Si è finalmente conclusa nella giornata di ieri la storia che ha visto il River Plate calcare per la prima volta i campi della seconda divisione nel campionato argentino. Con la vittoria di ieri per 2-0 sull’Almirante Brown, presso il Monumental davanti a 50.000 tifosi, la squadra biancorossa è riuscita a conquistare la promozione e ritornare a giocare nella massima serie argentina. Una vittoria importante grazie alla fantastica doppietta del ben noto David Trezeguet, sempre decisivo nel bene o nel male, che ha concesso al River di tornare nella massima serie dopo essere scivolati in seconda divisione dopo ben 111 anni di storia ai massimi livelli.
Dopo aver riportato in Serie A la Juventus cinque anni fa, il trentaquattrenne calciatore francese, nonostante non sia più il giovane attaccante delle più grandi squadre, è stato uno dei protagonisti di questo campionato e soprattutto della risalita del River Plate, mettendo a segno 13 reti e rivelandosi vero leader della squadra. Durante il match contro l’Almirante Brown il francese ha sbloccato il risultato solamente all’inizio del secondo tempo con un gran tiro al volo che con il suo sinistro ha superato il portiere avversario. David Trezeguet però al 60′ sbaglia anche un calcio di rigore, ma nel finale si fa perdonare dai tifosi e dai compagni siglando la rete del 2-0 e il suo tredicesimo goal in diciannove gare disputate.
Il blasonato club di Buenos Aires, allenato dall’ex centrocampista Matias Almeyda, ha conquistato la promozione mettendo a segno venti vittorie, tredici pareggi e subendo anche 5 sconfitte, chiudendo l’anno sportivo con 73 punti, uno in più dell’altra squadra promossa, il Quilmes.
David Trezeguet era approdato al River Plate solamente sei mesi fa, quando, superate le visite mediche per verificare se aveva superato l’infortunio subito nella stagione con il Baniyas, venne presentato dal ds della squadra biancorossa. Il francese ha spiegato ai giornalisti che la vittoria di oggi e la conseguente promozione nella massima serie è stata un traguardo più emozionante dell’Europeo conquistato nel 2000.
Continua a navigare in brutte acque la storia calcistica dei Glasgow Rangers, lo storico club Scozzese infatti non è stato inserito nel calendario della prossima stagione della Scottish Premier League (la serie A locale). La questione è nota da diversi mesi: gli scozzesi sono sommersi dai debiti nei confronti del fisco britannico per un ammontare di circa 110 milioni di euro. Il club era in amministrazione controllata dallo scorso 14 febbraio e, sempre a causa dei debiti, era stato già sanzionato con 10 punti. Recentemente il piano di rientro presentato da Charles Green, ex amministratore delegato dello Sheffield United, è stato rigettato, fallendo così l’ultimo tentativo per salvare una leggenda del calcio scozzese ed europeo.
Alle radici del tracollo un’amministrazione poco attenta alla questione economica, basti pensare che la società faceva i conti con un monte ingaggi elevato per le proprie possibilità (30.000 euro il salario medio alla settimana per i calciatori dei Rangers). I calciatori, cercando di andare incontro alle difficoltà del club, hanno preferito ridursi lo stipendio passando dal 25% al 75%. Tuttavia, se non si presenterà alcun compratore il Glasgow rischia di scomparire.
Indiscrezioni vogliono che il proprietario della squadra inglese di rugby dei Sale Sharks, Brian Kennedy, sarebbe disposto ad acquistare la società per salvare i Rangers. Nella peggiore delle ipotesi di trovare qualcuno disposto a salvare il club, i Rangers dovranno ripartire dalla quarta serie e cambiare nome dopo un secolo e mezzo di onorata carriera. Nell’ipotesi contraria invece i Rangers saranno riammessi e potranno esordire il 4 agosto in casa del Kilmarnock.
Fondato nel 1873, quello dei Rangers e uno tra i più antichi del mondo. In Scozia ha scritto la storia del calcio vantando un palmares che consta di 54 scudetti, 33 Coppe di Scozia, 27 Supercoppe scozzesi e 1 Coppa delle Coppe. L’ultimo scudetto risale alla stagione scorsa, mentre nell’ultimo campionato disputato, nonostante la penalizzazione di 10 punti, hanno chiuso la stagione al secondo posto in classifica.
