuova realtà, ti va di raccontarci la tua prima esperienza con questo nuovo ambiente e con i tuoi nuovi tifosi?
Giocare per la prima volta in Serie A è stato molto divertente perché è un calcio più veloce e fisicamente più forte rispetto al Giappone. Devo allenarmi nei contrasti, vorrei rafforzare quella parte per diventare una giocatrice più completa. Ci sono più esercizi fisici (allenamento muscolare) che in Giappone e sento che questo sia necessario per esser combattiva in campo.
Parliamo di questa stagione dal punto di vista del campo, come giudichi l’annata del Sassuolo al momento? Quali sono gli obiettivi di squadra e quali sono i tuoi obiettivi personali?
Non penso sia brutto trovarsi al 3° posto in classifica ora. L’andata è finita, ma nessuna partita è stata facile. Penso che questo sia il risultato della capacità della squadra di combattere unite ogni partita. Penso che ci saranno partite più difficili nel ritorno ma il mio obiettivo è migliorare la classifica. Penso che per questo siano necessari allenamenti di alta qualità ed una buona preparazione. Personalmente voglio contribuire alla vittoria della squadra per ottenere più punti possibili, quindi farò del mio meglio per ottenere i risultati.
C’è uno stadio al mondo in cui ti piacerebbe giocare?
Non c’è uno in particolare, ma mi piacerebbe giocare una partita con un gran numero di spettatori.
Tornando a parlare del tuo paese d’origine, il Giappone è l’unica squadra femminile che ha vinto tutti i tornei della FIFA (Senior, U20 e U17). In che modo il calcio femminile è diventato così popolare in Giappone? Hai notato differenze con l’Italia?
La squadra nazionale di calcio femminile giapponese ha vinto la Coppa del mondo dopo il grande terremoto del Giappone orientale nel 2011, dando così ai giapponesi coraggio, speranza ed eccitazione. Anch’io sono una di quelle ragazze che era eccitata davanti alla TV. Quindi tutti giocano a calcio con quel desiderio. Penso che sono riuscite a vincere in tutte le categorie grazie all’affinamento della tecnica non potendo competere per velocità e fisico rispetto alle altre giocatrici del mondo. Tuttavia, oggi come oggi penso che ci siano alcuni punti da migliorare rispetto al resto del mondo, come l’Europa e gli Stati Uniti. L’Italia è una potenza del calcio e penso che sia un ambiente meraviglioso in cui tutti amano il calcio e ne sono appassionati. Ci sono molte giocatrici con velocità eccellenti e dotate fisicamente, ci sono anche giocatrici giovani che sono fisicamente forti, credo che cresceranno costantemente.
Prima di salutarti e ringraziarti, vogliamo chiederti perché, secondo te, i nostri lettori dovrebbero seguire ed essere interessati al calcio femminile.
Il calcio è un grande sport sia per i maschi che per le femmine. La squadra nazionale di calcio femminile giapponese lo ha dimostrato. Mi impegnerò a diventare una giocatrice che può regalare sogni e speranze.
Nel nord est italiano, in Friuli e più precisamente a Tavagnacco, da qualche mese è iniziato a splendere il Sol Levante.
La storica società di calcio femminile, che ha nella propria bacheca due Coppa Italia, che gioca ininterrottamente in Serie A dal 2001 e che ha anche partecipato alla Champions League, nello scorso mercato estivo ha tesserato due calciatrici giapponesi: Shino Kunisawa e Mizuho Kato.
Kunisawa, classe 1991, nata a Kōchi (nell’omonima prefettura situata nel sud del Giappone) è un centrocampista centrale (ma anche adattabile nel ruolo di difensore centrale) che ha disputato le ultime stagioni nel Nagano Parceiro e che ha in passato anche delle convocazioni nella nazionale maggiore.
Kato, classe 1992, nata a Kariya (città della prefettura di Aichi a circa 40 km da Nagoya) è invece un esterno che può ricoprire in egual maniera sia un ruolo difensivo, sia un ruolo offensivo. Nelle ultime tre stagioni ha giocato nel Colonia, squadra dalla quale è stata scelta dal Tavagnacco.
Andiamo ora a conoscer meglio Shino Kunisawa e Mizuho Kato, 10 domande per capire meglio perché hanno scelto di giocare calcio, se hanno idoli,quali sono le loro ambizioni e le loro sensazioni relativamente a questa nuova avventura al Tavagnacco.
