Tag: beppe bergomi

  • Anche i tifosi dell’Inter scaricano lo zio Bergomi

    Anche i tifosi dell’Inter scaricano lo zio Bergomi

    Un tempo lo sport come il calcio era fatto di miti e bandiere, atleti talmente speciali da diventare il simbolo d’intere nazioni e società calcistiche. Ancora oggi infatti i nonni o gli storici dello sport ricordano con passione gli anni del celebre ed indimenticabile Fausto Coppi, Bartali, oppure i celebri incontri di Rocky Marciano e Mohamed Ali, senza dimenticare le grandi imprese del grande Tornio.

    Anni difficili per l’Italia come per gran parte dell’Europa e del Mondo, in cui nazioni intere erano impegnate nel ricostruire una propria immagine e solidità economica in pieno secondo dopo guerra, anni in cui lo sport ed i suoi miti erano capaci di entusiasmare grandi e piccini.

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    Lo striscione contro Bergomi |foto dal web
    Con il tempo però il senso della bandiera è scomparso, infatti oggi l’unica forse la sola bandiera rimasta è Francesco Totti, al quale l’intero popolo giallorosso è legatissimo ed ha un profondo rispetto, memore delle gesta compiute in campo della scelta fatta, non è un  mistero che grandi club europei negli anni d’oro avrebbero fatto carte false pur di acquistare quello che la sua storia calcistica ha ribattezzato come l’ottavo Re di Roma.

    Però lo stesso sport e soprattutto il calcio moderno, in tante occasioni è stato capace di macchiarsi gratuitamente di profonde mancanze di rispetto nei confronti di quelle che un tempo erano delle autentiche bandiere, come accaduto a  Giuseppe Bergomi da tutti conosciuto come lo zio.

    Dopo una brillante carriera come giocatore, in cui vinse a soli 18 anni il Mondiale dell’ormai lontano ’82, per poi compiere con Trapattoni in panchina una folgorante cavalcata verso lo scudetto, indossando la maglia nerazzurra in 519 gare condite da ben 23 reti, l’ex difensore dal 2000 ha intrapreso la carriera da commentatore tv ed allenatore delle giovanili.

    Infatti da anni ormai lavora in coppia con il celebre Fabio Caressa, ma da sempre sia il popolo milanista che quello juventino, visto il suo illustre trascorso nell’Inter con cui vinse 1 scudetto, 1 Coppa Italia ed 1 Supercoppa italiana, non sono mai stati avari di “complementi” nei confronti dello zio.

    Ma se nel caso dei milanisti e juventini si poteva comprendere e non giustificare la propria intolleranza, per via del suo passato neroazzurro, nel caso dei tifosi interisti no. Infatti propria quella stessa curva che per tanti anni ha acclamato ed applaudito l’ex campione del Mondo, in occasione della partita con il Napoli ha esposto uno striscione a dir poco sconcertante visto quanto Bergomi ha dato all’Inter.

    Le motivazioni del gesto, risiedono nella severità dei suoi commenti nei confronti della sua ex Inter, con cui lo zio commenta le gare dei neroazzurri, però la cosa che fondamentalmente colpisce è il vedere trattato in un modo decisamente inopportuno ed antisportivo quella che per anni è stata una bandiera.

    Ciò senza dubbio non depone nei confronti di quella parte di tifoseria interista, perché l’uomo ancor prima dell’atleta che fu, va rispettato su ogni cosa, cosi come vanno rispettate le idee ed i giudizi che ogni uomo ha, per quanto diversi dai nostri possano essere, perché proprio questo ci rende civili ed umani, altrimenti saremmo come le altre specie animali del pianeta.

  • 1000 volte Javier Zanetti, il capitano nell’Olimpo del calcio

    1000 volte Javier Zanetti, il capitano nell’Olimpo del calcio

    1000 volte Javier Zanetti! E’ ormai partito il conto alla rovescia per la  sfida  di stasera contro la Roma per la semifinale di Tim Cup,  dove il capitano nerazzurro Javier Zanetti taglierà il traguardo storico delle 1000 partite giocate. Il terzino argentino che veste la maglia nerazzurra dall’estate del1995,  entrerà di diritto nell’Olimpo del calcio, in un gruppo ristretto di grandissimi campioni, dove è possibile trovare giocatori del calibro di Peter Shilton, Ray Clemence , Pat Jennings, Alan Ball, David Seaman, Paolo Maldini, Andoni Zubizarreta, Roberto Carlos e Tommy Hutchinson. Tutti, verranno ricordati da una speciale fascia celebrativa che Zanetti  indosserà stasera per la partita di coppa tra Inter e Roma. Giocatore infinito che si appresterà nella prossima stagione a togliere anche il record di presenze con la maglia nerazzurra allo Zio Bergomi, fermo a quota 758, con Zanetti staccato di soli 10 presenze. Lo Zio capirà, nessuno meglio di Zanetti potrebbe rappresentare l’Inter nella storia.

    EMOZIONI – Il capitano nerazzurro in occasione del traguardo delle 1000 partite, ha voluto raccontare le sue emozioni in un’intervista rilasciata a Inter Channel: “Sono orgoglioso di arrivare a questa cifra, 1000 partite molto sentite tutte quante, e arrivare a questo traguardo è per me davvero importante. Finora ho collezionato 33 presenze con il Talleres, che è stata la mia prima squadra, 66 con il Banfield, 12 con l’Under 23, 140 con la Nazionale maggiore e 748 con l’Inter: totale 999. Se dovessi giocare contro la Roma arriverei appunto a 1000, un traguardo importante. Nella mia carriera ho fatto sempre tutto con passione, il calcio mi ha sempre dato tanto e io ho cercato sempre di rendermi utile ogni volta che ne ho avuto un’opportunità. Arrivare a questa cifra è anche importante perché non ci sono tanti giocatori che ci arrivano, sono solo nove, io sarei il decimo, e i loro nomi sono tutti molto importanti. Essere fra loro è un motivo di orgoglio”.