Clamoroso o no, la liasion tra Samuel Eto’o e i colori nerazzurri sembra non essere mai finita. Come riporta nella sua edizione odierna il Corriere dello Sport, il bomber camerunense in forza all’Anzhi, avrebbe nostalgia della sua Inter con Moratti seriamente intenzionato a riportarlo a Milano. Secondo il giornalista Andrea Ramazzotti, autore dell’articolo, il ‘Re Leone’ si sarebbe stufato dell’esperienza russa, con la squadra del magnate Kerimov arenata lontana dai vertici della classifica, e di conseguenza fuori da ogni discorso europeo. A secco da quattro gare, con l’ultima rete realizzata il 27 novembre (considerando la ripresa del campionato) Eto’o non sarebbe riuscito ad ambientarsi e ad apprezzare il calcio russo come avrebbe prospettato negli intenti iniziali. L’ Anzhi staziona in settima posizione nella classifica russa, con squadre più blasonate davanti come lo Spartak Mosca, il Cska, la Dinamo, la Lokomotiv e il Rubin Kazan, a dimostrazione che il progetto di elevazione del club come nelle idee iniziali non sia nemmeno lontanamente realizzabile nell’immediato.
INTER- Il presidente nerazzurro Massimo Moratti non ha mai nascosto il suo innamoramento per l’ex numero nove in grado di trascinare l’Inter allenata da Leonardo alla vittoria della Coppa Italia e in una rimonta clamorosa sfumata solo nel finale a suon di gol. Il suo addio ai colori nerazzurri ha di fatto lasciato un vuoto immenso nella rosa interista, dimostrando come la sua sostituzione con Forlan sia stato un esperimento mai riuscito. Un giocatore di fatto insostituibile, per professionalità e voglia di vincere. Ma è realmente realizzabile un ritorno a Milano nella prossima stagione? Volendo fare due considerazioni, la notizia sembra puro fantamercato, poichè l’ingaggio faraonico del bomber del Camerun (20 milioni netti a stagione) cozza completamente con le nuove direttive del fair play finanziario che sta seguendo il club nerazzurro. Inoltre nonostante già a gennaio si parlò di un possibile prestito da parte dell’Anzhi, riportare Eto’o a Milano avrebbe un costo sicuramente molto oneroso per le casse interiste, e considerando come la nuova politica del club sia trovare giovani calciatori di prospettiva in grado di diventare campioni nel futuro, l’affare sembra davvero utopico.
A questo punto molto dipenderà dalle reali intenzioni del giocatore, quasi a voler confermare che i soldi non fanno la felicità, Samuel potrebbe rinunciare all’ingaggio sontuoso e tornare a vestire la maglia nerazzurra alla corte di un presidente come Massimo Moratti che lo stesso Eto’o poco tempo fa definiva come Dio in terra, e l’Inter come una famiglia.
Una storia gloriosa e lunga 139 anni rischia di venire spazzata via per sempre per colpa di amministrazioni scellerate e poco oculate: i Rangers, uno dei club più antichi e prestigiosi d’Europa e il più titolato di Scozia fondato nel lontano 1873, sono sull’orlo di un precipizio e rischiano di scomparire dal palcoscenico calcistico per un debito nei confronti del fisco britannico che ammonta a circa 110 milioni di euro, un conto salato da pagare.
E’ una corsa contro il tempo, venerdì 30 marzo 2012 rappresenta infatti il termine ultimo per salvare il club di Glasgow dal fallimento che, con il trascorrere delle ore, si materializza sempre di più come un incubo per i milioni di tifosi dei Gers che mai avrebbero immaginato una sorte così crudele e una fine così dolorosa: 54 campionati, 33 Coppe di Scozia, 27 Coppe di Lega e 1 Coppa delle Coppe hanno reso i Glasgow Rangers il club più titolato in patria e nel mondo, tutto questo potrebbe non esistere più se nel giro di un paio di giorni nessun investitore interessato a rilevare il club formulerà una proposta d’acquisto e risanerà il debito verso l’erario che ha causato una pesante penalizzazione in classifica di 10 punti.