Come ti sei avvicinata al calcio? Perché hai deciso di praticare questo sport?
Kunisawa:Avevo 12 anni quando ho iniziato a giocare a calcio. La mamma di una mia amica mi ha chiesto se volevo provare perché aveva sua figlia che giocava. Sono andata ad un allenamento il giorno dopo e da allora mi sono appassionata al calcio.
Kato:Quando avevo 10 anni ho iniziato a giocare a calcio poiché mio padre è un allenatore e anche mia madre praticava il calcio. Anche mio fratello e mia sorella giocavano a calcio, insomma la mia è una famiglia di calciatori. Ho anche giocato a basket. Ma quando avevo 15 anni, mi sono detta “Voglio diventare una calciatrice”.
Hai un idolo, un calciatore o una calciatrice a cui ti ispiri?
Kunisawa:Dato che la mia squadra del cuore è il Real Madrid, mi piace Sergio Ramos. Come centrocampista centrale mi piace Busquets.
Kato:Non ho un idolo personale.
Se potessi scegliere un calciatore giapponese (anche del passato) con cui vorresti giocare, chi sceglieresti?
Kunisawa:Direi Hidetoshi Nakata che ha giocato in Italia (Perugia, Roma, Parma, Fiorentina, Bologna). Si è ritirato molti anni fa ma è ancora il mio calciatore giapponese preferito.
Kato:Avrei voluto giocare con Homare Sawa. È una leggenda del calcio femminile. Avrei voluto imparare molto da lei su com’è essere una calciatrice professionista.
Il Giappone ora è l’unica squadra femminile che ha vinto tutti i tornei della FIFA (Senior, U20 e U17). In che modo il calcio femminile è diventato così popolare in Giappone?
Kunisawa:Non credo che il calcio femminile sia popolare in Giappone. Rispetto agli Stati Uniti (sono andata al college a New York), il calcio femminile è ancora meno considerato. È un dato di fatto che il calcio femminile sia diventato più popolare in Giappone dopo la vittoria nella Coppa del Mondo 2011.
Kato:Nel 2011 il Giappone è diventato campione del mondo femminile. Il loro successo ha colpito molte persone in tutto il Giappone. Quindi il calcio femminile è diventato più popolare nel mio paese.
Hai avuto l’opportunità di seguire i Mondiali del 2019 in Francia? Se sì, c’è un giocatore e una squadra che ti hanno colpito? Cosa ne pensi del torneo disputato dalla Nadeshiko?
Kunisawa:No, non ho visto molte loro partite.
Hai notato differenze nel modo di vivere il calcio tra Giappone e Italia?
Kunisawa:È difficile da spiegare ma la differenza più grande nel giocare a calcio nei due paesi è sul piano tecnico vs fisico. In Italia, le giocatrici sono alte, forti, veloci e non hanno paura nei contrasti, per questo penso che ci siano molti falli in Serie A. In Giappone le giocatrici sono piccole e non prestanti fisicamente, quindi non amano i contrasti, per questo muovono la palla più velocemente, giudicano ogni situazione (mentalmente) con più velocità.
Kato:In Giappone dobbiamo andare a lavorare tutti i giorni prima dell’allenamento. È difficile diventare un professionista. Quasi tutte le giocatrici vanno al lavoro. In Italia posso concentrarmi sul calcio come professionista, il che è un’ottima situazione per me. Al momento, molte straniere che giocano nelle proprie nazionali di tutto il mondo stanno giocando in serie A. Penso che il calcio femminile in Italia stia diventando migliore, più forte, più popolare.
Di recente sei arrivata a Tavagnacco, raccontaci la tua prima esperienza con questo nuovo ambiente e con i tuoi nuovi tifosi.
Kunisawa:La mia vecchia squadra in Giappone aveva il maggior numero di spettatori in campionato, oltre 2000 presenze per ogni partita in casa. Nel 2017, la media delle presenze in casa era di 3600. Quindi venire qui e giocare una partita di fronte a solo 100 persone mi rende un po’ triste. Vorrei che più persone venissero ad assistere alle nostre partite e ci supportassero. Tuttavia, le persone sono simpatiche e gentili, la città è piccola e tranquilla, quindi mi piace qui.
Kato:Sono contenta di giocare nel Tavagnacco. E’ una piccola città, le persone sono molto gentili e simpatiche. Quando cammino per strada dicono sempre “Forza Tavagnacco!” con una faccia sorridente. Ricevo sempre molta energia.