    RICORDI– Javier Zanetti leggendo i nomi dei giocatori millenari, ne cita due in particolare, evidenziandone la sua ammirazione, soprattutto per un simbolo dell’altra Milano, quella rossonera:  “Roberto Carlos e Paolo Maldini, due persone che ho sempre ammirato molto: poterli raggiungere mi rende felice. Maldini ha dato tantissimo al calcio mondiale e da quando sono arrivato in Italia l’ho sempre stimato per la carriera che ha fatto e per la persona che è. I derby con lui come avversario sono sempre stati molto sentiti ma anche molto leali, ho dei grandi ricordi”. Paolo Maldini, volendo ricordarlo  si è ritirato con 1041 partite sulle spalle, quindi se Zanetti dovesse continuare con questa media di 50 partite all’anno l’anno prossimo ci sarebbe anche il sorpasso a un mostro sacro come Paolo.

    COMPORTAMENTO- Per il terzino nerazzurro quello che conta davvero nella vita è il  giusto modo di comportarsi, dentro ma anche fuori dal campo: “Mi sono comportato sempre per quello che sono, cerco sempre di essere me stesso, che è la cosa che mi interessa di più”. Comportamento che viene apprezzato non solo dai propri tifosi ma anche da quelli di altre squadre: “Mi fa un enorme piacere incontrare persone che magari non sono tifosi dell’Inter eppure mi fanno i complimenti, questo è un grande riconoscimento.”

    ROMA E ANCORA– Parlando della partita contro la Roma, Zanetti si augura di vincere per poter festeggiare al meglio questo importantissimo traguardo. Aggiungendo come per il momento lui stesso non si ponga limiti per il futuro: “Sarò un momento importante per noi domani, perché si tratta della semifinale di Coppa Italia contro una grande avversaria come la Roma, speriamo di poter festeggiare in pieno. E dopo… voglio continuare, facendo 1001, 1002, etc, finché arriverà il momento che dirò basta”.

    SCUDETTO- Ovviamente arrivano anche da lui i complimenti al Milan per la conquista del 18esimo titolo, ma con i primi avvertimenti per la prossima stagione: “Il Milan ha vinto meritatamente, è stata la più continua, però noi abbiamo tanta voglia di far bene e di tornare a vincere il tricolore già dal prossimo anno”.

    GRAZIE AI TIFOSI- Infine, un ringraziamento alle persone che lo amano e lo incitano a continuare ogni domenica: “Grazie a tutti i tifosi che ho avuto, che mi hanno sempre dimostrato tanto affetto e questo non si dimentica”.

    (Fonte: Fc Inter News.it)

  • Puzzle Sport. Gli ex calciatori ora commentatori tv

    Puzzle Sport. Gli ex calciatori ora commentatori tv

    Mario Sconcerti, storica firma del giornalismo sportivo italiano, parla dei grandi ex calciatori che, una volta appesi gli scarpini al chiodo, hanno intrapreso la carriera di commentatori televisivi. In un articolo apparso sul Magazine Sette del corriere della Sera (24-01-11) illustra pregi e difetti di coloro che, dopo aver animato sul rettangolo verde le domeniche di milioni di tifosi, ora commentano le gesta dei loro eredi sul campo.
    Su Massimo Mauro: “è rimasto quello che mi sembrava fosse anche venticinque anni fa. Un ragazzo di Calabria solare che ancora combatte per redimersi da peccati che non ha mai commesso. E’ fastidioso e importante nel diverbio come quando era nehli spogliatoi, così almeno mi dicono i suoi mister. Un leader suadente come i dribbling sulla fascia, la saggezza lenta di quando è passato a centrocampo. Credo sia rimasto fedele a se stesso”.

    Su Gianluca Vialli: “ ho conosciuto un Vialli esplosivo da calciatore, il piacere vero di avere forza e talento, una specie di arroganza atletica attraverso cui arrivava la sicurezza, una coscienza di vivere profonda. L’ho ritrovato testimonial attento, elegante, misurato, un’evoluzione imprenditoriale che era distinguibile nel piglio del leader, non nell’amore che dedicava alla sua perfezione. Se volesse osare diventerebbe Presidente della Federazione. Ma oserà?”
    Su Beppe Bergomi: “è rimasto forse spiazzato, come disilluso dal primo dovere di un opinionista: la condanna a dividere. Oggi come trent’anni fa, è una pasta di ragazzo che vorrebbe solo parlare di calcio puro, senza distinguere a chi giova e a chi no”.
    Su Luca Marhegiani: “ho imparato da lui la pacatezza della tecnica. Lui, non un eroe fisico, l’ultimo dei portieri straordinari e normali che porta nel mestiere nuovo lo studio di chi ha dovuto sempre avere un’idea in più. Altrimenti avrebbe vinto la vita”.
    Su Josè Altafini: “mi sembra dolce e solitario, settantenne ancora dentro una partita tutta sua, che ruba i gol agli avversari e i minuti alla vita giocando con ironia doppia, come se l’unica cosa seria fosse prendere in giro il passato ed il presente”.

    Su Claudio Onofri: “è stato un libero che costruiva gioco e che vede il calcio in funzione sempre della qualità. E’ un maestro, un capitano di ragazzi, che si ritrova a essere un professore. Spero ne caisca anche i vantaggi, non solo i limiti”.