Eppure i giocatori avevano provato, da parte loro, a compiere il miracolo riducendosi lo stipendio addirittura del 75% per salvare il club dallo scorso febbraio in amministrazione controllata, ad oggi non è bastato. Prima di scomparire però i Rangers si sono presi un’ultima soddisfazione, quella di battere un’ultima volta i rivali storici del Celtic nell’Old Firm, la stracittadina, evitandogli di conquistare con 7 giornate d’anticipo il titolo di campione di Scozia in casa propria, all’Ibrox Park, il che sarebbe stata una beffa doppia senza precedenti. Lee McCulloch e compagni guidati in panchina dalla bandiera Ally McCoist, tra mille difficoltà, hanno onorato come meglio non potevano l’impegno battendo gli acerrimi nemici per 3-2 regalando forse l’ultima gioia ai i Blu Noses, i propri sostenitori.
L’Old Firm è molto più che un semplice derby di calcio, rappresenta infatti una diversità totale fra le due “fazioni” che affonda le proprie radici profonde in questioni extra-calcistiche principalmente di ragione politica e religiosa: i protestanti dei Rangers,unionisti e fedeli alla corona della regina e alla monarchia contro la minoranza cattolica del Celtic, la cui anima è quella degli indipendentisti irlandesi (il club è stato fondato appunto da una comunità di irlandesi di dottrina cattolica emigrati in Scozia agli inizi del ‘900). Famosi sono infatti i vessili che espongono le due tifoserie, da una parte l’Union Jack (la bandiera del Regno Unito) e dall’altra quella dell’Irlanda con bandiere biancoverdi. Uno spettacolo coreografico senza paragoni. Due correnti di pensiero e culture e tradizioni diverse che sono coesistite per oltre un secolo, non senza feroci scontri, nella vita come nel calcio.
I Rangers, se fallimento sarà, ripartiranno dalla Scottish Third Division, la quarta divisione scozzese e l’ultima serie dei campionati professionistici scozzesi, obbligatoriamente con un’altra denominazione perdendo così nome e storia in attesa che poi qualcuno possa ridare loro quello stesso nome e quella stessa storia gloriosa che hanno fatto un’epopea lunga quasi un secolo e mezzo. Ma come intonano i Blu Noses ad Ibrox e tra le vie di Glasgow “Our club will never die“.
In attesa di sapere quale sarà il futuro della prossima Inter, e di chi sarà il prossimo tecnico per il nuovo progetto di rifondazione nerazzurro, le migliori promesse interiste fioriscono lontano da Milano. Philippe Coutinho, baby talento brasiliano acquistato dall’Inter addirittura all’età di 16 anni, quando militava nelle file del Vasco da Gama, con un costo del cartellino di 3,5 milioni di euro, proprio lontano dai colori nerazzurri sta facendo intravedere le sue qualità migliori. Non avendo rispettato le aspettative dei tecnici interisti, è finito a gennaio in prestito alla seconda squadra di Barcellona, l’Espanyol guidato da Pochettino, cercando in questo modo di non perdere il treno per l’Olimpiade di Londra. Prestito che ha di fatto rigenerato un giocatore di qualità che ad Appiano Gentile durante gli allenamenti riusciva ad inventare giocate da grande campione, puntualmente mai ripetute in partite ufficiali. Qualche buono spunto nei match giocati in Serie A, trovando anche una bella rete contro il Cagliari, ma senza la fiducia e la continuità il giocatore non trova lo spazio adeguato a far esplodere le sue potenzialità. L’esperienza spagnola rappresenta un’enorme opportunità per dimostrare a tutti il suo reale valore, e Coutinho non se la lascia scappare dimostrando di essere un vero fuoriclasse.
Nell’ultimo match della Liga il suo Espanyol demolisce il Rayo Vallecano per 5 a 1, grazie anche a una sua doppietta che di fatto lo fa diventare uno degli idoli dei suoi sostenitori. Il primo gol arriva al minuto 9’ con la firma del raddoppio dopo il gol del vantaggio messo a segno da Uche (altro gioiellino arrivato in prestito nel mercato di gennaio), dove il talento carioca deve solo toccare in rete da due passi. La sua seconda marcatura invece è una perla di rara bellezza arrivata al minuto 22, quando da posizione defilata si incunea tra due avversari, riuscendo a dribblare con il sinistro e ad anticipare il portiere con un colpo di destro di precisione assoluta. Al minuto 73’ viene sostituito e si prende una standing ovation meritatissima, a testimoniare come sia entrato sin da subito nel cuore dei tifosi spagnoli. Nonostante la formula del prestito sia senza diritto di riscatto, con una formula secca, rimangono molti dubbi sul suo ritorno a Milano, proprio perché in Spagna sembra aver trovato l’ambiente più idoneo alla sua crescita calcistica.