Parliamo di eventi recenti, come giudichi la stagione del Tavagnacco al momento? Quali sono gli obiettivi di squadra e quali sono i tuoi obiettivi personali?
Kunisawa:Stiamo vivendo una stagione difficile. Abbiamo molte nuove giocatrici, tra cui me, e siamo la squadra più giovane della Serie A, tuttavia, vittoria o sconfitta, la prossima partita arriverà presto. Di recente abbiamo perso contro la Juventus 1-5, ma abbiamo ancora 11 partite da disputare. Lavoreremo sodo o anche di più in ogni allenamento, resteremo unite come una squadra e non ci arrenderemo mai.
Kato: In questa stagione ci troviamo in una situazione molto difficile. All’inizio della stagione, a dire il vero, non eravamo una buona squadra ma penso che siamo cambiate. Ora combattiamo tutte insieme e giochiamo per la nostra squadra. Abbiamo molte possibilità di ottenere 3 punti in ogni partita. Voglio lavorare più diligentemente per il Tavagnacco. (Difensivamente) Voglio sempre vincere i duelli. (Offensivamente) Se ho una possibilità, voglio sempre spingermi aggressivamente in avanti e voglio provare a segnare un gol. Gioco sempre per vincere con il Tavagnacco.
C’è uno stadio al mondo in cui ti piacerebbe giocare?
Kunisawa: San Siro.
Kato:Nessuno in particolare. Sono molto interessata a giocare a calcio in altri paesi. Ho giocato in Germania per 3 anni. Sento che anche Italia e Germania sono diverse, sebbene entrambe siano in Europa, ad esempio il calcio, il modo di vivere e ovviamente anche le lingue. È molto interessante per me.
Prima di salutarti e ringraziarti, vogliamo chiederti perché, secondo te, i nostri lettori dovrebbero seguire ed essere interessati al calcio femminile.
Kunisawa:Alcune persone possono pensare che il calcio sia uno sport maschile, ma usiamo le stesse regole, le stesse dimensioni del campo e della palla. Siamo più piccole e più lente degli uomini e non possiamo calciare la palla da un lato all’altro del campo, ma abbiamo giocatrici che sono molto tecniche come i maschi e possiamo portare la palla da un lato all’altro usando passaggi brevi.
Potrebbe essere diverso il modo di giocare a calcio tra donne e uomini, ma è anche vero che ogni squadra ha una filosofia di gioco diversa, no? Non importa donne o uomini. Giochiamo a calcio. Se non hai mai visto il calcio femminile, vieni a guardaci, o anche in TV segui la partita della tua nazionale. Ti piacerà! In caso contrario, così è.
Kato:Voglio aumentare la popolarità del calcio femminile a Tavagnacco. Giochiamo a calcio intensamente e non ci arrendiamo mai. Spero che molte persone vengano a vedere la nostra partita allo stadio. Abbiamo bisogno del vostro supporto!
Erano le favorite della vigilia e non hanno tradito le attese, con le reti di Rapinoe e Lavelle, gli Stati Uniti hanno sconfitto 2-0 l’Olanda nella finalissima di Francia 2019 ed hanno così conquistato il 4° titolo mondiale, il secondo consecutivo dopo la vittoria di 4 anni fa a Canada 2015.
Una finale che non è stata certo indimenticabile e che nel primo tempo ha visto mantenersi l’equilibrio. Nella ripresa il rigore procurato da Alex Morgan (assegnato dal VAR) e trasformato da Megan Rapinoe ha aperto il match ma sopratutto ha messo in discesa per le americane la gara.
Il raddoppio, pochi minuti dopo, di Lavelle ha sostanzialmente tolto ogni speranza ad un Olanda volenterosa ma mai decisamente pericolosa in questo atto finale.
Le Orange però hanno dimostrato enormi progressi: fuori agli ottavi nel primo mondiale disputato nel 2015, campionesse europee nel 2017 ed ora finaliste a Francia 2019, un grosso step in avanti che potrebbe portarle ad essere ancor più protagoniste nel calcio femminile nei prossimi anni.
Veniamo al racconto della finale del mondiale di calcio femminile.