Da segnalare inoltre anche il primo gol di Khrin con la maglia del Bologna contro lo Lazio, a testimoniare nuovamente come forse prima di parlare di progetto e rifondazione la dirigenza nerazzurra debba guardarsi in casa propria anziché cercare lontano le nuove stelle. Destro ne è l’esempio lampante, poiché il giovane attaccante inforza al Siena, dopo aver fatto tutta la trafila nel settore giovanile nerazzurro sta dimostrando il suo valore in toscana, dopo essere stato ceduto al Genoa nell’affare Milito. Ora il ritorno di fiamma per Destro da parte dell’Inter non fa altro che denotare come l’assenza di programmazione e di pazienza nel vedere i giovani maturare sia davvero un gesto di puro autolesionismo. La dirigenza nerazzurra si faccia una domanda e si dia una risposta.
La ventottesima giornata di Premier League è la giornata del sorpasso del Manchester United sui cugini del City di Mancini. Il “derby” per il primato in classifica è andato in scena oggi pomeriggio alle ore 15.00, lo United in casa contro il West Bromwich Albion e il Manchester City in trasferta sul campo della mina vagante Swansea. Gli uomini di Ferguson all’Old Trafford dominano la squadra di Hodgson vincendo per 2-0 con doppietta di Wayne Rooney. Il risultato non è mai stato in discussione, e nel primo tempo i Red Devils scaldano i motori prima provandoci con Welbeck che di testa va di poco alto e poi Rooney da due passi sbaglia la rete del vantaggio. Rete che arriva però poco dopo al minuto 36′ con Rooney, che è bravo ad anticipare il portiere ospite con un tocco da due metri dalla porta su tiro-cross di Hernandez.
La prima frazione di chiude sull’1-0 e nella ripresa il copione è lo stesso, con lo United in attacco e vicinissimo al raddoppio prima con Hernandez che colpisce il palo dal limite con una gran conclusione e poi con Welbeck. che dopo uno svarione della difesa del WBA a porta vuota calcia al lato. Per il raddoppio si deve aspettare il 71′, quando Youngs penetra in area e dopo una trattenuta cade in area, per l’arbitro è rigore e Rooney raddoppia spiazzando il portiere e segnando il suo ventesimo gol in campionato, portandosi a 5 lunghezze da Van Persie.
Il Mannchester City cade malamente contro lo Swansea, offrendo forse la peggior prestazione stagionale. Mancini è costretto a schierare una difesa di emergenza con Savic e Kolou Tourè come centrali a rimpiazzare i titolari Lescott e capitan Kompany, però per il resto la formazione è quella titolare, con il solito 4-2-3-1, con Silva, Yaya Tourè e Nasri a supporto dell’unica punta Balotelli, con Aguero e Dzeko in panchina.
La partita sembra subito in salita per i Citizens, quando al 6′ Hart stende Routledge in area, sul dischetto va Sinclair ma Hart è super è mantiene il risultato invariato sullo 0-0. Il City però sembra imballato incapace di creare gioco e di trovare la profondità con il solito palleggio, così Mancini corre ai ripari al 37′ togliendo Barry in mezzo al campo, inserendo Aguero e arretrando Yaya Tourè davanti alla difesa. Il cambio non da i risultati sperati e il match diventa noioso e non succede praticamente niente fino al 60′ quando Balotelli chiede rigore per una spinta in area ma l’arbitro lascia correre. Mancini fa scaldare Dzeko e Johnson e quando sembra il momento dell’esterno inglese il City perde palla a centrocampo con Savic, all’ennesimo errore stagionale, lo Swansea riparte veloce sulla destra con Routledge che pennella un cross perfetto per il neoentrato Moore che insacca di testa. Mancini va su tutte le furie e mette nella mischia finalmente Dzeko e Johnson, il City prova il grande assedio finale senza però trovare il pareggio, vedendosi anche annullare per fuorigioco a Richards. Ora il Manchester United vola primo in classifica della Premier League a 67 punti, più uno sul City che scala al secondo posto dopo praticamente essere stato in testa tutta la stagione.
In zona Champions League il Chelsea dopo l’esonero di Andres Villas-Boas, torna a sorridere vincendo in casa per 1-0 contro lo Stoke con rete di Didier Drogba, vero trascinatore dei Blues. La squadra di Di Matteo ha meritato la vittoria sfiorando il vantaggio un paio di volte nel primo tempo, prima con Terry di testa e poi con Ivanovic stampa sulla travesrsa un gran destro da appena dentro l’area. Il gol vittoria è arrivato al 68′, con Mata che fornisce l’ennesimo assist stagionale per Drogba, che è freddo a saltare il portire e a depositare la palla in rete per il gol vittoria. Rimanendo a Londra ma spostandosi nella parte nord, continua il momento no del Tottenham, che da quando i giornali inglesi danno Redknapp sulla panchina dell’Inghilterra dopo le dimissioni di Fabio Capello, non riesce più a trovare il ritmo in campionato. Sabato è arrivata un’altra sconfitta, la terza consecutiva dopo Arsenal e Manchester United, questa volta sul campo dell’Everton per 1-0 con gran gol del croato Jelavic. Gli Spurs sono sempre ancorati al terzo posto, ma i Gunners sono a meno 4 e nel monday night contro il Newcastle all’Emirates Arena vincendo si possono avvicinare molto pericolosamente, e il Chelsea è a quota 49 e in probabile fase di rilancio. Chi sembra fuori dai giochi Champions League sembra nuovamente il Liverpool che perde ancora, stavolta contro il Sunderland. I Reds hanno ora un ritardo di 10 punti e non sembra proprio che con la condizione attuale possano rimontare.
Nelle zone basse della classifica QPR e Wolverhampton perdono ancora e vanno a fare compagnia al Wigan in zona retrocessione, mentre il Bolton riesce a tirarsi fuori dalla zona caldissima vincendo appunto contro il QPR in uno scontro diretto delicatissimo con reti di Platley e Klasnic, per la squadra di Briatore è andato a segno l’ex laziale Cissè.
La ventisettesima di Premier League oltre a consolidare la fuga delle due di Manchester è anche l’ultima partita per Andres Villas-Boas sulla panchina del Chelsea. Il manager portoghese paga a caro prezzo la sconfitta di sabato sul campo del WBA per 1-0, anche se l’esonero era nell’aria da tempo. I Blues in questa stagione di transizione hanno sofferto molto e raccolto poco in campionato, con 13 vittorie, 7 pareggi e 7 sconfitte per un totale di 46 punti in classifica e trovandosi provvisoriamente al quinto posto vede le porte della Champions League chiuse, a tre punti dall’Arsenal quarto in classifica. Anche in Champions League le cose non stanno andando al meglio, con la sconfitta di settimana scorsa a Napoli per 3-1 negli ottavi di finale, risultato sicuramente difficile da ribaltare. Il tecnico portoghese, forse troppo giovane per un incarico così di blasone, ha provato a far ruotare tutti i suoi giocatori e facendo sempre giocare i più in forma in allenamento senza troppo badare ai nomi, ma commettendo a volte errori di valutazione a gara in corso e anche nella scelta dei primi undici, come per esempio settimana scorsa lasciando fuori dal primo minuto Lampard, Cole ed Essien. Ora Abramovic si lancerà probabilmente su Rafa Benitez, conoscitore del calcio inglese e libero da impegni, offrendogli un contratto da 18 mesi, a partire dalla partita di FA Cup di giovedì nel replay contro il Birmingham.
Il Manchester United ha vinto una partita fondamentale per la corsa al titolo trionfando per 3-1 a White Hart Lane contro il Tottenham, alla seconda sconfitta consecutiva. I Red Devils erano costretti a vincere dopo la vittoria di sabato dei cugini del City che si erano portati a più 5, e lo fanno in gran stile. Il Tottenham parte bene e De Gea è subito costretto agli straordinari su una conclusione dal limite di Adebayor e subito dopo viene annullato un gol agli Spurs sempre ad Adebayor reo di aver colpito la palla con un braccio prima di concludere in porta. Gli uomini di Ferguson si svegliano in chiusura di primo tempo e trovano la rete del vantaggio sugli sviluppi di un corner calciato da Young che trova Rooney in area, e di testa fulmina Friedl. Nella ripresa ancora Tottenham pericoloso, con una conclusione da fuori deviata da Saha a due passi da De Gea, e ancora il giovane portiere spagnolo è super a negare il pareggio ai padroni di casa.