Partenza sprint come di consueto per gli Stati Uniti che però al contrario delle altre gare non riescono a sbloccarla nel primo quarto d’ora. L’equilibrio regna nel match, la gara è decisamente sentita e poco spettacolare tant’è che nei primi 25 minuti non si assiste ad occasioni da gol. Il primo squillo è degli Usa al 27° con il tiro di Ertz, su azione di corner, respinto da van Veenendaal. Le americane crescono e nel finale di tempo serve una super van Veenendaal per salvare prima su Mewis e poi due volte su Morgan. Il primo tempo si chiude sullo 0-0.
Si riparte con un cambio negli Stati Uniti, Krieger entra al posto di O’Hara. Al 59° Alex Morgan viene toccata in area, l’arbitro concede l’angolo ma dopo una verifica al VAR decide di assegnare il rigore che Rapinoe trasforma. La rete apre la partita e se l’Olanda ha la chance di pareggiare con Miedema, fermata all’ultimo, gli Usa raddoppiano al 69° con la gran giocata personale di Lavelle. Il secondo gol americano sostanzialmente chiude il match, gli Stati Uniti hanno parecchie occasioni per il tris ma van Veenendaal tiene a galla la sua squadra. Finisce così, gli Stati Uniti battono 2-0 l’Olanda e conquistano il quarto (il secondo consecutivo) titolo mondiale di Calcio femminile.
Olanda (4-3-3): van Veenendaal; van Lunteren, van der Gragt, Dekker (73° van de Sanden), Bloodworth; Spitse, van de Donk, Groenen; Beerensteyn, Miedema, Martens (71° Roord)
Allenatore: Wiegman.
Arbitro: Frappart.
Ammoniti: Spitse (O), Dahlkemper (U), van der Gragt (O)
Adesso c’è anche la matematica, la Nazionale femminile di Milena Bertolini conquista la qualificazione ai Mondiali di calcio femminile di Francia 2019.
20 anni, saranno passati 20 anni dal mondiale di Usa 1999 quando finalmente la prossima estate le azzurre torneranno a disputare la Coppa del Mondo.
Un risultato straordinario se si pensa che, in questo girone di qualificazione, la Nazionale femminile ha fatto bottino pieno, 7 vittorie su 7 gare disputate, ottenendo il pass con un turno d’anticipo, rendendo inutile l’ultima gara contro il Belgio.
La sfida di questa sera con il Portogallo, temuta alla vigilia, si è messa subito bene, con due gol nei primi 13 minuti, Girelli e Salvai, che hanno reso tutto più semplice. Le lusitane non si sono mai rese pericolose dinanzi a Pipitone ed anzi, possono ringraziare i legni dell’Artemio Franchi, colpiti da Bonansea e Girelli, se alla fine il risultato ha visto solo 3 gol di scarto, a segno Bonansea proprio al 90°.
Al fischio finale le calciatrici, Mister Bertolini e anche lo staff della Nazionale femminile sono esplose in grida di gioia, dopo la delusione della squadra maschile, che sarà assente al Mondiale di Russia che partirà la prossima settimana, finalmente l’Italia del calcio può tornare a sorridere.
Veniamo al racconto della gara.
Pronti via e al 4° l’Italia passa in vantaggio, corner pennellato da Giugliano e colpo di testa vincente, sull’uscita del portiere, di Girelli. Le azzurre non si accontentano e mettono nuovamente in difficoltà la difesa portoghese che però si salva. E’ un monologo azzurro, ogni corner è un brivido per la difesa ospite. Puntualmente al 13°, sempre da calcio d’angolo arriva il raddoppio con Salvai che calcia verso la porta sguarnita, Dolores Silva prova a respingere ma lo fa con la palla già oltre la linea di porta. La reazione portoghese è praticamente nulla, anzi è Bonansea che ha due potenziali chance da gol che però non riesce a concretizzare. Al 33° l’Italia perde Rosucci per infortunio, entra al suo posto Parisi. Al 43° Bonansea si lancia su un pallone in area, la numero 18 colpisce con forza ma Morais respinge. Il primo tempo si chiude con l’Italia avanti 2-0.