Nel giro di 10 minuti, tra il 60′ e il 70′ lo United chiude la partita con Young che segna una bellissima doppietta, prima coordinandosi alla perfezione in acrobazia poi mettendo la palla all’incrocio dei pali dal limite dell’area con una pennellata a giro di destro. Il Tottenham riesce solo ad accorciare le distanze al 90′ con Defoe, bravo a beffare De Gea sul primo palo da fuori.
Il Manchester City guida ancora la classifica, e sabato ha steso in scioltezza il Bolton per 2-0. Mancini ha lasciato fuori Silva, Aguero e Dzeko per gli impegni con le nazionali, e ha buttato nella mischia dal primo minuto Mario Balotelli, anche se ne ha combinate un’altra delle sue. Apparentemente l’attaccante italiano, venerdì sera sarebbe stato avvistato in uno Strip Club, tornando a casa alle 2 di mattina e facendo infuriare Roberto Mancini. Il City comunque continua la propria marcia trionfale casalinga con 14 vittorie in 14 partite all’Etihad Stadium, aprendo il risultato con un autogol di Steinsson su conclusione di Clichy e con raddoppio nella ripresa di Balotelli che mette in rete un assist al bacio di Johnson che praticamente mette a sedere da solo la difesa del Bolton.
Altro match importante del sabato, soprattutto in chiave Champions League, è stato Liverpool-Arsenal, con i Gunners che portano via 3 punti pesantissimi da Anfield grazie a bomber Van Persie che segna l’ennesima doppietta stagionale per un totale di 25 reti in campionato e 31 in stagione, e grazie anche al portiere Szczęsny, autore di veri miracoli. Il Liverpool dopo la vittoria della Carling Cup di domenica scorsa, scende in campo carico a 1000, e parte subito bene tenendo il possesso palla e costringendo l’Arsenal nella propria metà campo. Al 19′ Suarez si conquista un calcio di rigore lasciandosi cadere un po’ troppo in area, Kuyt va dal dischetto ma Szczęsny vola e intercetta il tiro, la palla torna a Kuyt che ribadisce verso la porta ma il portierone polacco è una molla e para anche la seconda conclusione, mantenendo il risultato sullo 0-0. Passano 4 minuti e il Liverpool finalmente passa in vantaggio, Jordan Henderson mette la palla in mezzo dalla destra e Koscielny con l’intento di liberare l’area mette la palla alle spalle del proprio portiere. Passano meno di 10′ e i Gunners pareggiano con Robin Van Persie, che su cross di Sagna dalla destra insacca di testa, lascito libero da Carragher. Il secondo tempo scorre veloce, anche con tanta paura per un infortunio al collo per Arteta. L’arbitro assegna 8′ di recupero per l’incidente e nel corso del primo Song pesca con un perfetto lancio dalla trequarti Van Persie in area che al volo di piatto fulmina Reina con un gran gol, che chiude la partita e regala i tre punti all’Arsenal lanciato ora quarto in classifica a più tre sul convalescente Chelsea.
Il Liverpool torna ad alzare un trofeo dopo sei anni d’astinenza grazie alla vittoria di oggi pomeriggio nella finale di Carling Cup contro il Cardiff City. Si gioca a Wembley davanti a 60.000 spettatori, con un clima atipico per essere a febbraio a Londra, 15 gradi con il sole. Il Liverpool si presenta con l’artiglieria pesante schierando in avanti Carroll e Suarez dal primo minuto, con Gerrard e Adam in mezzo al campo e il giovane Henderson e Downing sugli esterni mentre il Cardiff city parte molto coperto, con lo scopo di giocarsela in contropiede cercando di sorprendere i Reds al primo errore.