Si riparte con le stesse azzurre che avevano finito il primo tempo e con un doppio cambio nel Portogallo, dentro Marques e Jessica Silva per Mendes e Pinto. L’Italia abbassa i ritmi, il Portogallo fa uno sterile possesso palla che non porta a creare niente dalle parti di Pipitone. Al 63°, sempre da azione di corner, l’Italia va vicina al tris, dopo un colpo di testa di Salvai ed un pasticcio della difesa ospite, la palla finisce a Gama che calcia, la sua conclusione deviata viene salvata da Dolores Silva un passo prima della linea. Al 66° grande scatto, sul filo del fuorigioco, di Bonansea, l’azzurra si presenta davanti a Morais e calcia, il pallone supera il portiere ma centra la traversa. Al 73° primo vero tiro in porta del Portogallo con Tatiana Pinto ma Pipitone è attentissima e blocca. Passano due minuti ed un gran riflesso di Morais toglie la gioia del gol a Bonansea. Al 84° ancora la traversa dice no all’Italia, questa volta su una perfetta punizione di Girelli. Al 90° finalmente il terzo gol arriva, Galli ruba palla e serve un assist perfetto per Bonansea che di prima gira alle spalle di Morais. Finisce qua, l’Italia del calcio femminile conquista, dopo 20 anni, la qualificazione al Mondiale.
Non sono bastate 22 giornate di campionato, non sono bastati 120 minuti dello spareggio, per decidere lo Scudetto del calcio femminile tra Juventus e Brescia sono serviti i calci di rigore che hanno consegnato il titolo nelle mani della Juve.
Un successo, quello delle bianconere guidate da Rita Guarino, che arriva al primo anno di presenza nella Serie A Femminile. Una vittoria del titolo che pareva scontata, dopo le 17 vittorie consecutive infilate dalla Juve, che è però rimasta in bilico sino al 12° rigore dello spareggio di Novara per merito di un Brescia combattivo che ha sempre tenuto la scia delle avversarie sino al successo in quel di Vinovo che ha permesso alle ragazze di mister Piovani di agganciare le rivali e giocarsi il tutto per tutto nella sfida finale.
Lo spareggio di Novara non è stato per niente spettacolare, la tensione e la paura di perdere l’hanno fatta da padrona, emozioni ed occasioni da gol praticamente assenti se si eccettua una traversa per la Juve colpita da Bonansea ed una conclusione fuori di poco di Giugliano per il Brescia.
Si è arrivati quindi alla più logica conclusione di questo tipo di partite ovvero i calci di rigore.
La prima a calciare è stata Barbara Bonansea per la Juve con il portiere del Brescia Ceasar bravissima a bloccare la conclusione.
Hanno trasformato le loro conclusioni Girelli (Brescia), Rosucci (Juventus), Giugliano (Brescia) e Gama (Juventus).
La parata di Giuliani sul tiro di Daleszczyk ha rimesso la situazione in perfetta parità. Galli (Juventus), Sikora (Brescia), Cernoia (Juventus) e Sabatino (Brescia) non hanno fallito l’obiettivo mandando la sfida ai rigori ad oltranza.
In realtà ne è bastato solo uno perché Boattin ha segnato per la Juve mentre Di Criscio ha calciato alto sopra la traversa permettendo alle bianconere di esultare.
Un successo storico quello delle ragazze della Juve che la società bianconera ha voluto celebrare con l’Hashtag #WOMENF1RST.
Gioia e successo per la Juventus ma grande onore e merito ad un Brescia che, in un anno che doveva esser di rifondazione visti i tanti cambi sia nella rosa che nello staff tecnico, ha saputo tener botta fino all’ultimo arrivando a soli 11 metri dalla conquista del tricolore.
Mancava solo la matematica che è arrivata in questo sabato 6 maggio 2017, il successo per 2-0 sul Tavagnacco, ha permesso alla Fiorentina Women’s di conquistare la Serie A femminile 2016/17 festeggiando di fronte a oltre 7mila tifosi all’Artemio Franchi, con un turno d’anticipo.
Un dominio, una vera e propria cavalcata trionfale quella delle ragazze di Sauro Fattori che non ha avuto quasi mai stop, l’unico ko stagionale è arrivato a Mozzanica nel sedicesimo turno, per il resto cammino netto con ben 20 successi.
Il percorso di crescita della Fiorentina è stato rapido, anche dovuto ad una campagna di rafforzamento che ha portato in viola diverse campionesse del calibro di Elena Linari, Elisa Bartoli, Ilaria Mauro, Tatiana Bonetti, Stephanie Öhrström, giusto per fare qualche nome che sono andate a rinforzare una rosa già di qualità che nella scorsa stagione si era piazzata al 3°posto perdendo per un punto la qualificazione alla Champions League.