La partita inizia e il Liverpool sfiora subito il gol con Johnson che colpisce la traversa con un tiro al giro dal limite e sulla ribattuta Gerrard spara alle stelle. La parita sembra prendere subito una piega sbagliata per il Cardiff, che però è bravo a sfruttare un errore della difesa del Liverpool al 10′, con Skrtel che rinvia corto di testa, Miller raccoglie la palla al limite e serve subito con un tocco filtrante Mason che a tu per tu con Reina non sbaglia e sblocca il risultato. 1-0 per il Cardiff e il Liverpool accusa la botta. I Reds tengono il pallino del gioco con un possesso palla quasi del 70% ma senza mai creare grossi problemi alla retroguardia del Cardiff, cercando la conclusione da fuori con Adam al 30′ e provando cross dalla trequarti per la testa di Carroll che sgomita e lotta senza successo.
Il Cardiff resiste bene all’urto del Liverpool finchè la condizione atletica lo sostiene, raddoppiando le marcature e tenendo sempre la squadra cortissima, ma gli uomini di Dalglish trovano il pareggio al 59′ con Martin Skrtel, che è il più veloce in area sulla respinta del palo su colpo di testa di Suarez. Dopo il pareggio il Liverpool cerca con insistenza la vittoria, collezionando corner e mettendo in campo Bellamy al posto di Henderson e Kuyt, ma il risultato resta invariato fino al 94′.
Iniziano i tempi supplementari e il motivo della partita resta il solito, Liverpool che attacca e Cardiff che con difficoltà tiene il risultato, fino al 108′ quando Kuyt segna il gol del 2-1 al termine di una percussione dello stesso olandese sulla destra che fulmina il bravo Heaton sul primo palo. A questo punto il Cardiff con le poche energie disponibili e con un paio di giocatori ai margini con i crampi si riversa in avanti e trova su calcio d’angolo il gol del pareggio al 118′, al termine di una mischia grazie a Turner, che rimanda tutto ai calci di rigore.
Ad iniziare la lotteria dei penalty è capitan Gerrard che si fa parare il tiro da Heaton, successivamente si presenta sul dischetto Miller che colpisce in pieno il palo. Arriva Adam per il Liverpool altro gran rigorista, ma lo scozzese spara alle stelle, e subito dopo Cowie per il Cardiff e Kuyt per il Liverpool trasformano. Siamo 2-1 per il Cardiff e Gestede per i gallesi colpisce il palo e Glen Johnson, Wittingham e Downing segnano. E’ il momento del decimo rigore e decisivo rigore per il Cardiff, e Anthony Gerrard calcia a lato consegnando la vittoria al Liverpool che torna ad alzare finalmente un trofeo, dopo un’attesa lunga sei anni con l’ultimo trionfo in FA Cup nel 2006. Onore comunque al Cardiff, squadra militante nella Championship inglese, Serie B inglese, che ha tenuto testa con onore e grinta a una grande squadra come il Liverpool.
Si è giocato in Inghilterra il quinto turno di FA Cup. Il calendario vedeva in campo fra sabato e domenica tre londinesi, Chelsea, Arsenal e Tottenham. I Blues sono stati i primi a scendere in campo all’ora del lunch di sabato, affrontando in casa a Stamford Bridge il Birmingham, retrocesso dalla Premier League la passata stagione. Il Chelsea va in campo con il classico 4-3-3, ancora con Fernando Torres al centro dell’attacco, sempre a digiuno di reti, con Mata e Sturridge al suo fianco e in panchina si rivede Drogba appena rientrato dalla Coppa d’Africa.
Il match per gli uomini di Villas-Boas si mette subito male, con il Birmingham che va in vantaggio al 19′ con rete di Murphy sugli sviluppi di un corner, con la difesa del Chelsea che non riesce a liberare e il terzino insacca da due passi. I Blues cercano il pareggio nel primo tempo prima con una conclusione di Sturridge dal limite che esce di un soffio, e subito dopo Ramires si conquista un calcio di rigore che Mata si fa respingere dal portiere. Il primo tempo finisce sull’1-0 per il Birmingham, entra Drogba per Torres dando un po’ più di peso e profondità alla squadra, che trova il pareggio al 61′ con Sturridge che insacca di testa su cross dalla destra di Ivanovic. Ora le due squadre dovranno affrontarsi nel replay della sfida a campo invertito il 6 marzo.
L’Arsenal ancora scosso dalla sconfitta in settimana di Champions League contro il Milan per 4-0, affronta il Sunderland in trasferta, campo su cui ha vinto in Premier la settimana scorsa. La trasferta non è fortunata come la passata, visto che i Black Cats vincono agevolmente per 2-0 con reti di Richardson e nel primo tempo e autogol di Chamberlain nella ripresa nel disperato tentativo di liberare la porta. Adesso i Gunners sono virtualmente fuori da ogni competizione, avendo come unico obiettivo il quarto posto in classifica.
Il Tottenham era impegnato oggi a due passi da Londra sul campo dello Stevenage e non è riuscito ad andare oltre un opaco 0-0. Redknapp schiera Defoe in avanti insieme a Saha, e a centrocampo non c’è Modric vicino a Parker ma Livermore e Walker e la differenza a livello qualitativo è stata enorme. Gli Spurs si sono resi pericolosi in un paio di occasioni con una punizione bomba di Kaboul e con un guizzo di Saha. Ora come il Chelsea il Tottenham dovrà disputare il replay durante la settimana, togliendo un po’ di energie alla corsa per il titolo contro le due di Manchester.
Il Manchester United scavalca il City nella classifica della Premier League, che giocherà domani contro l’Aston Villa, battendo per 2-1 il Liverpool all’Old Trafford. Oltre ad essere stato il big match di giornata, oggi pomeriggio a Manchester si incrociavano per la prima volta Suarez ed Evrà, dopo la squalifica dell’attaccante del Liverpool per 8 giornate dopo le accuse di razzismo. Il giocatore dei Reds si è rifiutato di stringere la mano ad Evra, cosa che ha indispettito Rio Ferdinand che ha evitato a sua volta la mano dell’uruguaiano.
Lo United fa la partita da subito anche se la prima occasione dell’incontro è del Liverpool, con Glen Johnson che converge bene dalla destra e con l’interno sinistro va a sfiorare il palo alla sinistra di De Gea. Da qui è un monologo dei Red Devils, che ci provano prima con Rooney con una botta dai venti metri a lato, poi Scholes inizia l’azione aprendo sulla sinistra con un preciso lancio e poi va a raccogliere in area il cross con un colpo di testa ma la conclusione è troppo centrale e Reina riesce a respingere. Ci provano ancora gli uomini di Ferguson con Evrà, alto il suo colpo di testa, e subito dopo con Welbeck che strozza troppo il suo diagonale.
Il primo tempo si conclude sul risultato di 0-0, e nella ripresa pronti via e il Manchester United è subito in vantaggio, angolo dalla destra, Glen Johnson perde Rooney e il centravanti della nazionale inglese da due passi al volo non sbaglia, 1-0 e il Liverpool è costretto a rincorrere. I Reds non fanno in tempo a riorganizzare le idee che Rooney va di nuovo in rete, questa volta su assist di Valencia, il vero valore aggiunto per lo United in questo periodo. Il Liverpool riesce poi solo ad accorciare le distanze all’80’ proprio con Suarez che approfitta di una dormita di Rio Ferdinand su punizione di Adams e da due metri insacca il 2-1. Lo United aggiunge 3 punti fondamentali alla corsa per il titolo in attesa del match di domani tra Manchester City e Aston Villa, mentre il Liverpool perde un po’ contatto dalla zona Champions.
Per quanto riguarda la corsa Champions League l’Arsenal vince un match importantissimo per 2-1 sul campo del Sunderland, squadra più in forma della Premier. Il Black Cats vanno in vantaggio al 70′ con McClean, che approfitta dell’infortunio di Mertesacker che si accascia al suolo infortunato e lascia il via libera all’esterno del Sunderland, che fulmina Szczesny con un gran diagonale. L’Arsenal inizia a riversarsi nella metà campo avversaria e trova il pareggio al 75′ con Ramsey con una bella conclusione dal linite dell’area che carambola su entrambi i pali prima di entrare in rete. A questo punto i Gunners ci credono e al 90′ trovano la vittoria con Thierry Henry, che su assist di Arshavin segna il gol vittoria, agganciando il Chelsea in classifica a quota 43. I Blues hanno perso malamente in trasferta sul campo dell’Everton per 2-0, subendo entrambe le reti su due disattenzioni difensive. I gol per i Toffees sono stati realizzati da Pienaar e Stracqualursi.