Merito quindi va alla nuova società, la Fiorentina Women’s, squadra con la stessa proprietà di quella maschile che ha preso il posto, nell’estate 2015, dell’ACF Firenze ASD che aveva già dimostrato un buon progresso di crescita giungendo sino al 4° posto nel campionato 2014/15.
Questa la rosa della Fiorentina Women’s Campione d’Italia 2016/17
Per quanto riguarda il resto del campionato sono stati emessi altri verdetti: Chieti e Luserna vanno ad aggiungersi alla Jesina tra le retrocesse mentre Como e San Zaccaria si giocheranno la salvezza nel playout.
Il posto Champions League, oltre alla Fiorentina, era già stato assegnato al Brescia.
RISULTATI 21° GIORNATA SERIE A
AGSM VERONA – RES ROMA 2-1
CHIETI – SAN ZACCARIA 2-1
COMO – JESINA 4-1
FIORENTINA – TAVAGNACCO 2-0
LUSERNA – CUNEO 1-2
MOZZANICA – BRESCIA 1-1
CLASSIFICA SERIE A FEMMINILE DOPO 21 GIORNATE
Fiorentina 60 pt (Campione d’Italia), Brescia 52, Verona 42, Mozzanica 41, Res Roma 35, Tavagnacco 30, Cuneo 26, San Zaccaria 21, Como 19, Luserna* e Chieti* 14, Jesina* 8
Cambio nel mondo del calcio femminile, Mattia Martini lascia la Fiorentina per passare nelle file delle vicecampioni d’Italia del Verona con il ruolo di consulente e manager di calcio mercato.
Già contattato in passato da “Il Pallonaro” per commentare risultati e dare un giudizio sulla stagione del calcio femminile, in questa occasione abbiamo avuto il piacere di intervistare Mattia Martini per conoscere meglio le motivazioni della scelta e le sue ambizioni di fronte a questa nuova avventura.
Ciao Mattia dopo tanti anni a Firenze, dalla prossima stagione ti vedremo lavorare nelle file del Verona, raccontaci le motivazioni che ti hanno portato a questa scelta.
Sono state delle decisioni lucide, che mi hanno portato a scegliere uno dei club attualmente più titolati della Serie A da cui ripartire e mettermi in gioco. Al netto di altre richieste, italiane e non, il progetto di una piazza ambiziosa come Verona mi ha immediatamente interessato e coinvolto: subito il primo impegno ufficiale con la Supercoppa Italiana in ballo, la Champions League e poi una Serie A ed una Coppa Italia da giocarsi da protagonisti. Sono tutti obbiettivi di spessore e caratura, soprattutto per un giovane ventenne. Proprio alla luce di ciò vorrei ringraziare il tecnico Renato Longega, per la chiamata e la fiducia dimostrate nei miei confronti, che spererò di ripagare mettendo a disposizione del club tutta la professionalità, la cura e l’attenzione al particolare richiesti.
Quali sono le tua ambizioni e speranze di fronte a questa nuova avventura?
In primis mettersi a disposizione del tecnico e del club, lavorare per cercare di puntare a vincere in maniera lucida e priva di ossessioni, con la giusta tranquillità ma anche con le dovute motivazioni e l’usuale mordente. Secondo, non nascondo che vincere a Verona, oltre a svolgere al meglio il mio incarico, avrebbe un gusto molto particolare.
Cosa porti con te della tua avventura fiorentina?
Di Firenze porterò tutto, racchiuso in un‘unica parola: Il Viola. Non vi è termine più importante che possa condensare tutte le emozioni, le gioie ma anche i momenti negativi, che ho vissuto con il giglio. Il ringraziamento più grande, sicuramente, lo devo al tecnico Sauro Fattori: assieme a lui sono cresciuto ed è grazie a lui se, ad oggi, sono maturato calcisticamente e non solo. Un sentito e sincero “In Bocca al Lupo” al mister, al Presidente Sandro Mencucci ed a tutta la Fiorentina Women’s.
La stagione di Serie A di calcio femminile ha chiuso i battenti solo qualche giorno fa e per fare un resoconto sul campionato appena concluso, ci siamo rivolti a Mattia Martini, grande conoscitore del calcio femminile, manager e consulente di calciomercato in Italia ed esperto anche di calcio estero.
Ciao Mattia, iniziamo questa chiacchierata analizzando la stagione appena conclusa. Molti lo hanno definito come uno dei campionati più belli ed intensi degli ultimi anni, il Brescia ha vinto, il Verona è in Champions, verdetti giusti?
Uno dei più coinvolgenti, appassionanti, degli ultimi anni. Il Brescia ha legittimato tutta la propria dimensione di mattatrice italiana ed ha rinforzato il proprio profilo in ambito europeo, il Verona ha dato una prova di forza a tutta la Serie A, essendo la squadra più titolata d’Italia: chi è abituato a vincere affronta in maniera diversa certe situazioni e, pur con numerose problematiche, ha conquistato la Champions. I verdetti di un campionato sono sempre giusti.
Quale squadra ti ha stupito maggiormente e quale invece non ha reso, a tuo parere, per le aspettative del precampionato?
La Res Roma, su tutte, penso sia stata la squadra più abile ad interpretare il campionato. Nonostante la rosa corta e quasi completamente U19 ha espresso sempre il proprio credo calcistico ed ha ottenuto esiti importanti e positivi contro Big come Verona, Mozzanica e Tavagnacco. La delusione forse un po’ la piazza bergamasca… Chi ha un attaccante davanti da oltre 30 gol a stagione è chiamato a far di più di un quarto posto.
Vittorio Veneto e Sudtirol salutano la Serie A dopo una sola stagione, è ancora così ampio il divario tra A e B, oppure il Luserna dimostra che anche le matricole possono riuscire a salvarsi?
Nel calcio, sopratutto in un campionato, vince, va in Champions, si salva e scende chi merita e demerita. Se parlassimo di Coppa Italia potremmo tirare in causa molti fattori, ma in questo caso non è il caso. La differenza vi è ed è netta ed importante, però tranquillamente colmabile con il minimo sforzo numerico ed economico e la massima oculatezza in sede di calciomercato.
Proviamo a costruire una top 11 di questo campionato, schierandole con un 4-3-3, scegliendo un portiere, due difensori centrali, due esterni, tre centrocampisti e tre attaccanti.
“Ho preso visione tra Coppa Italia, Serie A e Champions League quasi a 41 partite, per cui penso di avere un’idea chiara nell’affermare:
Il Brescia ha disputato una buona Champions arrendendosi solo al Wolfsburg nei quarti di finale. Siamo ancora distanti dalle grandi d’Europa oppure pian piano si stanno facendo passi avanti?
Il Brescia si è rivelata una squadra di dimensione e caratura europea, che ha fatto gioire l’Italia sino ai Quarti di Finale di Champions, eliminando in prima battuta il Liverpool, mettendo K.O. il Fortuna ed arrendendosi solo alla finalista Wolfsburg. Logico che chi investe di più, chi ha maggiore gettito economico, vince quasi sempre.
Ad oggi l’Italia non ha gli stessi budget dei maggiori club europei. È un dato appurato.
A proposito di Champions League, saranno proprio le tedesche del Wolfsburg a giocarsi la finale al Mapei Stadium, contro il Lione. Pensì sarà il momento delle francesi per prendersi la rivincita dopo il k.o. del 2012/13 oppure il Wolfsburg proseguirà la striscia di vittorie tedesche?
Lione è d’altra categoria: numero uno vero, difesa che scappa quando puntata ed impeccabile nei movimenti coordinati, centrocampo di qualità ed interdizione, attacco da almeno due reti a partita.
Quest’edizione della Champions la vedo tinta dei colori francesi.
Facciamo un salto in avanti, nell’estate 2016 si disèuterà il torneo olimpico, vedi ancora gli Stati Uniti favoriti oppure Brasile ed europee potranno recitare il ruolo di temibili antagoniste?
USA favoriti, ma attenzione alla Francia! Ad inizio anno, nella tournee in Nord America, ci dimostrò, proprio contro un avversario come la Germania, tutte le sue potenzialità, sia di gruppo, sia per i singoli talenti.
Ritorniamo nei confini nazionali, vista la tua esperienza, ci vuoi dare qualche nome di giovani calciatrici italiane che potranno essere protagoniste in futuro?
Se analizziamo le U19 abbiamo numerosissimi talenti, che, ahimè, dopo il Mondiale in Costa Rica U17, non hanno trovato più molto spazio nei club. A volte addirittura, quando infortunati, messi da parte.
Bisognerebbe puntare più su questi talenti, sono il patrimonio del nostro calcio.
Se dovessi porre all’attenzione un nome direi Giada Greggi, classe 2000, centrocampista della Res Roma. Di certa e sicura prospettiva.